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    Vendite del vino italiano, prove di recupero nei top 3 mercati al mondo

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    Uva e dintorni: dal 1° al 3 settembre appuntamento in Trentino a Sabbionara di Avio

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    Champagne Experience 2023, nuovo record di adesioni e Master Class di grande livello

     Dopo l’exploit della scorsa edizione, anche quest’anno Champagne Experience si conferma un punto di riferimento per tutti gli operatori del settore e gli appassionati delle nobili bollicine francesi. Domenica 15 e lunedì 16 ottobre, gli spazi di ModenaFiere ospiteranno gli champagne di 175 aziende tra storiche Maison e piccoli vigneron all’interno della manifestazione organizzata da Società Excellence, realtà che riunisce ventuno tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini e distillati d’eccellenza. 

    “Riuscire ogni anno a fare sempre meglio è una sfida importante e ambiziosa, ma è anche l’obiettivo che guida il nostro quotidiano lavoro di importatori e distributori” commenta Luca Cuzziol, presidente di Società Excellence. “L’anno scorso eravamo già molto soddisfatti di essere riusciti a riunire nello stesso luogo un numero molto consistente e rappresentativo di aziende della Champagne. Quest’anno siamo riusciti ad aumentare ulteriormente il numero e questo è motivo di ulteriore soddisfazione. Siamo certi che tutti i visitatori riusciranno ad avere una fotografia ancora più puntuale sullo stato dell’arte di un vino e di un territorio che non smette mai di affascinare e stupire grazie a un ventaglio di espressioni e di interpreti di grande livello”.

    Per due giorni quest’anno saranno più di 900 gli champagne che potranno essere degustati dai visitatori negli oltre cinquemila metri quadrati del Padiglione A di Modena Fiere. Saranno, come di consueto, suddivisi in base alla loro appartenenza geografica, corrispondente alle diverse zone di produzione della Champagne – Montagne de Reims, Vallée de la Marne, Côte des Blancs, Aube, oltre alle maison classiche riunite in una specifica area – con l’obiettivo di offrire un’esperienza sensoriale coinvolgente all’interno di uno scenario chiaro e ben organizzato.

    Ma la VI° edizione di Champagne Experience si contraddistingue anche per un programma di Master Class di grande livello, grazie alla presenza di un parterre di relatori di primissimo piano e una varietà di temi e spunti di riflessione di sicuro interesse. Saranno 7 gli incontri di approfondimento, suddivisi nei due giorni di svolgimento della kermesse. Si inizia domenica 15 ottobre, alle 12.30, con Bollicine al buio, un viaggio sensoriale nel quale i partecipanti saranno bendati e, quindi, oltre a non conoscere né il nome dei produttori né le tipologie servite, nemmeno potranno essere condizionati dal colore. A condurli Luca Boccoli, Chevalier de l’Ordre des Coteaux de Champagne, divulgatore, formatore e selezionatore di vini insieme a Ilaria Giardini, sommelier e appassionata selezionatrice di realtà vitivinicole artigianali. Sempre alle 12.30 Vito Intini, presidente nazionale Onav, condurrà il primo dei due incontri dedicato alle Top Cuvée, con la degustazione di 5 grandi champagne. Alle 14.30 spazio ai Blanc de Blancs e alla loro vivace tensione e longevità: in cattedra Luigi Bertini, enologo di professione, docente Fisar e di molti seminari presso la facoltà di agraria dell’Università di Torino. A seguire, alle 15.30, saranno le magnifiche sfumature dell’universo degli champagne Rosé ad essere indagate da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, e Paolo Porfidio, head sommelier e coordinatore ASPI.

    Lunedì 16 ottobre, alle 12.30, Manlio Giustiniani, docente FIS e collaboratore di molte testate di settore, condurrà un approfondimento dedicato al millesimo 2008 con 5 grandi interpreti in degustazione. Alle 14.00, uno dei grandi nomi della critica internazionale, Michel Bettane, ideatore insieme a Thierry Desseauve di una delle più influenti guide del mondo del vino, illustrerà ai partecipanti che cos’è la cosiddetta “Vinification à l’ancienne”, ovvero l’arte di realizzare champagne attraverso l’ausilio del legno. Si conclude, alle ore 15.30, con il secondo dei due incontri dedicati alle Top Cuvée: nel calice sempre 5 grandi champagne, raccontati questa volta da Francesco Falcone, degustatore, scrittore e divulgatore indipendente.

