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    Cantine Settesoli presenta il podcast Radici di vento

    Non solo terra. Ma persone, mani, affetti. Che si traducono in lavoro, comunità, bellezza. E, in questo caso, narrazione: perché Anna Maria ha raccolto l’eredità di famiglia e la sta passando ai suoi figli, Franco accorda e accarezza i filari così come fa con il suo contrabbasso che sotto il cielo siciliano sembra brillare; e Vincenzo è andato via ma è anche ritornato e ha trovato la terra ad aspettarlo. Storie singole che diventano narrazioni di comunità, ognuna di queste voci è fortemente radicata al territorio, ma non è mai un dovere, piuttosto un desiderio di bellezza.Anna Maria, Franco e Vincenzo sono soci viticoltori e testimoni della grande famiglia Cantine Settesoli, azienda cooperativa con sede a Menfi (Agrigento). Ognuno a suo modo riesce a trasmettere un amore incondizionato, che si sporca di terra e socchiude gli occhi per cercare il sole: sono loro i protagonisti del podcast Radici di vento. Storia di una cantina e di una comunità, progetto sostenuto da Agrigento Capitale italiana della cultura 2025. Anticipato da un trailer presentato durante la consegna del Premio Mandrarossa – altro progetto lanciato dalla ribalta di Agrigento2025, un riconoscimento alle librerie indipendenti legato alle capitali italiane della cultura, assegnato da un giuria presieduta da Aldo Cazzullo – il podcast in tre puntate è stato presentato alla Mandrarossa Winery – sede del brand on-trade di Cantine Settesoli – sabato 18 ottobre e sarà disponibile sul canale YouTube dell’azienda e su Spotify a partire da novembre.
    Radici di vento, realizzato da Tokay Creative Studios con il coordinamento e lo script del board di Comunicazione di Mandrarossa, formato da Roberta Urso e Filippo Moschitta, è una narrazione sincera e corale, a tratti persino commovente, che entra e abita il territorio tramite le voci e le storie di chi ha saputo comprenderlo fino in fondo: uno scambio continuo, quello di Anna Maria, Franco, Vincenzo, a nome dei 2000 soci di Cantine Settesoli, un dialogo virtuale con generazioni di vignaioli che, di anno in anno, custodiscono e tramandano l’amore per la vigna. È una dichiarazione di appartenenza, ma anche un atto d’amore verso un territorio capace di rinnovarsi restando sempre sé stesso.
    “Sono podcast che riescono a valorizzare il territorio di Menfi e trasmettere l’enorme bellezza di una zona che non è conosciutissima; ma riescono anche a far conoscere il grande lavoro che è alla base di Cantine Settesoli – dice Giuseppe Bursi, presidente di Cantine Settesoli –. È un progetto in cui crediamo molto, siamo sicuri che, quando saranno pubblicati sui canali social, avranno un successo immediato e contribuiranno alla scoperta di questa parte di Sicilia”.
    “Abbiamo sposato questo progetto con slancio e convinzione – interviene il presidente di Fondazione Agrigento2025, Maria Teresa Cucinotta –. Abbiamo trovato in Cantine Settesoli un partner entusiasta che è riuscito a narrare il territorio in maniera poetica ma senza perdere di vista la sua valorizzazione, in linea quindi con il progetto di Agrigento Capitale italiana della Cultura”.
    Canale YouTube: www.youtube.com/@cantinesettesoli More

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    Enzo Bartoli: i volti del Nebbiolo

    Enzo Bartoli è un brand che interpreta la cultura del buon gusto piemontese con uno sguardo essenziale e contemporaneo. Ogni vino nasce dalla selezione attenta delle denominazioni più rappresentative, in collaborazione con viticoltori locali e con una visione stilistica che unisce riconoscibilità, misura e modernità.Con il manifesto Piemonte Couture, il brand propone una collezione che interpreta le denominazioni più rappresentative con uno stile essenziale e contemporaneo.All’interno della collezione, il Nebbiolo è il filo conduttore che interpreta due anime del Piemonte. Da un lato, il Langhe Nebbiolo DOC esprime freschezza e immediatezza; dall’altro, il Barolo DOCG rappresenta maturità e profondità, a testimonianza della capacità del vitigno di adattarsi a registri diversi pur mantenendo la propria identità.
    Il Langhe Nebbiolo DOC rappresenta il volto più dinamico e diretto di questa identità. Prodotto da Nebbiolo in purezza sulle colline meridionali delle Langhe, dove i rilievi “a lingue di terra” disegnano vallate profonde, viene vinificato in acciaio per esaltarne freschezza e nitidezza. Rosso intenso con riflessi violacei, si apre a profumi di ciliegia sotto spirito e violetta, accompagnati da fini note speziate. Al palato è pieno e vibrante, con tannini giovani e un finale che richiama la vitalità del vitigno. Un Nebbiolo versatile negli abbinamenti, ideale con carni rosse, risotti e formaggi stagionati
    Il Barolo DOCG rappresenta l’espressione più matura e profonda del Nebbiolo. I vigneti si trovano in un’area dalle origini marine, con suoli calcareo-argillosi che offrono struttura e complessità. Dopo un affinamento di 38 mesi, di cui almeno 18 in legno, si presenta con un colore rosso rubino tendente al granato. Al naso rivela spezie, liquirizia, frutti rossi e caramello; in bocca è ampio, robusto e austero, ma al tempo stesso vellutato e armonico. È un vino che trova la sua massima espressione con piatti importanti come arrosti, formaggi stagionati o il tartufo bianco d’Alba, e che richiede tempo e ossigenazione per esprimere appieno la sua complessità
    Attraverso queste due etichette, Enzo Bartoli si racconta con le sfumature del Nebbiolo: un vitigno capace di esprimere immediatezza e profondità, giovinezza e maturità. Due anime diverse che, insieme, danno voce alla visione di Piemonte Couture: un Piemonte fedele alle sue radici, interpretato con precisione stilistica e linguaggio contemporaneo. More

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    Maìa di Siddùra firma l’en plein nelle guide più autorevoli d’Italia

    Per Siddùra, il 2025 prosegue sotto il segno dell’eccellenza. Maìa, il Vermentino di Gallura DOCG Superiore simbolo della cantina, ottiene un autentico en plein nelle più autorevoli guide italiane del vino, conquistando i Cinque Grappoli Bibenda e la Top 300 di Vinibuoni d’Italia. Un risultato che conferma il livello qualitativo raggiunto da Maìa, già insignito dei Tre Bicchieri Gambero Rosso e del titolo di Miglior Vermentino d’Italia, e che rafforza il posizionamento di Siddùra tra le eccellenze enologiche italiane.I Cinque Grappoli Bibenda: la conferma della qualità assoluta. Il massimo riconoscimento della Fondazione Italiana Sommelier (FIS), i Cinque Grappoli Bibenda, rappresenta una delle più alte attestazioni di qualità nel panorama vitivinicolo nazionale. Ogni anno la FIS seleziona, tra decine di migliaia di campioni, solo i vini capaci di distinguersi per coerenza, profondità e capacità di emozionare. Con questo premio, Maìa entra a pieno titolo tra le etichette che incarnano l’equilibrio perfetto tra identità territoriale e raffinatezza stilistica.
    Vinibuoni d’Italia: Maìa nella Top 300 delle eccellenze italiane. Alla conferma di Bibenda si affianca il riconoscimento della guida Vinibuoni d’Italia 2026, curata da Mario Busso e Alessandro Scorsone, che ha assegnato a Maìa la Corona, massimo titolo per i vini da vitigni autoctoni italiani. Su oltre 35.000 campioni degustati, solo 730 hanno ottenuto la Corona. Maìa si è spinto oltre, superando una super selezione nazionale che ha portato il Vermentino di Siddùra nella Top 300, la ristretta cerchia dei vini considerati i migliori in assoluto. Un risultato che premia non solo la qualità tecnica, ma anche la capacità espressiva e la fedeltà al territorio. A completare il quadro, Maìa ha ricevuto anche la Corona “Oggi le Corone le decido io”, assegnata da commissioni speciali composte da giornalisti, sommelier e winelover: un riconoscimento che unisce il giudizio degli esperti all’emozione di chi vive il vino con passione autentica. Un premio che restituisce al vino il valore più umano e universale, quello della condivisione.
    La qualità come cifra distintiva. Per Siddùra, questi nuovi premi rappresentano il coronamento di un percorso fondato sulla ricerca della qualità, sulla valorizzazione del territorio e sull’identità come cifra distintiva. “Essere riconosciuti dalle guide più autorevoli del Paese – afferma Mattia Piludu, direttore generale di Siddùra – è per noi motivo di grande orgoglio. Soprattutto è una conferma che la nostra filosofia – produrre vini di qualità, autentici ed eleganti – continua a parlare una lingua universale”.
    Con i Cinque Grappoli Bibenda e l’ingresso nella Top 300 di Vinibuoni d’Italia, Maìa consolida la propria posizione tra i Vermentini di Gallura più premiati e apprezzati di sempre, confermando Siddùra come una delle realtà di riferimento nel panorama vitivinicolo nazionale. More

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    Lungarotti brinda con la Sir Volley di Perugia

    Una cena con i campioni d’Europa della SIR Volley Perugia accompagnata dai vini Lungarotti, che da due anni è sponsor tecnico della squadra. Giovedì 23 ottobre, nella lounge del Pala BartonEnergy di Perugia, i giocatori e tutto la staff della SIR Volley hanno brindato con i vini del Progetto 62 lanciato quest’anno da Lungarotti. Durante la cena, Chiara Lungarotti, amministratore delegato della storica azienda vitivinicola di Torgiano che, in qualità di sponsor tecnico, fornisce il vino per gli eventi che coinvolgono la squadra, ha illustrato il Progetto 62 che prende il nome dalla prima annata del Rubesco e Torre di Giano, le due etichette simbolo create da Giorgio Lungarotti nel 1962 e oggi rivisitate nella forma e nella sostanza. I nuovi Rubesco 62 e Torre di Giano 62 sono un rosso 100% Sangiovese e un bianco a base di Trebbiano e Grechetto, freschi, immediati e trasversali, pensati per raccontare l’Umbria e il suo carattere. Durante tutta la stagione di campionato, i vini verranno serviti in esclusiva ai tifosi che hanno accesso alla lounge.“La pallavolo italiana sia maschile che femminile – ha dichiarato Chiara Lungarotti, – sta vivendo un momento d’oro che contribuisce ad alimentare l’interesse e la passione per il nostro Paese e per il made in Italy di cui il vino rappresenta un elemento importante. Come azienda, come famiglia, come interpreti di una regione unica, sentiamo il dovere e l’orgoglio di raccontare la nostra terra. E lo facciamo attraverso vini senza tempo, autentici, capaci di parlare alle nuove generazioni. I ragazzi della SIR volley Perugia fanno lo stesso con il loro talento, l’impegno e la voglia di vincere. Grazie a loro l’Italia della pallavolo è davvero sul tetto del mondo”.
    “Siamo felici di essere qui con la famiglia Lungarotti – ha dichiarato Gino Sirci, Presidente SIR Susa Scai Perugia – che ha organizzato per noi questo momento conviviale molto bello accompagnato dai vini dell’azienda: autentiche eccellenze umbre apprezzate in tutto il mondo. La famiglia Lungarotti ci segue con calore da due anni e per questo noi li ringraziamo di cuore”.
    Alla serata era presente la squadra della SIR Volley Perugia al completo, inclusi i campioni del mondo Simone Giannelli e Roberto Russo e lo schiacciatore Yuki Ishikawa, capitano della nazionale giapponese, amatissimo anche in Italia.
    Lungarotti brinda con la Sir Volley di Perugia
    Lungarotti, storica realtà vitivinicola dell’Umbria, ha contribuito a scrivere la storia del vino italiano nel mondo. Fu Giorgio Lungarotti, nel dopoguerra, a trasformare l’azienda agricola di famiglia a Torgiano, in una cantina di successo. Una storia che oggi continua nelle tenute di Torgiano e Montefalco, grazie all’impegno, la passione e la competenza di 3 generazioni della famiglia. Con il Progetto 1962, lanciato nel 2025, è iniziato un nuovo ciclo dell’azienda che torna alle sue radici per raccontare una nuova contemporaneità. La visione del Progetto 62, che prende il nome dalla prima annata del Rubesco e Torre di Giano, le due etichette simbolo rivisitate nella forma e nella sostanza, è chiara e ambiziosa: portare l’Umbria e il suo stile di vita lento nel mondo proponendo vini intramontabili e territoriali. Tra i pilastri dell’azienda, l’enoturismo e la promozione della cultura del vino, dell’olio e del patrimonio artistico attraverso il  Museo del Vino – MUVIT  e il  Museo dell’Olivo e dell’Olio – MOO di Torgiano.www.lungarotti.it More

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    Al Museo del Vino di Torgiano inaugurata la mostra “Vino, dono degli Dei”

    Tesori inediti dal Lazio all’Umbria sotto il segno degli Etruschi: circa sessanta reperti archeologici provenienti dalla Tomba 58 della Necropoli dell’Osteria a Vulci sono visibili per la prima volta al Museo del Vino – MUVIT di Torgiano. Preziosi ritrovamenti che sono stati presentati venerdì 24 ottobre, presso la Sala Sant’Antonio, da autorevoli esponenti nel campo della ricerca e della tutela, tra cui Carlo Casi della Fondazione Vulci, Simona Carosi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale, e Lorenzo Lepri per la Fondazione Lungarotti.La scoperta della Tomba 58 è avvenuta nel corso della campagna di scavo della Fondazione Vulci a cura della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale. L’apertura del sepolcro, avvenuta nell’ottobre del 2023, ha portato alla luce un patrimonio inviolato da oltre 2600 anni costituito da anfore, olle e pithoi ad impasto, vasellame in bucchero e in ceramica etrusco-corinzia, coppe, oggetti in ferro, oltre a manufatti in bronzo. Tra questi, anche un calderone con i resti di un grappolo d’uva, le cui analisi di laboratorio lasciano ipotizzare che il vitigno fosse un “antenato” del Sangiovese, confermando il profondo radicamento in Italia centrale di questa varietà. Tra le anfore contenenti tracce di vino, desta particolare attenzione una che riporta l’iscrizione “io (sono) di Velχa Felusna”, una sorta di primordiale “etichetta” che indica la proprietà della cantina o comunque di quella partita di vino.
    Il vasto e prezioso corredo racconta il rituale del banchetto funebre etrusco e il ruolo fondamentale del vino nelle libagioni e nei sacrifici in offerta agli dèi, oltre che di viatico per l’aldilà, simbolo di continuità tra i vivi e i morti e medium tra le due dimensioni.
    “Siamo orgogliosi di aver contribuito al restauro e alla valorizzazione di questi importanti reperti archeologici rinvenuti a Vulci – dichiara Teresa Severini, a capo della Fondazione Lungarotti – ma soprattutto siamo felici di esporli in anteprima assoluta al Museo del Vino. Si tratta di manufatti naturalmente legati all’anima del museo che propongono ulteriori approfondimenti sulla civiltà etrusca, il vino e il simposio. Un ringraziamento corale a chi ha permesso la realizzazione di questo rilevante progetto”.
    “Dopo il caso della Tomba delle Mani d’argento – dichiara Simona Carosi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale – grazie alla Fondazione Lungarotti riproponiamo la filiera che dalla scoperta archeologica giunge alla ricerca, alle analisi, alla valorizzazione del nostro patrimonio, in una collaborazione attiva tra pubblico e privato, tra passato e presente”.
    La Tomba, maschile, è databile alla fine del VII secolo a.C. ed è indicativa di un elevato ceto sociale, offrendo ulteriori informazioni storiche sull’aristocrazia etrusca e sul significato attribuito al simposio quale affermazione di status e potere anche nella vita ultraterrena. La centralità del vino nei simposi tra élite in Etruria, dove a differenza della Grecia le donne partecipavano, è testimoniata dai dipinti rinvenuti sulle pareti delle sepolture che, unitamente ai raffinati corredi funebri, diventano importanti mezzi conoscitivi. Dono degli dèi, il vino unisce mondi, civiltà, miti, culture mantenendo il suo carattere divino.
    La mostra, che rimarrà aperta fino al 5 luglio 2026, è stata realizzata nell’ambito del progetto “TraMusei” della Fondazione Lungarotti che identifica una rete di collaborazione e sinergia tra diverse strutture museali, grazie al contributo della Direzione Generale Biblioteche e istituti culturali del Ministero della cultura.
    Il Museo del Vino di Torgiano – MUVIT
    Nato a sostegno dell’economia vitivinicola umbra e nazionale nell’intento di preservare e promuovere il patrimonio storico, artistico e paesaggistico della civiltà del vino, il MUVIT viene aperto al pubblico il 23 aprile del 1974, nella suggestiva notte di San Giorgio, tradizionalmente caratterizzata dall’accensione di falò propiziatori tra le vigne. Polo museale multidisciplinare creato da Maria Grazia e Giorgio Lungarotti, fu tra i primi del settore in Europa e ben presto è divenuto “motore” di un sistema di promozione territoriale e turistica incentrato su vino, cultura, ospitalità, sostenibilità. Un racconto trasversale sul vino, analizzato nelle sue diverse angolazioni e valenze simboliche attraverso collezioni archeologiche, artistiche e tecniche che illustrano cinquemila anni di storia e cultura della vite e del vino, in legame costante tra antico e contemporaneo, passato e presente con proiezione al futuro e alle giovani generazioni. More

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    Oltre 1 milione e 100mila € in beneficenza: nuovo record per Barolo en primeur

    Si chiude con un nuovo record la quinta edizione di Barolo en Primeur, l’asta benefica internazionale al Castello di Grinzane Cavour promossa da Fondazione CRC e Fondazione CRC Donare ETS con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, che quest’anno per la prima volta raccoglie 1.108.300€ già nella serata principale, destinati a progetti sociali e culturali in Italia e nel mondo. Dopo i 666 mila € nel 2021, i 834 mila € nel 2022, i 877 mila € nel 2023 e il milione e 27mila € nel 2024, in cinque anni l’asta arriva così a un risultato complessivo di 4.512.300 € per quasi un centinaio di progetti in campo no profit. A tale somma si aggiungerà la beneficenza collegata al quindicesimo e ultimo lotto, che sarà protagonista il 9 novembre all’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, trasmessa in diretta con Hong Kong.Sotto il martelletto di Cristiano De Lorenzo, direttore di Christie’s Italia, sono stati battuti, in live streaming con la sede di Christie’s a New York e dal 67 Pall Mall di Londra, 14 lotti a cui sono abbinate altrettante barrique di Barolo Gustava, vinificate separatamente dall’enologo Donato Lanati in base alla parcellizzazione della vigna per esposizione, altitudine ed età delle viti, che daranno origine a 270 bottiglie ciascuna, a fine dei 38 mesi minimi di invecchiamento previsti dal disciplinare. Accanto a queste, oltre 80 cantine del Consorzio hanno contribuito donando i propri vini, riuniti in 8 lotti comunali che rappresentano 11 comuni simbolo della denominazione, per un totale di 914 bottiglie, pari a circa 925 litri, tra formati standard, magnum, jéroboam e réhoboam. A questi, si è aggiunto lo speciale lotto a cui è abbinato il Tonneau di Vigna Gustava, 400 litri di Barolo aggiudicati per 360.000€. Complessivamente, Barolo en Primeur ha così quest’anno messo all’asta 5.525 litri di Barolo e Barbaresco, raccogliendo beneficenza dall’Italia, dagli USA e dall’Inghilterra.Grazie alla beneficenza raccolta, si potranno sostenere diversi progetti benefici ognuno associato a un lotto, che spaziano dal recupero di edifici storici alla promozione dell’arte e della cultura, dal sostegno alle persone con disabilità alla ricerca medica, fino all’educazione dei più giovani, alle borse di studio, alla crescita del sistema di welfare e all’assistenza alle madri in difficoltà. Per quanto riguarda gli otto lotti comunali, il ricavato di quattro sarà destinato a sostenere la Scuola Enologica di Alba e altri progetti del territorio, mentre i restanti quattro saranno devoluti a progetti benefici scelti direttamente dagli aggiudicatari.
    La serata è stata scandita dal comico Federico Basso che con i suoi interventi ironici ha offerto un tocco di leggerezza e riflessione. Ogni bottiglia verrà invece contrassegnata dall’etichetta d’artista “self-devouring figure” di Giulia Cenci, un autoritratto ibrido a matita che riflette sui temi di identità, nutrimento e metamorfosi, in consonanza con i valori di dono e trasformazione di Barolo en Primeur.
    Novità di quest’anno, il tag NFC di certificazione digitale “Autentico NFC”, sviluppato da Tesisquare attraverso il suo IoT Competence Center Elision in collaborazione con la PMI innovativa Autentico Srl. Applicato in modo invisibile sotto l’etichetta, il tag conterrà un codice univoco e crittografato, impossibile da clonare, garantendo origine, tracciabilità e integrità di ogni bottiglia. Attraverso la scansione con uno smartphone, si potrà accedere a una scheda digitale con tutte le informazioni di tracciabilità, alle note enologiche di Donato Lanati, al giudizio en primeur di Antonio Galloni e a una webcam live sulla Vigna Gustava e sul Castello di Grinzane Cavour. Inoltre, grazie alla collaborazione con Fieramente Srl, azienda italiana specializzata nel trasporto di vini di pregio, la consegna delle bottiglie donate con l’asta avverrà senza costi di spedizione per gli acquirenti, assicurando un servizio globale e puntuale.
    “Superare di così tanto il milione di euro è un risultato straordinario” commenta Mauro Gola, Presidente di Fondazione CRC. “Questa quinta edizione di Barolo en Primeur sancisce il successo di un percorso iniziato nel 2021, che continua a crescere in autorevolezza e partecipazione. La forza del progetto risiede nella sua formula: l’idea di associare ogni donazione a una singola barrique ha reso la solidarietà un gesto concreto e accessibile, capace di coinvolgere un pubblico sempre più ampio. È un modello che unisce in modo virtuoso eccellenza enologica e responsabilità sociale, rafforzando il legame tra il vino e la comunità che lo produce”.
    “È straordinario vedere come Barolo en Primeur cresca anno dopo anno, diventando non solo un evento enologico di riferimento, ma un vero e proprio simbolo di solidarietà e partecipazione collettiva” così Giuliano Viglione, Presidente di Fondazione Donare ETS. “I risultati di questa quinta edizione lo confermano: Barolo en Primeur è ormai un appuntamento cardine del calendario della solidarietà italiana e internazionale, riconosciuto e atteso da chi crede che il vino possa essere un veicolo di bene, di cultura e di sviluppo. Il valore di questo progetto risiede nella sua capacità di unire il territorio a una visione globale: le Langhe restano il cuore pulsante, ma i benefici si estendono ben oltre i confini locali, generando opportunità concrete per le persone e le comunità. È un modello virtuoso di filantropia territoriale che parte da un grande vino, ma arriva molto più lontano, costruendo relazioni, fiducia e futuro”.
    “Il successo di questa quinta edizione di Barolo en Primeur non nasce solo dalla generosità di chi sceglie di donare, ma soprattutto dalla forza e dalla qualità straordinarie di due vini unici come il Barolo e il Barbaresco” commenta Sergio Germano, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. “È grazie a questi ambasciatori riconosciuti in tutto il mondo che abbiamo costruito un progetto che coniuga eccellenza e solidarietà. L’introduzione dell’en primeur rappresenta così un’evoluzione importante: una modalità di promozione e valorizzazione dei nostri vini che dobbiamo continuare a coltivare e far crescere. Barolo en Primeur è oggi una vetrina internazionale in costante espansione, capace di mettere le Langhe in dialogo con mercati e collezionisti di tutto il mondo, rafforzando la reputazione globale del nostro vino e del nostro territorio”. More

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    Vendemmia 2025: si preannuncia un’annata promettente

    L’azienda Grosjean Vins ha terminato da qualche giorno la raccolta che si preannuncia una vendemmia interessante nonostante le maturazioni anticipate, con fissazioni del colore vivaci e belle, un’APA perfetta (azoto prontamente assimilabile) e con qualche temporale di settembre che ha però certamente aiutato a mantenere le gradazioni alcoliche nella norma. Un processo pressoché perfetto per arrivare con uva sana e pronta per essere portata in cantina.Hervé Grosjean, produttore e titolare – insieme ai suoi cugini – della nota azienda valdostana racconta: “Dopo una primavera relativamente piovosa con un inizio abbastanza normale – in termini di temperature -, il mese di aprile non è stato troppo precoce e, di conseguenza, anche il germogliamento è stato in equilibrio. A giugno, si è purtroppo verificata un’intensificazione di rovesci (come nel 2024) ma che fortunatamente si sono però interrotti nell’arco di qualche settimana”.
    Grazie però all’esperienza e alla consapevolezza che il periodo della fioritura è un momento molto delicato, l’azienda ha lavorato in modo intenso e preciso sulla parte agronomica con aperture, sfogliature, atomizzatori, accompagnando le vigne in questa fase cruciale e mantenendole sane, integre. Successivamente è iniziato un periodo di totale assenza di piogge che si è protratto per quasi 70 giorni.
    Fortunatamente poi il mese di luglio ha regalato un clima mite, fresco (forse il più fresco degli ultimi 10 anni) e ciò ha permesso alla pianta di lavorare in maniera perfetta e costante durante tutta l’estate senza affrontare momenti di grande stress dovuti a un eccesso di calore. In più, l’azienda, disponendo di un’irrigazione d’emergenza, ha potuto monitorare la situazione che si è mantenuta ben bilanciata.
    Conclude: “Sicuramente le tempistiche sono state strette e concitate ma siamo riusciti a mantenere il passo, portando a termine un’annata sicuramente molto incalzante ma allo stesso tempo anche molto elegante”.
    E, a coronare questo 2025, Grosjean celebra le 40 vendemmie di Petite Arvine: un traguardo unico in Valle d’Aosta, che testimonia l’impegno e la visione dell’azienda nella valorizzazione di questo vitigno che trova in questa regione una forte identità e un’autentica espressione.
    GROSJEAN La cantina valdostana è una storica realtà enoica che da sempre coniuga storia e tradizione, creatività e innovazione. Prende vita agli inizi degli anni ’60 sotto la guida di nonno Dauphin che decide di investire nell’attività vinicola e imbottiglia il proprio Ciliegiolo presentato con successo all’”Exposition des Vins du Val d’Aoste” nel 1968. Negli anni ’80 ha inizio un processo di valorizzazione dei vari vigneti di proprietà. Nel 2000 viene inaugurata la nuova cantina. Grosjean Vins è la prima azienda in Valle d’Aosta a compiere questo passo, quasi dieci anni in anticipo sulle altre realtà locali. Il “fattore umano”, l’amore per il proprio lavoro e per la propria terra rappresentano gli elementi fondamentali sui cui negli anni si è consolidata l’identità aziendale. Oggi a guidarla è la terza generazione, i giovani Hervé, Didier, Simon e Marco. More

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    Bosca lancia il suo primo vino fermo no alcol

    Il nuovo vino dealcolato rosso fermo, inserito nella linea “Luigi Bosca”, rappresenta un’ulteriore evoluzione dell’attività di ricerca e sviluppo su no e low alcol, che Bosca ha intrapreso oltre 30 anni fa. La casa spumantiera di Canelli è stata tra le prime realtà al mondo a porre l’attenzione su questo segmento di mercato che, ad oggi, è in continua evoluzione e sviluppo. Una scelta che affonda le radici nel DNA del brand circa alla volontà di valorizzare e ripensare il vino in chiave più inclusiva.
    Grazie all’evoluzione delle tecniche di produzione e al know-how pluriennale, è stato possibile proporre un’alternativa di vino no alcol capace di esprimere al meglio l’esperienza aziendale di oltre 190 anni nel mondo vitivinicolo. L’ultima novità è la prima variante no alcol sui vini fermi creata da Bosca e si affianca alle proposte nella categoria “Bollicine”: lo storico Toselli e Zero, il primo No Alcol secco di Bosca, lanciato sul mercato nella primavera di quest’anno.
    Il canale distributivo è quello Ho.re.ca e il prodotto è acquistabile anche sul sito Bosca.it.
    VINO DEALCOLATO ROSSO
    “Luigi Bosca”
    Colore: rosso rubino con riflessi violacei.
    Sentori: frutti rossi, ciliegia, note fresche.
    Sapore: Gradevolmente acidulo, leggero e beverino, ma senza perdere in pienezza. Intensamente persistente al palato.
    Gradazione: 0% di alcol – servire a 10 – 12 C°.
    Prezzo al pubblico: 14,00 euro More