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    L’esuberanza dell’Abruzzo Pecorino

    L’Abruzzo non è solo una terra di grandi vini rossi ma, grazie anche al vitigno pecorino – diffuso in tutta la regione “Verde d’Europa” – offre un’allettante proposta di vini bianchi perfetti per la stagione estiva e non solo. Perché non scegliere di scoprirlo proprio sul fantastico territorio che – tra enogastronomia, bellezze naturali, arte, cultura, vendemmia, eventi e sport – ti conduce dalla montagna al mare in meno di un’ora, soffermandosi magari ad ammirare anche la costa dei Trabocchi al tramonto?
    Armonico, persistente, secco, l’Abruzzo Pecorino ha tutte le caratteristiche per essere considerato un vino d’eccezione. Fresco, con un’ottima acidità̀ bilanciata da una grande potenza alcolica, si rivela il compagno ideale in particolare per piatti di pesce, formaggi ma anche carni bianche e primi con condimenti importanti. Con un colore giallo paglierino tendente al dorato, un gusto armonico e un bouquet fruttato e floreale, è caratterizzato da profumi di frutta tropicale, note agrumate e balsamiche; l’Abruzzo Pecorino deriva in realtà da un vitigno “antico” che racconta la storia e le tradizioni di una regione ricca di sapori e di aromi.
    Le sue prime tracce risalgono ai tempi di Catone il Censore (II secolo a.C.) che lo includeva tra le varietà portate in Italia durante le migrazioni greche. Con una maturazione abbastanza precoce delle uve e basse rese quantitative, è stato riscoperto in tempi recenti (dagli anni ’80/’90) per la produzione di vino di qualità, mentre prima gli si preferivano varietà più produttive. Il nome del vitigno rimane tutt’oggi un mistero, ma tra le varie ipotesi maggiore credito ha quella che lo lega alla pratica della pastorizia transumante, tipica dell’Abruzzo: pare che le pecore andassero pazze per questo tipo di uva che, maturando prima delle altre varietà regionali, era dolcissima nel periodo del loro passaggio, verso metà settembre.
    Il vitigno, per raggiungere l’eccellenza, preferisce zone fresche e forti escursioni termiche. Coltivate in tutta la regione Abruzzo, le uve pecorino conferiscono al vino caratteristiche organolettiche differenti a seconda del terreno dove sorgono le vigne e dei metodi di vinificazione e affinamento. I vini provenienti dai vigneti costieri hanno, per esempio, una grande impronta sapida mentre freschezza e acidità sono più marcate nelle proposte che provengono dai piedi della Majella e del Gran Sasso. Insomma la versatilità è uno dei punti di forza dell’Abruzzo Pecorino e sono davvero tante le proposte abruzzesi da degustare.
    Il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo
    Organismo di carattere associativo senza scopo di lucro, il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo è stato istituito nel 2003 con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MiPAF) per svolgere funzioni di tutela, valorizzazione e di cura generale degli interessi connessi alle denominazioni da esso tutelate. Sovrintende all’adempimento della disciplina regolamentare delle denominazioni, alla formulazione di eventuali proposte di aggiornamento della stessa, e coordina il lavoro delle categorie produttive del settore ai fini della valorizzazione delle singole denominazioni.
    Il Consorzio tutela i seguenti vini a Denominazione di Origine Controllata: Montepulciano d’Abruzzo Doc, Trebbiano d’Abruzzo Doc, Cerasuolo d’Abruzzo Doc, Abruzzo Doc, Villamagna Doc. Tutela inoltre anche i vini a Indicazione Geografica Tipica: Colline Pescaresi Igt, Colline Teatine Igt, Colline Frentane Igt, Colli del Sangro Igt, Del Vastese o Histonium Igt, Terre di Chieti Igt, Terre Aquilane o Terre de L’Aquila Igt. LEGGI TUTTO

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    Aglianico del Taburno Docg 2015 e Falanghina del Sannio Dop 2019, ecco i nuovi rating