    “Le nostre Master Class sono uno dei fiori all’occhiello di Champagne Experience sin dalla prima edizione” commenta Pietro Pellegrini vicepresidente di Società Excellence. “Quest’anno si avvicenderanno tanti relatori che hanno selezionato temi di grande interesse in grado di fornire chiavi di lettura affascinanti e soprattutto utili per tutti i partecipanti”.

    Il dettaglio delle Master Class è online sul sito https://www.champagneexperience.it/master-class/ e consente l’iscrizione ai singoli appuntamenti a tutti coloro che sono già in possesso del proprio biglietto di ingresso alla manifestazione, fino ad esaurimento dei posti disponibili. LEGGI TUTTO

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    Gambellara, la strada all’insegna dell’autenticità

    di Luciana Dias

    Il territorio di Gambellara sta percorrendo una significativa evoluzione grazie allo spirito di condivisione e impegno del Consorzio di Tutela Vini Gambellara, che insieme ai suoi 180 viticoltori ha puntato su un importante percorso di valorizzazione del territorio.

    Il Consorzio Gambellara è stato fondato in 1972 al fine di garantire tutela del territorio con l’obiettivo dichiarato di innalazre sempre di più la qualità dei vini e di dare all’areale la riconoscibilità che merita. A conferma di ciò, anche per salvaguardare le diverse sfaccettature dell’uva garganega, nel 2004 è stato avviato un importante progetto di zonazione che portato all’ individuazione di sei cru: Faldeo, Taibane, Monti di Mezzo, San Marco, Creari e Selva.

    La Doc Gambellara vanta anche la presenza di un Vin Santo, unico nel Veneto, mentre la DOCG Recioto di Gambellare è stata istituita nel 2008.

    La nuova generazione di produttori è sicuramente molto attenta alla tradizione, ma sta cercando di dare alla garganega una nuova veste, puntando soprattutto alla bevibilità.

    La storicità di Gambellara

    Gambellara è conosciuto per il suo suolo vulcanico formatosi 45 milioni di anni fa nel periodo eocenico. Infatti il Basalto è la roccia più presente nel territorio, interessante in questo senso è la cava geologica di basalti colonari con le sue forme esagonali davvero sorprendenti, formatasi dalla rapida solidificazione dal magma.

    La vocazione vitivinicola del territorio è storicamente comprovata dal momento che sono stati ritrovati a Montebello Vicentino i resti di una Villa Romana del I secolo d.c. con vinaia e abbondanti tracce di vinaccioli.

    Nel 1800, a Vicenza e dintorni, l’uva era già classificata secondo altitudine e esposizioni diverse dei vigneti, con una categorizzazione che oggi che può sembrare semplice, ma che evidenziava inequivocabilmente un approccio alla qualità del vino: “Vino ordinario di campagna” oppure “vino da collina fino”.

    L’Area di Gambellara è localizzata nella parte sudorientale della Lessinia, comprende 230 ettari di terreno vitato tra Doc e Docg, mentre sui terreni più collinari troviamo la zona con denominazione Classica.

    Giovanni Ponchia direttore del Consorzio Gambellara Doc

    La Garganega: l’impronta territoriale di Gambellara

    La Garganega è una delle uve più diffuse in Veneto, che a differenza di altre espressioni territoriali, sembrerebbe trovare a Gambellara il suo terroir d’elezione. Grazie a un suolo predominantemente vulcanico, presenta una sapidità e struttura quasi tannica, che rende riconoscibile il suo profilo aromatico: frutta a polpa bianca matura, pesca, albicocca, fiori bianchi e biancospino.

    La ricerca ha portato notevoli successi per la produzione del vino Gambellara, portando all’adozione di uno specifico metodo di allevamento, ovvero la pergola, introdotto già dagli Etruschi e che porta a innalzare i valori qualitativi dell’uva grazie a una minor resa, al controllo della vigoria e alla protezione dai raggi solari consentendo una maggiore ventilazione.

    Il disciplinare prevede minimo 80 % di utilizzo delle uve Garganega, anche se la maggior parte dei produttori vinifica in purezza.

    La Doc oggi conta su una produzione di 600.000 bottiglie annue, tra cui 50.000 di Vin santo, 45.000 di Recioto spumante e 10.000 di Recioto fermo e 20.000 bottiglie di Gambellara spumante.

