Forse è vero che Constellation Brands ha risultati soddisfacenti (io non sono tanto d’accordo), ma sicuramente non è vero che la divisione vino va bene. Le vendite calano e non soltanto per la dismissione di alcuni brands a Gallo. I margini della divisione calano, mentre dovevano salire perchè avevano venduto i marchi a basso margine. Invece, complice anche la vendita di vino sfuso “affumicato” dagli incendi, siamo scesi al 23% dal 26-27% storico. E poi, lasciatemi dire, quando un’azienda sbandiera un aumento delle previsioni di utile e questo aumento è da 9.95-10.25 a 10.00-10.30 (utile netto rettificato da una serie infinita di cose, tra cui la cannabis), beh allora c’è qualcosa che non torna. Infine, il comunicato stampa è pieno di riferimenti al programma di riacquisto di azioni sul mercato che andrà ben oltre la generazione di cassa dell’azienda, determinando quindi (come già successo in questo primo trimestre, un incremento del debito aziendale. Bene, per chi è interessato segue una breve analisi dei risultati con focus sulla parte vino.
- Le vendite del primo trimestre sono calate da 10.8 milioni di casse a 6.7 milioni, ma se togliamo quelle dei marchi venduti il confronto sarebbe da fare con 6.3 milioni, quindi con un incremento di volumi del 6%. Purtroppo però le depletions, cioè le vendite dei distributori ai dettagliani sono calate del 7.5%, il che significa che nel complesso le cose non sono andate coì bene.
- In termini di fatturato, il calo per il vino è del 20% (causa dismissioni) a 398 milioni di dollari. Se aggiungiamo gli spirits, che fanno parte del medesimo segmento, arriviamo a 455 milioni, con un calo del 28%.
- I margini sono in caduta a causa anche dei danni dovuti agli incendi, che hanno costretto il gruppo a cedere quantitativi ingenti di vino sfuso a prezzo di costo. Il margine operativo del trimestre scende al 23%, che è anche la media degli ultimi 12 mesi.
- Constellation mantiene la guidance invariata per la sua divisione vino e cioè: un calo del 22-24% del fatturato, un calo del 23-25% dell’utile operativo, tutto dovuto alle dismissioni, in quanto la previsione di vendite “organiche” è di fare +2/+4%. Niente a che vedere con l’obiettivo di +7/9% per la birra.
- Dal punto di vista finanziario e allargando al gruppo globalmente, l’indebitamento risale a 11 miliardi di dollari dopo aver pagato nel trimestre tra dividendi e riacquisti di azioni circa 560 milioni. La previsione del management per l’anno è di acquistare azioni proprie per altre 500 milioni, per poi allargare il piano a 2.5 miliardi di dollari nel corso del 2022.
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