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    Bosca lancia il suo primo vino fermo no alcol

    Il nuovo vino dealcolato rosso fermo, inserito nella linea “Luigi Bosca”, rappresenta un’ulteriore evoluzione dell’attività di ricerca e sviluppo su no e low alcol, che Bosca ha intrapreso oltre 30 anni fa. La casa spumantiera di Canelli è stata tra le prime realtà al mondo a porre l’attenzione su questo segmento di mercato che, ad oggi, è in continua evoluzione e sviluppo. Una scelta che affonda le radici nel DNA del brand circa alla volontà di valorizzare e ripensare il vino in chiave più inclusiva.
    Grazie all’evoluzione delle tecniche di produzione e al know-how pluriennale, è stato possibile proporre un’alternativa di vino no alcol capace di esprimere al meglio l’esperienza aziendale di oltre 190 anni nel mondo vitivinicolo. L’ultima novità è la prima variante no alcol sui vini fermi creata da Bosca e si affianca alle proposte nella categoria “Bollicine”: lo storico Toselli e Zero, il primo No Alcol secco di Bosca, lanciato sul mercato nella primavera di quest’anno.
    Il canale distributivo è quello Ho.re.ca e il prodotto è acquistabile anche sul sito Bosca.it.
    VINO DEALCOLATO ROSSO
    “Luigi Bosca”
    Colore: rosso rubino con riflessi violacei.
    Sentori: frutti rossi, ciliegia, note fresche.
    Sapore: Gradevolmente acidulo, leggero e beverino, ma senza perdere in pienezza. Intensamente persistente al palato.
    Gradazione: 0% di alcol – servire a 10 – 12 C°.
    Prezzo al pubblico: 14,00 euro LEGGI TUTTO

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    Collemattoni (Montalcino, SI) presenta il Bilancio di Sostenibilità 2024: tradizione e responsabilità ambientale

    L’azienda agricola Collemattoni, a Montalcino, presenta il suo Bilancio di Sostenibilità 2024, un documento che racconta l’impegno costante verso un modello produttivo rispettoso dell’ambiente, delle persone e del territorio. Redatto secondo le linee guida del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e le normative europee vigenti, il bilancio segna un passo importante nel percorso di trasparenza e responsabilità sociale dell’azienda, avviato già da tempo.
    La realizzazione del documento è stata possibile grazie alle competenze dello Spoke 9 del Programma Agritech Center, coordinato dal Santa Chiara Lab dell’Università di Siena e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PNRR.
    Situata nel cuore di Sant’Angelo in Colle, nel versante sud di Montalcino, Collemattoni è un’azienda storica che coltiva 13 ettari di Sangiovese in regime biologico dal 2009, producendo Brunello e Rosso di Montalcino che raccontano l’identità del territorio.
    L’azienda investe costantemente in autonomia energetica e riduzione dell’impatto ambientale: oggi l’80% del fabbisogno della cantina è coperto da biomassa e pannelli fotovoltaici, mentre un sistema di recupero delle acque piovane e l’irrigazione di precisione limitano gli sprechi idrici. In vigna, il sovescio, l’inerbimento e l’uso di prodotti naturali rigenerano i suoli e favoriscono la biodiversità. Sul fronte della governance, Collemattoni ha adottato un codice di condotta e un protocollo di acquisto sostenibile rivolto ai fornitori locali, mentre un piano quinquennale punta all’eliminazione completa dei combustibili fossili entro il 2030. Il personale partecipa a percorsi formativi su agronomia biologica avanzata, sicurezza e resilienza al clima. Allo stesso tempo, interventi mirati in vigneto, come fasce verdi per impollinatori e nidi per insetti utili, promuovono l’equilibrio ecologico.
    “Con questo bilancio vogliamo raccontare in modo trasparente il nostro percorso di crescita responsabile – spiega Marcello Bucci, titolare dell’azienda –. Per noi l’utilizzo di pratiche a basso impatto non è una moda, ma un valore fondante che guida ogni scelta, dalla vigna alla bottiglia.” 
    Collemattoni conferma così la propria visione: un’azienda radicata nella storia di Montalcino ma proiettata verso il futuro, grazie a scelte virtuose, innovazione e collaborazione con il mondo della ricerca. LEGGI TUTTO

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    La Festa del Picchio Rosso è alle porte!

    L’appuntamento è fissato per sabato 8 e domenica 9 novembre presso la Cantina Valtidone di Borgonovo, dove anche quest’anno andrà in scena un ricco calendario di iniziative dedicate al territorio e alla convivialità. La due giorni proporrà laboratori creativi per grandi e piccoli, intrattenimento, visite guidate alla cantina e uno stand gastronomico con piatti tipici piacentini abbinati ai vini dell’azienda. L’enoteca rimarrà aperta per tutta la durata dell’evento, con orario continuato dalle 9.00 alle 19.00, offrendo la possibilità di degustare e acquistare le etichette della Cantina.
    Protagonista della festa sarà il Novello Picchio Rosso, primo vino imbottigliato della vendemmia 2025, simbolo di una nuova stagione produttiva. I visitatori potranno inoltre assaggiare le numerose referenze della cantina e acquistare l’elegante Arvange Spumante Metodo Classico Pas Dosé, premiato con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso.
    Il programma si aprirà sabato mattina alle ore 10.30 con l’inaugurazione ufficiale e la cerimonia di premiazione del Concorso per le Scuole “60 Vendemmie in un’etichetta”, alla presenza del professor Luigi Cavanna per Amop. Come da tradizione, l’intero ricavato della manifestazione sarà destinato alla nota associazione piacentina. Nel pomeriggio, spazio alla creatività con i laboratori firmati Master Kids, alla personalizzazione artistica delle bottiglie e alle visite guidate in cantina, pensate per far conoscere da vicino la realtà produttiva di Cantina Valtidone.
    La giornata di domenica inizierà nuovamente alle 10.30, sempre con Master Kids, questa volta in versione “piccoli chef”, mentre nel pomeriggio sarà possibile partecipare, su prenotazione, al tour dei vigneti con degustazione in vigna, con partenza alle ore 15.00. Alle 15.30, la compagnia Comic Club animerà il pubblico con uno spettacolo di cabaret.
    A concludere entrambi i pomeriggi sarà il tradizionale taglio della torta Picchio Rosso, momento simbolico della festa, pensato per condividere un brindisi e celebrare insieme la nuova annata.
    Cantina Valtidone rinnova così il suo invito alla comunità e agli appassionati: due giornate di vino, gusto e allegria, per riscoprire il piacere dello stare insieme. LEGGI TUTTO

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    Il valore del tempo: Cavazza presenta la sua nuova Cicogna

    Cavazza, storica realtà vitivinicola vicentina e punto di riferimento dei Colli Berici e del Gambellara, continua il rinnovamento della sua identità visiva e presenta il restyling dell’immagine della linea Cicogna, che racchiude i grandi vini rossi dell’azienda.“La linea Cicogna è il frutto di un progetto di viticoltura volto alla ricerca della qualità e della valorizzazione del terroir dei Colli Berici che va avanti da oltre trent’anni – spiega Stefano Cavazza, alla guida dell’azienda insieme ai cugini Andrea, Elisa e Mattia. Durante il percorso di rebranding intrapreso negli ultimi anni, abbiamo capito che volevamo dare ancora più risalto all’anima autentica e alla qualità della nostra linea premium, ma senza snaturare quel logo che negli anni è diventato un’icona di Cavazza. Ecco allora che l’immagine rinnovata riprende e valorizza i tratti originari delle prime etichette realizzate alla fine degli anni ’80, recuperandone le linee e le suggestioni in chiave moderna, diventando un ritorno alle radici capace di unire storia, territorio e visione futura.”
    Il nome Cicogna affonda le sue radici nella storia dei Colli Berici e richiama l’antica casata veneziana che scelse queste colline come luogo di villeggiatura e rifugio stagionale. Nei secoli passati, infatti, i nobili veneziani erano soliti possedere dimore tra i rilievi berici, dove trascorrevano i mesi invernali per sfuggire all’umidità e all’aria stagnante della laguna. La rete di canali che collegava Venezia all’entroterra rendeva questi luoghi facilmente raggiungibili e ne accresceva il fascino, trasformandoli in un rifugio privilegiato, tanto da far nascere l’usanza dello “svernare in collina”.
    Col tempo, il cognome Cicogna si è così trasformato in toponimo, dando il nome a questa zona di Alonte e lasciando tracce tuttora visibili nelle antiche mappe post-napoleoniche risalenti a oltre due secoli fa.
    Nel 1987 la famiglia Cavazza, già da oltre cinquant’anni interprete autorevole della Garganega a Gambellara, decise di raccogliere l’eredità di questo luogo ricco di storia acquisendo Tenuta Cicogna. Ne intuì da subito il potenziale straordinario dato dai terreni calcarei e da un microclima capace di regalare ai vini struttura, eleganza e longevità.
    Qualche anno più tardi, un artista vicentino vicino alla famiglia trasformò quella identità in segno visivo, creando i disegni che avrebbero caratterizzato le prime etichette Cicogna e che oggi ispirano il restyling. Il logo non è dunque un semplice aggiornamento grafico, ma un segno di continuità, la naturale evoluzione di un racconto che unisce memoria storica, radici territoriali e la volontà di innovare nel segno dell’eccellenza.
    “Il restyling dell’etichetta porta più luce ed essenzialità alla nostra linea. L’immagine della cicogna, ingrandita e fedele all’originale, torna protagonista in omaggio alla prima versione storica e con dei colori ancora più vividi. Abbiamo scelto poi di mantenere il nome del varietale –  Merlot, Cabernet Sauvignon o Syrah – per sottolineare la grande espressione che questi vitigni trovano sui Colli Berici” conclude Stefano Cavazza.
    A conferma dell’attenzione dedicata alla linea Cicogna, Cavazza ha recentemente presentato un listino interamente riservato alle vecchie annate, frutto di un lungo lavoro di archiviazione iniziato con la terza generazione e oggi valorizzato dalla quarta. Una scelta inedita che sfida le consuetudini locali e che interpreta l’invecchiamento non come un limite, ma come un’opportunità per esaltare il territorio e i suoi vini. Con questa iniziativa l’azienda si posiziona tra le proposte di più alto livello, offrendo a professionisti e appassionati l’occasione di scoprire autentici gioielli enologici che risalgono fino alla fine degli anni ’80. LEGGI TUTTO

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    Dalla Lessinia al Reno: il Monti Lessini DOC Metodo Classico protagonista al “Wein Festival” di Basilea

    Il Monti Lessini DOC sarà protagonista al Wein Festival Basel, la prestigiosa rassegna enologica che animerà la città di Basilea dal 25 ottobre al 2 novembre presso la Messe Basel. L’iniziativa, promossa dall’Ufficio ICE di Berna, mira a creare una piattaforma dedicata all’“Italian Bubbles” per rafforzare la presenza della tipologia “Metodo Classico italiano” in un mercato strategico come la Svizzera.Il Wein Festival di Basilea si conferma appuntamento di assoluto interesse grazie alla sua posizione strategica: ogni anno si registrano in media 20.000 visitatori molto profilati, provenienti non solo dalla Svizzera nord-occidentale (il secondo bacino d’utenza più grande del Paese, con oltre 1,1 milioni di abitanti), ma anche dalle limitrofe regioni franco-tedesche di Alsazia e Baden.
    «Abbiamo accolto con entusiasmo l’invito dell’ICE – evidenzia Gianni Tessari, Presidente del Consorzio di tutela – riconoscendo il valore del mercato elvetico per le nostre bollicine. Dati alla mano, la Svizzera è uno dei mercati di sbocco più interessanti per questa tipologia di vino. A tale riguardo abbiamo colto l’occasione per presentare il nostro Monti Lessini Metodo Classico accanto ad altre denominazioni spumantistiche italiane più famose».
    Nato dall’uva autoctona Durella, coltivata in alta collina tra le province di Verona e Vicenza, la DOC Monti Lessini è l’unica denominazione veneta riservata esclusivamente alla produzione di uno spumante metodo classico. Le sue bollicine sono il risultato di un terroir unico, caratterizzato da suoli di origine vulcanica che conferiscono al vino una peculiare freschezza, una forte verticalità e una spiccata mineralità.
    La partecipazione al festival sarà l’occasione per raccontare la spiccata vocazione di questo territorio per la produzione di spumanti di qualità. Le degustazioni guidate mireranno a evidenziare non solo la piacevolezza del Monti Lessini, ma anche il suo notevole potenziale di affinamento, conferitogli dalla marcata acidità che lo rende un vino da conservare nel tempo, in attesa di sorprendenti evoluzioni.
    Il Consorzio
    Il Consorzio di Tutela Vini Lessini Durello viene riconosciuto dal Ministero nel novembre del 2000 al fine di valorizzare le denominazioni da esso gestite.
    L’area di pertinenza del Consorzio è di circa 600 ettari, vitati ad uva Durella, distribuiti sulla fascia pedemontana dei monti della Lessinia, tra Verona e Vicenza; attualmente le aziende associate al Consorzio di tutela sono 34.
    Due sono le Denominazioni di origine gestite: quella del Monti Lessini DOC Metodo Classico di cui ogni anno vengono prodotte circa 400.000 bottiglie; e quella del Lessini Durello DOC Metodo Charmat di cui invece vengono prodotte ogni anno circa 700.000 bottiglie.  LEGGI TUTTO

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    Marilisa Allegrini: racconti newyorkesi

    New York non dorme mai. Brilla, respira, inghiotte e restituisce sogni come un organismo vivo, sospeso tra memoria e desiderio. C’è chi la attraversa di corsa, chi la osserva dall’alto di un grattacielo, chi la cammina piano per non perdersi il respiro delle sue strade. A ogni passo, la città racconta un frammento del Novecento: le promesse delle grandi migrazioni, le ferite della modernità, la febbre dell’arte, la nostalgia del jazz. È un teatro di luci e di destini, dove tutto sembra possibile e dove l’illusione stessa diventa parte del paesaggio.

    Caterina Mastella Allegrini, Marilisa Allegrini con Tom e Sara Matthews

    Eppure, dietro la vertigine delle insegne e il brusio costante dei taxi, resta intatto un sentimento di umanità. È quella vibrazione che si riconosce negli occhi di chi arriva da lontano e sente, all’improvviso, di appartenere a questo luogo senza tempo. Forse è per questo che il vino – simbolo universale di incontro – trova qui una risonanza speciale: perché a New York ogni storia, per quanto personale, diventa collettiva.

    Marilisa Allegrini e Christian Coco

    È in questo scenario che Marilisa Allegrini, ambasciatrice nel mondo della cultura del vino italiano, ha portato la sua voce e il suo sorriso. A pochi mesi dai venticinque anni di Poggio al Tesoro, la cantina bolgherese che con coraggio e visione ha trasformato un sogno in realtà, la sua presenza alla Wine Experience di Wine Spectator è apparsa come un naturale approdo di un lungo viaggio iniziato nel segno della passione e della famiglia.

    Sotto le luci della Grande Mela, il Dedicato a Walter – Cabernet Franc in purezza, tributo a un legame fraterno e a un’intuizione condivisa – ha conquistato i riflettori del Critics’ Choice Grand Tastings. Due giornate intense, il 16 e 17 ottobre, tra brindisi, volti amici e nuove scoperte, dove il pubblico americano ha potuto incontrare non solo un vino, ma la storia di chi lo ha immaginato.“Essere qui – ha raccontato Marilisa – è un’emozione che tocca corde profonde. Ogni calice alzato è un pensiero per mio fratello Walter, per la visione che abbiamo condiviso e per il lungo cammino che ci ha portato fin qui.”

    New York, in fondo, è anche questo: una città che restituisce senso al viaggio di chi ha osato partire. E per Marilisa Allegrini, che con l’America intrattiene da sempre un dialogo di fiducia e affetto, la partecipazione alla Wine Experience ha rappresentato un ritorno simbolico, un riconoscimento che va oltre il successo commerciale.“Il vino – spiega – si racconta con le persone, non solo con le etichette. Chi ci sceglie cerca autenticità, vuole sentire la vita che c’è dietro a una bottiglia. È questo che rende un vino interessante, umano, vero.”

    Il viaggio statunitense – iniziato a Chicago, con l’annuncio della selezione tra le cantine di Opera Wine 2026 – è stato anche un’occasione per riflettere su un mercato in cambiamento, dove i dazi e le tensioni economiche non hanno intaccato la ricerca della qualità. “Ho visto carte dei vini con oltre il 45% di etichette di alto profilo – osserva – segno che il pubblico americano, pur acquistando forse meno, continuerà a scegliere l’eccellenza. È su questo terreno che dobbiamo continuare a confrontarci.”

    Tra i grattacieli e le luci che si specchiano sull’Hudson, Marilisa ha condiviso l’esperienza con parte della sua squadra, ricordando a tutti che il vino è, prima di tutto, un racconto collettivo: “È fatto di persone, di passione, di curiosità. Bisogna essere sempre disposti a imparare, a meravigliarsi ancora.”

    E forse è proprio questo il segreto dei venticinque anni “eroici” di Poggio al Tesoro: la capacità di conservare lo stupore. Quello di chi, davanti a una città come New York o a un bicchiere di vino, sente che il futuro può ancora profumare di sogno.

    Marilisa Allegrini: New York Stories

    New York never sleeps. It shines, breathes, swallows, and gives back dreams like a living organism suspended between memory and desire. Some cross it in a rush, some watch it from the top of a skyscraper, others walk it slowly so as not to lose the rhythm of its streets. At every step, the city tells a fragment of the twentieth century: the promises of great migrations, the wounds of modernity, the fever of art, the nostalgia of jazz. It is a stage of lights and destinies, where everything seems possible and even illusion becomes part of the landscape.

    And yet, behind the vertigo of the neon signs and the constant hum of the taxis, a sense of humanity remains untouched. It’s the vibration you recognize in the eyes of those who come from afar and suddenly feel they belong to this timeless place. Perhaps that’s why wine — the universal symbol of encounter — finds a special resonance here: because in New York, every story, however personal, becomes collective.

    It is within this scene that Marilisa Allegrini, an ambassador of Italian wine culture, brought her voice and her smile. Just months away from celebrating the 25th anniversary of Poggio al Tesoro, the Bolgheri winery that turned audacity into destiny, her participation in the Wine Spectator Wine Experience felt like the natural landing of a long journey rooted in family and passion.

    Under the lights of the Big Apple, the Dedicato a Walter — a pure Cabernet Franc and tribute to a fraternal bond — took the spotlight at the Critics’ Choice Grand Tastings. Two intense days, October 16 and 17, filled with toasts, familiar faces, and new encounters, where the American audience discovered not just a wine, but the story of the woman who imagined it.“Being here,” Marilisa said, “is an emotion that touches something deep. Every raised glass is a thought for my brother Walter, for the vision we shared, and for the long path that brought us here.”

    New York, after all, is also this: a city that gives meaning back to the journey of those who have dared to begin. And for Marilisa Allegrini, who has always maintained a bond of trust and affection with America, the Wine Experience represented a symbolic return — a recognition that goes far beyond commercial success.“Wine,” she explains, “is told through people, not just through labels. Those who choose us seek authenticity — they want to feel the life behind a bottle. That’s what makes a wine interesting, human, real.”

    The U.S. trip — which began in Chicago, with the announcement of Poggio al Tesoro’s selection among the Opera Wine 2026 wineries — also offered a chance to reflect on a changing market, where tariffs and global tensions haven’t diminished the pursuit of quality. “I saw restaurant wine lists where more than 45% of the wines are high-end,” she noted. “It means that American consumers, though perhaps buying less, will keep choosing excellence. That’s where we must continue to challenge ourselves.”

    Amid the skyscrapers and lights reflected on the Hudson, Marilisa shared the experience with part of her team, reminding everyone that wine is, above all, a collective story: “It’s made of people, passion, curiosity. We must always be ready to learn — to keep being amazed.”

    And perhaps this is the true secret of Poggio al Tesoro’s twenty-five ‘heroic’ years: the ability to preserve wonder. The wonder of those who, standing before a city like New York — or a glass of wine — can still believe the future smells like a dream. LEGGI TUTTO

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    “16 File” e “30 File”: i due nuovi Cru di Ampeleia. Cabernet Franc in purezza, espressione dell’Alta Maremma

    Alcuni cercano di piegare la terra alla propria volontà, altri scelgono di collaborare con lei, di ascoltarla, di divertirsi tra i filari. Ampeleia appartiene a questa seconda categoria e oggi lo dimostra con i nuovi Cru di Cabernet Franc “16 File“ e “30 File“, nati nella vigna La Rocca a 550 metri d’altitudine, nel cuore gentile e autentico delle Colline Metallifere.
    Tra i filari, anno dopo anno, il vignaiolo Marco Tait ha colto piccole differenze: il portamento dei germogli, il gusto degli acini, le erbe spontanee sotto le viti. Segnali di una identità propria che meritava di emergere. Così la scelta di vinificare separatamente. Il risultato? Due vini che parlano la stessa lingua, ma con accenti diversi: «distinti ma complementari, che riflettono con precisione le caratteristiche dei suoli da cui provengono.» racconta Marco Tait. «Uno più sottile ed elegante, quasi sensuale; l’altro più materico, con una presenza più ampia al palato: note mediterranee, frutto scuro, una trama più stratificata. Entrambi mantengono le impronte di freschezza e finezza tipiche del Cabernet Franc a Roccatederighi, restituendo due interpretazioni autentiche del nostro territorio.»
    Prodotti in tiratura limitata – meno di 1500 bottiglie complessive – i Cru mostrano la ricchezza del terroir di Ampeleia, l’umiltà e l’ambizione della cantina toscana. Qui, maturità ed eccellenza si esprimono anche con la capacità di ascoltare, collaborare e creare vini sorprendenti con leggerezza e gioia.
    Con “16 File” e “30 File” i Cabernet Franc in purezza di Ampeleia diventano quattro: i Cru vanno infatti ad affiancare “Cabernet Franc”, da vigne con maggiore presenza di argilla nel suolo, e il portabandiera “Ampeleia”. Tutti questi monovarietali provengono dagli 8 ettari dedicati a questa uva: un cammino che si compone filare dopo filare, annata dopo annata. A guidare ogni passo, la stessa filosofia gentile di sempre.
    Fare vino per Ampeleia è questo: un atto consapevole, un modo eroico e appassionato di restituire al bicchiere tutta l’autenticità di un territorio ancora incontaminato, sorprendente e selvaggio. LEGGI TUTTO

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    Le famiglie Cavagna di Gualdana e Piccinelli acquisiscono la Tenuta del Pizzolo in Oltrepò Pavese

