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    Evento, degustazione vini da vitigni autoctoni di Toscana e Lazio

    Una degustazione straordinaria, mai realizzata prima, andrà in scena il 13 febbraio, dalle 20.30 alle 23.30, nelle bellissime sale del Centro Congressi del Grand Hotel Mediterraneo di Firenze (Lungarno del Tempio 44). Ospite d’eccezione, la Vicepresidente della Regione Toscana, Assessora all’Agricoltura e Donna del Vino Stefania Saccardi. Massimo Castellani – super-sommelier a capo della delegazione AIS di Firenze, scrittore e narratore di territori e di denominazioni – guiderà la degustazione commentando i vini presentati dalle winemakers in persona.Un’occasione imperdibile per gli appassionati di vino e per i ristoratori e gli enotecari che cercano la diversità: 14 vini ottenuti da vitigni autoctoni di Toscana e Lazio nelle cantine delle Donne del Vino. Un affresco dei caratteri identitari di due regioni capaci di produrre capolavori in bottiglia. E poi le donne, nuove protagoniste dell’enologia italiana. Un mix che promette grandi sorprese.
    L’appuntamento verrà replicato a Roma a cura della Delegazione ONAV. Le due degustazioni sono state progettate dalla Delegata toscana Donatella Cinelli Colombini con la sua vice Paola Rastelli e dalla Delegata delle Donne del Vino del Lazio Manuela Zennaro con la sua vice Floriana Risuglia.
    VINI DELLE DONNE DEL VINO DELLA TOSCANA E DEL LAZIO
    Le 7 etichette toscane in degustazione il 13 febbraio a Firenze saranno dominate – ad eccezione della “Regina ribelle” Vernaccia di San Gimignano – dal Sangiovese, nelle versioni Brunello, Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano ma anche in blend con altri vitigni autoctoni, come il Foglia Tonda o il Mammolo, oppure internazionali come il Cabernet Sauvignon.
    Nel panorama enologico del Lazio i vitigni autoctoni hanno recentemente svolto un ruolo da protagonisti e le cantine li hanno usati per recuperare slancio e appeal con una vera e propria rinascita dalle origini: ovviamente c’è il Cesanese del Piglio, ma anche Violone, Malvasia del Lazio, Bombino, Greco, Reale Bianca e Moscato di Terracina.Per prenotare la partecipazione alla degustazione, scrivere a: delegato.firenze@aistoscana.it
    VINI IN DEGUSTAZIONE IL 13 FEBBRAIO 2025 A CURA DI AIS FIRENZE
    REALE Vino bianco 2019, con uvaggio Reale Bianca 100%, prodotto dall’azienda Vigne Toniche, www.vignetoniche.it, info@vignetoniche.it
    LAMPIONE Moscato di Terracina DOP 2023, con uvaggio Moscato di Terracina 100%, prodotto dall’azienda Vini Vallemarina www.vinivallemarina.it, info@vinivallemarina.it
    VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO DOCG 2023, con uvaggio Vernaccia di San Gimignano 100%, prodotto dall’azienda Cesani www.cesani.it, info@cesani.it
    PRIMO Frascati Superiore DOCG Riserva 2021, con uvaggio Malvasia del Lazio 70%, Bombino 20% e Greco 10%, prodotto dall’azienda Merumalia, info@merumalia.it
    VIOLONE Tuscia DOC 2020, con uvaggio Violone 100%, prodotto dall’azienda Federico e Maurizio Ciucci di Antonio Ciucci & c. s.a.s. www.biologicaciucci.com, biologicaciucci@gmail.com
    I BALZINI BALZE VERDI IGT Toscana 2021, con uvaggio Sangiovese 80% e Mammolo 20%, prodotto dall’azienda I Balzini Società Agricola www.ibalzini.it, info@ibalzini.it
    LA CORTE Chianti Classico DOCG Gran Selezione Greve 2020, con uvaggio Sangiovese 100%, prodotto dall’azienda Castello di Querceto www.castellodiquerceto.it, querceto@castellodiquerceto.it
    VINO NOBILE DI MONTEPULCIANO DOCG 2020, con uvaggio Sangiovese 90% e Canaiolo 10%, prodotto dall’azienda Dei www.cantinedei.it, info@cantinedei.com
    AGAPE Cesanese del Piglio DOCG 2022, con uvaggio Cesanese di Affile 100%, prodotto dall’azienda Vitivinicola Vela Tiziana www.cesanese.it, info@cesanese.it
    VAJOSCURO Cesanese del Piglio DOCG Superiore Riserva 2022, con uvaggio Cesanese di Affile 100%, prodotto dalla società agricola Giovanni Terenzi s.r.l. www.viniterenzi.com, info@viniterenzi.com
    TORRE DEL PIANO Cesanese del Piglio DOCG Superiore Riserva 2021, con uvaggio Cesanese di Affile 100%, prodotto dall’azienda Casale della Ioria s.s.a. www.casaledellaioria.com, info@casaledellaoria.com
    VILLA DI CAPEZZANA Carmignano DOCG 2020, con uvaggio Sangiovese 80% e Cabernet Sauvignon 20%, prodotto dall’azienda Tenuta di Capezzana www.capezzana.it, bea@capezzana.it
    CENERENTOLA Orcia DOC 2019. con uvaggio di Sangiovese e Foglia Tonda. prodotto dall’azienda Donatella Cinelli Colombini www.cinellicolombini.it, vino@cinellicolombini.it
    DONNA OLGA Brunello di Montalcino DOCG 2019, con uvaggio Sangiovese 100%, prodotto dalle Tenute Donna Olga di Olga Peluso www.donnaolgaclos.it, info@donnaolga.it LEGGI TUTTO

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    Istituto Grandi Marchi–Nomisma Wine Monitor: cresce la preferenza per i Fine Wines italiani

    Raddoppio del fatturato in vent’anni e una crescita straordinaria sui mercati internazionali: le 18 aziende associate all’Istituto Grandi Marchi (IGM) hanno raggiunto un valore aggregato di 660 milioni di euro, di cui oltre il 55% proveniente dall’export. Questi dati emergono dalla ricerca commissionata dall’Istituto Grandi Marchi e realizzata da Nomisma-Wine Monitor in occasione del ventesimo anniversario dell’Istituto che riunisce alcune delle famiglie più prestigiose del vino italiano, impegnate a promuovere la qualità e la tradizione enologica nel mondo. I risultati dello studio sono stati presentati oggi a Milano, nella suggestiva cornice di Terrazza Palestro, durante una conferenza stampa dedicata alle prospettive e ai successi del vino italiano di qualità sui mercati globali.La ricerca esplora le evoluzioni e le prospettive del vino di qualità attraverso il punto di vista delle aziende associate, per poi approfondire i trend emergenti e i comportamenti di consumo dei fine wines negli Stati Uniti.
    “Al di là dei dati specifici, di indubbio interesse per l’intero movimento del vino, ciò che più conta e ci lusinga è registrare la crescita del peso dei fattori immateriali legati alla percezione del nostro mondo, nella considerazione dei consumatori di mercati importanti per valori e per volumi, come ad esempio gli Stati Uniti d’America. I vini di pregio forniscono un contributo chiave all’immagine che gli stili di vita tipici della cultura italiana occupano nella mente del pubblico. Tale immagine si lega intimamente con i valori positivi trasmessi dalla storicità, continuità, coerenza qualitativa delle imprese familiari multigenerazionali che si ergono a custodi delle radici dei propri territori” ha dichiarato Piero Mastroberardino, Presidente IGM.
    Secondo la ricerca, il 70% del fatturato estero delle aziende associate è proveniente da mercati al di fuori dell’Unione Europea, con una crescita straordinaria nei mercati asiatici che hanno visto aumentare gli acquisti di vini oltre il 130% negli ultimi vent’anni. Gli USA si confermano il principale mercato di destinazione per i fine wines italiani, dove nonostante il contesto economico sfidante caratterizzato da inflazione e alti tassi di interesse, nel 2024 si è registrato – per il periodo gennaio-novembre e a livello complessivo di vini – un aumento delle importazioni dall’Italia del 5% in valore per i vini fermi imbottigliati e del 10% per gli spumanti, in controtendenza alla media del mercato che vede in leggera diminuzione gli acquisti dall’estero.
    Lo studio ha anche analizzato i comportamenti di consumo di 2.400 consumatori statunitensi di vino (distribuiti in California, New York, New Jersey e Florida), rivelando che oggi il 30% di loro si definisce “real user” di fine wines, con una predominanza di consumatori millennials, uomini, appartenenti alla upper class e con una spiccata curiosità verso vini stranieri. Dopo quelli locali, sono i fine wines italiani i più consumati dagli americani nell’ultimo anno, grazie alla loro crescente reputazione. È cresciuta infatti la percezione dei fine wines italiani in termini di classe ed eleganza, attributi storicamente riservati ai vini francesi: nel 2024, il 27% dei consumatori americani associa questi valori ai vini italiani, in crescita rispetto al 20% emerso dalla ricerca analoga elaborata nel 2017 da Nomisma Wine Monitor per IGM. Ulteriore dato particolarmente promettente riguarda i non consumatori di fine wines italiani: il 76% di loro si dichiara interessato a provarli, sottolineando le opportunità per ulteriori espansioni di mercato.
    “Le potenzialità di crescita sul mercato americano per i fine wines italiani sono concrete. Non solo perché si assiste da tempo ad una premiumization dei consumi di vino, ma anche perché il 44% dei consumatori statunitensi intervistati prevede di aumentarne l’acquisto nei prossimi tre anni, contro un 50% che ritiene di mantenerli invariati e solo un 6% che invece pensa di diminuirli”, ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.
    Il consumatore di fine wines italiani si distingue per un forte legame con l’Italia, che si esprime attraverso origini italiane o esperienze dirette nel paese, come visite recenti. Questo elemento gioca un ruolo fondamentale nella valorizzazione dei fine wines italiani sul mercato statunitense, dove la scelta di questi vini è influenzata principalmente da tre fattori: notorietà del brand, riconoscimenti ottenuti nelle guide di settore e l’unicità delle aziende a gestione familiare. Quest’ultimo elemento risulta particolarmente rilevante per i millennials, con il 16% che lo considera un aspetto determinante, rispetto all’11% della media generale.
    L’importanza del family business e dell’eredità culturale, dunque, non solo rafforza la reputazione dei fine wines italiani, ma risulta anche un fattore cruciale per attrarre i consumatori più giovani, in particolare quelli sotto i 35 anni, che apprezzano la qualità e l’autenticità dei prodotti.
    ***
    Istituto Grandi Marchi
    L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi nasce nel 2004 dalla determinazione e dall’entusiasmo di 18 famiglie del vino, tra le più importanti realtà produttive d’Italia, unite dal desiderio di divulgare la cultura, le tradizioni e l’insieme di valori etici e sostenibili che costituiscono l’eccellenza del vino Made in Italy. Ne fanno parte, con la presidenza di Piero Mastroberardino, le aziende Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col D’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Tenuta San Leonardo, Umani Ronchi.
    Nel corso dei suoi 20 anni di storia, l’Istituto Grandi Marchi è stato ambasciatore del vino italiano nel mondo attraverso l’organizzazione di missioni annuali che hanno interessato 31 Paesi in tutti i continenti e che lo hanno visto protagonista di 415 eventi internazionali, 130 masterclass, 128 walkaround tasting, 83 gala dinner. In collaborazione con Wine Monitor Nomisma, sono state realizzate 8 ricerche e approfondimenti di mercato; sono stati inoltre conferiti 5 riconoscimenti a giornalisti e riviste internazionali che, in linea con la missione dell’Istituto, si dedicano alla divulgazione dei vini italiani di qualità e dei loro territori.
    Dal 2009 Istituto Grandi Marchi è uno dei supporter dell’Institute of Masters of Wine di Londra, la più prestigiosa ed influente istituzione internazionale che si propone di promuovere l’eccellenza professionale, la cultura, la scienza e il business del vino attraverso severi programmi di formazione. LEGGI TUTTO

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    Istituto Grandi Marchi–Nomisma Wine Monitor: cresce la preferenza per i Fine Wines italiani

    Raddoppio del fatturato in vent’anni e una crescita straordinaria sui mercati internazionali: le 18 aziende associate all’Istituto Grandi Marchi (IGM) hanno raggiunto un valore aggregato di 660 milioni di euro, di cui oltre il 55% proveniente dall’export. Questi dati emergono dalla ricerca commissionata dall’Istituto Grandi Marchi e realizzata da Nomisma-Wine Monitor in occasione del ventesimo anniversario dell’Istituto che riunisce alcune delle famiglie più prestigiose del vino italiano, impegnate a promuovere la qualità e la tradizione enologica nel mondo. I risultati dello studio sono stati presentati oggi a Milano, nella suggestiva cornice di Terrazza Palestro, durante una conferenza stampa dedicata alle prospettive e ai successi del vino italiano di qualità sui mercati globali.La ricerca esplora le evoluzioni e le prospettive del vino di qualità attraverso il punto di vista delle aziende associate, per poi approfondire i trend emergenti e i comportamenti di consumo dei fine wines negli Stati Uniti.
    “Al di là dei dati specifici, di indubbio interesse per l’intero movimento del vino, ciò che più conta e ci lusinga è registrare la crescita del peso dei fattori immateriali legati alla percezione del nostro mondo, nella considerazione dei consumatori di mercati importanti per valori e per volumi, come ad esempio gli Stati Uniti d’America. I vini di pregio forniscono un contributo chiave all’immagine che gli stili di vita tipici della cultura italiana occupano nella mente del pubblico. Tale immagine si lega intimamente con i valori positivi trasmessi dalla storicità, continuità, coerenza qualitativa delle imprese familiari multigenerazionali che si ergono a custodi delle radici dei propri territori” ha dichiarato Piero Mastroberardino, Presidente IGM.
    Secondo la ricerca, il 70% del fatturato estero delle aziende associate è proveniente da mercati al di fuori dell’Unione Europea, con una crescita straordinaria nei mercati asiatici che hanno visto aumentare gli acquisti di vini oltre il 130% negli ultimi vent’anni. Gli USA si confermano il principale mercato di destinazione per i fine wines italiani, dove nonostante il contesto economico sfidante caratterizzato da inflazione e alti tassi di interesse, nel 2024 si è registrato – per il periodo gennaio-novembre e a livello complessivo di vini – un aumento delle importazioni dall’Italia del 5% in valore per i vini fermi imbottigliati e del 10% per gli spumanti, in controtendenza alla media del mercato che vede in leggera diminuzione gli acquisti dall’estero.
    Lo studio ha anche analizzato i comportamenti di consumo di 2.400 consumatori statunitensi di vino (distribuiti in California, New York, New Jersey e Florida), rivelando che oggi il 30% di loro si definisce “real user” di fine wines, con una predominanza di consumatori millennials, uomini, appartenenti alla upper class e con una spiccata curiosità verso vini stranieri. Dopo quelli locali, sono i fine wines italiani i più consumati dagli americani nell’ultimo anno, grazie alla loro crescente reputazione. È cresciuta infatti la percezione dei fine wines italiani in termini di classe ed eleganza, attributi storicamente riservati ai vini francesi: nel 2024, il 27% dei consumatori americani associa questi valori ai vini italiani, in crescita rispetto al 20% emerso dalla ricerca analoga elaborata nel 2017 da Nomisma Wine Monitor per IGM. Ulteriore dato particolarmente promettente riguarda i non consumatori di fine wines italiani: il 76% di loro si dichiara interessato a provarli, sottolineando le opportunità per ulteriori espansioni di mercato.
