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    Il consumo di vino e bevande alcoliche in Italia – aggiornamento ISTAT 2022

    Chi cerca trova. ISTAT non ha ancora pubblicato il suo aggiornamento annuale sul consumo di bevande alcoliche, ma ha aggiornato i dati sul database online e… in una bella mattina di fine maggio, alle 6 in attesa di un volo a Milano Linate, ho scaricato i dati. Che cosa è successo nel 2022 in tre parole: primo, il consumo di vino continua a crescere in termini di penetrazione totale sulla popolazione mentre, dopo la parentesi Covid, è ripresa con forza la tendenza verso il consumo sporadico. Secondo, e forse più importante: il consumo di vino sta lentamente ma costantemente muovendo verso una “gender parity”, dove i nuovi consumatori sono soprattutto le donne. Nel 2022 second ISTAT la penetrazione del consumo di vino è scesa per i maschi al minimo storico del 65%, mentre per le donne è salita al massimo storico del 45%. Ci sono ancora 20 punti di differenza, soprattutto tra i consumatori abituali. Invece, i consumatori sporadici sono il 35% degli uomini e il 30% delle donne, quindi quasi uguale. Passiamo ai dati, con una avvertenza: la penetrazione totale delle bevande alcoliche non sembrerebbe essere presente nelle tavole, così come quella delle altre bevande alcoliche, dove si trovano soltanto dati di grande dettaglio. Se verranno pubblicati, aggiornerò il post. Intanto, nuove pagine dedicate nella sezione Solonumeri con i dati completi e scaricabili. LEGGI TUTTO

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    Belgio – importazioni di vino – aggiornamento 2022

    Il 2022 per il settore del vino in Belgio non ha destato particolari sorprese. Le importazioni sono risalite poco sopra il miliardo di euro, +8%, tornando al livello pre-Covid. Sebbene rispetto al 2021 sia la Francia a mettere a segno il maggiore incremento (+10%) e l’Italia invece sia tornata indietro (-11%), se ci confrontiamo con il 2019, quindi l’anno precedente in cui si era intorno al miliardo, ci accorgiamo che l’Italia ha guadagnato circa il 20% mentre la Francia soltanto il 5%. Quindi un dato non positivo, ma nemmeno da buttare via. Ovviamente i dati hanno ordini di grandezza differente, in quanto la Francia rappresenta il 56% del consumo di vino belga in valore, contro il 12% dell’Italia, che però come dicevamo sopra ha guadagnato quote negli ultimi anni, da una posizione di relativa debolezza nel contesto europeo. Da notare che la Spagna è tornata il secondo fornitore di vini spumanti del Belgio, causa il calo delle importazioni dall’Italia. Passiamo a un breve commento.

    La Francia è il principale fornitore di vino per il Belgio, con una quota di mercato del 56% in valore nel 2022 (64% spumanti, 54% vini fermi). La Francia ha registrato una crescita delle sue esportazioni di vino verso il Belgio del 10% in valore dal 2021 al 2022, ma stabile rispetto al 2017.
    L’Italia, con una quota di mercato del 12% in valore nel 2022 (13% vini fermi, 12% spumanti) ha registrato una diminuzione delle esportazioni dell’11% in valore dal 2021 al 2022, ma con una crescita annua media del 10% dal 2017 al 2022. L’Italia ha avuto una forte performance nel 2021, soprattutto per i vini spumanti, ma ha perso terreno nel 2022, con un calo delle importazioni di spumante del 32% a 34 milioni di euro, dopo aver più che raddoppiato nel 2021.
    La Spagna è il terzo fornitore di vino con una quota di mercato del 10% in valore nel 2022. La Spagna ha registrato una crescita delle sue esportazioni di vino verso il Belgio del 16% in valore dal 2021 al 2022, ma con una diminuzione annua media dell’1% dal 2017 al 2022. La Spagna ha sofferto la concorrenza dell’Italia nel segmento degli spumanti, dove ha perso quote di mercato negli ultimi anni.
    I Paesi Bassi sono un intermediario importante per le importazioni di vino in Belgio, con una quota di mercato dell’8% in valore nel 2022 una crescita del 4% in valore dal 2021 al 2022 (+14% annuo medio dal 2017 al 2022). Non si sa però qual è l’origine effettiva dei vini importati dai Paesi Bassi.
    In termini di volumi, le importazioni di vino in Belgio sono diminuite in volume del 21% dal 2021 al 2022, dopo un aumento del 29% dal 2020 al 2021, per un totale di 2.7 milioni di ettolitri. Vista la volatilità di questi dati potremmo dire che il Belgio è un paese da 3 milioni di ettolitri di vini all’anno (visto che loro non ne producono o quasi), di cui 1.3 vengono dalla Francia, 0.4 dalla Spagna e 0.3 dall’Italia e dalla Germania ciascuno.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vini da investimento: mercato in crescita negli ultimi 10 anni. Contributo di Emanuel Paglicci

    Ricevo e pubblico questo contributo di Emanuel Paglicci.
    a cura di Emanuel Paglicci, CEO di Wine Profit
    Negli ultimi decenni, il vino pregiato è diventato un asset sempre più popolare tra gli investitori più esperti e i non, soprattutto per chi desidera diversificare il proprio portafoglio. Un trend in continua crescita, testimoniato dal Knight Frank Luxury Investment Index, secondo il quale l’andamento del mercato del vino pregiato ha registrato un’impennata del +137% negli ultimi 10 anni. A confermarlo è anche l’indice Liv-ex 100 che misura proprio l’andamento dei vini pregiati in Europa e che ha riportato nel 2022 un +7,1%.
    Come entrare, quindi, nel mondo degli investimenti di vino? Investire nel vino significa, prima di tutto, diventare un collezionista di bottiglie di pregio. Non bisogna però essere in prima persona degli esperti per saperle riconoscere: abili sommelier degustano ogni anno i vini non appena questi vengono rilasciati sul mercato e, in alcuni casi, l’assaggio viene fatto ancora prima che il vino sia imbottigliato e commercializzato, come nel caso della campagna En Primeur di Bordeaux. Solo circa l’1% della produzione vinicola globale supera l’accurata selezione e diventa a tutti gli effetti un vino di pregio, su cui è quindi possibile l’investimento.
    L’autenticità e la corretta conservazione di una bottiglia sono il punto di partenza essenziale quando si acquista una collezione che si intende monetizzare in seguito. Nel valutare la qualità di un vino, inoltre, vengono tenute in considerazione le sue caratteristiche gustative, che contribuiscono all’assegnazione di un punteggio in una scala da 0 a 100: per essere considerato da investimento, il vino deve totalizzare almeno 90 punti. Il principale fattore che concorre nella definizione di vino da investimento, però, è la sua domanda sul mercato, che dev’essere superiore alla sua produzione. In questo modo, le bottiglie iniziano ad essere particolarmente richieste e ciò consente di avere buone possibilità di liquidazione sia in termini di prezzo che di tempistica.
    L’andamento climatico è infine un fattore determinante per la produzione e la qualità del vino: nei prossimi anni, il Climate change e la siccità andranno a influire notevolmente sulla scarsità dei raccolti, determinando variazioni significative di carattere sensoriale e organolettico. Nel 2022, ad esempio, la produzione dei vini en-primeur di Bordeaux è stata solo del 30% rispetto all’annata precedente: questo significa che la quantità delle bottiglie prodotte sarà minore e i prezzi di partenza più alti. Tra 7-9 anni quando i vini saranno pronti per essere venduti – 2 anni per l’imbottigliamento e 5-7 anni come durata dell’investimento – la disponibilità di bottiglie sarà ancora più bassa e i prezzi aumenteranno sempre di più.
    Quali sono, quindi i numeri del vino? Per prima cosa, il vino da investimento ha sempre ottenuto una crescita media annuale del 10%, percentuale che può variare a seconda del budget investito e delle bottiglie di pregio che si riesce ad inserire all’interno del proprio portafoglio. È inoltre un bene tangibile, senza nessuna correlazione con gli altri mercati globali ed è esente dalla tassa sulla plusvalenza. Il vino da investimento ha la possibilità di essere liquidato in qualsiasi momento ma è bene sottolineare che, qualora le condizioni di mercato non dovessero essere favorevoli, si potrebbe incorrere in una riduzione del prezzo di vendita, rispetto a quello stimato e in un  allungamento delle tempistiche di liquidazione. Ancora, ogni collezione è totalmente assicurata, resistente alla recessione del mercato finanziario ed è stoccata all’interno di magazzini fiscali che ne garantiscono la conservazione, secondo le corrette condizioni: minima esposizione alla luce, umidità e temperatura costante, assenza di vibrazioni e forti odori – come spiega Wine Profit, società ibrida innovativa, che si posiziona tra due realtà del mercato: le società di investimento nel vino e i commercianti di vino e che possiede circa 65.000 bottiglie di vino a magazzino, con un valore economico di oltre 7 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Cava – produzione e vendite, aggiornamento 2022

    I dati che analizziamo oggi sono relativi al vino spumante Cava per il 2022, come riportati nell’annuale rapporto statistico del consorzio (che ha cambiato indirizzo, ora www.cava.wine). La produzione del Cava è ferma da tempo poco sopra 250 milioni di bottiglie annue, frutto di una superficie vitata di 38274 ettari (in leggerissima crescita negli anni) e di 6144 operatori (questi invece in calo negli anni). Due sono le principali tendenze che vale la pena di sottolineare: 1) dal punto di vista geografico un forte ribilanciamento verso “il resto del mondo”, non solo fuori Europa ma direi fuori dai principali mercati. Per dare un numero, 5 anni fa erano 54 milioni le bottiglie che andavano all’estero fuori dai primi 5 mercati, oggi sono oltre 70 milioni; 2) una evidente strategia di miglioramento del mix, con la parte riserva salita all’11% del totale e la parte gran riserva a quasi il 2%. Sorprendentemente, dopo anni di sviluppo si stoppa la versione rosata, ferma al 10% del prodotto mentre sale al 13% la quota di prodotti “bio”. Bene, queste sono le considerazioni principali, per un approfondimento vi invito a continuare la lettura del post.

    La produzione di Cava tocca quota 255 milioni di bottiglie nel 2022, +1%.
    Di questa, la parte del mercato spagnolo scende del 7% a 78 milioni di bottiglie, seguendo il trend molto volatile, ma strutturalmente calante degli ultimi anni.
    Vanno peggio le cose in EU (ex Spagna), dove le esportazioni calano per la prima volta dopo oltre 10 anni sotto i 100 milioni di bottiglie, esattamente 97, con un calo del 12%. La Germania è stabile a 30 milioni, ma crollano sia il Belgio (-9% a 21), che il Regno Unito (-15% a 17 milioni). Va bene invece la Francia (+13%) che dimostra di apprezzare i prodotti esteri (lo vediamo anche per il nostro Prosecco).
    A fare il saldo è quindi il resto del mondo, quindi Europa non Euro e resto. Gli USA sono stabili a 30 milioni di bottiglie, esplode la Svezia a 12 milioni (+36%), la Russia fa +15% (!), la Svizzera addirittura +50%. Sono invece in controtendenza i dati del Canada (-8%).
    Infine, un accenno alle tipologie. La “Riserva” sale a 29 milioni di bottiglie, +13%, mentre la Gran Riserva fa +11% (4.3 milioni di bottiglie), la versione rosata resta ferma la 10% (circa 25 milioni di bottiglie) mentre quella “bio” sale al 13% del totale, quindi circa 32 milioni, dal 9% del 2021.
    Buona consultazione.

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    Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2022

    È il momento di rinnovare l’analisi sul valore del prodotto vino per paese, lavoro che portiamo avanti da anni combinando il volume prodotto con i prezzi medi di esportazione. L’approccio è tanto originale quanto imperfetto, nella misura in cui non è detto che il prezzo medio del vino esportato sia uguale al prezzo medio del vino prodotto. È decisamente più vero per i grandi paesi esportatori, lo è di meno per quelli che si bevono la maggior parte di quello che producono (per intenderci, gli americani). Comunque, per smussare i picchi, moltiplichiamo i dati di produzione per la media degli ultimi 3 anni del prezzo di esportazione. Il 2022 è stato un grande anno da un punto di vista dell’incremento dei prezzi e un anno medio per quanto riguarda i volumi prodotti. La colonna del 2022 dice 88 miliardi di euro, un valore comparabile con il precedente picco toccato nel 2018. Chi vince? Beh decisamente la Francia, capace di un balzo del 16% del prezzo delle sue esportazioni di vino a 882 euro per ettolitro, 2.5 volte il prezzo italiano e con un livello di produzione 2022 tornato sopra la media decennale (dopo il disastro del 2021). Passiamo a un commento più specifico.

    Incrociando prezzi medi di esportazione (UN Comtrade principalmente) e volumi prodotti (OIV) arriviamo a stimare un valore del mercato del vino mondiale a 88 miliardi di euro, +11% sul 2021 e +15% sulla media decennale.
    L’accelerazione maggiore viene “dalla cima” e dalla Francia in particolare, che beneficia del forte incremento del prezzo medio dell’export e della ottima vendemmia, toccando una valore stimato di quasi 35 miliardi di euro, il 28% sopra la media storica.
    Il dato italiano è buono ma non sul medesimo livello, visto che la dinamica dei prezzi è più moderata (+11%). Secondo il nostro calcolo il valore (usando la media dei prezzi di export del triennio) è intorno a 16 miliardi di euro.
    La forbice di maggiori prezzi ma meno produzione ha determinato un incremento più moderato del mercato americano, stimato a 9 miliardi di euro e di quello spagnolo, poco sopra i 5 miliardi di euro.
    Sebbene si parta da numeri molto limitati in volume produttivo, è la Nuova Zelanda a mostrare i maggiori progressi tra gli altri paesi. In una ideale classifica, il valore del suo prodotto è stato leggermente superiore a quello del Sud Africa (che produce più del doppio in volume).
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    Veneto – produzione di vino e superfici vitate 2022 – dati ISTAT

    Cominciamo il commento dei dati di produzione di vino 2022 con la regione Veneto. Nonostante abbia provato a far generare questi commenti al GPT, purtroppo ho dovuto concludere che devo scriverli io: escono frasi fatte tutte uguali, errori grossolani (il nostro amico confonde il “diviso 1000” con “per ogni 1000 abitanti…”) commenti poco focalizzati sull’attualità. Dunque, si parte con il Veneto, principale regione vinicola italiana con e una produzione che sfiora 12 milioni di ettolitri nel 2022, +9% sul 2021 e +21% sulla media decennale, in entrambi i casi sopra il dato nazionale di +6% e +14%. Il Veneto è ovviamente la patria dei vini bianchi (spumanti in particolare), che rappresentano l’81% della produzione degli ultimi anni e quasi il 90% della produzione dei vini DOC (87% per essere precisi). Il Veneto è anche una delle regioni in cui si evince uno strutturale incremento delle superfici vitate, che hanno raggiunto quota 94710 secondo ISTAT. Bene, passiamo a un commento più dettagliato nel resto del post.

    La produzione di vino in Veneto nel 2022 è stimata in 11.87 milioni di ettolitri, in crescita del 9% rispetto al 2021. Andando nel dettaglio, i bianchi sono a 9.6 milioni di ettolitri con un +8% sul 2021 e un +27% sulla media storica, mentre per i rossi a 2.3 milioni di ettolitri siamo a +13% (quindi una dinamica leggermente più spinta) ma di fatto abbastanza allineati ai dati storici (+2%).
    Per quanto riguarda le tipologie qualitative, la spinta del Prosecco si fa sentire sui dati dei vini DOC, ormai al 77% della produzione totale veneta, 9.2 milioni di ettolitri nel 2022 e il 47% superiori alla media decennale, con un +10% sul 2021. I vini IGT sono stati prodotti per 2.3 milioni di ettolitri, +7% sul 2021 ma -16% rispetto alla media storica, mentre i vini comuni sono ormai residuali con 350mila ettolitri, quasi il minimo storico, il 56% sotto la media storica.
    Incrociando colori e tipologie, i vini bianchi sono 82% DOC, 14% IGT e 4% comuni, i vini rossi sono 51% DOC, 45% IGT e 4% comuni.
    La superficie vitata in Veneto è di 94.710 ettari, in aumento dello 0.8% rispetto al 2021. Tra le province venete, Treviso (41.510 ettari e 5.6 milioni di ettolitri) è la più importante, seguita da Verona con una superficie vitata di 28.490 ettari e una produzione di vino di 3.1 milioni di ettolitri. La resa per ettaro in Veneto è di 159 quintali di uva, superiore del 40% rispetto alla media nazionale di 114 quintali. LEGGI TUTTO

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    Champagne – dati di mercato ed esportazioni 2022

    Il 2022 è stato un anno di nuovo eccellente per lo Champagne. La crescita rispetto a un 2021 già molto positivo è stata del 2% a volume, da 321 a 325 milioni di bottiglie, e del 10% circa a valore, passando da 5.7 a 6.3 miliardi di euro. Il discorso è quello che abbiamo fatto tante volte: la crescita nel settore del vino, a esclusione di piccole nicchie, viaggia sul binario della qualità e dell’incremento dei prezzi. E queste statistiche lo mostrano molto bene, con un gap tra volumi e valore dell’8%, soltanto in parte giustificabile con la svalutazione dell’euro (che comunque ha aiutato pensiamo per almeno 3-4 punti percentuali). Nel dettaglio dei numeri è stato di nuovo l’anno dei paesi extraeuropei, cresciuti del 5% a volume, rispetto alla Francia che ha invece visto calare i volumi consumati del 2% circa, con una quota sul valore del prodotto consumato ormai scesa al 35% del totale. In mezzo c’è il resto d’Europa che mostra un ulteriore +2% sul 2021. Bene, dopo questa introduzione passiamo a un breve commento delle tabelle.

    Lo Champagne ha avuto una forte domanda nei principali mercati nel biennio 2021-2022, con tassi di crescita a doppia cifra in quasi tutti i paesi sia in valore che in volume. L’unica eccezione è la Cina, che ha registrato una diminuzione sia del valore (-18%) che in volume (-21%) nel 2022, a causa delle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia.
    Gli Stati Uniti sono il primo mercato estero per lo Champagne (la Francia resta il principale in assoluto, con 2.2 miliardi di euro di valore “in uscita dalla cantina”) in termini di valore con 947 milioni, ma il secondo in termini di volume con 28 milioni di bottiglie. Hanno avuto una crescita del 19% nel valore e una diminuzione dell’1% nel volume nel 2022 rispetto al 2021.
    Nonostante l’andamento altalenante degli ultimi anni, il Regno Unito resta il secondo mercato estero in termini di valore, precedendo il Giappone., ma il primo in termini di volume. Le esportazioni di Champagne nel Regno Unito hanno avuto una crescita del 9% nel valore e una diminuzione del 6% nel volume nel 2022 rispetto al 2021.
    In termini di prezzo mix, la Cina nonostante il calo è il paese con il più elevato prezzo di importazione, 32 euro, mentre Stati Uniti e Giappone sono a 28 e 26 euro per bottiglia, seguiti da Italia, Spagna e Svizzera intorno a 23 euro.

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento febbraio 2023

    La partenza 2022 per il vino italiano comincia a mostrare qualche crepa. Lo si vede chiaramente dai dati appena commentati sulle vendite al dettaglio (dove il calo dei volumi e la “piramide” rovesciata DOC/IGT/comuni, a favore di questi ultimi sono inequivocabili segni di debolezza) ma anche le esportazioni. Sebbene le esportazioni siano cresciute del 7% nel mese, portando il saldo da inizio anno al +3.6%, la spinta di alcuni mercati sta venendo a mancare. Stiamo parlando del mercato inglese, -17%, o canadese, -22%, per ora compensati dalla forza del mercato americano e tedesco, +12% circa per entrambi nel bimestre, che sembrerebbe insostenibile andando avanti. Sono ovviamente mesi in cui gli spumanti non fanno la differenza (potrebbero aiutare in marzo grazie alla Pasqua anticipata di una settimana rispetto allo scorso anno), ma anche in questo segmento la forza del Prosecco nei primi due mesi dell’anno non si vede. Bene, passiamo a un breve commento nel resto del post, come sempre completo di diversi grafici e tabelle.

    Le esportazioni sono aumentate del 6.7% nel mese di febbraio, raggiungendo 575 milioni di euro. Nei 12 mesi precedenti, le esportazioni sono quindi a +8% (7.9 miliardi di euro), mentre nei primi due mesi dell’anno, siamo a +3.6% o poco più di un miliardo di euro.
    I volumi sono cresciuti del 2% in febbraio ma restano in calo dell’1% in a 3 milioni di ettolitri sul bimestre.
    Dal punto di vista delle categorie, i vini fermi in bottiglia nel bimestre sono cresciuti del 2%, i vini sfusi del 7% e i vini spumanti del 6%. Curiosamente ma ovviamente si tratta di un periodo poco rilevante, il Prosecco non ha tirato la categoria, essendosi fermato a +4% nei primi due mesi.
    Nei primi due mesi dell’anno, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate dell’11.6%, raggiungendo 263 milioni di euro, mentre in Germania la crescita è stata dell’11.8%, per 170 milioni di euro. Proseguono i dati negativi nel Regno Unito (-16% nel mese, -17% nel bimestre, portando a 0% il saldo sui 12 mesi) e in Canada (-17% in febbraio, -22% nel bimestre ma ancora in crescita sul saldo a 12 mesi).
    Vi allego anche l’andamento in due mercati emergenti importanti: la Cina dove “spiegabilmente” le cose non vanno bene anche dopo la fine dell’anno e la Russia dove a mio modo di vedere inspiegabilmente l’export di vino non da segni di indebolimento.
    Buona consultazione. LEGGI TUTTO