    Continua a salire il livello qualitativo delle denominazioni Aglianico del Taburno DOCG e Falanghina del Sannio DOP. A confermarlo sono i giudizi emersi dai rating dell’annata 2015 (per l’Aglianico del Taburno Docg) e dell’annata 2019 (per la Falanghina del Sannio Dop), organizzati dal Sannio Consorzio Tutela Vini con la collaborazione della sezione campana di Assoenologi, l’associazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli. Per i vini Aglianico del Taburno DOCG 2015 il giudizio qualitativo globale si è attestato sull’ottimo; per i vini Falanghina del Sannio DOP 2019 il giudizio qualitativo globale è andato ben al di sopra dell’ottimo.
    Le degustazioni sono state effettuate da enologi professionisti, esperti delle due tipologie di vino, con conoscenza del territorio. Le valutazioni dei vini sono state fatte secondo il metodo Union Internationale Des Oenologues, su campioni precedentemente anonimizzati. Tale metodo prevede che per valori pari a 100 i vini sono da considerare eccellenti; per valori pari a 86 i vini sono da considerare ottimi; per valori pari a 72 sono da considerare buoni (valori intermedi costituiscono giudizi intermedi tra quelli descritti). I risultati ottenuti sono stati elaborati dalla media dei punteggi attribuiti dai singoli degustatori eliminando il valore più basso e il valore più alto.
    Per i vini Aglianico del Taburno DOCG 2015 è emerso il punteggio medio generale di 87/100; il punteggio medio generale conseguito dai vini Falanghina del Sannio Dop 2019 è stato di 88/100. I giudizi espressi da Assoenologi iniettano fiducia tra le aziende sannite che vivono la vigilia di una vendemmia insolita. Dal punto di vista quantitativo si prevede un leggero calo della produzione, mentre dal punto di vista qualitativo, se queste ultime settimane procederanno nel migliore dei modi, si prospetta un’annata di ottima qualità, in linea con quella dell’anno scorso. L’attenzione è alta soprattutto per le incognite legate al periodo particolare e all’emergenza Covid, che ha innescato criticità nell’ambito della ristorazione e tensioni sulle esportazioni.
    Di fronte a questa vendemmia i vitivinicoltori e le cantine del Sannio saranno chiamati ancora una volta a mostrare la loro straordinaria capacità di ripresa. Proprio come successe cinque anni fa, in occasione della vendemmia 2015, di cui sono frutto le uve delle etichette Aglianico del Taburno Docg valutate da Assoenologi. L’associazione ricorda, infatti, «che il 15 ottobre 2015, nella fase iniziale della raccolta dell’aglianico, un violento nubifragio ha messo in ginocchio la viticoltura sannita. Le abbondanti piogge, oltre ad ingrossare il corso dei fiumi creando allagamenti, hanno portato alla saturazione idrica molti terreni del massiccio del Taburno, dando origine a diversi smottamenti.
    Molte aziende vinicole e molte vigne sono state praticamente devastate da frane discese dai rilievi del Taburno che hanno reso impossibile la raccolta dei vigneti meglio esposti. In molti casi si sono rese impossibili anche le operazioni di cantina, in quanto sono state praticamente “invase” dalle pietre e dal terreno trascinate dall’acqua». Quell’evento segnò anche la qualità generale dei grappoli, che solo grazie all’esperienza dei vitivinicoltori del Taburno raggiunsero livelli zuccherini regolari, anche se con acidità più basse e, in particolare, minore presenza di acido malico. Caratteristiche che hanno richiesto maggiore attenzione nei processi di vinificazione, rendendo più impegnative le fasi di fermentazione e affinamento. «Tutte le valutazioni dei campioni degustati – rimarca Assoenologi – hanno evidenziato tonalità di colore non molto accentuate, intense note speziate e balsamiche con sfumature di frutti rossi e viola nel profilo olfattivo. Il profilo gustativo evidenzia una buona concentrazione, sapidità, volume, intensità, persistenza ed equilibrio gustativo, con particolare evidenza delle note acquisite con l’affinamento in legno».
    I vini Falanghina del Sannio Dop 2019 sono invece frutto di un’annata che non ha presentato particolari problematiche, con la gestione delle vigne che non ha evidenziato criticità: le uve sono arrivate tutte perfettamente sane a maturazione. La vendemmia, iniziata con una settimana di ritardo, ha portato in cantina grappoli dai valori zuccherini abbastanza elevati, acidità più basse rispetto alla vendemmia 2018, con particolare presenza di acido malico e buona dotazione di precursori aromatici.
    «Tutte le valutazioni dei campioni degustati – sottolinea l’associazione degli enologi e degli enotecnici – hanno riportato giudizi rimarcanti nel profilo olfattivo note fruttate, in particolare di frutta matura e un profilo gustativo con evidenti caratteri di pienezza, volume e rotondità. Nel complesso un profilo floreale meno accentuato rispetto alle annate precedenti e buon livello di finezza nell’espressione varietale». LEGGI TUTTO

