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    Corea – importazioni di vino – aggiornamento 2021

    La Corea del Sud è un mercato del vino che sta letteralmente esplodendo. Lo avevamo già scritto lo scorso anno (link) e il 2021 è stato l’anno dell’esplosione su numeri decisamente importanti: 473 milioni di euro (+63%) per 770mila ettolitri di vino (+41%). D’altronde si tratta di un paese con 77 milioni di persone e un PIL pro-capite ormai paragonabile a quello italiano (nel senso che loro sono cresciuti e noi siamo calati…) e una forte attrazione ai prodotti esteri, al lusso europeo in particolare. La combinazione di prodotti di lusso e vino è poi presente in alcuni grandi gruppi europei come LVMH, molto presente nella regione. La Francia ovviamente domina, con il 32% del mercato (quasi il 70% dei vini spumanti), seguita da USA e Italia e poi dal Cile, che è invece il leader in termini di volumi. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le importazioni di vino in Corea sono cresciute a passo spedito negli ultimi anni, senza passi falsi. Calcoliamo una crescita annua del 22% in euro (24% in valuta locale) e del 15% annuo per i volumi nel periodo 2016-21.
    Il 2021 come vedete dal grafico è stato l’anno dell’esplosione. I 473 milioni di euro di cui dicevamo sopra lo classificano al 18esimo posto nel mondo tra i paesi importatori di vino, non distante dalla Norvegia per intenderci.
    La posizione predominante è quella della Francia che ha esportato nel 2021 153 milioni di euro di vino (+87%) per 130mila ettolitri (81%). Di questi, 45 milioni sono relativi ai vini spumanti.
    L’Italia è allo stesso livello degli USA a circa 76 milioni di euro nel 2021, di cui 10 milioni sono vini spumanti e 66 milioni sono vini fermi, per un volume esportato di 125 mila ettolitri. Quindi volume uguale alla Francia, valore la metà.
    Gli USA come dicevo prima sono a 77 milioni di euro, per 78mila ettolitri (quindi come prezzo medio sono abbastanza vicini alla Francia), mentre i cileni sono il quarto esportatore nel paese con 63 miloni di ettolitri e circa 170mila ettolitri.
    Sono invece molto meno rilevanti i valori di Spagna, Australia e Nuova Zelanda per quanto come vedrete dalla tabella viaggiano su variazioni percentuali decisamente importanti.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I prezzi all’origine del vino – aggiornamento 2022 su dati ISMEA

    Inflazione? Quale inflazione? L’analisi di oggi riguarda i prezzi all’origine del vino e ci restituisce un quadro abbastanza differente da quello che potevamo immaginarci guardando l’andamento dei prezzi al dettaglio di vino. Ossia, secondo i dati di ISMEA che calcola un indice dei prezzi delle varie categorie di vino, nel 2022 i prezzi all’origine del vino sono mediamente calati del 3% sul 2021 e hanno chiuso l’anno (dicembre) il 2% sotto il medesimo mese del 2021. Ovviamente ci sono eccezioni e diversi andamenti tra le categorie, con un calo per i vini da tavola e un leggero incremento per i vini DOC, ma il grafico che vedete sopra ci dice che mentre per l’agricoltura i prezzi sono saliti molto, ciò non è successo per i vini. E ci dice anche se fino a metà 2022 i prezzi dei vini erano cresciuti di più in prospettiva storica (indice 100 nel 2010), da metà 2022 in realtà la situazione si è invertita. Nel post trovate poi i dati dedicati ai prezzi in euro per ettolitro delle delle principali DOC bianche e rosse, che mediamente crescono più di quanto dicono i prezzi indice di ISMEA: per le DOC bianche la “media del pollo” di queste 27 DOC dice +9%, mentre per le DOC rosse il medesimo calcolo su 37 nomi dice +12%. Il quadro generale mi sembra chiaro e coerente con il principio che i prezzi si alzano dove c’è la possibilità di farlo, ossia dove il venditori hanno il cosiddetto “pricing power”, ossia il potere di chiedere di più.
    Infine, e prima di addentrarci nei dati nel resto del post, mi fa piacere comunicarvi che tutti questi dati sono ora fruibili in formato scaricabile nella sezione Italia di Solonumeri del blog (in fondo).

    I prezzi indice del vino sono leggermente calati nel 2022 da 153 a 148 (-3%) a fronte di un incremento dei prezzi dell’agricoltura del 5% e di tutte le coltivazioni agricole dell’11%. In verità guardando il valore dell’indice di 148, nel 2022 è stato esattamente uguale a quello dell’agricoltura, “ricucendo” la differenza sostanziale che si era venuta a creare negli scorsi anni.
    Per categoria come vedete sono scesi del 6% i prezzi dei vini comuni (soprattutto rossi) e dei vini IGT, mentre sono stati stabili quelli dei vini DOC. In “uscita” dal 2022, il calo è più marcato per i vini comuni, che sono più bassi della media dell’anno e dicembre-su-dicembre sono scesi del 13%, mentre sono in ripresa i prezzi dei vini IGT e i vini DOC mostrano un sano e costante percorso di crescita che porta il fine 2022 a un indice di 172, contro 162 dell’anno scorso e 160 per la media del 2022.
    Passando ai prezzi medi per DOC in euro per ettolitro, le tabelle dicono più di molti commenti e forse le vere considerazioni vanno fatte guardando le serie nel lungo termine. Così facendo si scopre che il Prosecco sta raggiungendo le massime quotazioni di sempre (237 euro per ettolitro), come anche la base spumante Trento DOC (312) e anche il Conegliano Valdobbiadene (281, poco sopra il precedente picco), a dimostrazione della “tensione positiva” degli spumanti.
    Nel segmento dei vini rossi non dovrebbe passarvi inosservato il quasi +30% del Barbaresco a 650 euro per ettolitro, gli 870 euro del Barolo e in genere di tutti i vini piemontesi che trovate scorrendo la lista.
    Buona consultazione!

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento novembre 2022

    Le esportazioni di vino italiane perdono un po’ di velocità in novembre (+5%) ma mantengono il passo dell’11% circa di crescita. Il principale segnale positivo nei dati che presentiamo oggi è l’andamento dei vini spumanti: novembre è usualmente il secondo mese più importante dell’anno per la categoria e quest’anno novembre è stato marginalmente sopra ottobre (227 milioni contro 220), il che è un buon segno. Di veri e propri segnali negativi se ne vedono pochi. Se volessimo trovarli, dovremmo analizzare in dettaglio la stabilizzazione delle esportazioni di vini fermi in bottiglia, che da un paio di mesi a questa parte sono stabili. È molto difficile dire quanto sia dovuto a un vero e proprio rallentamento (Svezia, Danimarca, Canada e in parte Regno Unito hanno avuto un mese così così) o si tratti di una base di comparazione particolarmente elevata a questo punto dell’anno.
    Certamente ci avviamo a chiudere il 2022 con un export in crescita dell’11% circa, un dato molto simile a quello delle esportazioni francesi (i primi dati, che non abbiamo ancora in modo dettagliato, dicono +11%) dopo un primo semestre in cui i francesi andavano molto meglio di noi. I francesi sono stati “colpiti” sul finire dell’anno dal tappo alle esportazioni di Champagne (essenzialmente i volumi non possono crescere più del livello a cui sono arrivati, leggete il post su Laurent Perrier tra qualche giorno) e dobbiamo immaginare dal forte rallentamento in Cina dovuto al Covid sul finire del 2022. Possiamo invece già dire che il nostro export sia andato molto meglio di quello spagnolo, che a fine novembre veleggiava intorno al +3%.
    Passiamo a una breve analisi dei dati, dopo questa lunga introduzione.

    Le esportazioni di Novembre sfiorano 750 milioni di euro, +4.8% sullo scorso anno, portando il totale a circa 7.3 miliardi di euro e il “12 mesi rolling” a 7.9 miliardi, entrambi i dati circa l’11% sopra il corrispondente dello scorso anno.
    Come vedete dalle tabelle la crescita dei vini in bottiglia sta perdendo velocità e attualmente si posiziona intorno al +7-8% nei dati cumulati, mentre gli spumanti mantengono un ritmo di crescita nell’intorno del 20% (+14% in novembre, ma si tratta di un mese pesantissimo).
    A fare la differenza tra le due categorie sono soprattutto i volumi: nel caso dei vini fermi sono in calo del 2/3% sullo scorso anno, mentre per i vini spumanti siamo ancora in crescita del 7/8%. C’è però anche un effetto prezzo-mix, molto meno significativo: il prezzo medio degli spumanti viaggia sul 13-14% mentre quello dei vini fermi è intorno al 9/10%. Comunque per riassumere, la differenza tra il +7% e il +20% dei vini fermi contro spumanti è circa 9-10 punti dovuta ai volumi e 3-4 punti dovuta al prezzo mix.
    Parlando di mercati, sta ovviamente decelerano il Nord America dopo un periodo di forte recupero, con gli USA ora sul passo dell’8% e il Canada ancora a +14% ma in veloce regressione. Mi sembra che sia un po’ una tendenza della maggior parte delle aree geografiche, dopo un periodo caratterizzato dalla fase finale del recupero dal Covid. Dati molto negativi ce ne sono pochi, tra questi certamente la Cina che si appresta a chiudere l’anno intorno al -10/15%, la Norvegia (-7/8%) e ovviamente l’Ucraina (intorno al -30%).
    Restano invece inspiegabilmente buoni i dati relativi al mercato russo.

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    L’investimento in vino – analisi comparata con borse e oro 2013-2022

    L’investimento in vino pregiato rientra sempre più tra le opzioni alternative a disposizione dei risparmiatori. Il prossimo lancio della piattaforma Liquinvex è una delle iniziative che lo promuoverà in modo ancora più capillare anche per gli investitori italiani, sinora costretti a “emigrare” sulle piattaforme inglesi oppure al “fai da te”.Oggi proviamo ad analizzare che cosa è successo negli ultimi anni al valore di questi vini, usando i dati Liv-Ex che dal 2013 forniscono anche degli indici diversificati per area geografica. Per renderli “digeribili” li abbiamo convertiti in euro, essendo basati su prezzi in sterline. In questo modo possiamo anche calcolare l’andamento dei vini italiani, che ci riguardano più da vicino. Oltre all’analisi del (lusinghiero) rendimento di questo investimento, ci spingeremo un passo più in là, cercando di confrontare questo investimento con altri come la borsa italiana (indice FTSE MIB), la borsa americana (indice S&P500), ma anche il semplice tasso di inflazione oppure l’investimento in oro.Lo facciamo nel modo più equo possibile: beni come l’oro o, nel nostro caso, i vini non offrono un rendimento a differenza di quanto succede per i titoli azioniari. Abbiamo dunque tenuto conto di questa caratteristica aggiungendo al valore degli indici borsistici il dividendo (reinvestendolo) percepito dagli investitori.Bene, fatte queste premesse passiamo ai dati e cerchiamo di rispondere a qualche domanda. Prima e più importante: avendo investito 100 euro nel 2013 quanto sarebbe il valore di questi investimenti? Come vedete dal primo grafico, l’investimento in vino è diventato 175-180 euro (per un rendimento annuo del 6.5-7%), quello in oro quasi 200 (quasi 8%), quello nella borsa italiana 160 euro (meno del 6%) e quello nella borsa americana oltre 240 (10% annuo). Quindi la risposta è che in questo periodo di tempo il vino ha avuto un buon rendimento ma non necessariamente superiore a quello di altri investimenti più “convenzionali”.Ci sono due “ma” se si approfondiscono i risultati.Il primo è relativo alla “volatilità” dell’investimento. Ovvero, a quanto nell’arco di questi 9 anni che prendiamo in considerazione il valore di questi investimenti oscilla. Voi chiederete? Ma come mai è importante? Beh, e se fosse necessario rientrare dall’investimento in un periodo di tempo più breve? Se quando decido di disinvestire sono in un momento “basso” del valore? Se dunque mettiamo di fianco al rendimento l’oscillazione, scopriamo che questi investimenti alternative sembrano avere un andamento meno volatile. Il rendimento del 6.5% del vino italiano nei 9 anni ha subito un’oscillazione media del 6%, come dire che mediamente non è stato negativo (effettivamente non lo è mai stato) e non ha superato il 12% (6%+6%, in realtà nel 2021 lo ha fatto). Invece investendo nelle azioni americane in questi 9 anni il rendimento del 10% ha oscillato su e giù mediamente del 16%. In due dei 9 anni (tra cui il 2022) l’indice ha subito un calo. Quindi, in conclusione, il valore dei vini sembra essere meno volatile e dunque “meno rischioso” di quello delle attività finanziarie pure.Il secondo “ma” è relativo alla bontà di accoppiare l’investimento in vino in quello in azioni per esempio, applicando il concetto della diversificazione. La diversificazione nell’ambito finanziario serve per ottenere un rendimento più costante mettendo insieme investimenti il cui andamento non sia legato. Ora, in questo caso non si può dire che l’indice dei vini sia completamente slegato dall’andamento delle borse. Ovviamente risponde a stimoli differenti ma come tutti gli investimenti è comunque influenzato dalla disponibilità di investitori interessati a investire e dunque gli anni migliori delle borse sono di solito anche gli anni migliori per l’investimento in vino, e viceversa.Bene. Abbiamo intavolato il discorso. La prossima volta ci addentreremo nelle diverse categorie di vino per scoprire le differenze tra l’andamento dei vini italiani e quello dei vini esteri: avete già visto oggi che tutto sommato sono molto simili, ma ci sono un paio di regioni vinicole che negli ultimi anni hanno veramente fatto faville.Un ultimo consiglio: se investite in vino non fate come me che lo bevo tutto![articolo non sponsorizzato e frutto di collaborazione spontanea]Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Mezzacorona – risultati e bilancio 2021/22

    Come abbiamo visto per Nosio, il 2022 (chiusura luglio) di Mezzacorona si caratterizza per un deciso recupero delle vendite (+9%, per la prima volta oltre 200 milioni di euro), parzialmente influenzato dalla cattiva annata dei prodotti frutticoli (gelate primaverili), con una ottimo andamento del mercato italiano e extraeuropeo, che compensano la stabilità nel resto d’Europa. I risultati finanziari come sapete sono poco rilevanti per una cooperativa (e anche quest’anno il bilancio chiude in pareggio). Invece sono stabili gli acquisti di uva e vino (combinati) dai soci a compensare il calo della frutta, per un valore degli acquisti a favore dei propri soci in totale stabile a 67 milioni rispetto all’anno scorso. Come per Nosio si registra un calo del debito, qui da 108 a 102 milioni, che beneficial dell’andamento favorevole del capitale circolante. Per quanto riguarda l’esercizio tutt’ora in corso, non vengono predisposte previsioni ma il tono è positivo, con un atteso incremento quantitativo sia delle uve che della frutta in seguito alla buon annata registrata. Passiamo a commentare qualche numero insieme.Le vendite crescono del 9% a 213 milioni di euro, essenzialmente grazie al contributo dei prodotti vinicoli che passano da 173 a 198 milioni di euro (+15% sul 2021, +17% sul 2019), mentre la cattiva annata di cui dicevamo sopra per la frutta determina un calo del 35% da 23 a 15 milioni di euro.Dal punto di vista geografico, l’Italia cresce dell’8% a 92 milioni di euro (+15% sul 2019), mentre l’Europa soltanto del 5% (in linea con il dato del 2019) a 29 milioni di euro e resta l’area meno penetrata della cooperativa. Sono invece ottimi i dati registrati fuori europa, con un fatturato cresciuto del 10% a 92 milioni di euro e del 18% sopra il livello del 2019.Sotto il fatturato come dicevamo è importante la remunerazione dei soci. Nel 2021 sono stati acquistati 35 milioni di euro di uva (-4%), 26 milioni di vino (+22%), per un totale uva/vino che cresce del 6% (+10% circa sul 2019), mentre gli acquisti di frutta calano del 44%.Come al solito il bilancio chiude in pari, con un mix di risultati commerciali di Nosio e della cooperativa.Il debito netto benefica di 5 milioni di calo del capitale circolante e di un flusso di investimenti che cala da 9 milioni a 5 milioni di euro. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    LVMH divisione vino – risultati 2022

    Che il 2022 dovesse essere un anno eccezionale per LVMH lo si era già visto con I risultati del primo semestre. Nel secondo semestre che commentiamo oggi ci sono stati alcuni “inciampi” soprattutto relativi alla Cina che non hanno pienamente soddisfatto le aspettative degli investitori, ma tutto sommato stiamo parlando, soprattutto per la divisione vino e spiriti, di un rallentamento della crescita. Dopo un bel po’ di tempo, nel 2022 e soprattutto nella seconda metà sono i vini e gli Champagne a “tirare” la divisione, visto che la parte Cognac è… come dire… limitata dalla mancanza di prodotto e dalla strategia di aumento del valore (= tenere il prodotto più a lungo in cantina per venderlo domani a un prezzo più alto). Dunque per dare qualche numero, nel secondo semestre i volumi generali della divisione sono scesi del 5%, a causa del calo del 15% del Cognac, mentre per lo Champagne i volumi sono stabili (e in crescita del 6% nell’anno a 71 milioni di bottiglie) e per i vini crescono del 5% (+10% sull’anno a 56 milioni di bottiglie). Questo piccolo pezzo di LVMH (ma gigantesco nel nostro mondo del vino) chiude l’anno con 7.1 miliardi di euro di vendite, di cui 3.5 miliardi nel vino/Champagne (giusto per intenderci, circa 13 volte Antinori) e un utile operativo di 2.2 miliardi di euro, con 22 miliardi di euro di capitale investito. Numeri giganteschi. Una nota di cronaca: da quest’anno LVMH ha deciso di non fornire più la suddivisione dell’utile tra cognac e vini. Peccato. Come mai? Beh, probabilmente gli dispiaceva far vedere che i margini della divisione Cognac sarebbero scesi… passiamo ad analizzare qualche dato insieme.Il fatturato della divisione vino e Champagne cresce del 18% a 2 miliardi di euro nel secondo semestre, portando dunque il totale annua a 3.47 miliardi di euro, +24%.Si tratta di un balzo significativo, soprattutto guidato dall’aumento del prezzo di vendita, in crescita del 15% a 27 euro per bottiglia (+17% anche nel secondo semestre), mentre per quanto riguarda i volumi siamo su un +8% sull’anno e su un valore sostanzialmente stabile per il secondo semestre.I margini calano leggermente, dal 31% al 30% nell’anno e in maniera più marcata dal 28.7% al 26.5% nel secondo semestre. Come dicevamo sopra non abbiamo più lo spaccato cognac/spiriti verso vini/Champagne. Nell’ultimo bilancio (2021) erano 34% per il Cognac e 27% per i vini. Nel primo semestre erano 39% e 30%. Vista la dinamica molto negativa dei volumi di Cognac nel secondo semestre bisogna immaginare che sia questo il pezzo del business che ha subito la diluzione… ma i dati non li conosciamo più…Gli investimenti continuano, stiamo parlando di 440 milioni, con una % sul fatturato che se vedete la tabella è molto coerente nel tempo. Il capitale investito sale a 22.2 miliardi di euro, con 6 miliardi di euro di prodotti in fase di invecchiamento (al costo di produzione). Il ritorno sul capitale salve verso il 10%, ma resta leggermente sotto il livello pre-pandemia (11-12%).Come sempre… niente previsioni per il 2023, salvo qualche frase di circostanza… appuntamento ad agosto di quest’anno per i dati semestrali…Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Nosio – risultati e bilancio 2021/22

    I risultati 2022 (esercizio chiuso a luglio) di Nosio sono molto positivi dal punto di vista commerciale, con un fatturato cresciuto dell’8% al livello massimo storico di 135 milioni di euro, mentre lo sono ancora un po’ meno dal punto di vista reddituale, visto che il margine operativo lordo sulle vendite si ferma al 7.5% rispetto al livello del 10% raggiunto qualche anno fa. L’azienda, detenuta per il 54% da Mezzacorona e per il 46% da privati ha comunque ottenuto un utile netto di 3 milioni (di cui 2.7 milioni saranno distribuiti agli azionisti come dividendo) e ha ridotto in misura quasi corrispondente il debito, passato da 40 a 36 milioni di euro (dopo aver pagato 2.6 milioni di dividendi). A supportare la crescita delle vendite nel 2022 sono state tutte le aree geografiche, con una menzione speciale per il mercato italiano, mentre dal punto di vista dei prodotti si vede finalmente una dinamica molto positiva per i vini spumanti, che erano sempre rimasti un po’ “marginali” rispetto al vino fermo. Passiamo a commentare qualche dettaglio.Le vendite di 135 milioni sono suddivise in 14 milioni di vini spumanti (+26%), 112 milioni di vino imbottigliato (+8%), 5 milioni di vino sfuso e 4 milioni di altre vendite.Dal punto di vista geografico, l’Italia ha generato 46 milioni di fatturato, +12% sul 2021 e +15% sul pre-Covid, l’Europa 27 milioni, +7% e in linea con il fatturato a luglio 2019, mentre il fatturato extra-UE cresce del 6% ed è con 63 milioni il 15% sopra il livello pre-pandemia. Tale confronto vi da una chiara indicazione di dove Nosio stia andando meglio.Dal punto di vista reddituale, il margine passa dal 6.2% al 7.5% per margine operativo lordo, quindi da 8 a 10 milioni. Il taglio delle spese per servizi è la chiave del miglioramento, mentre i costi del personale hanno una dinamica allineata a quella del fatturato.L’utile netto cresce molto meno, nonostante il minor debito, per via di perdite su cambi (probabilmente coperture in dollari acquistate a livelli meno favorevoli di quando le vendite si sono realizzate) e nonostante una tassazione piuttosto moderata (16% dal 18% del 2021).Dal punto di vista finanziario, l’indebitamento scende da 40 a 36 milioni di euro, dopo aver pagato 2.6 milioni di euro di dividendi, dunque con una generazione di cassa di circa 6.6 milioni di euro. Gli investimenti sono scesi da 2.8 a 2 milioni di euro, quindi molto limitati (anche in confronto degli ammortamenti di oltre 4 milioni di euro).Il valore delle azioni di Nosio, calcolato per le transazioni “interne” tra i soci è rimasto stabile e “implica” un valore del capitale azionario di 100 milioni di euro circa. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO