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    Poggio Torselli: il nuovo corso custode di una storia secolare

    Poggio Torselli inaugura un nuovo corso enologico nel Chianti Classico, adottando un’agricoltura sostenibile e rispettosa degli equilibri del territorio e delle persone che lo abitano. Testimone del cambiamento è l’annata 2017, la prima realizzata sotto la guida dell’enologo Eduardo Colapinto.
    La storia della tenuta quattrocentesca si arricchisce nei secoli: si susseguono diverse famiglie della nobiltà toscana, tra cui i Machiavelli, gli Strozzi e gli Antinori, ed è ristoro di personaggi illustri quali Papa Pio VII e lo Zar di Russia Paolo I.
    Dal 1999 Poggio Torselli è proprietà della famiglia Zamparini. Da sempre appassionati di agricoltura, Laura Giordani e il marito Maurizio scorgono il grande potenziale del luogo, sebbene al momento dell’acquisto la Villa, il giardino, il parco, gli uliveti e le vigne riversino in uno stato di abbandono. Dal 1999 al 2002 vengono realizzati imponenti lavori di restauro conservativo, in particolare del giardino all’italiana.
    I lavori di rifacimento dei vigneti e i reimpianti si protraggono fino al 2005. Tra il 2003 e il 2004 viene edificata la cantina, dove nel 2003 si vinifica la prima vendemmia. Nei primi anni il vino è un side business della Tenuta, un prodotto tipico e artigianale del luogo da proporre ai turisti in visita al Poggio. La vera svolta enologica avviene nel 2017 quando fa il suo ingresso in Cantina l’enologo Eduardo Colapinto.
    Laureato alla facoltà di agraria di Udine, nel 2011 Eduardo fa le valigie e parte per un “Erasmus nel mondo”, tra Argentina, Nuova Zelanda e, rientrato in Italia, un periodo a fianco di Jŏsko Gravner a Oslavia. L’incontro nel 2016 con gli Zamparini rivela una grande sintonia professionale e fa emergere un comune obiettivo: dare vita a prodotti esclusivi e in quantità limitata da presentare alla clientela secondo uno stile unico, curato nei minimi dettagli.
    Ciò traspare nel meticoloso lavoro in cantina, mirato a ottenere vini a minimo intervento umano e di alta qualità, impostando le attività come un affiancamento al lavoro che la natura di per sé compie ogni stagione, al fine di raggiungere e mantenere il suo equilibrio. Da qui la scelta di utilizzare tecniche di agricoltura biologica e biodinamica combinate a un approccio olistico alla vite, che non è vista come una pianta slegata dal contesto ma come membro di un più ampio organismo vivente.
    L’identità del frutto è rispettata senza alcuna aggiunta, a eccezione di una minima quantità di solfiti. Per quanto riguarda il processo fermentativo, questo avviene esclusivamente grazie a lieviti indigeni. Il vino, inoltre, sosta per lungo tempo sulle fecce, così da aumentarne la morbidezza e la complessità. La permanenza prolungata svolge una funzione protettiva del vino, permettendo di ridurre ulteriormente l’uso di solforosa. Anche l’uso del legno è poco invasivo, prediligendo botti grandi o barrique usate per far emergere il carattere originario del vitigno.
    La tenuta di Poggio Torselli conta 24 ettari vitati, la maggior parte coltivati a Sangiovese e una piccola parte a uve bianche, divisa tra chardonnay, sauvignon e traminer aromatico. L’annata 2019 ha prodotto un totale di circa 50.000 bottiglie, divise in tre IGT Toscana – Bizzarria bianco, rosso e rosato – e tre Chianti Classico DOCG: il Classico, la Riserva e la Gran Selezione, rispettivamente affinati per 12, 24 e 30 mesi come previsto da disciplinare.
    www.poggiotorselli.it LEGGI TUTTO

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    Tedeschi, iniziata la vendemmia all’insegna della sostenibilità

    Vigneto Maternigo
    Si entra nel vivo della vendemmia su tutto il territorio nazionale e per Tedeschi è iniziata da qualche giorno la raccolta dei primi grappoli. L’azienda, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, è stata tra le prime realtà nel veronese ad ottenere la certificazione Equalitas, distintivo progetto di sostenibilità dedicato alla filiera del vino, che mette in atto le procedure riguardanti gli aspetti del sociale, dell’ambiente e del settore economico.
    Nel 2018 Tedeschi decide di intraprendere questo percorso di certificazione volontaria di sostenibilità dove il processo viene esaminato a tutto tondo e pone un’attenzione particolare a tematiche etiche imposte da certi mercati: sì alla tradizione, ma con uno sguardo lungimirante proiettato al futuro, nel pieno rispetto della sostenibilità, dalla gestione agronomica fino alla filiera enologica.
    Tra i vari obblighi della norma, spicca la redazione del bilancio di sostenibilità dove vengono analizzati vari punti, tra cui l’analisi delle aree critiche, gli obiettivi e le azioni di miglioramento; aspetto di primaria importanza, il documento è disponibile a chi ne faccia richiesta in azienda.
    Dichiara Sabrina Tedeschi: “Per le imprese che operano nel settore alimentare come la nostra, questa presa di coscienza si identifica con la capacità di fornire prodotti che coniugano sicurezza alimentare con costanza di fornitura, rispetto dell’ambiente, prezzo adeguato e in grado di generare valore aggiunto per il cliente secondo le regole del mercato e della normativa settoriale”.
    Nel 2019, Tedeschi si è impegnato a 360 gradi aggiungendo all’indicatore di biodiversità il bilancio del carbonio e il bilancio idrico dell’intera organizzazione e dei cru aziendali. A tal proposito, l’azienda, dopo aver analizzato tutti i vari processi e i singoli prodotti, ha rilevato che quasi la metà delle emissioni e dei consumi energetici sono da attribuire al packaging. Si è quindi deciso di sostituire le bottiglie destinate all’Amarone, così come per i due cru della Valpolicella, Fabriseria e Maternigo, con bottiglie più leggere rispetto al passato, riducendo in tal modo l’impatto delle emissioni in fase di produzione del vetro e in fase di spedizione del prodotto finito.
    Sono azioni sostenibili a favore dell’ambiente che rispettano e valorizzano il nostro territorio, punto di partenza imprescindibile per produrre vini di grande qualità.
    Un impegno prioritario e costante che si concretizza nei numerosi riconoscimenti ottenuti dalle principali testate internazionali e italiane, tra le quali ricordiamo Wine Spectator con 92 punti per il Marne 180 Amarone della Valpolicella Docg 2016 e 93 per il Capitel Monte Olmi Amarone della Valpolicella Doc Classico Riserva 2013, gli stessi vini sono stati premiati anche da Decanter con 95 punti; in Italia, Gardini Notes The Wine Sider dà un punteggio di 95+ al Capitel Monte Olmi Amarone annata 2013.
    Nell’ambito Guide, il Capitel Monte Olmi Amarone della Valpolicella Doc Classico Riserva 2105, nuova annata non ancora in commercio, sta raccogliendo numerosi consensi: i Tre Bicchieri del Gambero Rosso, i 97 centesimi di Doctor Wine e la Corona della Guida ViniBuoni d’Italia.
    Conclude Tedeschi: “Essere sostenibili oggi diventa un obbligo direi morale, convinti che l’intera filiera possa beneficiare di questi traguardi. Per capire che abbiamo intrapreso la strada giusta, basta pensare che l’Italia sta lavorando per raggiungere un’unica certificazione nazionale riconosciuta a livello comunitario”. LEGGI TUTTO

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    Il pecorino di Niko Romito

    Set 20th, 2020 by lastanzadelvino

    Niko Romito, non contento di essere uno dei migliori chef al mondo, decide di proporsi anche come vignaiolo. Grazie alle collaborazioni con il direttore generale della cantina “Feudo Antico” Andrea Di Fabio, e con l’enologo Riccardo Brighigna, viene avviato il progetto Casadonna, con un vigneto impiantato a 860 m sul livello del mare, proprio nella famosa Tenuta Casadonna di Niko Romito, nel comune di Castel di Sangro. La prima annata disponibile di questo pecorino d’altura è la 2013, ho avuto la fortuna di assaggiare la 2014, quella che all’epoca fu definita un’annata da dimenticare. La tanto vituperata 2014, invece, come già mi è capitato in altre occasioni, con lo scorrere del tempo sta regalando delle vere e proprie perle enologiche ed è anche il caso del pecorino Terre Aquilane Casadonna. Ha naso traboccante di profumi: cedro, ananas, frutta disidratata, torrone. In bocca ha un’acidità marcata, a tratti spigolosa, segno che ha ancora lo spazio e il tempo dalla sua parte. L’unico appunto sta nella persistenza: mi sarei aspettato più allungo, ma la grandezza di questa bottiglia è inconfutabile. Niko Romito non sbaglia niente.
    Tags: Andrea Di Fabio, casadonna, feudo antico, niko romito, pecorino, Riccardo Brighigna, terre aquilane

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    Trentino, ad ottobre si celebra il Müller Thurgau

    Dal 15 al 17 ottobre, a Palazzo Roccabruna-Enoteca Provinciale del Trentino, la XXXIII edizione della rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna, nata per celebrare il vitigno a bacca bianca che in Trentino, e in particolar modo in Valle di Cembra, ha trovato terreno fertile per esprimersi al meglio.
    Da ogni crisi, può nascere un’opportunità. E così, il Comitato Mostra Valle di Cembra che da oltre trent’anni organizza Müller Thurgau: Vino di Montagna ha individuato nella particolare situazione attuale l’occasione per realizzare un’edizione diversa di questa storica rassegna, grazie al supporto di Trentino Marketing e al coordinamento della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino nell’ambito della promozione delle manifestazioni enologiche provinciali denominate #trentinowinefest.
    L’evento, nato per celebrare e far conoscere il vitigno protagonista della viticoltura eroica della Valle di Cembra attraverso degustazioni aperte al pubblico e un prestigioso concorso enologico internazionale, è slittato da inizio luglio – periodo in cui tradizionalmente si svolge – alle giornate del 15-17 ottobre. Una bella occasione per gli ospiti che parteciperanno di poter visitare il Trentino in un momento dell’anno altamente attrattivo come l’inizio dell’autunno, quando il panorama è impreziosito dalle innumerevoli sfumature di colori caratteristiche dell’autunno.
    L’appuntamento per poter degustare le diverse espressioni di questo vitigno a bacca bianca, nato a fine 800 per mano del Prof. Hermann Müller attraverso l’incrocio tra Riesling Renano e Madeleine Royal, è a Palazzo Roccabruna – Enoteca Provinciale del Trentino, messo a disposizione per l’occasione dalla CCIAA di Trento, dove da giovedì 15 a sabato 17 ottobre sarà possibile degustare tutte le etichette candidate alla XVII edizione del Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, organizzato in collaborazione con il Consorzio Vini del Trentino.
    Nonostante per quest’anno siano stati archiviati i momenti di piazza nel borgo di Cembra, dove solitamente le giornate della rassegna venivano impreziosite da concerti e varie iniziative, si suggerisce di dedicare una visita alla Valle di Cembra per ammirarne i tipici vigneti terrazzati, che si rincorrono per oltre 700 km su ardite pendenze offrendo all’ospite fin dal primo sguardo il vero significato di “viticoltura eroica”.
    L’occasione è rappresentata dal convegno aperto al pubblico organizzato per raccontare il recente inserimento della Valle nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici d’Italia. Nel corso dell’incontro, in programma per sabato 17 ottobre alle ore 10.00, verrà presentato lo studio realizzato per ottenere il prestigioso riconoscimento: un importante documento che ripercorre gli ultimi 60 anni di storia della Valle, tra storia vitivinicola e scelte politiche orientate allo sviluppo territoriale legate a questa importante filiera del territorio.

    Profilo manifestazione
    La Rassegna Internazionale Müller Thurgau: Vino di Montagna è organizzata dal Comitato Mostra Valle di Cembra, con il supporto di Trentino Marketing e il coordinamento della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino nell’ambito della promozione delle manifestazioni enologiche provinciali denominate #trentinowinefest, oltre alla collaborazione di Provincia Autonoma di Trento, APT Pinè Cembra, Comunità della Valle di Cembra, BIM dell’Adige, Comune di Cembra Lisignago, Comune di Giovo, Comune di Altavalle, Fondazione Edmund Mach, Consorzio Vini del Trentino, Istituto Tutela Grappa del Trentino, Cassa Rurale Rotaliana e Giovo, Cassa Rurale Trento-Lavis-Mezzocorona-Valle di Cembra, Pastificio Felicetti, Acqua Cedea.
    www.mostramullerthurgau.it
    Profilo Müller Thurgau
    Nato tra il 1882 e il 1891 dall’incrocio di Riesling renano e Madeleine Royal per mano del prof. Hermann Müller, il Müller Thurgau è un vitigno che matura al meglio in montagna e che in Valle di Cembra, territorio al riparo da montagne e boschi e caratterizzato da terreni porfirici e forte escursione termica, ha trovato il suo habitat ideale. Dalla vinificazione delle sue uve, si ottiene un vino bianco di colore giallo paglierino scarico con riflessi verdolini, una componente aromatica molto evidente, con sentori di erbe aromatiche, sambuco, frutta tropicale e agrumi. Sapido, minerale, con piacevole acidità: tipiche caratteristiche dei vini di montagna.
    Profilo Valle di Cembra
    Paesaggio rurale storico d’Italia e membro dell’”Alleanza Mondiale dei paesaggi terrazzati”, è caratterizzata da terreni porfirici e da una forte escursione termica ed è emblema nazionale ed internazionale della viticoltura eroica di montagna. Attraversata dal torrente Avisio, oltre che per i suoi vini e per le sue grappe, è conosciuta a livello mondiale per la presenza di porfido, definito “oro rosso”, e per le Piramidi di Segonzano, monumento naturale frutto dell’erosione dei fianchi dei monti.
    Tags: muller thurgau, trentino, trentino wine fest, val di cembra LEGGI TUTTO

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    Hic et Nunc: Un nuovo concetto di cantina nel Monferrato

    Hic et Nunc, giovane realtà vitivinicola di Vignale Monferrato, ha inaugurato e aperto al pubblico la sua “cantina trasparente”, una struttura unica per il panorama del Monferrato. Un luogo sognato e progettato per offrire un’esperienza immersiva, fisica e sensoriale, all’interno del territorio. Un progetto visionario, firmato dall’architetto Gianluca Erroi, dove lo “sguardo” è il protagonista. Le grandi vetrate che corrono su tutti i lati e la posizione “a raso” sui vigneti, permettono agli ospiti di gettare l’occhio sull’esterno e l’interno della produzione vitivinicola, seguendo l’intero processo di vinificazione: dal vigneto alla barricaia.
    “I lavori per la realizzazione della nostra cantina sono iniziati nel 2018 – dichiara Massimo Rosolen proprietario di Hic et Nunc – Ricavata da un “taglio” della collina e, per la maggior parte, interrata, l’edificio riduce il più possibile l’impatto paesaggistico in un territorio che l’Unesco ha riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Gli spazi, distribuiti su tre piani, si configurano come un viaggio verso il “segreto del vino”. Un luogo aperto, accogliente, di stile contemporaneo e “trasparente” grazie all’impiego di vetro e acciaio. Un luogo ideato perché il visitatore possa fare esperienza diretta del vino e del suo territorio, immergendosi nella bellezza, nella storia e nella dimensione produttiva di Hic et Nunc. Un modo nuovo di guardare al Monferrato del vino”
    Dalla terrazza con affaccio panoramico e pavimentazione in larice, destinata agli eventi aziendali e alle degustazioni all’aperto, si scende al primo piano, dove enormi vetrate al livello del vigneto fanno immergere il visitatore nella Valle della Fons Salera, tra Vignale Monferrato e Casorzo: mosaico di vigne, campi coltivati e boschi, un tempo celebre per le sue acque termali. Le vetrate corrono anche sui muri interni, aprendo lo sguardo sui reparti di vinificazione e sulla barricaia, realizzando quella “trasparenza produttiva” che è alla base della filosofia produttiva di Hic et Nunc. Fra le vigne e la barricaia è stata posizionata la sala degustazione e il wine-shop, spazi fisici e simbolici, incastonati fra l’alfa e l’omega del processo produttivo: l’origine del vino e il suo affinamento, aprendo quello che solitamente si propone come uno spazio chiuso, quasi nascosto e poco accessibile.
    Visionaria, contemporanea, esperienziale. La cantina di Hic et Nunc si pone come un nuovo un punto di riferimento per tutto il territorio: un luogo dove vigna, storia e lavoro si arricchiscono l’un l’altro e, attraverso il loro legame misterioso e inscindibile, danno origine alla meraviglia del vino.
    Per visite e prenotazioni:
    Email: info@cantina-hicetnunc.itTelefono: (+39) 0142 670165 LEGGI TUTTO

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    La cantina I Clivi si veste di rosso con il suo primo Schioppettino

    Autoctono e fragrante, originariamente contemporaneo: è il nuovo vino da uve Ribolla Nera de I Clivi, cantina tradizionalmente bianchista a cavallo del Collio e dei Colli Orientali del Friuli che nei giorni della vendemmia ha stappato la prima bottiglia del suo “Schioppettino”.
    Come accade già per tutti i vini bianchi dell’azienda vitivinicola guidata da Mario Zanusso, che nei vigneti collinari di Corno di Rosazzo e Brazzano di Cormons coltiva Ribolla gialla, Friulano, Malvasia e Verduzzo, anche per la produzione del nuovo vino rosso la scelta è caduta su un vitigno fortemente legato al territorio e capace di raccontare nel calice i tratti salienti e identitari dell’enologia friulana.
    “Lo Schioppettino, il cui nome originario è Ribolla nera, – racconta Mario Zanusso – rappresenta un pezzo di storia importante del vino friulano, di cui oggi possiamo godere grazie al prezioso lavoro di alcuni vignaioli che ne hanno evitato la scomparsa. La scelta di questo vitigno deriva dalla volontà di produrre vini capaci di rispecchiare il terroir friulano, valorizzando quel connubio tra uva, terreno e microclima non riproducibile altrove e in grado di dar vita a bottiglie dense di storia e contemporanee nel gusto”.
    Presente in Friuli Venezia Giulia fin dal Medioevo, lo Schioppettino (chiamato anche Ribolla Nera o Sclopetin) fu quasi completamente distrutto dalla fillossera, il parassita che dalla seconda metà del diciannovesimo secolo decimo le varietà vinifere d’Europa, e poi sostituito con vitigni più produttivi nel corso del Novecento, tanto da venire addirittura escluso dall’elenco delle varietà d’uva di cui era consentita la coltivazione in regione. Solo a partire dagli anni Settanta è cominciato il suo recupero, a cui è seguito un apprezzamento sempre più forte delle sue caratteristiche da parte degli amanti del vino di tutto il mondo.
    Il nuovo vino – La fermentazione e l’affinamento in acciaio, la gradazione alcolica moderata (12,5%) e la spiccata fragranza resa ancora più vibrante da una marcata mineralità rendono il Venezia Giulia Igp Schioppettino 2019 de I Clivi il fratello gemello della Ribolla gialla, di cui oltre a esserne un biotipo ne condivide la finezza aromatica e la sapidità. Al naso spiccano note di frutti rossi e spezie con richiami balsamici, mentre il sorso è croccante e fruttato, giocato su una rinfrescante piacevolezza. LEGGI TUTTO

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    Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana alla Milano Wine Week

    Top Ten Vermentino Grand Prix
    Il mondo enoico non si è mai fermato e ora ha bisogno di ripartire con il primo evento dedicato – fisico e virtuale –: la Milano Wine Week. Una piazza prestigiosa di incontro e confronto, di business e relazione, quest’anno ancor di più ampio respiro internazionale. In un contesto così sfidante non poteva mancare il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana, portavoce di una “Toscana alternativa” del vino che attrae sempre più l’interesse del mercato e della critica.
    “Il lockdown ha ridisegnato le dinamiche di partecipazione alle fiere anche per il mondo del vino”, afferma Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. “Si è puntato molto sugli eventi digital, sulle degustazioni a distanza, sull’implementazione dell’e-commerce. Ma il confrontarsi quotidianamente con il proprio mercato, i propri competitor e il proprio target è per il nostro settore fondamentale. La Milano Wine Week rappresenta per noi lo strumento perfetto che mette a disposizione un contesto reale, in presenza ma in piena sicurezza, e un’amplificazione virtuale attraverso una piattaforma che ci consente di rivolgerci anche a un pubblico internazionale”.
    Il Consorzio sarà così protagonista di tre masterclass che si terranno in presenza presso Palazzo Bovara. Gli appuntamenti sono in agenda il 5 Ottobre e tratteranno focus differenti: si va dal Viaggio tra i Rossi autoctoni della Maremma Toscana, un vero e proprio itinerario per conoscere i vini rossi da vitigni autoctoni (ore 14:00). Si scoprirà così che la Toscana oltre che un territorio ricco di storia, vanta anche un’antica tradizione viticola dalla notevole biodiversità, dove non esiste solo il Sangiovese. Degustazione perfetta per palati curiosi.
    Segue alle 16 l’appuntamento dal titolo: Otto motivi per apprezzare i grandi vitigni rossi internazionali della Maremma Toscana, terra di tradizione certamente, ma dove un terzo della superficie vitata è impiantata con varietà rosse da vitigni internazionali, utilizzate poi in purezza o in blend per dare vita ai super Tuscan!  Ideale per i metodici che vogliono argomentare le scelte. Infine l’ultima masterclass è dedicata a uno dei protagonisti dell’estate 2020.
    Il fenomeno Vermentino: alla scoperta della TOP 10 del Vermentino Grand Prix 2020. Un vitigno che è diventato l’emblema dei vini bianchi della Maremma Toscana.  A Luglio si è tenuta la prima edizione del Vermentino Grand Prix e questa è l’occasione per scoprire la fantastica Top Ten dei Vermentini DOC Maremma. Appuntamento alle ore 20:45 per consentire anche il collegamento con New York dove saranno coinvolti buyer, importatori, esperti di settore e giornalisti.
    Oltre agli eventi su invito per la stampa e gli addetti ai lavori, la Maremma Toscana sarà protagonista anche con un banco d’assaggio il 7 Ottobre dalle 16 alle 20, al Babila Building – nell’omonima piazza – dedicato a professionisti del settore ma anche ai wine lovers per degustazioni in piena sicurezza, dove sarà possibile assaggiare i vini raccontati durante le masterclass.
    Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana – nato nel 2014 – conta oggi 313 aziende associate che vinificano le proprie uve e imbottigliano i propri vini – per un totale di circa 6 milioni di bottiglie prodotte all’anno. E tra i suoi obiettivi ha anche quello di promuovere la qualità dei suoi vini. Per raggiungere tale finalità seleziona anno dopo anno gli eventi più significativi per il mondo del vino. Nel 2020 la Milano Wine Week  è indubbiamente uno strumento funzionale: alla sua terza edizione torna trasformandosi in una Digital Wine Fair con un incremento di contenuti e con l’obiettivo di connettere professionisti e buyers di tutto il mondo. LEGGI TUTTO

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    Il Festival Nazionale Spumantitalia si sposta e diventa itinerante

    Il Festival Nazionale Spumantitalia si sposta e diventa itinerante
    L’obiettivo dichiarato del Festival è portare in giro per l’Italia la cultura spumantistica, per coinvolgere il maggior numero di realtà spumantistiche e i loro territori organizzandosi quest’anno a Padenghe, a due passi da Desenzano, sul Lago di Garda, dal 21 al 24 gennaio 2021 presso il Bay Luxury Resort.
    La terza edizione si propone ancora più effervescente degli anni passati all’insegna dell’ottimismo, di una positiva ripartenza, calzando l’idea che hanno tutti gli addetti ai lavori, e non solo, di una sana voglia di freschezza. Alla base di tutto c’è un ricco calendario di incontri culturali, basati su riflessioni, momenti di degustazione e approfondimenti inerenti al sistema spumantistico, attraverso quattro Talk Show, che vedranno la partecipazione di personaggi di alto profilo tecnico scientifico, composto da ricercatori, professionisti, enotecnici, giornalisti, produttori e opinion leader del settore vitivinicolo e non solo.
    A questi aspetti culturali si aggiungono ben 16 Master Class, pensate da Bubble’s Italia, aperte a tutti agli appassionati delle bollicine che avranno l’occasione di scoprire e degustare cose uniche e inusuali oltre al parterre di etichette note; Master Class il cui elenco è possibile consultare già sul sito www.spumantitalia.it
    La presenza di ben sei Maison francesi, che proporranno i loro Champagne, daranno al Festival quel tocco di internazionalizzazione a cui aspira d’arrivare l’organizzazione nei prossimi anni.
    Oltre al Master Bubble’ Lectio Magistralis History Bubble’s, del 21 gennaio, utile per approfondire, presentare e confrontare la conoscenza dell’inestimabile patrimonio spumantistico italiano, ci saranno appuntamenti che coinvolgono altre luoghi del Lago fra questi la presentazione, con degustazione di Pinot Nero Metodo Classico, di alcuni libri gialli “Noir i Giallo”, oltre a cene tematiche che hanno trovato l’entusiasmante disponibilità di diversi ristoranti gardesani di poter collaborare con il Festival per diffondere la cultura spumantistica italiana.
    Le attività si concluderanno il 24 gennaio con l’originale “Banco d’assaggio guidato” al quale saranno ammessi solo 25 vin di altrettante aziende italiane.
    Tutti gli eventi potranno essere quasi certamente seguiti anche in streaming.
    Tags: lago di Garda, spumantitalia LEGGI TUTTO