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    Vinitaly: Federvini e UIV insieme con due eventi

    Ai blocchi di partenza la nuova edizione di Vinitaly, dopo due anni di pandemia, con un poderoso programma di attività. Federvini ed Unione italiana Vini presentano insieme due eventi presso il padiglione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dedicati rispettivamente al tema sul rapporto tra vino e salute e alla presentazione della piattaforma […] LEGGI TUTTO

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    Albarossa Bricco dei Guazzi, il cuore nascosto del Monferrato

    Nel piccolo borgo medievale di Olivola, adagiato su morbide colline nel cuore del Monferrato, Bricco dei Guazzi affonda le sue radici in cinquecento anni di storia di produzione viticola, frutto dei trentatré ettari vitati di proprietà, circondati da splendide vedute. Il panorama è ciò che rimane dell’antico mare che oltre venti milioni di anni fa […] LEGGI TUTTO

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    Divinea: presentato il report su enoturismo e vendite diretta al consumatore

    Il 73% delle cantine italiane non associa i dati di vendita all’anagrafica del cliente e il 53,5% non presenta una sezione dedicata all’enoturismo nel proprio sito web. Obiettivo del report: diffondere una cultura del dato per aumentare le vendite dirette.

    Nonostante la cantina sia il luogo migliore per raccogliere i dati dei propri clienti, solo il 22,4% delle cantine utilizzano un CRM professionale e solo il 26,7% riesce a tracciare uno storico del cliente rispetto ai suoi acquisti, benché nel 2020 – complice la pandemia – gli investimenti digitali siano aumentati del 55,8%. Numeri che mettono in luce ampi margini di crescita delle cantine italiane attraverso una nuova cultura del dato e del digitale, che permetterebbero di aumentare il proprio business, valorizzando le esperienze in cantina e le vendite direct-to-consumer, senza tralasciare che nel 2021 l’Italia si è confermata ancora una volta il primo produttore di vino al mondo con un volume di 44,5 Mio hl.

    Raccogliere dati, organizzarli e saperli utilizzare è la chiave per aumentare le vendite nell’era digitale ed è questo l’obiettivo che l’impresa tecnologica, specializzata a digitalizzare la vendita del vino ai privati, si è data nel diffondere il suo primo report. “Oggi – spiega Andrè Luiz Silva, Direttore tecnico e Responsabile Data Privacy di Divinea – conoscere il cliente è fondamentale per vendere di più e vendere meglio. Ma come puoi farlo bene? La risposta sta nelle informazioni che raccogli dai tuoi clienti e potenziali clienti. Se non raccogli dati, l’unica azione di marketing possibile sarà generica e senza personalizzazione. La conseguenza sarà un minor tasso di conversione delle vendite.”

    Il report, stilato da Divinea, nasce dalla raccolta dei dati di alcune autorevoli indagini, a livello italiano e internazionale, e l’analisi dei dati delle vendite da divinea.com – il principale portale di enoturismo italiano con oltre 350 aziende vitivinicole e una mappatura di più di 1.200 esperienze – e i dati aggregati e anonimizzati nel pieno rispetto della privacy delle circa 200 cantine clienti che utilizzano Wine Suite, il Software CRM e marketing realizzato da Divinea che permette alle cantine di incrementare le vendite con i privati e di gestire l’enoturismo in maniera professionale.

    Il report nasce con l’intenzione di avere una fotografia chiara di come le cantine italiane si muovono nelle vendite dirette ai consumatori e nelle attività di enoturismo, raccogliendo dati anche in comparazione ad altre realtà di carattere internazionale. Tra le prime osservazioni che emergono quella che in confronto all’Italia a parità di territorio, la Nuova Zelanda, sfruttando meglio il potenziale, posizionerebbe 18 volte il numero di tour ed esperienze enoturistiche nel mercato. La Francia invece, con circa un terzo del numero di visitatori annuali in meno dell’Italia, genera un mercato enoturistico interno che vale quasi il doppio del nostro paese e la Napa Valley in California, con un numero di visitatori annui quasi 4 volte inferiore all’Italia, genera un ritorno di circa 2 miliardi di euro. Questo significa che a parità di numero di visitatori, la Napa Valley potrebbe potenzialmente incassare circa 2.8 volte il valore del mercato enoturistico italiano.

    I numeri e i dati dell’enoturismo in Italia

    Per quanto le attività in cantina si stiano sempre più diversificando, ad oggi la proposta è ancora principalmente basata sulla classica degustazione di 3 e 5 vini e comprensiva del tour della cantina che è presente in quasi tutte le aziende e corrisponde al 71% dell’offerta enoturistica complessiva. Dai dati in nostro possesso è emerso che il 4,6% delle cantine non ha una struttura predisposta ad accogliere visitatori, mentre il 68,2% svolge degustazioni ma non ha una risorsa dedicata. Poco meno di 1 cantina su 4 presenta una persona focalizzata all’ospitalità mentre solo il 3,1% dispone di un team strutturato per l’enoturismo.

    I numeri e i dati delle vendite direct to consumer in Italia

    L’arrivo dell’emergenza sanitaria ha costretto a ripensare i canali tradizionali di vendita delle aziende e a rivalutare investimenti nel canale direct-to-consumer e nell’online che storicamente avevano sempre avuto una penetrazione di mercato minima.

    Osservando i dati rilasciati da Mediobanca, in un 2020 che ha visto cadere gli investimenti dei maggiori produttori di vino del 14,3% e la loro spesa pubblicitaria ridursi del 13,4%, gli investimenti digitali siano aumentati del 55,8% a cui si somma il crescente numero di e-commerce e Wine Club nati in questi ultimi due anni e la sempre maggiore propensione dei consumatori ad acquistare online: se prima del lockdown il 71% degli italiani non aveva mai fatto un acquisto on-line dai siti di una cantina, oggi la quota è scesa di sette punti (64%) secondo Mediolanum.

    La crescita delle vendite dirette, accelerate dalla crisi pandemica, ha quindi permesso nel 2020 di superare la soglia psicologica del 10% rispetto al fatturato totale, tuttavia, l’Italia è ancora molto distante dal modello americano dove le vendite direct-to-consumer rappresentano i 2/3 del totale (66%), ovvero oltre 6 volte il market share italiano.

    E-commerce, Wine Club e canali di promozione

    E-commerce, Wine Club e altri canali di promozione (come WhatsApp o newsletter) sono degli strumenti utili a raccogliere dati utili all’ottimizzazione delle vendite.

    Ad oggi i dati confermano che la maggior parte delle cantine riceve meno di 100 ordini all’anno attraverso l’e-commerce e il 42,5% delle cantine consegna vino solo in Italia.

    Sempre più cantine si stanno avvicinando al Wine Club: il 17,3% delle cantine si è dotato di un Club mentre il 75% di chi non lo ha ancora fatto dichiara che lo realizzerà o lo sta prendendo in considerazione. I Wine Club italiani hanno tanti iscritti ma producono volumi relativamente contenuti e le cantine italiane offrono soprattutto accesso riservato agli utenti registrati e l’eShop con annate e formati speciali mentre solo una su cinque propone l’abbonamento con spedizione periodica.

    Per quanto riguarda altri canali di comunicazione l’85% delle cantine investe meno di €200 al mese per promuovere le vendite dirette e quasi la metà di queste non alloca alcun budget.Mentre le comunicazioni con messaggistica istantanea tipo WhatsApp sono ancora poco utilizzate sebbene producano conversioni ben più alte delle email mentre le televendite non sono prese in considerazione dal 94% delle aziende.

    Per maggiori informazioni sul report: LEGGI TUTTO

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    Marco Tonini Trento Doc Nature Riserva 2016

    Non so se il Trento Doc potrà mai diventare lo spumante di riferimento in Italia per il metodo classico, certo è che quando incontri bottiglie dotate di grande personalità come il Nature Riserva 2016 di Marco Tonini, è facile intuire, ancora una volta di più, quali sono le enormi potenzialità della denominazione. Marco è persona schietta e di temperamento, capace di trasmetterti già dopo appena cinque minuti che lo conosci tutta la sua passione per il vino e per la gente che del nettare di bacco sa deliziarsi. La cantina si trova a Isera in Vallagarina, più di quattro ettari situati tra i 200 e gli 800 metri di altitudine, dove Marco Tonini dà stura alle sue grandi passioni: Marzemino e Trento Doc. L’assaggio del Trento Doc Nature Riserva 2016, da uve chardonnay 60% e pinot bianco 40%, con permanenza sui lieviti per almeno 60 mesi, regala un naso di fiori bianchi e agrumi, pompelmo e cedro e delicate note burrose. In bocca arriva come una lama affilata e notevole sapidità con un finale iodato, distinguendosi comunque sempre per eleganza. Una cantina da tenere d’occhio. LEGGI TUTTO

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    Vinitaly 2022: si riparte

    Nell’attuale situazione, non c’era nulla di scontato. Non la partecipazione delle aziende, non quella dei buyer esteri e nemmeno, a dirla tutta, la voglia di tornare a organizzare degustazioni, conferenze, incontri come se negli ultimi 24 mesi non fosse successo niente. E invece, le premesse sono incoraggianti. Secondo i dati divulgati da VeronaFiere nella conferenza stampa di presentazione, alla 54 esima edizione di Vinitaly – in programma dal 10 al 13 aprile al solito posto a Verona – saranno presenti 4.400 aziende da 19 nazioni. I top bye accreditati sono quasi 700 e arriveranno da 50 Paesi; tra questi, almeno 5 verranno dall’Africa – un mondo che negli ultimi anni sul fronte del vino si sta dimostrando sempre più interessante e interessato. Cosa vedremo di nuovo in questo Vinitaly della ripartenza? Già il look dovrebbe presentarsi diverso rispetto a quello cui eravamo abituati: “In questi due anni, con le aziende, abbiamo definito l’outlook del Vinitaly del futuro – ha detto il presidente Maurizio Danese – . Un progetto strategico che ha avuto il suo banco di prova nell’edizione speciale dell’ottobre scorso e che funge da discriminante rispetto al passato. In particolare, registriamo un’alleanza ancora più stringente con le aziende di Vinitaly, che già da quest’anno hanno aderito all’iniziativa di incoming di buyer selezionati direttamente dai produttori e invitati dalla fiera. Uno sforzo, anche in termini economici, che ci consente di centrare l’obiettivo e di ampliare ancora di più la platea professionale internazionale, che rappresenta uno dei punti di forza della manifestazione”. 17 i padiglioni, tra fissi e temporanei: oltre ad essi saranno presenti anche alcune aree tematiche, come quella degli Orange wine, quella di “MicroMegaWines – Micro Size, Mega Quality”, una nuova sezione, riservata alle produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità, quella di Organic Hall (che implementa l’offerta di Vinitaly Bio) e infine quella della Mixology, inaugurata lo scorso ottobre nella Vinitaly Speciali Edition ed entrata ufficialmente nella manifestazione.Molto ricco anche il calendario degli appuntamenti, tra incontri, conferenze e degustazioni. Spazio anche alle produzioni estere : nell’International Wine Hall saranno presenti quest’anno Francia, Brasile, Slovenia, Argentina, Spagna, Serbia, Macedonia, Libano e Sud Africa.Particolare attenzione, hanno detto in conferenza stampa, è stata dedicata anche alla riqualificazione delle infrastrutture interne ma soprattutto al miglioramento – a cura del territorio – della logistica e dei servizi della città, a partire dalla realizzazione del collegamento diretto fiera- stazione dell’Alta velocità. Un alleggerimento dei flussi cui contribuirà – speriamo – l’accelerazione del già avviato processo di sempre più netta divisione tra operatori professionali e wine lover. Per questi ultimi, i vincoli all’ingresso al quartiere fiera dovrebbero farsi ancora si faranno ancora più stringenti e selettivi, perchè per loro c’è già da anni il Fuorisalone; quel Vinitaly & the City che aumenterà ancora di più la propria presenza in città. Come ormai da una decina d’anni in qua, a dare il via alle danze della festa del vino (italiano e non) sarà la passerella dei “best of the best”, i 130 vini di Opera Wine: l’evento di Vinitaly alle Gallerie Mercatali organizzato con Wine Spectator. 130 produttori italiani top scelti in rappresentanza di tutte le regioni e selezionati dalla rivista americana per l’11a tradizionale preview. Ci vediamo a Vinitaly. LEGGI TUTTO

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    Sette cantine siciliane sbarcano a Londra per il Sicily Fest 2022

    Sette tra le migliori cantine siciliane saranno ospiti alla nuova edizione di Sicily Fest London, l’unica fiera enogastronomica londinese interamente dedicata alla Sicilia. A più di due anni dall’ultima edizione che ha coinvolto oltre 40mila visitatori, la settima edizione di quest’anno avrà uno spazio completamente dedicato al vino. Dal 7 al 10 aprile nel Business […] LEGGI TUTTO

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    Torna la due giorni dedicata al Timorasso

     Un grande banco di assaggio con l’anteprima delle annate 2020 di Timorasso, due Masterclass e un convegno dedicato alla sostenibilità. Appuntamento a Tortona l’1 e 2 aprile 2022.

    Dopo il grande successo della prima edizione, torna Derthona Due.Zero, la manifestazione ideata dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi per valorizzare e diffondere la conoscenza del vino bianco autoctono ottenuto con il vitigno Timorasso.

    L’appuntamento, che si terrà a Tortona nella storica sede del Museo Orsi nei giorni di venerdì 1 e sabato 2 aprile, vedrà il coinvolgimento dei produttori appartenenti alla denominazione, che proporranno in anteprima all’interno di un grande banco di assaggio tutti i vini dell’annata 2020. Il programma, inoltre, prevede un importante convegno dedicato alla sostenibilità e due Masterclass per approfondire la conoscenza del territorio tortonese e la capacità evolutiva dei vini ottenuti con il Timorasso.

    “Siamo entusiasti di poter tornare ad incontrare appassionati, operatori del settore ed esponenti della stampa, finalmente dal vivo – commenta Gian Paolo Repetto, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi. – A gennaio del 2020 la primissima edizione del nostro evento dedicato al Timorasso aveva riscosso un grandissimo successo. Tutti i produttori sono desiderosi di poter proseguire lungo un percorso che intende continuare a far conoscere le peculiarità uniche di un vitigno che ha trovato il suo habitat perfetto solo in queste meravigliose valli, crocevia di quattro regioni come Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna”.

    Quasi scomparso dalla mappa della viticoltura italiana, il Timorasso, vitigno autoctono a bacca bianca coltivato nel comprensorio del tortonese sin dal Medioevo, a fine anni ’80 viene riscoperto grazie all’impegno e alla tenacia di un gruppo di giovani vignaioli locali, a partire dai primi pionieri come Walter Massa, Andrea Mutti e Paolo Poggio, che ne riscoprono l’antica tradizione e intraprendono la strada del rilancio. Se nel 2009 la superficie vitata a Timorasso all’interno della denominazione era di soli 25 ettari, oggi questo prezioso vitigno ne occupa più di 200, a dimostrazione del grande interesse che ha suscitato nel corso degli anni.

    “Nel 2020 è stata presentata la nuova futura sottozona Derthona, antico appellativo della città di Tortona – conclude Gian Paolo Repetto –. Un solo nome, per identificare tutti i vini prodotti con il Timorasso, con l’obiettivo di unire il territorio, il vino e il vitigno che è diventato il simbolo del Rinascimento dei Colli Tortonesi. Contemplerà tre tipologie e consentirà di valorizzare la grande capacità che si porta in dote il Timorasso, vale a dire quella di donare il meglio di sé con il trascorrere del tempo. Si tratta di un progetto molto importante per tutta la denominazione, in attesa di completare il suo iter per poter essere inserita definitivamente all’interno del disciplinare di produzione”.

    Il programma completo è consultabile al link www.collitortonesi.com LEGGI TUTTO

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    Unibz presenta il nuovo corso di laurea in Scienze enogastronomiche di montagna con la collaborazione di Norbert Niederkofler

    Norbert Niederkofler

    Scienze enogastronomiche di montagna. L’inedito corso di laurea avrà inizio il prossimo autunno al NOI Techpark di Bolzano e mira a formare professionisti della gastronomia e dell’enologia sana e sostenibile delle regioni alpine. La Facoltà di Scienze e Tecnologie lo ha sviluppato in collaborazione con il team dello chef tristellato Norbert Niederkofler. Ma le prospettive si estenderanno oltre i confini dell’Alto Adige: anche cuochi provenienti dalle Ande, dai Pirenei e da altre aree interne del mondo saranno chiamati a effettuare docenze all’interno di singoli moduli del corso di laurea.

    L’obiettivo di questo corso di laurea trilingue (italiano, tedesco e inglese) è  formare esperti di enogastronomia in grado di conferire agli alimenti uno status culturale basato sulla filosofia “Cook the Mountain” dello chef tristellato Norbert Niederkofler e di Paolo Ferretti, e così attribuire loro una nuova identità. Un concetto innovativo che mira a ripensare lo sviluppo economico e sociale analizzando la relazione tra produzione, prodotto, territorio e cibo. “Per me, è importante che emerga cultura culinaria che funga da catalizzatore di processi culturali in grado di propagare un modello di sviluppo sostenibile”, ha affermato Norbert Niederkofler, durante la conferenza stampa di oggi. Niederkofler stesso eserciterà la docenza in un corso di trenta ore.

    I contenuti del corso di studi

    Il corso triennale prevede un mix di lezioni, visite in loco e attività con i produttori, workshop, esperienze in cucina con personalità di fama internazionale e uno stage presso AlpiNN – Food Space & Restaurant, il ristorante di Norbert Niederkofler e Paolo Ferretti a Plan de Corones, letteralmente la casa di “Cook the Mountain”. Il primo anno di corso è dedicato all’apprendimento di conoscenze in ambito matematico, statistico, chimico e biologico, informatico e di marketing, della produzione e allevamento sostenibili di piante ed animali e al relativo sviluppo storico e antropologico. Il secondo anno è dedicato alle tecniche necessarie per produrre cibo e vino. Qui l’attenzione si concentra sui processi, sulle tecnologie e sui modelli organizzativi, sul ruolo dei microrganismi negli alimenti e il loro controllo, sulla garanzia dell’igiene alimentare, sui prodotti fermentati e sulla gestione delle piccole e grandi imprese enogastronomiche (dall’agriturismo alla ristorazione, a diversi livelli della catena di produzione). Nel terzo anno, il focus si sposta sulla comunicazione visiva e sensoriale dei prodotti enogastronomici, nonché sulle tecniche di recupero e utilizzo dei sottoprodotti.

    Sbocchi professionali

    I laureati lavoreranno come professionisti della gastronomia e dell’enologia di montagna in ruoli tecnici e organizzativi con competenze specifiche nel settore alimentare (tecnologia e controllo della qualità, sicurezza e igiene alimentare; gestione di aziende di produzione alimentare e vinicola), come maître d’hotel o chef, come responsabili della logistica, come fornitori di materie prime o come manager di aziende specializzate come ristoranti, società di catering o aziende che offrono prodotti e servizi tipici (agriturismo, turismo enogastronomico, e-commerce, social media, conferenze ed eventi, fino alla grande distribuzione organizzata). Gli ambiti di impiego sono nella comunicazione e nel marketing in grandi aziende del settore alimentare, della ristorazione, del catering e del vino, nella gestione e organizzazione di eventi culturali, nella critica enogastronomica, nella promozione gastronomica per le istituzioni locali, nell’analisi delle strategie aziendali e dei valori economico-finanziari e culturali (storia dell’agricoltura e dell’alimentazione; cultura e simbolismo alimentare; studi antropologici, arte e design). I laureati* potranno proseguire la loro specializzazione con una laurea magistrale nei campi delle scienze e tecnologie alimentari, dell’agricoltura, della viticoltura o dell’enologia.

    Libera Università di Bolzano  – Freie Universität Bozen

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