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    Annunciati i vincitori di Words of Wine 2023

    Oggi alla Tenuta Coppa Zuccari di Città Sant’Angelo sono stati annunciati i vincitori del premio giornalistico internazionale “Words of Wine – Parole di vino”. Il riconoscimento, ideato dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo e giunto quest’anno alla settima edizione, vuole mettere in luce la capacità di narrare di tanti giornalisti che hanno colto l’occasione per parlare […] LEGGI TUTTO

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    Staforte: la prova del tempo

    Se c’è una regola aurea nel mondo del vino è che tutto è relativo. Niente è assoluto, o valido per tutti. La formula taglia unica non esiste. Ciò che è perfetto per uno, è da evitare come la peste per un altro. Questione di obiettivi, di stile produttivo, di filosofia personale. Chi pensa che la chiusura ideale di un vino d’alta gamma possa essere solo il tappo in sughero monopezzo non oserà mai mettere un tappo a vite sulle sue bottiglie più pregiate. Chi crede che il grande vino possa evolversi solo in legno guarderà con diffidenza chi invece usa altri contenitori, dal cemento alla terracotta all’acciaio. E il bello del mondo del vino è anche questo: c’è posto per tutto e per tutti. Graziano Pra, storico produttore di Monteforte d’Alpone, appartiene a quella schiera di produttori che non teme di andare controcorrente o di sperimentare soluzioni che qualcuno definirebbe azzardate, se fanno al caso suo. E’ il caso del suo Soave Classico DOC “Staforte”: nasce da una selezione delle uve migliori dei suoi vigneti più vecchi (50-70 anni) di Monteforte d’Alpone, coltivati su suoli vulcanici tra i 150-250 metri e allevati a pergola veronese e Guyot. Un bianco che fermenta e matura solo in acciaio, con un’attenta e metodica pratica di bâtonnage svolta direttamente nel fermentino per almeno sei mesi. La prima annata di questo vino fu la 2004. “ In quegli anni uscivamo da due novità dirompenti – racconta lo stesso Pra – L’arrivo anche nel Soave dello Chardonnay e la moda imperante della barrique. Io li provai entrambi, e li scartai. Non rispondevano al mio stile”. L’intento era quello di fare un grande bianco solo in acciaio: ma come? Parlando con un enologo francese, scoprì che in Francia usavano fare bâtonnage nelle barrique: Pra applicò lo stesso sistema al fermentino in acciaio. Una specie di pala posta sul fondo con un movimento lento e regolare rimescola le fecce fini in maniera omogenea: “I lieviti sono sempre in sospensione, le pareti cellulari si rompono e cedono le mannoproteine, che donano una sensazione di maggior volume in bocca. Al tempo stesso il vino si stabilizza sia da un punto di vista proteico che tartarico”. L’uscita sul mercato del nuovo Soave “Staforte” (come anticamente si chiamava il Comune di Monteforte) fu immediatamente salutata con grande favore sia dai consumatori che dalla critica: un successo che continua da allora, basti guardare l’elenco di “3 Bicchieri” che si è conquistato negli anni (l’ultimo è dell’anno scorso). Assaggiato a distanza di quasi 20 anni, questo Soave dalla veste giallo intenso tendente al dorato si rivela ancora esuberante: profuma di zafferano, melone, pesca e fiori gialli, che in bocca si ripresentano con grande freschezza e pulizia. Anche l’annata 2006 è di un giallo intenso, ma con riflessi più platinati. Al naso si presenta un po’ più chiuso del precedente, con sentori di erbe mediterranee aromatiche, la cui freschezza ben si abbina a un gusto che ricorda una mela Golden molto matura. Dopo un 2007 con profumi più scuri, minerali e un 2009 sapido e con note di frutta bianca e una leggera spezia dolce sul finale, il 2013 sorprende con un bouquet di aromi dolci, che richiamano il miele d’acacia e l’albicocca matura: in bocca però è sempre vibrante, succoso di frutta gialla matura, si fa bere con piacere. Dopo uno strano 2015 dalle note un po’ agliacee al naso, con il 2016 inaugura la nuova stagione: quella dei vini chiusi con tappo a vite. “Amo questa chiusura perché mi rispetta – è il commento del produttore – Voglio poter assaggiare questo vino tra 20 anni, e ritrovarlo così com’è oggi”. Il naso è ricco e variegato: alle erbe aromatiche di campo (menta soprattutto) si accompagnano accenni di idrocarburo e polvere da sparo e di buccia di limone verde. In bocca è lungo, pulito, molto equilibrato, sapido e totalmente secco, come tutti i precedenti. L’annata successiva (2017) presenta un accenno di frutta gialla anche tropicale sia al naso che in bocca, mentre la 2021 presto in commercio ha un naso mieloso ancora più pronunciato del 2013, che presto però si trasforma in aromi tropicali e agrumati e al gusto presenta frutta gialla e bianca mature, con un ricordo di fiori di sambuco. Un Soave che sembra una fedele fotografia dell’ambiente naturale da cui proviene. LEGGI TUTTO

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    Lavico Etna Bianco 2022. Il Carricante sintesi di vulcano, mare e montagna

    Duca di Salaparuta presenta la nuova annata del suo Lavico Etna DOC Bianco, progetto enologico che ha esordito nel 2022 con il lancio delle prime etichette Etna Doc dell’azienda di Casteldaccia. Un monovarietale, 100% Carricante, che nasce nella suggestiva Tenuta Vajasindi situata nel comune di Castiglione di Sicilia, in frazione Passopisciaro, sul versante nord del […] LEGGI TUTTO

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    A Velletri torna Tutti giù in cantina – Festival della cultura del vino

    Un grande contenitore culturale dove incontrare e seguire scrittori, presentazione di libri, performance teatrali e musicali, talk show, ma soprattutto degustare le migliori produzioni enologiche d’eccellenza della Regione Lazio, nazionali ed internazionali.  oltre alle degustazioni guidate da esperti del settore. È tutto racchiuso in questi appuntamenti la VIII edizione della manifestazione “Tutti giù in cantina […] LEGGI TUTTO

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    Trentino, quattro giorni di festa per il Muller Thurgau

    Manca solo un mese alla 36^ edizione della rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna, in programma dal 6 al 9 luglio nella cittadina di Cembra e nel territorio della splendida e selvaggia valle a nord del capoluogo, famosa per i suoi arditi terrazzamenti. Come sempre, la manifestazione è organizzata dal Comitato Mostra Valle di Cembra […] LEGGI TUTTO

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    Consorzio Vini Alto Adige: Andreas Kofler confermato presidente

    Anche per i prossimi tre anni, il presidente del Consorzio Vini Alto Adige sarà Andreas Kofler. Il neoeletto consiglio di amministrazione ha riassegnato la presidenza a Kofler, così come la vicepresidenza a Martin Foradori. L’attenzione rimarrà pertanto incentrata sulla prosecuzione dei progetti già avviati: l’implementazione della sostenibilità in tutti i settori del comparto vinicolo, la concretizzazione dell’ambizioso progetto legato alla zonazione e la realizzazione della nuova sede del Consorzio.

    Fondato nel 2007 quale organizzazione in grado di raggruppare tutte le principali associazioni e istituzioni del settore vitivinicolo altoatesino, il Consorzio Vini Alto Adige rappresenta oggi il centro di competenza di riferimento in materia di vino e gestisce il marchio Vini Alto Adige, oltre a farsi carico di un’ampia gamma di servizi per i suoi associati. Andreas Kofler, presidente della Cantina Kurtatsch, ha diretto l’attività del Consorzio nelle vesti di presidente già negli ultimi anni; al suo fianco, quale vicepresidente, Martin Foradori della Tenuta Hofstätter di Termeno.

    Il consiglio di amministrazione, recentemente eletto durante l’assemblea generale tenutasi a Bolzano, ha riconfermato l’incarico a entrambi. Anche questo voto è stato all’insegna della continuità. Infatti Andreas Kofler, Klaus Pardatscher, Georg Eyrl e – nuovi – Philipp Plattner nonché Oscar Lorandi continueranno a rappresentare il Consorzio delle cantine produttori in seno al consiglio di amministrazione del Consorzio. Martin Foradori, Alois Clemens Lageder e Peter Zemmer sono stati riconfermati quali rappresentanti delle Tenute dell’Alto Adige. Lo stesso vale per Stefan Vaja dei Vignaioli dell’Alto Adige, rappresentati nel consiglio di amministrazione anche, per la prima volta, da Hannes Andergassen.

    Con la continuità al vertice del Consorzio è garantita anche la continuità in merito ai temi principali. “Un’attenzione particolare è naturalmente rivolta a una coerente implementazione dell’Agenda del Vino Alto Adige 2030, che ci indica la via verso un futuro sostenibile lungo tutta la catena di creazione del valore”, afferma Andreas Kofler. “In fin dei conti, a consumatrici e consumatori, vogliamo garantire non solo la qualità del nostro prodotto, ma anche la qualità della produzione”.

    Un secondo obiettivo è la realizzazione dell’ambizioso progetto legato alla zonazione, pronto alla concretizzazione dopo un lavoro preliminare durato anni. “Nel corso dei prossimi anni, terroir unici, vitigni selezionati per queste specifiche zone e un’ulteriore riduzione delle quantità di raccolto innalzeranno la qualità dei vini dell’Alto Adige a un livello ancora superiore”, spiega il vicepresidente del Consorzio Martin Foradori.

    Infine, è in fase di realizzazione anche il progetto della nuova sede del Consorzio Vini Alto Adige, nella quale troverà una nuova casa l’intero settore vitivinicolo altoatesino. “La concentrazione a livello di ambienti e spazi ci permetterà di raggruppare meglio le risorse e rendere la cooperazione ancor più stretta”, assicura il presidente.

    Il nuovo Consiglio di Amministrazione, da sinistra a destra: Philipp Plattner, Martin Foradori, Oscar Lorandi, Georg Eyrl, Stefan Vaja, Andreas Kofler, Peter Zemmer, Hannes Andergassen, Klaus Pardatscher (mancano Clemens Lageder e Peter Zemmer) LEGGI TUTTO

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    I migliori rosati sbocciano in Puglia (cit.)

    I migliori rosati sbocciano in Puglia. Circa una quindicina di anni fa, con questo slogan oggi decisamente desueto, la Regione Puglia, non senza un pizzico di sano campanilismo, presentava al mondo i suoi vini rosa. D’altronde, se andate nella Valtenesi, a Bardolino o in Abruzzo, vi diranno che i migliori vini rosa italiani vengono da lì. Chi ha ragione? Credo tutti, è questa è un’ottima cosa perché sta a significare che il vino rosa italiano, al di là delle mode e delle tendenze, a volte anche deleterie, ha raggiunto livelli qualitativi di assoluta eccellenza. Nel primo semestre di quest’anno, oltre alla consueta Anteprima del Chiaretto di Bardolino e un approfondimento sulla Valtenesi, ho avuto la possibilità di degustare un discreto numero di referenze pugliesi.

    La Puglia è terra di grande tradizione, si hanno notizie di produzione di vino rosé già a partire dalla metà dell’Ottocento e per certo, può vantare il primo vino rosa imbottigliato, correva l’anno 1943 quando Piero de Castris iniziò a commercializzare il Five Roses, ma oggi, a che punto siamo? Qualcuno è arrivato a dire che l’identità dei rosati pugliesi è stata stravolta, che ha seguito solo logiche di mercato, le quali hanno portato ad un appiattimento dei vini fortemente orientato verso la Provenza. È davvero così? Sinceramente a me non pare, anzi, riferendomi nello specifico all’annata 2022 ho trovato dei vini in grado di bilanciare finezza, eleganza, struttura, riuscendo a mantenere una facilità di beva sorprendente e fortemente identitaria, grazie alla peculiarità di uve come il Susumaniello, la Malvasia Nera, il Nero di Troia e naturalmente il Negroamaro.   

    Gli assaggi

    Di seguito una serie di belle sorprese da bere tutto l’anno e non solo d’estate. Il vino rosa va assolutamente destagionalizzato, questo deve essere un mantra che tutti i comunicatori di vino devono recitare fino allo sfinimento.

