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    Leonardo Bussoletti Ciliegiolo Brecciaro 2015

    Leonardo Bussoletti può essere definito, senza tema di smentita, l’ambasciatore mondiale del ciliegiolo di Narni. Con il supporto tecnico di quel genio dell’agronomo Federico Curtaz, conduce in quel di Narni, siamo in provincia di Terni, 7 ettari di vigna, di cui 4 a ciliegiolo. Con la sua tenacia e soprattutto smisurata passione, pare banale definirlo amore, ha fatto conoscere il ciliegiolo di Narni all’Italia enoica intera, guide comprese naturalmente. Il gioiellino di casa Bussoletti è il Brecciaro. Vinificazione in acciaio inox a temperatura controllata per il 70%; riposa 12 mesi sulle proprie fecce fini per poi incontrare la botte grande di rovere francese da 25 hl per altri 9/12 mesi. Il percorso si conclude con 6/7 mesi in bottiglia e il Brecciaro è pronto. Ho assaggiato l’annata 2015, con deliziosi profumi di sottobosco e lampone. La bocca è avvolgente, gioca di equilibrio tra morbidezza e acidità, con un lungo finale di leggera spezia. Da quello che ho letto in giro, in particolare nelle guide (sì le leggo!) mi pare di capire che il Brecciaro 2015 sia uno scalino sotto rispetto ad altre annate che paiono essere ancora più rappresentative; bene, motivo in più per approfondire la conoscenza del vignaiolo ternano

    Tags: brecciaro, ciliegiolo di narni, Federico Curtaz, leonardo bussoletti LEGGI TUTTO

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    Russiz Superiore Collio Pinot Bianco 2018

    Si fa un gran parlare di Ribolla Gialla come “The next big thing”, per dirla in italiano “La prossima grande cosa” dell’enologia del Friuli Venezia Giulia; a scanso di equivoci taglio subito fuori da questo discorso la Ribolla di Oslavia che merita un ragionamento a parte. Invece io sono convinto che sia il Pinot Bianco l’outsider, il vitigno che proprio nel Collio può regalare prospettive inedite. Ne è un esempio lampante questo Collio Pinot Bianco 2018 Russiz Superiore di Marco e Roberto Felluga. Naso suntuoso di camomilla, mentuccia, frutti a polpa bianca maturi, leggere note di burro fuso. In bocca è pieno e avvolgente, nonostante la giovane età. Prezioso oggi, dal valore inestimabile domani

    Tags: collio, ilaria felluga, marco felluga, pinot bianco, roberto felluga, russiz superiore LEGGI TUTTO

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    Roger Coulon Champagne Brut Premier Cru L’Hommée

    Umberto Cosmo con la sua Bellenda non è “solo” vignaiolo di gran classe nella denominazione del Conegliano Valdobbiadene, ma anche raffinato importatore: Champagne, Bordeaux, Rueda, Costers del Siò, Slavonia, non grandi numeri, ma pochissimi produttori selezionati solo per simbiosi. Per lo champagne ci sono Isabelle ed Eric Coulon. Siamo nelle Montagne de Reims e precisamente nelle particelle più vecchie e rappresentative della maison, situate nei comuni di Vrigny, Coulommes la Montagne e Pargny les Reims. “L’Hommée” nasce da un assemblaggio di 60% di chardonnay e 35% di pinot nero, affinato in botti di rovere. Il nome deriva dall’antica misura agraria “L’Hommée”, per l’appunto, ovvero la misura che indicava quanta vigna un uomo riusciva a lavorare in una giornata. Invecchiamento in cantina per un minimo di cinque anni. Il naso apre con note agrumate di scorza di limone e di pan brioche, per poi arrivare in progressione ad albicocca disidrata, lampone e leggera speziatura. In bocca attacca deciso e vibrante, riprendendo le note agrumate del naso, delicato, accattivante, dall’allungo piuttosto ampio. Elegante e godibile. Degorgement  giugno 2020.

    Tags: bellenda, champagne, Eric Coulon, Isabelle Coulon, Montagne de Reims, roger coulon, umberto cosmo LEGGI TUTTO

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    Allegrini Amarone Classico Riserva Fieramonte 2011

    La rinascita è questione assai profonda e spesso complessa, porta con sé la consapevolezza e tutte le esperienze fatte dopo la nascita, può essere quindi momento di sublime creatività. In sintesi questo è Fieramonte Amarone Classico Riserva DOCG 2011. L’ultima annata in commercio era del 1985, oggi ritorna con una produzione limitata di circa 5mila bottiglie. L’ Amarone Classico Riserva D.O.C.G. Fieramonte di Allegrini, vino prodotto con uve corvina (45%), corvinone (45%), rondinella (5%) e oseleta (5%) provenienti dall’omonimo vigneto a Mazzurega di Fumane di Valpolicella (VR).  Il vigneto si trova a circa 400 metri d’altezza, sulla collina che guarda Villa Della Torre. Un grande ritorno, un Amarone di cui si parlerà moltissimo nei prossimi anni perché il tempo è dalla sua parte.

    Tags: Allegrini, amarone, fieramonte, fumane LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità e biodiversità: l’unicità del vigneto Sicilia

    Villa Igiea Rocco Forte Hotels
    Arrivare a Villa Igiea e come d’incanto ritrovarsi nella Palermo Liberty di inizio Novecento. Ammirare il Salone degli Specchi con gli affreschi in stile Art Nouveau di Ettore De Maria Bergler che, pur non conservando gli arredi originali dell’epoca, ha mantenuto intatto il suo fascino originario: basta chiudere gli occhi per immaginare la figura sinuosa di Donna Franca Florio, la Regina di Palermo, impegnata in amabili conversazioni con principi, regnanti, facoltose famiglie siciliane e ospiti illustri di varia umanità.
    Villa Igiea venne inaugurata nel dicembre del 1900, in piena Belle Époque. Fu voluta da Ignazio Florio Junior che per la realizzazione del progetto si affido dell’architetto Ernesto Basile. La destinazione originaria doveva essere quella di un sanatorio per curare i malati lungodegenti, ma Villa Igiea non assolse mai a questa funzione e la struttura venne riconvertita in hotel. Fu amata e vissuta a tal punto dai suoi proprietari, Ignazio e Franca Florio, che divenne difficile comprendere se Villa Igiea fosse un albergo o una suntuosa dimora privata. La Grande Guerra vide il declino dei Florio che persero la proprietà della villa.  Negli anni Trenta del ‘900 Villa Igiea venne gestita dalla Società Grandi Alberghi Siciliani per essere acquistata successivamente dal Banco di Sicilia. Passo poi al Gruppo Acqua Marcia, fino ad arrivare alla proprietà attuale, la Rocco Forte Hotels che ne ha sancito la rinascita ricollocando il Grand hotel tra i templi del lusso mondiale.
    Seminario Grillo Lorenza Scianna _Antonio Rallo
    In questo luogo fiabesco e ricco di storia, il Consorzio Vini Doc Sicilia ha presentato alla stampa internazionale un interessante spaccato del patrimonio vitivinicolo siciliano. Duecento etichette in degustazione, 4 seminari di approfondimento su Grillo, Nero D’Avola e le altre varietà a bacca bianca e nera, autoctone e internazionali, che hanno trovato dimora nel Vigneto Sicilia. In apertura un importante convegno di riflessione e bilancio denominato Sicilia sostenibile per natura, conferenza organizzata dal Consorzio in collaborazione con la Fondazione SOStain Sicilia.
    Affermare che la Sicilia è sostenibile per natura significa nel concreto dire che la Sicilia è la più grande zona vitivinicola biologica in Italia, pari al 34% della superficie bio italiana, ovvero 30.084 ettari. Una superficie pari a tre volte il vigneto biologico del Veneto, al doppio di quello toscano e a quasi il doppio del vigneto bio della Puglia.
    I vignaioli siciliani che oggi producono uve biologiche sono il 22%: ciò significa che più di un produttore su 5 ha scelto questa strada.
    Vigneto Sicilia
    Parlare di sostenibilità è un po’ come parlare della felicità ha detto qualcuno, si rischia di cadere nell’astratto, ma è innegabile che SOStain Sicilia, la Fondazione nata grazie alla volontà di Assovini Sicilia e del Consorzio di tutela Vini DOC Sicilia, che conta ad oggi 21 associati, sta facendo un lavoro di grande profondità affinché la sostenibilità sia un concetto concreto e dimostrabile. È stato redatto un programma per la certificazione della sostenibilità per la viticoltura e l’enologia siciliana, dotato di dieci requisiti da rispettare per poter ottenere la certificazione. Ogni requisito prende in esame le modalità di funzionamento dell’azienda, dal campo alla cantina. Un compendio di buone prassi agricole che permette ai viticoltori di ottimizzare l’uso delle risorse, dando loro maggiore consapevolezza nel fare il vino, riducendo in maniera significativa l’impatto ambientale.
    Sostenibilità, biodiversità, ricchezza del patrimonio vinicolo rendono i vini siciliani unici, al punto che l’Isola, può essere considerata come uno degli areali tra i più espressivi al mondo, tra l’altro con ampie prospettive di crescita.
    “Gentilissima Donna Franca, eccoLe finalmente il ventaglio con alcune delle parole che Le rimasero nell’anima. Umile omaggio a una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino. Le mando anche il palco. Non m’è riuscito di trovarne uno più vicino al proscenio. Attendo il talismano infallibile e chiedo la gioia di rivederLa. Gabriele D’Annunzio”. Questo è l’invito scritto da D’annunzio l’11 dicembre 1901 per la prima di “Francesca da Rimini” ed il talismano, il famoso grano di corallo regalo di Donna Franca, il Vate lo portava sempre con sé contro il malocchio.

    La degustazione
    Colomba Bianca Vitese Zibibbo 2020
    Giallo paglierino nel bicchiere. Al naso ha subito un bell’impatto, profumi agrumati, pesca e fiori bianchi. Al palato entra morbido, gioca tra note sapide e appena dolci, lungo il finale. Vino cooperativo da uve Zibibbo che lascia il segno.
    Luna Sicana Catarratto 2020
    Giallo paglierino lucente nel bicchiere. Al naso note di frutta a polpa bianca, agrume e fiori. Al palato è dinamico e dotato di buona lunghezza. Dicono sia nato per il Sushi siciliano.
    Salvatore Tamburello “797 N” Catarratto Bio – non filtrato 2019
    Giallo cangiante nel bicchiere. Il naso è molto intrigante, frutta matura, pesca bianca, note iodate. Al palato riprende i sentori del naso con una coerenza unica. Vino incisivo, da consigliare a tutti quelli che vogliono sentire la Sicilia nel bicchiere.

    Feudo Disisa Adhara Syrah 2019
    Rosso rubino intenso nel bicchiere. Al naso marasca, frutti di bosco, cioccolato e tenui note di spezia. Al palato è ampio ed elegante. Grisì, Monreale, Palermo, lo Syrah ha trovato la sua dimora ideale.
    Salvatore Tamburello “306 N” Nero D’Avola Bio – non filtrato 2018
    Rosso rubino luminoso nel bicchiere. Naso di grande fascino, frutti rossi, delicate note speziate. Al palato è avvolgente e particolarmente slanciato. Un vino non allineato, in senso totalmente positivo.
    Planeta Nocera 2018
    Rosso rubino intenso nel bicchiere. Il naso sorprende per la particolarità dei profumi, mirtilli, macchia mediterranea, note iodate. Al palato è teso e suadente. Da un’antica varietà autoctona, l’uva Nocera, scoperta folgorante.

    Tags: antonio rallo, consorzio vini doc sicilia, ernesto basile, Ettore De Maria Bergler, florio, franca florio, lorenza scianna, palermo, rocco forte hotels, sicilia, sostain sicilia, villa igiea LEGGI TUTTO

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    Calabria Jonica: il pensiero meridiano, tra vino, cibo e persone uniche