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    Vendemmia. Schenk Italian Wineries: ottima annata da nord a sud

    “Il clima favorevole e l’attenta gestione dei vigneti prefigurano un’annata davvero positiva, da nord a sud del Paese. Quest’anno inizieremo la vendemmia una settimana in anticipo rispetto al 2019, perché il livello qualitativo delle uve risulta già generalmente molto buono lungo tutta la Penisola, compresa la Sardegna che, negli ultimi due anni ha vissuto grossi problemi per la siccità.
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    Finimondo! e Dianthà, i vini spensierati delle Cantine Pellegrino

    Sono giovani, divertenti, accattivanti e pieni di vita i due vini Finimondo! e Dianthà delle Cantine Pellegrino. Un rosso intenso, appassionato e ricco di profumi di frutta, e un bianco fresco, leggero e floreale, entrambi vini spensierati dedicati ai giovani frequentatori di bar e wine bar. Perfetti da degustare insieme agli amici o in romantici tête à tête, per un allegro aperitivo o per accompagnare pranzi o cene disimpegnate, come spesso avviene durante la bella stagione. Nel calice sprigionano aromi fruttati e floreali tipici della loro terra calda e suadente. Danno ritmo e verve alle giornate e ne scandiscono i momenti più vivaci, stuzzicando la creatività a partire dalle loro etichette colorate e gioiose.
    Il rosso Finimondo! nasce da uve Syrah e Nero d’Avola lasciate leggermente appassire sotto il sole caldo della Sicilia. Grazie a questa tecnica il frutto si presenta alla raccolta con una maggiore concentrazione di profumi, amplificando così la struttura aromatica finale del vino, grazie anche all’affinamento in botte di 4 mesi. Di colore rosso profondo, avvolge e ammalia in un abbraccio di profumi fruttati e floreali, piacevoli sentori di frutta candita e intense note speziate. È morbido e intrigante, ideale come aperitivo in abbinamento a salumi, formaggi a pasta molle e verdure in tempura, e per accompagnare al meglio i momenti di gioia e spensieratezza dell’estate. Sorprendente l’abbinamento con la pizza, dà il meglio di sé in questa stagione servito fresco.
    Se amate i bianchi particolarmente freschi lasciatevi sedurre da Dianthà, un blend di uve Grillo e Malvasia, coltivate in vigneti posti sino a 150 metri sul livello del mare di Petrosino e Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Le uve sono raccolte la mattina presto nelle prime settimane di agosto, e poi il vino affina in acciaio e due mesi in bottiglia. Nel bicchiere è giallo paglierino chiaro e in bocca risulta fresco con un finale agrumato, ideale per dare slancio alle calde giornate estive, dal pranzo in riva al mare, al tramonto in spiaggia, fino ad una cena al chiaro di luna. Dianthà fa vivere l’emozione di una vacanza in Sicilia ad occhi aperti. I freschissimi e delicati sentori di zagara, gelsomino e menta esaltano i piatti delicati a base di pesce azzurro e lo rendono anche il compagno ideale per un aperitivo a base di cruditè o fritti di verdure. Due vini seducenti, capaci di attrarre anche i palati più giovani e di formarli ai gusti più autentici di un territorio.
    Cantine Pellegrino è una storica azienda nata nel 1880 in Sicilia e oggi leader nella produzione di vini bianchi e rossi, vini di Pantelleria e marsala. Proprio quest’anno ricorrono i 140 anni della cantina, da sempre in mano alla famiglia d’origine, che oggi è alla sesta generazione. Con tenute nella parte occidentale della Sicilia e tre cantine dedicate ad ogni tipologia di vino, Cantine Pellegrino è tra le realtà più importanti dell’universo siciliano e annovera tra le sue produzioni vini derivanti da vitigni autoctoni, perfetta espressione di un territorio meraviglioso LEGGI TUTTO