    Iniziamo con due spumanti Metodo Martinotti, il primo è il Susumaniello Rosato brut Masseria L’Astore. Dalla prima naturale spremitura delle uve si ottiene il mosto detto in Salento “lacrima”, questo è messo a fermentare a temperatura controllata in vasche d’acciaio. Successivamente viene spumantizzato in autoclave alla temperatura di 10°/12° C per almeno 5 mesi. Note intense e delicate di piccoli frutti rossi e melograno al naso, al palato è teso ed elegante.

    L’Astore Masseria si trova a Cutrofiano, nella Grecia salentina. Il secondo è il Aka Charme Primitivo Rosè Brut Produttori di Manduria. Vinificazione in bianco, con resa non superiore al 50-55%. Dopo la pressatura, il mosto rosato viene avviato verso la fermentazione primaria, sotto stretto controllo termodinamico (da 13 a 15°C). La trasformazione del mosto in vino prosegue sempre in acciaio, sulle fecce fini, fino al termine di ottobre. Successivamente il vino viene trasferito in autoclave per la fermentazione secondaria, dove avviene la presa di spuma ed il successivo affinamento sui lieviti, per un periodo complessivo di circa 120 giorni. All’olfatto intensi piccoli frutti rossi e delicata tostatura. Al palato è cremoso ed espressivo. La cantina cooperativa Produttori di Manduria si trova a ovviamente a Manduria, siamo in provincia di Taranto.

    Per quanto riguarda i vini rosé fermi segnalo: Castillo IGP Susumaniello Rosato 2022 Cardone. Macerazione delle bucce con il mosto, per circa 24/36 ore, al fine di permettere l’estrazione del colore desiderato. Pressatura soffice del pigiato. Fermentazione alcolica a temperatura controllata (18-20°C). Affinamento in tini di acciaio. Il profilo olfattivo è di bella intensità, melograno, piccoli frutti rossi, delicate note iodate. Al palato è cristallino ed espressivo. L’azienda Cardone si trova in quel gioiello che è Locorotondo. Taranta Negroamaro e Malvasia Nera IGP 2022 Vetrère. Raccolta meccanica, pressatura soffice, illimpidimento statico, fermentazione in serbatoi d’acciaio a temperatura controllata (14°-16°C). Affinamento in serbatoi d’acciaio sui lieviti per due mesi. Alla vista si presenta con un rosa ciliegia deciso. L’olfatto si presenta con note intense di frutta rossa, al palato è dinamico. L’azienda Vetrère si trova a Montemesola in provincia di Taranto. 

    Rosamora Malvasia Nera 2022 Cantine Paololeo. Dopo la raccolta l’uva viene raffreddata a 0°C e fatta stazionare all’interno della pressa soffice per circa 4 ore a contatto con le bucce da dove si estrae il caratteristico colore “rosa cerasuolo”. Il pressato, all’interno di un serbatoio d’acciaio inox, fermenta a temperatura bassa per circa 10 giorni. Matura per 3 mesi in serbatoi d’acciaio. All’olfatto intense note di piccoli frutti rossi, e leggera speziatura. Al palato è slanciato ed elegante. Le Cantine Paololeo si trovano a San Donaci in provincia di Brindisi. Cyntia Nero di Troia 2022 Cantine Merinum. I vigneti sono situati a Vieste ai piedi della Foresta Umbra Patrimonio Unesco e nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. Macerazione a freddo in pressa soffice, fermentazione e vinificazione a temperatura controllata. Affinamento in vasche per due mesi e altri due mesi in bottiglia prima della commercializzazione. All’olfatto intense note di piccoli frutti rossi, melograno, arancia rossa. Al palato è suadente e di bella espressività. Le cantine Merinum si trovano in località Pasquarella a Vieste.

    Fabri Murgia Nero di Troia 2022 Rivera. Vendemmia manuale nella seconda settimana di ottobre a raggiunta maturazione fenolica. Dopo 8 ore di macerazione a °5C, il mosto fiore prosegue la fermentazione in acciaio a 18°C. Affina per 4 mesi in anfore di terracotta Tava e botti in gres porcellanato Clayver. Assaggio questo vino con grande emozione perché è dedicato a Fabrizio De Corato, ultimogenito della famiglia proprietaria della storica e direi mitica cantina Rivera, prematuramente scomparso un anno fa.  All’olfatto intense note di amarena e melograno e delicate note speziate e fumé. Al palato è succoso e slanciato. LEGGI TUTTO