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    La produzione di vino in Italia nel 2022 – dati provvisori ISTAT

    ISTAT ha pubblicato l’aggiornamento 2022 sulla produzione di vino. Lo sforzo di produrre serie di dati più complete e dettagliate è evidente, tanto che dal 2021 e 2022 sono disponibili i dettagli per colore e tipologia di vino a livello provinciale (prima a livello regionale). Resta da vedere se persistono delle differenze con i dati produttivi rilasciati dal Ministero dell’Agricoltura (di cui non si riesce ad avere alcun dettaglio). Ad ogni modo, secondo l’aggiornamento non ancora definitivo la produzione italiana di vino è calata del 3% nel 2022 a 49.4 milioni di ettolitri, calo che ha colpito soprattutto i vini bianchi (-5%) e i vini DOC (-8%). Come dire: un anno estremamente anomalo dato che proprio queste due categorie erano quelle in maggior progresso negli anni passati. Infatti, se invece di confrontare i dati con il 2021 ci confrontiamo con la media decennale, sono ancora i vini bianchi e i vini DOC a segnare gli incrementi più importanti, vicini al 10%. Da un punto di vista geografico, l’annata produttiva è stata migliore al sud che non al nord, sia in prospettiva storica (+14% contro -1%) che rispetto al 2021 (-1% contro -5%). Scendendo ancora nel dettaglio, la produzione in Puglia supera dopo molti anni 10 milioni di ettolitri, il 12% in più del 2021 e il 39% in più della media storica. Secondo ISTAT quindi la Puglia è tornata a essere la regione con la maggior produzione di vino in Italia dopo diversi anni (2017 l’ultima volta). Dati molto positivi vengono anche dal Friuli Venezia Giulia, mentre sono decisamente negativi i dati che emergono dalle Marche e dalla Sicilia, sempre per restare sulle regioni di una certa rilevanza produttiva. I dati sono disponibili e aggiornati anche nella sezione Solonumeri del blog. Se desiderate ulteriori dettagli, nel resto del post trovate numerosi grafici e tabelle.

    La produzione di vino 2022 è calata del 3% sul 2021, ma è rimasta il 4% sopra la media degli ultimi 10 anni (47.4 milioni di ettolitri).
    Nel 2022 i vini bianchi sono stati 28.3 milioni di ettolitri, -5% ma il 9% sopra la media, mentre i vini rossi a 21 milioni di ettolitri sono allineati sia al 2021 che alla media storica.
    Se suddivisi per categorie produttive, calano dell’8% i vini DOC a 21.2 milioni di ettolitri, pur restando dell’8% sopra la media storica, mentre sono in ripresa i dati produttivi dei vini IGT, +6% a 13 milioni di ettolitri (anche se ancora leggermente sotto le medie storiche). Infine, è stato un anno quasi stabile per i vini comuni a 15.2 milioni di ettolitri (6% sopra la media storica).
    Mischiando colore e categorie troviamo un forte calo delle DOC bianche (-12%) e un forte incremento delle IGT rosse (+12%), mentre i vini bianchi IGT e comuni sono stati rispettivamente stabili e in leggera crescita a dimostrare un certo “impoverimento” dell’offerta probabilmente anche guidato dalla domanda.
    Nel post trovate poi i dati sulle superfici vitate, salite a 666mila ettari secondo ISTAT (che dovrebbe avere a disposizione i dati del censimento…).
    Abbiamo accennato poi ad alcuni dati regionali, di cui trovate la tabella sotto. Aggiungerei il forte calo del Veneto, -12%, anche se non distante dal dato medio degli ultimi 10 anni.
    Buona consultazione! LEGGI TUTTO

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    Norvegia – importazioni di vino 2022

    Siamo rimasti un anno indietro con i dati sulla Norvegia, piccolo ma ricco mercato per il vino. Guardando il grafico si nota chiaramente che se da un lato il Covid sembra aver soltanto scalfito la crescita del mercato poi proseguita nel 2021, nel 2022 l’importazione di vino norvegese si è stabilizzata sul livello di 482 milioni di euro. Sono però decisamente divergenti gli andamenti all’interno di questo numero, in un mercato dove il vino francese (soprattutto attraverso lo Champagne) ha fatto la differenza negli ultimi anni. A fine 2022, infatti l’import francese era il 37% del totale, ben oltre il 30% di qualche anno fa. Nel caso dell’Italia le cose non sono andate particolarmente bene: nel 2022 il vino italiano non ha perso quota di mercato (quindi rimanendo stabile) ma decisamente perso il passo rispetto alla Francia. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    L’import di vino norvegese è stabile nel 2022 a 482 milioni, mentre il volume importato cala del 14% a 935 mila ettolitri. In verità il dato dei volumi 2022 è coerente con l’epoca pre-Covid (866mila ettolitri nel 2019), e sono stati il 2020 e 2021 con circa 1.1 milioni di ettolitri a rappresentare un po’ l’eccezione.
    Questi 482 milioni sono fatti di circa 400 milioni di euro di vino fermo e 80 milioni di spumanti. Sono proprio gli spumanti a crescere, prendendo spazio dai vini fermi, con un incremento del 12% sul 2021 e del 9% negli ultimi 5 anni. E in Norvegia, si parla di Francia quando si parla di spumanti, soprattutto negli ultimi anni. Nel 2022 infatti di questi 80 milioni ben 50 sono di provenienza francese. Dal 2022 la Francia supera l’Italia non solo per valore (noi siamo intorno a 20 milioni) ma anche per quanto riguarda i volumi di spumante, a circa 36mila ettolitri.
    Tornando ai dati generali, sono in calo nel mercato norvegese i vini tedeschi (-6%, dopo diversi ottimi anni) e quelli spagnoli (-9%), mentre sembra aver preso piede il vino americano. Per tutte queste nazioni stiamo parlando ovviamente di ordini di grandezza diversi dai numeri italiani e francesi: come potete leggere in tabella passiamo dai 39 milioni di euro dei tedeschi ai 35 degli spagnoli e 24 degli americani.
    Dove l’Italia resta davanti alla Francia è nei volumi, seppur calati del 10% a 266 mila ettolitri. Quindi circa il 28% del vino bevuto dai norvegesi è italiano ed è una quota rimasta stabile nel 2022 ma calata in modo abbastanza evidente rispetto a qualche anno fa, quando era sopra un terzo.
    Vi lascio alle tabelle e ai numeri.

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    Australia – esportazioni di vino 2022

    Le esportazioni australiane di vino si sono stabilizzate nel 2022, dopo il tremendo impatto dei dazi applicati dalla Cina su un livello di circa 1.45 miliardi di dollari americani o 2.1 miliardi di dollari australiani (oppure ancora 1.38 miliardi di euro). Si tratta di un +2% in euro, un -2% in valuta locale (ciò che più conta e che mettiamo in questa analisi) e circa -9% in dollari americani. Se espresse in volume, le esportazioni hanno un andamento simile: +2% a 6.43 milioni di ettolitri, ben sotto i 7.5-8 milioni visti nelle annate recenti e comprese nella tabella. La Cina è ormai scomparsa dal radar: anzi ho dovuto cambiare la tabella per farla stare dentro, essendo passata da oltre 1 miliardo di dollari locali a 16 milioni nel 2022, ossia al livello di circa 20 anni fa. Quanti soldi e investimenti buttati via. I dati totali sono stabili ma ci sono tanti segni più e meno rilevanti: dal calo del Regno Unito alla forte crescita in alcuni paesi del sud est asiatico. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le esportazioni australiane di vino restano nel 2022 nell’intorno del valore depresso dell’anno scorso, precisamente 2.1 miliardi di dollari locali, a cui corrisponde un volume esportato di 6.43 milioni di ettolitri. Migliora leggermente il mix delle esportazioni, con l’andamento dei vini sfusi in calo del 4-5% contro il -2% del vino fermo in bottiglia (e esportazioni stabili di spumante, che però sono soltanto il 2% circa del totale).
    Dal punto di vista geografico, crolla ulteriormente il contributo della Cina: compreso HongKong, siamo a circa il 9% delle esportazioni totali rispetto all’11% del 2021 e al 42% del 2019.
    Il paese più importante diventano gli USA, che superano il il Regno Unito, ma con un calo del 61 delle esportazioni (sebbene i volumi siano cresciuti el 14% a 1.4 milioni di ettoltri). Dopo due anni fortissimi fa retromarcia anche l’export verso l’Inghilterra, -18% a 414 milioni di euro, un filo sotto i 415 degli USA (-9% per il volume a 2.2 milioni di ettolitri in UK).
    Che cosa fa dunque tornare i conti? Vi direi sicuramente il Canada (+15% a 191 milioni, ma ancora sotto il picco) e poi una serie di paesi “strani” per il mondo del vino in sud est asiatico come la Thailandia (più che raddoppiata) oppure la Malesia (quasi raddoppiata).
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    Francia – esportazioni di vino 2022

    La Francia chiude il 2022 con un incremento delle esportazioni di vino del 10.6% a 12.3 miliardi di euro, nonostante un deciso rallentamento dei volumi esportati nella coda dell’anno che ha determinato un calo del volume esportato del 5% a 13.9 milioni di ettolitri. La base di confronto ovviamente ha un impatto, ossia: il 2021 è stato un anno di grande crescita dei volumi dopo i problemi del 2020 e anche in termini di valori esportati il 2021 non è stato un anno esattamente normale. Se confrontiamo il dato 2022 con il dato 2019, le esportazioni francesi crescono del 26% in valore a fronte di un volume esportato in calo del 2%. Nel confronto che trovate all’interno “Italia-Francia” potete notare come il 2022 sia andato in maniera esattamente parallela, con un inizio d’anno migliore per i francesi e un fine anno con un rallentamento meno marcato per l’Italia, che chiude il 2022 con un +23% circa sul 2019, quindi leggermente indietro rispetto alla Francia. Tornando ai dati francesi, spiccano i dati dello Champagne e della Borgogna come al solito, mentre dal punto di vista geografico (che troverete pubblicato nelle prossime settimane nella sezione Solonumeri) sono molto positivi i dati degli USA (+14% a 2.3 miliardi) e Giappone (+23% a 700 milioni) mentre la Cina è calata del 5% a 531 milioni di euro. Passiamo all’analisi dei dati.

    Dei 12.3 miliardi esportati dalla Francia nel 2022, ben 4.2 sono di Champagne, con un’ulteriore crescita del 20% che porta a un +36% rispetto al 2019. La seconda categoria esportata in termini di valore è quella del Bordeaux, che però si ferma a un +1% per 2.4 miliardi di euro, soltanto il 13% sopra il 2019.
    La categoria più forte resta comunque quella de vini di Borgogna, che anche se nel 2022 sono cresciuti “soltanto” del 13%, con 1.45 miliardi di euro di esportazione sono ben il 45% sopra il livello del 2019.
    Tutti gli altri vini francesi cubano 4.2 miliardi di euro e crescono del 7.3% nel 2022, ponendosi del 18% circa sopra il livello del 2019.
    Una parola infine sui volumi, che sono nominalmente in calo ma in realtà non distanti dalla media storica francese di circa 14 milioni di ettolitri. Di questi 1.4 milioni di ettolitri sono di Champagne, 1.8 milioni di Bordeaux e 0.6 milioni di Borgogna, quindi con 10 milioni di ettolitri di “altri vini”. Da notare che l’unica categoria con crescita anche in volume è lo Champagne (+8% e +20% sul 2019).

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    Italian Wine Brands – risultati 2022

    Italian Wine Brands ha chiuso il 2022 con un fatturato pro-forma di 430 milioni di euro e un utile netto rettificato pro forma di 15 milioni di euro circa. Da qualunque lato li si guardi (pro-forma o non pro proforma, rettificati o meno), si tratta di risultati fortemente ridimensionati rispetto al biennio 2020-21. Si tratta però di una lettura fuorviante perché così come avevamo sottolineato in passato “al contrario”, nel 2022 IWB si è trovata in una situazione di forse pressione determinata dal suo modello di business, che fa fatica a passare sui clienti (molti di questi “GDO”) le spinte inflazionistiche sproporzionate sui costi di produzione (vetro/carta/energia) viste nel 2022. In più se nel 2020-21 la divisione “distant selling” del gruppo si era avvantaggiata dei problemi legati al Covid, il contrario è successo nel 2022. Tutto questo per mettere nel giusto contesto l’andamento del fatturato, che è stato +5% su base pro-forma grazie alle acquisizioni di Enovation Brands (distribuzione in Nord America) e Barbanera (produttore di vino in Toscana, una delle prime proprietà dirette del gruppo). Dopo queste operazioni, IWB ha un debito di circa 130 milioni di euro, che diventano 147 compreso IFRS-16, per un multiplo sull’EBITDA di poco meno di 4 volte. Dopo un triennio ricco di acquisizioni, che hanno portato l’azienda da 158 milioni di fatturato (2019) a 430 (2022 PF), le parole del management sembrano sottendere a un 2023 incentrato sulla crescita organica e sulla ricerca di sinergie e risparmi di costo: “[…] Oggi il gruppo IWB si presenta sul mercato con un portafoglio prodotti incredibile, profondo, diversificato sia per regioni di provenienza che per tipologia, dai vini premium toscani e piemontesi, agli spumanti, dove siamo un leader nazionale. Siamo presenti nei differenti canali commerciali e ci espandiamo velocemente sui nuovi mercati. Abbiamo all’interno tutte le potenzialità per crescere in maniera organica, in volumi e in marginalità e questa è la nostra strada per il futuro.”
    Passiamo a un breve commento all’interno del post.

    Le vendite 2022 raggiungono 391 milioni di euro in consolidato (+25% sul 2021) e 430 milioni di euro in pro-forma (+5%) come abbiamo detto. L’impatto delle acquisizioni è molto importante e stimiamo rappresenti circa il 5% sul totale.
    Per divisione e guardando ai dati pro-forma, le vendite all’ingrosso sono a +1% e 303 milioni, la parte distance selling (“B2C” di una volta) sono a -17% per 68 milioni. All’interno di questa voce, le vendite internet sono 20 milioni, -9% sul 2021. Infine la nuova divisione “Ho.Re.Ca.” beneficia fortemente delle acquisizioni e delle riaperture post covid e più che raddoppia a 57 milioni di euro.
    Passando ai margini, se visti in “consolidato”, l’EBITDA scende da 34 a 31 milioni, l’utile operativo riportato da 22 a 19 milioni, l’utile netto aggiustato da 17 a 12 (quello riportato da 14.5 a 11). Se guardiamo ai dati pro-forma i dati non sono molto diversi: da 42 a 37 milioni di EBITDA aggiustato, da 31 a 25 per l’utile operativo (-21%), da 20 a 15 milioni per l’utile netto.
    Come dicevamo sopra ci sono forti pressioni sui costi, quantificati dal management con una perdita di margine sulla produzione di circa 0.5% delle vendite (al netto dei benefiti degli incrementi dei prezzi di vendita), quindi circa 2-3 milioni di euro, oltre a altri 3 milioni di euro di incremento del costo dei servizi. Sostanzialmente questi sono numeri che spiegano il calo dell’utile operativo di circa 5 milioni.
    Dal punto di vista finanziario, nel 2022 IWB ha avuto una generazione di cassa prima degli investimenti di circa 25 milioni di euro, ha poi investito circa 59 milioni di euro, di cui ben 48 in acquisizioni, ha pagato dividendi e acquisti di azioni proprie per 2.5, per chiudere con un incremento del debito (ex IFRS16) di 21 milioni di euro.
    L’andamento delle azioni in borsa (calcolato a venerdi 24 marzo), infine, è stato negativo da inizio anno per il 21% e del 39% da un anno a questa parte, mentre resta fortemente positivo se visto su 5 anni (+59%). LEGGI TUTTO

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    Regno Unito – importazioni di vino 2022

    È obiettivamente difficile giudicare I dati di quest’anno prodotti da UN Comtrade sul mercato inglese (che trovate in formato scaricabile nella sezione Solonumeri). O meglio, è difficile confrontarli con il 2021, nel senso che si sono verificate delle oscillazioni molto importanti delle importazioni provenienti da Belgio e Olanda (ma anche Danimarca), notoriamente paesi che non producono vino. Stiamo parlando di valori importanti, 250-300 milioni di euro che potrebbero essere stati “riallocati” nei paesi primi esportatori. Come leggere dunque questo dato per l’Italia di 1.05 miliardi di euro?,  circa il 20% in più di quello che riporta ISTAT per il mercato inglese. Risposta non semplice anche se l’ammontare delle esportazioni italiane di vino in Olanda è decisamente abnorme per la dimensione di quel mercato… tornando ai dati, secondo UN Comtrade le importazioni di vino sono salite a 4.8 miliardi di euro, valore mai toccato in precedenza con una crescita del 18% sul 2021 e, nell’arco del periodo 2017-22 del 6% annuo circa. Le gerarchie sono le solite: Francia 1.7 miliardi, Italia poco più di 1 miliardo, tutti gli altri messi insieme 2 miliardi di euro. Mancano per il secondo anno consecutivo i dati sui volumi totali. Passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

    Il Regno Unito ha importato 4.8 miliardi di euro di vino nel 2022, che corrispondono a 4.1 miliardi di sterline. Vista la leggera rivalutazione del cambio, la crescita in sterline (+17%) è leggermente meno marcata di quella in euro (+18%). Lo stesso vale per i dati (più significativi visto quanto detto sopra) relativi alla crescita sugli ultimi 5 anni, che è del 6% in euro e del 5% in sterline.
    Secondo i dati. l’Italia è andata meglio della Francia nel 2022 contro 2021 ma prenderei questo dato un po’ con le molle. Se confrontato con il 2017, la crescita dell’Italia è del 7%, comunque sopra a quella del mercato (6%) ma la Francia fa +9%.
    Il dominio dei francesi si fonda secondo UN Comtrade più sui vini fermi (1 miliardo contro mezzo miliardo per noi) che non sui vini spumanti (624 milioni contro 500 milioni), il che è una “anomalia” rispetto a tanti altri mercati dove è lo Champagne a fare la differenza.
    Anche in questo caso (spumanti), l’Italia cresce più della Francia nel 2022, con un valore di import di 500 milioni di euro, rispetto ai 624 milioni dei prodotti francesi. Di nuovo, se guardiamo al 2022 contro 2021 siamo a +60% contro +40%, ma se ci confrontiamo su un’ottica quinquennale siamo a +11% (annuo) per i prodotti francesi e +9% per quelli italiani.
    Dietro Italia e Francia i dati restano molto volatili, con la Spagna a rappresentare il terzo importatore in UK con quasi 400 milioni di euro.
    Vi lascio alle tabelle. LEGGI TUTTO

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    USA – importazioni di vino – aggiornamento 2022

    La forte svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro ha reso il mercato americano particolarmente appetibile. Le importazioni di vino sono cresciute del 4% in dollari americani a 7.7 miliardi di dollari, quindi mantenendo la traiettoria degli ultimi anni. Con il cambio a 1.05 rispetto a 1.18 dello scorso anno, la traduzione in euro genera un dato in crescita del 17% per 7.3 miliardi di euro. Anche nel 2022 i vini francesi hanno registrato un andamento leggermente migliore di quelli italiani, +18% contro +16%. Cumulandolo con quanto successo negli anni recenti, i vini francesi crescono del 9% annuo dal 2017 a questa parte, quelli italiani del 6%. Dopo Italia e Francia, a una distanza comunque abissale, si impongono i vini neozelandesi. Passiamo a un’analisi più dettagliata, sottolineando che i numeri sono disponibili su Solonumeri e che, purtroppo, le rilevazioni sui volumi importati in USA non sono realistici e dunque omettiamo di analizzarli.

    Le importazioni americane di vino di 7.3 miliardi di euro si compongono di circa 4.9 miliardi di vini fermi in bottiglia (+16% nel 2022, +4% annuo in euro all’anno nel quinquennio), circa 0.5 miliardi di euro di vino sfuso (+20% e +8% annuo dal 2017) e poco più di 1.9 miliardi di euro di vini spumanti, categoria questa in forte crescita, +20% nel 2022 e +12% annuo dal 2017 al 2022.
    La leadership della Francia si “amplia” raggiungendo il 36% dei vini importati, mentre quella italiana cala leggermente al 31.8%. Se escludiamo l’eccezionalità del 2020, i vini italiani stanno mantenendo le loro posizioni, mentre i vini francesi stanno guadagnando quote (erano sotto al 30% fino al 2016) nei confronti dei vini sudamericani e australiani.
    Anche se le distanze si stanno assottigliando, l’Italia resta leader nella categoria dei vini fermi in bottiglia, con 1.6 miliardi di euro rispetto a 1.45 della Francia. L’Italia di nuovo cresce sui 5 anni come il mercato (+4% annuo), i vini francesi vanno a una velocità molto superiore (+7%).
    Il mercato dei vini sfusi resta dominato da Cile, Australia e Nuova Zelanda, mentre in questo comparto Italia e Francia non superano di molto il 10% del mercato ciascuno.
    Venendo alla categoria degli spumanti, qui il passo dei vini italiani è superiore a quello di quelli francesi. Nel 2022 i nostri spumanti sono cresciuti del 25% a 675 milioni di euro, mentre quelli francesi sono a +18% per 1.1 miliardi di euro. Anche nel medio termine, a fronte di un mercato a +12% annuo, l’Italia è a +14% mentre la Francia è a +10%.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    Nuova Zelanda – esportazioni di vino 2022

    Le esportazioni della Nuova Zelanda sono cresciute del 25% nel 2022, anche grazie alla forte svalutazione della valuta locale nei confronti del dollaro americano (16%). Il mondo anglosassone quindi gli Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Canada continua a rappresentare una quota preponderante delle esportazioni neozelandesi, circa l’85% del totale (come potete vedere dalla torta qui sopra rappresentata). Il prodotto si sta facendo però strada anche su altri mercati come la Germania dove le esportazioni sono cresciute del 43% nel 2022, mentre non sembra avere un buon andamento sul mercato cinese, che resta una destinazione marginale rappresentando soltanto l’1-2% del totale esportato. Con una performance tanto positiva la Nuova Zelanda che fino al 2021 era il settimo paese nella classifica mondiale delle esportazioni di vino rischia di superare i suoi due concorrenti diretti Stati Uniti e Australia che nel 2021 avevano un livello di esportazione soltanto poco superiore. Ricordandovi che questi dati sono anche disponibili in formato scaricabile nella sezione Solonumeri dedicata agli altri paesi del mondo e alle esportazioni passiamo a un’analisi più dettagliata.

    Le esportazioni di vino neozelandesi toccano il loro massimo storico a 1.4 miliardi di euro, che corrispondono a 2.4 miliardi di dollari locali. L’incremento è legato per il 9% ai volumi che tornano a quota 3.1 milioni di ettolitri dopo il calo a 2.8 del 2021.
    I mercati chiave sono tre USA, 1.1 milioni di ettolitri, Regno Unito e Australia, 700mila ciascuno. Lo stesso dicasi per i valori: USA 878 milioni di dollari, 500 milioni ciascuno circa gli altri due mercati.
    La velocità di crescita è però differente: a fronte di un +7% annuo negli ultimi 5 anni (2017-22), gli USA crescono dell’11% annuo, Australia e Regno Unito del 5%. Questo significa anche che “tutto il resto” cresce del 7% circa all’anno negli ultimi 5 anni.
    I numeri cominciano a diventare importanti anche per altri mercati, come la Germania, dove il vino neozelandese ha raggiunto quota 40 milioni dei nostri euro (70 dei loro dollari) e dove la crescita è vicina all’8% in valuta locale. Se mettiamo insieme Cina e Hong Kong non arriviamo a 35 milioni di euro di esportato, quindi molto lontano dalle penetrazioni raggiunge da altri paesi come il Cile o (ovviamente) la Francia. Forse anche in proporzione sono più indietro che l’Italia…
    Bene, vi lascio alla consultazione delle tabelle.

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