    La famiglia Maule

    Un nuovo sguardo verso Gambellara – le cantine e i vini

    Tenuta Maule

    Situata a Selva di Montebello, la storica cantina reinterpreta il territorio grazie alla sua quinta generazione e intraprende un ambizioso progetto di rivitalizzazione delle vite, investendo in nuove tecnologie per la produzione applicando ricerche per vitigni più resistenti.

    La cantina è stata recentemente ristrutturata con un approccio ecosostenibile e con particolare attenzione all’ospitalità. Oltre alla garganega si coltivano Pinot Bianco e Durella con una impronta votata alla bevibilità

    Gambellara Classico DOC 2021

    100% Garganega

    Da vecchie vigne di 40 – 5. La raccolta è normalmente fatta ad ottobre, matura 5 mesi in vasche di acciaio con battonage. Al naso ci sono sentori di pompelmo, pera e pesca bianca, al palato un buon bilancio tra acidità e polpa, carattere persistente.

    Veneto Bianco Igt Passito di Garganega “Tarcisio” 2019

    Un bellissimo esempio di evoluzione della garganega. Il vino prende il nome dal fondatore dell’azienda Tarcisio Maule.

    Al naso presenta note di miele, caramello e una bellissima acidità che racchiude il sorso in un lungo equilibrio e retrogusto fine.

    Azienda Agricola Cavazza

    L’intraprendenza della famiglia Cavazza è sempre stata un marchio nel suo ammirevole percorso, fin dal 1928, quando Giovanni Cavazza ha investito le sue risorse in un piccolo appezzamento a Selva, e ha creato un forte legame con Gambellara e successivamente negli anni 80 anche sui Colli Berici.

    L’impegno verso il territorio oggi è raccontato dalla quarta generazione, 5 nipoti, per un’azienda a totale gestione famigliare e l’impegno verso la produzione sostenibile. Senza, naturalmente, trascurare i saperi e le tradizioni contadine.

    L’azienda continua ad evolversi verso una produzione sempre più ecosostenibile ed è infatti certificata SNPQ, grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici.

    L’azienda sempre ha stretto un intimo legame con il territorio dedicandosi alla ricerca dei diversi cru presenti sul territorio.

    Bocara Gambellara Classico Doc 2022

    Garganega 100%

    Giallo paglierino scarico

    Naso: frutta polpa bianca

    Palato: Coerente con il naso, pera e ananas, tipica sapidità con equilibrata acidità, riassumendo in un sorso equilibrato e di pronta beva. Perfetto finale asciutto.

    Mattia Cavazza

    Creari Gambellara Classico Doc 2020

    Garganega 100%

    Creari è il nome storico dell’area, proveniente della zona di Gambellara, la Conca di Montebello con altitudine circa 240 m s.l.m

    2 giorni di contatto sulle bucce e fermentazione in vasche di acciaio inox.

    Aspetto: Giallo paglierino

    Naso: frutta tropicale ananas e frutta di polpa bianca matura

    Palato: Una percezione di frutta pesca bianca, biancospino, sambuco con lungo sorso finale alla mandorla.

    Capitel Recioto di Gambellara Classico 2008

    Il vino Recioto in Gambellara è un vino ottenuto dall’appassimento col sistema dei “picai” – I grappoli vengono attorcigliati con uno spago e “appiccati” al soffitto: – da qui il nome di questo curioso sistema di appassimento, chiamato dai produttori “picà” in dialetto veneto.

    La Torchiatura manuale avviene la prima settimana di febbraio, utilizzando un torchio antico di fine ‘800. Il mosto viene messo a fermentare e maturato per un anno in piccole botti da rovere da 225lt. Imbottigliamento dopo 2 anni e successivo affinamento in bottiglia.

    Aspetto: Color Ambrato

    Naso: Miele, confettura di albicocca, caramello.

    Palato: piacevole viscosità al palato, dimostra coerente con le note espresse al naso con note equilibrate acidità e lungo sorso. Persistente e suadente, chiude il sorso con richiamo ad un secondo.

    Nicola Dal Maso

    Azienda Agricola Dal Maso

    Il legame dei Dal Maso con la terra di Gambellara è radicato, oggi in azienda lavora la quarta generazione. I resultati ottenuti sono il riflesso del lavoro di ricerca, passione e rispetto delle tecniche vitivinicole antiche custodite gelosamente.

    Siamo a Montebello Vicentino, la cantina è inserita in un contesto rispettoso del paesaggio solcato da dolci colline nelle quali si insediano nella zona del Gambellara Classico, sin dall’ 1800, 8 ettari di vigneto.

    Questa storicità e la continua ricerca hanno consentito alla quarta generazione di Dal maso – Nicola, Anna e Silvia di ritrovarsi un patrimonio viticolo con vigne di 50 anni di media, andando a recuperare anche vigneti storici che rappresentano l’eccellenza territoriale.

    Dal Maso è presente anche nei Colli Berici con altri 17 ettari con la produzione delle uve autoctone Tai Rosso, insieme a Cabernet e Merlot, e dopo un recente acquisto di vigneti anche sul Monte Calvarina e sui Monti Lessini per la produzione dell’uva Durella.

    Gambellara “Ca’ Fischele” 2022

    Vino ottenuto da vecchie vigne di media 50 anni, provenienti da Selva, uno dei loro cru della zona di Gambellara Classica.

    Aspetto: Giallo Paglierino con riflessi dorati

    Naso: Frutti polpa bianca matura, accenni di sambuco, ananas e frutta esotica

    Palato: Rappresenta un lungo sorso, con note accentuate di pera e mela matura, con le note presentate al naso floreali. L’acidità bilanciata, lunga persistenza.

    Gambellara “Riva del Molino” 2020

    Vino ottenuto da differenti appezzamenti in diverse esposizioni dei cru della cantina. accompagna una lieve surmaturazione per accentuare la complessità dell’uva garganega, seguito da maturazione in vasche di acciaio e grandi botti di rovere.

    Aspetto: Giallo paglierino riflessi dorati

    Naso: Frutti tropicali, pesca matura e mandorla con una piacevole sapidità controbilanciano i sentori dell’acidità spiccata di questo vino gastronomico.

    Lunga persistenza e fine, grande capacità di invecchiamento.

    caratelli per l’affinamento del Vin Santo

    Gambellara Vin Santo 2007

    Una antica tecnica di affinamento del Vin Santo fatta mediante le botti originali, una lenta fermentazione naturale e successiva maturazione in caratelli da 50 litri di rovere e acacia per almeno 10 anni.

    Aspetto: Colore ambrato scuro

    Aromi: Frutta esotica candita, un delizioso, suadente invadere di profumi di datteri e caramello

    Palato: L’acidità rende interessante ogni sorso, accompagnato dai profumi sentiti al naso coerente, accompagnato dal gusto di caramello salato, grazie alla grande mineralità preservata dall’uva garganega. Suadente, invita a sorseggiare accompagnato da un sorso fine e longilineo e dimostra la longevità della garganega.

    Luca Framarin

    Tenuta Natalina Grandi

    Tra tante altre cantine presenti a Gambellara, Natalina Grandi ha sempre creduto nella cura della terra e in una produzione vitivinicola che rispettasse a pieno il territorio. Una visione chiara che dagli anni ’80 del secolo scorso ha portato all’acquisto di vari piccoli appezzamenti fino ad arrivare all’ apertura della cantina nel 1991.

    La proprietà crede fermamente nella coltivazione e produzione artigianale e questo si nota in tutti i processi aziendali, dalla cura dei vigneti fino all’imbottigliamento. Tutta la produzione è certificata biologica.

    La tenuta è situata a Monte di Mezzo, sono 10 gli ettari vitati con una decisa ’impronta territoriale, oggi condotti da Giovanni Framarin e dai suoi figli Luca, Lisa e Valentina.

    Luca Framarin, è anche il giovanissimo presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Gambellara, che ha come principale obiettivo l’idea di rafforzare l’identità della denominazione e promuovere la garganega vulcanica in Italia e all’estero, attraverso una produzione più sostenibile e consapevole.

    appassimento col sistema dei “picai”

    Gambellara Classico “Col di Mezzo” 2019

    Il vino che porta in etichetta il luogo di appartenenza, le uve sono raccolte nell’omonimo Cru di Gambellara, è caratterizzato da una vinificazione in vasche di acciaio seguita da una sosta di affinamento in botti di rovere francese per 7 mesi.

    Aspetto: colore giallo paglierino

    Naso: Note di biancospino e pesca bianca

    Palato: Mineralità spiccata, quasi sapido. Accompagna le note di pesca, mela e alcune erbe officinali, con un sorso piacevole che si racchiude con accenni di mandorla.

    Vitevis e l’impegno verso la Sostenibilità

    La cooperativa Vitevis nata nel 2015 dall’unione di tre Cantine vicentine – Cantina Colli Vicentini di Montecchio Maggiore, Cantina di Gambellara e Cantina Valleogra di Malo è impegnata in garantire il minor impatto ambientale possibile.

    Il Progetto di Sostenibilità “100% Carbon Neutral” coinvolge tutti i suoi 1350 soci su un territorio di 2800 ettari totali di vigneti e su ben 5 Doc del territorio Veneto.

    Coinvolgere i soci e incrementare il numero dai soci aderenti, ora più della metà certificati (Equalitas, SQNPI )permette di strutturare linee guida comuni e mettere in rete tutte le realtà, adottando metodi all’ avanguardia come ad esempio l’agricoltura di precisione: i soci tramite una app analizzando i dati di rilevazioni meteo basate sul posizionamento dei loro vigneti potranno inserire le pratiche di irrigazioni e trattamenti necessari e potranno verificare anche la vigoria e lo stress idrico delle piante.

    Gambellara per il futuro

    Il Consorzio Gambellara, grazie alla gestione attenta del Direttore Giovanni Ponchia, è un esempio di come si possa fare rete unendo pratiche tradizionali e all’avanguardia.

    Le dolci colline di Gambellara vivono una fase di grande evoluzione: oggi sono sempre più i giovani produttori che ripristinano le pratiche di vitivinicole tramandate dai loro nonni che lasciano come segno distintivo al vino l’autenticità. Essi pur interpretando questi antichi saperi donano alla garganega una nuova veste, puntando sulla bevibilità e freschezza, uno stile che è sempre più apprezzato dai consumatori, senza dimenticare, anzi tutelando e garantendo, quell’impronta territoriale propria dei vini vulcanici. LEGGI TUTTO

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    Vendemmia 2023: annata difficile, ma qualità soddisfacente

    Una qualità delle uve in generale soddisfacente (ma non eccezionale), con complessive in leggero aumento rispetto al 2022 per i principali vitigni e areali produttivi (visto anche l’entrata in produzione di nuove superfici vitate), in un’annata caratterizzata da frequenti precipitazioni e da difficoltà di gestione dei vigneti a causa dello sviluppo di malattie fungine. Eventi grandinigeni particolarmente violenti hanno però causato in alcune zone perdite di prodotto.Circa l’inizio della vendemmia, a oggi si registra un ritardo di circa una settimana, perciò (in Veneto, almeno) i primi grappoli di Pinot grigio ne Chardonnay per le basi spumante non verranno staccati prima della prossima settimana. L’uva Glera del Prosecco verrà raccolta a partire dal 15 settembre seguita a ruota da Merlot (17) Corvina (20) e Garganega il 25 settembre. Queste in estrema sintesi le anticipazioni di Veneto Agricoltura, espresse durante il tradizionale focus pre-vendemmiale.Di seguito altri dati emersi durante la giornata, di cui si può trovare il resoconto completo qui.“Sempre di più – ha detto Nicola Dall’Acqua, direttore di Veneto Agricoltura, in apertura del focus – dovremo affrontare tematiche relative a eventi meteorologici estremi: si ripresenteranno annate siccitose come il 2022, o annate particolarmente piovose come quest’anno. Problema principale di questa annata sono state le malattie fungine, a cui i viticoltori hanno saputo rispondere bene, con ottimi risultati, grazie a trattamenti sempre più mirati e precisi. Per questo in Veneto si attendono rese produttive in leggero aumento, così come la produzione complessiva, anche per l’incremento delle superfici vitate.”I dati previsionali quanti-qualitativi della vendemmia 2023 che sono stati presentati agli operatori vitivinicoli hanno riguardato tre Paesi cardine della viticoltura europea e mondiale: Italia, Francia e Spagna, con focus particolare sul Veneto e un approfondimento sulle altre principali regioni italiane.I fattori comuni che hanno caratterizzato, praticamente ovunque, l’annata vitivinicola in corso sono stati le frequenti precipitazioni e una maggior presenza di malattie fungine, che hanno inciso certamente sulla produzione vendemmiale nel Veneto, ma anche nelle altre aree vitivinicole, per un’annata che viene definita da più voci come “difficile”.Tuttavia, laddove queste problematiche sono state affrontate con professionalità ed efficacia, le rese produttive non dovrebbero subire particolari variazioni e, anzi, dovrebbero aumentare leggermente, mentre la qualità delle uve dovrebbe mantenersi su livelli buoni-ottimi.“Gli elementi che hanno caratterizzato l’annata finora sono stati l’instabilità climatica e le frequenti precipitazioni, anche a carattere grandigeno, e l’alta pressione delle malattie fungine, peronospora su tutti e in particolare nei vigneti a conduzione biologica” ha sottolineato Patrick Marcuzzo del Crea VE di Conegliano nel suo intervento, per poi entrare nel dettaglio dei dati raccolti da un panel di tecnici e agronomi delle più importanti cantine e produttori del Veneto.“Nelle aziende che applicano la difesa integrata, i danni causati dalla peronospora sono stati nell’ordine del -5/10% di perdita quantitativa, mentre nelle aziende che applicano il metodo di coltivazione biologica tali perdite sono state superiori, per lo più comprese tra il -10/20%. Superiore al 2022 anche l’incidenza di altre fitopatie come il mal dell’esca e la Botrite, mentre la Flavescenza Dorata ha avuto un incremento meno significativo. La grandine ha colpito duramente diversi areali produttivi, con perdite della produzione che hanno raggiunto anche il -20%”.Nonostante tutto, grazie a una maggiore fertilità delle gemme e un maggiore ingrossamento degli acini (grazie alla pioggia che quest’anno non è mancata, diversamente dal 2022), ci si attende un aumento delle rese produttive per la maggior parte delle varietà in tutte le province.Le previsioni di produzione perciò si aggirano sui 15,9 milioni di quintali di uva raccolta in Veneto, in crescita del +5/6%. La vendemmia invece avrà un ritardo di 5-10 giorni rispetto agli anni precedenti, a seconda delle varietà. LEGGI TUTTO

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    Verso l’asta “en primeur” del Barolo Vigna Gustava 2022

    di Luciano Pavesio

    Con la degustazione “en primeur” delle barrique di Barolo 2022 provenienti dalla Vigna Gustava coltivata nella collina del Castello di Grinzane Cavour svoltasi presso il Centro di Consulenza e Ricerca applicata Enosis Meraviglia di Fubine, si sono mossi i primi passi in direzione della terza edizione di “Barolo en primeur”, l’asta solidale internazionale promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in collaborazione con la Fondazione CRC Donare ETS e con il supporto del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani per la raccolta di fondi a sostegno di progetti di utilità sociale.

    Un’iniziativa in netta e costante crescita come testimoniano le cifre: oltre 660.000 euro nel 2021 e 834.800 lo scorso anno quando, oltre alle quindici barrique oggetto d’asta come nella prima edizione, sono state battute per la prima volta anche una decina di lotti di bottiglie di Barolo e Barbaresco offerte da produttori del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.

    Ogni barrique corrisponde a una singola parcella del vigneto, vinificate separatamente dallo staff coordinato dall’enologo Donato Lanati per conferire ad ognuna, caratteristiche e personalità uniche, frutto della parcellizzazione della vigna in base all’esposizione, all’altitudine e all’età delle viti.

    Castello di Grinzane Cavour

    Sulla falsariga delle due precedenti edizioni, queste botticelle di Barolo 2022 verranno battute all’asta a fine ottobre, quindi circa un anno dopo la vendemmia, ma si dovrà poi attendere ancora più di due anni prima di poter entrare in possesso delle circa 300 bottiglie numerate e contrassegnate da un’etichetta unica realizzata da un artista di fama internazionale e quindi metterle eventualmente in commercio, completando così i 38 mesi di invecchiamento minimi a decorrere dal 1º novembre dell’anno di produzione delle uve, di cui 18 in botti di legno, richiesti dal disciplinare di produzione di questo vino.

    A ogni barrique verrà annesso un NFT (Non Fungible Token), certificato di autenticità digitale garantito tramite “blockchain” coniato da Antonio Galloni, critico enologico di fama mondiale e CEO di Vinous, che ogni anno valuta la qualità e le caratteristiche di questo Barolo: per le annate 2020, 2021 e di recente per la 2022, Galloni ha attribuito valori superiori ai 90 punti, a conferma della qualità ed unicità del prodotto.

