Arrivare a Villa Igiea e come d’incanto ritrovarsi nella Palermo Liberty di inizio Novecento. Ammirare il Salone degli Specchi con gli affreschi in stile Art Nouveau di Ettore De Maria Bergler che, pur non conservando gli arredi originali dell’epoca, ha mantenuto intatto il suo fascino originario: basta chiudere gli occhi per immaginare la figura sinuosa di Donna Franca Florio, la Regina di Palermo, impegnata in amabili conversazioni con principi, regnanti, facoltose famiglie siciliane e ospiti illustri di varia umanità.
Villa Igiea venne inaugurata nel dicembre del 1900, in piena Belle Époque. Fu voluta da Ignazio Florio Junior che per la realizzazione del progetto si affido dell’architetto Ernesto Basile. La destinazione originaria doveva essere quella di un sanatorio per curare i malati lungodegenti, ma Villa Igiea non assolse mai a questa funzione e la struttura venne riconvertita in hotel. Fu amata e vissuta a tal punto dai suoi proprietari, Ignazio e Franca Florio, che divenne difficile comprendere se Villa Igiea fosse un albergo o una suntuosa dimora privata. La Grande Guerra vide il declino dei Florio che persero la proprietà della villa. Negli anni Trenta del ‘900 Villa Igiea venne gestita dalla Società Grandi Alberghi Siciliani per essere acquistata successivamente dal Banco di Sicilia. Passo poi al Gruppo Acqua Marcia, fino ad arrivare alla proprietà attuale, la Rocco Forte Hotels che ne ha sancito la rinascita ricollocando il Grand hotel tra i templi del lusso mondiale.
In questo luogo fiabesco e ricco di storia, il Consorzio Vini Doc Sicilia ha presentato alla stampa internazionale un interessante spaccato del patrimonio vitivinicolo siciliano. Duecento etichette in degustazione, 4 seminari di approfondimento su Grillo, Nero D’Avola e le altre varietà a bacca bianca e nera, autoctone e internazionali, che hanno trovato dimora nel Vigneto Sicilia. In apertura un importante convegno di riflessione e bilancio denominato Sicilia sostenibile per natura, conferenza organizzata dal Consorzio in collaborazione con la Fondazione SOStain Sicilia.
Affermare che la Sicilia è sostenibile per natura significa nel concreto dire che la Sicilia è la più grande zona vitivinicola biologica in Italia, pari al 34% della superficie bio italiana, ovvero 30.084 ettari. Una superficie pari a tre volte il vigneto biologico del Veneto, al doppio di quello toscano e a quasi il doppio del vigneto bio della Puglia.
I vignaioli siciliani che oggi producono uve biologiche sono il 22%: ciò significa che più di un produttore su 5 ha scelto questa strada.
Parlare di sostenibilità è un po’ come parlare della felicità ha detto qualcuno, si rischia di cadere nell’astratto, ma è innegabile che SOStain Sicilia, la Fondazione nata grazie alla volontà di Assovini Sicilia e del Consorzio di tutela Vini DOC Sicilia, che conta ad oggi 21 associati, sta facendo un lavoro di grande profondità affinché la sostenibilità sia un concetto concreto e dimostrabile. È stato redatto un programma per la certificazione della sostenibilità per la viticoltura e l’enologia siciliana, dotato di dieci requisiti da rispettare per poter ottenere la certificazione. Ogni requisito prende in esame le modalità di funzionamento dell’azienda, dal campo alla cantina. Un compendio di buone prassi agricole che permette ai viticoltori di ottimizzare l’uso delle risorse, dando loro maggiore consapevolezza nel fare il vino, riducendo in maniera significativa l’impatto ambientale.
Sostenibilità, biodiversità, ricchezza del patrimonio vinicolo rendono i vini siciliani unici, al punto che l’Isola, può essere considerata come uno degli areali tra i più espressivi al mondo, tra l’altro con ampie prospettive di crescita.
“Gentilissima Donna Franca, eccoLe finalmente il ventaglio con alcune delle parole che Le rimasero nell’anima. Umile omaggio a una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino. Le mando anche il palco. Non m’è riuscito di trovarne uno più vicino al proscenio. Attendo il talismano infallibile e chiedo la gioia di rivederLa. Gabriele D’Annunzio”. Questo è l’invito scritto da D’annunzio l’11 dicembre 1901 per la prima di “Francesca da Rimini” ed il talismano, il famoso grano di corallo regalo di Donna Franca, il Vate lo portava sempre con sé contro il malocchio.
La degustazione
Colomba Bianca Vitese Zibibbo 2020
Giallo paglierino nel bicchiere. Al naso ha subito un bell’impatto, profumi agrumati, pesca e fiori bianchi. Al palato entra morbido, gioca tra note sapide e appena dolci, lungo il finale. Vino cooperativo da uve Zibibbo che lascia il segno.
Luna Sicana Catarratto 2020
Giallo paglierino lucente nel bicchiere. Al naso note di frutta a polpa bianca, agrume e fiori. Al palato è dinamico e dotato di buona lunghezza. Dicono sia nato per il Sushi siciliano.
Salvatore Tamburello “797 N” Catarratto Bio – non filtrato 2019
Giallo cangiante nel bicchiere. Il naso è molto intrigante, frutta matura, pesca bianca, note iodate. Al palato riprende i sentori del naso con una coerenza unica. Vino incisivo, da consigliare a tutti quelli che vogliono sentire la Sicilia nel bicchiere.
Feudo Disisa Adhara Syrah 2019
Rosso rubino intenso nel bicchiere. Al naso marasca, frutti di bosco, cioccolato e tenui note di spezia. Al palato è ampio ed elegante. Grisì, Monreale, Palermo, lo Syrah ha trovato la sua dimora ideale.
Salvatore Tamburello “306 N” Nero D’Avola Bio – non filtrato 2018
Rosso rubino luminoso nel bicchiere. Naso di grande fascino, frutti rossi, delicate note speziate. Al palato è avvolgente e particolarmente slanciato. Un vino non allineato, in senso totalmente positivo.
Planeta Nocera 2018
Rosso rubino intenso nel bicchiere. Il naso sorprende per la particolarità dei profumi, mirtilli, macchia mediterranea, note iodate. Al palato è teso e suadente. Da un’antica varietà autoctona, l’uva Nocera, scoperta folgorante.