    Vigneti sul Pollino
    Il concetto di «pensiero meridiano»  deriva da un’intuizione di Albert Camus all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, laddove nel capitolo conclusivo del suo saggio L’uomo in rivolta, lo scrittore mette in evidenza la contrapposizione tra due distinte concezioni del mondo: una nord europea, basata sulla rimozione del rapporto con il sacro e con la natura e devota alla fredda tecnica e al nichilismo; l’altra sud europea, mediterranea, che in maniera opposta ricerca la misura, ovvero un incrocio armonico  tra umano, divino e naturale. Intorno alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, alcuni intellettuali italiani, tra cui Franco Cassano, Mario Alcaro, Piero Bevilacqua, Franco Piperno, sviluppano le tesi di Camus, ampliandole ad una nuova riflessione sul Mezzogiorno d’Italia affinché il sud rivendichi la sua autonomia culturale ed etica rifuggendo processi di omologazione, nella perenna rincorsa alla modernità del Nord. Il Sud deve pensare a sé stesso e valorizzare le immense ricchezze di cui già dispone. Paradossalmente la mancata industrializzazione ha permesso di conservare intatti luoghi, culture, tradizioni che invece al Nord sono state spazzate via. Un esempio fulgido di quanto detto è la Calabria Jonica. Se trasliamo il ragionamento in ambito enogastronomico è naturale imbattersi nell’applicazione tangibile del pensiero meridiano, dove appare forte l’identità dei luoghi, l’importanza dei legami e del senso di accoglienza degli esseri emani che li abitano siano essi vignaioli, ristoratori, allevatori o agricoltori. Persone che amano e credono in maniera viscerale nella loro terra e nel suo rilancio, nel suo riscatto. Una terra durissima, a tratti degradata, aspra; almeno questa è la sensazione che ti rimane dentro percorrendo quel tratto di Calabria che passa per la Piana di Sibari lungo la costa Jonica. Poi però quando smetti di essere turista e divieni viaggiatore, ogni luogo si fa intimamente tuo, in una sorta di comunanza antropologica.
    Vendemmia in Sila
    Conoscere poi le storie, il lavoro di contadini, vignaioli, casari, ristoratori, riporta al senso autentico del piacere del cibo e del vino, senza perdersi in tecnicismi inutili che spesso servono solo ad allontanare chi in un piatto e in un bicchiere di vino cerca gaudio e convivialità. Per dare un nome concreto a queste persone si potrebbe raccontare di Gino Marino che a Cropalati, paesino di 1.067 anime incuneate su un cucuzzolo, attraverso la sua attività agrituristica, è un collettore per tutte le eccellenze del territorio silano; Pietro Lecce a Camigliatello, custode dell’antica cucina calabra. A Cirò, tra pionieri ed esponenti della Cirò Revolution, troviamo i vignaioli Cataldo Calabretta, la famiglia Librandi, i fratelli Scilanga, Francesco De Franco, Laura Violino, Sergio Arcuri. A San Marco Argentano, tra il Parco Nazionale della Sila e quello del Pollino, vivono e vinificano Dino Briglio Nigro, Giampiero Ventura, Daniela De Marco. I nomi citati, assieme ad altri ovviamente, hanno permesso alla Calabria Jonica di vivere una rinascita qualitativa e di prospettiva senza precedenti, raggiungendo vette impensabili solo qualche anno fa.
    Corrado Alvaro, in una sintesi perfetta del pensiero meridiano diceva che “I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell’infanzia”.

    Sopra Cropalati, sulla strada maestra, c’è una locanda che raccomando caldamente. Sarei lieto se un mio lettore vi bevesse alla mia salute.
    Norman Douglas (1911) Old Calabria
    Gino Marino
    La Degustazione
    Santa Venere Cirò bianco 2019
    Le uve, Greco in purezza, arrivano per la gran parte dal Cru Tenuta Voltagrande. Giallo paglierino luminoso nel bicchiere. Al naso delicate note di frutta a polpa bianca, mentuccia e agrumi. Al palato si presenta con notevole freschezza, discreta sapidità, buona persistenza. Un vino dal sorso agile e molto gastronomico.
    L’Acino Vini Hallelujah Calabria IGP 2019
    Cropalati, Calabria jonica, una strada impervia che sale su sino alla chiesetta di Santa Maria ad Gruttam, chiesa bizantina dell’anno mille, una vigna di mezzo ettaro impiantata a Pinot bianco 15 anni fa, qui nasce questa opera maestra di Dino Briglio Nigro. Giallo paglierino dorato nel bicchiere. Naso di notevole complessità, fiori bianchi, camomilla, agrumi, leggera spezia. Il sorso è affilato, teso e ampio, con una facilità di beva straordinaria. Un Pinot Bianco che ti fa incontrare la Calabria proprio dove non te l’aspetteresti.
    Cataldo Calabretta Cirò Rosato 2020
    Da uve Gaglioppo in purezza. Rosa cerasuolo luminoso nel bicchiere. Naso di notevole profondità, melograno, arancia rossa, petali di rosa. Il sorso è rotondo, dinamico, di delicata sapidità per un vino di notevole espressività. Ritratto d’autore, la Calabria di Cataldo Calabretta.
    Cote di Franze Cirò rosso Classico Superiore 2016
    Da uve Gaglioppo in purezza. Rosso rubino nel bicchiere. Naso d’impatto, subito in evidenza frutti rossi, note vegetali, spezie e di leggera affumicatura. Al palato è avvolgente ed elegante con tannino solido in via di risoluzione, decisamente persistente. I fratelli Scilanga ci restituiscono una Calabria autentica e senza filtri.

    Tags: albert camus, calabria, Calabria jonica, cataldo calabretta, cirò, cirò revolution, cropalati, daniela de marco, dino briglio nigro, giampiero ventura, Gino Marino, il biscardino, librandi, pietro lecce, pollino, scilanga, sergio arcuri, sila LEGGI TUTTO

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    Alla scoperta della Marca Fermana tra vino e dieta mediterranea

    Sala del mappamondo – Pinacoteca Fermo
    Per riassumere in una manciata di parole l’essenza del viaggio alla scoperta dei vini della provincia di Fermo, sarebbe sufficiente l’articolo 4 del Manifesto del Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea, che così recita: “Mi impegno a fare dell’Accoglienza e dell’Ospitalità non una tecnica ma un moto del cuore”. Senza facile retorica, quello che più arriva, come un’onda impetuosa, è il senso di ospitalità e di genuinità antica dei fermani. Persone in grado di dimostrare concretamente che siamo ancora in tempo per costruire, attraverso percorsi culturali e creativi, spazi di comunità per migliorare la vita dei luoghi dove viviamo. Qualcuno però si domanderà perché diamine esista addirittura un Laboratorio Piceno della dieta Mediterranea. La risposta è piuttosto semplice. Perché Montegiorgio, paese di 6000 anime ad una 20 di km da Fermo, è stato una delle 16 coorti designate per lo studio epidemiologico osservazionale Seven Countries Study. Lo studio, condotto dal prof. Ancel Keys su oltre 12.000 uomini di età compresa tra 40 e 59 anni, dislocati in 7 nazioni e 3 continenti, portò alla definizione di Dieta Mediterranea, oggi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Il lavoro di Keys considerato una pietra miliare della scienza della nutrizione, dimostra che la causa delle migliori condizioni di salute dei cittadini dei paesi mediterranei, soprattutto per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, è proprio l’alimentazione. Non va dimenticato che ad affiancare Keys nei suoi studi ci fu l’illustre nutrizionista   Flaminio Fidanza, originario di Magliano di Tenna, altro paese in provincia di Fermo. Va da sé che i fermani non potevano non raccogliere un’eredità così importante, c’era una sorta di obbligo morale nel farsi divulgatori del miglior modello nutrizionale al mondo che è la Dieta Mediterranea. È facile anche intuire quale straordinario volano per il turismo enogastronomico possa essere questa vicenda se connessa ad un altro capo saldo della mediterraneità, ovvero il vino. Cominciamo con il dire che le Marche, regione molto ricca dal punto di vista vitivinicolo, non può e non deve relegare la sua notorietà solo al Verdicchio; esiste infatti una enclave, come per l’appunto la provincia di Fermo, che potrebbe acquisire notevole prestigio per la produzione di vini bianchi se riuscisse a rilanciare con la giusta attenzione la Doc Falerio. Il nome Falerio deriva dal sito archeologico Falerio Picenus, oggi Falerone, comune della provincia di Fermo. È una fortuna rara poter legare il nome del vino ad un luogo antico, volendo ci si può costruire sopra un romanzo. Il disciplinare del Falerio prevede “uve provenienti da Trebbiano Toscano in percentuale variabile dal 20% al 50%, Passerina dal 10% al 30%, Pecorino dal 10% al 30%”, più altri vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione per la regione Marche. È un’opportunità da cogliere, nel più breve tempo possibile e senza ulteriori indugi.
    A visitar cantine, in un pittoresco saliscendi tra le colline fermane, possiamo incontrare: La Pila a Montegiorgio, Conti Maria a Fermo, Vigneti Santa Liberata a Fermo, Vini Firmanum a Montottone, Rio Maggio a Montegranaro, Cantina Di Ruscio a Campofilone, Vittorini di Nico Speranza a Monsampietro Morico. Il consiglio è di arrivare con un automezzo capiente e dopo aver passato qualche giorno in questi luoghi ricchi di incanto e memorie antiche, dopo aver assaggiato l’indimenticabile Stoccafisso alla fermana, possibilmente secondo la ricetta dello storico ristorante “Da nasò”, stivare un bel numero di cartoni di vino e tornare a casa, felici.

    La degustazione
    Cantina Di Ruscio Falerio Doc Pecorino Ludico 2020
    Giallo paglierino luccicante nel bicchiere. Al naso arrivano immediate note di camomilla, pesca e gelsomino. Al palato entra morbido, vino arioso e di bella persistenza.
    Vigneti Santa Liberata  Offida Docg Pecorino Saggiolo 2020
    Giallo paglierino dorato nel bicchiere. Un naso molto espressivo con note di frutta a polpa bianca e fiori di campo. In bocca il sorso è pieno, dinamico ed espressivo, chiude con buona persistenza e un leggero retrogusto vegetale.
    Cantine La Pila Igt Marche Malvasia Emmar 2017
    Il vino è prodotto con una particolare tecnica chiamata crio-selezione, le uve raccolte tardivamente vengono parzialmente congelate. Giallo dorato luminoso nel bicchiere. Naso di grande intensità, tè, miele, frutta secca. Al palato arriva con notevole coerenza riproponendo quanto percepito al naso, sapido e chiude con ottima persistenza.
    Vittorini (Nico Speranza) Rosato Igt Io sto con i lupi 2017
    Sangiovese in purezza. Pensato come un vino dello Jura, affinamento in barrique sulle proprie fecce con tanto di formazione della “flor”. Ramato luminoso nel bicchiere. Il naso è particolare e di grande impatto, rosa, leggere note di rosmarino, ribes, agrumi. Al palato mescola abilmente le carte, prima carnoso e poi subito fresco e sapido. Un vino non omologato di grande complessità e carattere.
    Conti Maria Rosso Igt Il Conte 2019
    Montepulciano in purezza. Rosso granato nel bicchiere. Al naso frutti rossi delicati, prugna, melograno e leggera nota di tabacco. Al palato entra morbido con un tannino risolto. Vino essenziale e molto gastronomico.
    Rio Maggio Rosso Piceno Doc Selezione Granarijs 2017
    70% Montepulciano, 30% Sangiovese. Rosso rubino con riflessi granati nel bicchiere. In naso è di grande intensità, frutta rossa, melograno, delicate spezie. Al palato è polposo con tannino leggermente ruvido. Vino ampio e di grande personalità.
    Vini Firmanum Marche Rosso Igp Firma 2014
    Montepulciano in purezza. Rosso granato nel bicchiere. Al naso si presenta molto sfaccettato, amarena, mirtilli e frutta sotto spirito, spezie. Al palato è avvolgente, interessante la trama tannica, lunga la persistenza per questo vino armonico.

    Tags: ancel keys, dieta mediterranea, falerio, Fermo, firmanum, Marca fermana, nico speranza, pecorino, rio maggio, santa liberata LEGGI TUTTO

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    Cantina di Riva presenterà il restyling dei vini Vista Lago a Hospitality

    Ricorda le onde del Lago di Garda e mima le “ciglia” orografiche del Monte Brione la nuova bottiglia con cui Cantina di Riva ha ridisegnato l’estetica dell’apprezzata linea Vista Lago. Uno scrigno sinuoso e minimalista, con diametro decrescente dall’alto verso il basso, custodisce ora gli aromi e i sapori delle nove etichette che settimana prossima, […] LEGGI TUTTO