    La Vigna Gustava

    La Vigna Gustava

    La Vigna Gustava sorge di fronte al Castello di Grinzane Cavour, nell’omonimo Comune, con una pendenza media del 35/40 %. Il geologo Francesco Lizio Bruno ha realizzato un’analisi del terreno della vigna, determinandone così le caratteristiche geologico-ambientali. Il terreno è composto da Marne di Sant’Agata Fossili, la formazione più comune e diffusa nella Langa del Barolo e del Barbaresco, che solitamente è composta quasi interamente da strati marnosi con poca sabbia con percentuale importante di sedimenti fini, limo e argilla. Il terreno della Vigna Gustava si è formato nell’età Tortoniana, periodo geologico compreso tra 11.6 e 7.2 milioni di anni fa, ed è caratterizzato marne argilloso-siltose grigie, talora azzurrognole, grigio biancastra in superficie, plastiche ed omogenee.

    Geologicamente con il termine marna si intende una roccia sedimentaria, più o meno compatta, talvolta scistosa, costituita da una frazione carbonatica compresa tra il 25% ed il 75% e da una restante frazione di argille. Le marne della Vigna Gustava, e più in generale quelle delle Langhe, derivano dall’antico bacino terziario piemontese, il mare che occupava la zona fino all’Era Quaternaria. 

    Il Belvedere della Vigna Gustava

    All’interno della Vigna, il geologo ha individuato 6 diversificazioni geopedologiche che suddividono la vigna in altrettante parti. Queste micro-aree si differenziano non solo per la diversa concentrazione degli elementi costitutivi, in cui prevale la presenza l’anima calcarea, a fianco del magnesio, potassio, limo, calcio e argilla, ma anche per la profondità del substrato marnoso, che va dai 70/80 cm fino ai 100/110 cm, un elemento particolarmente rilevante per la coltivazione del Nebbiolo, le cui radici possono raggiungere i sette metri di profondità (importante ricordare che la vite si sviluppa per 80% sottoterra!).

    L’analisi svolta conferma quindi la scelta dell’enologo Donato Lanati di parcellizzarla vinificando in maniera separata le barrique in base all’altitudine, all’esposizione e alla presenza di piante giovani o vecchie. 

    La provenienza dei campioni di Barolo in base alla zonazione della Vigna Gustava

    L’annata 2022 nelle Langhe

    L’annata 2022 nelle Langhe sarà ricordata come una delle più precoci e sorprendenti in assoluto: nonostante ad inizio ottobre si siano concluse le operazioni di vendemmia a causa del torrido e siccitoso andamento climatico, il Nebbiolo ha dimostrato ancora una volta una capacità di adattamento senza eguali. Fin dalle prime fasi invernali, si è assistito a una carenza di precipitazioni e clima mite.

    L’inizio della stagione vegetativa è stato in linea a livello periodico con gli ultimi anni, ma in anticipo di una settimana rispetto all’anno precedente. La mancanza di una riserva idrica nel terreno e una primavera all’insegna del bel tempo hanno contribuito a colmare l’anticipo vegetativo, con germogliamenti nei tempi standard.

    Le temperature elevate, unite alle poche precipitazioni, hanno portato a un’accelerazione dell’andamento fisiologico, fino alla fioritura avvenuta prima della metà di giugno, un anticipo rispetto alla media di circa dieci giorni.

    Dopo mesi estivi caratterizzati dal bel tempo e temperature alte, il Nebbiolo ha dimostrato ancora una volta il legame unico con il territorio riuscendo sorprendentemente a adattarsi alle condizioni climatiche in modo perfetto.

    Attorno al 20 settembre è giunto alla maturazione migliore, dando il via alla vendemmia. Le dimensioni della bacca sono più ridotte rispetto alla media e il rapporto tra la polpa e la buccia pare dunque a favore di quest’ultima. Un fattore che dovrebbe garantire una migliore estrazione delle sostanze tanniche e aromatiche, agevolato anche dall’ottimo tenore alcolico che, in fase di macerazione, ne favorisce il processo. L’annata 2022 ha quindi dato vita a vini corposi con un ottimo potenziale di affinamento a lungo termine.

