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    Il Passito della Solidarietà

    “…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” (Via del Campo, F. De Andrè)
    Era il settembre 2018 quando l’azienda Marco De Bartoli subì a Pantelleria il doloroso furto della sua uva appassita appena prodotta. Il fattaccio ebbe una vasta eco nel mondo del vino italiano ed estero, perché andava a colpire un’azienda molto apprezzata in tutto il mondo, non solo per la qualità straordinaria di tutti i suoi vini – compreso il famoso Passito della piccola isola – ma anche per la sua testimonianza di ostinato quanto coerente attaccamento ai valori della sua terra, e di rispetto per le sue potenzialità. Un modo e uno stile di fare vino tanto ammirevoli quanto inimitabili. Si dice che il mondo del vino è spesso pervaso da insidiose correnti di invidie e gelosie, ma in quel caso tutta Pantelleria si sentì parte lesa. Perciò i produttori del Consorzio Pantelleria Doc guidato dal Presidente Benedetto Renda decisero di reagire, e donarono parte della propria produzione di uva passa ai De Bartoli per permettere loro di produrre comunque il Passito di quell’annata.
    Una brutta storia con un lieto fine. E un prosieguo ancora più positivo. Come dice la canzone in apertura, anche da un fatto di cronaca nera può nascere qualcosa di buono.Il vino realizzato da quell’uva donata dalle aziende fu battezzato come il “Passito della Solidarietà” e si decise che parte dei ricavi derivanti dalla vendita di questo Passito sarebbero stati utilizzati per finanziare borse di studio a sostegno di giovani panteschi intenzionati a studiare viticoltura ed enologia, e che potranno essere i protagonisti del ricambio generazionale nell’isola.
    ”Quella di Pantelleria è infatti una viticoltura eroica che deve fare i conti con l’esigenza di un apporto di mano d’opera qualificata e fortemente motivata -si legge sul comunicato ufficiale -Sull’isola del sole e del vento, la pratica agricola della coltivazione dello Zibibbo ad alberello ha ricevuto il prestigioso riconoscimento Unesco e perché questo straordinario patrimonio immateriale abbia un futuro, è fondamentale che i giovani studino viticoltura e poi tornino sull’isola per mettere a frutto le competenze acquisite.Le borse di studio finanziate dal progetto del Passito della Solidarietà saranno assegnate nella prossima estate 2021 e permetteranno di sostenere negli studi i giovani panteschi che credono nel futuro della viticoltura dell’isola”.
    Nel frattempo, il “Passito della Solidarietà 2018” sarà presto in commercio, e coinvolgerà due importanti player: Tannico, piattaforma specializzata nella vendita di vino online, e Eataly . Entrambi infatti hanno sposato le finalità del progetto, contribuendo a dare a questo “Passito della Solidarietà” risalto ed un prezioso supporto distributivo. LEGGI TUTTO

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    I vini della Maremma Toscana in tour negli Stati Uniti

    Ventuno Aziende del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana “giungono virtualmente” negli Stati Uniti con l’obiettivo di raccontare – agli operatori del settore e alla stampa specializzata – la “giovane” DOC che rappresenta “un’altra Toscana del vino” e che si propone sul mercato con una scelta davvero ampia, come il territorio in cui cresce. Gli appuntamenti, organizzati in collaborazione con I.E.E.M. (International Event & Exhibition Management), sono in programma – nel pieno rispetto di tutte le norme vigenti – in diverse città: si parte con Miami il 1° Marzo nell’ambito del “Simply Italian Great Wines”, sarà poi la volta di Houston l’8 Marzo, New York il 15 Marzo con gran finale a Chicago il 22 dello stesso mese.
    “Nel 2020 l’Italia è tornata ad essere il primo fornitore di vino per il mercato degli Stati Uniti*, nonostante l’anno sia stato estremamente difficile anche per il nostro settore a causa della pandemia, oltreoceano si è provato a continuare a lavorare con risultati soddisfacenti e gli USA si confermano come destinatari più che promettenti per il vino domestico.” spiega Francesco Mazzei produttore e Presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana che aggiunge: “La nostra Maremma Toscana ha scelto gli Stati Uniti per ripartire con la promozione nel 2021 proprio perché vogliamo aumentare la notorietà dei vini prodotti e vogliamo trovare il giusto posizionamento su una piazza così importante.” La Toscana è una terra di grandi Rossi ben affermati in tutto il mondo ma “vi è ancora spazio sui mercati per i vini della Maremma, con le loro peculiarità legate ad un territorio estremamente variegato dove vitigni autoctoni e varietà internazionali convivono all’insegna della sostenibilità”, ne è convinto Mazzei.
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    La formula degli eventi sarà la stessa in tutte le tappe, una masterclass dedicata ad uno dei focus della Denominazione e un banco d’assaggio in cui vi saranno circa 40 etichette: dai vini Bianchi Autoctoni (con il Vermentino che sta vivendo un momento di grande ascesa e con vitigni che destano sempre maggiori curiosità come l’Ansonica), ai Rossi/Rosati sempre Autoctoni (Alicante, Ciliegiolo, Sangiovese), passando per i Rossi e Bianchi Internazionali (Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Syrah, Merlot, Viognier e Sauvignon blanc) fino ai Rossi ottenuti da Blend tra vitigni autoctoni (in primis il Sangiovese) e varietà internazionali o tra diversi vitigni internazionali (Merlot, Cabernet Sauvignon e franc, Petit Verdot). Un vero viaggio enologico tra le tante zone della Maremma Toscana: dalle Colline Metallifere alla costa dell’Argentario passando per le zone del Tufo di Pitigliano e Sovana fino alle pendici del Monte Amiata. Una degustazione che ben rispetta le peculiarità di questa Denominazione nata nel 2011.
    Le Aziende che proporranno i loro vini e rappresentative di questa “alternativa frontiera” del vino toscano sono: Alberto Motta, Argentaia, Belguardo, Cantina “I Vini di Maremma” S.A.C., Cantina LaSelva, Castelprile – Prelius, Fattoria di Magliano, Fattoria Il Casalone, Fattoria Mantellassi, Fattoria San Felo, I Cavallini, La Biagiola, Le Sode di Sant’Angelo, Podere San Cristoforo, Poggio Cagnano, Querciabella, Sassotondo, Sequerciani, Tenuta Casteani, Tenuta Montauto, Villa Pinciana.
    * Fonte Osservatorio Vinitaly-Nomisma LEGGI TUTTO

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    Valdo Prosecco Bio è il miglior spumante biologico

    La 12ª edizione del prestigioso Gran Premio Internazionale del Vino Biologico MUNDUS VINI BIOFACH ha attribuito la medaglia d’oro e il premio Best Organic Sparkling Wine 2021 a Valdo Prosecco Bio DOC. Una grandissima soddisfazione per tutta la Valdo che segue ai molteplici riconoscimenti ricevuti lo scorso anno per la stessa etichetta: medaglia d’oro al Berliner Wein Trophy e all’AWC di Vienna; doppia medaglia d’oro al Sakura Awards; 91 punti al Falstaff Trophy – Tutto Prosecco e 90 punti al Vinitaly – Wine without walls.
    Organizzato annualmente in Germania, MUNDUS VINI BIOFACH è uno dei più prestigiosi concorsi per i vini biologici provenienti da tutte le zone di produzione del mondo. Biofach è considerata la più importante manifestazione di prodotti biologici certificati. Valdo Prosecco Bio, presentato per la prima volta al Vinitaly 2017, è il primo prodotto biologico della storica azienda di Valdobbiadene che vanta una particolare attenzione all’ambiente e una leadership assoluta nella produzione del prosecco DOCG.
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    L’innovativo Prosecco DOC Biologico Brut è ottenuto da uve Glera, a coltivazione biologica certificata, provenienti da vigneti caratterizzati dalla presenza di terreno argilloso che aiuta a conferire al vino maggiore complessità organolettica. “Una vera e propria dichiarazione d’amore alla terra” afferma l’enologo di Valdo Gianfranco Zanon, “questo spumante nasce per soddisfare i tanti consumatori che, in Italia e nel mondo, richiedono sempre più vini da produzioni attente alla sostenibilità e alla salvaguardia dell’ambiente”.
    Questo Prosecco DOC biologico di Valdo viene spumantizzato con metodo Charmat di 3 mesi, a cui segue un periodo di riposo e affinamento in bottiglia che contribuisce a portare nel bicchiere bollicine particolarmente fini ed eleganti. La sostenibilità è un percorso, lungo e faticoso, Valdo lavora su questo tema da oltre vent’anni.
    Sul territorio, l’impegno dell’azienda si esprime attraverso la costante informazione e formazione dei propri conferitori per una migliore conduzione dei vigneti promuovendo una serie di buone pratiche agricole come la corretta gestione del suolo, della pianta, della fertilità, della biodiversità e della vendemmia. Un lavoro costante che continua anche in cantina e nei siti produttivi a cui si aggiunge l’impegno nella riduzione dei consumi che, negli anni, ha permesso di contenere le emissioni di CO2 e significativi risparmi di energia, acqua e carta.
    Il fare naturale si realizza anche nel recupero dei materiali di scarto, verso un’economia circolare, e si estende a tutta la filiera Valdo. Il Valdo Prosecco Bio ha un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli,  il bouquet è delicatamente fruttato e floreale con un sapore armonico, asciutto e con retrogusto leggermente minerale, perfetto come aperitivo o per essere abbinato a piatti a base di pesce, anche sushi e sashimi, e risotti.
    Il rispetto dell’ambiente si traduce anche nel packaging, per esempio nella scelta di carta certificata FSC proveniente da foreste gestite in maniera responsabile. In un’ottica totalmente green, anche le attività promozionali di questo prodotto si sono abbinate a iniziative legate alla salvaguardia dell’ambiente. Per due anni consecutivi Valdo ha sviluppato il progetto “Operazione Natura” in collaborazione con Treedom.net, la piattaforma web impegnata in un imponente programma di riforestazione globale. La promozione ha legato all’acquisto di Valdo Bio la piantumazione di tantissimi alberi con l’obiettivo di compensare le emissioni di CO2 dell’azienda.
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    Valdo nasce nel 1926 a Valdobbiadene, in un’area geografica, a nord di Treviso, nota per la sua vocazione vinicola straordinariamente unica dove vengono coltivate le uve del Prosecco Superiore Docg. Il marchio è leader di mercato in Italia per la produzione di Prosecco e spumanti, controlla una superficie di 155 ettari di vigneti e vanta un export di oltre il 50% del suo fatturato. Ecco perché oggi Valdo rappresenta un’eccellenza  italiana che ha fortemente contribuito al successo del Prosecco, sempre più apprezzato dal pubblico, espressione del made in Italy e del gusto italiano nel mondo. LEGGI TUTTO

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    Beniamino Garofalo. L’esperienza di Santa Margherita nel mercato USA.

    Il mercato statunitense è strategico in quanto primo per importazione di vino italiano.
    Beniamino Garofalo, Amministratore Delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo, ci espone brevemente l’oggetto della sua lezione all’ultimo weekend del MIV, il corso in marketing internazionale del vino di WineJob, partendo dal case study di successo di Santa Margherita e del suo Pinot Grigio, per capire quali sono le prospettive di crescita e il target su cui puntare nel futuro.
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    Cà del Magro di Monte del Frà: il bianco d’italia che piace nel mondo

    Wine Spectator attribuisce 91 punti al Cà del Magro Custoza Superiore Doc 2018 dell’azienda Monte del Frà di Sommacampagna (Verona), il più alto punteggio mai assegnato a un Custoza dalla rivista statunitense. Tale risultato va ad aggiungersi ai numerosi altri riconoscimenti internazionali ottenuti dal Cà del Magro, che si afferma così come uno tra i bianchi italiani più votati e apprezzati dalla stampa estera degli ultimi anni. James Suckling quest’anno gli ha riconosciuto 92 punti, Tom Hyland, autorevole corrispondente enoico di Forbes, gli ha assegnato addirittura 97 punti, definendolo come uno tra i migliori bianchi dell’anno.
    Il Cà del Magro ha ricevuto negli anni premi e riconoscimenti anche in Italia, dove non solo gli sono stati assegnati i Tre Bicchieri del Gambero Rosso per ben undici anni consecutivi, ma ha ottenuto alti punteggi su molte delle guide italiane tra cui Vini Buoni d’Italia, I Vini di Veronelli, Vitae – AIS e 95 punti sulla Guida Essenziale 2021 di DoctorWine e su Wines Critic.
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    Con una produzione annua di 80 mila bottiglie, il Cà del Magro emerge come il vino più rappresentativo dell’azienda Monte del Frà, emblema della storia e del territorio da cui nasce: un vigneto di oltre trent’anni coltivato su una collina nel cuore del Custoza, a sud-est del Lago di Garda. I vitigni che lo costituiscono sono Garganega, Trebbianello, Bianca Fernanda e lncrocio Manzoni. Dal colore giallo paglierino intenso, con leggeri riflessi dorati, al naso rivela profumi di frutta tropicale, fiori bianchi e note di zafferano. Al palato si presenta armonicamente complesso con un finale asciutto e sapido.
    Un vino che rivela al meglio le proprie potenzialità con l’affinamento in bottiglia e che si pone controcorrente tra i Custoza di pronta beva. È proprio per questa sua diversità che il Cà del Magro è molto apprezzato anche dai mercati esteri: nel 2020, nonostante l’emergenza sanitaria in atto, la cantina ha intrecciato nuove relazioni commerciali in Albania, Azerbajgian, Filippine e Kosovo e complessivamente esporta in oltre 60 Paesi al mondo.
    “Siamo orgogliosi dei risultati ottenuti dal nostro Cà del Magro, che si riconferma tra i vini bianchi più celebrati – commenta Marica Bonomo, responsabile commerciale estero di Monte del Frà – Cà del Magro, un vino che si caratterizza per mineralità e longevità, racchiude ed esprime al meglio questa denominazione, un concentrato del nostro amato territorio, il Custoza, che sta facendo innamorare il mondo”. LEGGI TUTTO

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    8 Marzo: Monte Zovo e Progetto Quid a sostegno delle donne

    In occasione della festa della donna Monte Zovo, l’azienda vinicola della famiglia Cottini a Caprino Veronese, realizza con l’associazione Progetto Quid una speciale wine bag per il Phasianus Corvina Verona Rosato IGT. L’iniziativa è espressione concreta della filosofia di sostenibilità a tutto tondo di Monte Zovo, che si traduce in impegno a favore dell’ambiente in vigna e in cantina, ma anche in attività di responsabilità sociale con ricadute positive sul territorio, sull’economia e sulle persone.
    Risponde a quest’orientamento la scelta di collaborare con Progetto Quid, impresa sociale con sede a Verona, che offre opportunità di crescita lavorativa a persone in condizioni di difficoltà, con una particolare attenzione alle donne in situazioni di svantaggio. Attraverso questo progetto l’associazione crea capi di abbigliamento e accessori moda di ottima qualità.
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    Monte Zovo ha acquistato da Progetto Quid 300 wine bag personalizzate, realizzate con eccedenze di produzione delle grandi aziende tessili italiane, promuovendo così un’economia circolare che limita lo spreco di pregiate materie prime. La wine bag in twill di cotone madras, nel suo disegno a scacchi color vinaccia, richiama l’etichetta di Phasianus. L’inserto collocato al centro della shopper, in omaggio con l’acquisto del vino, porta la firma di Diego Cottini, titolare dell’azienda agricola Monte Zovo.
    “Credo che un tessuto sociale sano debba saper accogliere e integrare anche le persone che vivono momenti o situazioni di fragilità” sostiene Annalberta Cottini, “e noi come Monte Zovo cerchiamo di dare il nostro massimo supporto a realtà come Progetto Quid, che operano in questo senso e danno valore al ruolo chiave della donna, a cui viene dedicata la festa dell’8 marzo”.
    La limited edition di Phasianus per la festa della donna sarà in vendita nello shop online di Monte Zovo al costo di 15,50 euro dal 1° al 31 marzo. Il ricavato delle vendite sarà devoluto a P.e.t.r.a., centro antiviolenza del Comune di Verona, che offre gratuitamente i propri servizi – sostegno psicologico e sociale, consulenza legale, accoglienza presso strutture convenzionate e gruppi di auto mutuo aiuto – a donne, ma anche uomini, vittime di violenza. LEGGI TUTTO

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    Caviro si aggiudica il Premio Impresa Ambiente

    Il Gruppo Caviro, con il progetto “Dalla vite alla biocarburazione avanzata, con Caviro è possibile”, si è aggiudicato il Premio Impresa Ambiente 2020 nella categoria «Migliore gestione per lo sviluppo sostenibile per media o grande impresa», destinata alle imprese che dimostrano di avere una visione strategica e un modello di gestione in grado di assicurare un miglioramento continuo e un costante contributo allo sviluppo sostenibile coniugando aspetti ambientali, economici e sociali.
    Marco Frey, Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese alla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e presidente della giuria, ha motivato così il riconoscimento: «Caviro rappresenta uno degli esempi più significativi di filiera integrata nel settore vitivinicolo, il cui impegno nel perseguimento della sostenibilità è connotato da una visione strategica a lungo termine. Know how e dotazione impiantistica consentono a Caviro di produrre all’interno dei propri stabilimenti non soltanto del vino di qualità, ma anche di trasformare tutti i sottoprodotti della vinificazione, attribuendo allo scarto dignità di risorsa che si rigenera e che rientra nuovamente in un ciclo produttivo. Degna di nota è anche la potenzialità di diffusione di questi principi su vasta scala essendo Caviro presente sul mercato con marchi molto conosciuti.»
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    Il riconoscimento è stato reso pubblico durante la cerimonia di premiazione in diretta YouTube che si è svolta nel pomeriggio di venerdì 19 febbraio e alla quale ha preso parte Carlo Dalmonte, Presidente di Caviro. «Siamo molto onorati di ricevere questo Premio che dedico ai nostri 12.400 agricoltori soci – ha detto Dalmonte -. La nostra è una storia che parte e arriva al grappolo d’uva in un cerchio non solo ideale ma anche reale. Grazie all’economia circolare Caviro non produce scarti ma solo materie prime e lo fa tenendo insieme tutela ambientale e business. Perché le persone sono sempre più attente ad acquistare prodotti provenienti da una filiera responsabile e premiano chi, quotidianamente, si pone delle domande sull’effetto del proprio agire. Questo ci convince ad andare avanti e a continuare a investire».
    Il Gruppo Caviro rappresenta uno degli esempi più significativi di filiera agroalimentare integrata ed è un modello completo di economia circolare. Caviro Società Cooperativa Agricola con 29 soci, di cui 27 cantine, valorizza il lavoro di 12.400 soci viticoltori di 7 regioni d’Italia che producono, in 36.000 ettari vitati, il 10% delle uve del territorio nazionale. La cooperativa raggiunge con i propri vini 7 milioni di famiglie consumatrici, diventando di fatto la cantina più grande d’Italia certificata sostenibile secondo lo standard Equalitas. Oltre alle tradizionali lavorazioni del vino, la società Caviro Extra SpA si occupa di valorizzare tutti i sottoprodotti di cantina estraendo prodotti nobili e, assieme alla società Enomondo (joint venture tra Caviro Extra SpA ed Herambiente SpA), è in grado di trattare scarti liquidi e solidi provenienti dalla filiera agroalimentare italiana producendo energia verde, carburanti rinnovabili e fertilizzanti naturali.
    Il Gruppo sta attuando ulteriori investimenti nel settore green relativamente ad un consistente potenziamento dell’impianto di compostaggio di Faenza allo scopo di ritornare una quota sempre maggiore di sostanza organica ai terreni sotto forma di fertilizzante naturale.
    Il Premio Impresa Ambiente è uno dei più alti riconoscimenti italiani destinati alle imprese che, nella gestione della propria attività, hanno dato un contributo innovativo in termini di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale.Promosso dopo sei anni dall’ultima edizione dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo, con la collaborazione di Unioncamere e il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha visto la partecipazione di 125 candidature arrivate da 17 regioni d’Italia. Caviro, insieme alle altre aziende premiate, e menzionate con specifica indicazione della giuria, parteciperà poi di diritto alla selezione dell’European Business Award for the Environment. LEGGI TUTTO

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    I genitori del Centesimino svelati grazie a una nuova mappatura genetica

    Un’inedita tesi sulle origini del Centesimino, vitigno autoctono del territorio faentino e, in particolare, delle colline di Oriolo dei Fichi, arriva dallo studio scientifico “Atlante delle parentele dei vitigni italiani derivante dalla genotipizzazione degli SNP” pubblicato lo scorso gennaio. Frutto di una lunga e meticolosa indagine genetica che ha visto collaborare nove tra i più importanti centri di ricerca e università d’Italia, lo studio ha analizzato gli SNP (polimorfismi a singolo nucleotide), vale a dire le singole variazioni puntiformi del genoma, di diverse centinaia di varietà d’uva italiane e di circa mille varietà aggiuntive derivate da precedenti studi sul germoplasma europeo, meridionale, della Magna Grecia e georgiano. Le ricerche hanno consentito di valutare la parentela tra un insieme di 1.232 varietà uniche e identificare 92 nuove coppie genitore-figlio, dimostrando come il patrimonio genetico dell’uva italiana provenga in gran parte da poche varietà principali.
    Tra le nuove parentele ricostruite dalla ricerca spicca appunto per il territorio romagnolo quella riguardante il Centesimino, vitigno autoctono iscritto come varietà unica al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 2004. Le evidenze del nuovo studio indicano il Centesimino come il figlio dell’incrocio del tutto naturale che si è verificato nel corso dei secoli tra il Sangiovese e il Moscato Violetto, noto anche come Muscat rouge de Madère.
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    “Quello che è di fatto il primo atlante genetico basato su SNP di gran parte del germoplasma della vite italiana – sostiene Mauro Altini, presidente dell’Associazione per la Torre di Oriolo (www.torredioriolo.it) che riunisce le otto cantine storiche che producono il Centesimino – sarà utilissimo per la valorizzazione enologica e viticola di numerosi vitigni. Nel caso del Centesimino ci fornisce nuove informazioni e, allo stesso tempo, ne conferma altre che abbiamo imparato in prima persona coltivando in vigna e lavorando in cantina quest’uva che non finisce mai di sorprenderci e di entusiasmare oltre a noi anche un pubblico sempre più ampio di amanti del vino”.
    Grappolo di Centesimino
    Tra le caratteristiche più identificative del Centesimino spiccano il suo corredo aromatico e la sua avvolgenza, ravvivate da una freschezza tanto apprezzabile quanto per nulla scontata. Se le prime due caratteristiche potrebbero essere il corredo genetico riconducibile al Moscato Violetto, viene spontaneo ora associare la spiccata acidità unitamente alla trama tannica persistente e molto predisposta all’invecchiamento in bottiglia all’altro genitore ben più famoso, il Sangiovese.
    Se un importante tassello sull’origine del Centesimino arriva dalla nuova ricerca, parimenti importante rimane per la sua storia più recente l’operato del faentino Pietro Pianori, colui che nel secolo scorso salvò dall’epidemia di fillossera, il parassita che distrusse il 90% del vigneto europeo tra fine Ottocento e inizio Novecento, l’ultima vite di Centesimino rimasta, consentendone la rinascita sulle colline di Oriolo dei Fichi. Oggi le cantine Ancarani, La Sabbiona, Leone Conti, Poderi Morini, Quinzan, San Biagio Vecchio, Spinetta e Zoli Paolo sono le più convinte ambasciatrici di questo vitigno, che all’ombra della Torre di Oriolo ha trovato le sue migliori espressioni enologiche, distinguendosi anche per una grande versatilità. Dalla versione spumante a quella passito, passando dalla vinificazione in acciaio o in legno, il Centesimino ha dimostrato di saper sempre declinare ottimamente nel calice i tratti salienti che ne costituiscono l’identità e che lo rendono un vino particolarmente versatile negli abbinamenti gastronomici. LEGGI TUTTO