More stories

  • in

    Enò Bevo Vini ribelli

    A due passi dall’Arco della Pace, Enò è una piccola e calda enoteca di quartiereSiamo in piena zona Sempione, con l’Arco della Pace che sbuca in fondo alla via.Da Enò bisogna andarci apposta perché tra strade a traffico limitato e zona appena fuori dal grande traffico, non ci si passa davanti per caso.Vi troverete con i tavoli all’esterno quasi in strada, ma considerando che il traffico è basso non ci farete neanche caso. Si intuisce che sia un’enoteca di quartiere dai clienti abituali che stazionano all’esterno.Sono disponibili quasi una ventina di posti sedere all’esterno, mentre l’interno è più limitato come spazi.Cosa si beve? Una scelta ragionata e personale, con focus su vini di produzione artigianale e non solo senza predilezioni particolari per i vini naturali o convenzionali.Quasi una ventina i vini in mescita, con predilezione, in questo periodo dalle temperature calde, per i vini bianchi.Anche se si è all’esterno si ha la buona abitudine di portare al tavolo le bottiglie dei vini scelti. E il personale è disponibile a spiegare caratteristiche e particolarità dei vini scelti.In accompagnamento qualche boccone si ha, anche se quando il locale è pieno, bisogna armarsi di un po’ di pazienza.All’interno è comunque possibile scegliere una delle bottiglie in vendita e berle direttamente al tavolo.Prezzi onesti, sia per la zona che per la tipologia di vini. Se avete voglia di unire un buon calice con una bella passeggiata sotto l’arco, siete nel posto giusto.La nostra valutazione: N. etichette Originalità etichette Competenza e disponibilità Prezzi AmbienteEno’ Bevo vini ribelli – Sito webVia Cagnola 7 – MilanoTel. 02 87074004Orario di apertura:Lunedì – Venerdì / 17 – 00Sabato 12 – 00Domenica 17 – 23Visitato a Maggio 2022 LEGGI TUTTO

  • in

    DOC Trasimeno: vini da vivere

    La DOC Trasimeno ha dalla sua parte due punti di forza che, se gestiti in maniera sapiente, potrebbero portare questo territorio a divenire una delle mete più ricercate a livello internazionale nell’ambito del turismo enogastronomico, più di quanto non lo sia adesso. Da una parte la bellezza romantica e struggente del Trasimeno, lago chiuso, che praticamente non dispone di immissari o emissari ma vive solo grazie alle piogge; dall’altra il vitigno Trasimeno Gamay, che qui arriva a vette qualitative elevatissime, una sorta di oro nero nel bicchiere, come è stato definito da qualcuno che grazie all’influsso del Lago ha acquisito una identità distintiva.  Il Trasimeno Gamay fa parte della famiglia della Grenache (o Garnacha, in spagnolo) ed è lo stesso vitigno da cui derivano il Cannonau sardo, la Granaccia ligure e il Tai rosso dei Colli Berici, in provincia di Vicenza. Il Trasimeno Gamay è un vitigno a bacca rossa introdotto nella zona del Trasimeno già a partire dal XVI secolo, nel periodo di dominazione spagnola nell’Italia centro-meridionale. Fin dal suo insediamento in quest’area è stato coltivato con la tecnica ad alberello, di origine francese, e non con quella a “vite maritata”, molto più comune nell’area del Trasimeno e utilizzata già dall’epoca degli etruschi. Per questo motivo prese erroneamente il nome di Gamay, vitigno francese allevato ad alberello e utilizzato per la produzione del vino Beaujolais, proveniente dall’omonima regione.

    Il Consorzio Tutela Vini Colli del Trasimeno, negli ultimi anni, anche nell’ottica della riscoperta del vitigno Gamay, ha avviato tutta una serie di attività promozionali, tra cui la prima edizione de l’Anteprima Trasimeno, appuntamento nato in collaborazione con gli altri consorzi dell’Umbria e con la Strada del Vino del Trasimeno che si è svolto a fine maggio 2022 a Castiglione del Lago. Nella due giorni castiglionese si è respirata, da parte dei vignaioli aderenti al Consorzio, una grande voglia di rilancio, persone che hanno preso coscienza delle potenzialità del proprio territorio e sentono l’urgenza di comunicarlo al mondo e se consideriamo che questo areale è praticamente un cantiere aperto, va da sé che le prospettive di crescita possano essere importanti. Se il Trasimeno Gamay, già oggi, ha un’identità netta lo stesso non si può dire per il Grechetto e per i vini rosa sia che provengano da uve Gamay, ma anche da Ciliegiolo, Sangiovese e Pinot nero, almeno per quanto degustato durante l’Anteprima. Il potenziale c’è, ma è necessario trovare un tratto distintivo, altrimenti il rischio è di fare dei vini anonimi. Va detto che i ragazzi del Trasimeno sono molto determinati e tra qualche anno ci stupiranno anche in questo senso.

    L’essenza dell’Anteprima Trasimeno 2022, in definitiva, è racchiusa nelle parole del Presidente del Consorzio Emanuele Bizzi: “Il Trasimeno è da sempre una terra d’incontro e di confine ed è proprio da questi due punti che vogliamo ripartire: il vino ha radici profonde in queste terre e a testimoniarlo c’è anche uno dei reperti etruschi più importanti della zona. Stiamo parlando della Tabula Cortonensis, atto che ci tramanda la prima vendita ufficiale di un appezzamento di terreno dedicato alla vite. Per gli Etruschi il vino era una sorta di pozione magica e noi quella magia la vogliamo far continuare nel tempo grazie alla varietà e alla complessità del nostro territorio. Il lago, infatti, regala sfumature diverse ai nostri prodotti secondo la loro posizione, un intervento naturale a cui si arricchisce anche quello del terroir che regala quasi diversi cru all’interno dello stesso appezzamento di terreno. Il claim del territorio è Vini da Vivere e v’invito a scoprirlo e a dargli la vostra interpretazione. Siamo curiosi di conoscerla.”

    Castiglione del Lago – Rocca del Leone

    Il Territorio

    La zona di produzione della DOC Trasimenocomprende per intero i Comuni di Castiglione del Lago, Magione, Paciano, Panicale, Passignano sul Trasimeno e Tuoro sul Trasimeno e parte dei Comuni di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro.

    L’area è quella attorno al Lago Trasimeno, da cui la DOC prende il nome, in provincia di Perugia, dove la coltivazione della vite ha una lunga storia. Luogo della battaglia del 217 a.C. tra i Romani e i Cartaginesi di Annibale, questa parte di territorio umbro è stata per molto tempo abitata dal popolo etrusco. È infatti a questa popolazione che si può risalire cercando le origini della viticoltura di queste zone. La conformazione delle colline, la ridotta superficie pianeggiante e soprattutto la presenza del lago hanno dato vita a un terroir che rende l’area del Trasimeno particolarmente vocata alla coltivazione della vite e dell’olivo.

    Il lago è l’anima di questa terra, intorno a esso si svolgono tutte le attività principali della zona, in particolare quelle agricole e turistiche. Il vino, l’olio, i cereali e il pesce sono i prodotti principali che questo territorio offre da millenni.

    La DOC

    Con decreto del Presidente della Repubblica del 13 gennaio 1972viene riconosciuta la denominazione di origine controllata dei vini della DOC Trasimenoe approvato il relativo disciplinare. Le linee guida del disciplinare (la nuova versione del decreto è del 7 gennaio 1998) sono la ricerca della qualità delle uve prodotte, attraverso un elevato numero di viti per ettaro e una ridotta produzione per ceppo di vite.

    L’attività del Consorzio è volta a valorizzare le produzioni storicamente presenti nella zona: Sangiovese e Trasimeno Gamay per i rossi e Grechetto per i bianchi. Le produzioni rivendicate a DOC, soprattutto negli ultimi anni, hanno riguardato questi principali vitigni con una contrazione progressiva degli internazionali presenti nel territorio dal secondo dopoguerra.

    Le operazioni di vinificazione, di invecchiamento e di imbottigliamento dei vini della DOC devono essere effettuate all’interno della zona di produzione: è comunque consentito l’imbottigliamento nell’intero territorio della provincia di Perugia alle ditte che già abbiano effettuato tale operazione prima della data di pubblicazione del nuovo disciplinare sulla Gazzetta Ufficiale. Nelle etichettature è consentito l’uso di indicazioni geografiche (frazioni, aree, zone e località) dalle quali effettivamente provengono le uve da cui il vino così qualificato è stato ottenuto.