    I campioni di Barolo in degustazione

    La degustazione

    Nel corso del prologo alla degustazione, condotta con la consueta professionalità e competenza dall’enologo-scienziato Donato Lanati, tra le varie cose è emerso che il Nebbiolo fu scelto dagli agricoltori piemontesi prettamente per le sue caratteristiche resistenti e qualitative, quindi esperienza e quotidianità utilizzate da ogni parte d’Italia per scegliere il vitigno più redditizio per quel territorio, contrariamente alla Francia che ben cinque università hanno studiato per 200 anni per individuare i migliori vitigni da piantare nel miglior territorio possibile.Lo stesso Lanati ha affermato che il Nebbiolo è dotato di una complessità enorme, sia in pianta sia in bottiglia, ammettendo che solo dopo trenta anni di studi può dire di averlo compreso in gran parte.

    E questo è senza dubbio uno dei segreti della complessità e longevità dei vini che derivano da quest’uva, Barolo e Barbaresco in primis.

    La dott.ssa Dora Marchi, Direttore Tecnico e Responsabile del Laboratorio Controllo Qualità di Enosis, ha quindi portato l’attenzione al famigerato “Cambiamento climatico” e ai suoi aspetti che si sono già riscontrati nelle Langhe:

    un aumento dei venti e delle ore di sole (fenomeno della evapotraspirazione) e incremento CO2 e gas serra;

    la riduzione del ciclo della vite con germogliamenti e fioriture precoci a causa di inverni miti causa siccità e calore con effetti sul PH nei mosti e nei vini, con valori più elevati che determinano un colore più cupo e meno brillante (il PH medio dei Barolo 2022 è di 3,79!;

    vini pronti prima ma meno longevi

    sensazione di tannini secchi e asciutti, talvolta presenza sensazioni amare

    contenuto di antociani inferiore mentre aumentato quello dei flavonoidi

    sensibile incremento degli zuccheri nelle uve e di conseguenza del grado alcolico dei vini;

     vendemmie anticipate (in Piemonte per il Nebbiolo da Barolo si è passati dal 14 ottobre nel 2014 al 20 settembre del 2022);

    Il bicchiere da degustazione ideato dal centro Enosis Meraviglia

    A fronte di queste criticità sono quindi state identificati e illustrati degli interventi necessari:

    Valutare modifiche alla tecnica agronomica, come limitare le sfogliature, concimazioni oculate, valutare l’utilizzo di reti per ridurre esposizione raggi ultravioletti

    Messa a punto di analisi rapide per valutare maturità delle uve da utilizzare direttamente in vigna

    Favorire il tempismo della raccolta ovvero non indugiare o prorogare eccessivamente la vendemmia quando l’uva è matura dal punto di vista fenolico

    Attenzione alla gestione e monitoraggio della macerazione del mosto e dell’affinamento del vino evitando eccessi

    Studio chimico fisico dell’acidità dei vini e tecniche di acidificazione

    I quattro campioni delle barrique di Barolo 2022 destinate all’asta solidale sono stati suddivisi in base alla collocazione delle piante all’interno della Vigna Gustava: zona alta, centrale e bassa (contraddistinti da un pallino giallo) più un campione destinato alle viti storiche (S).

    Il mio giudizio di questa analisi ha espresso in sintesi:

    colore limpido, bella freschezza e sentori di frutta rossa, tannino fine per le Viti storiche

    ricchezza di antociani ma sensazioni ancora scorbutiche con tannino ruvido e deciso date dalle viti giovani presenti nella parte alta della Vigna

    carenza di antociani, esile ed elegante, leggere sensazioni balsamiche per la parte bassa

    molto luminoso, estremamente giovane, quasi allappante, sensazioni mandorlate per la parte centrale

    Non pago della mole di informazioni e dettagli, il programma prevedeva inoltre una degustazione di quattro campioni del Barolo 2021 battuto all’asta lo scorso autunno che ha concluso il suo affinamento in botte, mantenendo sempre la suddivisione per zone della Vigna e viti storiche:

    Sentori di frutta rossa ma legno ancora da assimilare, tannini fini e delicati

    Naso ampio, superiore al precedente, note legnose, in bocca già buon equilibrio

    Meno complesso rispetto ai precedenti, beva fresca e piacevole

    Potenza e decisione in primo piano

    Infine spazio ai Barolo 2020 oggetto della prima edizione dell’Asta:

    Fine, elegante, persistente

    Sensazioni mandorlate, buona ricchezza e tannino fitto, necessita affinamento in bottiglia per trovare equilibrio

    Note balsamiche e speziate, semplicità che regala una buona beva

    Freschezza e sapidità regalano un bel equilibrio e una beva soddisfacente LEGGI TUTTO