Nel 1855 in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi e per iniziativa di Napoleone III i francesi introducevano il sistema di classificazione dei vini di Bordeaux in cinque fasce di qualità, sulla base della reputazione e del costo di produzione dei vini. Questo sistema è immutato da quell’anno, se si fa l’eccezione per paio di modifiche, nel 1856 e nel 1973 (Château Mouton Rothschild passato dalla seconda alla prima fascia). Se ci pensate, una iniziativa straordinariamente lungimirante e anticipatrice dei tempi.
L’argomento del post di oggi è la rielaborazione in chiave commerciale di questa classificazione, fatta dal Liv-ex, con due importanti differenze. La prima è che i vini non sono solo di Bordeaux ma sono tutti i vini pregiati del mondo. La seconda è che il sistema si basa su un parametro essenziale: il prezzo medio a cui questi grandi vini sono scambiati sulla piattaforma. Ovviamente, di quello che stabilirono nel 1855… non c’è rimasto molto. Partiamo con qualche considerazione.
I vini nella classifica sono circa 296, di cui circa 200 francesi e un centinaio dal resto del mondo e dentro il resto del mondo l’Italia rappresenta i due terzi. La prima cosa curiosa in questa nuova classifica è che… non è una piramide (vedere grafico). Come mai? Se volessimo fare una vera piramide con tre lati uguali, dei 296 vini soltanto 12 finirebbero in prima fascia e… di questi 12 neanche uno dei cinque Bordeaux del 1855 finirebbe nella selezione, dominata dai vini della Borgogna. Meno che meno apparirebbero vini italiani, relegati nella seconda fascia. Dunque? Immaginerei che oltre all’opportunità commerciale di avere una prima fascia e seconda fascia “cicciottella”, non sarebbe stato simpatico mettere completamente al bando il lavoro del 1855!
Fatto questo cappello introduttivo, guardiamo a chi sta dove. La classifica generale vede primeggiare senza troppe sorprese tre vini di Domaine de la Romanée-Conti: il Romanée-Conti, La Tâche e il Richebourg. Prezzi per bottiglia? 19500, 5500 e 4300 sterline rispettivamente. Poi viene lo Chambertin di Armand Rousseau (3700 sterline) e il primo Bordeaux, Chateau Petrus a 3351 sterline.
Nella prima fascia ci sono otto vini italiani, sul totale di 63. Abbastanza sorprendentemente, non è il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno a primeggiare, bensì il Barolo Pié Franco di Cappellano, con 874 sterline rispetto a 829 del Monfortino. Con questi altri tre baroli piemontesi sono presenti (il Monvigliero di GB Burlotto, il Brunate di Giuseppe Rinaldi e il Falletto Vigna le Rocche Riserva di Bruno Giacosa), mentre i vini toscani sono in totale tre: il Masseto, il Brunello di Montalcino Riserva di Biondi Santi e il Soldera Case Basse (che non è più classificato Brunello di Montalcino).
Sono proprio il Barolo di Rinaldi e quello di Cappellano a compiere il balzo maggiore, essendo non presenti nella precedente classificazione del 2021, mentre altre nuove entrate in posizioni di primo piano sono relative ai vini di Vietti (Villero Riserva e Rocche di Castiglione), Marroneto in Toscana, Romano dal Forno in Veneto (Amarone Monte Lodoletta) e il nuovo Barolo Cerretta di Giacomo Conterno.
Solo buone notizie? Ci sono anche alcune retrocessioni, moderate. Bartolo Mascarello, Luciano Sandrone, Chiara Boschis, Petriolo, Le Pupille, Altesino, Bibi Graetz, Elio Grasso e Sette Ponti hanno visto uno dei loro vini retrocesso di una fascia di qualità.
Per chiudere e fare un giochetto, quale potrebbe essere la classificazione solo italiana, fatta con cinque fasce? Beh se la matematica non è un’opinione (sarò onesto, ho usato l’intelligenza artificiale per farmi dire come dividere le fasce), dei 65 vini dovrebbero essercene soltanto 3 in prima fascia e 8 in seconda. Quindi il top 3 italiano sarebbe Barolo Piè Franco di Cappellano, Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno e Masseto in Toscana.
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