    “Le potenzialità di crescita sul mercato americano per i fine wines italiani sono concrete. Non solo perché si assiste da tempo ad una premiumization dei consumi di vino, ma anche perché il 44% dei consumatori statunitensi intervistati prevede di aumentarne l’acquisto nei prossimi tre anni, contro un 50% che ritiene di mantenerli invariati e solo un 6% che invece pensa di diminuirli”, ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor.
    Il consumatore di fine wines italiani si distingue per un forte legame con l’Italia, che si esprime attraverso origini italiane o esperienze dirette nel paese, come visite recenti. Questo elemento gioca un ruolo fondamentale nella valorizzazione dei fine wines italiani sul mercato statunitense, dove la scelta di questi vini è influenzata principalmente da tre fattori: notorietà del brand, riconoscimenti ottenuti nelle guide di settore e l’unicità delle aziende a gestione familiare. Quest’ultimo elemento risulta particolarmente rilevante per i millennials, con il 16% che lo considera un aspetto determinante, rispetto all’11% della media generale.
    L’importanza del family business e dell’eredità culturale, dunque, non solo rafforza la reputazione dei fine wines italiani, ma risulta anche un fattore cruciale per attrarre i consumatori più giovani, in particolare quelli sotto i 35 anni, che apprezzano la qualità e l’autenticità dei prodotti.
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    Istituto Grandi Marchi
    L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi nasce nel 2004 dalla determinazione e dall’entusiasmo di 18 famiglie del vino, tra le più importanti realtà produttive d’Italia, unite dal desiderio di divulgare la cultura, le tradizioni e l’insieme di valori etici e sostenibili che costituiscono l’eccellenza del vino Made in Italy. Ne fanno parte, con la presidenza di Piero Mastroberardino, le aziende Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col D’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido, Tenuta San Leonardo, Umani Ronchi.
    Nel corso dei suoi 20 anni di storia, l’Istituto Grandi Marchi è stato ambasciatore del vino italiano nel mondo attraverso l’organizzazione di missioni annuali che hanno interessato 31 Paesi in tutti i continenti e che lo hanno visto protagonista di 415 eventi internazionali, 130 masterclass, 128 walkaround tasting, 83 gala dinner. In collaborazione con Wine Monitor Nomisma, sono state realizzate 8 ricerche e approfondimenti di mercato; sono stati inoltre conferiti 5 riconoscimenti a giornalisti e riviste internazionali che, in linea con la missione dell’Istituto, si dedicano alla divulgazione dei vini italiani di qualità e dei loro territori.
    Dal 2009 Istituto Grandi Marchi è uno dei supporter dell’Institute of Masters of Wine di Londra, la più prestigiosa ed influente istituzione internazionale che si propone di promuovere l’eccellenza professionale, la cultura, la scienza e il business del vino attraverso severi programmi di formazione. LEGGI TUTTO

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    Di anniversari centenari e Consorzi di Tutela: alcune note storiche