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    Il Consorzio Tutela Lugana delibera lo stoccaggio del 15%

    Si è svolta la scorsa settimana l’Assemblea del Consorzio Tutela Lugana DOC che ha affrontato come punto centrale all’ordine del giorno il varo di misure straordinarie per far fronte alla crisi congiunturale del comparto vino, fra i più colpiti dall’emergenza COVID-19, che non ha risparmiato nemmeno il prestigioso Bianco del Garda. L’Assemblea, con la rappresentanza di oltre 140 soci, ha deliberato di destinare il 15% della produzione della vendemmia 2020 a stoccaggio.
    Fra le varie contromisure possibili si è scelta la più flessibile: lo stoccaggio infatti per natura è reversibile e permetterebbe di svincolare una parte o tutto il vino in un secondo momento, qualora le condizioni di mercato ed il livello delle giacenze lo consentissero. Il Consorzio ha quindi scelto una via che mette l’intera filiera nelle condizioni di gestire con lungimiranza i volumi di prodotto ottenuti dalla prossima vendemmia, cercando di garantire un processo equo di distribuzione e di stabilizzare le dinamiche di mercato.
    Il Consorzio ha deciso di affrontare con decisione la criticità di un eccesso di potenziale produttivo rispetto alla domanda di mercato, così da evitare di accentuare gli squilibri già presenti in Filiera. “L’Assemblea si è espressa in modo netto nella sua sovranità. La nostra priorità resta la difesa del valore, della qualità, del prestigio e della reputazione che la DOC ha costruito nel corso dei decenni, in Italia e all’estero in continuità con i Presidenti che mi hanno preceduto” -, sottolinea il Presidente Ettore Nicoletto “Con questa decisione si vuole salvaguardare il futuro del Lugana e per farlo è necessario agire con strumenti e misure di governo dell’offerta, come lo stoccaggio, allo scopo di gestire in maniera coerente i volumi di prodotto, togliere pressione alla filiera ed attenuare il potenziale effetto negativo sui prezzi delle uve e del vino.
    I provvedimenti deliberati in passato così come la decisione odierna hanno certamente permesso di consolidare il posizionamento del Lugana tra i bianchi italiani di prestigio e indicano con chiarezza la strada da seguire per dare nuovo slancio ai processi di creazione di valore a vantaggio di tutti gli anelli della filiera – dalla vigna alla bottiglia – che solo i vini di pregio, e come tali riconosciuti dal mercato, possono alimentare, con ricadute positive anche su tutto il territorio”.
    Il Consorzio già lo scorso anno aveva introdotto provvedimenti virtuosi per ridurre il gap nei rapporti tra giacenze e imbottigliato, “un percorso che” – come ricorda il Direttore Andrea Bottarel – “stava dando i risultati auspicati, grazie anche all’ottima performance del primo bimestre del 2020, che ha poi sfortunatamente subito un nuovo contraccolpo a causa dell’emergenza sanitaria dei mesi di marzo, aprile e maggio. Pur assistendo a una considerevole ripresa della denominazione, che sta dimostrando il proprio potenziale, difficilmente si riuscirà a raggiungere la crescita necessaria a un equilibrio immediato.
    Dal confronto progressivo dell’imbottigliato dei primi 7 mesi del 2020 con l’analogo periodo del 2019 emerge una crescita del 5,8% (*), con una previsione di chiusura degli imbottigliamenti del 2020 in positivo rispetto al 2019 (per un totale di quasi 23 milioni di bottiglie), caso quasi unico nel panorama italiano. Ma la forbice di performance fra le varie realtà aziendali è piuttosto ampia, proprio perché la disparità di condizioni tra i diversi canali di distribuzione (Ho.Re.Ca e GDO in primis), che si è venuta a creare durante il lockdown, ha impedito che questa crescita si distribuisse in modo uniforme sia orizzontalmente, sia verticalmente all’interno della filiera”.
    Lo stoccaggio del 15% è la soluzione raccomandata anche dall’approfondita analisi che il CIRVE (Centro Interdipartimentale per la ricerca in Viticoltura ed Enologia) dell’Università di Padova ha condotto negli scorsi mesi e che è stata condivisa con i consorziati prima dell’Assemblea. La relazione tecnico – economica sullo stato della DOC Lugana ha evidenziato infatti come la DOC abbia sperimentato nel nuovo secolo una crescita particolarmente accentuata del suo potenziale produttivo, con le superfici iscritte che si sono di fatto quadruplicate tra il 2000 e il 2018. La produzione è cresciuta parallelamente: con la vendemmia 2018 è stato raggiunto un massimo pari a quasi 180.000 ettolitri ma nel 2019, grazie agli interventi di contenimento dell’offerta, la vendemmia ha dato luogo a una produzione più in linea con la media degli anni precedenti.
    Nonostante l’eccellente performance degli imbottigliamenti (che a fine 2019 hanno raggiunto i 21,8 milioni di bottiglie), l’aumento delle vendite non è stato però perfettamente proporzionale alla crescita della produzione. L’autocontrollo dell’offerta al mercato finale messo in atto dalla filiera ha per ora consentito di contenere gli effetti negativi sul prezzo della bottiglia, ma appare necessario continuare a porre in atto misure basate sullo stoccaggio amministrativo di una quota della produzione, in attesa di un consolidamento della ripresa. La delibera della Assemblea dei soci del Lugana passa ora all’esame delle Regioni per l’ultimo passaggio formale.
    (*) dati imbottigliamento Valoritalia LEGGI TUTTO

