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    Duckhorn – risultati 2022 e prevision 2023

    Sebbene I risultati siano stati allineati alle attese e alle indicazioni fornite lo scorso anno, le azioni di Duckhorn hanno subito un calo importante in occasione dei risultati 2022 (31 luglio) annunciati a fine settembre. La ragione è relativa a due aspetti. Primo, l’azienda ha fornito indicazioni piuttosto prudenti sul 2023 (luglio), caratterizzate da un incremento delle vendite del 6% (sul punto mediano) e margini in leggero calo (33.9% rispetto al 34.2% del 2022, sempre sulla mediana). Di più, l’aumento dei tassi di interessi e del costo del debito determinerà un utile 2023 tra stabile e in incremento del 5% circa. Troppo poco per un titolo che trattava a 30 volte gli utili… e così siamo passati a 20 volte, con una capitalizzazione di mercato scesa a 1.6 miliardi di dollari (nel mio file ho segnato un 2.6 miliardi di dollari quando avevo guardato i numeri 2021). In secondo luogo, credo che l’ammontare degli aggiustamenti ai dati sia diventato un po’ troppo e include anche una svalutazione di magazzino (5 milioni circa). I dati che vedete in tabella vi rendono conto dei dati aggiustati come l’EBITDA che passa da 117 a 128 milioni o l’utile netto da 62 a 71. Se li prendessimo senza gli aggiustamenti sarebbero: da 112 a 113 e da 56 a 60. Queste cose gli investitori dopo un po’ cominciano a notarle e… la valutazione paga pegno. Ma passiamo ai dati 2021 nel resto del post.Le vendite a giugno 2022 sono cresciute dell’11% a 373 milioni di dollari, sopra l’indicazione che era stata data a inizio esercizio. Anche l’EBITDA, previsto a 120 milioni (aggiustato) è poi uscito a 128 milioni anche se supportato come abbiamo visto da ben 15 milioni di riprese positive.Dal punto di vista del fatturato, aumentano le vendite in California attraverso ristoranti e dettaglianti e quelle all’ingrosso, mentre sono rimaste sorprendendemente stabili quelle dirette, che rappresentano dunque il 16% del fatturato dal 18% dell’anno scorso.Dal punto di vista finanziario, Duckhorn ha ridotto il debito da 243 a 220 milioni di dollari, senza aver distribuito dividendi e fatto acquisizioni, ma avendo pesantemente incrementato gli investimenti a 45 milioni di dollari. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Sartori – risultati e analisi di bilancio 2021

    Il piano di rilancio di Sartori dopo il riassestamento azionario e strategico di un paio di anni fa comincia a dare i suoi frutti e lo si vede nei dati 2021: le vendite sono tornate a crescere (+3%) a fronte di una riduzione piuttosto corposa dei volumi (da 21.4 a 19.9 milioni di bottiglie) destinata a continuare nel 2022 più che compensata dal mix delle vendite che si sposta verso vini più pregiati (soprattutto rossi della Valpolicella). L’obiettivo del piano delineato nel bilancio 2020 di tornare ai picchi di fatturato del passato (con margini migliori) è scritto nel bilancio quando si parla di budget (a proposito: complimenti, una delle poche aziende vinicole italiane che ha una relazione degli amministratori come si deve): 51.7 milioni di fatturato previsti, +4% sul 2021 con -6% in volume e +11% in prezzo-mix. Il dato è molto vicino al livello del 2018 di 52.6 milioni di euro.Tornando ai numeri del 2021 e al piano di rilancio, il “buono” sta nell’andamento molto positivo delle vendite domestiche, +18% a 18 milioni di euro (GDO +13%), mentre le vendite estere stentano ancora, in calo del 4% a 30 milioni di euro.  A determinare parte del calo è la decisione dell’azienda di abbandonare alcuni contratti private lable nel mercato inglese (-14% 2021), ma anche la fase di transizione del mercato americano (-4%) dopo il cambio di distribuzione e alcuni altri mercati in calo marcato (Belgio -18% e Irlanda -8%). Secondo gli amministratori, le vendite a marchio proprio rappresentano circa 30 milioni dei 49 milioni totali.Il cambio di pelle di Sartori si vede bene nel conto economico, dove lo sforzo sul miglioramento del mix e sul rilancio dell’azienda si vedono rispettivamente nella minore incidenza degli acquisti, tornati al 70% del fatturato, e del balzo dei costi del personale, +16% passando dal 7% all’8% del fatturato. Mettendo tutto insieme, l’EBITDA sale dal 4.3% al 5.7% del fatturato, da 2 a 2.8 milioni, mentre l’utile operativo subisce l’effetto degli ammortamenti derivati dalle rivalutazioni di bilancio del 2020 e quindi perde un po’ di slancio rispetto all’EBITDA, passando da 1.5 a 1.8 milioni di euro. L’utile netto di 1.1 milioni di euro contro 0.9 milioni del 2020 vede poi un leggero incremento degli oneri finanziari e dell’aliquota fiscale.La parte finanziaria vede un marcato miglioramento, con un debito che scende da 18 a 15 milioni di euro circa, dopo la spinta causata dal riassetto azionario del 2020. A contribuire a tale miglioramento sono certamente il controllo del capitale circolante (grafico allegato) e il taglio degli investimenti (solo 200mila euro contro 1 milione del 2020). Gli azionisti hanno prelevato 0.8 milioni di euro di dividendi. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vintage Wine Estates (VWE) – risultati 2022

    Quando a febbraio 2022 vi presentavo questa azienda (post), vi avevo parlato dell’elevato indebitamento, degli obiettivi ambiziosi al 2026 (che sono ancora sul tavolo) e del fatto che i margini erano comunque bassi. Da Febbraio 2022 a oggi aggiungiamo qualche informazione che ci aiuta a spiegare il vero e proprio tracollo della sua valutazione in borsa, passata da circa 600 milioni di dollari meno di 200 attualmente. Quello che dovete sapere è soprattutto di natura legale, non tanto economica. Sì perchè l’azienda ha svalutato il magazzino di quasi 20 milioni di dollari, “impacchetando con il fiocco” questa cattiva notizia nell’ambito di un migliorato controllo delle scorte e della reportistica. Il problema è che questa svalutazione determina un ricalcolo anche dei bilanci passati e questi bilanci sono stati quelli usati per portare l’azienda in borsa. Di fronte al tracollo delle quotazioni di borsa di cui sopra, gli investitori non ci hanno pensato due volte e hanno fatto causa all’azienda per le perdite subite in borsa, che se dovessero essere risarcite potrebbero anche portare “alle aule di un tribunale”, come diceva De Andrè. Fatta questa super-premessa passiamo ai numeri. Tornando ai risultati, il fatturato viaggia (+33% a quasi 300 milioni) ma i margini molto meno (EBITDA +22% a 47 milioni), come dire che dei 73 milioni di fatturato “aggiunto” soltanto 9 si sono trasformati in EBITDA, quindi l’11%, portando a una diluizione del margine dal 17% al 16%. Siccome VWE promette un margine del 25% su 450 milioni di dollari di vendite, ovviamente gli investitori di cui sopra si sono preoccupati ancora di più. Andando giù nel prospetto trovate poi una perdita operativa, da ricondurre alla svalutazione di cui sopra e un bilancio che chiude alla fine in pareggio grazie a un contributo straordinario di oltre 20 milioni di dollari dalla rivalutazione di contratti derivati sui tassi di interesse.Ultimo pezzo: per il 2023, le vendite “organiche” quindi senza acquisizioni sono previste crescere soltanto del 4% (in mezzo alla forchetta), anche se il margine è visto progredire verso il 20%. Facendo “mente locale”al fatto che viviamo in un contesto di inflazione vicina al 10% l’obiettivo di fatturato è piuttosto cauto e, forse, visto che il margine nel 2022 è calato e non cresciuto, gli investitori non hanno dato molto credito agli obiettivi.La storia sta diventanto molto interessante, vediamo che cosa succede alla prossima puntata!Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento luglio 2022

    Fonte: www.coeweb.istat.itI dati dell’export di vino entrano nel periodo estivo e con il mese di luglio “chiudono” la stagione. Come abbiamo già detto nei commenti recenti, l’inflazione sta abbastanza pesantemente inficiando il significato di questi numeri. Parliamo di +13% sui sette mesi, +11% per il mese di luglio ma cominciamo a confrontarci con volumi stabili (sette mesi) o addirittura in calo del 6% come a luglio. Un “gap” tra valori e volumi di 16-17 punti percentuali come in luglio o 14 punti come nei primi 7 mesi dell’anno è anomalo. Per dirvi, come vedete nel grafico, la media storica è tra il 3.5% e il 4%, probabilmente fatto del 2% di inflazione e del 2% di miglioramento “vero” e lo stesso grafico vi dice che sugli ultimi 12 mesi stiamo viaggiando nell’ordine del 9%.Passando all’andamento per mercato, trovate tutte le tabelle allegate con il confronto sia rispetto all’anno scorso che rispetto ai 7 mesi del 2019 fatto come dicono gli inglesi “stack” ovvero cumulato. Facendo un breve escursus dei mercati che rallentano o che accelerano si nota che la base di confronto resta determinante. Gli USA stanno rallentando ma crescono comunque di oltre il 10% sugli ultimi 12 mesi, la Germania rallenta più dolcemente e resta sul ritmo di +5% ma con volumi ormai prossimi a calare in entrambi i mercati. Accelerano soltanto i mercati dove le cose l’anno scorso non sono andate bene, come il Giappone per esempio.La Russia resta un osservato speciale: in termini di volumi dallo scoppio della guerra siamo passati da 285mila a 200mila ettolitri, ma il problema è che essendo un mercato di spumanti il bello deve ancora venire, perchè nella seconda metà dell’anno scorso i volumi erano stati 300mila ettolitri e il prezzo-mix degli spumanti essendo più elevato di quello del vino fermo potrebbe essere bloccato dalle sanzioni. Nel segmento degli spumanti la perdita non è comunque stata così forte come nel dato totale, essendo passato da 98mila ettolitri a 79mila ettolitri.Tornando ai valori nel segmento degli spumanti si nota un forte calo del mercato svedese, unico tra le nostre principali destinazioni. Nel vino in bottiglia invece non ci sono mercati particolarmente critici in questo momento, salvo ovviamente la volatilità che ci può essere in un singolo mese, oltretutto estivo.Vi lascio alle tabelle e ai grafici. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Friuli Venezia Giulia – dati di produzione dei vini DOC (2020)

    Trovate all’interno del post le tabelle relative agli ettari rivendicati, ettolitri certificati, ettolitri imbottigliati e valore della produzione (ai prezzi di base) delle DOC più rilevanti della regione Friuli Venezia Giulia. I dati sono ricavati dalle pubblicazioni ISMEA.Ho anche inserito un paio di grafici (quelli che mi parevano più espressivi), relativi al valore della produzione e alla superficie denunciata delle principali DOC regionali.Si riferiscono agli anni 2016-2020 per le seguenti DOC (per la sola parte prodotta in regione): Prosecco, Delle Venezie, Friuli Venezia Giulia, Friuli Grave, Friuli Colli Orientali, Collio Goriziano, Friuli Isonzo, Friuli Aquileia, Lison Pramaggiore, Carso, Ramandolo, Lison, Rosazzo, Colli Orientali del Friuli e Picolit. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Spagna – produzione di vino 2021 e previsioni 2022

    Subito dopo la Francia copriamo il buco della Spagna con l’aggioranmento sulla produzione di vino, attraverso i dati prodotti dal Ministero dell’Agricoltura spagnolo e relativi alla vendemmia 2021, che si è chiusa con una produzione di 37 milioni di ettolitri, del 3% circa sotto la media dei 5 anni precedenti. Per quanto riguarda l’annata corrente (2022) la stima ancora senza alcun dettaglio dice 40 milioni di ettolitri, che sarebbe quindi circa il 5% sopra la media mobile a 5 anni. Passiamo all’analisi dei dati. Per quanto riguarda categorie e zone produttive, diciamo che la struttura della produzione rimane abbastanza stabile. I vini DOP sono circa il 40% del totale a 15.2 milioni di ettolitri, un dato coerente con la penetrazione delle annate “sotto media”, mentre quando la produzione supera i 40 milioni di ettolitri scendono intorno al 35% del totale. I vini IGP sono prodotti in quasi 5 milioni di ettoltri e rappresentano il 13% del totale, con una penetrazione invece in costante crescita nella produzione spagnola. Se confrontati con le medie storiche in fatti i vini IGP sono l’8% sopra i 5 anni scorsi, mentre i vini DOP sono solo al 2% sopra.Trovate in allegato anche la tabella con la produzione per zona vinicola. Sulle zone vinicole, Aragona, Catalogna, Galizia e Murcia sono le zone con la produzione 2021 in progresso sulle medie storiche, mentre il grosso del calo produttivo rispetto alla media si concentra ovviamente nella regione di grandi numeri, la Castiglia che ha 19 milioni di ettolitri prodotti contro la media di oltre 20.Sulle tipologie rispetto alle medie il 2021 è stato un anno cattivo per i vini bianchi (-6%) e in linea alla media per quelli rossi, anche se come al solito i dati andrebbero visti in tendenza. Negli ultimi anni la crescita dei vini bianchi sul totale della produzione sembra comunque essersi invertito, passando dal record del 50% nel 2018 al 47% del 2021. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2021

    Antinori nel 2021 è tornata sul percorso di crescita che si era interrotto con il Covid. Le vendite sono state 266 miloni di euro, con il contributo di 10 milioni di euro derivante da 7 mesi di consolidamento di Jerman, di cui Antinori ha acquistato il 65% (cioè l’87% di una scatola che detiene il 75% della società friulana) con un investimento segnato in bilancio di 45 milioni di euro. A prima vista l’utile netto del 2021 di 67 miloni di euro è ancora di un buon 15% sotto il record del 2018, ma ci sono alcune componenti che spiegano la differenza, come per esempio la rivalutazione dei marchi che nel 2021 ha generato un abnorme e artificiale incremento degli ammortamenti. Difficile fare un ricalcolo, visto che nel 2021 sono poi stati registrati proventi finanziari molto rilevanti e probabilmente non ripetibili. Diciamo che la misura tornata ad essere più coerente è l’EBITDA, che nel 2021 è salito a 118 milioni di euro, il 6% sopra il dato del 2019. Dal punto di vista finanziario Antinori ha chiuso il 2021 con 151 milioni di cassa netta, +48 milioni rispetto al 2020 e +71 milioni rispetto al 2019, nonostante sia stato contabilizzato l’investimento in Jerman. Il 2022 sembra essere un anno di ulteriore crescita, nonostante gli ultimi eventi (l’esposizione del gruppo è del 3% alle aree colpite dal conflitto Russia-Ucraina), con un punto di domanda relativo alla disponibilità di prodotto che potrebbe rallentare l’evoluzione del fatturato in questi ultimi mesi del 2022. Passiamo a commentare qualche dato di dettaglio insieme.Le vendite 2021 di 266 milioni di euro hanno beneficiato per 10 milioni di euro dell’acquisizione di Jerman che quindi ha contato per circa il 5% della crescita del 25% sul 2020. Se ci confrontassimo con il 2019, la crescita sarebbe dell’8% con Jerman, del 3% senza.L’area geografica con l’andamento migliore è l’Italia che a 108 milioni di euro è il 19% sopra il 2019. Se anche contassimo Jerman tutto dentro l’Italia sarebbe comunque a +8%, quindi meglio delle altre aree, che salvo Canada e resto del mondo (+27% sul 2019) sono sotto il 2019: -5% per gli USA e -15% per l’Europa.Dal punto di vista dei margini, il 2021 ha cominciato a mostrare l’impatto della crescita dei costi esterni, non completamente riassoribiti dall’andamento moderato del costo del personale e della pubblicità. A livello di EBITDA la perdita è di 1 punto percentuale, sul 2019, che diventano 8 punti (dal 34% al 26%) a livello di utile operativo per via dell’incremento dall’11% al 18% degli ammortamenti.Risultato finale 70 milioni di utile operativo rispetto agli 84 del 2019 e 67 milioni di utile netto rispetto ai 76 del 2019.La parte finanziaria non ha particolari novità, salvo che il flusso normale degli investimenti materiali si cumula con l’acquisizione. La cassa netta di oltre 150 milioni di euro fornisce grande flessibilità all’azienda. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Francia – produzione di vino – dati finali 2021 e stima 2022

    Analizziamo oggi i dati di Agreste sulla produzione di vino in Francia relativa al 2021 (dati finali) e 2022 (dati ancora stimati), molto striminziti a causa dell’eliminazione di diversi dettagli (vini bianchi e vini rossi per esempio…). Sono due anni molto diversi, per cui non è facile decidere quale commento fare. Con 38 milioni di ettolitri, il 2021 è stato quasi pari al 2017, il peggiore anno in termini di volumi da quando analizziamo la serie, del 15% almeno sotto la media storica. Il 2022 si presenta invece con un dato preliminare di 44 milioni di ettolitri, in linea o anche leggermente sopra la media degli ultimi 5 anni. Nel 2022, la previsione di Agreste è che il 46% del vino prodotto sia AOP, il 20% sia AOP destinato alla distillazione, il 28% IGP e soltanto il 6% vino comune.Passiamo a commentare qualche dato.I dati come vedrete dalle tabelle e dai grafici sono molto diversi a seconda delle categorie e delle regioni e dipende anche dal modo in cui si guardano. Per esempio i vini AOP per la distillazione avevano avuto nel 2021 un andamento molto meno negativo delle altre categorie (circa il 10% sotto media contro il 19% per gli AOP e oltre il 30% per i vini comuni), ma sono anche nel 2022 gli unici a subire un calo, tanto che la produzione è del 4% sotto la media quinquennale, quando invece per i vini AOP stiamo parlando di un dato in crescita dell’8%, sebbene misurato contro un quiquennio che contiene le due annate peggiori della storia vinicola francese in volumi, il 2017 e il 2021.Passando alle regioni, la produzione in Champagne del 2022 è secondo Agreste elevatissima, 3.1 milioni di ettolitri e il 36% sopra la media storica. Non stiamo invece sui medesimi livelli in Borgogna, con 2.3 milioni di ettolitri, soltanto il 6% sopra, e men che meno a Bordeaux, che con 4.6 milioni di ettolitri è addirittura sotto la media mobile a 5 anni del 3%.Bene, vi lascio alla consultazione delle tabelle. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO