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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo semestre 2022

    Le esportazioni di vino spumante italiano nel primo semestre 2022 sono cresciute del 25% a 978 milioni di euro, a fronte di un incremento del volume esportato dell’11% circa a 2.38 milioni di ettolitri. In questi ultimi mesi, l’andamento positivo si è allargato dal Prosecco (+29% a 732 milioni di euro) anche alle altre categorie, negli ultimi anni molto meno performanti e diventate in qualche modo marginali dal punto di vista dei numeri del settore. Infatti, l’Asti spumante torna a crescere del 17% a 62 milioni, gli altri Spumanti DOP sono a +28%, 51 milioni e il “resto” è cresciuto del 13% a 133 milioni di euro.Questo “allargamento” della crescita è anche derivato dalle spinte inflattive che si stanno verificando negli ultimi mesi. Negli ultimi 5-6 anni (diciamo dal 2015 al 2021) abbiamo osservato un miglioramento del prezzo medio di esportazione quasi nullo nel settore degli spumanti, soprattutto nei periodi di maggiore espansione del Prosecco. Il dato preciso è +0.7%. Nei primi 6 mesi del 2022, il prezzo mix è passato a un fantascientifico +13.3%, il che vi deve far riconsiderare i dati esposti sopra.Detto questo la crescita del Prosecco non sembra avere sosta, anche in mercati a un certo punto diventati difficili come il Regno Unito, che ad oggi “segue” la crescita americana (anzi cresce anche di più), mentre continua un andamento molto sopra la media nei mercati europei (Francia e Germania sono a oltre +30% nel primo semestre). Gli unici mercati in calo per il Prosecco sono quello russo, che nel primo semestre scende del 23% a 10.3 milioni di euro, e un po’ sorprendentemente quello svedese, dove le nostre esportazioni sono scese del 15% a 20 milioni nel primo semestre.Nel segmento degli spumanti DOP rallenta decisamente il mercato americano mentre restano molto sostenute le esportazioni in Svizzera e Germania. Sta crescendo molto, da basi contenute il mercato giapponese che sappiamo essere un grande importatore di vini spumanti di alta qualità (Champagne) e che quindi potrebbe essere terreno fertile per i nostri prodotti di alta gamma.Per quanto riguarda l’Asti come sempre i dati sono molto volatili e difficili da leggere. Nel primo semestre notiamo cali importanti in Germania e USA ma recuperi nel Regno Unito e in tutti gli altri mercati, compresa un’esplosione nel mercato lettone sempre difficile da decifrare.Vi lascio alla consultazione delle tabelle. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Russia – importazioni di vino 2021

    Attendevo con ansia questi dati sulle importazioni russe di vino nel 2021 e immaginavo che forse non sarebbero mai stati contribuiti per via della guerra. Invece, eccoci qua e, guardando all’anno scorso, erano in ritardo anche in quel momento. Il senso di questo post in realtà non è di dire quanto l’Italia ha esportato in Russia, perchè già lo sappiamo dai nostri dati e siamo anche “più avanti” in termini di impatto dell’embargo. Il senso è quello di definire la posizione italiana rispetto agli altri paesi esportatori e vista da questo punto di vista la situazione non è bella. L’Italia ha una quota di mercato del 32% nel 2021, in crescita dal 31% del 2020 e siamo ancora più forti negli spumanti dove rappresentiamo il 58% delle importazioni locali.Nel 2021 la Russia ha aumentato secondo UN Comtrade le importazioni di vino del 10% in euro (+16% in rubli), nonostante un calo del 34% riportato nei volumi (dato da verificare). Ad ogni modo, l’Italia è cresciuta del 16%, la Francia del 20% , la Spagna è rimasta stabile mentre ricadono le importazioni di vino dalla Georgia dopo il picco del 2020, presumibilmente legato al Covid. Dei 1058 milioni di euro