Constellation Brands è una delle prime aziende che pubblica i risultati trimestrali in piena crisi COVID, essendo il suo primo trimestre un Marzo-Aprile-Maggio. Avendo il baricentro americano, ha poco più di due mesi immersi nel lockdown. I dati sono meno peggio di quello che ci si potesse immaginare, soprattutto dal punto di vista dei margini. Bisogna premettere che il mercato americano è un mercato “off-trade” (o “off-premise), quindi dove si vende di più, in proporzione, attraverso il dettaglio che non attraverso ristoranti e bar (“on-trade” o “on-premise”), e quindi l’impatto delle chiusure dei ristoranti ha avuto un impatto forte. È però evidente che trovarsi davanti a un calo delle vendite del 6-7% e di un calo degli utili limitato al 3% è piuttosto sorprendente (prima di fare i conti con Canopy Growth che sta portando perdite colossali sotto la linea dell’utile operativo). Il calo degli investimenti sta poi consentendo a CBrands di ridurre gradualmente i debiti, pur mantenendo una buona remunerazione per gli azionisti. L’andamento in borsa delle azioni del gruppo è simile quello di molti altri titoli della borsa americana: a 186 dollari il titolo è vicino a dove stava prima dell’inizio della crisi.
La strategia nel segmento del vino continua: altri brand sono stati venduti (inizialmente esclusi dall’operazione con Gallo per problemi di Antitrust), ma udite-udite Constellation non sta soltanto vendendo brand nel segmento vino: ha appena comperato Empathy Wines, un marchio digitally native (altra parola che sentirete molto in futuro), cioè che ha cominciato e continua a vendere solo via ecommerce. Piccolo (15mila casse, 2000 clienti) ma in crescita vertiginosa con tutta una serie di caratteristiche ultimamente eccitanti: diretto al consumatore, alta qualità, vini prodotti in modo sostenibile, digital marketing, profitto giusto per il produttore, e via dicendo. Bene, dopo tante parole commentiamo qualche numero.
- A livello di gruppo, le vendite di CBrands sono calate del 6% a 1.96 miliardi di dollari, mentre l’utile operativo scende del 3% a 610 milioni e la perdita netta è di 178 milioni, compreso un onere di 571 milioni derivante da Canopy Growth.
- Se ci concentriamo brevemente sul vino, le vendite al dettaglio dei marchi sono calate solo dell’1%, ma le spedizioni totali sono scese del 13%, sia per via delle cessioni di marchi (per il 4% circa) che per i problemi del COVID, da 12.4 a 10.8 milioni di casse. Il “passo” annuale è ora di circa 52 milioni di casse di vino per il gruppo, di cui 48 nel mercato domestico.
- Le vendite in valore calano del 7% a 500 milioni (4% senza le cessioni), oltre a 80 milioni negli spiriti. L’utile operativo della divisione però migliora, da 161 a 164 milioni di dollari, grazie al miglior mix delle vendite e ai risparmi di costo messi in atto e nonostante l’impatto delle cessioni.
- Infine un occhio alla parte finanziaria. L’indebitamento finanziario cala di 0.5 miliardi a 11.6 miliardi di dollari nel corso del trimestre, e di 1.6 miliardi rispetto a maggio 2019. È un buon progresso, considerato che nel trimestre gli investimenti (144 milioni) sono stabili ma ci sono acquisizioni per circa 150 milioni e 144 milioni di dividendi.
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