    Le famiglie Cavagna di Gualdana e Piccinelli hanno recentemente perfezionato l’acquisizione della Tenuta del Pizzolo, realtà consolidata nel panorama vitivinicolo dell’Oltrepo pavese, situata nell’omonima frazione del comune di Santa Giuletta (PV).Condotta sino ad ora con passione e dedizione da Emilio Moroni e dalla sua famiglia, la Tenuta del Pizzolo si estende su 16 ettari e ospita una ricca varietà di vitigni internazionali che spaziano dal pinot nero allo chardonnay e al merlot, accanto a vitigni autoctoni come la croatina e l’uva rara e il moscato. Negli anni l’azienda ha saputo distinguersi non solo a livello locale, ma anche nazionale, per la qualità e l’autenticità dei suoi vini, espressione fedele del territorio.
    La felice posizione nelle prime colline, l’esposizione ottimale e la ricchezza dei vitigni hanno costituito il motivo dell’investimento delle famiglie Cavagna di Gualdana e Piccinelli in questa realtà.
    Con l’unione delle competenze portate dai Cavagna di Gualdana, da generazione agricoltori alla Gualdana presso Voghera – Giuseppe Cavagna è stato di recente presidente di Confagricoltura Pavia – e dai Piccinelli, già proprietari di una prestigiosa cantina in Chianti, si apre un nuovo capitolo per la Tenuta del Pizzolo come interlocutore di riferimento per il territorio e protagonista della rinascita dell’Oltrepò.
    “Intendiamo innovare nella tradizione. Crediamo nel grande potenziale dell’Oltrepò e dei suoi vini e la Tenuta del Pizzolo è un ottimo esempio” ha infatti dichiarato Gilberto Cavagna “la mia famiglia è originaria di questo territorio, ne riconosciamo le opportunità e abbiamo voluto impegnarci in prima persona, con passione e competenza, per produrre anche noi grandi vini di qualità, a partire dal pinot nero, eccellenza di questa zona, nel solco del lavoro svolto da Emilio Moroni”.
    “Questa operazione rafforza il legame della nostra famiglia, già attiva in pianura con aziende agricole, con il territorio, in un settore contiguo di interesse, anche per le possibili sinergie con il nostro agriturismo La Duronetta a Voghera” ha aggiunto Giuseppe Cavagna.
    “Questa non è una semplice acquisizione, ma l’incontro di due filosofie che pongono al centro la qualità del prodotto e il rispetto per il terroir. Il nostro impegno sarà quello di custodire l’eredità storica di questa cantina, investendo al contempo in un percorso di crescita sostenibile” ha continuato Paolo Emilio Piccinelli.
    Emilio Moroni, rimasto durante il passaggio di proprietà per facilitare l’acquisizione di tradizioni e conoscenze, ha curato le vigne anche quest’anno. A collaborare con i nuovi proprietari anche l’agronomo Claudio Giorgi, figura di riferimento per molte aziende vitivinicole del territorio; Mario Maffi, enologo riconosciuto a livello nazionale, ha prestato qualche consiglio in amicizia, in questa fase di avvio.
    La vendemmia 2025 si preannuncia di ottima qualità; i primi vini, attesi sul mercato nel 2026, saranno un pinot nero, uno chardonnay e un passito da uve di moscato.
    A seguire arriveranno vini più strutturati, affinati in barriques, e una “riserva” frutto di un blend di uva rara e croatina. Non mancherà uno spumante metodo classico, “chiamato Voloire dal nome di battaglia del Reggimento Artiglieria Cavallo in cui diversi membri delle famiglie Cavagna e Piccinelli hanno servito in passato” come ha aggiunto Pier Paolo Piccinelli, attualmente in affinamento sui lieviti e che sarà pronto per prossime celebrazioni.
    L’operazione è stata seguita dallo studio legale Bipart di Milano e dallo studio notarile Muzio di Voghera. LEGGI TUTTO