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    Restyling delle etichette Rocca Ventosa di Cantina Tollo

    Nuove etichette per Rocca Ventosa, la storica linea di Cantina Tollo dedicata alla Grande Distribuzione Organizzata. Il restyling è il risultato di una ricerca di neuromarketing condotta dalla cantina abruzzese insieme ad Umana Analytics, spinoff dell’Università degli Studi di Chieti e Pescara guidato dal professor Riccardo Palumbo. L’indagine ha avuto lo scopo di analizzare i processi d’acquisto coinvolgendo un campione rappresentativo di diversi cluster di acquirenti di vino.
    Le diverse reazioni comportamentali e psicofisiologiche sono state registrate ed elaborate dall’Università in base ai criteri di attrattività, posizionamento e riconoscibilità dell’etichetta. I risultati emersi sono stati determinanti per la scelta della nuova immagine, in cui rimangono comunque ben visibili gli elementi distintivi delle etichette come la rocca, il vento e il brand in evidenza, veri e propri custodi della riconoscibilità della linea.
    “Abbiamo mantenuto i simboli fondamentali di Rocca Ventosa – spiega Andrea di Fabio, sales e marketing director di Cantina Tollo – trasformandoli e integrandoli con altri che ne esprimono al meglio la storia e l’origine e che raccontano la nostra regione, il nostro territorio e i vini di Cantina Tollo”.
    “La ricerca – continua Riccardo Palumbo – è stata effettuata attraverso analisi specifiche come l’eye tracking e la ricostruzione in laboratorio di uno scaffale che vedeva le bottiglie di Cantina Tollo accanto a quelle di competitors diretti e indiretti. Le reazioni del panel di clienti sono state fondamentali per scegliere la nuova immagine di Rocca Ventosa”.Le etichette di Montepulciano e Sangiovese sono state riviste utilizzando il fondo nero, mentre il Cerasuolo, lo Chardonnay, il Trebbiamo e il Pinot Grigio hanno mantenuto la base bianca.
    Il visual è composto da tanti piccoli pallini, idealmente acini d’uva, che con il loro movimento sinuoso e dinamico vanno a disegnare la silhouette di una rocca, simbolo della tradizione. La composizione, declinata cromaticamente per ogni vitigno, è nobilitata con particolari in rilievo e lamine colorate. Le parole vento, mare e montagna raccontano al consumatore la terra abruzzese in cui nascono i vini di Cantina Tollo, mentre passione e autenticità sono le condizioni necessarie senza le quali è impossibile dare vita ad un buon vino.
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    Cantina Tollo è oggi tra le più importanti e consolidate realtà del settore vitivinicolo italiano. Commercializza 13 milioni di bottiglie all’anno, vanta circa 700 soci e 2.700 ettari coltivati in un territorio da sempre vocato alla produzione vitivinicola. I vigneti di Cantina Tollo si estendono dalle colline del litorale fino alle pendici della Maiella, in un clima tipicamente mediterraneo, contraddistinto da escursioni termiche notevoli.
    La produzione è concentrata sui vitigni tipici e autoctoni del territorio (Montepulciano, Trebbiano, Pecorino, Passerina e Cococciola), coltivati tradizionalmente a pergola, con una spiccata vocazione alla sperimentazione in campo e in cantina. Le bottiglie Cantina Tollo sono distribuite in tutte le regioni italiane, in quasi la totalità dei Paesi dell’Unione Europea, in particolare Germania, Paesi Bassi, Francia, Danimarca e Regno Unito e, oltreoceano, in Giappone, Stati Uniti, Canada. Cantina Tollo guarda anche ai nuovi mercati emergenti come Russia, India e Cina. LEGGI TUTTO

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    Cantina Colli Euganei per la ricerca: 50mila euro all’Università di Padova

    Dalla vocazione vinicola dei Colli Euganei arriva un aiuto concreto alla ricerca scientifica contro il Covid-19. Cantina Colli Euganei ha consegnato all’Università degli Studi di Padova i primi 50mila euro raccolti grazie al progetto VO’ per la ricerca: due vini solidali nati per raccogliere fondi da destinare al Dipartimento di Microbiologia e Microbiologia Clinica guidato dal Professor Andrea Crisanti.
    Le bottiglie, il Serprino Spumante DOC Colli Euganei e il Rosso DOC Colli Euganei che ben rappresentano la tradizione vitivinicola dell’area, sono state presentate nel mese di giugno e messe in commercio al prezzo di 4,95 euro grazie alla collaborazione di supermercati e punti vendita aderenti al progetto, dove saranno acquistabili fino a fine anno. Per ogni vino venduto, 1 euro viene donato all’Università di Padova – 50 centesimi dalla cantina e 50 centesimi dalle grandi insegne della distribuzione organizzata coinvolte – e 10 centesimi al Comune di Vo’, con l’obiettivo di finanziare la ripresa economica del Paese e il rilancio del territorio.
    “Grazie al progetto VO’ per la ricerca – dichiara Lorenzo Bertin, Presidente di Cantina Colli Euganei – possiamo sostenere attivamente gli studi scientifici contro il Coronavirus attraverso quello che sappiamo fare meglio: il vino. La somma consegnata oggi è solo la prima parte della raccolta, che continuerà fino alla fine dell’anno e che siamo sicuri ci potrà dare ulteriori grandi soddisfazioni. Le attività della nostra cittadina sono state le prime in Italia, assieme a quelle di Codogno, a soffrire per l’emergenza sanitaria, ma grazie a questa iniziativa stanno diventando un modello di rinascita per tutto il Paese.”
    “Un contributo alla lotta contro la pandemia che scalda il cuore, perchè arriva dal territorio di Vo’, paese che ha pianto la prima vittima causata dal Coronavirus in Occidente – spiega Rosario Rizzuto, Rettore dell’Università degli Studi di Padova – Un luogo dove l’ateneo è ormai di casa, per via degli studi epidemiologici che abbiamo portato a termine grazie anche alla straordinaria collaborazione della popolazione. Un legame forte che ora viene ancor più rinsaldato dalla scelta dei promotori del progetto: credere nella ricerca scientifica, unica chiave per sconfiggere la pandemia, è essenziale. Il sistema sanitario Veneto, al quale abbiamo dato il nostro contributo appassionato, attraverso l’impegno di migliaia di persone, si è dimostrato efficace nel tutelare la salute di cittadine e cittadini di fronte ad un pericolo grave e sconosciuto che ha stravolto la quotidianità di tutti noi: grazie alla scienza potremo continuare il lavoro straordinario che stiamo realizzando”.
    Partner del progetto:Despar, Eurospar, Interspar, Alì, Famila, A&O, Mega, Cadoro, Iperlando, Maxi, Spak, SuperW, Eurospesa, Crai, Autogrill LEGGI TUTTO

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    L'accademia tra i filari: è nata 4Grapes Academy

    Sono i tempi di Ampelio, questi, ma anche degli ampelonauti, ovvero di esperti (o aspiranti tali) delle cose della vite. Proprio in questi giorni infatti è stata lanciata la prima Scuola Italiana di Monitoraggio online del vigneto. Fondatore, un noto e apprezzato tecnico del settore: l’enhanced agronomist & researcher Giovanni Bigot.
    Obiettivo di questa Scuola è formare efficienti monitoristi (chissà se si può dire), cioè agronomi , produttori o consulenti esperti nella scienza del monitoraggio della vita di un vigneto. Osservarne le diverse fasi di sviluppo, imparando a identificare il prima possibile eventuali problemi e malattie è sempre stato uno dei compiti di chi si occupa “della campagna” di un’azienda viticola, ma le nozioni scolastiche e l’esperienza personale non sono più sufficienti. Servono strumenti nuovi e un costante aggiornamento professionale. E magari anche occhi diversi con cui osservare le cose. “La 4Grapes Academy è la prima Scuola Italiana di Monitoraggio online che nasce per formare tecnici specializzati nel monitoraggio del vigneto, allo scopo di avere una maggiore conoscenza dello stesso, mettendo al centro la persona con un ruolo attivo” spiega Giovanni Bigot “L’obiettivo sono molteplici: riduzione dei costi di gestione (in particolare quelli per la difesa della vite), limitazione dell’impatto ambientale nel rispetto della normativa europea, aumento del potenziale qualitativo del vigneto”. Rivolto a titolari e agli operatori delle aziende vitivinicole, ai tecnici viticoli, ai funzionari delle Ditte produttrici di prodotti fitosanitari, ad Agronomi e Periti Agrari e ai consulenti regionali, è un corso consigliabile anche agli studenti universitari e a tutti coloro che vogliono approfondire le loro conoscenze sulla viticoltura. Durante il corso si imparerà in particolare una metodica di lavoro, composta di tre elementi: l’osservazione, la deduzione, l’azione. L’obiettivo finale della 4Grapes Academy è infatti quello di acquisire competenze sia teoriche che pratiche necessarie per poter agire in piena autonomia, per saper osservare nel dettaglio il vigneto oggetto di monitoraggio al fine di determinare la sanità delle uve e, alla fine del percorso, valutare la produzione e la qualità delle uve. Oltre a questo, il corso aiuterà a sviluppare le abilità interpersonali, per poter comunicare e condividere i propri dati con le persone della propria rete, ovviamente insegnando a come crearne una, a come abbassare i costi della difesa e a ridurre l’impatto ambientale. Durante le lezioni si parlerà di ampelopatie (come riconoscerle e trattarle), di modelli previsionali, di ottimizzazione del lavoro nel vigneto, di viticoltura di precisione. L’Academy è strutturata in 3 livelli di apprendimento, e alla fine del corso è previsto un esame di monitoraggio completo. L’inizio del corso – interamente online – è previsto per metà novembre. Per informazioni, si può scrivere a questo indirizzo mail: academy@4grapes.it , o telefonare al numero 339 2070155 di Tjasa Strehar – Responsabile comunicazione e servizio clienti. LEGGI TUTTO

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    Vini rosa a confronto: due masterclass con il Chiaretto di Bardolino e il Cerasuolo d’Abruzzo

    Due vini, due territori, un colore: il rosa. Due masterclass per scoprire le peculiarità del Chiaretto di Bardolino e del Cerasuolo d’Abruzzo, per capire ciò che accomuna e ciò che differenzia il vino rosa tenue del lago di Garda veronese da quello abruzzese dal caratteristico color ciliegia, frutto da cui prende il nome. Le due degustazioni dedicate al Chiaretto di Bardolino e al Cerasuolo d’Abruzzo avranno luogo domenica 11 ottobre nella Sala degli Affreschi dei Chiostri di San Barnaba, a Milano, durante Fermento Milano, l’evento organizzato da FISAR in occasione della Milano Wine Week.
    La prima masterclass, L’annata 2019 secondo Chiaretto di Bardolino e Cerasuolo d’Abruzzo, è in programma alle 18.30 e avrà come tema l’ultima annata dei due vini rosa. Sei in tutto i vini in degustazione: tre Chiaretto di Bardolino (Vigneti Villabella Bardolino Chiaretto Classico 2019, Valetti Bardolino Chiaretto Classico 2019, Giovanna Tantini Bardolino Chiaretto 2019) e tre Cerasuolo d’Abruzzo (Codice Vino Cerasuolo d’Abruzzo Solante 2019, Nic Tartaglia Cerasuolo d’Abruzzo 2019, De Antoniis Adele Cerasuolo d’Abruzzo Sassello 2019).
    Chiaretto di Bardolino e Cerasuolo d’Abruzzo: verticali a confronto è invece il nome della seconda masterclass, in programma alle 20.30: in questo caso verranno messe a confronto le ultime tre annate dei due vini, allo scopo di comprenderne meglio l’invecchiamento. I Chiaretto di Bardolino in degustazione saranno Poggio delle Grazie Bardolino Chiaretto 2015, Tenuta La Presa Bardolino Chiaretto 2017, Gentili Bardolino Chiaretto 2018, Strappelli Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Colle Trà 2015, Castorani Cerasuolo d’Abruzzo Amorino 2017 e Rapino Cerasuolo d’Abruzzo Francesco Paolo Tosti 2018.
    Entrambe le degustazioni saranno guidate da Angelo Peretti per il Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, e da Davide Acerra per il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo. Il costo delle masterclass è di 30 euro, con la possibilità di partecipare alla degustazione anche online, con l’invio del kit di degustazione.
    Oltre alle due degustazioni, sarà disponibile il servizio di personal sommelier all’Enoteca di Fermento Milano, situata all’interno del Chiostro dei Pesci: è possibile acquistare, al costo di 15 euro, uno slot di tempo di un’ora con un sommelier FISAR. Ogni Sommelier avrà un’area dedicata in cui potrà accogliere un numero limitato di persone. Nell’Enoteca Fisar sarà possibile degustare una selezione di quindici Chiaretto di Bardolino e di quindici Cerasuolo d’Abruzzo.
    Per informazioni: www.fermentomilano.it LEGGI TUTTO

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    Villa Saletta: 250 milioni di euro per un progetto dedicato al vino ed all’ospitalità

    Di proprietà della famiglia inglese Hands, attivi nel mondo della finanza e dell’hotellerie di lusso, Villa Saletta a Palaia (Pi), un’antica fattoria di 720 ettari tra boschi, ulivi, vigne da cui attualmente si producono 100.000 bottiglie annue, coltivazioni, uno storico borgo trecentesco, antichi casolari e ville per l’ospitalità, con il nuovo anno vedrà l’avvio dei lavori per dare vita ad un’accoglienza di altissimo livello che ruoterà attorno al tema vino, offrendo anche ristorazione e gastronomia di qualità.
    Con un investimento di 250 milioni di euro, di cui 60 milioni già spesi per l’acquisizione della tenuta avvenuta nel 2000, per la costruzione della cantina provvisoria e per l’espianto e l’impianto delle vigne, si lavorerà affinchè questa antichissima tenuta risalente al 980 d.C., data del primo resoconto scritto sulla produzione di vino nella sue terre, possa non solo tornare a nuovo splendore ma diventare una realtà virtuosa, promotrice del vino di qualità, legata e connessa con il territorio. Ad inizio anno cominceranno i lavori, per un investimento totale di 10 milioni di euro, stabiliti dalla convenzione comunale che vedranno lo svolgimento di interventi a favore dell’intera comunità di Palaia.
    Nel 2021 si darà anche il via ai lavori per la costruzione della nuova cantina e per la ristrutturazione dell’antico borgo Villa Saletta che diventerà, mantenendo intatta la sua struttura originaria e la sua bellezza architettonica, un resort di lusso con 43 appartamenti di circa 300 mq l’uno con spa, personale di servizio e chef privati. Oltre a questo ci saranno 2 ristoranti di alto livello di cui uno aperto anche al pubblico.
    Focus centrale di questo grande progetto saranno il vino e l’agricoltura attorno ai quali ruoteranno la maggior parte delle esperienze che gli ospiti potranno vivere alloggiando a Villa Saletta.

    La parte vinicola, già attiva, è dal 2015 sotto la direzione dell’enologo ed agronomo David Ladini, toscano di origini, che è anche direttore ed amministratore di Villa Saletta dove si producono vini da uve sangiovese, cabernet franc, cabernet sauvignon e merlot allevate in pari proporzione su 30 ettari, di cui 17 a regime.
    La cantina progettata dalla studio Rossiprodi, al momento provvisoria, sorge in località Montanelli a Palaia in provincia di Pisa. Qui, in attesa della costruzione del nuovo edificio, dalle uve raccolte nella proprietà e poi vinificate prendono vita sette etichette: uno spumante metodo classico da sangiovese, un rosato bland di tutte le uve della proprietà, un Chianti Docg e 4 vini rossi Igt Toscana.
    La nuova cantina, che vedrà un investimento di circa 15 milioni di euro e che sarà terminata per la vendemmia 2022, prevederà il recupero di una superficie esistente di 1100 mq, appartenente ad un antico casolare poco distante dall’attuale cantina, e di ulteriori 1600 mq, tutti destinati destinati all’accoglienza, alla ristorazione ed ai wine club members. L’area dedicata alla vinificazione, totalmente interrata si svilupperà su 2300 mq.
    L’attuale cantina, invece, sarà utilizzata per la gestione della parte agricola, per gli uffici, per la stabilizzazione dei vini, per l’imbottigliamento e per la logistica. A pochi metri da qui nasceranno una osteria ed un negozio dove si promuoverà la cultura gastronomica locale.
    A Villa Saletta la produzione non riguarda però soltanto il vino e questo al fine di sostenere continuamente la biodiversità: per tale motivo gran parte del territorio è destinato a varie coltivazioni agricole come orzo, avena, pioppi, erbe e fiori di campo. Tutto ciò viene fatto, oltre che per favorire la biodiversità e l’equilibrio dell’ambiente, per tenere viva la straordinaria tradizione di questa fattoria.Anima di Villa Saletta è anche la selvaggina che ha sempre svolto un ruolo importante nella vita della fattoria e ne racconta la storia: qui, infatti, da oltre due secoli, si tiene la caccia all’inglese al fagiano che ha portato una volta, proprio in queste terre, anche la Regina Vittoria.

    Importante per questa realtà è anche la olivicoltura, ben radicata in questa proprietà. È dal 17° secolo, infatti, che a Villa Saletta gli ulivi, 34 ettari, sono parte integrante del paesaggio. Con le olive di oltre 6000 piante di varietà leccino, frantoio, moraiolo, pendolino e razzo, spremute a freddo, viene prodotto un extravergine biologico.
    Nei terreni argillosi di Villa Saletta crescono inoltre diverse varietà di tartufi, compresi i pregiati bianchi e neri ed i tartufi neri invernali ed estivi. Qui è attiva anche la caccia al tartufo.
    Per ciò che riguarda l’ospitalità Villa Saletta dispone attualmente di 3 ville dislocate nella sua proprietà, antichi casolari oggi portati a nuova luce grazie ad importanti opere di restauro che hanno visto l’utilizzo di tecniche nuove, tradizionali e di materiali toscani.Ogni villa è specchio fedele del suo passato, con pavimenti in cotto impreziositi dai tipici motivi etruschi, persiane dipinte a mano e soffitti a volta. Il passato in ogni struttura sposa i confort dell’accoglienza moderna di livello: ogni villa, infatti, è stata arredata e rifinita seguendo i più alti standard qualitativi. Soggiornando nelle ville, ognuna delle quali con piscina all’aperto riscaldabile, si può andare alla scoperta della tenuta attraversando i tanti sentieri che solcano i boschi e passeggiando tra i vigneti.
    Cenni storici su Villa Saletta
    La tenuta è appartenuta a 4 grandi famiglie: quella dei Gambacorta, che consolidò la proprietà delle terre attorno alla fattoria nel 1300, quella dei Riccardi, abbiente famiglia fiorentina di banchieri della potente casa dei Medici che trasformarono Villa Saletta in una vera e propria azienda rurale nel corso del 16° e 17° secolo e da cui è stato ereditato lo stemma, raffigurante una chiave, oggi logo della cantina e delle sue etichette, quella dei Castelli ed infine, nel 2000, la famiglia inglese Hands.
    Villa Salettavia Fermi 14 – Loc Montanelli – PALAIA (PI) – Tel +39 (0)587 628121www.villasaletta.com LEGGI TUTTO

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    I Grandi Marchi del vino ripartono dalla Milano Wine Week

    Le aziende icona del made in Italy enoico riunite nell’Istituto del Vino Italiano Grandi Marchi scaldano i muscoli in vista della ripresa delle attività promozionali, bloccate a causa dell’emergenza sanitaria, e si preparano a ripartire proprio dall’Italia sbarcando alla Milano Wine Week.
    Quattordici, in particolare, le cantine associate (Alois Lageder, Antinori, Argiolas, Cà del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera e Umani Ronchi) che parteciperanno al primo evento internazionale del 2020 interamente dedicato al mondo del vino in rappresentanza della migliore produzione vitivinicola di qualità del nostro Paese. Cantine leader che lunedì 5 ottobre saranno protagoniste di due esclusivi appuntamenti.
    Si comincia con un walk-around tasting riservato a operatori, stampa e buyer, di scena dalle ore 15.00 alle 19.00 presso il nuovo Babila Building by Guastoni di Corso Venezia (su prenotazione) e si prosegue con la masterclass “Istituto Grandi Marchi: Experience Diversity of Italy”, in programma dalle ore 19.00 alle 20.30 a Palazzo Bovara (accesso solo su invito). Una degustazione guidata speciale, quest’ultima, che coinvolgerà non solo il pubblico fisicamente presente a Palazzo Bovara, ma anche operatori e giornalisti collegati online da San Francisco, con l’obiettivo dichiarato di approfondire e rafforzare i contatti con uno dei principali mercati di riferimento del vino italiano, quello nordamericano.
    “La partecipazione di IGM alla Milano Wine Week – spiega il presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, Piero Mastroberardino – quest’anno riveste una doppia valenza, in considerazione dell’attuale situazione sanitaria ed economica. Da una parte, quello milanese rappresenta infatti il primo appuntamento che segna la ripresa delle attività dell’Istituto e dunque un modo concreto per ritornare sulle scene e ridare slancio alla promozione della cultura e della tradizione del vino italiano di alta qualità a livello internazionale. Dall’altro, costituisce un’occasione strategica per dare un chiaro segnale di ripartenza ai mercati globali, puntando soprattutto sul ruolo trainante dei fine wines italiani per l’intero settore. Siamo consapevoli delle enormi difficoltà che il comparto vino sta attraversando in questo particolare momento storico, ma siamo altrettanto convinti che tali difficoltà, attraverso il gioco di squadra e l’organizzazione di eventi ben studiati in grado di coinvolgere in sicurezza grande pubblico, operatori e professionisti, possono trasformarsi anche in opportunità. Come Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi siamo quindi pronti a dare il nostro contributo e a fornire un supporto concreto al rilancio e alla valorizzazione della produzione vitivinicola italiana di qualità nel mondo”.
    E in tal senso va visto anche l’Evento Istituzionale Annuale in programma a Roma nel mese di novembre che vedrà per la prima volta in Italia tutte le diciannove cantine di IGM con i loro titolari protagoniste di una speciale masterclass.
    IL PROGRAMMA IGM ALLA MILANO WINE WEEK
    Walk-around tastingLunedì 5 ottobre, ore 15.00 – 19.00 presso il Babila Building by Guastoni (piano terra)Ingresso solo su prenotazione. Info:milanowineweek.com
    Masterclass in collegamento con San Francisco“Istituto Grandi Marchi: Experience Diversity of Italy”Lunedì 5 ottobre, ore 19.00 – 20.30 presso Palazzo Bovara (sala Castiglioni)Degustazione guidata dal giornalista enogastronomico Daniele Cernilli.Ingresso solo su invito.
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    L’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, attualmente presieduto da Piero Mastroberardino, comprende 19 tra le più rappresentative aziende del Belpaese: Alois Lageder, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Col d’Orcia, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. Una compagine in grado di esprimere un fatturato di 560milioni di euro e un valore delle vendite all’estero pari al 6% dell’intero export enologico tricolore. LEGGI TUTTO

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    Vini Firriato: perché convincono così tanto?

    Firriato ha una storia lunga e appassionante, nata a partire dagli anni 80 dall’amore per le vigne di Salvatore di Gaetano, passione ramificata nel territorio del trapanese, nella contrada Firriato. Il Nero d’Avola, il Catarratto e l’Inzolia sono i primi tre vigneti autoctoni ai quali decide di dare rilievo, l’obiettivo ambizioso è quello di dare ancor più visibilità a una terra da sempre vocata alla coltivazione della vite, ma priva di produzioni di alta qualità. Il giovane imprenditore capisce subito che queste terre hanno un potenziale di crescita altissimo e investe costantemente in questi luoghi, innamorandosi subito di questi zone comprese tra la rocca dell’antica città di Erice e le coste di Trapani.
    La maggior parte dei vini Firriato sono il risultato di un meticoloso ciclo produttivo di uve nate nelle cinque tenute: Baglio Sorìa, Borgo Guarini, Dàgala Borromeo, Pianoro Cuddìa e Calamoni di Favignana. Quest’ultima è una rara perla del mediterraneo circondata dal mare, un terroir contraddistinto da radici che affondano su terreni emersi dalle acque, ricchi di fossili e conchiglie; vigne dalla singolare conformazione che regalano al vino una forte dote di mineralità e salinità.
    La produzione dei campi Firriato è improntata su una viticoltura moderna e sulla colonna portante da sempre proclamata dall’azienda siciliana: la priorità per la qualità del prodotto. Le doti migliori del vino nascono nel lungo processo di creazione, a partire dai vigneti fino alla maturazione finale in bottiglia. Ogni singola fase viene seguita scrupolosamente dai massimi esperti del settore, senza trascurare il minimo dettaglio.
    Dopo attente e accurate selezioni di uva durante la vendemmia, gli acini arrivano in cantina perfettamente integri, conservando tutte le peculiarità di ogni specifico vitigno. Pressature, follature e rimontaggi avvengono con criteri orientati alla tutela di tutte le sfumature di unicità che il terroir siciliano è in grado di offrire ai singoli frutti. È l’attenzione al dettaglio, la singolarità di ogni etichetta e il perfetto connubio tra qualità e passione che ha permesso a Firriato di diventare uno dei simboli più affermarti e riconosciuti dell’isola.
    La famiglia Di Gaetano è sempre stata attenta alle nuove tendenze dei clienti; la qualità enologica dell’azienda risiede anche nel saper riconoscere l’evoluzione costante dei gusti dei consumatori tramite nuovi vini, nuove tecniche e nuovi sapori introdotti costantemente dalla cantina Firriato. Ogni singola bottiglia propone un’anima che rispecchia appieno la bellezza e la generosità della terra siciliana; il duro lavoro della famiglia ha permesso all’azienda di fare da spartiacque nel rinascimento del vino di qualità siciliano.
    I temi a cui la cantina Firriato ha sempre risposto negli ultimi decenni sono: la biodiversità, il riscaldamento del pianeta e la sostenibilità ambientale. La prova tangibile dell’impronta green nel loro lavoro è stato l’investimento nella produzione di energia da fonti rinnovabili, mettendo in atto un’attenta politica di “Carbon Neutrality”.
    La magia dei vini Firriato
    Dai terreni fertili dall’Etna fino alla Favignana, la cantina Firriato è diventata negli anni un grande marchio dell’enologia, vini premiati e apprezzati nel panorama italiano e internazionale: prodotti di altissima gamma nati per soddisfare le esigenze dei consumatori più critici.
    Harmonium
    L’Harmonium Terre Siciliane IGT è un vino rosso dalla grande personalità, elegante e dall’indole ferma e decisa. Ha un corpo fresco e morbido con un importante equilibrio tannico, ideale per accompagnare occasioni conviviali e abbinamenti di carne rossa grigliata o in umido.
    Santagostino Baglio Sorìa
    Complessità e perfetto equilibrio tra alcolicità e freschezza fanno del Santagostino Baglio Sorìa una perla della realtà enologica Firriato. Da oltre 30 annate resta fedele alle sue origini: vicinanza alla costa, suoli argillosi-marnosi e condizioni pedoclimatiche uniche del panorama agricolo della Sicilia occidentale. Il vino ideale per carne di selvaggina dal forte sapore.
    Charme Bianco
    Blend di vitigni autoctoni e terroir dei ricchi terreni di Borgo Guarini: è così che nasce Charme Bianco, IGT Terre Siciliane dell’azienda Firriato. Nota rilevante del vino bianco è la sua vena acida che esplode in tutta la sua fragranza e solarità, una struttura morbida ed elegante da provare a tavola con fritture, insalate e cucina cinese.
    Charme Rosé
    Un omaggio delicato e piacevole agli amanti del rosé dei migliori vigneti autoctoni della Sicilia. Da uve rosse raccolte in netto anticipo sui terreni di Borgo Guarini nasce lo Charme Rosé Firriato, una meraviglia che esalta il palato regalando al degustatore un sorso brillante ed estroverso. Accompagna alla perfezione momenti di spensieratezza e svago insieme a portate di salmone, crostacei e insalate di mare.
    Gaudensius Blanc de Noir
    La bollicina per eccellenza della famiglia Firriato è il Gaudensius Blanc de Noir, un Etna DOC Superiore Metodo Classico Brut realizzato esclusivamente da uve Nerello Mascalese. Perlage raffinato, grana persistente, sottile e continua. Uno spumante di rara eleganza, nato da viti che affondano profonde radici sui terreni vulcanici dell’Etna. Una bottiglia dall’animo luminoso e complesso.
    Un’azienda siciliana che racconta la sua terra, i suoi valori e la sua cultura con calici raffinati e dal grande prestigio. Assaporando i vini Firriato ci si rende conto che non stiamo parlando solo di un’etichetta di alto livello: c’è un mondo inesplorato da scoprire al palato. La selezione completa della cantina Firriato puoi trovarla sul sito fratellimazza.it LEGGI TUTTO

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    La Collina dei Ciliegi: per palato o portafoglio vola acquisto di Amarone en primeur

    Massimo Gianolli
    Circa 70 tra private banker, responsabili di fondi di investimento, banchieri, manager di società finanziarie, partner di studi legali d’affari e commercialisti, ma anche giornalisti e winelover direttamente interessati ai progressi di un “investimento liquido in un mercato sempre più liquido”, specie se si parla di vino e di Amarone. Sale il grado di attenzione di un nuovo modo di intendere il vino – un mix tra investimento e passione – alla seconda Festa dell’en primeur de La Collina dei Ciliegi che si è svolta sabato 26 settembre.
    Rispetto alla prima edizione, l’evento ha visto triplicare la presenza in Valpantena di primeuristi e di potenziali nuovi investitori, pronti a scommettere su barrique di vino (225 litri) atto a diventare Amarone alla stregua di inediti futures finanziari. Succede a Erbin (Grezzana), nell’azienda dell’imprenditore della finanza e presidente di Generalfinance, Massimo Gianolli, che dallo scorso anno ha deciso di puntare sulle aree cru del proprio vigneto da dedicare esclusivamente alla pratica dell’en primeur, ovvero all’investimento direttamente in botte di vino pregiato che sarà stappato solo dopo qualche anno. Rispetto ai negociant francesi, però, gli investitori non sono quasi mai del settore e intervengono in qualità di appassionati e, sempre di più, per sperimentare nuove formule di investimento.
    “In un contesto di forte incertezza dell’economia e dei mercati – ha detto oggi Massimo Gianolli nel corso della festa – questa formula cattura un interesse particolare, perché garantisce elevati rendimenti più sicuri e meno volatili rispetto a quelli dei mercati finanziari. Inoltre, per la cantina vuol dire anticipare i flussi finanziari di qualche anno, con indubbi benefici sul cash flow, sugli oneri finanziari e sui rischi di credito legati alla vendita.”
    Rispetto allo scorso anno 13 nuovi investitori sono entrati a far parte del Club En Primeur che unisce appassionati di vino ed estimatori del brand de La Collina dei Ciliegi, che spesso si incontrano a Ca’ del Moro, per condividere pensieri e passioni, anche grazie all’esclusiva esperienza dei prelievi da botte per partecipare in prima persona, attraverso degustazioni nel tempo, all’evoluzione del proprio vino e alla fine alla sua messa in bottiglia.
    “Entro 3 anni – conclude Gianolli – puntiamo a riservare il 75% del nostro Amarone cru Ciliegio al Club En Primeur, attraverso la sua espansione nazionale e internazionale”. LEGGI TUTTO