Il Nero d’Avola è considerato il vitigno a bacca rossa più importante della Sicilia, con più di 48 milioni di bottiglie certificate nel 2021. La necessità di approfondirne la conoscenza è un atto quanto mai necessario per chi si occupa di vino, soprattutto per collocarlo nell’attualità, sia dal punto di vista produttivo, sia dal punto di vista della fruizione da parte del consumatore.
Un po’ di storia
L’arrivo del Nero d’Avola in Sicilia, con tutta probabilità, si deve ai greci dai quali deriva anche il tipo di allevamento ad alberello. Il Nero d’Avola è conosciuto anche come “Calabrese”. Le ragioni di questo nome, utilizzato già nel 1600, derivano dal fatto che con Calavrisi o Calaulisi, venivano indicati tutti quei vini associabili al Sud Italia per caratteristiche qualitative, metodo di lavorazione, colore e zuccheri. C’è poi anche una derivazione che trova origine nell’antica lingua siciliana dove con “Calea” si indicava l’uva e con “Aulisi” si indicava Avola, borgo di Siracusa, dando quindi origini alla parola “Caulisi”. Come spesso accade le origini di un vitigno sono sempre molto affascinanti e spesso ammantate di leggenda.
Dal bacino della Sicilia sud-orientale, il Nero d’Avola si è gradualmente diffuso in tutta la Sicilia, oggi è presente in modo esteso nelle nove provincie siciliane ed è la cultivar più rappresentativa di Agrigento, Caltanissetta, Siracusa, Ragusa ed Enna, mentre nelle altre provincie figura al secondo (Palermo, Catania, Messina) o al terzo posto (Trapani).
Descrizione della varietà
Il Nero d’Avola, in funzione della sua antica origine e della elevata superficie su cui è coltivato, presenta una significativa variabilità intravarietale: sono stati, infatti, definiti quattro biotipi che si caratterizzano sia per aspetti morfologici, in special modo forma e dimensione del grappolo, sia per quelli agronomici ed enologici. Questi quattro biotipi sono identificati come A, individuato nell’area della Sicilia centro-meridionale, il biotipo B quello maggiormente diffuso sul territorio isolano ma identificato nella Sicilia occidentale, il biotipo B1 proveniente dall’area viticola della Sicilia sud-orientale, il biotipo B2, molto simile al B1.
Il Biotipo A si presta bene all’ottenimento di vini ricchi e complessi, ideali per gli affinamenti.
Il Biotipo B si presta invece per produzione di vini tendenzialmente più leggeri e facili da bere, che possiedono un profilo aromatico più fresco e un corpo meno pesante, da consumarsi preferibilmente dopo brevi affinamenti.
I Biotipo B1 e B2 sono adatti per la produzione di vini di medio lungo affinamento anche in legno.
Vista questa ricchezza di biotipi è facile intuire che all’interno del territorio siciliano esiste un Nero d’Avola diverso dall’altro e per i quali è necessario tenere conto anche di altri fattori quali tipo di suolo e altimetrie.
Fatta questa analisi e considerata tutte le variabili, viene spontaneo chiedersi, esiste una zona più vocata per la produzione di Nero d’Avola? La risposta è si colloca nell’areale di Siracusa, comprendendo Avola, Noto, Eloro e Pachino.
Il Nero d’Avola contemporaneo
Premesso che parlare di modernità di un vino o peggio contemporaneità mette sempre un filo d’ansia: scrive quel geniale cantautore genovese che di nome fa Ivano Fossati: “Contemporaneo, che parola opportuna, che moto apparente, delle idee più contrastanti. Se vuoi salire all’altare maggiore di questi tempi, niente e nessuno può fermarti”. Ecco che tutto invece diventa più facile se si ragiona in termini di bevibilità e versatilità. In questo senso il Nero d’Avola degustato, nelle sue varie sfaccettature, durante la tre giorni organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia denominata “Discovery Nero d’Avola”, ha restituito la fotografia piuttosto nitida di un vino che sa stare al passo con i tempi, attento alle esigenze del consumatore e duttile nell’abbinamento.
Non solo carne ma anche preparazioni di pesce tipiche della cucina siciliana, purché lo si serva ad una temperatura adeguata, ovvero appena qualche grado in meno dei canonici 18 gradi. Senza dimenticarne la nuova dimensione, ancora tutta da esplorare, della spumantizzazione, attualmente esistono prevalentemente referenze ottenute con metodo Martinotti, ma c’è anche qualche Metodo Classico.
Discovery Nero d’Avola – le masterclass
Durante la tre giorni organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia “Discovery Nero d’Avola”, si sono tenute due interessanti masterclass, una denominata “Le diverse espressioni del Nero d’Avola per suolo”, guidata da uno dei massimi esperti di vino siciliano che è il giornalista/sommelier Luigi Salvo e dall’agronomo Filippo Buttafuoco, la seconda intitolata “Le diverse espressioni del Nero d’Avola per altimetrie”, condotta sempre da Luigi Salvo. Per ciascuna masterclass era prevista la degustazione alla cieca di sei vini. Obiettivo finale raggiunto? In parte, oltre a suolo e altimetria ci sono altri fattori che entrano in gioco, non da ultimo lo stile produttivo delle cantine, che davvero rende difficile cogliere appieno le differenze.
Ad ogni modo, alcuni dati certi sono emersi:
- La coltivazione del Nero d’Avola è per lo più sviluppata tra 30 e 500 m. s.l.m. ma esistono vigneti praticamente al livello del mare e altri che arrivano a 900 m.s.l.m.
- Agrigento è la provincia con il maggior numero di ettari vitati a Nero d’Avola pari a 5.105
- il vigneto di Nero d’Avola più alto in quota si trova nella provincia di Palermo
- la superficie vitata della Sicilia è pari a 97.080 ettari distribuiti per il 65% in collina, 30% in pianura e 5% montagna. La Sicilia è la prima regione in Italia per estensione di superficie vitata di collina
Consorzio di tutela vini DOC Sicilia
Il Consorzio di tutela vini DOC Sicilia (https://siciliadoc.wine) prende vita nel 2012, con l’obiettivo di rappresentare il vino del territorio siciliano e promuovere la denominazione DOC Sicilia, con azioni di promozione mirate alla crescita della visibilità di un marchio simbolo del Made in Italy e alla tutela e vigilanza a difesa del consumatore e dei produttori. Oltre 7.000 viticoltori e quasi 500 imbottigliatori sono promotori della Denominazione di Origine Controllata, un riconoscimento utile a rappresentarli ma anche a valorizzare e salvaguardare la produzione vinicola dell’isola.
La produzione di bottiglie è imponente: nel 2020 sono state prodotte oltre 90 milioni di bottiglie, nel 2021 oltre 95 milioni. Il sistema Sicilia DOC è produttore di eccellenza sostenibile: tanti degli oltre 23mila ettari di vigneto della Denominazione sono coltivati rispettando il disciplinare della vitivinicoltura sostenibile della Fondazione Sostain Sicilia.