    Il Consorzio

    Nel gennaio 1997, per volontà di alcune delle maggiori aziende della zona di produzione del vino DOC, nasce il Consorzio Tutela Vini Colli del Trasimeno. Il simbolo inizialmente scelto riproduce il particolare di una tela del Perugino e richiama uno scorcio del lago, con il suo affascinante paesaggio. Nel 2017, però, il Consorzio si rinnova e diventa Trasimeno Consorzio Tutela Vini, modificando anche la propria immagine: il nuovo logo rappresenta il cuore blu del Trasimeno, circondato dalle verdi colline umbre. Le cantine socie del Consorziosono attualmente quindici: Berioli, Azienda Agraria Carlo e Marco Carini, Castello di Magione, Coldibetto, Duca della Corgna, Il Poggio, La Querciolana, Madrevite, Montemelino, Cantina Nofrini, Podere Marella, Poggio Santa Maria, Pucciarella, Terre del Carpine e Viandante del Cielo.  La percentuale di rappresentatività del Consorzio Trasimeno sfiora il 90 percento, per un totale di 270 ettari. Tra il 2016 e il 2020 la produzione media annua di uve appartenenti alla DOC Trasimeno è stata di 13000 quintali, mentre la produzione, in vino, si attesta sui 7600 quintali. Le bottiglie certificate dal Consorzio negli ultimi tre anni sono circa 990.000.

    Di seguito i numeri di bottiglie rivendicate a DOC divise per le principali tipologie, con particolare riferimento alla tipologia DOC Trasimeno Gamay:

    DOC Trasimeno Rosso: 100.000 bottiglie;DOC Trasimeno Rosso Riserva: 10.000 bottiglie;DOC Trasimeno Gamay (Trasimeno Gamay in percentuale almeno l’85%):

    15.500 bottiglie;

    DOC Trasimeno Gamay Riserva (Trasimeno Gamay in percentuale almeno l’85%): 8800 bottiglie;DOC Trasimeno Grechetto: 40.000 bottiglie;DOC Trasimeno Vin Santo: 10.000 bottiglie.

    Il numero di bottiglie nell’area del Trasimeno prodotte invece nella tipologia rosato, sia rivendicate a DOC che a IGT, dell’IGT Umbria Rosato sono circa 30.000.

    La degustazione del Trasimeno Gamay

    Jacopo Cossater, con orgoglio perugino, ha precisato che una degustazione di Trasimeno Gamay con sette aziende e con annate che vanno dalla 2018 alla 2020, dieci anni fa era davvero impensabile, a testimonianza di quanto questo territorio stia vivendo una crescita importante. La produzione rimane ancora piuttosto limitata ma grazie all’attività di valorizzazione che sta facendo il Consorzio, si prevede un deciso incremento. Attualmente la superficie coltivata a Trasimeno Gamay è di 30 ettari.

    Dall’assaggio delle sette referenze, il Trasimeno Gamay appare come un vino fortemente identitario che si svela lentamente ma inesorabilmente nel bicchiere, caratteristica peculiare dei vini importanti. Il lago regala sfumature diverse a seconda della posizione dei vigneti, in definitiva un vino tutto da scoprire.

    Di seguito le otto referenze degustate:

    Cantina Nofrini Rosso Principe Trasimeno Gamay DOC 2020 (bottiglie prodotte 4600)Il Poggio Legamè Trasimeno Gamay DOC 2019 (bottiglie prodotte 2000)Coldibetto E-trusco Trasimeno Gamay DOC 2018 (bottiglie prodotte 1000)La Querciolana Camporso Trasimeno Gamay Riserva DOC 2019 (bottiglie prodotte 2500)Madrevite C’osa Trasimeno Gamay Riserva DOC 2019 (bottiglie prodotte 2000)Pucciarella Trasimeno Gamay Pucciarella Trasimeno Gamay DOC 2020 (bottiglie prodotte 2500)Duca della Corgna Poggio Petroso Trasimeno Gamay Riserva DOC 2018 (bottiglie prodotte 3500) LEGGI TUTTO

  • in

    Lambrusco Day, ecco gli abbinamenti gourmet con le etichette Venturini Baldini

    Torna anche quest’anno il Lambrusco Day! La data da segnare in agenda è il 21 giugno, solstizio d’estate, una data simbolica che dà il benvenuto alla bella stagione. Quale miglior occasione per alzare i calici e festeggiare? La storica tenuta di Quattro Castella, in provincia di Reggio Emilia, onora questa ricorrenza proponendo alcune delle sue […] LEGGI TUTTO

  • in

    Vinòforum 2022: dal 10 al 19 giugno presso il Parco di Tor di Quinto a Roma

    Sta per finire l’attesa per la diciannovesima edizione di Vinòforum – Lo Spazio del Gusto, in programma a Roma, negli oltre 12.000 metri quadri del suggestivo Parco di Tor di Quinto, da venerdì 10 a domenica 19 giugno. Anche quest’anno la manifestazione rappresenterà un’occasione immancabile per avvicinarsi alle migliori realtà enogastronomiche d’Italia e d’Europa, con […] LEGGI TUTTO

  • in

    “Il Buon Sapore” di un brindisi solidale a WineAround

    Winearound in Riviera – l’evento organizzato dal Comune di Vallecrosia, in collaborazione con l’Associazione FoodAround, la guida Vinibuoni d’Italia e l’Associazione Il Borgo Antico – mette in luce anche alcune tra le tante iniziative del mondo del vino dedicate alla solidarietà e all’inclusione. In questa edizione Vinibuoni d’Italia ha scelto di dare risalto a un’etichetta […] LEGGI TUTTO

  • in

    Apre “Borgo Gradis’ciutta” la nuova struttura ricettiva nel cuore del Collio

    L’azienda vitivinicola di Robert Princic inaugura Borgo Gradis’ciutta, la nuova struttura dedicata all’ospitalità che nasce dal recupero e dalla valorizzazione di un palazzo del ‘500, con la volontà di arricchire l’offerta di accoglienza qualificata nel Collio. Il Borgo sorge esattamente nel cuore dei terreni dell’azienda proprio per offrire ai visitatori un’esperienza immersiva tra vigneti, profumi, sapori e la caratteristica ospitalità della famiglia Princic. “Fin da bambino – racconta Robert Princic, titolare dell’azienda vinicola Gradis’ciutta – mi ripetevo che quando me lo sarei potuto permettere avrei acquistato quella villa e l’avrei riportata agli antichi splendori. Veder realizzato questo sogno e poter finalmente aprire le porte ai visitatori dandogli la possibilità di immergersi nella magia del Collio rappresenta per me e la mia famiglia una grandissima emozione. Il nostro obiettivo è quello di arricchire l’offerta di ospitalità di livello nel Collio con nove camere e tre appartamenti ricavati dal recupero di un complesso di edifici risalenti al sedicesimo secolo, sperimentando esperienze legate al mondo del vino e assaporando i ritmi lenti della campagna e della natura”.

    In questa cornice, i visitatori potranno godere a pieno della magica atmosfera del Collio, uno dei territori del vino più importante d’Italia, immergendosi nei vigneti dell’azienda agricola Gradis’ciutta sita a San Floriano del Collio che conta oggi più di 40 ettari con una produzione di circa 200 mila bottiglie l’anno. Qui i vigneti sono curati da sempre all’insegna dell’attenzione verso l’ecosistema che circonda l’azienda che hanno dato vita nel tempo a vini biologici di prestigio.“Questo progetto si inserisce in un momento cruciale per il nostro territorio. Il 2025 sarà infatti l’anno di Gorizia, Capitale europea della cultura con Nova Gorica. Gorizia è la porta dell’oriente e il Collio è il suo territorio vitivinicolo, luogo particolarmente adatto a ospitare delegazioni e visitatori che potranno scoprire un territorio unico. Occorrono nuove strutture di charme e Borgo Gradis’ciutta lo sarà, grazie anche alla previsione di realizzare una piscina all’aperto per la bella stagione.”

    Le camere offrono oggi complessivamente 25 posti letto e saranno proposte ai visitatori iniziative e attività che andranno ad arricchire l’offerta enoturistica che l’azienda già propone ai suoi visitatori: si potrà andare da degustazioni ad hoc dei vini dell’azienda, al pic-nic in vigna, all’esperienza in prima persona della vendemmia in vigneto, alla formula del Nature bathing con la pratica dello yoga in vigna per chiudere con una Cooking Class da cui si potranno apprendere tutti i segreti della cucina Mitteleuropea. Un’attenzione particolare sarà poi dedicata ai prodotti utilizzati e offerti ai visitatori durante il soggiorno nel pieno rispetto della filosofia produttiva dell’azienda da sempre attenta al biologico e alle produzioni a basso impatto ambientale.Non resta che provare questa esperienza unica, e farsi conquistare dalla magia di questo luogo capace di unire attenzione ai dettagli, sostenibilità, grande accoglienza e una proposta enologica di altissima qualità.Per info e prenotazioni: https://www.gradisciutta.eu/borgogradisciutta/ LEGGI TUTTO

  • in

    Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese: missione rilancio

    Come sta cambiando la percezione dei consumatori nei confronti del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese? Cosa stanno facendo i produttori per conquistare i gusti del pubblico? Quali opportunità e quali prospettive di crescita per questo territorio che ha ancora un grande potenziale da esprimere?

    Questi i temi al centro della seconda edizione di “Talk ’n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero” che il 31 maggio 2022 ha riunito al Beef Bazaar di Roma 29 produttori dell’Oltrepò Pavese, giornalisti di settore, sommelier e addetti ai lavori, per parlare, con il coordinamento del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, delle diverse espressioni del Pinot Nero, coltivato su queste colline da quasi due secoli, e del futuro di questo territorio che ha ancora tanto da raccontare.

    Durante il Talk, condotto da Filippo Bartolotta, da oltre vent’anni comunicatore del vino italiano nel mondo, e da Adua Villa, narratrice digitale, sommelier e giornalista, si è provato a dare una risposta a tutti gli interrogativi attraverso le voci dei produttori che stanno lavorando in sinergia per promuovere l’Oltrepò e il suo Pinot Nero, in Italia e all’estero.

    “L’Oltrepò Pavese è il più esteso vigneto di Pinot Nero in Italia, eppure ancora se ne parla troppo poco”, ha esordito Filippo Bartolotta. “E’ l’isola che non c’è. Dall’anno scorso, però, un gruppo di produttori ha deciso di unire le forze per raccontare il loro lavoro, il loro territorio a far conoscere i loro vini: Pinot Nero Metodo Classico (è nato qui il primo mai prodotto in Italia, nel 1865) e Pinot Nero in rosso complessi ed eleganti. È il momento di svelare la strada di questo lembo occidentale di Appennino per esplorare l’isola di Pinot Nero italiana che c’è e attende di esser scoperta”.

    Di reputazione e brand identity dell’Oltrepò Pavese ha parlato invece Adua Villa che si è soffermata su quanto la ricerca della parola chiave Pinot Nero sul web sia frequente, ma su quanto poco venga associata al territorio dell’Oltrepò.

    Filippo Bartolotta – Adua Villa

    “I consumatori che amano questo vitigno, nelle sue espressioni più importanti, sono tanti – ha sottolineato Adua Villa – ma sembrano più restii a scegliere il Pinot Nero dell’Oltrepò. Tuttavia, in questi ultimi anni, le aziende hanno cominciato a lavorare non solo sulla qualità dei vini, ma anche sulla comunicazione per stimolare interesse e rivelare con più decisione il lavoro che stanno portando avanti. Il confronto di oggi dimostra quanto impegno ci sia da parte anche del Consorzio nel riunire tutte le anime produttive dell’Oltrepò per marciare insieme lungo questo percorso di promozione del territorio e del suo vitigno principe”.

    Il 75% del vigneto di Pinot Nero italiano si coltiva in Oltrepò. In questo triangolo, incastonato tra Piemonte, Emilia e Liguria, dei 13.000 ettari vitati, 3.000 sono coltivati a Pinot Nero, confermandosi così l’area di maggiore produzione in Europa, dopo Borgogna e Champagne. Il vitigno in questa zona riesce, storicamente, ad esprimere con successo le sue due anime, quella pregiata della vinificazione in rosso e quella della raffinata bollicina Metodo Classico. Alla base di questa varietà e ricchezza di espressioni c’è una felice combinazione di fattori: le caratteristiche uniche del suolo, il clima particolare, ma anche l’intraprendenza delle aziende, per lo più a gestione familiare. Un gruppo di produttori che, con la guida del Consorzio, guarda al futuro e investe in sperimentazione, sostenibilità e ricerca.

    E proprio in questa direzione, alcune aziende stanno introducendo nuove linee a base di Pinot Nero, meno impegnative e più giovani e fresche, con l’obiettivo di intercettare una fetta più ampia di consumatori e non solo, dunque, quella nicchia di appassionati che ricerca i grandi Pinot Nero. Uno stile più contemporaneo e democratico che si propone di conquistare il grande pubblico, pur mantenendo altissimi gli standard di qualità, esaltando tutte le caratteristiche del territorio e conferendo ai vini un’impronta sempre più internazionale.

    Oltre all’aspetto commerciale, grazie al supporto del Consorzio, i produttori stanno inoltre introducendo tutta una serie di iniziative di comunicazione il cui obiettivo è affermare l’identità del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese raccontando cosa lo rende diverso dagli altri vini.

    Altro tema di grande attualità che è stato affrontato durante il talk è quello del cambiamento climatico che, nel caso dell’Oltrepò, potrebbe rappresentare un’opportunità visto che, a differenze di altri territori, sulle colline c’è ancora spazio per impiantare vigneti. Le straordinarie pendenze, che raggiungono anche i 45 gradi, e il clima fresco d’estate e mite d’inverno, creano le condizioni ottimali per coltivare questo vitigno così delicato e per certi versi difficile. Al punto che, secondo alcuni produttori, il futuro del Pinot Nero dell’Oltrepò sarebbe ancora tutto da scrivere.

    I produttori dell’Oltrepò Pavese

    Soddisfazione per la grande partecipazione all’evento è stata espressa dal Direttore del Consorzio, Carlo Veronese che ha sottolineato l’importanza di promuovere il territorio dell’Oltrepò Pavese attraverso un progetto condiviso, “perché solo se andiamo tutti nella stessa direzione si possono raggiungere traguardi ambiziosi. Il fatto che sempre più aziende stiano sposando questo progetto dimostra che la strada intrapresa è quella giusta”.

    L’iniziativa, infatti, fa parte di un ciclo di eventi, dedicato ad operatori e stampa di settore, partito nel 2021. La prima manifestazione che ha dato il via al progetto “Oltrepò – Terra di Pinot Nero, un territorio, un vitigno, due eccellenze” si è svolta a settembre presso la Tenuta Pegazzera di Casteggio, Pavia. Successivamente, a dicembre, si è tenuto a Milano, presso il Ristorante DaDa in Taverna, il primo “Talk ‘n’ Toast – Conversazioni sul Pinot Nero”. Il successo del format ha spinto il Consorzio e le aziende a ripetere l’esperienza anche nella Capitale. Dal primo evento ad oggi, i produttori che aderiscono al progetto sono passati da 20 a 29, a conferma del desiderio crescente di fare squadra per promuovere e raccontare il territorio con una voce unica.

    Al “talk” è seguito il “toast“, con la degustazione dei Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese vinificati in rosso e degli Oltrepò Pavese Metodo Classico delle 29 cantine partecipanti: Alessio Brandolini, Az. Agr. Torti l’Eleganza del Vino, Azienda Agricola Pietro Torti, Az. Agr. Bio Quaquarini Francesco, Az. Agr. Cà del Gè, Ballabio, Bertè & Cordini, Bosco Longhino, Bruno Verdi, Ca’ Di Frara, Calatroni Vini, Cantine Cavallotti, Castello di Cigognola, Conte Vistarino, Cordero San Giorgio, Finigeto, Frecciarossa, Giorgi, Giulio Fiamberti, La Piotta, La Travaglina Azienda Agricola, Lefiole, Manuelina, Monsupello, Montelio, Oltrenero, Rossetti & Scrivani, Tenuta Mazzolino, Tenuta Travaglino.

    Appuntamento al 26 settembre 2022 con il prossimo evento che si terrà presso la Tenuta Pegazzera di Casteggio (PV). LEGGI TUTTO