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    Cantina di Vicobarone: un premio alla sostenibilità e previsioni sulla vendemmia 2020

    “Ottime prospettive per la vendemmia 2020” così il Presidente di Cantina di Vicobarone Giuseppe Gaddilastri introduce quelle che sono le previsioni sotto il profilo produttivo della vendemmia di quest’anno “ci sono le premesse per affermare che sarà una buona annata, il prodotto è sano, le condizioni climatiche favoriscono la maturazione che sta procedendo in modo ottimale”. Le previsioni nel panorama della produzione vitivinicola sono dunque incoraggianti sia sul fronte della quantità che della qualità.
    “I presupposti ci sono tutti per poter affermare che il 2020 sarà un’annata che potenzialmente darà buoni frutti e di questo siamo molto felici” continua il Presidente ricordando la complessità del momento che abbiamo vissuto e che ci ha profondamente segnato “l’impegno e la costante dedizione verso il nostro lavoro sono stati i punti di forza che ci hanno permesso di affrontare le difficoltà, abbiamo creduto nel lavoro di squadra, facendo tesoro di tutte le risorse del nostro territorio, naturali e umane. Abbiamo creduto in noi, ma abbiamo potuto fare la differenza perché abbiamo creduto fortemente anche in tutti voi”.
    Cantina di Vicobarone, grazie anche al sostegno di coloro che da sempre scelgono i suoi vini, ha contribuito in modo importante a gestire l’emergenza che ha investito il nostro paese, attivandosi a sostegno di numerose iniziative solidaristiche sul territorio, consapevole della necessità di rimanere uniti per ripartire più forti e più determinati di prima.
    “Con orgoglio condividiamo con tutti i voi il primo importante risultato raggiunto dopo la ripresa a pieno regime della nostra attività” così il vice presidente della Cantina Maurizio Centenari spiega come concretamente gli sforzi di questo periodo siano stati premiati “due dei vini della linea Sostenibili, Gutturnio DOC Frizzante 2018 e Ortrugo Dei Colli Piacentini DOC Frizzante 2019, sono stati selezionati per essere inseriti nella prestigiosa guida 5StarWines – the Book 2021, due referenze espressione dei valori a fondamento del progetto di sostenibilità ambientale che la nostra azienda ha avviato già da diversi anni”.
    I due vini hanno ottenuto rispettivamente il punteggio di 90/100, riconfermandosi prodotti vitivinicoli di alta qualità, frutto del costante impegno e dedizione della Cantina verso il territorio e le preziose risorse che lo caratterizzano.
    “Credere nella sostenibilità significa per noi credere in un modello di sviluppo in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri” conclude il Presidente Gaddilastri “siamo consapevoli che preservare le risorse del nostro territorio sia un atto dovuto, che crea valore nel lungo periodo. È con grande senso di responsabilità che ispiriamo ogni nostra azione alla tutela del nostro e del vostro futuro”.
    Quest’estate Cantina di Vicobarone ha deciso di rimanere a disposizione dei propri clienti, mantenendo aperto il punto vendita a Vicobarone per tutto il mese di agosto. Il punto vendita di Piacenza osserverà la chiusura estiva dal 9 al 24 agosto. LEGGI TUTTO

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    Korì e il Bellone, Cincinnato mette in bottiglia il territorio

    Korì è un altro modo di scrivere Cori, comune di origine dell’azienda Cincinnato che ha voluto così chiudere simbolicamente un cerchio dando un nome all’ultima produzione spumantistica, i due Metodo Classico commercializzati in versione Brut e in versione Pas Dosé (novità di queste settimane). Per primo era nato negli anni novanta il Metodo Charmat-Martinotti, che rappresentava l’immediatezza e che – per ora – non ha un nome specifico se non quello di Spumante Brut, poi sono arrivati i due rifermentati in bottiglia, nel 2018 la versione Brut e in questo particolare 2020 il “Pas Dosé”, entrambi appunto denominati “Korì” e presentati con un nuovo packaging. Bottiglia cuvée al posto della champagnotta classica, “Bellone” in etichetta, doppio punto rosso e cerchi concentrici lucidi in etichetta e nella capsula per sottolineare la tipologia del vino, logo in rilievo al centro della bottiglia con un elegante soluzione nero su nero.
    Il Korì Pas Dosé rappresenta una sfida alla versatilità del Bellone, uva bianca tipica di Cori, che la Cincinnato presenta ormai in sei versioni diverse. La mancanza del liquore di spedizione rende questo spumante, di per sé elegante e con un perlage fine, anche molto riconoscibile, originale, ancor più legato al territorio. Parliamo di colline con molti residui vulcanici che si affacciano sull’agro pontino, dalle quali lo sguardo arriva direttamente alla costa meridionale del Lazio, isole pontine comprese nelle giornate limpide. Tecnicamente viene prodotto scegliendo e vendemmiando a mano solo i migliori grappoli degli appezzamenti selezionati allo scopo tra i tanti a disposizione dell’azienda. Si procede poi con una pressatura cremànt dalla quale si ottiene solo mosto fiore, prima fermentazione in vasche d’acciaio a temperatura controllata di 15° e poi, in primavera, tiraggio e presa di spuma in bottiglia. Dopo un minimo di 18 mesi di maturazione, che arrivano anche a 24/30 in funzione dell’annata, si procede alla sboccatura e immissione sul mercato.
    Sono arrivate dunque a sei in totale, sette se contiamo anche la Grappa, le espressioni di Bellone che la Cincinnato produce. Per gli spumanti i citati Spumante Brut, Korì Brut e Korì Pas Dosé; per i vini fermi al Castore, fresco e immediato, e al Solina, il passito, si è aggiunto dal 2019 anche l’ENYO, la versione Riserva. Uno spaccato incredibile del territorio e delle possibilità di un’uva che, seppur diffusa in diversi territori del Lazio, a Cori sembra trovare sempre nuove capacità di espressione. D’altronde è l’uva bianca più coltivata nell’area e, ovviamente, della Cincinnato (che gestisce circa il 14% degli ettari vitati a Bellone di tutta la regione), sulla quale si è deciso di investire di più visti i grandi risultati di qualità e di mercato raggiunti negli oltre settanta anni di attività.
    Presentazione Korì pas dosé 2016
    In questi giorni tuttavia anche la produzione rossista della Cincinnato ha ottenuto un riconoscimento importante e proprio con il Nero Buono, il vitigno autoctono di Cori sul quale l’azienda vanta una paternità indiscussa essendo stata la prima a investire per salvarlo e riportarlo in produzione, come dimostra anche il fatto che ad oggi la Cincinnato detiene circa un terzo della superficie vitata a Nero Buono di tutta Italia. Proprio l’Ercole 2017, il rosso più importante dell’azienda insieme al Kora (entrambi Nero Buono in purezza), è stato infatti inserito nell’edizione 2021 della guida “5 Star Wines” di Vinitaly con il punteggio di 90/100.
    D’altronde la scelta della realtà guidata oggi da Nazzareno Milita è sempre stata chiara: autoctoni e qualità, anche quando le due cose sembravano non potessero coesistere in una cooperativa vitivinicola. Già, perché a rendere ancora più importante il lavoro fatto da Cincinnato, è il valore aggiunto di essere una grande famiglia composta da oltre 105 soci, in buona parte discendenti di quei vignaioli che la fondarono nel 1947. Una cooperativa come poche nel Lazio e, per certi versi, in tutta Italia: numero dei soci (età media 55 anni) chiuso dal 2014, superficie media dei vigneti 2,80 ettari (si va da 0,1 a 10 ha), ettari vitati complessivi 284 (più 250 ad uliveti), uve pagate in base alla qualità complessiva e forte incentivo per gli autoctoni. Queste alcune delle caratteristiche che rendono unica la Cincinnato di Cori, in provincia di Latina, che dal 1978 si è dotata di un moderno impianto di produzione dal quale escono poco meno di un milione di bottiglie l’anno, mentre dal 2013 ha attivo anche un Wine Resort, con ristorazione ed ospitalità raffinate a soli 60 km da Roma, nato dalla ristrutturazione di un antico casale in via Stoza.
    Ma la voglia di creare e rinnovarsi di un’azienda storica ma giovane allo stesso tempo non si ferma qui, prossima sfida una intera linea di vini totalmente biologici. LEGGI TUTTO

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    Premio Gavi la Buona Italia: vince il Consorzio di Conegliano Valdobbiadene

    Orientato all’estero, abile nel coinvolgere sui social la community di chi ama il Prosecco Docg e il suo territorio, capace di fornire informazioni chiare e coerenti per chi desidera esplorare le colline patrimonio Unesco delle bollicine più famose d’Italia: il  Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg vince il Premio Gavi LA BUONA ITALIA 2020 per l’efficacia con cui si muove nei canali di comunicazione on-line e l’attitudine a svolgere un ruolo di aggregazione territoriale attraendo turisti e viaggiatori.
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