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    Tesori caseari del Friuli Venezia Giulia: il Montasio DOP

    di Patrizia Vigolo

    Se sei un appassionato di viaggi enogastronomici, il Friuli Venezia Giulia e il suo formaggio Montasio DOP è assolutamente una destinazione da non perdere. Questo tesoro caseario nasce nelle verdi vallate del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, due regioni che, se ancora non hai visitato, meritano sicuramente un posto nella tua lista dei desideri.

    Storia e Origini

    Il Montasio deve il suo nome alla catena montuosa delle Alpi Giulie, un’area che ti incanterà con i suoi panorami mozzafiato. La storia di questo formaggio affonda le sue radici nel XIII secolo, quando i monaci del monastero di Moggio Udinese iniziarono a produrlo seguendo antiche ricette. Pensaci: ogni volta che assaggi un pezzetto di Montasio, stai gustando secoli di tradizione!

    Nel 1996, il Montasio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP), a testimonianza della sua autenticità e qualità. Questo significa che ogni forma di Montasio che trovi sul mercato è stata prodotta secondo rigidi standard, garantendo un sapore unico e inconfondibile.

    Area di Produzione

    Il Montasio DOP viene prodotto in specifiche zone montane e pedemontane del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Immagina di passeggiare tra le colline friulane, magari dopo aver visitato la splendida città di Udine. Con il suo centro storico affascinante, i caffè all’aperto e le piazze pittoresche, Udine è il punto di partenza ideale per esplorare le regioni circostanti e immergersi nella cultura locale.

    Caratteristiche del Montasio DOP

    Parliamo un po’ del Montasio stesso. Questo formaggio si presenta con una crosta liscia e sottile, di colore paglierino. La pasta è compatta e varia dal bianco al giallo paglierino a seconda della stagionatura. E a proposito di stagionatura, il Montasio offre una gamma di sapori per ogni palato:

    Fresco: delicato e morbido, perfetto per chi ama i sapori più leggeri. La stagionatura va da 60 a 120 giorni.

    Mezzano: più corposo e saporito, ideale per chi cerca un gusto equilibrato. La stagionatura va da 5 a 10 mesi

    Stagionato: deciso e complesso, con una leggera nota piccante che fa venire l’acquolina in bocca. La stagionatura va oltre i 10 mesi.

    Stravecchio: un’esperienza intensa e ricca, perfetta per i veri intenditori. La stagionatura supera i 18 mesi.

    Produzione e Lavorazione

    Per essere definito Montasio Dop, il formaggio deve rispettare queste caratteristiche:

    prodotto solo nelle province del Friuli Venezia Giulia e nelle province confinanti del Veneto Orientale

    latte viene lavorato crudo o termizzato, mai pastorizzato.

    Il Montasio viene prodotto attraverso un processo che preserva la flora microbica originale. Questa tecnologia delicata favorisce una lenta maturazione del formaggio, contribuendo a definirne le caratteristiche nutrizionali.

    La caratteristica scritta “Montasio” impressa sulle forme

    La produzione del Montasio è un’arte che si tramanda di generazione in generazione. Tutto inizia con il latte delle mucche allevate nelle regioni montane, che conferisce al formaggio una qualità unica. Il latte viene poi lavorato seguendo metodi tradizionali, con grande attenzione alla cura e alla precisione. La stagionatura avviene in ambienti controllati, dove le forme di formaggio riposano e maturano, sviluppando quei sapori che parlano di territorio e qualità.

    Uso in Cucina

    Il Montasio è un formaggio estremamente versatile in cucina. Puoi usarlo per preparare piatti tradizionali come il frico, una specialità friulana a base di patate e Montasio fuso, o la polenta con Montasio, un comfort food che scalda il cuore. E se ami il vino, non perdere l’occasione di abbinarlo ai vini bianchi del Friuli Venezia Giulia.

    Vuoi la ricetta del Frico? Eccola qui:

    Ricetta frico

    Rosolare in una padella la pancetta tagliataa dadini con la cipolla affettata sottile. Aggiungere le patate pelate e tagliate a pezzi, un pizzico di sale e un po’ di pepe nero macinato. Quando le patate sono tenere, aggiungere il formaggio Montasio tagliato o grattugiato grosso e mescolare.

    Schiacciare con una forchetta.Rosolare il frico da entrambi i lati,fino alla formazione di una crosticina dorata

    Il Montasio non è solo un formaggio: è un simbolo della cultura e dell’economia locale. Ogni anno, sagre ed eventi celebrano questo prodotto d’eccellenza, come la famosa Sagra del Montasio a Enemonzo, dove puoi assaggiare il formaggio in tutte le sue varianti e vivere un’autentica festa popolare.

    Il Consorzio

    Una curiosità: vi siete mai domandati quanti litri di latte servono per produrre una forma di formaggio? Nel caso del Montasio, una forma che pesa circa 6/7 kg, necessita di approssimativamente 60 litri di latte. LEGGI TUTTO

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    Garda Doc: una doc con il vento in poppa che parla di turismo e territorio

    di Patrizia Vigolo

    Le acque del Garda Doc sono tornate limpide dopo un 2023 che ha vissuto un calo importante nei volumi.

    Il “Garda Wine Stories”, evento tenutosi il 6 giugno 2024 presso la splendida Dogana Veneta di Lazise è stata l’occasione per discutere il dinamismo, la qualità e il legame con il territorio che caratterizzano questa denominazione.

    Speaker di grande importanza si sono rivolti al pubblico fatto di giornalisti italiani e internazionali esponendo studi e riflessioni sullo sviluppo della Doc Garda che sta vivendo una ripresa dopo un calo dei volumi del 8% accusato nel 2023.

    Garda DOC, la forza di un sistema

    Durante il convegno, uno dei momenti più rilevanti è stato l’intervento di Eugenio Pomarici, esperto del Centro per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia dell’Università di Padova. Il suo studio ha offerto una panoramica sul dinamismo e la crescita della denominazione Garda DOC, mettendo in luce l’evoluzione significativa del settore vitivinicolo gardesano.

    Negli ultimi anni, l’area coltivata e il numero di viticoltori del Garda DOC hanno registrato una crescita straordinaria. Dal 2017, l’area vitata è aumentata del 46%, e la produzione di uva ha superato i 410.000 quintali nel 2023. Questo incremento testimonia la capacità del territorio di rispondere alla domanda crescente sia sul mercato nazionale che internazionale.

    Pomarici ha poi sottolineato la capacità del Garda DOC di innovare e diversificare la propria offerta, adattandosi alle esigenze del consumatore moderno. La produzione di bottiglie è passata da 6,1 milioni nel 2017 a 18,6 milioni nel 2023, evidenziando una crescita impressionante e una risposta positiva del mercato ai vini della denominazione.

    Un aspetto cruciale emerso dallo studio è la forza del brand “Garda”. Questo nome evoca immediatamente le bellezze e le caratteristiche uniche del lago di Garda, conferendo ai vini un’immagine positiva e attrattiva, particolarmente apprezzata in Europa centrale. Tuttavia, Pomarici ha anche evidenziato la necessità di una maggiore specificità distintiva per la denominazione, suggerendo un focus su varietà come Chardonnay e Pinot Grigio per posizionarsi più in alto nel mercato.

    Garda Doc e Google

    Nel secondo intervento della giornata, Angelo Zago, Dipartimento di Economia dell’Università di Verona, ha presentato un’analisi approfondita sull’attività di ricerca online relativa ai vini della denominazione Garda DOC.

    Il progetto di ricerca, finanziato dal consorzio territoriale Garda Doc, esamina il comportamento degli utenti europei e di alcune aree italiane su Google, concentrando l’attenzione sui termini associati ai vini veronesi, in particolare quelli della denominazione Garda DOC. I risultati indicano che il termine “Garda” risulta essere il più ricercato tra le principali denominazioni veronesi, con un significativo interesse proveniente principalmente da Germania, Austria, Olanda, Trentino Alto-Adige e Lombardia.

    L’analisi rileva inoltre un marcato interesse per i vini Garda DOC nelle categorie specifiche delle bevande alcoliche, con Austria, Germania e Inghilterra sempre evidenziate come i Paesi con maggiore interesse. Questo interesse è altrettanto forte nelle regioni italiane già menzionate, dove i vini Garda DOC superano altre denominazioni come Valpolicella e Lugana. Il progetto continuerà ad esplorare il ruolo del turismo nel potenziare ulteriormente l’interesse per questi vini e valutare lo sviluppo di modelli predittivi che possano ottimizzare le attività promozionali nelle aree di maggiore interesse.

    Strategie Future e Visione del Consorzio Garda Doc

    Nonostante il successo e il prestigio raggiunto, i vini Garda DOC si trovano di fronte a diverse sfide nel contesto del mercato globale. La crescente concorrenza e l’evoluzione delle preferenze dei consumatori richiedono un costante adattamento e innovazione da parte del Consorzio e soprattutto dei suoi produttori stessi.

    Una delle principali sfide è quella di mantenere e rafforzare l’identità distintiva dei vini Garda DOC. Sebbene il marchio “Garda” evochi immediatamente bellezza e qualità, è fondamentale consolidare questa percezione attraverso strategie di marketing mirate e una comunicazione efficace.

    Un’altra sfida importante è rappresentata dalla sostenibilità ambientale e sociale. Il Consorzio Garda DOC si è posto l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale della produzione vitivinicola, adottando pratiche agricole sostenibili e riducendo l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Inoltre, si impegna a promuovere la responsabilità sociale d’impresa, sostenendo progetti locali e iniziative volte a migliorare la qualità della vita nelle comunità circostanti.

    La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica rappresentano un’altra area di sviluppo cruciale. Il Consorzio intende sfruttare appieno le opportunità offerte dalla tecnologia per migliorare la tracciabilità del prodotto, ottimizzare i processi di produzione e distribuzione, e rafforzare l’engagement dei consumatori attraverso piattaforme digitali e social media.

    Infine, il Consorzio mira a rafforzare la coesione tra i produttori locali, promuovendo una maggiore collaborazione e condivisione delle best practices. Questo spirito di comunità è visto come un elemento chiave per affrontare le sfide future e consolidare la posizione dei vini Garda DOC nel panorama enologico globale.

    “I vini della DOC Garda nascono in un’area geografica senza uguali, un luogo unico avvolto dalle Alpi e illuminato da una luce travolgente che si specchia nell’acqua del lago. Qui, le colline, disseminate da vigne, raccontano un paesaggio ricco di “iconemi” la cui storia si intreccia imprescindibilmente a quella della viticoltura”. Paolo Fiorini, Presidente del Consorzio Garda DOC.

    Storia della denominazione Garda Doc

    La Denominazione Garda DOC è stata fondata nel 1996 e ufficialmente riconosciuta nel 2015. I suoi 250 produttori, impegnati in ogni fase della produzione “dall’uva alla bottiglia”, incarnano l’autenticità e l’eccellenza enologica del territorio.

    Le speciali caratteristiche dell’area del Garda si traducono in una straordinaria varietà e ricchezza dal punto di vista enologico. Esaminando da vicino le zone di coltivazione della vite nel territorio gardesano, emerge un’enografia diversificata, suddivisibile in quattro grandi aree geografiche: la sponda est, la sponda sud, la sponda ovest e l’ala orientale del territorio.

    Il terroir del Garda DOC è definito da aspetti unici di questa area geografica, influenzati sia dal clima favorevole dovuto alla vicinanza del lago, sia dai numerosi eventi geologici che nel corso dei millenni hanno modellato il territorio. La viticoltura del Garda si sviluppa su suoli di agglomerati morenici, formatisi dai detriti di rocce, sabbia e argilla depositati nel tempo dal ghiacciaio che ha originato il lago di Garda. Questi elementi, combinati con il tempo, l’acqua e la vegetazione, hanno trasformato l’area nelle odierne colline che caratterizzano il paesaggio gardesano.

    I terreni del Garda si distinguono per una bassa differenziazione del profilo pedologico; sono generalmente pietrosi, ricchi di scheletro e fortemente calcarei, ma con bassi livelli di calcare attivo. Nella maggior parte dei casi, questi suoli sono moderatamente profondi e presentano una scarsa capacità di trattenere l’acqua a causa della tessitura grossolana e della debole strutturazione.

    È in questo terroir dalle caratteristiche così peculiari, plasmato dal tempo e favorito da un clima ideale, che nascono i vini della DOC Garda, noti per la loro morbidezza, freschezza e mineralità. Queste caratteristiche distintive rendono i vini Garda DOC unici e rappresentativi del loro territorio d’origine, offrendo ai consumatori un’esperienza enologica che riflette la ricchezza e la diversità del paesaggio gardesano.