    Nel 2024 il Consorzio del Chianti Classico – “primo Consorzio di Vino” – ha celebrato il suo primo secolo di vita. Quest’anno il Consorzio della Valpolicella ha fatto la stessa cosa, aprendo ufficialmente  l’anno dei festeggiamenti all’evento “Amarone Opera Prima”. A ruota seguiranno probabilmente molti altri Consorzi, quest’anno e nei prossimi. Tutti loro infatti hanno un’origine comune. Sono tutti figli della stessa legge. Peccato che, all’inizio e per molti anni, tutti loro siano rimasti solo sulla carta.Un po’ per l’euforia per l’evento, e un po’ per (probabile) eccesso di sintesi, nei giorni precedenti all’ultima edizione di “Amarone Opera Prima” girava sulle radio nazionali una pubblicità che parlava trionfalmente di “centenario della Valpolicella”, laddove a compiere un secolo, in realtà, sarebbe il Consorzio di Tutela della denominazione, non la DOC stessa. Per chiarire un po’ le idee, ci permettiamo di fare qualche passo indietro nella Storia. Confidiamo nella comprensione dei lettori consumatori, ai quali, probabilmente, più che l’età dell’ente che lo tutela e lo promuove, interessa soprattutto che l’Amarone sia buono, anzi eccellente.Quello della “tutela dei vini pregiati italiani” è un pensiero che attraversa i secoli della storia italiana. Già all’inizio del XX° sec. in Piemonte si era costituito un “Sindacato vinicolo piemontese” con l’intento di difendere i produttori locali  da chi commerciava vino usurpando il loro nome. Bisognerà però aspettare fino all’insediamento del Governo Fascista per avere la prima legge italiana per la difesa dei vini tipici: era il 18 marzo 1926. Due anni prima (7 marzo 1924) era stato promulgato il Decreto Legge, e subito i produttori di alcune Regioni si erano lanciati a fondare gruppi, associazioni o simili, per passare dalla teoria alla pratica e difendere il loro lavoro. Il primo, come detto, fu proprio il Consorzio di Radda in Chianti.Anche a Verona si erano mossi velocemente e già nel ’24 sulla stampa locale era iniziata una appassionata campagna, orchestrata dal gen.Pio Brugnoli, per convincere i produttori dei pregiati vini veronesi a imitare i colleghi toscani. Così il 9 novembre  1924, a S.Pietro in Cariano, si tenne una riunione per gettare le basi del “Consorzio per la difesa dei vini tipici della Valpolicella”, che sarebbe poi stato costituito ufficialmente il 9 febbraio 1925, presidente il gen. Brugnoli e presente l’on.Arturo Marescalchi . Da qui lo spunto per l’attuale festa dei 100 anni. Cosa successe poi? Nulla.La legge del ’24 era così lacunosa, discutibile e zoppicante che risultò impossibile metterla in pratica. In attesa del solito regolamento attuativo, si scatenarono così tante discussioni e controversie che bisognò riformare la legge prima ancora di applicarla. Una nuova legge venne perciò promulgata nel 1930, , ma anche questa fu altamente discussa e dibattuta. Dei vini pregiati veronesi solo il Soave si vide riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura la zona di produzione che aveva proposto. La nuova formulazione della legge arrivò nel 1937, e in essa veniva chiarito il ruolo di “tutela dei vini pregiati di determinata origine”.E così i Consorzi poterono finalmente iniziare a svolgere i loro compiti.*Per completare il quadro, vale la pena ricordare che il ruolo del Consorzio della Valpolcella – e di tutti gli altri Consorzi vinicoli – sarebbe stato definito solo molto più tardi, nel 1963, con la legge 930 (“Norme per la tutela delle denominazioni di origine dei mosti e dei vini”) che sanciva la nascita delle denominazioni d’origine (“Capo IV” del testo di legge. “Dei Consorzi Volontari”). Quella della Valpolicella è del 1968. C’ è ancora tempo per festeggiare i  suoi 100 anni.*Note storiche tratte dalla pubblicazione “I Vini Pregiati della Provincia di Verona”, di G.Dalmasso, I.Cosmo, G.dall’Olio –  Roma, 1939 LEGGI TUTTO

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    Lake Garda Wines: L’unione dei Consorzi per l’eccellenza enologica del Lago di Garda

    Lake Garda Wines nasce dalla collaborazione strategica tra i consorzi di Bardolino, Custoza, Garda, Lugana e Valtènesi, con l’obiettivo di promuovere, sotto un’unica immagine coordinata, i vini e il territorio che si estende intorno al Lago di Garda. Questo progetto sfrutta il microclima unico, la biodiversità e secoli di tradizione vitivinicola dell’area per valorizzare un patrimonio enologico di eccellenza e raccontarne la storia, mettendo in luce l’identità locale e le peculiarità di ogni Denominazione.

    I vari presidenti dei consorzi evidenziano come questa sinergia rappresenti un’opportunità per rafforzare la visibilità internazionale dei vini della zona. Fabio dei Micheli (Consorzio Bardolino DOC) sottolinea l’importanza di unire le forze per comunicare non solo la qualità dei vini, ma anche l’essenza del territorio, definendolo un modello di eccellenza riconosciuto globalmente. Anche Roberta Bricolo (Consorzio Tutela Vino Custoza DOC) evidenzia come l’alleanza tra i cinque consorzi permetta di affrontare con determinazione le sfide del mercato globale, ottimizzando risorse e valorizzando l’autenticità del territorio.

    Paolo Fiorini (Consorzio Garda DOC) insiste sull’importanza del progetto per rafforzare la presenza del Lago di Garda sui mercati esteri, in particolare in Francia, promuovendo non solo i vini, ma anche il ricco patrimonio culturale e paesaggistico che contraddistingue la zona. Fabio Zenato (Consorzio Lugana DOC) ribadisce l’importanza di unire le forze per narrare la storia e le tradizioni vinicole locali, puntando a consolidare l’identità di ciascuna Denominazione attraverso una visione comune che abbraccia sostenibilità e innovazione. Infine, Paolo Pasini (Consorzio Valtènesi) sottolinea come il Lago di Garda rappresenti il tratto distintivo nel DNA dei vini dell’area, e come la cooperazione tra le diverse realtà sia il modo migliore per far conoscere al mondo la bellezza e l’unicità del territorio.

    L’iniziativa è un esempio virtuoso di cooperazione enogastronomica, che consente di affrontare in modo più incisivo le sfide di un mercato globale sempre più esigente, mantenendo intatte le specificità e le eccellenze di ogni Denominazione.

    Lake Garda Wines sarà protagonista a Wine Paris 2025, durante Vinexpo, dal 10 al 12 febbraio a Parigi. In questa occasione, i presidenti dei consorzi presenteranno il progetto insieme a una selezione delle etichette più rappresentative e a circa trenta aziende, offrendo a stampa e operatori del settore l’opportunità di scoprire la varietà e la qualità dei vini di questa straordinaria area. L’appuntamento è fissato per il 10 febbraio alle 14:30 al Padiglione 6, Stand C 158, dove verrà celebrato il patrimonio enologico e culturale del territorio gardesano.

    Consorzio Vini Bardolino Doc

    Il Bardolino DOC è una denominazione vinicola che si estende lungo la sponda orientale del Lago di Garda, in Veneto, caratterizzata da una straordinaria varietà climatica e paesaggistica. La zona produce vini di eccellenza come il Chiaretto di Bardolino, il Bardolino e il Bardolino Sottozone, tutti espressioni del vitigno autoctono Corvina Veronese. La produzione, che coinvolge 16 comuni , vanta una tradizione vitivinicola che affonda le radici nell’epoca romana, con una significativa evoluzione nel XX secolo. Il Consorzio di tutela, attivo dal 1969, promuove e tutela la qualità e l’identità del Bardolino, anche attraverso un’offerta enoturistica che valorizza il paesaggio e la cultura locale.

    Consorzio Tutela Vino Custoza Doc

    Custoza, situata tra Verona e il Lago di Garda, è una terra ricca di storia, cultura e tradizione. Il Custoza è un vino bianco contemporaneo ed elegante, ottenuto da un blend di uve autoctone, quali principalmente Garganega, Bianca Fernanda e Trebbianello. Connotato dalla freschezza nella versione d’annata, si distingue per la sua longevità e complessità nelle versioni Superiore e Riserva. Per tutelare questo vino, la Denominazione è stata fondata nell’anno 1971, mentre il Consorzio di Tutela è nato nel 1972. Il territorio di produzione si estende in nove comuni tra la città e il lago, e ospita numerosi itinerari storici e naturalistici: ideale per il turismo enogastronomico, offre esperienze indimenticabili tra vigneti e tradizioni locali.

    Consorzio Garda Doc

    Il Consorzio Garda DOC promuove e tutela i vini provenienti da un territorio unico per clima, geografia e tradizione. Nata nel 1996, con lo scopo di valorizzare i vini varietali prodotti nelle 10 storiche zone di produzione dell’area gardesana, la DOC Garda valorizza un patrimonio vitivinicolo che affonda le radici nell’antichità, con una viticoltura che si sviluppa su suoli di agglomerati morenici e un clima temperato favorevole alla qualità. Oltre ai vini varietali, dal 2016 la denominazione ha incluso anche spumanti, rispondendo alle nuove tendenze del mercato. Il Consorzio, che rappresenta 250 produttori e 2.800 ettari vitati, punta a consolidare la reputazione del Garda come zona vitivinicola d’eccellenza, anche tramite eventi come “Garda Wine Stories”. La sua missione è rafforzare il legame tra il vino e il territorio, valorizzando la biodiversità e promuovendo ricerca scientifica per migliorare la qualità e sostenibilità della produzione.

    Consorzio Lugana Doc

    Il Lugana DOC nasce tra le colline che circondano il Lago di Garda, dove il terreno argilloso e il clima mite favoriscono la coltivazione della Turbiana, uva autoctona che dà vita a vini freschi, eleganti e longevi. La denominazione, riconosciuta nel 1967 e regolamentata dal Consorzio dal 1990, copre oggi 2.600 ettari con 214 produttori, esportando oltre il 60% della sua produzione in 65 paesi. Il Lugana si distingue per la sua varietà di espressioni, che spaziano da fresche e giovani versioni a complesse riserve. Il Consorzio promuove anche pratiche di sostenibilità e un crescente turismo enologico, con esperienze immersive nelle cantine e percorsi enoturistici certificati. Il territorio del Lugana, ricco di storia e bellezza, è una destinazione ideale per gli appassionati di vino, cultura e benessere.

    Consorzio Valtènesi

    La Valtènesi, territorio della riviera bresciana del Lago di Garda, è conosciuta per i suoi vini legger e succosi. Rivolta al sorgere del sole, la Valtènesi è notti fresche, brezze leggere e mattinate soleggiate. Il clima dolce e l’influenza del lago creano un ambiente ideale per la viticoltura, dove la tradizione storica e il metodo di vinificazione, codificato dal Senator Pompeo Molmenti nel 1897, si intrecciano con l’innovazione. Il Terroir è caratterizzato da aziende familiari, che tramandano di generazione in generazione l’arte della viticoltura di alta qualità legata a vitigni autoctoni di rara delicatezza. Il Consorzio Valtènesi tutela i rosé, i rossi, gli spumanti e i bianchi della denominazione Valtènesi – Riviera del Garda Classico, il Bianco San Martino della Battaglia Doc e tutte le espressioni dell’IGT Benaco Bresciano. Le dolci colline della.  Valtènesi sono ricche di bellezza e cultura, come testimoniato dai grandi poeti che ne hanno celebrato il fascino, creando un’esperienza unica di “dolce vita” che si riflette nei suoi vini

    Foto conferenza stampa Milano Lake Garda Wines_Ph Stefano Campana LEGGI TUTTO

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    Il Consorzio Morellino di Scansano a Wine Paris 2025

    Dal 12 al 14 febbraio 2025 il Consorzio Morellino di Scansano sarà tra i protagonisti italiani di Wine Paris & Vinexpo Paris, diventato negli anni uno degli appuntamenti più rilevanti per il business e la promozione del vino e dei distillati a livello internazionale.
    Il Morellino sarà presente in associazione al Consorzio Vino Chianti rinnovando la sinergia proposta anche alle Anteprime di Toscana, dove il 19 febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze saranno ancora una volta insieme con l’evento Chianti Lovers e Rosso Morellino.
    In occasione di Wine Paris, il Consorzio – rappresentato in fiera sia dal presidente Bernardo Guicciardini Calamai che dal direttore Alessio Durazzi – porterà una selezione di 25 etichette di Morellino di Scansano proposte da 16 realtà vitivinicole e disponibili alla degustazione in un’area espositiva dedicata situata nella Hall 6, stand C204.
    Le aziende Bruni e Conte Guicciardini inoltre avranno un proprio desk all’interno dello spazio consortile dove esporranno i loro vini.
    “Wine Paris & Vinexpo Paris rappresenta un appuntamento internazionale fondamentale per il nostro Consorzio, che oggi vede un 25% di fatturato proveniente dall’export. Si tratta di un palcoscenico diventato ormai irrinunciabile e un’occasione importante per consolidare la visibilità del Morellino di Scansano nei mercati esteri tradizionali e posizionarsi in quelli emergenti, rafforzando i rapporti con operatori, buyer e stampa specializzata”, spiega il presidente Bernardo Guicciardini Calamai.
    L’appuntamento parigino, che ospiterà oltre 4.600 espositori provenienti da 50 Paesi e si prevede attirerà più di 50.000 visitatori da 140 nazioni, si inserisce in un più ampio percorso di promozione all’estero del Consorzio Morellino di Scansano, sempre più impegnato a rafforzare la propria presenza nei diversi mercati, intercettando nuove opportunità commerciali. LEGGI TUTTO

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    Il Consorzio Morellino di Scansano a Wine Paris 2025

    Dal 12 al 14 febbraio 2025 il Consorzio Morellino di Scansano sarà tra i protagonisti italiani di Wine Paris & Vinexpo Paris, diventato negli anni uno degli appuntamenti più rilevanti per il business e la promozione del vino e dei distillati a livello internazionale.
    Il Morellino sarà presente in associazione al Consorzio Vino Chianti rinnovando la sinergia proposta anche alle Anteprime di Toscana, dove il 19 febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze saranno ancora una volta insieme con l’evento Chianti Lovers e Rosso Morellino.
    In occasione di Wine Paris, il Consorzio – rappresentato in fiera sia dal presidente Bernardo Guicciardini Calamai che dal direttore Alessio Durazzi – porterà una selezione di 25 etichette di Morellino di Scansano proposte da 16 realtà vitivinicole e disponibili alla degustazione in un’area espositiva dedicata situata nella Hall 6, stand C204.
    Le aziende Bruni e Conte Guicciardini inoltre avranno un proprio desk all’interno dello spazio consortile dove esporranno i loro vini.
    “Wine Paris & Vinexpo Paris rappresenta un appuntamento internazionale fondamentale per il nostro Consorzio, che oggi vede un 25% di fatturato proveniente dall’export. Si tratta di un palcoscenico diventato ormai irrinunciabile e un’occasione importante per consolidare la visibilità del Morellino di Scansano nei mercati esteri tradizionali e posizionarsi in quelli emergenti, rafforzando i rapporti con operatori, buyer e stampa specializzata”, spiega il presidente Bernardo Guicciardini Calamai.
    L’appuntamento parigino, che ospiterà oltre 4.600 espositori provenienti da 50 Paesi e si prevede attirerà più di 50.000 visitatori da 140 nazioni, si inserisce in un più ampio percorso di promozione all’estero del Consorzio Morellino di Scansano, sempre più impegnato a rafforzare la propria presenza nei diversi mercati, intercettando nuove opportunità commerciali. LEGGI TUTTO

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    Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano presenta San Bruzio Vermentino Superiore Maremma Toscana Doc 2023

    Una nuova creazione arricchisce la linea Le Vigne di Cantina Vignaioli Morellino di Scansano: è San Bruzio Vermentino Superiore Maremma Toscana Doc 2023, inedita etichetta della cooperativa grossetana che dimostra come il tempo possa essere un alleato prezioso per questa varietà.
    “Accarezzavamo da tempo l’idea di lavorare sul lungo affinamento del vermentino – spiega Benedetto Grechi, Presidente di Cantina Vignaioli Morellino di Scansano – e con San Bruzio ci siamo riusciti. Vogliamo esplorare tutte le sfumature e raccontare la versatilità di questa varietà, che nella Maremma ha trovato il luogo ideale, dove le sue caratteristiche possono esprimersi al meglio. Nella linea Le Vigne erano già presenti San Rabano Vermentino Maremma Toscana Spumante Doc e Vigna Fiorini Vermentino Maremma Toscana Doc. Proprio la degustazione di alcune vecchie annate del Vigna Fiorini ci ha fatto capire che il vermentino ha un interessante potenziale di invecchiamento. Da lì l’idea del San Bruzio. Si tratta di un vino che si può bere giovane, ma regala note e sensazioni straordinarie a due o tre anni dalla vendemmia”.
    La nuova referenza prende il nome dall’antica canonica di San Bruzio, costruita attorno all’Anno Mille a ridosso del borgo di Magliano in Toscana (Grosseto), forse sulle spoglie di un tempio pagano. Oggi rimangono solo i resti dell’edificio, ma il fascino del luogo è immutato, tanto che una leggenda narra che il Destino alberghi proprio in queste terre.
    San Bruzio viene prodotto con uve vermentino, coltivate a cordone speronato su un terreno arenario limoso. Circa un terzo dei grappoli utilizzati viene raccolto a maturazione regolare e mantenuto in cella, mentre il resto rimane in vigna per altre due settimane, per favorire lo sviluppo di aromi fruttati. Dopo 48 ore di macerazione a freddo con le bucce, si estrae e fermenta il mosto fiore; segue affinamento in acciaio per sei mesi assieme alle fecce fini. Una volta pronto, il vino viene imbottigliato a partire dal mese di luglio successivo alla vendemmia.
    Giallo paglierino arricchito da riflessi dorati, San Bruzio Vermentino Superiore Maremma Toscana Doc 2023 si caratterizza al naso per le note di ginestra e susina gialla, con un finale di albicocca. Al palato è pieno, spicca la sapidità che, unita alla freschezza, vivacizza la struttura marcata. Il sorso è lungo e rimarca le note sapide avvertite all’olfatto. Il calice accompagna perfettamente piatti di pesce, carni bianche o formaggi freschi.
    San Bruzio sarà in vendita a partire da marzo 2025 al prezzo di 18 euro in enoteca e nell’e-shop aziendale. LEGGI TUTTO