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    Cerealto 2018: il bianco resistente che nasce a 700 metri di quota

    Cerealto nasce ai piedi delle Piccole Dolomiti da PIWI, “pilzwiderstandsfähig” in tedesco, le viti resistenti alle malattie funginee. Un bianco fermo IGT da blend di uve johanniter (60%) e bronner (40%) coltivate a 700 metri di altitudine dall’azienda Terre di Cerealto, tra le prime realtà in Veneto a credere e a piantare solo resistenti.Prodotto per la prima volta nel 2017, Cerealto oggi è disponibile nell’annata 2018.
    “La seconda annata di un vino è sempre la più difficile – spiega Massimo Reniero, fondatore di Terre di Cerealto assieme a Silvestro Cracco – soprattutto quando la precedente è andata bene come nel caso del Cerealto 2017. Nel millesimo 2018 le condizioni climatiche sono state estremamente favorevoli e la perfetta maturazione delle uve ha esaltato le loro peculiarità: carattere e personalità per lo johanniter e finezza ed eleganza per il bronner. I mosti sono stati generosi e i nuovi vini hanno dimostrato da subito grande struttura. L’elevage sulle fecce fini ci ha permesso di preservarne la freschezza e di aumentare la complessità”.
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    L’etica di Terre di Cerealto si è sempre rivolta al pieno rispetto del fragile ecosistema pedemontano e, al momento della selezione dei vitigni da allevare in questo terreno d’altura, la scelta è spontaneamente ricaduta sui PIWI. Grazie all’elevata tolleranza dei vigneti resistenti alle malattie, la maggior parte dei trattamenti fitosanitari è stata eliminata mentre vengono utilizzati solamente principi attivi di origine naturale, estratti vegetali, microrganismi o insetti utili, che favoriscono la sostenibilità ambientale.

    Le uve, raccolte a mano in cassetta, vengono vinificate separatamente per ogni singolo appezzamento, mentre l’affinamento consiste in sette mesi sulle fecce fini e sei mesi in bottiglia prima della messa in commercio. Il risultato è un vino aromatico e dall’acidità vibrante, equilibrato e perfetto da aperitivo o in abbinamento a piatti a base di pesce, in particolare crudo, e verdure fresche. L’avvolgenza al palato data dal parziale affinamento in barrique permette anche l’accostamento con piatti più strutturati come carni bianche e torte salate.
    Lo johanniter è un vitigno a bacca bianca ottenuto nel 1968 in Germania da un incrocio di diversi Riesling. La vendemmia è precoce e le viti si caratterizzano per una produzione elevata e per grappoli di medie dimensioni, che nel momento di piena maturazione assumono un colore giallo-verde con piccoli punti neri sulla buccia. I sentori sono intensi, fruttati e bilanciati da una nota di acidità. In bocca ricorda pinot grigio e riesling grazie alle note di mela cotogna, pera e mandarino, mentre il retrogusto può essere leggermente speziato.
    Il bronner invece è nato in Germania nel 1975 dall’incrocio del vitigno merzling con il sankt laurent. Uva a bacca bianca vigorosa, particolarmente resistente alla peronospora e all’oidio, in grado di donare vini di buona struttura e di media acidità. Al naso presenta sentori fruttati, di limone e frutti esotici, ma anche di miele, mentre in bocca ha una buona nota minerale e si caratterizza per una lunga persistenza. LEGGI TUTTO

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    Marche: vendemmia 2020 nel segno della qualità, produzione a +5%

    Produzione in crescita del 5% rispetto al 2019 e qualità buona con punte di eccellenza. Il vino marchigiano rialza la testa dopo mesi in trincea, grazie a una vendemmia 2020 che raggiunge quota 857mila ettolitri contro gli 816mila dell’anno passato e un mercato che nonostante tutto si muove. Particolarmente positivo l’andamento meteo stagionale, che ha permesso una raccolta senza complicazioni e favorito in generale uno sviluppo della pianta senza l’azione di parassiti o agenti patogeni. Un’annata la 2020, che dal punto di vista enologico rappresenta una garanzia, ma che pone ancora molte sfide sul fronte dei mercati a causa dell’emergenza sanitaria in corso.
    “La nuova chiusura dell’horeca preoccupa, ma il sistema vino, Verdicchio in primis, pur nelle difficoltà ha retto e la macchina è ripartita – ha detto Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) -. Adesso, pur nell’incertezza, registriamo comunque segnali positivi come il calo delle scorte di vino nelle cantine della denominazione Castelli di Jesi, che rispetto allo scorso anno sono diminuite del 9,5% (dati al 30 settembre). Anche la quantità è quella giusta – aggiunge Mazzoni -, si temeva un’annata sovrabbondante a +15-20%, ma alla fine la natura ha compensato e abbiamo chiuso a +5% nel rispetto della qualità”.
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    A influire sulle rese, è stato soprattutto il caldo di agosto e delle prime due settimane di settembre, che ha favorito una buona accelerazione della maturazione, incidendo però negativamente sulla quantità. Il calo più significativo riguarda le uve a bacca rossa, come Lacrima di Morro d’Alba e Montepulciano, mentre gli altri rientrano nella media. In particolare, tra i bianchi registra un +7% sul 2019 la produzione di Verdicchio dei Castelli di Jesi che, salvo qualche grandinata, è giunto alla raccolta in anticipo rispetto alla media e con uve ottime, regalando vini di grande freschezza, gradazioni medio-alte e ottima struttura. Caratteristiche che ricordano molto quelle delle annate 2015 e 2016. Buone le previsioni anche per tutte le altre denominazioni tutelate.
    Per quanto riguarda il mercato, secondo Istat le Marche del vino hanno subito una contrazione nel primo semestre del 2,2%, circa la metà rispetto alla media export nazionale (-4,2%). Tengono le vendite verso l’Unione europea (+4%) con il Covid-19 che ha invece fatto maggiori danni tra i buyer extra-Ue (-4,6%). Andando a scomporre i dati per provincia, l’export delle bevande marchigiane (dove il vino incide per l’80% del valore), è segnalato ancora in crescita ad Ancona. La terra del Verdicchio dei Castelli di Jesi segna infatti un confortante +6,4%, con i 2/3 delle vendite totali regionali (circa 30 milioni di euro nel semestre). Complessivamente, secondo le elaborazioni di Imt, rispetto al pari periodo di 3 anni fa, il mercato del vino anconetano è cresciuto di quasi il 30%. Bene anche la provincia di Macerata. Tra i Paesi, in ulteriore crescita i top 3 buyer Stati Uniti, Germania e Giappone, mentre calano in doppia cifra Regno Unito, Canada, Svizzera e soprattutto la Cina (-37,5%). LEGGI TUTTO

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    Un giovane ingegnere scommette sui vitigni autoctoni a Montespertoli

    Un’azienda agricola a gestione familiare, un giovane ingegnere che decide di cambiare strada per seguire una passione e la volontà di produrre vini riscoprendo vitigni autoctoni del territorio. Questi gli elementi che riassumono la storia del 25enne Giulio Tinacci e dell’azienda di famiglia, l’Azienda Agricola Montalbino di Montespertoli, in provincia di Firenze.
    L’Azienda Agricola Montalbino si trova nella campagna montespertolese, immersa nelle colline del Chianti.
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    Mandrarossa arriva a Pantelleria e presenta una nuova etichetta delle Storie Ritrovate

    Una nuova avventura aldilà del mare che guarda alla Tunisia, nuovi vigneti e una nuova etichetta per Mandrarossa. Il Passito di Pantelleria DOC Serapias ha ufficialmente debuttato sul mercato nel mese di ottobre 2020 con l’annata 2019. Un vino che va a collocarsi, insieme ai due vini a denominazione Etna DOC di Mandrarossa Sentiero delle Gerle e ai menfitani Vini di Contrada, nella linea Storie Ritrovate, il progetto di Mandrarossa nato con l’obiettivo di produrre vini da uve autoctone siciliane in purezza, che raccontino la vera essenza dei territori in cui nascono
    L’etichetta è frutto della rinnovata collaborazione con Nancy Rossit, già autrice delle altre quattro etichette facenti parte della linea Storie Ritrovate, e riprende l’immagine dell‘orchidea autoctona chiamata Serapias Cossyrensis o Orchidea Pantesca. Un fiore raro e delicatissimo che cresce solo in un’area limitata dell’isola di Pantelleria.
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    I vigneti e la viticoltura pantesca
    Le uve di zibibbo destinate alla produzione del Passito di Pantelleria DOC Serapias crescono su una superficie di 2 ettari, che si estende su tre contrade isolane: Bukkuram, Monastero e Piana di Ghirlanda. I vigneti si ritrovano su terrazzamenti che poggiano su suoli di origine vulcanica a grande prevalenza sabbiosa, caratterizzati da una presenza massiccia di scheletro e da affioramenti rocciosi frequenti e consistenti. Sono suoli poveri di sostanza organica a causa delle elevate temperature estive, poveri di azoto, di fosforo e di calcio, ma molto ricchi di potassio.
    Per ovviare al clima secco e ventoso, secondo la tradizione, le viti vengono allevate con il sistema dell’“alberello pantesco”. Questo antico metodo di coltivazione, Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO fin da 2014, prevede che le viti abbiano una forma a cespuglio, per permettere alla rugiada della mattina di accumularsi sul terreno ed essere protetta dalle foglie, e che vengano allevate all’interno di profonde conche, per proteggerle dai venti.
    Un’altra peculiarità della viticoltura pantesca sta nell’altitudine variabile dei terrazzamenti che va da pochi metri sul livello del mare nelle zone costiere a 200/300 metri sul livello del mare nelle zone collinari interne. Per questo motivo i tempi di maturazione e vendemmia delle uve sono molto variabili, con uno scarto temporale sulla raccolta che può arrivare ad oltre un mese tra una contrada e l’altra.
    La vinificazione e il vino
    Le uve sono state raccolte a mano nella quarta settimana di agosto e riposte in piccole cassette. Una parte è stata posta ad appassire per circa 20/22 giorni, successivamente l’uva passa è stata aggiunta al mosto in fermentazione proveniente dalle uve fresche. La fermentazione è avvenuta in serbatoi di acciaio ad una temperatura compresa tra i 16 e i 18 gradi centigradi.
    Il vino è stato poi fatto affinare per circa 10 mesi in silos di acciaio, e per tre mesi circa in bottiglia. Prodotto da uve 100% zibibbo, in un numero limitato di 6.000 bottiglie, il Passito di Pantelleria DOC Serapias presenta una buona gradazione alcolica e una decisa mineralità, che deriva dalle origini vulcaniche dei terreni panteschi. Ha colore giallo dorato intenso con profumi fortemente caratterizzati da note di agrumi, gelsomino e uva passa. Al gusto ha un’impronta di pietra focaia. Il finale è lungo ed estremamente persistente.
    La Storia Ritrovata
    Pantelleria, un paradiso terrestre sospeso tra la Sicilia e la Tunisia, una terra meravigliosa dalle bellezze naturali e dalle atmosfere suggestive: natura selvaggia e dirompente. Generata dall’eruzione di un vulcano sottomarino, venne chiamata Cossyra dai Greci. Scogliere di pietra lavica a picco sul mare, faraglioni, muri a secco, dammusi, fichi d’india, coltivazioni di capperi dall’aroma intenso e non ultimo l’alberello pantesco, patrimonio UNESCO: le uve di Zibibbo ricavate da questi vigneti, unici al mondo, rappresentano la materia prima per la vinificazione del pregiato Passito di Pantelleria DOC. 
    L’isola si trova a sei ore di navigazione dalla costa sud occidentale Siciliana, dove i vigneti di Mandrarossa si estendono lussureggianti su colline che guardano il mare. Da queste colline, grazie ad un suggestivo fenomeno di rifrazione della luce, nelle giornate di cielo terso le tre punte di Pantelleria compaiono quasi magicamente all’orizzonte. Quasi un richiamo per Mandrarossa ad attraversare il mare e sperimentare nuovi progetti in questa isola sospesa nel tempo.
    Nelle Contrade Piana della Ghirlanda, Monastero e Bukkuram, sul versante interno dell’isola esposto a nord-est, una posizione perfetta grazie ai venti freschi che nel periodo estivo contribuiscono ad alleviare dalla calura delle giornate più afose, sono stati selezionati due ettari di questo vitigno. Qui nasce un vino seducente, profumato ed intenso, interpretazione contemporanea di quell’ “oro giallo di Pantelleria” che incantò i Cartaginesi nel al loro arrivo nell’isola nel 200 a.c. LEGGI TUTTO

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    Vendemmia 2020, i dati definitivi di Assoenologi, ISMEA e Unione Italiana Vini

    Una vendemmia ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo.
    Il responso definitivo della vendemmia italiana 2020, elaborato da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019. Una stima che registra un lieve calo anche rispetto alle prime stime di settembre (-1%, a 47,2 milioni; dato ripreso da Oiv per il nostro Paese e diffuso oggi per le previsioni mondiali) dovuto a minori rese sia in campo che in cantina, ma che vede crescere l’asticella della qualità, con uno standard che grazie al meteo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il Paese anche dopo le piogge di fine settembre.
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    La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all’Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%). In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell’8% e dall’Emilia Romagna (+10%). In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell’ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.
    Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “La vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D’altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l’unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini. Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza. Data anche la situazione pandemica sono certo che l’ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di una vendemmia che, per gli aspetti legati proprio all’emergenza sanitaria, è stata vissuta anche con quel senso di preoccupazione che ormai ci attanaglia da mesi. Un senso di preoccupazione che non deve però intaccare il sentimento di speranza e la voglia di superare questo drammatico momento. Da presidente di Assoenologi, ma anche da uomo e imprenditore del settore, mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l’appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini”.
    “Le cantine italiane stanno affrontando le difficoltà derivanti dalla pandemia con grande dinamismo e spirito di adattamento – ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’ISMEA -. Sono sempre di più le imprese che hanno operato un processo di diversificazione dei canali distributivi, riuscendo a collocare i prodotti anche nel momento di blocco totale del canale Horeca. In questa difficile congiuntura è stata soprattutto la Gdo a mitigare le perdite del comparto sul mercato italiano, in virtù del buon andamento degli acquisti durante i primi 9 mesi del 2020 (+7% in valore con punte dell’11% per il segmento della spumantistica). Ma l’emergenza sanitaria, come rivela un’indagine Ismea in corso di realizzazione, ha impresso anche una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all’e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale. Anche sul fronte dell’export, nonostante il tonfo registrato a maggio, la riduzione dei flussi in valore si è limitata nei primi 7 mesi dell’anno a un meno 3,2%, registrando addirittura un piccolo spunto di crescita nel mese di luglio (+1,1%)”.
    Per il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona: “La natura è riuscita a esprimere in un anno di estrema difficoltà una vendemmia ovunque molto equilibrata e, in molte aree, certamente, da ricordare. L’ottima qualità, unita alla giusta quantità, saranno di aiuto per le aziende in questa particolare congiuntura economica. I volumi, sensibilmente più bassi (-2%) della media dell’ultimo quinquennio, consentiranno di contenere le tensioni del mercato interno determinate dalle rinnovate restrizioni imposte dalle ultime misure governative e, sul fronte internazionale, dalla dilagante emergenza sanitaria globale. Il contesto è senz’altro difficile – ha proseguito Ernesto Abbona – ma c’è la consapevolezza che, appena ci saranno le condizioni, il settore sarà in grado di ripartire come ha sempre fatto negli ultimi anni. Al governo chiediamo cautela e attenzione nel gestire le misure di emergenza sanitaria. In questa fase servono ascolto e condivisione, equità nei trattamenti e tempi certi per i ristori economici annunciati dal Governo. Inoltre, ci auguriamo che si avvii rapidamente una fase di progettazione dei piani promozione istituzionale del made in Italy agroalimentare e del vino per la prossima annualità, al fine di rilanciare l’immagine del nostro settore nei principali mercati internazionali”.

    Relazione finale vendemmia 2020
    L’andamento climatico dell’anno 2020, con piovosità ben distribuita in primavera ed estate e temperature nella norma, salvo alcuni picchi estivi che hanno inciso sui quantitativi raccolti in alcune regioni, ha sostanzialmente favorito una buona maturazione delle uve sia dal punto di vista sanitario che qualitativo con ottime concentrazioni di sostanze aromatiche nei vini bianchi e buoni tenori alcolici e notevoli intensità coloranti nei vini rossi.
    Sul fronte quantitativo, l’ultima stima effettuata da Assoenologi, Ismea e UIV, elaborata quasi a fine delle operazioni di raccolta, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019. La stima attuale, quindi, registra un lieve calo rispetto alle prime stime di settembre e posiziona l’attuale vendemmia al di sotto della media degli ultimi 5 anni.
    Non tutte le regioni, comunque, segnano un decremento produttivo. In particolare, sono le regioni del Centro e Sud Italia che hanno risentito di più dell’andamento climatico e dove si registrano i cali più marcati con il meno 21% della Toscana e il meno 20% della Sicilia. Mantiene il primato il Veneto grazie anche ai nuovi impianti e tutto il Nord registra una produzione nella media del quinquennio.
    La vendemmia 2020 si è svolta secondo le tempistiche di un’annata tradizionale e si sta concludendo con le uve tardive ancora in vigna. La lieve flessione verso il basso dell’asticella dei volumi rispetto a quanto previsto ai primi di settembre è da imputare alle minori rese sia in campo che in cantina. Il tutto è ascrivibile alle alte temperature di agosto e settembre associate alla scarsità di precipitazioni, che hanno inciso sul peso dei grappoli, aumentando il rapporto buccia/polpa.
    Il livello qualitativo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il paese. Solo a fine settembre sono poi arrivate le piogge, in alcuni casi anche molto intense, che hanno generato qualche preoccupazione ma in linea di massima non hanno influito sulla qualità complessiva. Il cambio meteorologico di fine settembre inizio ottobre, ha accelerato le operazioni di fine vendemmia e ad oggi le operazioni di raccolta si sono concluse in gran parte delle regioni, con un certo anticipo rispetto allo scorso anno.
    La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia a fine luglio, seguita come da tradizione dalla Puglia e dalla Lombardia con la Franciacorta, nella prima decade di settembre. Nella maggior parte delle regioni italiane le operazioni si sono concluse. Il pieno della raccolta in tutt’Italia si è concentrata tra l’ultima decade di settembre e la prima settimana di ottobre.
    In alcune particolari zone la vendemmia è ancora in corso e in quei casi, proprio grazie alle piogge del periodo, si sta evitando una ulteriore perdita di peso, con uve ancora di ottima qualità. Di fatto, in generale, è stato possibile vendemmiare grappoli in perfetto stato fitosanitario, grazie anche ad una buona escursione termica tra giorno e notte, che ha favorito, la concentrazione aromatica e polifenolica delle uve.
    Possiamo finalmente dare una valutazione di “ottimo” alla vendemmia 2020 che si caratterizza per una diffusa ed elevata qualità, seppur con una quantità in diminuzione rispetto allo scorso anno, ma dove il quadro complessivo qualitativo è molto confortante e si prospettano ottimi vini come positivo auspicio per una stagione di rilancio.
    L’attuale produzione va a sommarsi alle giacenze di cantina, che, nonostante il rallentamento del mercato dovuto all’emergenza sanitaria, dai dati di Cantina Italia di fine luglio risultano in linea con quelle dello scorso anno, elemento che rappresenta un ulteriore stimolo a valorizzare al meglio l’ottimo prodotto di questa vendemmia. Per fare un’analisi più approfondita rispetto alla variabile giacenze, comunque, si attendono i dati ufficiali che Agea comunicherà a Bruxelles. La questione da tenere sotto controllo è, in particolare, quella per i vini da invecchiamento che, con giacenze importanti, potrebbero risentire in caso di un nuovo stop all’export.
    Spostando l’attenzione sul mercato si evidenzia una situazione non particolarmente dinamica ma con una domanda che ha cominciato a interessarsi soprattutto ai bianchi da tavola i cui listini hanno mostrato qualche progressione rispetto ai mesi finali della campagna scorsa. Certo che è ancora presto per delineare tendenze anche perché il precipitare della situazione sanitaria degli ultimi giorni ha fatto cancellare le visite degli acquirenti esteri che comunque si sono fatti spedire i campioni. Al contrario sui rossi si aspetta, tradizionalmente, qualche settimana in più.
    Il fronte estero resta cruciale per il settore vinicolo italiano ed i dati di luglio hanno in qualche modo riacceso le speranze degli operatori. Il dato puntuale del mese di luglio ha registrato volumi esportati uguali a quelli dello stesso mese del 2019, mentre il valore è cresciuto dell’1%. Tutto questo va visto certamente come un segnale positivo, sebbene questi numeri non siano riusciti a recuperare le copiose perdite soprattutto del mese di maggio. Nel complesso da gennaio a luglio i volumi esportati sono del 1,7 % inferiori a quello dell’anno precedente mentre in valore la perdita è del 3,2%. LEGGI TUTTO

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    OK ufficiale dalla UE, da oggi prosecco rosè in vendita anche all’estero

    La pubblicazione, oggi in Gazzetta ufficiale dell’Ue, di approvazione della nuova tipologia ‘Prosecco spumante rosé’ sarà determinante per la conquista della leadership italiana nella tipologia. Il Prosecco rosè si presenta ai nastri di partenza forte di un brand globale in grande crescita sul segmento popular premium. La prospettiva è che possa rappresentare il futuro driver mondiale della tipologia ‘sparkling rosé’, che è attesa a una produzione mondiale nel 2021 di 160 milioni di bottiglie.
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    Una ricerca di Rome Business School. L’Italia del vino ai tempi del Covid-19

    Un settore che solo nel 2019 valeva in Italia 6,4 miliardi di export, conta 310 mila imprese e che a livello globale si prevede toccherà il valore di 207 miliardi di dollari entro il 2022 come cambierà nell’era del post covid?
    Il 2020 segna un cambio di scenario con nuovi player che scalzano il primato degli Stati leader, malgrado l’emergenza sanitaria, nuove abitudini di consumo e trend di spesa e una più ampia scala di opportunità lavorative soprattutto per i giovani che evidenziano le tante potenzialità ancora inespresse del settore e la necessità di rilanciare in un “Progetto Paese” un settore identitario e di eccellenza dell’economia italiana.
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    Bernardo Conticelli: produzione, consumi e trend del vino

    Il wine business manager ha bisogno come punto di partenza per il suo lavoro, di essere sempre aggiornato sui principali dati riguardanti il mondo del vino internazionale, per costruire una strategia di vendita efficace e comprendere il mercato.
    Bernardo Conticelli, wine consultant, fondatore di Vinifocus e docente del MIV, ci espone brevemente come come questo argomento viene affrontato nelle sue lezioni del corso in marketing internazionale del vino di WineJob.
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