    Numeri e notizie del Garda Doc:

    1986: anno in cui viene utilizzato per la prima volta il termine geografico “Garda” per etichettare i vini prodotti in questo territorio

    1996: riconoscimento della DOC e la nascita del Consorzio Volontario

    Il Consorzio Garda Doc rappresenta oggi 250 produttori

    area gardesana, tra le province di Verona, Mantova e Brescia

    10 zone storiche di produzione dell’area gardesana: Valtenesi, San Martino della Battaglia, Lugana, Colli Mantovani, Custoza, Bardolino, Valpolicella, Valdadige, Durello, Soave

    31.000 ettari totali idonei

    371.000 quintali di uva rivendicata nel 2022

    18.753.867 di bottiglie nel 2023

    Il territorio

    Territorio caratterizzato da colline moreniche dalla tipica forma a semicerchio, formatisi dai detriti di moto, rocce, sabbia e argilla depositati nel corso dei millenni dallo stesso ghiacciaio che avrebbe poi originato il lago di Garda

    In genere i terreni sono pietrosi, ricchi di scheletro, fortemente calcarei, ma con bassi livelli di calcare attivo. Nella maggior parte dei casi sono moderatamente profondi e presentano una scarsa trattenuta dell’acqua a causa della tessitura grossolana e della debole strutturazione.

    clima temperato subcontinentale

    vegetazione ricca di olivi, capperi, limoni, cedri e agavi

    quattro grandi aree geografiche: la sponda est, la sponda sud, la sponda ovest e infine l’ala orientale del territorio.

    I vini:

    caratterizzati da morbidezza, freschezza e mineralità

    vitigni principali: in totale sono otto, quattro a bacca bianca “Garganega”, “Trebbiano” (“Trebbiano di Soave” e/o “Trebbiano di Lugana”), “Chardonnay”, “Pinot grigio” e quattro a bacca nera “Corvina”, “Marzemino”, “Merlot”, “Cabernet Sauvignon”

    Tipologie di vino

    Vini fermi varietaliPinot bianco, Pinot grigio, Chardonnay, Riesling b., Sauvignon, Cortese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Corvina, Pinot nero, Marzemino.

    Vini fermi in uvaggio e/o taglio a freddoBianco (garganega, chardonnay, pinot grigio e trebbiano) Rosso (merlot, cabernet, corvina, marzemino, rebo)

    Vini Spumanti “metodo italiano” principalmente varietali

    Bianco (garganega, trebbiano di lugana, pinot grigio)

    Vini Spumanti “metodo classico” principalmente in cuvée

    Bianco (chardonnay, pinot nero, corvina)Rosè (marzemino, corvina, pinot nero)

    “Un clima temperato che sembra ricordare quello mediterraneo, ma che gode, inoltre, della brezza del lago di Garda, di una luminosità senza pari e di un’esposizione al sole che garantisce una maturazione delle uve eccezionale”. Paolo Fiorini, Presidente del Consorzio Garda DOC. LEGGI TUTTO

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    Il punto sul turismo rurale nella Sila Greca in occasione dei 10 anni del Biscardino

    di Giuseppe Marino*

    Un decennio di impegno nel turismo rurale è stato celebrato con grande entusiasmo presso Il Biscardino, nel cuore della Sila Greca. In occasione del 10º anniversario, una tavola rotonda ha riunito esperti, autorità locali e appassionati per discutere del futuro del turismo nelle aree rurali della Calabria. L’evento ha rappresentato un momento significativo per riflettere sui progressi fatti e per tracciare le linee guida per uno sviluppo sostenibile e rigenerativo del territorio.

    La serata si è aperta con i saluti del Sindaco di Cropalati e con l’introduzione di Pasquale Vulcano, cultore dell’enogastronomia calabrese e coordinatore dell’evento. Vulcano ha sottolineato l’importanza di questa celebrazione, non solo per riflettere sui successi del passato, ma anche per promuovere una discussione continua sullo sviluppo sostenibile del territorio. “Questo decimo anniversario non è solo una celebrazione, ma un’opportunità per riaffermare il nostro impegno nel valorizzare le eccellenze locali e promuovere il turismo rurale”, ha dichiarato.

    Radici e Turismo di Ritorno: Le Parole di Giuseppe Sommario

    L’intervento chiave della serata è stato quello di Giuseppe Sommario, ricercatore presso l’Università Cattolica di Milano. Sommario ha parlato delle radici storiche del territorio, del fenomeno delle “spartenze” e del turismo di ritorno, evidenziando l’importanza di riscoprire e valorizzare le tradizioni locali. Ha sottolineato come il turismo slow, di cui è un convinto sostenitore, possa trasformare la ruralità in una risorsa preziosa per lo sviluppo economico e culturale della regione. “La riscoperta delle nostre radici non è solo un atto di memoria, ma una strategia concreta per il futuro. Il turismo di ritorno offre opportunità uniche per rafforzare l’identità culturale e promuovere un’economia sostenibile”, ha affermato Sommario.

