Il 2022 è l’anno di ritorno alla normalità per Guido Berlucchi, dopo che il 2020 e il 2021 sono stati fortemente impattati dal Covid e dall’impatto sui costi della commercializzazione delle annate 2017-18, fortemente influenzate dalle gelate. Il fatturato in realtà non ha mai dato segni di debolezza, anche durante l’anno del Covid, probabilmente per via della forte esposizione al canale GDO del gruppo. Ad ogni modo, nel 2022 le vendite sono salite del 4% a 52 milioni (dato relativo alla capogruppo, come tutti gli altri, considerando che il consolidamento delle 3 attività vinicole rimanenti incrementerebbe il fatturato di circa 4 milioni di euro, al netto delle elisioni del bilancio consolidato – che l’azienda non redige). Come dicevo sopra sono però i margini la buona notizia del 2022, nonostante i forti aumenti dei costi: a livello EBITDA si torna al 19%, cioè dove l’azienda stava nel periodo pre-Covid (nonostante i costi esterni siano ancora molto superiori) mentre l’utile netto sale a 6 milioni, anche lui non nell’intorno delle medie pre-Covid. Il debito dell’azienda nel 2022 è sceso di altri 5 milioni di euro a 32 milioni di euro, seguendo un percorso di miglioramento che dura da quando gli azionisti hanno deciso di “re-indebitare” l’azienda. Secondo gli amministratori i risultati 2022 sono in linea con il piano industriale approvato nel 2018 che prevedeva per l’anno 5.4 milioni di utile netto (5.8 realizzati), 10.2 milioni di EBITDA (9.8 realizzati) e 17 milioni di indebitamento (senza il prestito obbligazionario…) rispetto al risultato di 10.7 realizzato. Poco si dice sul 2023, salvo che per far fronte all’aumento dei costi energetici viene ampliato l’impianto fotovoltaico. Passiamo all’analisi dei dati.
- Le vendite salgono a 52 milioni, +4%, con un incremento del 4% in Italia a 49 milioni e del 36% all’estero, 3 milioni di euro. Rispetto al periodo pre-Covid, l’Italia è +20%, l’estero +60%, ovviamente da una base molto limitata.
- Nel 2022 il costo delle materie prime crolla dal 40% al 34% per le ragioni di cui sopra (gelate), non ancora però sullo “standard” pre-Covid del 30% circa. Il forte contenimento dei costi del personale e delle altre spese ha consentito a Berlucchi di tornare a un margine EBITDA del 19% circa, lo stesso livello del 2019. Come dicevamo sopra 4 punti percentuali persi sui costi esterni di produzione, 1 punto recuperato sul personale, 3 punti sugli altri costi (servizi e altro).
- Dati i pochi investimenti realizzati gli ammortamenti calano, gli oneri finanziari sono stabili mentre aumentano i proventi non caratteristici (ben 2.2 milioni), e di conseguenza le tasse. Il bilancio chiude con un utile netto di 5.8 milioni rispetto ai 2.3 del 2021 e ai 5.2 del 2019.
- Dal punto di vista finanziario, il debito cala da 37 a 32 milioni di euro, con un marginale assorbimento del circolante (1 milione circa), investimenti per 2 milioni (1.6 nel 2021) e nessun dividendo pagato.
- Trovate in allegato l’andamento delle vendite rispetto a Ca del Bosco (non abbiamo Ferrari ancora): le due aziende sono assolutamente allineate.
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