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    Cantina Colli Euganei: i vini di Vo’ vincono il Travel Food Award 2020

    Premio GIST travel food award 2020
    I vini solidali a marchio Vo’ di Cantina Colli Euganei sono il miglior progetto italiano per il rilancio del territorio e dell’enogastronomia. Il progetto dell’azienda, che per ogni bottiglia venduta consegna 10 centesimi al Comune di Vo’, ha conquistato il primo premio al GIST Travel Food Award 2020 come Miglior Rilancio di destinazione enogastronomica, consegnato in occasione della 57esima edizione della fiera TTG Travel Experience di Rimini.
    “Il riconoscimento del GIST non premia solo la cantina, ma tutto il nostro territorio – commenta Lorenzo Bertin, Presidente di Cantina Colli Euganei – Questo traguardo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione del Comune di Vo’ e dei grandi marchi della GDO, che fin da subito hanno creduto nella bontà della nostra idea e ci hanno permesso di creare un progetto virtuoso, dal forte legame sociale”.
    Il GIST – Gruppo Italiano Stampa Turistica, che ogni anno riunisce una commissione di esperti del settore per eleggere le migliori iniziative rivolte al turismo enogastronomico, ha scelto di dedicare l’edizione 2020 alle campagne per il rilancio del territorio dopo l’emergenza sanitaria.
    Il Comune di Vo’ è stato il primo in Italia ad essere colpito dall’emergenza Covid-19 e, grazie al progetto di Cantina Colli Euganei, è diventato simbolo della ripartenza, dimostrando come la valorizzazione del proprio territorio sia fondamentale per superare anche i momenti più difficili.
    Dei fondi raccolti grazie alle due bottiglie a marchio VO’, un Serprino Spumante Doc Colli Euganei e un Rosso Doc Colli Euganei, una parte viene consegnata al Comune di Vo’, che li impiegherà per la promozione del territorio collinare dei Colli Euganei, caratterizzato da un’antica tradizione vinicola e gastronomica, l’altra all’Università degli Studi di Padova per la ricerca contro il Covid-19. LEGGI TUTTO

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    Gli eventi del vino a Torino per la prima volta insieme

    I grandi eventi del vino a Torino ripartono insieme: da venerdì 23 ottobre a martedì 24 novembre le celebri rassegne delle eccellenze vitivinicole piemontesi e del territorio torinese “Vendemmia a Torino – Grapes in Town” e “Portici Divini”, che per questa edizione saranno in formato ibrido, sia fisico che on-line, incontrano “Torino Wine Week”, con un mix di appuntamenti digitali ed eventi in presenza in modo da permettere esperienze dal vivo e accessibilità online.
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    18 medaglie d’oro al concorso Müller Thurgau

    Photo Credits: M. Facci
    Si è svolta ieri sera, venerdì 16 ottobre, la premiazione della 17° edizione Concorso Internazionale Vini Müller Thurgau, in concomitanza con la 33° edizione della rassegna Müller Thurgau: Vino di Montagna, organizzata dal Comitato Mostra Valle di Cembra con il supporto di Trentino Marketing, il coordinamento della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino nell’ambito della promozione delle manifestazioni enologiche provinciali denominate #trentinowinefest, e il sostegno di Consorzio Vini del Trentino.
    Presenti alla cerimonia, Mirko Bisesti, Assessore alla Cultura della Provincia di Trento; Michele Passerini, Vicesegretario generale della Camera di Commercio di Trento; Pietro Patton, Presidente del Consorzio Vini del Trentino; e Rosario Pilati, Presidente Comitato Tecnico Territoriale Colline Avisiane, Faedo, Valle di Cembra della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino. Nel corso degli interventi tutti hanno voluto ricordare l’importanza di un evento come questo organizzato, in completa sicurezza, proprio grazie alla caparbietà che contraddistingue le genti di montagna, la stessa che rende possibile la coltivazione sugli arditi pendii della Valle di Cembra.
    È inoltre stato sottolineato come questo cambio necessario di formula, con le degustazioni a Palazzo Roccabruna di Trento, anziché a Cembra, si sia rivelata una bella occasione per uscire fuori dai confini della valle e far conoscere al meglio il prodotto e quello che si nasconde dietro ad esso, come l’impegno di 800 ore lavoro per ettaro che è molto maggiore rispetto a quello di altre zone più meccanizzate anche per i problemi legati al mantenimento dei muretti a secco, patrimonio dell’umanità Unesco. Difficoltà che rendono però il paesaggio unico, come dimostra la recente iscrizione della Valle nel Registro dei Paesaggi Storici Rurali d’Italia.
    Dei 60 vini in gara – di cui 51 italiani, provenienti da Trentino e Alto Adige e 9 stranieri, provenienti da Germania e Ungheria –  ben 18 hanno ottenuto la Medaglia d’Oro grazie ad un punteggio superiore agli 86,4 punti.
    “Una eccezionalità che avevamo registrato solo nel 2018 – ha commentato Renzo Folgheraiter, Presidente del Comitato Mostra Valle di Cembra – che attesta gli elevati standard qualitativi dei vini in concorso. In realtà – ha specificato – avrebbero meritato la medaglia molte più etichette ma per regolamento il numero di premiati non può superare il 30% di quelli partecipanti. Spiace non aver potuto svolgere la consueta degustazione dei vini vincitori – ha concluso – ma possiamo già dirci soddisfatti di essere riusciti a superare le difficoltà del Covid e ad aver raccolto una risposta così importante dalle aziende ritengo premi il lavoro svolto negli ultimi anni”.
    Dei 18 premiati con Medaglia d’Oro, 12 sono vini trentini: San Rocco IGT Vigneti delle Dolomiti Müller Thurgau 2019 di Azienda Agricola Casimiro; San Lorenz DOC Trentino Müller Thurgau 2019 di Bellaveder; Lavis Classici DOC Trentino Müller Thurgau 2019 di Cantina La Vis; Cortuta DOC Trentino Müller Thurgau 2018 di Cantina Rotaliana di Mezzolombardo; Casata Monfort DOC Trentino Müller Thurgau 2019 di Cantine Monfort; Musivum DOC Trentino Superiore Cembra Müller Thurgau 2017 di Cantine Mezzacorona; IGT Vigneti delle Dolomiti Müller Thurgau 2019 di Cantine Simoni; Bottega Vinai DOC Trentino Müller Thurgau 2019 di Cavit; Vigna delle Forche DOC Trentino Müller Thurgau 2018 di Cembra cantina di montagna; DOC Trentino Müller Thurgau 2019 di Fondazione Mach; DOC Trentino Müller Thurgau 2019 di Gaierhof; Pietramontis DOC Trentino Superiore Valle di Cembra Müller Thurgau 2018 di Villa Corniole.
    A questi si aggiungono 3 altoatesini, ovvero DOC Alto Adige Valle Isarco Müller Thurgau 2019 di Cantina Bolzano; Graun DOC Alto Adige Müller Thurgau 2018 di Cantina Kurtatsch e DOC Alto Adige Val Venosta 2019 di Castel Juval, e 3 tedeschi, Deutscher Qualitateswein Pfalz Rivaner Trocken Edeshelmer Ordensgut 2019 di Anselmann; Mardorfer Deutscher Müller Thurgau Trocken 2018 di Winzerverein Hagnau; e Deutscher Qualitateswein Rivaner Trocken 2019 di KK-Weine.
    I punteggi sono stati assegnati da una commissione di qualità composta da 18 membri suddivisi in enologi, sommelier – in rappresentanza delle diverse associazioni – e giornalisti della stampa di settore, attraverso degustazioni alla cieca in cui ogni vino è stato analizzato nel suo complesso, prendendo in considerazione vista, olfatto, gusto e gusto-olfatto e calcolando la media dopo aver eliminato i risultati più alto e più basso.
    Al termine della degustazione, si è registrato uno stupore generale per la longevità delle produzioni, ancora più evidente per via dello slittamento della degustazione dalla sua collocazione tradizionale a luglio a quella straordinaria di ottobre. I punteggi ottenuti anche quest’anno da vini del 2018 e del 2017 sono sicuramente una conferma dell’ottimo lavoro svolto dalle cantine nel corso degli anni, ma rappresentano al contempo un interessante opportunità, visti i contraccolpi che ha subito il mercato negli ultimi mesi per via della situazione sanitaria, perché dimostrano come il Müller Thurgau degli areali più vocati siano in grado di esprimere un interessante potenziale di affinamento.
    I vini in concorso potranno essere degustati fino a sabato 17 ottobre nelle sale di Palazzo Roccabruna-Enoteca Provinciale del Trentino, messo a disposizione dalla CCIAA di Trento. LEGGI TUTTO

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    2ENTYW1NE – Il futuro del vino italiano: intervista con Armando Maria Corsi / parte 2

    Per posizionarsi come una nazione all’avanguardia, l’Italia del vino deve investire sui propri punti di forza e lavorare sulla comunicazione e sulla sostenibilità.
    Ne parliamo con Armando Maria Corsi, professore associato di Wine Business all’Università di Adelaide, che dal punto di vista del suo osservatorio sul mercato internazionale, ci parla di quali potrebbero essere i punti di partenza per il settore del vino nel futuro.
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    È nato in-wine, il wine shop che promuove i piccoli vignaioli italiani

    L’idea di in-wine ha preso forma durante le faticose settimane di lockdown della primavera 2020, quando andare a fare le spesa era un problema serio e si viveva segregati in casa. I consumi casalinghi di vino sono ovviamente aumentati considerevolmente, ma molti consumatori si sono accorti che non era poi così facile decidere quale vino comprare, soprattutto se si voleva bere qualche bottiglia al di fuori delle solite etichette.
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    Luca d’Attoma enologo per la cantina di Carlo Cracco

    Photo Credits: Maurizio Gjivovich.
    L’Azienda Agricola Vistamare – nuovo progetto dello Chef Carlo Cracco e della moglie Rosa Fanti – sorge su una collina verde a Santarcangelo di Romagna (Rimini), che è proprio il paese di origine di Rosa. Un piccolo gioiello: circa 16 ettari di cui 4 di uliveto, 6 di frutteto (con alberi di pesche, albicocche, ciliegie, cachi), 1 di orto e 5 ettari di vigneto.
    “Sono molto felice di aver l’occasione per potermi misurare con una persona di grande talento come Carlo Cracco”, racconta l’enologo Luca D’Attoma che aggiunge “ci accomuna l’impegno a creare qualità ed emozione attraverso il nostro lavoro,  Carlo in un settore diverso ma convergente al mio, al quale ho dedicato tutta la mia vita;  ho grandi aspettative per questo progetto che mi vede particolarmente coinvolto, quando ho visitato la Tenuta sono rimasto estremamente colpito dalle viti vecchie – di 50 fino a 80 anni – di vitigni simbolo del territorio della Romagna. In generale l’obbiettivo di questo progetto è proprio quello di creare – con impegno e sensibilità – vini autentici e schietti, volti a valorizzare appieno questo territorio particolarmente vocato alla viticultura”.
    Luca D’Attoma conosce bene l’entroterra romagnolo – collaborando già con altre due realtà come San Valentino e San Patrignano – e sa che si tratta di un territorio ancora poco conosciuto ma con un potenziale enorme dal punto di vista agroalimentare ed enologico.
    “Era da tempo che cercavo un terreno su cui poter poi coltivare e produrre le materie prime che avrei utilizzato nella mia cucina e finalmente sono riuscito a trovarlo qui, tra le colline romagnole, a cui sono molto legato e non solo per motivi affettivi”, spiega invece Carlo Cracco che continua “Parte della materia prima viene utilizzata al ristorante, sia per il menu che per la pasticceria, parte invece viene trasformata per la produzione di succhi di frutta, confetture, olio e naturalmente vino; proprio per il vino, mi sono affidato a Luca D’Attoma, grande professionista e conoscitore di vino, per cui nutro da sempre una profonda stima. Oltre al cibo, il vino è una delle mie grandi passioni, ed era fondamentale per me potermi far affiancare da una persona come Luca che sa condividere la mia stessa visione.” Un aspetto importante per l’Azienda è il tema della circolarità e del recupero: per questo motivo, con gli scarti della frutta si ricava la carta per stampare i menù e per i packaging, oppure con i noccioli di pesche e ciliegie si producono farine utilizzate per le preparazioni di pasticceria.
    Nella Cantina dell’Azienda Agricola Vistamare si sta lavorando a due vini che saranno imbottigliati prima della prossima vendemmia. Un vino rosso per cui è stata recuperata la tecnica dell’uvaggio, ossia una combinazione di uve diverse vinificate in acciaio, che vede Sangiovese in preponderanza, con piccole percentuali di Cabernet Sauvignon, Lambrusco e Trebbiano. L’intento è quello di produrre un rosso conviviale, di facile beva, fresco e profumato, che ben interpreti le caratteristiche del territorio.
    Non manca il bianco composto invece da quattro vitigni: Rebola, Pagadebit, Albana di Romagna e Trebbiano della fiamma. Anche in questo caso è stato creato un uvaggio, con macerazione e fermentazione sulle bucce in grandi anfore ad esaltarne il carattere. Con questo uvaggio si punta ad ottenere un bianco corposo che esalti le caratteristiche del terroir, senza aromi fermentativi e con profumi decisi.
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    LUCA D’ATTOMA
    Enologo e consulente per la produzione vitivinicola.
    Da sempre attratto dalla natura e dal mondo agricolo. Così tanto da sceglierli come compagni di vita. Luca D’Attoma, animato da questa passione, ha orientato i suoi studi verso la viticoltura e l’enologia. Partendo dalle esperienze professionali, ha seguito ciò che il suo istinto di sperimentatore gli consigliava di fare e ha elaborato una tecnica di lavoro e uno stile molto personali, con l’ambizione di creare qualcosa di unico. Qualcosa che sia distintivo e capace di valorizzare al massimo vitigni e territori. La passione per il vino lo spinge ogni giorno ad ampliare le sue conoscenze, cercare nuovi orizzonti e sperimentare tecniche non convenzionali. Determinazione, ricerca della perfezione, umiltà, creatività e intuito sono i cardini della sua vita professionale e dell’approccio che ha nei confronti delle aziende vitivinicole con cui lavora.
    Dal 1999 la W.E.C. – guida da Luca D’Attoma – fornisce consulenza tecnica e strategica alle aziende vitivinicole. Per farlo al meglio, l’impresa segue l’intero percorso dall’impianto del vigneto alla bottiglia. La filosofia aziendale si fonda sulla certezza che ciascun prodotto debba essere centrato, con una sua qualità e specificità: solo così si può davvero parlare di utilità del vino. Qualunque tipo di vino deve lasciare soddisfatto chi lo ha scelto, acquistato e gustato, conquistando sia il consumatore sia l’opinion leader. Per questo, l’obiettivo è di proporre sempre un vino di successo. LEGGI TUTTO

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    Riccardo Cotarella sfida il Kerner

    Da sinistra, Armin Gratl, Riccardo Cotarella e Hannes Munter
    La valle Isarco è forse la regione vinicola meno conosciuta dell’Alto Adige e quella con le potenzialità più belle. È per questo che Riccardo Cotarella, il più famoso degli enologi italiani, ha accettato la sfida lanciatagli dalla Cantina Valle Isarco – Eisacktaler Kellerei, che è andata a bussare alla sua porta per chiedergli di firmare i suoi vini a partire dalla vendemmia in corso e all’alba di un anniversario importante, quello dei 60 anni che la realtà cooperativa compirà nel 2021.
    «Sono estremamente contento di questo nuovo incarico e molto positivo – afferma Riccardo Cotarella –. Ho accettato questa collaborazione con molto piacere, anzitutto perché l’Alto Adige è una delle poche regioni italiane che mi mancavano dove cimentarmi come enologo, in secondo luogo perché la ritengo una zona estrema in molti sensi, e unica, nel territorio, nei vitigni, nella mentalità di produzione, nella voglia di migliorarsi. A 72 anni bisogna avere motivazioni interessanti e qui le ho trovate, in questa cantina ci sono tutti gli ingredienti per poter mettere in campo una collaborazione piena di entusiasmo e di prospettive».
    Armin Gratl, direttore generale della cantina sociale, aggiunge: «Abbiamo scelto Riccardo Cotarella per la sua grandissima esperienza nazionale e internazionale, nonché per la sua voglia di misurarsi con un territorio a lui fino a oggi sconosciuto, convinti che il nostro enologo Hannes Munter possa trarre da questa consulenza un grande aiuto per una crescita professionale che va dalla campagna alla cantina. Ci siamo dati dei tempi medio lunghi di collaborazione con Cotarella, non si tratta di una consulenza mordi e fuggi. Abbiamo stabilito assieme a lui un programma di lavoro pluriennale che coinvolga tutte le aree della cantina perché abbiamo intenzione di trarre giovamento a 360 gradi da questa collaborazione, non solo per noi, ma anche per valorizzare tutta la produzione vinicola della valle Isarco».
    L’obiettivo è, naturalmente, ambizioso: «Esistono le condizioni per riuscire a fare il vino migliore della valle – afferma Cotarella –. Quanto prodotto fino a ora è già ottimo, per renderlo ancora più speciale, quindi, dobbiamo cercare minuziosamente dei margini di miglioramento, dobbiamo impegnarci tutti. Dobbiamo fare vini importanti, oltre che beverini».
    L’enologo, che è consulente di oltre un centinaio di aziende in Italia e all’estero ed è anche presidente nazionale di Assoenologi e docente di Viticoltura ed enologia presso l’Università della Tuscia di Viterbo, ha iniziato il suo incarico a partire dal primo agosto 2020 e in queste settimane ha avuto modo di conoscere meglio la realtà e il suo territorio: «Questa cantina ha diversi motivi per fare vini molto personali: vigneti, esposizione, qualità intrinseca dei vitigni. Io sono assertore del fatto che il territorio sia importante laddove chi lo abita sa cosa significa valorizzarlo, ed è questo il caso, il territorio e i vitigni sono tutto: la cosa ancora più importante è l’approccio umano. Ritengo che non ci sia entità più predisposta a voler eccellere di una cantina sociale perché solitamente è mossa dalla voglia di dimostrare che non è solo un posto dove scaricare uva. Seguo circa 12 cooperative e ho trovato sempre questo spirito. Inoltre, una cantina sociale ha a disposizione una trasversalità umana e territoriale per portare a termine in viticoltura le sperimentazioni più importanti».
    Gli atout di Cantina Valle Isarco – Eisacktaler Kellerei sono molti: «Abbiamo una varietà di microclimi e di vitigni molto interessante, distribuita su pendii aspri e versanti scoscesi, difficili da coltivare – spiega il direttore generale Gratl –. Terreni leggeri e poveri, pietrischi di origini glaciale e sedimenti fluviali, con basse rese intrinseche. Coltiviamo 10 vitigni a bacca bianca e 4 a bacca rossa per un totale di 950 mila di bottiglie prodotte all’anno. Molti dei nostri associati sono davvero piccoli, hanno in media poco più di un ettaro, ma dedicano cura e attenzione altissime».
    La valle Isarco è una delle regioni viticole fra le più interessanti d’Europa (e la più a nord d’Italia) per la produzione di vini bianchi. «Beneficiamo della notevole escursione termica fra giorno e notte – continua Gratl – dovuta alla vicinanza delle montagne, delle scarse piogge e dell’importante quantità di ore di sole nel corso dell’anno. Condizioni atipiche per un territorio alpino da cui la viticoltura trae grande beneficio». Ma non solo, perché qui crescono uve uniche: Kerner, Sylvaner, Müller Thurgau, Grüner Veltliner, Gewürztraminer, Riesling, che danno vita a vini freschi, sapidi, minerali, con alte e sorprendenti percentuali di alcol, in grado di sviluppare profumi inediti rispetto ai cugini di altre zone dell’Alto Adige. I vitigni a bacca rossa, la cui produzione si situa nelle zone meridionali della vallata, subito alle spalle della città di Bolzano, sono invece la Schiava, lo Zweigelt e il Pinot Nero, di cui sono ancora da esplorare tutte le reali potenzialità. «Sto analizzando in queste settimane le caratteristiche e le prospettive di ogni singolo vitigno – racconta Cotarella –. Noi enologi dobbiamo dare il massimo con qualsiasi tipologia di uva, è il nostro lavoro, ma certamente sono molto interessato al Sylvaner, che è il vitigno più storico, e ancora di più al Kerner, vitigno di grandissimo carattere, che si presta a molte interpretazioni e stili».
    Insomma, Cantina Valle Isarco – Eisacktaler Kellerei si appresta a spegnere 60 candeline nel 2021 più in forma che mai, con la grinta e le ambizioni di un giovane pieno di belle speranze: «Per questo importante anniversario – conclude Gratl – presenteremo qualche novità, come i vini frutto di questa vendemmia che usciranno nel 2021 a firma di Cotarella e anche le Selezioni Aristos 2019, che sono state supervisionate da lui. Per i nostri sessant’anni lanceremo anche un’immagine completamente rinnovata, un nuovo logo e nuove etichette». LEGGI TUTTO