    Storie di Successo: Innovazione e Collaborazione

    I protagonisti della serata sono stati i produttori e le attività del territorio che hanno condiviso con entusiasmo e passione le loro esperienze e traguardi.

    Cesare Renzo ha illustrato l’impegno della Condotta Slow Food Magna Grecia-Pollino. Ha spiegato come l’organizzazione stia lavorando per promuovere la sostenibilità alimentare e preservare le tradizioni culinarie locali, puntando su una produzione etica e rispettosa dell’ambiente.

    Eugenio Celestino, rappresentante della Pro-loco Camigliatello, ha parlato delle numerose iniziative volte a promuovere le bellezze naturali e culturali della zona. Ha sottolineato l’importanza di un turismo integrato e sostenibile, capace di valorizzare il patrimonio locale e di attrarre visitatori in cerca di esperienze autentiche.

    Manuela Laicona, co-founder de La Catasta Pollino, ha condiviso come la sua iniziativa stia contribuendo a creare una rete di supporto tra i produttori locali. La Catasta è diventata un punto di riferimento per la comunità, facilitando la collaborazione e lo scambio di idee e risorse tra i vari attori del territorio.

    Vincenzo Brunetti di La Sulla ha raccontato la sua esperienza nell’innovare rispettando le tradizioni. Ha evidenziato come sia possibile coniugare modernità e tradizione per creare prodotti di alta qualità che rispecchiano l’identità locale.

    Dino Briglio della cantina L’Acino ha raccontato di come una piccola realtà territoriale possa diventare protagonista anche all’estero, esportando i propri vini in paesi come Giappone e Canada. Ha spiegato come l’attenzione alla qualità e alla sostenibilità siano stati elementi chiave per il successo internazionale della cantina.

    Il team di Cirò Revolution, rappresentato da Cataldo Calabretta, Francesco De Franco e Maria Angela Parrilla, ha dimostrato come la collaborazione possa trasformare un settore importante come quello vitivinicolo anche in Calabria. Calabretta ha spiegato come il loro progetto stia rivoluzionando il modo di fare vino in Calabria, puntando su qualità, autenticità e cooperazione tra i produttori.

    Infine, Daniele Campana ha raccontato il successo del progetto Pizza in Teglia, che valorizza i prodotti locali e promuove la cultura gastronomica calabrese. Ha spiegato come l’utilizzo di ingredienti locali e la cura nella preparazione siano fondamentali per creare un prodotto unico e apprezzato dai consumatori.

    La serata è stata un’importante occasione di confronto e di ispirazione, mostrando come l’innovazione e la collaborazione possano portare a risultati straordinari, valorizzando il territorio e le sue eccellenze.

    Fare Rete: Valori Etici e Rispetto Umano

    Un tema centrale emerso durante la tavola rotonda è stato l’importanza di fare rete tra i soggetti che condividono valori etici e rispetto umano. Questo approccio collaborativo non solo rafforza le iniziative locali, ma crea anche un ambiente di fiducia e supporto reciproco, fondamentale per il successo a lungo termine. “Il nostro territorio ha bisogno di unire le forze. Solo attraverso la cooperazione e il rispetto reciproco possiamo affrontare le sfide del futuro e valorizzare le nostre risorse in modo sostenibile”, hanno osservato i relatori.

    Un Legame Osmotico con il Territorio

    Riflettendo sui 10 anni di attività, il fondatore de Il Biscardino, Gino Marino, ha ricordato come l’idea di creare un legame osmotico con il territorio sia stata alla base del loro successo. “Dipendiamo dalle risorse del territorio e dalla sua autenticità, e al contempo, il territorio necessita del nostro impegno per essere valorizzato, promosso e rigenerato. Questa simbiosi è la chiave del nostro successo e della nostra sostenibilità”, ha affermato Marino.

    L’evento si è chiuso con un rinfresco collettivo, dove i partecipanti hanno potuto degustare i prodotti genuini dell’agriturismo locale, celebrando le eccellenze gastronomiche del territorio e rafforzando il senso di comunità e collaborazione. “Questo momento di convivialità è un simbolo della nostra filosofia: valorizzare i prodotti locali e costruire comunità attraverso la condivisione”, ha concluso il padrone di casa Gino Marino.

    Con la partecipazione attiva delle attività locali ed il sostegno delle autorità pubbliche e dei cittadini calabresi, il futuro del turismo rurale anche nella Sila Greca appare luminoso e promettente. La serata ha ribadito l’importanza di valori etici e del rispetto umano come pilastri per costruire una rete solida e prospera, capace di affrontare le sfide del futuro con coesione e visione comune. Questo evento non solo celebra il decennale di un’attività di successo, ma rappresenta anche l’inizio di una collaborazione più intensa e strutturata per la rinascita del territorio. “Il nostro impegno per il futuro è continuare a innovare rispettando le nostre radici, promuovendo un turismo sostenibile che valorizzi il territorio e le persone che lo abitano”, ha concluso Vulcano.

    *Il progetto dell’agriturismo Il Biscardino, nasce 10 anni fa da una felice intuizione di Gino Marino con la collaborazione di suo fratello Giuseppe. LEGGI TUTTO

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    La Selezione del Vino Doc Aquileia ed Esplorâ

    La 61° edizione della Selezione del Vino Doc Aquileia ha decretato 8 vincitori rilevando una crescita complessiva della qualità. Quattordici sono state le aziende vinicole della Doc Aquileia che hanno presentato alla selezione 55 referenze in totale, 35 bianchi e 20 rossi. La commissione di degustazione, composta da Paolo Ianna (presidente), Raffaella Nardini (AIS FVG), Bruno Basso (FISAR PN), Marco De Savorgnani (ONAV), e Michele Bonelli (Assoenologi FVG), ha selezionato due vini per ognuna delle quattro categorie: Vini bianchi fermi, Vini bianchi aromatici, Refosco dal peduncolo rosso e vini rossi:

    La commissione di degustazione

    Pinot bianco Poc ma Bon Doc Friuli Aquileia 2023, Tarlao

    Friulano Doc Friuli Aquileia 2023, Ca’ Bolani

    Sauvignon Doc Friuli Aquileia 2023, Cantine Rigonat

    Traminer aromatico Campo di Viola Doc Friuli Aquileia 2022, Vini Brojli

    Refosco dal peduncolo rosso Riserva Campo della Stafula Doc Friuli Aquileia 2020, Vini Brojli

    Refosco dal peduncolo rosso Mosaic Ros Doc Friuli Aquileia 2020, Tarlao

    Rosso Riserva Nodoi Doc Friuli Aquileia 2021, Agrivinum

    Rosso Sabellius Doc Friuli Aquileia 2020, Mulino delle Tolle

    I produttori della DOC Friuli Aquileia

    Il prestigioso riconoscimento “Marco Gottardo” che da anni si svolge come ricordo ad uno dei viticoltori più attivi nella Doc e scomparso prematuramente, è stato assegnato all’Azienda Mulino delle Tolle.

    Nelle vigne della Doc, il vino rappresenta un legame vivente con l’eredità degli antichi romani, narrando storie di passione e cultura attraverso ogni sorso. Questo prezioso connubio tra terra, storia e gusto crea relazioni profonde, unendo chi lo degusta alla bellezza millenaria di questo luogo. Ed è con questo spirito che dal 2022 viene organizzato l’evento “Esplorâ,” un viaggio stampa di promozione del territorio dedicato a giornalisti. Due giorni da vivere con i produttori nelle loro vigne, scoprendo non solo il vino ma anche le relazioni con molti soggetti coinvolti nella stessa missione, come ad esempio il laboratorio di cioccolato dell’aquileiese e un casone della laguna.

    “Gli eventi di promozione del territorio sono un volano concreto per sostenere le zone della DOC ad alta vocazione turistica – grazie alla loro storia millenaria e alla loro posizione. A dimostrazione di ciò, posso dire che anche le cantine e i viticoltori sono fortemente motivati e coinvolti, tanto da aprire, sempre di più ed in maniera sempre più organizzata le porte delle loro cantine a visitatori e amanti del vino. Solamente nell’ultimo anno abbiamo assistito all’inaugurazione di due wine bar che fanno capo proprio a cantine della DOC.” Roberto Marcolini, presidente DOC Friuli Aquileia. LEGGI TUTTO

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    Vino Vip, PuntoZero tocca il cielo con un dito!

    Sulle Dolomiti, dove la natura si mostra in tutta la sua grandezza, PuntoZero, cantina gioiello dei Colli Berici, presenta le sue raffinate selezioni enologiche in occasione della quattordicesima edizione di Vino Vip Cortina, il prestigioso summit organizzato dalla rivista Civiltà del bere. Domenica 14 e lunedì 15 luglio 2024 esperti di fama internazionale e personalità […] LEGGI TUTTO

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    Rosso di Montalcino, il vino del libero arbitrio

    Il Rosso di Montalcino DOC è la denominazione di ricaduta della celeberrima DOCG Brunello di Montalcino. Si definiscono informalmente “di ricaduta” quelle DOC o IGT, solitamente di estensione uguale o superiore alle altre insistenti sullo stesso territorio, in cui, per l’appunto, “ricadono” vini: che per qualsiasi motivo hanno subito un declassamento rispetto alla DOC o DOCG più nobile del territorio; che sono concepiti per rappresentare la versione più giovane e immediata della DOC o DOCG più nobile del territorio; per i quali il produttore ha volutamente rifiutato di reclamare la DOC o la DOCG più nobile del territorio.

    Questa alquanto esaustiva spiegazione del termine “di ricaduta” l’ho tratta dal sito italvinus.it. A ben guardare, se ci si sofferma sul senso di alcune parole come declassamento, rifiutato, giovane, immediato, verrebbe da pensare che i vini che rientrano in questa denominazione non siano poi di un livello particolarmente eccelso e che non potranno mai ambire al rango di grandi vini, prerogativa riservata per l’appunto solo alla DOCG più aristocratica del territorio.

    Non è così per il Rosso di Montalcino, anzi, dopo aver partecipato alla degustazione che celebrava il quarantennale della nascita della DOC Rosso di Montalcino, tenutasi nell’ambito della manifestazione Red Montalcino, ho avuto la netta sensazione che i produttori di quell’areale, uno dei più vocati al mondo, si trovino di fronte una bella gatta da pelare in termini di promozione e posizionamento del prodotto perchè la qualità del Rosso di Montalcino è complessivamente molto elevata, ma non solo, può essere un vino molto longevo, in definitiva si possono aprire delle grandi bottiglie, quindi come la mettiamo con il Brunello?

    Paradossale?potrebbe essere, ma basti citare, a titolo di esempio, il Rosso di Montalcino Poggio di Sotto 2009 che inserito alla cieca in una batteria di Brunello monumentali, darebbe filo da torcere anche al degustatore più esperto che certamente farebbe fatica a riconoscerlo come Rosso di Montalcino.

    Avercene di questi problemi, si dirà, e in effetti pochi terroir al mondo sono baciati da cotanta fortuna. L’unico rischio di trasformare un’opportunità in una minaccia è quello di comunicare in maniera sbagliata il Rosso di Montalcino. Ad esempio, mi trova un po’ freddo l’idea che la promozione possa concentrarsi principalmente su un determinato target di consumatori, nello specifico i giovani.

    Credo sia un errore proprio perché significherebbe ridurne gli orizzonti, facendolo vivere ancora all’ombra del vino mito, il Brunello. Invece, il Rosso di Montalcino è ormai pronto per vivere di luce propria. Potrebbe invece essere, in puro stile bordolese, una sorta di “second vin” che farebbe felici appassionati (giovani e meno giovani) che vogliono stappare e bere un’ottima bottiglia, che può essere anche grande come abbiamo detto.

    A tal proposito, sempre pescando dai ricordi della degustazione del quarantennale, cito Fattoria del Pino 2015, Sesti 2016, Banfi Poggio alle Mura 2016, Poggio Antico 1993. Bottiglie che, comprate appena uscite sul mercato, viaggerebbero a prezzi più contenuti rispetto ai Brunello delle stesse aziende, salvo poi, per chi ha voglia di aspettare, ritrovarsi dei veri e propri tesori tra le mani.

    Vino del libero arbitrio il Rosso di Montalcino, definito così con una felice intuizione da Barbara Di Fresco, giornalista di RaiNews24, moderatrice del convegno di apertura del quarantennale della denominazione denominazione che ha visto la partecipazione di Enzo Tiezzi, past president del Consorzio del vino Brunello di Montalcino e ‘padre putativo’ del giovane Rosso, Andrea Costanti tra gli artefici del successo commerciale di questo vino e Francesco Ripaccioli, produttore e nipote del primo presidente l’ex Consorzio del Rosso poi confluito nell’ente consortile unitario a metà degli anni ‘90, Primo Pacenti. Del libero arbitrio si diceva perché decidi tu quando berlo, giovane appena esce sul mercato, oppure dopo averlo dimenticato per qualche anno in cantina. La certezza è che, qualunque sia la tua decisione, il Rosso di Montalcino non ti deluderà mai, caratteristica non comune a tutti i vini, ne converrete.

    Se i Rossi di Montalcino sono singol vineyard, se vengono da un cru, di per sé, avrebbero identità più marcata, perché l’elemento ossigeno essendo meno presente va a piallare un pochino meno gli elementi descrittivi dei luoghi. Teoricamente un Rosso di Montalcino per quanto sia considerato da sempre non un figlio di un dio minore, ma un secondo vino rispetto al Brunello, in realtà il segreto dell’identità dei luoghi è forse un po’ più marcato su un rosso di Montalcino che su un Brunello perché c’è un elemento omologante che si chiama ossigeno che è meno presente.

    (Roberto Cipresso)

    Per chi volesse approfondire  l’impatto sul mercato del Rosso di Montalcino, riporto un estratto della relazione dell’Osservatorio UIV

    Il Rosso di Montalcino è tra quelle denominazioni ancora in grado di produrre crescita in un contesto internazionale certamente complesso per la tipologia. Il vino ilcinese si inquadra in una domanda ancora reattiva per i prodotti dalla forte identità, ancorata a territori di grande riconoscibilità, territori/brand come vengono definiti, ma soprattutto prodotti in grado di trasmettere una immagine più contemporanea di sé e del loro ambiente.

    La dimostrazione plastica la si trova nella costante crescita dei prezzi medi del Rosso, con posizionamenti ben consolidati sui segmenti più profittevoli (Horeca) e allargamento delle vendite verso fasce di prezzo a più alto valore aggiunto

    Nel 2023 i prezzi medi hanno registrato aumenti importanti: +10% sul mercato interno, sopra la media nazionale, e +5% all’estero.

    Molto interessanti – e spia comunque di una denominazione in salute dal punto di vista della reputazione – è la dinamica dei prezzi medi di vendita: negli ultimi tre anni si è avuta una forte decrescita della fascia cosiddetta “basic” (fino a 8 euro/bottiglia, franco cantina), passata dall’80% al 52%, con contemporanea crescita delle fasce superiori: quella da 8 a 10 euro ha raddoppiato il proprio peso, portandolo al 35% di share, così come ha fatto la fascia 10-15 euro, che è arrivata al 5% di quota.

    I prodotti ad altissimo valore (sopra i 15 euro la bottiglia) costituiscono un piccolo cameo, che vale circa il 3% delle vendite. Il trend del 2023 conferma questa “premiumizzazione” del prodotto: calo significativo della fascia basic (-35%), aumenti rispettivamente del 16% e 47% per quelle tra 8-10 e 10-15 euro.

    Fino al 2022 per le vendite di Rosso di Montalcino Doc la parte preponderante era costituita dal mercato domestico, con una quota volume/valore pari al 55%. Il 2023, a fronte di una diminuzione più netta del mercato nazionale, ha segnato un ribilanciamento delle vendite all’estero, che hanno aumentato il loro peso arrivando al 47% sul totale.

    Il Rosso di Montalcino è venduto in oltre 90 Paesi. Secondo i dati dell’Osservatorio Economico del Consorzio, circa il 40% del valore delle vendite viene generato dal mercato statunitense, seguito dal Canada (14%), per un’incidenza totale del blocco Nordamerica pari al 51%. I Paesi di seconda fascia sono tutti europei, con in testa Germania (6%), Svezia (5%), UK (4%) e Norvegia (1%).

    Eccettuata la Svezia, tutti i principali mercati sono in una fascia di prezzo superiore agli 8 euro/bottiglia (prezzo franco cantina).

    Nei primi 4 mesi di quest’anno, segnala l’Osservatorio Uiv su base SipSource, i consumi negli Usa del Rosso di Montalcino sono cresciuti, in netta controtendenza con il mercato complessivo (i rossi italiani segnano un -8%), del 4,5%. LEGGI TUTTO