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    Vini rosa a confronto: due masterclass con il Chiaretto di Bardolino e il Cerasuolo d’Abruzzo

    Due vini, due territori, un colore: il rosa. Due masterclass per scoprire le peculiarità del Chiaretto di Bardolino e del Cerasuolo d’Abruzzo, per capire ciò che accomuna e ciò che differenzia il vino rosa tenue del lago di Garda veronese da quello abruzzese dal caratteristico color ciliegia, frutto da cui prende il nome. Le due degustazioni dedicate al Chiaretto di Bardolino e al Cerasuolo d’Abruzzo avranno luogo domenica 11 ottobre nella Sala degli Affreschi dei Chiostri di San Barnaba, a Milano, durante Fermento Milano, l’evento organizzato da FISAR in occasione della Milano Wine Week.
    La prima masterclass, L’annata 2019 secondo Chiaretto di Bardolino e Cerasuolo d’Abruzzo, è in programma alle 18.30 e avrà come tema l’ultima annata dei due vini rosa. Sei in tutto i vini in degustazione: tre Chiaretto di Bardolino (Vigneti Villabella Bardolino Chiaretto Classico 2019, Valetti Bardolino Chiaretto Classico 2019, Giovanna Tantini Bardolino Chiaretto 2019) e tre Cerasuolo d’Abruzzo (Codice Vino Cerasuolo d’Abruzzo Solante 2019, Nic Tartaglia Cerasuolo d’Abruzzo 2019, De Antoniis Adele Cerasuolo d’Abruzzo Sassello 2019).
    Chiaretto di Bardolino e Cerasuolo d’Abruzzo: verticali a confronto è invece il nome della seconda masterclass, in programma alle 20.30: in questo caso verranno messe a confronto le ultime tre annate dei due vini, allo scopo di comprenderne meglio l’invecchiamento. I Chiaretto di Bardolino in degustazione saranno Poggio delle Grazie Bardolino Chiaretto 2015, Tenuta La Presa Bardolino Chiaretto 2017, Gentili Bardolino Chiaretto 2018, Strappelli Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Colle Trà 2015, Castorani Cerasuolo d’Abruzzo Amorino 2017 e Rapino Cerasuolo d’Abruzzo Francesco Paolo Tosti 2018.
    Entrambe le degustazioni saranno guidate da Angelo Peretti per il Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, e da Davide Acerra per il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo. Il costo delle masterclass è di 30 euro, con la possibilità di partecipare alla degustazione anche online, con l’invio del kit di degustazione.
    Oltre alle due degustazioni, sarà disponibile il servizio di personal sommelier all’Enoteca di Fermento Milano, situata all’interno del Chiostro dei Pesci: è possibile acquistare, al costo di 15 euro, uno slot di tempo di un’ora con un sommelier FISAR. Ogni Sommelier avrà un’area dedicata in cui potrà accogliere un numero limitato di persone. Nell’Enoteca Fisar sarà possibile degustare una selezione di quindici Chiaretto di Bardolino e di quindici Cerasuolo d’Abruzzo.
    Per informazioni: www.fermentomilano.it LEGGI TUTTO

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    Villa Saletta: 250 milioni di euro per un progetto dedicato al vino ed all’ospitalità

    Di proprietà della famiglia inglese Hands, attivi nel mondo della finanza e dell’hotellerie di lusso, Villa Saletta a Palaia (Pi), un’antica fattoria di 720 ettari tra boschi, ulivi, vigne da cui attualmente si producono 100.000 bottiglie annue, coltivazioni, uno storico borgo trecentesco, antichi casolari e ville per l’ospitalità, con il nuovo anno vedrà l’avvio dei lavori per dare vita ad un’accoglienza di altissimo livello che ruoterà attorno al tema vino, offrendo anche ristorazione e gastronomia di qualità.
    Con un investimento di 250 milioni di euro, di cui 60 milioni già spesi per l’acquisizione della tenuta avvenuta nel 2000, per la costruzione della cantina provvisoria e per l’espianto e l’impianto delle vigne, si lavorerà affinchè questa antichissima tenuta risalente al 980 d.C., data del primo resoconto scritto sulla produzione di vino nella sue terre, possa non solo tornare a nuovo splendore ma diventare una realtà virtuosa, promotrice del vino di qualità, legata e connessa con il territorio. Ad inizio anno cominceranno i lavori, per un investimento totale di 10 milioni di euro, stabiliti dalla convenzione comunale che vedranno lo svolgimento di interventi a favore dell’intera comunità di Palaia.
    Nel 2021 si darà anche il via ai lavori per la costruzione della nuova cantina e per la ristrutturazione dell’antico borgo Villa Saletta che diventerà, mantenendo intatta la sua struttura originaria e la sua bellezza architettonica, un resort di lusso con 43 appartamenti di circa 300 mq l’uno con spa, personale di servizio e chef privati. Oltre a questo ci saranno 2 ristoranti di alto livello di cui uno aperto anche al pubblico.
    Focus centrale di questo grande progetto saranno il vino e l’agricoltura attorno ai quali ruoteranno la maggior parte delle esperienze che gli ospiti potranno vivere alloggiando a Villa Saletta.

    La parte vinicola, già attiva, è dal 2015 sotto la direzione dell’enologo ed agronomo David Ladini, toscano di origini, che è anche direttore ed amministratore di Villa Saletta dove si producono vini da uve sangiovese, cabernet franc, cabernet sauvignon e merlot allevate in pari proporzione su 30 ettari, di cui 17 a regime.
    La cantina progettata dalla studio Rossiprodi, al momento provvisoria, sorge in località Montanelli a Palaia in provincia di Pisa. Qui, in attesa della costruzione del nuovo edificio, dalle uve raccolte nella proprietà e poi vinificate prendono vita sette etichette: uno spumante metodo classico da sangiovese, un rosato bland di tutte le uve della proprietà, un Chianti Docg e 4 vini rossi Igt Toscana.
    La nuova cantina, che vedrà un investimento di circa 15 milioni di euro e che sarà terminata per la vendemmia 2022, prevederà il recupero di una superficie esistente di 1100 mq, appartenente ad un antico casolare poco distante dall’attuale cantina, e di ulteriori 1600 mq, tutti destinati destinati all’accoglienza, alla ristorazione ed ai wine club members. L’area dedicata alla vinificazione, totalmente interrata si svilupperà su 2300 mq.
    L’attuale cantina, invece, sarà utilizzata per la gestione della parte agricola, per gli uffici, per la stabilizzazione dei vini, per l’imbottigliamento e per la logistica. A pochi metri da qui nasceranno una osteria ed un negozio dove si promuoverà la cultura gastronomica locale.
    A Villa Saletta la produzione non riguarda però soltanto il vino e questo al fine di sostenere continuamente la biodiversità: per tale motivo gran parte del territorio è destinato a varie coltivazioni agricole come orzo, avena, pioppi, erbe e fiori di campo. Tutto ciò viene fatto, oltre che per favorire la biodiversità e l’equilibrio dell’ambiente, per tenere viva la straordinaria tradizione di questa fattoria.Anima di Villa Saletta è anche la selvaggina che ha sempre svolto un ruolo importante nella vita della fattoria e ne racconta la storia: qui, infatti, da oltre due secoli, si tiene la caccia all’inglese al fagiano che ha portato una volta, proprio in queste terre, anche la Regina Vittoria.

    Importante per questa realtà è anche la olivicoltura, ben radicata in questa proprietà. È dal 17° secolo, infatti, che a Villa Saletta gli ulivi, 34 ettari, sono parte integrante del paesaggio. Con le olive di oltre 6000 piante di varietà leccino, frantoio, moraiolo, pendolino e razzo, spremute a freddo, viene prodotto un extravergine biologico.
    Nei terreni argillosi di Villa Saletta crescono inoltre diverse varietà di tartufi, compresi i pregiati bianchi e neri ed i tartufi neri invernali ed estivi. Qui è attiva anche la caccia al tartufo.
    Per ciò che riguarda l’ospitalità Villa Saletta dispone attualmente di 3 ville dislocate nella sua proprietà, antichi casolari oggi portati a nuova luce grazie ad importanti opere di restauro che hanno visto l’utilizzo di tecniche nuove, tradizionali e di materiali toscani.Ogni villa è specchio fedele del suo passato, con pavimenti in cotto impreziositi dai tipici motivi etruschi, persiane dipinte a mano e soffitti a volta. Il passato in ogni struttura sposa i confort dell’accoglienza moderna di livello: ogni villa, infatti, è stata arredata e rifinita seguendo i più alti standard qualitativi. Soggiornando nelle ville, ognuna delle quali con piscina all’aperto riscaldabile, si può andare alla scoperta della tenuta attraversando i tanti sentieri che solcano i boschi e passeggiando tra i vigneti.
    Cenni storici su Villa Saletta
    La tenuta è appartenuta a 4 grandi famiglie: quella dei Gambacorta, che consolidò la proprietà delle terre attorno alla fattoria nel 1300, quella dei Riccardi, abbiente famiglia fiorentina di banchieri della potente casa dei Medici che trasformarono Villa Saletta in una vera e propria azienda rurale nel corso del 16° e 17° secolo e da cui è stato ereditato lo stemma, raffigurante una chiave, oggi logo della cantina e delle sue etichette, quella dei Castelli ed infine, nel 2000, la famiglia inglese Hands.
    Villa Salettavia Fermi 14 – Loc Montanelli – PALAIA (PI) – Tel +39 (0)587 628121www.villasaletta.com LEGGI TUTTO

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    I Grandi Marchi del vino ripartono dalla Milano Wine Week

    Le aziende icona del made in Italy enoico riunite nell’Istituto del Vino Italiano Grandi Marchi scaldano i muscoli in vista della ripresa delle attività promozionali, bloccate a causa dell’emergenza sanitaria, e si preparano a ripartire proprio dall’Italia sbarcando alla Milano Wine Week.
    Quattordici, in particolare, le cantine associate (Alois Lageder, Antinori, Argiolas, Cà del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera e Umani Ronchi) che parteciperanno al primo evento internazionale del 2020 interamente dedicato al mondo del vino in rappresentanza della migliore produzione vitivinicola di qualità del nostro Paese. Cantine leader che lunedì 5 ottobre saranno protagoniste di due esclusivi appuntamenti.
    Si comincia con un walk-around tasting riservato a operatori, stampa e buyer, di scena dalle ore 15.00 alle 19.00 presso il nuovo Babila Building by Guastoni di Corso Venezia (su prenotazione) e si prosegue con la masterclass “Istituto Grandi Marchi: Experience Diversity of Italy”, in programma dalle ore 19.00 alle 20.30 a Palazzo Bovara (accesso solo su invito). Una degustazione guidata speciale, quest’ultima, che coinvolgerà non solo il pubblico fisicamente presente a Palazzo Bovara, ma anche operatori e giornalisti collegati online da San Francisco, con l’obiettivo dichiarato di approfondire e rafforzare i contatti con uno dei principali mercati di riferimento del vino italiano, quello nordamericano.
    “La partecipazione di IGM alla Milano Wine Week – spiega il presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, Piero Mastroberardino – quest’anno riveste una doppia valenza, in considerazione dell’attuale situazione sanitaria ed economica. Da una parte, quello milanese rappresenta infatti il primo appuntamento che segna la ripresa delle attività dell’Istituto e dunque un modo concreto per ritornare sulle scene e ridare slancio alla promozione della cultura e della tradizione del vino italiano di alta qualità a livello internazionale. Dall’altro, costituisce un’occasione strategica per dare un chiaro segnale di ripartenza ai mercati globali, puntando soprattutto sul ruolo trainante dei fine wines italiani per l’intero settore. Siamo consapevoli delle enormi difficoltà che il comparto vino sta attraversando in questo particolare momento storico, ma siamo altrettanto convinti che tali difficoltà, attraverso il gioco di squadra e l’organizzazione di eventi ben studiati in grado di coinvolgere in sicurezza grande pubblico, operatori e professionisti, possono trasformarsi anche in opportunità. Come Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi siamo quindi pronti a dare il nostro contributo e a fornire un supporto concreto al rilancio e alla valorizzazione della produzione vitivinicola italiana di qualità nel mondo”.
    E in tal senso va visto anche l’Evento Istituzionale Annuale in programma a Roma nel mese di novembre che vedrà per la prima volta in Italia tutte le diciannove cantine di IGM con i loro titolari protagoniste di una speciale masterclass.
    IL PROGRAMMA IGM ALLA MILANO WINE WEEK
    Walk-around tastingLunedì 5 ottobre, ore 15.00 – 19.00 presso il Babila Building by Guastoni (piano terra)Ingresso solo su prenotazione. Info:milanowineweek.com
    Masterclass in collegamento con San Francisco“Istituto Grandi Marchi: Experience Diversity of Italy”Lunedì 5 ottobre, ore 19.00 – 20.30 presso Palazzo Bovara (sala Castiglioni)Degustazione guidata dal giornalista enogastronomico Daniele Cernilli.Ingresso solo su invito.
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    L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, attualmente presieduto da Piero Mastroberardino, comprende 19 tra le più rappresentative aziende del Belpaese: Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. Una compagine in grado di esprimere un fatturato di 560milioni di euro e un valore delle vendite all’estero pari al 6% dell’intero export enologico tricolore. LEGGI TUTTO

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    Vini Firriato: perché convincono così tanto?

    Firriato ha una storia lunga e appassionante, nata a partire dagli anni 80 dall’amore per le vigne di Salvatore di Gaetano, passione ramificata nel territorio del trapanese, nella contrada Firriato. Il Nero d’Avola, il Catarratto e l’Inzolia sono i primi tre vigneti autoctoni ai quali decide di dare rilievo, l’obiettivo ambizioso è quello di dare ancor più visibilità a una terra da sempre vocata alla coltivazione della vite, ma priva di produzioni di alta qualità. Il giovane imprenditore capisce subito che queste terre hanno un potenziale di crescita altissimo e investe costantemente in questi luoghi, innamorandosi subito di questi zone comprese tra la rocca dell’antica città di Erice e le coste di Trapani.
    La maggior parte dei vini Firriato sono il risultato di un meticoloso ciclo produttivo di uve nate nelle cinque tenute: Baglio Sorìa, Borgo Guarini, Dàgala Borromeo, Pianoro Cuddìa e Calamoni di Favignana. Quest’ultima è una rara perla del mediterraneo circondata dal mare, un terroir contraddistinto da radici che affondano su terreni emersi dalle acque, ricchi di fossili e conchiglie; vigne dalla singolare conformazione che regalano al vino una forte dote di mineralità e salinità.
    La produzione dei campi Firriato è improntata su una viticoltura moderna e sulla colonna portante da sempre proclamata dall’azienda siciliana: la priorità per la qualità del prodotto. Le doti migliori del vino nascono nel lungo processo di creazione, a partire dai vigneti fino alla maturazione finale in bottiglia. Ogni singola fase viene seguita scrupolosamente dai massimi esperti del settore, senza trascurare il minimo dettaglio.
    Dopo attente e accurate selezioni di uva durante la vendemmia, gli acini arrivano in cantina perfettamente integri, conservando tutte le peculiarità di ogni specifico vitigno. Pressature, follature e rimontaggi avvengono con criteri orientati alla tutela di tutte le sfumature di unicità che il terroir siciliano è in grado di offrire ai singoli frutti. È l’attenzione al dettaglio, la singolarità di ogni etichetta e il perfetto connubio tra qualità e passione che ha permesso a Firriato di diventare uno dei simboli più affermarti e riconosciuti dell’isola.
    La famiglia Di Gaetano è sempre stata attenta alle nuove tendenze dei clienti; la qualità enologica dell’azienda risiede anche nel saper riconoscere l’evoluzione costante dei gusti dei consumatori tramite nuovi vini, nuove tecniche e nuovi sapori introdotti costantemente dalla cantina Firriato. Ogni singola bottiglia propone un’anima che rispecchia appieno la bellezza e la generosità della terra siciliana; il duro lavoro della famiglia ha permesso all’azienda di fare da spartiacque nel rinascimento del vino di qualità siciliano.
    I temi a cui la cantina Firriato ha sempre risposto negli ultimi decenni sono: la biodiversità, il riscaldamento del pianeta e la sostenibilità ambientale. La prova tangibile dell’impronta green nel loro lavoro è stato l’investimento nella produzione di energia da fonti rinnovabili, mettendo in atto un’attenta politica di “Carbon Neutrality”.
    La magia dei vini Firriato
    Dai terreni fertili dall’Etna fino alla Favignana, la cantina Firriato è diventata negli anni un grande marchio dell’enologia, vini premiati e apprezzati nel panorama italiano e internazionale: prodotti di altissima gamma nati per soddisfare le esigenze dei consumatori più critici.
    Harmonium
    L’Harmonium Terre Siciliane IGT è un vino rosso dalla grande personalità, elegante e dall’indole ferma e decisa. Ha un corpo fresco e morbido con un importante equilibrio tannico, ideale per accompagnare occasioni conviviali e abbinamenti di carne rossa grigliata o in umido.
    Santagostino Baglio Sorìa
    Complessità e perfetto equilibrio tra alcolicità e freschezza fanno del Santagostino Baglio Sorìa una perla della realtà enologica Firriato. Da oltre 30 annate resta fedele alle sue origini: vicinanza alla costa, suoli argillosi-marnosi e condizioni pedoclimatiche uniche del panorama agricolo della Sicilia occidentale. Il vino ideale per carne di selvaggina dal forte sapore.
    Charme Bianco
    Blend di vitigni autoctoni e terroir dei ricchi terreni di Borgo Guarini: è così che nasce Charme Bianco, IGT Terre Siciliane dell’azienda Firriato. Nota rilevante del vino bianco è la sua vena acida che esplode in tutta la sua fragranza e solarità, una struttura morbida ed elegante da provare a tavola con fritture, insalate e cucina cinese.
    Charme Rosé
    Un omaggio delicato e piacevole agli amanti del rosé dei migliori vigneti autoctoni della Sicilia. Da uve rosse raccolte in netto anticipo sui terreni di Borgo Guarini nasce lo Charme Rosé Firriato, una meraviglia che esalta il palato regalando al degustatore un sorso brillante ed estroverso. Accompagna alla perfezione momenti di spensieratezza e svago insieme a portate di salmone, crostacei e insalate di mare.
    Gaudensius Blanc de Noir
    La bollicina per eccellenza della famiglia Firriato è il Gaudensius Blanc de Noir, un Etna DOC Superiore Metodo Classico Brut realizzato esclusivamente da uve Nerello Mascalese. Perlage raffinato, grana persistente, sottile e continua. Uno spumante di rara eleganza, nato da viti che affondano profonde radici sui terreni vulcanici dell’Etna. Una bottiglia dall’animo luminoso e complesso.
    Un’azienda siciliana che racconta la sua terra, i suoi valori e la sua cultura con calici raffinati e dal grande prestigio. Assaporando i vini Firriato ci si rende conto che non stiamo parlando solo di un’etichetta di alto livello: c’è un mondo inesplorato da scoprire al palato. La selezione completa della cantina Firriato puoi trovarla sul sito fratellimazza.it LEGGI TUTTO

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    La Collina dei Ciliegi: per palato o portafoglio vola acquisto di Amarone en primeur

    Massimo Gianolli
    Circa 70 tra private banker, responsabili di fondi di investimento, banchieri, manager di società finanziarie, partner di studi legali d’affari e commercialisti, ma anche giornalisti e winelover direttamente interessati ai progressi di un “investimento liquido in un mercato sempre più liquido”, specie se si parla di vino e di Amarone. Sale il grado di attenzione di un nuovo modo di intendere il vino – un mix tra investimento e passione – alla seconda Festa dell’en primeur de La Collina dei Ciliegi che si è svolta sabato 26 settembre.
    Rispetto alla prima edizione, l’evento ha visto triplicare la presenza in Valpantena di primeuristi e di potenziali nuovi investitori, pronti a scommettere su barrique di vino (225 litri) atto a diventare Amarone alla stregua di inediti futures finanziari. Succede a Erbin (Grezzana), nell’azienda dell’imprenditore della finanza e presidente di Generalfinance, Massimo Gianolli, che dallo scorso anno ha deciso di puntare sulle aree cru del proprio vigneto da dedicare esclusivamente alla pratica dell’en primeur, ovvero all’investimento direttamente in botte di vino pregiato che sarà stappato solo dopo qualche anno. Rispetto ai negociant francesi, però, gli investitori non sono quasi mai del settore e intervengono in qualità di appassionati e, sempre di più, per sperimentare nuove formule di investimento.
    “In un contesto di forte incertezza dell’economia e dei mercati – ha detto oggi Massimo Gianolli nel corso della festa – questa formula cattura un interesse particolare, perché garantisce elevati rendimenti più sicuri e meno volatili rispetto a quelli dei mercati finanziari. Inoltre, per la cantina vuol dire anticipare i flussi finanziari di qualche anno, con indubbi benefici sul cash flow, sugli oneri finanziari e sui rischi di credito legati alla vendita.”
    Rispetto allo scorso anno 13 nuovi investitori sono entrati a far parte del Club En Primeur che unisce appassionati di vino ed estimatori del brand de La Collina dei Ciliegi, che spesso si incontrano a Ca’ del Moro, per condividere pensieri e passioni, anche grazie all’esclusiva esperienza dei prelievi da botte per partecipare in prima persona, attraverso degustazioni nel tempo, all’evoluzione del proprio vino e alla fine alla sua messa in bottiglia.
    “Entro 3 anni – conclude Gianolli – puntiamo a riservare il 75% del nostro Amarone cru Ciliegio al Club En Primeur, attraverso la sua espansione nazionale e internazionale”. LEGGI TUTTO

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    Al Verdicchio della cantina La Staffa i Tre Bicchieri 2021 del Gambero Rosso

    Brilla come l’oro il Verdicchio di Staffolo, che a distanza di quindici anni torna a essere premiato con i prestigiosi Tre Bicchieri della Guida ai Vini d’Italia 2021 del Gambero Rosso. A conquistare il riconoscimento più ambito dai vignaioli dello Stivale è stato il Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico “Rincrocca” 2017 de La Staffa, vino di punta dell’azienda vitivinicola guidata da Riccardo Baldi. L’ultimo vino di Staffolo ad essere premiato con i Tre Bicchieri era stato il “Gaiospino” di Fattoria Coroncino nelle edizioni 1999 e 2006 della guida.
    “Sono doppiamente felice per questo premio – commenta raggiante Riccardo Baldi – perché riaccende i riflettori su Staffolo, un terroir magnifico per il Verdicchio, e perché Lucio Canestrari, titolare di Fattoria Coroncino, oltre a essere un amico è stato una fonte d’ispirazione e un importante punto di riferimento fin dall’inizio del mio percorso da vignaiolo”.
    Dalla prima vendemmia nel 2010, quando aveva appena vent’anni, a oggi Riccardo Baldi ha trasformato una piccola cantina con una produzione poco più che amatoriale in un’azienda vitivinicola di riferimento per il territorio, che esporta il 50% dei suoi vini all’estero. Stati Uniti, Francia, Russia, Giappone e nord Europa sono i mercati in cui il Verdicchio de La Staffa si è fatto sempre più apprezzare negli ultimi anni, diventando una presenza fissa nella carta dei vini di importanti ristoranti come il Marea a New York, il Dilia a Parigi e il Molto Buono a San Pietroburgo.
    “Rincrocca” è una delle due etichette di punta della cantina, sulla quale nel 2015 Riccardo Baldi ha avviato un ambizioso progetto, convinto di poter contare su un’uva e un territorio unici, con caratteristiche pressoché irripetibili in altre aree viticole del mondo. “Vendemmia dopo vendemmia – racconta Baldi – ho imparato a conoscere sempre più a fondo il terroir e ho migliorato il focus del vino, capendo cosa preservare in vigna e quali caratteristiche esaltare durante la vinificazione. Il grande equilibrio e l’eleganza, la sapidità e la freschezza che spiccano anche nelle annate più calde sono i punti di forza della Rincrocca. Come uno scalpellino deve dare il massimo per dar vita a un’opera d’arte partendo da un blocco di marmo della più pregiata qualità, io sono chiamato a tirare fuori vini speciali da una vigna che di per sé ha enormi potenzialità e chiede di essere capita e lavorata in modo sapiente e artigianale”.
    Il vino premiato nasce da una selezione di uve Verdicchio provenienti da una singola vigna, impiantata nel 1972 in Contrada Castellaretta, su un terreno argilloso-calcareo ricco di carbonato di calcio. La fermentazione avviene in antiche vasche di cemento, dove il vino affina sulle proprie fecce fini per un anno prima di completare il suo percorso in bottiglia, dove riposa per almeno 18 mesi. Il risultato è un’ode al grande Verdicchio, che ammalia e stupisce per eleganza e finezza.
    La premiazione dei vini che hanno ottenuto i Tre Bicchieri si terrà a Roma, a Cinecittà, venerdì 16 ottobre. LEGGI TUTTO

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    Vivere di gusto: il modo di essere di Ruffino

    Dopo oltre 140 anni dalla sua fondazione, Ruffino continua a esprimere la storia e l’identità italiana in ogni bottiglia di vino prodotta. E oggi tutto ciò che la storica casa vitivinicola rappresenta e vuole comunicare trova spazio e si realizza nella filosofia “Vivere di Gusto”.
    L’espressione “Vivere di Gusto” incarna l’attitudine tutta italiana di saper afferrare la vita nella sua pienezza, rifuggendo l’ostentazione e prediligendo l’elegante semplicità, il buon cibo, la forza di un sorriso, il piacere dello stare insieme informale e “pop”. Lo stesso “Vivere di Gusto” che Ruffino, attorno a un buon bicchiere di vino, ha sempre contribuito a ricreare: si pensi al fiasco di Chianti, simbolo della Dolce Vita, o la storia di Riserva Ducale, icona di convivialità italiana nelle tavole di tutto mondo, o il Rosatello, innovativa espressione di briosa gioia di vivere, esattamente come il più recente Prosecco. Vini inclusivi, non esclusivi.
    “Vivere di Gusto” beneficerà di una ambiziosa campagna televisiva di lancio. A metà degli anni ’70, per l’ultima volta, il marchio Ruffino veniva promosso in televisione: si alzavano gli ultimi sipari di Carosello e, nelle tv degli italiani andava in onda lo spot “Un modo di fare cultura”. Nel 2020, quasi 50 anni dopo, Ruffino tornerà a fare comunicazione in televisione sulle reti Mediaset, dal 27 settembre al 10 ottobre. Il messaggio verrà declinato anche in due importanti spazi digitali: è appena stato lanciato un “brand-journal”, www.viveredigusto.it, che svilupperà con grazia informativa il concetto di vivere di gusto italiano, ed è stato rinnovato il sito www.ruffino.it, immagine della multiforme realtà Ruffino che conta 6 tenute in Toscana, 2 in Veneto e una offerta di vini capace di compiacere ogni palato.
    È in quest’ottica di relazione diretta e immediata col consumatore finale che il nuovo sito vede anche la presenza di un e-commerce integrato e un collegamento con il servizio di home delivery di Winelivery: una duplice possibilità di scelta, al fine di soddisfare tutte le esigenze, dove poter acquistare in modo pratico e veloce la gamma completa dei prodotti Ruffino. Infine, anche la strategia social su Instagram e Facebook sarà funzionale a dare vita al concetto di “Vivere di Gusto”.
    E “Vivere di Gusto” brillerà ancora più chiaro presso l’agriturismo Poggio Casciano di Tenute Ruffino, nel Chianti Fiorentino. Qui, la possibilità di immergersi in Ruffino e nel “Vivere di Gusto” trova la sua più compiuta consacrazione nella deliziosa Locanda Le Tre Rane, nell’Agriresort ricavato nella villa rinascimentale, nella Bottega del Vino, circondati da uno scenario di suggestiva bellezza.
    “E’ un momento particolare quello che stiamo vivendo”, spiega Sandro Sartor, AD Ruffino, “La nostra campagna di comunicazione transmediale richiama a un modello di vita inclusivo, conviviale, capace di unire sotto il segno del bello e del buono, di cui il vino, e il vino Ruffino in particolare, si è sempre fatto storico portatore. ‘Vivere di Gusto’ è un augurio, un auspicio, ma anche una orgogliosa sottolineatura di un’attitudine, di una capacità tutta italiana, che in periodi come questi giova ricordare”.
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    Ruffino, fondata nel 1877 a Pontassieve, vicino Firenze, è sinonimo di storia del vino in Toscana. Grandi classici toscani, vini come Chianti Classico Riserva Ducale e Riserva Ducale Oro, Chianti Ruffino e Brunello di Montalcino Greppone Mazzi, sono da sempre il cuore della produzione Ruffino. In parallelo, la voglia di confrontarsi sempre con nuove sfide ha portato Ruffino alla creazione di imponenti Supertuscan, fra cui il pluripremiato Modus, e all’acquisizione nel 2018 di due tenute in Veneto per la produzione di Prosecco.
    A fine 2011, Ruffino è stata acquisita da Constellation Brands, la più importante azienda vinicola americana, e una elettrizzante nuova pagina dell’affascinante storia di Ruffino è pronta per essere scritta. Ruffino oggi è una realtà profondamente radicata nel suo storico territorio, la Toscana, e al contempo aperta alle complesse sfide del mercato globale: presenti in quasi 90 paesi, i vini Ruffino costituiscono un segno forte di italianità e buon gusto. LEGGI TUTTO

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    L’evoluzione delle figure professionali nel mercato del vino

    Da oltre trent’anni il core business di WineJob si basa sulla ricerca e sulla selezione del personale per le aziende vitivinicole.
    Nel corso degli anni la ricerca di figure professionali da inserire nel mondo del vino si è adattata all’andamento dei mercati e alle evoluzioni delle imprese, richiedendo ai candidati di acquisire capacità e attitudini sempre diverse.
    Osservando il cambiamento dato dal covid-19 nel mercato, vediamo quali possono essere per un candidato le aree su cui portare l’attenzione oggi rispetto a un periodo pre-covid.
    Andrea Pecchioni ci parla brevemente di quali sono stati gli avvenimenti più significativi nel mondo del vino e come questi si riflettono nella ricerca e selezione delle figure professionali.
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