di vino importato, quasi 800 sono di vino in bottiglia, dove l’Italia ha il 24% del mercato e la Francia il 15%, soltanto 5 milioni di euro di vino sfuso e ben 255 milioni di euro di vini spumanti, che è dove l’Italia domina e la Francia è seconda con il 29% delle importazioni russe.Il 2022 sarà ovviamente molto diverso. Sorprendentemente la Russia avrà a suo favore un cambio più forte ma contro il fatto che non potrà più importare alcuni prodotti non definiti “di prima necessità”. Nei primi 5 mesi del 2022, secondo i dati della nostra dogana la Russia è scesa da 47 a 33 milioni di euro, nel periodo meno critico per le esportazioni che sono invece concentrate nella seconda parte dell’anno (la nostra dogana parla di 150 milioni di euro, quindi un dato molto diverso da questo che forse include anche i dazi). Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino – Italia – aggiornamento primo semestre 2022

    I dati sono positivi ma la loro analisi diventa sempre più complessa. Credo sia questa l’estrema sintesi dei miei pensieri quando guardo ai numeri del primo semestre, eccellenti come lo sono quelli degli altri grandi esportatori di vino. Nei sei mesi, come avrete già letto da tante parti (sono particolarmente in ritardo… il lavoro viene prima del blog…), abbiamo toccato quota 3785 milioni per un incremento del 13% sul 2021 e del 26% sul 2019. Sottolineerei tre punti, per poi lasciarvi all’analisi dei dati.Primo, questi dati si confrontano con un periodo ancora “anormale” che è il 2021. È vero che qualche anomalia c’è anche quest’anno (Russia, un po’ Cina) ma nulla a confronto con la sbandata globale del Covid che ancora imperava lo scorso anno. +13%? Certo, ma +26% sui 3 anni, quind 9% annuo.Secondo. L’euro è debole e quindi le nostre esportazioni di vino costano a parità di dollari meno di prima ai nostri clienti.Terzo. Sta arrivando l’inflazione e non siamo parlando del 2% ma del 8-9%. I prossimi anni saranno caratterizzati da tassi speriamo più bassi ma il livello del 2% è in questo momento considerato raggiungibile se va bene nel 2025. Dobbiamo abituarci a leggere questi numeri con l’obiettivo giusto. Da ora in avanti probabimente sarà importante guardare ai volumi. Che no crescono.Me lo domando perchè è io non penso sia spiegabile come mai il prezzo medio di esportazione cresca del 12% adesso quando è sempre cresciuto del 3-4%, magari 5%, fino all’altro ieri. Hanno tutti in un colpo scoperto il vino italiano. No, inflazione probabilmente in parte compensata dai maggiori costi e ancora più probabilmente destinata ad avere una “ritorsione negativa” sui consumi a un certo momento, perchè come sapete meglio di me i nostri salari non sono più legati all’inflazione ma stanno fermi. Quindi, quest’anno diventiamo il 9% più poveri, a patto che non abbiamo perso soldi in borsa, il che significa che sarebbe ancora peggio.Bene, stavamo parlando delle esportazioni. Giugno è stato un mese in prospettiva triennale molto buono, ma non eccellente come maggio. Senza guardare troppo i dati mensili, stanno probabilmente decelerando Germania e Regno Unito, gli USA tengono botta grazie ai cambi e alcuni paesi stanno recuperando. Se guardo al 2019, la vera crescita è stata in Belgio, Paesi Bassi, Francia, USA e Canada.Buona consultazione. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Treasury Wine Estates – risultati 2021/22

