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    Carpineto apre un archivio enoico con oltre 100 mila bottiglie vintage

    Un compendio storico della viticultura toscana di qualità in bottiglia. Un archivio enoico che non è solo una summa del passato, per quanto preziosa ed emozionante, non è solo un “magazzino”, ma un’opportunità, per chi vuole godere di proposte esclusive, bottiglie da collezionare, regali unici, vini maturi pronti da bere al massimo della loro espressività. […] LEGGI TUTTO

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    Al via il nuovo progetto “Wine Performance” dedicato all’aggiornamento continuo delle imprese

    Da lunedì 5 febbraio a mercoledì 7 febbraio 2024, nelle sale della bellissima e identitaria Villa Reale di Monza Viale Brianza, 1, (Monza-Milano), buyers provenienti da tutto il mondo porteranno le trattative commerciali con una selezione di aziende vitivinicole italiane con la distintiva formula dei one-to-one meeting. Nel corso della tre giorni, riservata esclusivamente agli operatori di settore, si svolgeranno incontri tra produttori e buyer creati su misura, tasting, masterclass e una serata di gala, declinandoli ulteriormente nell’innovativo approccio “human to human per consolidare i rapporti e creare partnership durature tra stakeholders.

    L’evento internazionale, completamente improntato sulla promozione e sull’export del Made in Italy vitivinicolo, torna con suoi incontri in formula one-to-one che hanno visto nelle precedenti edizioni la partecipazione di 80 aziende vitivinicole da tutta Italia, 80 buyer esteri e circa 40 giornalisti italiani e stranieri, e lancia un nuovo progetto “Wine Performance” dedicato all’aggiornamento continuo delle imprese costruendolo in collaborazione con l’Accademia della Vite e del Vino.

    Questi i punti di forza del format Italian Taste Summit – fondato e guidato da Joanna Miro, economista, marketer, broker, titolare dell’omonimo brand e CEO del gruppo Wine Global Aspect-WGA – che l’hanno reso il punto di riferimento per l’internazionalizzazione tailored made del vino italiano.

    Proprio il costante rapporto operativo sui mercati internazionali ha consentito e consente a Joanna Miro di rilevare e portare alla luce ogni dinamica ed evoluzione nelle logiche di marketing e vendita che prendono sopravvento e diventano dominanti sui mercati.

    “Sull’esperienza delle scorse edizioni dell’ITS cui ogni conferenza-seminario ha suscitato grande interesse da parte delle cantine partecipanti e a seguito del successo dei quattro seminari formativi proposti alla precedente edizione del 2023, e dai successivi ragionamenti in tema con l’Accademia Italiana della Vite e del Vino-AIVV – illustra Joanna Miro – è scaturita l’idea di unire le identità, quella innovativa di approccio human2human dell’Italian Taste Summit con il prestigio e la storicità della AIVV per una collaborazione che si concretizzerà nel format “Wine Performance” e dunque nell’organizzazione di seminari di aggiornamento permanente per le imprese del settore vitivinicolo sui temi di grande attualità e importanza per il comparto. Ho per questo avviato un percorso finalizzato a un accordo tra Wine Performance, di proprietà dell’ITS nonché fucina di formazione tecnica e consulenza per le aziende, e l’Accademia”.

    Joanna Mirò_ ITS

    “L’Accademia della Vite e del Vino – sottolinea Rosario Di Lorenzo dell’Università di Palermo che ne è presidente – per sua stessa natura è vicina al mondo della produzione, avendo tra i soci oltre che ricercatori anche imprenditori e altre componenti del mondo vitivinicolo. La domanda di formazione viene da più parti e interessa tutti i segmenti della filiera in considerazione del diverso livello di aggiornamento. Una risposta potrà venire dalla collaborazione tra l’Accademia della Vite e del Vino e WinePerformance/Italian Taste Summit”.

    I seminari saranno aperti a tutti gli attori della filiera – dall’azienda di produzione alle diverse figure della commercializzazione, fino ai comunicatori e ai giornalisti – con possibilità di frequenza anche da remoto. Verteranno sulle innovazioni in viticoltura ed enologia, sulla gestione aziendale, la legislazione e la fiscalità di settore e sul neuroselling.

    È evidente che in un contesto fortemente competitivo in cui la relazione commerciale è un elemento critico, sapere quali soluzioni e comportamenti sono più funzionali per il successo della vendita diventa strategico. “La dimensione del rapporto  human-to-human, che in neuroscienze si traduce in ‘brain to brain’, è fondamentale – illustra a questo proposito Vincenzo Russo, professore di neuromarketing alla IULM. Con le conoscenze di neuromarketing e le tecniche di neuroselling, disciplina che considera centrali le funzioni del cervello e il rapporto della mente umana con le emozioni e le scelte nei processi di vendita, coloro che si trovano in una condizione di concertazione e negoziazione potranno diventare più efficaci ed efficienti, aumentando le vendite e mandando in soffitta conoscenze obsolete che non servono più a nulla”.

    “I seminari – spiega Davide Gaeta, professore all’Università di Verona, consigliere e tesoriere dell’AIVV- saranno incentrati sulle principali acquisizioni della ricerca a partire dal vigneto fino ai mercati. L’approccio sarà applicativo per dare alle aziende e ai territori strumenti concreti per affrontare le criticità incontrate dal settore vitivinicolo”.

    Contatto per la stampa: Clementina Palese, giornalista professionista

    Mail: ItalanTasteSummit2024

    INFO E RIFERIMENTI

    IL FORMAT ITALIAN TASTE SUMMIT – Ispirato dai più grandi summit stranieri e forte dell’esperienza consolidata negli anni, Italian Taste Summit connette una selezione di aziende vitivinicole italiane con decine di buyers e operatori del settore provenienti da tutto il mondo, realmente interessati all’import delle produzioni italiane. Italian Taste Summit ha generato negli anni circa 4 mln di fatturato, oltre 220  trattative in sede e oltre 600 trattative di export dopo ciascuna edizione, posizionandosi tra i più importanti eventi di internazionalizzazione in Italia per importanza nel settore Wine&Beverage e unico format improntato all’export con ingresso riservato ai soli operatori del settore. La distintiva formula dei one-to-one meeting – declinata secondo l’innovativo approccio “human to human” – finalizzata a consolidare i rapporti e creare partnership durature tra stakeholder ha reso Italian Taste Summit il punto di riferimento per l’internazionalizzazione tailored made del vino italiano.

    JOANNA MIRO IDEATRICE E ANIMA DI ITALIAN TASTE SUMMIT

    Italian Taste Summit è il punto di riferimento per l’internazionalizzazione tailored made del vino italiano ed è nato nel 2019 da un’idea di Joanna Miro. Economista, marketer, broker e titolare dell’omonimo brand e AD del gruppo Wine Global Aspect, da oltre 15 anni Joanna è dedita al mondo del vino e all’approfondimento costante della conoscenza specifica del mondo enogastronomico italiano. La passione e la curiosità dedicata alla scoperta di piccole realtà vitivinicole, di vitigni rari e autoctoni e di tecnologie di produzione rare ed antiche hanno fatto di Joanna l’Ambassador dei vini Made in Italy nel mondo, distinguendosi per la profonda conoscenza dei processi gestionali delle realtà vitivinicole e la competenza nel posizionamento del brand nei mercati esteri e collaborando con i brand italiani più importanti e prestigiosi.

    Italian Taste Summit

    Via G. Marconi, 53 Residence Sorgente Milano 3 – Basiglio (MI)

    italian.taste.summit@joannamiro.com

    www.italiantastesummit.com

    Social:

    Instagram: https://www.instagram.com/italian.taste.summit/ LEGGI TUTTO

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    È nata l’associazione Piwi Italia

    PIWI Italia diventa ufficialmente un’associazione. Dopo la firma dello statuto durante l’evento nazionale Vini PIWI a Venezia all’Hotel Carlton on the Gran Canal di Venezia, l’associazione PIWI Italia, nata con lo scopo di promuovere vitigni resistenti alle malattie fungine e produrre vini sempre meno impattanti, è stata formalmente costituita e terrà la sua prima assemblea in primavera. L’atto costitutivo è stato registrato all’Agenzia delle Entrate venerdì 12 gennaio. Decisa anche la sede di PIWI Italia che sarà presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN).

    Le viti Piwi (“pilzwiderstandsfähig” in tedesco) sono incroci naturali tra vinifere europee e altre vitis di origini americane e/o asiatiche portatrici dei geni della resistenza e quindi sono piante in grado di difendersi da sole dalle principali malattie della vite. Questo significa maggior eco-compatibilità con l’ambiente circostante, maggior tutela della salute del consumatore, miglioramento della qualità di vita di chi lavora in vigna e di chi abita intorno al vigneto e riduzione delle emissioni di CO2 per un vino sano per chi lo acquista e lo beve.

    Il neo presidente di PIWI Italia Marco Stefanini firma lo statuto

    Il neo presidente di PIWI Italia è Marco Stefanini, responsabile dell’Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della Vite presso il Centro di Ricerca ed Innovazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN). Il vice presidente è Riccardo Velasco, direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CREA-VE) di Conegliano. Le due nomine rappresentano il trait d’union tra due tra i più importanti istituti di ricerca presenti nel nostro Paese e questo binomio rafforza la mission di PIWI Italia in quanto la ricerca per il miglioramento genetico, inserendo i geni della resistenza nelle varietà di vite da vino, apre nuovi e importanti scenari per la viticoltura italiana. I soci fondatori sono i presidenti delle associazioni Piwi regionali oggi esistenti: Daniele Piccinin dell’Azienda Agricola Le Carline di Pramaggiore (Ve) per il Veneto, Thomas Niedermayr della tenuta Hof Gandberg di Appiano sulla Strada del Vino per l’Alto Adige, Antonio Gottardi della Cantina La-Vis e Valle di Cembra per il Trentino, Stefano Gri della Cantina Trezero di Valvasone (Pn) per il Friuli Venezia Giulia, Alessandro Sala di Nove Lune di Cenate Sopra (Bg) per la Lombardia e PierGuido Ceste dell’omonima azienda di Govone (Cn) per il Piemonte.

    «Gli obiettivi della nuova associazione – spiega il neo presidente di PIWI Italia Marco Stefanini – sono di far conoscere ed ampliare la conoscenza delle varietà resistenti e far pressione, anche a livello politico, affinché altre regioni le autorizzino nel rispetto delle peculiarità regionali. Sicuramente l’impiego di varietà resistenti rende la pratica agronomica più sostenibile dato che le resistenze sono di tipo naturale. Quello che cerchiamo di sviluppare a livello scientifico è una maggiore variabilità. Sono iscritte nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite circa 600 varietà di Vitis vinifera, le 36 Varietà Resistenti attualmente presenti nel Registro Nazionale non possono sostituire 600 genotipi. La nostra attività di ricerca avrà proprio lo scopo di mettere a disposizione dei viticoltori un numero sempre maggiore di varietà resistenti per poter valorizzare al meglio il proprio territorio con quelle più adatte».

    I vini Piwi sono un fenomeno che sta crescendo in tutta Europa in dimensioni e qualità, ora anche in nel nostro Paese grazie alla nascita ufficiale dell’associazione PIWI Italia che raggruppa tutti i produttori di varietà resistenti del territorio nazionale. «E’ un momento storico per la viticoltura italiana – continua Stefanini -. Chiunque inizi a piantare varietà resistenti può iscriversi all’associazione che di fatto conta ormai più di 250 produttori italiani». Il nostro Paese ha avuto un percorso diverso dagli altri Stati europei perché l’impiego delle varietà resistenti nei vigneti non sono state autorizzate a livello nazionale. L’Italia ha delegato le regioni e alcune, come il Veneto, si sono subito adoperate per mettere a dimora questi vigneti. Hanno poi dato l’autorizzazione ai viticoltori di piantare le varietà PIWI: il Trentino, l’Alto Adige, la Lombardia, il Friuli-Venezia Giulia, il Piemonte (le regioni fondatrici insieme al Veneto), l’Emilia Romagna, le Marche, l’Abruzzo, il Lazio e la Campania. In termini di numeri il Veneto è la regione che la fa da padrone seguita dal Friuli-Venezia Giulia, ma con la metà delle varietà autorizzate rispetto al Veneto.

    La viticoltura, sebbene rappresenti solamente il 3% della superficie agricola europea, utilizza il 65% di tutti i fungicidi impiegati in agricoltura, ovvero 68 mila tonnellate/anno (fonte Assoenologi/Vini e Viti Resistenti). La diffusione massiccia di agenti patogeni, arginati da pesanti interventi chimici per non compromettere i raccolti, cozza oggi sempre di più con la nuova concezione socio-economica di transizione ecologica, di salubrità e di salvaguardia degli ambienti e quindi in questo contesto fare viticoltura convenzionale diventa sempre più complicato. Da qui la mission di PIWI Italia: la ricerca di varietà nuove, diverse e resistenti per garantire un futuro sostenibile e sano alle attività agricole come    chiave di volta per il rispetto del vigneto, di coloro che vi operano e del vino che verrà.

    Bisogna poi considerare che i cambiamenti climatici attualmente in corso porteranno alla necessità di individuare nuove varietà che meglio si adattino alle mutate condizioni. LEGGI TUTTO

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    La DOC Colli di Parma protagonista ad ALMA

    Mercoledì 17 gennaio, nel prestigioso contesto della Scuola Internazionale di Cucina Italiana ALMA, la DOC Colli di Parma si è aperta in un dialogo ricco di conoscenza e tradizione. In una lezione dedicata agli studenti del Corso di Sala, Bar e Sommellerie, il Consorzio dei Vini dei Colli di Parma ha offerto uno sguardo approfondito […] LEGGI TUTTO

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    Nuove vignaiole: Teresa Mincione, ma nulla è per caso

    Il 2024 parte bene, subito una bella novità. Scorrendo la mia timeline di Facebook mi imbatto in un post di Luciano Pignataro e sobbalzo sulla sedia. Luciano riprende un suo articolo che ha appena pubblicato su “Le Pagine del Gusto” del Mattino per raccontare la storia di Teresa Mincione, avvocato, sommelier con vari master, collaboratrice per oltre 12 anni della guida Slow Wine, scrittrice di vino, che ha deciso di passare dall’altra parte della barricata diventando produttrice. Ho conosciuto Teresa qualche anno fa in giro per l’Italia come inviata del Blog di Luciano Pignataro, poi la ricordavo molto impegnata nella sua professione di avvocato e mai mi sarei aspettato un cambio di vita così radicale, va da sé che era urgente sentirla subito per saperne di più.

    Vigneti di Casavecchia a Castel Campagnano

    Teresa, la prima domanda è ovvia, come, quando e perché hai deciso di diventare produttrice?

    Credo che nella vita esistano dei percorsi predestinati, ancestrali. E credo, al tempo stesso, che l’amore che si prova verso ciò che si fa con profonda e viscerale passione possa rivelarsi, in un’analisi a posteriori, un sottovalutato acceleratore d’arrivo verso ciò che all’inizio può apparire impossibile o un “mero” grande sogno nel cassetto. In un intreccio di situazioni importanti, ho avuto il felice coraggio di leggere ciò che la vita mi stava offrendo e di trasferirmi dall’altro lato della storia. Non più come chi racconta il territorio attraverso gli scorci di vite altrui, ma come chi, conscia del percorso fatto, attraverso il proprio vissuto, si impegna a narrare con il proprio lavoro, in vigna e in cantina, un terroir unico. In altre parole, far arrivare la preziosità di un piccolo areale dal grande potenziale, attraverso la voce di vitigni autoctoni tipici della provincia di Caserta: Casavecchia e Pallagrello. Voci piccole rispetto al coro del panorama enologico italiano, ma non da meno straordinarie, in grado di raccontare, con le sfumature che sono proprie di ognuno, un territorio che in un tempo fu reso grande anche dalla storia attraverso l’indimenticabile anima dei Borbone che tanto amarono il Pallagrello da inserirlo nella storica “vigna del ventaglio”.

    Casavecchia

    Ti ricordavo competente e preparatissima, ma tra scrivere di vino e fare vino, converrai con me, che c’è una bella differenza. Quando hai capito che eri pronta a far uscire un’etichetta con il tuo nome, sfidando gli strali della critica enoica e la competitività del mercato?

    Da degustatrice campana, ho sempre seguito i percorsi e le evoluzioni che i vitigni regionali avevano nel tempo. Ma il Casavecchia e Pallagrello, da sempre mi hanno affascinato. Ho iniziato per gradi, iniziando dal Casavecchia. Quando la mia vita è cambiata, diventando a tempo pieno, dedicata al vino, lo studio e la sperimentazione sul vitigno Casavecchia hanno caratterizzato il mio lavoro in vigna e in cantina, diventando i veri predecessori del prodotto finito. Il primo passo verso un vino di qualità è partire dalla cura profonda della vigna, come fosse una parte di te allocata in altro luogo. Solo attraverso una vigna sana nel totale rispetto della biodiversità e della natura può esistere un vino di qualità. Quando accanto all’idea di un vino autentico e di territorio, si è accompagnata la reale possibilità, vendemmia dopo vendemmia, di offrire un prodotto identitario, in grado di raccontare vitigno, annata e la passione di chi lo produce, allora ho ritenuto che il mio Nulla è per caso, Casavecchia in purezza, potesse aver vita. E l’anfora, contenitore antico quanto moderno, mi è stata d’aiuto. Creare un vino è un atto d’amore profondo, viscerale, attraverso il quale racconti una storia. È un’equazione irripetibile, quella che nasce dalla fusione del produttore con il suo vino, della sua vita con quella del suo vino, del suo tempo con quello del suo vino.

    Tra l’altro, con una ulteriore dose di grande coraggio, hai deciso di scommettere su un vitigno sicuramente non tra i più noti della Campania, il Casavecchia. Come mai questa scelta e quale disegno hai in mente per valorizzarlo e farlo conoscere di più?

    Il Casavecchia è un vitigno molto particolare, poco conosciuto e a mio parere, sottovalutato. Da sempre lo si conosce attraverso dettami che ad oggi non gli consentono di godere di una giusta luce. Grande estratto e energica potenza, i tratti che da sempre hanno accompagnato l’idea del grande pubblico. Eppure, nella giusta luce e prospettiva produttiva, può offrire il fianco ad una nuova chiave di lettura con conseguente cambio del panorama gustativo declinato in termini di bevibilità e piacevolezza, di freschezza e tannini che non imbrigliano ma completano il sorso. In altre parole, togliere per valorizzare, svestire più che coprire. Cosa farò per farlo conoscere? Cercherò di offrire una sua rilettura attraverso un nuovo modo di raccontarsi come vitigno misterioso ma al tempo stesso versatile e interessante in grado di rivelarsi nell’era moderna, piacevole, bevibile e gastronomico. È in vigna che nasce un buon vino, ma è a tavola che lo si apprezza a tutto tondo.

    Altra domanda di prammatica per chi si ritrova in un progetto nuovo riguarda il futuro. Ti concentrerai solo sul Casavecchia oppure hai già in mente qualcos’altro?

    La sperimentazione sul Casavecchia è stato il mio primo amore e non nego che un nuovo progetto per il racconto di questo vitigno è nei pensieri, ma in cantiere ci sono già delle novità che riguardano il Pallagrello nero, altro vitigno che fa parte della mia vigna (assieme al Pallagrello bianco) sulle dolci colline di Castel Campagnano. Tra i filari, viti vecchie di oltre trent’anni di Casavecchia, Pallagrello nero e Pallagrello bianco in un habitat che vede anche la presenza di un bosco che ben favorisce grandi escursioni termiche utili e preziose per le uve. Uno spicchio di territorio nel quale la biodiversità e sostenibilità sono certamente i punti fermi.  La mia è una piccolissima cantina che fa dell’identità e alla territorialità i cardini del proprio lavoro. 

    A corollario di queste parole così appassionate di Teresa, viene spontaneo pensare che non poteva esserci nome più azzeccato per il suo primo vino che ha deciso di chiamare «Nulla è per Caso». L’etichetta riproduce una tela del maestro Luca Bellandi, artista sensibile che ha ispirato Teresa nelle scelte decisive per la sua nuova vita di vignaiola.

    Il caso non esiste, forse esiste un disegno più grande e sta a noi coglierne i segnali e agire di conseguenza, con grande coraggio. Brava Teresa, un grande in bocca al lupo. LEGGI TUTTO

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    Hic et Nunc annuncia la prima annata di Mondano Monferrato DOC Nebbiolo 2021

    Con il 2023, #HicetNunc, azienda vitivinicola di #VignaleMonferrato, realizza un nuovo progetto enologico dedicato alla riscoperta e valorizzazione degli autoctoni piemontesi. Dopo i recenti tributi a #Cortese e #Baratuciat, rispettivamente con Mefrel e Felem, nel mese di novembre è stata presentata la prima annata di Mondano Monferrato DOC Nebbiolo 2021. Il #vino, derivante da un’unica […] LEGGI TUTTO

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    Cantina Tollo: l’export vola a +18,4%

    Cantina Tollo è sempre più internazionale: la quota #export della realtà teatina con sede a Tollo nel 2023 cresce del 18,4%, in particolar modo in Russia, Germania, Canada, Paesi Bassi e Francia. Il dato è stato reso noto durante la presentazione ai soci dell’esercizio di bilancio 2022-2023, tenutasi domenica 17 dicembre al CiakCity Polycenter di […] LEGGI TUTTO