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    A Castello di Bossi l’accoglienza è di casa

    Castello di Bossi è una consolidata realtà che dal 1985 esporta in tutto il mondo, principalmente nel mercato americano. Ma oltre all’importante realtà vinicola, i 700 ettari della tenuta sono anche una struttura ricettiva di alto livello. Durante gli ultimi mesi Marco Bacci, fondatore dell’azienda, ha deciso di scommettere sull’enoturismo e ha iniziato una serie […] LEGGI TUTTO

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    Le Serre Nuove dell’Ornellaia 2019

    Ornellaia presenta l’annata 2019 di Le Serre Nuove dell’Ornellaia, prodotto della prestigiosa tenuta bolgherese ed espressione della dedizione di Ornellaia in vigna e della cura di ogni dettaglio in cantina. Preziosa cuvée di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot, fonde le singole peculiarità di ogni vitigno in una complessa sinergia di aromi. Le […] LEGGI TUTTO

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    Blanc di Neri 2018, unico Schioppettino Metodo Classico al mondo

    Un Blanc de Noir dalla veste friulana, rifermentato in bottiglia secondo il metodo Champenoise. Sboccato ad aprile, Blanc di Neri 2018 è un Vino Spumante di Qualità Brut Metodo Classico che ha origine nei Colli Orientali del Friuli sugli assolati Ronchi di Torre Rosazza, fiore all’occhiello de Le Tenute del Leone Alato di Genagricola. È […] LEGGI TUTTO

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    Dove la viticoltura del Nord Est?

    Un ritardo medio di inizio vendemmia di 8/10 giorni rispetto allo scorso anno; uno stato sanitario delle uve ottimale (al momento), ma un calo complessivo della produzione di circa il -10%, con punte anche superiori in alcune aree colpite da pesanti grandinate e dalle gelate tardive di aprile. Per il Veneto si parla di – 12%, per il Trentino -8%, per la provincia di Bolzano -10%, per il Friuli -18%. Nonostante questo, nel complesso, quella del 2021 si prospetta come una annata di alta qualità. Ma… che fatica. Forse per la prima volta, nel recente focus sulle previsioni vendemmiali promosso da Regione del Veneto e Veneto Agricoltura con Avepa, Arpav e Crea-VE, il direttore di quest’ultimo, il ricercatore Diego Tomasi, ha inserito anche la difficoltà gestionale viticola tra gli elementi presi in esame per delineare lo stato dell’arte delle vigne venete. Non che le annate precedenti siano state delle passeggiate – o che in generale fare il viticoltore e il produttore di vino sia sempre un letto di rose – , ma quest’anno è andata peggio del solito. I mesi di aprile e maggio hanno presentato un livello di difficoltà gestionale viticola altissima, quelli di luglio e agosto alta, media gli altri periodi. Solo l’inizio dell’anno (gennaio e febbraio) sono stati facili. Colpa del cambiamento climatico ovviamente, e delle sue conseguenze: un andamento meteo sempre più imprevedibile che si trasforma una girandola impazzita di eventi estremi (gelate tardive, piogge torrenziali, grandinate, picchi di caldo torrido, siccità) sempre più frequenti. Nella sua presentazione, Tomasi ha tracciato un quadro abbastanza complesso di una situazione viticola buona, ma non priva di campanelli di allarme. Da un punto di vista sanitario, come detto, al momento le uve stanno bene, ma i pericoli non mancano: la flavescenza dorata, che da qualche anno sembrava sotto controllo, ora sta tornando a diffondersi con forza, così come si stanno ripresentando giallumi e mal dell’esca. In futuro non si escludono attacchi più frequenti anche di oidio e black rot. Tutte minacce che stanno raffreddando l’entusiasmo per la conduzione biologica, a dispetto della crescente richiesta del pubblico di vini bio. Ciò premesso, dove sta andando la viticoltura del Nord Est?  Alcuni trend appaiono chiari. La sensibilità ambientale cresce: si notano un abbandono quasi unanime del glifosate, un incremento esponenziale della richiesta di certificazione SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, alla quale da tempo lavora il Consorzio del Prosecco Doc), un maggior uso degli atomizzatori a recupero, un crescente interesse per la viticoltura di precisione e per le varietà intraspecifiche. Quest’ultimo elemento in particolare sarà sempre più da qui in poi un argomento di riflessione e discussioni tra produttori, Consorzi, enti di ricerca: se il clima cambia molte coltivazioni dovranno essere riviste, e con esse i disciplinari di produzione. Quel che appare chiaro è che, se si vuole avere la meglio sulle sfide sempre più complesse (e interconnesse) che i tempi attuali ci stanno presentando, sarà necessario che tutti gli attori della filiera vitivinicola (produttori, ricercatori, coltivatori, ricercatori, Consorzi di tutela) collaborino tra loro, studino, innovino e sperimentino a un ritmo anche più sostenuto dell’attuale. Oggi più di ieri, da soli non si va da nessuna parte. LEGGI TUTTO

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    È nata la Rete d’impresa Pinot Bianco del Collio

    I produttori della Rete
    Nell’autunno 2019, parlando con Roberto Felluga e Alessandro Sandrin, rispettivamente proprietario e enologo di Russiz Superiore, azzardavo l’ipotesi che si facesse un gran parlare di Ribolla Gialla come “The next big thing”, per dirla in italiano “La prossima grande cosa” dell’enologia del Friuli Venezia Giulia, ma che Invece ritenevo che fosse il Pinot Bianco il vero outsider, vitigno che proprio nel Collio potesse regalare prospettive inedite, facendo mio il pensiero di uno degli uomini che ha fatto la storia dell’enologia italiana, ovvero Marco Felluga, che da tempo immemore aveva visto nel pinot bianco del Collio potenzialità enormi. Roberto e Alessandro erano d’accordo anche in quel contesto non si esposero più di tanto. Con molta probabilità la rete d’impresa era in fase embrionale e non era ancora il momento di rendere pubblica la cosa. Finalmente, nel mese di giugno 2021, rotti gli indugi, la “Rete d’impresa Pinot Bianco nel Collio” si è presentata ufficialmente a Ruttars nella sede dell’azienda Pascolo.
    La rete d’impresa unisce in associazione sette storici produttori del Collio: Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros e Venica & venica. La rete d’impresa Pinot Bianco vuole essere un progetto innovativo promosso da cantine che credono fermamente nel in questo vitigno capace di trovare proprio nel Collio una delle sue terre d’elezione.
    Collio Pinot Bianco Russiz Superiore 2019
    Un assaggio – Collio Pinot Bianco Russiz Superiore 2019
    Dopo la raccolta, le uve vengono separate dal raspo. Il succo e la polpa subiscono una macerazione a freddo, quindi una pressatura che consente la separazione delle bucce. Il mosto ottenuto viene posto a fermentare in contenitori di acciaio. Il vino riposa per circa sei mesi sui lieviti e poi in bottiglia.
    Al naso ritroviamo note intense di mela, burro fuso, fiori bianchi. Al palato entra morbido ed è subito avvolgente, chiudendo con profondità. Da bere oggi, ma da ritrovare tra vent’anni.

    Tags: alessandro sandrin, Castello di spessa, collio, livon, marco felluga, pascolo, pinot bianco, rete pinot bianco collio, roberto felluga, russiz superiore, schiopetto, toros, Venica & Venica LEGGI TUTTO

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    Dai viticoltori (altoatesini) ai viticoltori (tedeschi)

    Nelle scorse settimane un’ondata di maltempo di proporzioni e violenza inusitate ha colpito pesantemente alcune nazioni europee, provocando danni incalcolabili e decine di morti. In Germania, in particolare in Renania-Palatinato e Nordreno-Vestfalia, fiumi e torrenti sono esondati, travolgendo tutto ciò che hanno incontrato sul loro cammino. A distanza di tempo, si continua a far la conta dei disastri provocati da masse inarrestabili di fango e acqua. E nel mondo del vino scatta la macchina della solidarietà. Riceviamo e pubblichiamo: IL CONSORZIO VINI ALTO ADIGE AL FIANCO DEI VIGNAIOLI TEDESCHI COLPITI DALL’ESONDAZIONE DEL FIUME AHR“Per dare un fattivo contributo nell’affrontare l’emergenza, il Consorzio Vini Alto Adige ha supportato fin da subito l’iniziativa “SolidAHRität – Dai viticoltori per i viticoltori” a sostegno dei produttori colpiti.“Come Consorzio Vini Alto Adige abbiamo deciso di rispondere tempestivamente a questo appello pervenuto dai nostri amici tedeschi – dichiara Eduard Bernhart, Direttore del Consorzio – nella speranza che sia solo un primo gesto di solidarietà a cui seguiranno altre azioni concrete volte a dare sostegno ai molti produttori tedeschi colpiti da questa difficile situazione. Siamo orgogliosi nel riscontrare una così grande adesione da parte dei nostri soci che hanno donato un totale di 2.744 bottiglie di vino e spumante”.Stimando un valore medio di circa 65 euro per ogni cartone da 6 bottiglie donato, l’iniziativa “SolidAHRität – Dai viticoltori per i viticoltori” ha raccolto una somma potenziale pari a oltre 30.000 euro. Oltre a questa iniziativa, il Consorzio Vini Alto Adige ha dato un’ulteriore dimostrazione di intraprendenza e solidarietà nei confronti dei colleghi tedeschi.In collaborazione con il noto produttore italiano di trattori speciali da vigneto, Antonio Carraro, ha organizzato e attuato infatti un’azione di aiuto mirato per la tenuta vinicola H. J. Kreuzberg di Dernau, realtà che è stata gravemente danneggiati dall’inondazione. Per la ricostruzione, Antonio Carraro ha messo a disposizione un trattore in comodato d’uso per tutto il periodo di emergenza, mentre il Consorzio Vini Alto Adige ha donato un nuovo carrello elevatore e un argano.Entrambe le iniziative sono state sostenute dalla ditta di logistica e trasporti EMT di Caldaro, che ha inviato in Germania i cartoni di vino e i macchinari”. LEGGI TUTTO

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    I vini per l’estate secondo AIS Toscana

    Ogni stagione ha il suo vino, ed ogni vino ha la sua stagione migliore per essere degustato ed apprezzato. Quando dici estate, la mente vola a piatti leggeri e vini freschi, dissetanti, informali e agili nel sorso, dinamici e con la giusta punta di acidità. A dispensare consigli su come degustarli e soprattutto come abbinarli […] LEGGI TUTTO

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    Malvasia Day alle Lipari

    Una delle poche cose buone che ci ha imposto l’attuale emergenza sanitaria è quella di guardare un po’ più in casa nostra e un po’ meno fuori. In questo modo molta sta scoprendo o riscoprendo pezzi d’Italia che non conosceva o che aveva dimenticato – e non è una brutta cosa. Per chi si trovasse a veleggiare dalle parti delle Isole Eolie, ecco un appuntamento che vale la pena onorare: il Malvasia Day delle Lipari, che quest’anno festeggia già la sua decima edizione. Un’edizione importante, la prima sotto l’insegna diretta del Consorzio di tutela della Malvasia, dopo quelle organizzate e svolte nella Tenuta di Capofaro della famiglia Tasca d’Almerita.Sarà una festa dedicata ad un vino leggendario per storicità ma anche per la capacità di rappresentarne l’identità culturale oltre che viticola ed enologica di questi territori. Con il Malvasia Day  insomma riparte un progetto di valorizzazione del soggiorno sulle isole che vede coinvolto l’intero tessuto produttivo, compresa la filiera della ristorazione e del turismo: la più forte e rinomata attività economica delle Eolie. Martedì 20 luglio dalle ore 18 in poi, gli appassionati del vino potranno partecipare ad un programma che inaugurerà la stagione della ripartenza, con il primo evento aperto al pubblico. A Palazzo Marchetti nel comune di Malfa – ore 18.00 – si terrà un incontro letterario e storico ma anche scientifico, alla scoperta delle testimonianze e delle origini legate al vitigno principe delle Isole Eolie, raccontate nel libro a cura di Marcello Sajia: ‘Malvasia delle Lipari – Storia dell’Antico passito eoliano’.Alle 19,30 – nella piazza antistante il Municipio di Malfa – il momento più atteso: dodici produttori si raccontano, e lo fanno presentando al pubblico la loro interpretazione di Malvasia. Ciascuna azienda aderente al Consorzio presenterà, infatti, la migliore selezione delle bottiglie prodotte, dai vini dolci naturali alle nuove espressioni di Malvasia secca, sempre più interessanti e identitarie del territorio e dell’isola di provenienza.  Il panel delle aziende partecipanti a questo Malvasia Day 2021 è di primissimo piano e costituisce un record di presenza delle aziende produttrici di Malvasia DOC delle Lipari: Barone di Villagrande, Caravaglio, Colosi, D’Amico, Fenech, Hauner, Punta Aria, Tenuta Capofaro, Virgona a cui si aggiungono, per questa edizione del 2021, Barbanacoli, Eolia e Tenuta di Castellaro.Con il disciplinare – più rigoroso ed attento alla tutela del territorio (e il riconoscimento dell’erga omnes), viene garantito un controllo sulla qualità in vigna prima e in bottiglia poi, per un sempre miglior posizionamento delle produzioni delle isole Eolie e una maggiore tutela dei consumatori.“Abbiamo inaugurato questa edizione del Malvasia Day affrontando il tema della storia della Malvasia e del suo indissolubile legame con il territorio” -ha detto Mauro Pollastri, Presidente del Consorzio Malvasia delle Lipari -. Con la narrazione della nostra DOC, insieme ai nostri ospiti e produttori, vogliamo suggerire alcuni spunti utili ad interpretare il futuro che ci attende con un occhio globale, puntando su promozione e valorizzazione sia in Italia che all’estero”.“Un’edizione che afferma il valore di un’economia sana, che trova il supporto di viticoltori esperti e un rinnovato slancio nell’erga omnes – ha commentato il vicepresidente del Consorzio Ivo Basile – e quindi nella possibilità per il Consorzio di svolgere funzioni di tutela e sviluppo per la nostra denominazione, per un “vigneto Eolie” piccolo, costoso, e che non può non crescere guardando al valore a alla rete tra i produttori”. Alle parole di Ivo Basile si aggiungono quelle di Carlo Hauner – ex Presidente del Consorzio – che sottolinea lo slancio che l’erga omnes ha dato al territorio e come quanto seminato negli anni stia portando i suoi frutti in comparti diversi.Già ne loro paesaggio le isole Eolie affermano un modello di viticoltura eroica, caratterizzata da vigneti terrazzati con i tipici muretti a secco e forti pendenze. La Malvasia è la varietà principe che ha vissuto la leggenda dei grandi vini dolci naturali, scoperti dagli Inglesi e dai regnanti di mezza Europa. Un nettare reso unico dal calore siciliano, dal vento eoliano che soffia dal mare e dalla dedizione umana che si impegna ad allevare vigneti ricchi di storia, valori e cultura.Con questa decima edizione l’Isola Verde di Salina ripropone la sua centralità: è infatti capofila di un progetto che collega differenti isole del Mediterraneo, con l’obiettivo di riaccendere i riflettori sull’identità agricola e la ricchezza delle tradizioni di comunità che da secoli sono le custodi di paesaggi straordinari, capaci di esprimersi in prodotti unici, come appunto il vino, insieme capperi e cucunci, eccellenze di queste terre. LEGGI TUTTO