    I dati 2021/22 di TWE sono stati pesantemente influenzati dall’ultima coda del problema del vino australiano in Cina, che ha colpito in modo pesante gli utili del marchio “bandiera” del gruppo, Penfolds. Proprio approfittando di questo increscioso evento, l’azienda ha cambiato la sua reportistica per segmento passando dalle aree geografiche (riportate ancora solo a livello di fatturato) ai gruppi di marchi, in tre gruppi mostrati nel grafico qui sopra. Per primo Penfols, con 2.2 milioni di casse nel 2022 (quindi il 9% del totale), genera 717 milioni di vendite, quindi il 29% del totale e ben 319 milioni di utile operativo, oltre la metà del totale, nonostante il calo riportato nel 2021/22 (-8%) e presumibilmente anche quello dell’anno prima (non riportato).Le altre due divisioni sono una incentrata sui marchi locali americani (e alle vendite di quelli australiani nel paese), che fa il 40% del fatturato e poco più del 30% degli utili, ed è in crescita nel 2022 soprattutto a livello di utili dopo la decisione di tagliare i marchi meno profittevoli. La terza invece sono i marchi premium del gruppo non americani, che sono esposti soprattutto al mercato domestico e all’Europa. Circa un terzo del fatturato e 14% degli utili.Dopo aver spiegato la nuova organizzazione, due parole sui risultati che trovate qui spiegati. Beh, diciamo che poteva andare molto peggio visto il problema cinese. La reazione è stata energica, in Cina nonostante il colpo non si perdono soldi e alla fine la borsa ha premiato le azioni del gruppo, anche se la quotazione (a circa 13 dollari locali) rimane ben lontana dai fasti del passato (circa 19).Le vendite sono calate del 4% a livello consolidato a 2.5 miliardi di dollari australiani, mentre l’utile operativo cala del 6% a 490 milioni. I dati della seconda metà dell’anno (gennaio-giugno per TWE) sono migliori, con un fatturato in recupero del 4% e un utile operativo che cala solo del 3%, anche grazie al contributo del rafforzamento del dollaro americano.A livello patrimoniale ci sono state un paio di acquisizioni e dunque l’indebitamento di TWE è leggermente cresciuto (da 445 a 645 milioni, prima di IFRS16) ma resta su livelli più bassi di quello che il management ritiene ottimale per il gruppo (2 volte l’EBITDA, includendo IFRS16, rispetto a 1.8 volte a cui sono adesso).La strategia di premiumizzazione resta al centro così come l’obiettivo del 25% di margine operativo, rispetto al 20% a cui il gruppo è arrivato attualmente (o meglio è ricaduto, visto che prima del problema cinese stavano al 23%). Vi lascio alla consultazione dei grafici. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Gruppo Italiano Vini (GIV) – risultati 2021

    Il bilancio 2021 di GIV ripropone le tematiche già analizzate negli ultimi anni relativamente a questa azienda: il successo commerciale c’è, vista la dimensione (oltre 400 milioni di fatturato) e la presenza con filiali distributive nei principali mercati, ma il successo economico non c’è, anzi, verrebbe da dire che nel 2021, anno in cui molte aziende vinicole eccellono dal punto di vista dei margini, il Gruppo Italiano Vini non è ancora riuscita a tornare sui risultati del 2019. La relazione degli amministratori parla in modo molto dettagliato del settore e delle sue problematiche e non dice quasi niente delle problematiche aziendali. Il bilancio consolidato contiene una relazione degli amministratori quasi completamente focalizzata sul bilancio indivduale. Probabilmente la comunicazione economico finanziaria non è una delle priorità dell’azienda.Venendo ai dati, le vendite crescono del 10% rispetto al 2020 (a 430 milioni), quando erano calate del 4% e ci ritroviamo quindi i 5% circa sopra il 2019. Si tratta di un incremento quasi completamente derivato dall’incremento del fatturato italiano, +16% sul 2019 a 115 milioni, mentre all’estero le vendite toccano quota 316 milioni, +2%. Secondo Anna di Martino, che redige la preziosa classifica delle prime 100 aziende italiane, le bottiglie vendute sono 78.4 milioni, 0.8 milioni meno che nel 2020 e 6.4 milioni in meno del 2019. Ciò andrebbe dunque a indicare un aumento del prezzo medio per bottiglia del 13%, da 4.8 a 5.5 euro.Questo progresso, che porterebbe a immaginare risultati aziendali migliori, non si traduce negli utili. L’utile operativo di 6 milioni è superiore al 2020 (2 milioni) ma distante dai 10 milioni del 2019, per un margine dell’1.4%. Il grafico qui sopra parla dell’EBITDA, che passa da 21 miloni del 2019 a 18 milioni del 2021. Il calo dei margini (circa 1 punto percentuale) è pienamente spiegato dall’aumentata incidenza degli acquisti esterni (+2 punti percentuali) non compensata dalla stabilità del costo del personale. Due ulteriori elementi aiutano poi a spiegare il balzo dell’utile netto a 9 milioni di euro, rispetto ai 6 del 2019 e a 1.4 del 2020: la forte presenza di proventi su cambi (3 milioni) e, rispetto al 2019, l’inversione della tassazione che nel 2021 è a credito di 3.4 milioni. Con una tassazione normalizzata l’utile sarebbe stato inferiore a 4 milioni.Dal punto di vista finanziario, l’indebitamento scende da 135 a 113 milioni di euro. A tale risultato contribuisce in modo determinante il calo del capitale circolante di 14 milioni (dovuto a un forte incremento dei debiti verso fornitori) e, come nel 2020, il mancato pagamento di dividendi agli azionisti, sospeso già nel 2020.Poco si dice del futuro, salvo citare un piano di investimenti di 15 milioni in 3 anni, che è rilevante per un’azienda che ha un MOL di 20 milioni come GIV, ma si ridimensiona quando si considera la dimensione commerciale del gruppo… Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La dimensione media delle aziende vinicole italiane – censimento ISTAT 2021

    Il post di oggi è particolarmente importante perchè è uno dei primi risultati del censimento dell’agricoltura 2021 (doveva essere 2020, ma poi…), per il quale ISTAT ha cominciato a disseminare qualche dato. Questo primo post si occupa delle superfici vitate a vite e risponde a diverse questioni spesso ricercate sul blog, quali quanti ettari vitati ci sono in Italia, quante aziende vinicole e, quindi, quanto è la dimensione media delle aziende vinicole. Rispondendo a queste tre domande: in Italia ci sono 636mila ettari di vite (uguale al 2010), coltivati da 255mila aziende (un terzo meno che nel 2010), che hanno dunque una superficie media di 2.5 ettari (il 50% in più del 2010).La stabilizzazione della superficie vitata è il dato più importante e che segna un punto di rottura con il passato, mentre il “consolidamento” della superficie nelle mani di un numero inferiore di aziende continua. Si tratta però di una stabilizzazione solo apparente quando si entra nel dettaglio: Veneto e Friuli Venezia Giulia crescono del 38% e 35% rispettivamente in ettari e calano di quasi il 30% in numero di aziende, il che determina quasi il raddoppio della superficie per azienda: da 3 a quasi 6 per il FVG che si colloca in cima alla lista delle regioni italiani, da 2 a quasi 4 per il Veneto.Il calo delle superfici secondo ISTAT continua soprattutto in Umbria (-23% dal 2010), Basilicata (-30%), Calabria (-24%) e Sicilia (-19%), quindi con una connotazione soprattutto nel centro sud.Per quando riguarda invece il processo di concentrazione della superficie, nell’ambito di un incremento nazionale del 51%, da 1.6 a 2.5 ettari,  i progressi più importanti sono quelli già citati nel Nord Est, cui si aggiungono i forti progressi in Campania, Liguria (entrambe da una base minuscola) e Lazio, mentre invece non sembra essere cambiata molto la situazione in alcune regioni del sud come Sicilia a Calabria (solo +8%).Quest’anno ho aggiunto la tabella con le superficie vitate per la produzione di vino, un dettaglio importante ma talvolta dimenticato. Gli ettari vitati sono 635mila, ma di questi 46mila circa non producono uva da vino ma uva da tavola (e in minor misura uva passa). Quindi se restringiamo alla produzione di vino, gli ettari diventano 590mila, le aziende scendono a 241mila e la superficie vitata è di conseguenza 2.4 ettari, un numero molto vicino a quello generale. Trovate il dettaglio nella tabella qui sotto, dove sono anche divisi gli ettari adibiti da DOP/IGT e quelli per altri vini: 453mila contro 137mila.Buona consultazione. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Sicilia – dati di produzione dei vini DOC (2020)

    Trovate all’interno del post le tabelle relative agli ettari rivendicati, ettolitri certificati, ettolitri imbottigliati e valore della produzione (ai prezzi di base) delle DOC più rilevanti della regione Sicilia. I dati sono ricavati dalle pubblicazioni ISMEA.Ho anche inserito un paio di grafici (quelli che mi parevano più espressivi), relativi al valore della produzione e alla superficie denunciata delle principali DOC regionali.Si riferiscono agli anni 2016-2020 per le seguenti DOC:Sicilia, Marsala, Etna, Pantelleria, Cerasuolo di Vittoria, Alcamo, Menfi, Noto, Vittoria, Malvasia delle Lipari, Contessa Entellina, Erice, Salaparuta, Monreale, Eloro, Mamertino di Milazzo, Contea di Sclafani e Faro. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Botter – risultati e analisi di bilancio 2021

    Lo scorso anno scrivevamo del bilancio 2020 e della trasformazione di Botter in seguito all’acquisizione di Mondodelvino. Purtroppo non siamo riusciti a trovare il bilancio consolidato della nuova holding, che era accreditata di vendite pro-forma 2020 di 345-350 milioni e 400 milioni nel 2021). Leggendo il bilancio 2021 scopriamo che l’operazione si è sviluppata attraverso la costituzione di una holding (Tabacco) che ha acquistato il 70% di Botter (cioè tutto il capitale escluso il 30% di azioni proprie), e che è stata a sua volta incorporata in Botter, generando goodwill e indebitando la società, passata da 54 milioni di cassa a 87 milioni di debito, senza contare i 30 milioni ancora dovuti agli azionisti di cui si sapeva già lo scorso anno e non ancora pagati. Questi soldi sono stati utilizzati per acquistare MondodelVino, che è rimasta “fuori” dal perimetro di Botter, ricadendo sotto una società di nome Venere SpA di cui discuteremo in un altro momento. Per ora, sappiate che la previsione di 400 milioni di fatturato pro-forma è stata rispettata (412 milioni il dato riportato).Tornando a Botter, il 2021 è caratterizzato da vendite in crescita del 23% a 284 milioni di euro, con un dato stranamente negativo in Italia (-8% e comunque residuale, dato che si tratta di 15 milioni di euro) e molto positivo sia in Europa (+12% a 139 milioni) che nel resto del mondo (+44% a 130 miloni).I dati di bilancio che trovate sono fortemente influenzati dalle pratiche contabili relative all’operazione spiegata sopra, che ha generato un surplus di attivi fissi allocati a marchi e avviamento, che vanno a loro volta ammortizzati, con un impatto negativo sotto l’EBITDA di circa 25 milioni di euro. Per questo motivo abbiamo due linee di utile operativo, uno farlocco di 16 milioni e uno “vero” di quasi 42 milioni. Se guardiamo alla rappresentazione dei dati aggiustata, notiamo che i margini sono rimasti stabili intorno al 15% a livello di utile operativo (16% a livello di EBITDA). Ovviamente l’utile netto sceso a 2 milioni è largamente influenzato dai 25 milioni di ammortamenti aggiuntivi (presumibilmente non fiscalmente deducibili), ma anche da circa 6 milioni di oneri finanziari che sono emersi dopo il mutamento della struttura finanziaria.Il debito netto a fine 2021 sale a 87 milioni, oltre a 30 milioni di debiti verso soci, dopo aver effettuato investimenti per 7 milioni (un dato elevato rispetto a quanto visto negli ultimi anni). Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO