Nel 2018 Antinori ha ripreso a crescere dopo la battuta d’arresto dell’anno scorso. I dati che andiamo ad analizzare sono in realtà migliori (i migliori di sempre, anzi) dal punto di vista dei margini che non da quello delle vendite, che pure sono cresciute del 6% a livello consolidato, a 234 milioni di euro. Ciò è frutto del miglioramento del mix delle vendite. Come si dice nella relazione, le bottiglie vendute nel 2018 sono state leggermente inferiori a quelle del 2017, ma il mix è migliorato, verso prodotti di prezzo più elevato e dunque di margini migliori. Se non fosse che alcune etichette la cui produzione 2017 è stata scarsa si sono esaurite (e questo effetto proseguirà anche nel 2019 e 2020), il fatturato sarebbe stato anche migliore. L’utile netto balza del 57% al livello record di 78 milioni, grazie alla crescita dell’utile operativo del 24% (82 milioni di euro) e ai benefici del “patent box” di 15 milioni di euro (di cui 10 relativi al 2015-16-17, da considerare straordinari e 5 relativi al 2018… altri 5 presumibilmente arriveranno nel 2019 per poi esaurirsi). Dal punto di vista finanziario Antinori accumula altri 47 milioni di cassa, raggiungendo quota 55 milioni, con una politica dei dividendi sempre molto cauta (4 milioni da distribuire nel 2019) e continuando a privilegiare gli investimenti e il rafforzamento patrimoniale. Dovendo trovare qualcosa che non va bene, andrebbe menzionato il mercato americano, che da ormai qualche anno ha smesso di crescere. Passiamo a commentare qualche dato insieme.
- Le vendite crescono del 6% a 234 milioni di euro grazie alla crescita nei mercati europei (+10% a 60 milioni, grazie ai mercati scandinavi e al mercato inglese), mentre gli USA sono stabili a 45 milioni. Il mercato italiano a 80 milioni di euro è in progresso del 6%, supportato anche da un miglioramento del posizionamento dei prodotti del gruppo. Gli “altri” mercati, sono a +8%, 48 milioni. Tra questi va menzionato il Canada, in crescita del 10% a 10 milioni di euro.
- I costi di produzione sono sostanzialmente stabili, per cui l’EBITDA cresce da 91 milioni a 109 milioni di euro, l’utile operativo da 66 milioni a 82 milioni, +24%, con un leggero incremento del peso degli ammortamenti. Infine, l’utile netto sale a 78 milioni di euro, beneficiando anche di una aliquota fiscale del 4% (contro il 23% dello scorso anno, in relazione al patent-box). Se applicassimo l’aliquota fiscale del 2018, l’utile sarebbe stato di poco superiore a 60 milioni di euro (rispetto a 50 milioni del 2017).
- La posizione finanziaria passa da 8 a 55 milioni di euro di cassa, beneficiando di una generazione di cassa di 105 milioni e dopo aver investito circa 34 milioni (contro 27 nel 2017, con diversi progetti di crescita soprattutto nella parte agricola) per una percentuale del 15% delle vendite, 12 milioni di maggior capitale circolante, 20 milioni di tasse pagate (invece dei 4 milioni del bilancio, che saranno recuperati nel 2019). Il capitale investito cresce a 576 milioni di euro, per un ritorno sul capitale investito (pre-tasse) che tocca il massimo storico al 15%.
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