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    Constellation Brands – risultati secondo trimestre 2022

    Mah. I risultati del secondo trimestre di Constellation Brands sono stati ancora una volta molto difficili da leggere. Da una parte la birra che continua ad andare bene (volumi +12%, vendite +15%, utili +25%), dall’altra parte il vino che nonostante tutte le ridefinizioni strategiche fatte con la vendita di parte del portafoglio per rifocalizzarsi sull’alto di gamma e via dicendo, non da buoni risultati. Con il secondo trimestre Cbrands ha leggermente modificato la previsione per l’anno sul vino da -1%/-3% per le vendite e +4/+6% per l’utile operativo è passata a 0%/-2% e +3%/+5%, quindi vendite un po’ meglio, margini un po’ peggio. Esattamente il contrario di quello che vogliono, anche se continuano a prevedere margini in crescita. Approfondiamo.Bene, per il momento questo non si vede: se guardate la tabella, nel secondo trimestre l’utile operativo scende da 100 a 99 milioni con una perdita dello 0.4% del margine e un andamento negativo delle vendite di vino, -1% questa volta tutto legato al mercato, che invece come vendite finali per il gruppo ha fatto -2%. E poi c’è la chicca Canopy, che ha generato nel trimestre 1.7 miliardi di dollari di perdite, tutte fittizie per l’amor di dio, ma comunque che ha rovinato il trimestre. Dopo aver messo in bilancio questa partecipazione per miliardi di dollari basandosi sul suo valore di borsa, bisogna anche fare il percorso inverso, visto che le azioni della canadese sono passate da 53 dollari a 4 dollari e ora tutta l’azienda vale 1.8 miliardi di dollari canadesi.Come dicevo sopra, mah. È vero che l’azienda continua a spurare fuori dollari per gli azionisti, 1.7 miliardi su 42 miliardi di capitalizzazione nei soli primi 6 mesi dell’anno, è anche vero che quando la birra smette di crescere cominceranno i problemi. Per ora vi lascio con i dati. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Guido Berlucchi – risultati 2021

    Guido Berlucchi ha riportato 49 milioni di euro di fatturato nel 2021, con un incremento del 9% rispetto al 2020 e del 15% circa sul 2019. L’andamento mostra una progressione costante e certamente non influenzata dal Covid, presumibilmente grazie alla forte esposizione dell’azienda al canale della grande distribuzione italiana. Nell’anno tuttavia si registra una forte contrazione dei margini di profitto (margine EBITDA sceso dal 17% del 2020 al 12% del 2021, ma in passato la media era più vicina al 20%), giustificata dagli amministratori con “l’aumento del costo dell’uva propria e dell’uva acquistata a partire dalla vendemmia 2017, colpita da una grave gelata privaverile”. Nel prendere atto di questa situazione, notiamo che sia Ca del Bosco che Ferrari hanno avuto nel 2021 un anno particolarmente positivo dal punto di vista dei margini, presumibilmente dovuto alla diversa esposizione e composizione del prodotto venduto (in termini di annate). Berlucchi ha dunque chiuso il 2021 con un utile quasi dimezzato, anche per colpa degli ammortamenti generati dalle rivalutazioni ai fini fiscali. La struttura finanziaria continua però a migliorare, con un debito netto che scende da 42 a 37 milioni di euro, principalmente per la contrazione del capitale circolante (che ha contribuito con 4 milioni di euro). Nella relazione degli amministratori si menziona un andamento positivo delle vendite 2022 fino alla data di redazione del bilancio.Passiamo a una breve analisi dei dati.Le vendite di 49 milioni sono concentrate in Italia, e crescono del 9%, con un incremento del 22% per la parte estera che però rappresenta soltanto 2.2 milioni di euro sul totale.La pressione sui costi delle materie prime è molto evidente scorrendo il bilancio: il costo degli acquisti è cresciuto dal 30% del fatturato nel 2019, al 35% nel 2020 e al 40% nel 2021 e dunque giustifica pienamente il calo del margine EBITDA dal 19% del 2019, al 17% del 2020 e al 12% del 2021. Nel 2020 probabilmente le misure speciali per compensare dagli effetti del Covid hanno aiutato Berlucchi (per esempio i costi del personale erano scesi leggermente). L’EBITDA in valore assoluto cala dunque a 6 milioni dai 7.6 del 2020, per determinare un utile operativo di 2.6 milioni ulteriormente appesantito dai nuovi (“falsi”) ammortamenti sulle rivalutazioni.L’utile netto chiude a 2.3 milioni contro 4.2 del 2020 e 5.2 del 2019, che è stato trattenuto dall’azienda, che non ha distribuito dividendi (gli azionisti si erano pagati un rilevantissimo dividendo straordinario nel 2016). Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Spagna – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2022

    Le esportazioni di vino della Spagna nei primi sei mesi del 2022 sono state 1.46 miliardi di euro, +3.7% rispetto al 2021, per un volume esportato di 10.5 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto all’anno scorso. Ne deriva un incremento del prezzo medio di esportazione pari al 18%, 1.38 euro al litro contro 1.18 dei sei mesi del 2021. Possiamo quindi concludere che la Spagna sta andando meno bene dell’Italia, che a sua volta va però molto meno bene della Francia (non abbiamo ancora i dati ma erano a +31% sui primi 5 mesi…). Il problema della Spagna sono stati i volumi che erano effettivamente eccezionalmente elevati nel periodo preso a confronto: gli 11.9 milioni di ettolitri erano almeno del 10% sopra la media storica per il periodo e il livello più alto da quando guardiamo questi numeri.Dal punto di vista dei prodotti, l’andamento dei vini spumanti è migliore di quello dei vini fermi, +10% contro +1% per i vini fermi in bottiglia. La stessa considerazione non è del tutto vera se ci confrontiamo con il 2019, quando la differenza tra le due categorie è meno evidente, +4.6% annuo contro +3.5%, derivante dal maggior impatto negativo del Covid sui vini spumanti.I mercati di riferimento restano gli stessi: dal punto di vista dei volumi sono la Francia (2.3m/hl nei 6 mesi), la Germania (1.9m/hl), il Portogallo (1m/hl) e l’Italia (0.8m/hl). Nei volumi le gerarchie sono completamente differenti. Il primo mercato è sempre la Germania con 175 milioni di euro (stabile sul 2021, +2% annuo sul 2019) ma gli USA stanno per sorpassare il dato tedesco, essendo cresciuti ancora nel 2022 (+6%) per raggiungere 170 milioni di euro. Gli altri due mercati di riferimento per la Spagna sono certamente il Regno Unito che nel 2022 ha però perso il 10% a 136 milioni (ma qui si era verificata un’anomala crescita) e la Francia, cresciuta del 19% nel 2022 a 131 milioni di euro.Nel segmento dei vini in bottiglia gli USA diventano il primo mercato per la Spagna, superando superando il Regno Unito, mentre nei vini spumanti va notata la forte crescita delle esportazioni verso il Belgio (29 milioni, +25%) e in alcuni mercati storicamente poco rilevanti per il prodotto spagnolo ma con eccellente cultura per il prodotto come il Giappone e la Svezia.Buona consultazione. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2021

    Il 2021 è certamente un anno da ricordare per il gruppo Lunelli, sia per gli ottimi risultati di bilancio che per l’acquisizione di Cedrata Tassoni, che aggiunge altri 10 milioni di euro di fatturato al gruppo. Le vendite hanno toccato quota 133 milioni di euro, +56% sul 2020 ma più rilevante +25% sul 2019. L’andamento commerciale dello spumante Ferrari è stato eccezionale, anche grazie alle numerose iniziative di marketing messe in piedi (la più visibile forse quella della Formula 1). Come potete apprezzare dal grafico che viene qui di seguito, il passo di Ferrari sembra essere molto diverso da quello di altri marchi che tracciamo sul blog, quali Ca’ del Bosco e Berlucchi. Nel 2021 Ferrari ha toccato 96 milioni di fatturato con 6.8 milioni di bottiglie vendute, +43% sul 2020 e +21% sul 2019. Le buone notizie non finiscono qui: anche Bisol è riuscita a tornare al fatturato di qualche anno fa, 23 milioni di euro, ma soprattutto tra le pieghe del bilancio si nota un significativo miglioramento degli indicatori di bilancio, tanto da portare l’azienda al pareggio a livello di utile netto, per la prima volta da quando è stata inclusa nel perimetro del gruppo. Dal punto di vista finanziario, l’indebitamento sale da 24 a 34 milioni di euro ma dopo aver spesato 26 milioni di euro in acquisizioni (Tassoni immaginiamo) e soprattutto considerando che all’interno della holding ci sono 100 milioni di euro in partecipazioni in aziende quotate e non quotate, che quindi cambiano in modo radicale il quadro.Passiamo a una breve analisi dei dati.Le vendite toccano quota 133 milioni di euro, di cui 96 milioni da Ferrari, 23 milioni da Bisol e 15 milioni dalle altre partecipate del gruppo. Il balzo in quest’ultima categoria che nel 2020 cubava che soltanto 8 milioni di euro considera l’impatto di Tassoni (10 milioni di fatturato nell’anno). La crescita di Bisol è stata prodigiosa, +106% sul 2020 e +25% sul 2019.Non abbiamo dettagli sui margini per azienda (come invece succedeva in passato), ma comunque l’EBITDA tocca 29 milioni di euro (18 milioni nel 2020, 23 nel 2019), con un margine del 22% rispetto al 21% del 2020 e del 2019.Raddoppiano gli ammortamenti, anche se ciò è dovuto a una rivalutazione di 133 milioni di euro dei marchi (a fronte di sgravi fiscali futuri), che ha determinato un incremento del relativo ammortamento da 0.6 milioni a 8 milioni di euro. Considerando l’incremento degli ammoramenti di 9 milioni di euro e che c’è dentro anche Tassoni… la differenza è spiegata.Ciò determina un progresso meno marcato nell’utile operativo, a 12.5 milioni contro 15 milioni del 2019. L’utile netto invece beneficia di significative riprese positive di valore delle attività finanziarie e quindi tocca quota 20 milioni di euro da 12 milioni del 2020 e 17 del 2019.Del debito abbiamo detto. Aggiungiamo solo che l’azienda non ha distribuito dividendi. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2022

    Le condizioni eccezionalmente favorevoli che avevano supportato Italian Wine Brands nel corso del 2020 e 2021 si stanno gradualmente affievolendo e questo si vede chiaramente nei risultati messi a segno dal gruppo nei primi 6 mesi dell’anno. Primo punto: la posizione di leadership nel segmento delle vendite a distanza che dal calo storico strutturale aveva vissuto una chiara inversione di tendenza è tornata al fatturato del 2019 (32 milioni, contro 42 del 2020 e 2021), mentre l’acquisizione di Enovation Brands non ha ancora sortito effetti significativi sul gruppo (salvo aumentarne il debito). Secondo punto: la forte esposizione alla grande distribuzione delle vendite sta mettendo a dura prova i margini in considerazione dell’inflazione dei costi di produzione (si parla di 15centesimi a bottiglia) che è soltanto pazialmente (50%) riversata nei prezzi.Quando si guardano i dati del primo semestre dovete considerare due serie di dati 2021: quelli di IWB com’era (H1-21) e quelli di IWB come sarebbe stata (H1-21 PF, ovvero pro-forma) se avesse avuto la struttura di oggi, ossia dopo l’acquisizione di Enoitalia. Il confronto più ovvio è quello contro il pro-forma ed è abbastanza chiaro quanto fosse anomala (in senso positivo) la performance dello scorso anno: nel 2022 le vendite sono calate dell’11% (solo per la metà del calo spiegato dalle vendite a distanza), il margine EBITDA rettificato è sceso dal 10% all’8%, l’utile netto, anche a causa degli oneri finanziari è crollato dai 10 milioni pro-forma del primo semestre 2021 ai 4 milioni di euro del primo semestre 2022.Dal punto di vista finanziario nessuna sorpresa: il debito finanziario sale da 108 milioni a 144 milioni di euro, ma include anche l’acquisizione di Enovation (15 milioni di euro) e sconta la stagionalità dell’attività del gruppo, oltre a circa 1.5 milioni di riacquisto azioni e 0.9 milioni di euro di dividendi (contro 4.8 milioni dell’anno precedente).Il management nel comunicato (la relazione non è ancora disponibile e dunque alcuni dati non ci sono ancora, come le vendite per mercato) dice che ulteriori azioni sono state intraprese per compensare l’aumento dei costi di vetro e imballaggio, che insieme alle indicazioni sui prezzi dei vini all’origine lasciano pensare a una ripresa dei margini nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno e nel corso del 2023. La crescita degli ordini è del 5% circa a partire da giugno 2022, nonostante qualche problema nelle consegne dovuto alla mancanza di vetro (2 milioni di fatturato perso).Il titolo in borsa ha pesantemente ritracciato rispetto al massimo raggiunto nell’estate 2021 di circa 48 euro per azione e tratta oggi alla metà, circa 24 euro, per un valore di mercato di 208 milioni di euro. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – esportazioni di vino 2021

    Le esportazioni di vino tedesche sono tornate nel 2021 alla fatidica soglia di 1 miliardo di euro, che da qualche anno identifica la dimensione del vino tedesco all’estero. Forse è proprio questa la conclusione principale del post: il vino tedesco non è strutturalmente orientato alle esportazioni e la produzione (incluso lo stile dei prodotti) non si adatta ai mercati esteri, soprattutto per quanto riguarda la “dimensione industriale” del prodotto. Probabilmente è anche vero che essendo la Germania uno dei paesi europei con il più elevato reddito pro-capite, la produzione di vino ha dei costi che lo rendono poco competitivo all’estero.Tornando ai nostri numeri, nel 2021 l’export ha recuperato circa il 9% dopo la crisi 2020. Il mercato principale per la Germania è l’Olanda, che poi presumibilmente riesporta da qualche parte (ricordo: circa 500 milioni di euro e 1 milione di ettolitri esportato dall’Olanda, che di certo non produce vino, o almeno non ancora). Se togliamo l’Olanda che rappresenta il 18% delle esportazioni, troviamo come principali mercati gli USA (che lo sono quasi per tutti, vista la loro dimensione) e poi paesi dell’Est Europa o anglosassoni come la Polonia, il Regno Unito, Svizzera, Belgio e via dicendo.Se dovessimo nominare due o tre mercati in cui il vino tedesco sembra avere un percorso di sviluppo, potremmo sicuramente citare la Polonia (73 milioni, con una crescita del 6% annuo negli ultimi 5 anni), il Belgio (53 milioni, 5%) e pur con qualche alto e basso la Danimarca (34 milioni, +8%).Un occhio va anche dato agli spumanti, di cui la Germania è produttore e che vengono esportati per circa 120 milioni di euro nel 2021, con una base particolarmente diversificata. Il principale mercato di destinazione è l’Austria, che assorbe 14 milioni di euro, seguito dall’Olanda (che non conta, come dicevamo) e poi Repubblica Ceca, Svizzera, Polonia e Canada.Buona consultazione Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Yantai Changyu Pioneer Wine – risultati 2021

    Yantai Changyu Pioneer Wine (YCPW di qui in avanti) è come forse sapete la principale azienda vinicola cinese, quotata alla borsa di Shenzen, con un valore di borsa equivalente a circa di 2.1 miliardi di euro e vendite nel 2021 di poco più di 500 milioni di euro. Ogni anno ci si trova con lo stesso problema, di recuperare i dati dell’azienda, pur essendo quotata e ogni anno curiosamente ci ritroviamo con una base di dati presentata in modo diverso che rende faticoso costruire le serie storiche. Ad ogni modo, trovate qui di seguito i principali dati.Mi pare che la lettura più ovvia di questi dati sia la seguente: YCPW ha preso una botta molto secca con il Covid che però è arrivata dopo un anno già poco brillante, il 2019. Nel 2021 il recupero è stato soltanto parziale, soprattutto per quanto riguarda i profitti. Mi sembra un racconto coerente con quello dell’andamento delle esportazioni di vino in Cina.Mettendo in fila qualche numero, dai 5 miliardi di CNY di vendite del 2018 e 2019 si è scesi a 3.4 miliardi nel 2020, recuperando quota 4 miliardi nel 2021, anche se osservando il grafico dei volumi (sono questi i dati che ci forniscono nel 2021…) si nota che dopo il crollo da 96 a 71 mila tonnellate di vino (960mila a 710mila ettolitri…) i volumi non sono tornati ai livelli del passato.Non lo hanno fatto neppure i margini: il margine industriale è in strutturale calo da anni ormai. Siamo passati dal 70% e più del 2012-2013 a un livello del 56% del 2000 e 58% del 2021, che ha come impatto diretto il calo dei margini di profitto netto. Nel 2021 YCPW ha segnato un utile netto di 472 milioni, corrispondenti a circa 62 milioni di euro, in recupero sui 400 dello scorso anno ma nettamente sotto (leggi: la metà) gli anni passati in cui veleggiava intorno al miliardo di yuan.Quindi tornando a bomba all’inizio un quadro certamente non positivo, salvo che per la valutazione di borsa, che resta piuttosto elevata. In questo senso una buona notizia per l’azienda italiana Illva Saronno che è il principale azionista (estero) dell’azienda. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO