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    Vranken Pommery – risultati 2021

    L’ottimo andamento già visto nel primo semestre (link) è continuato per tutto il 2021, consentendo a Vranken Pommery di invertire il declino delle vendite (e soprattutto degli utili) che durava ormai da diversi anni. Nel 2021 la casa spumantistica è tornata a 300 milioni di fatturato (+23% sul 2020 e +16% nell’importante secondo semestre) ma soprattutto ha raddrizzato la barra dei margini, tornando a un margine operativo lordo sulle vendite del 16% per un valore assoluto che sfiora i 50 miloni di euro, dato che non si vedeva da dieci anni a questa parte.I dati li vedete nella tabella e nei grafici: le vendite in Francia si stabilizzano a 120 milioni, in Europa il gruppo cresce a 122 milioni di vendite, ma soprattutto è il resto del mondo che fornisce la spinta decisiva, passando da poco più di 20 milioni ai 60 registrati nel 2021, forte delle nuove strategie distributive.I costi sono finalmente sotto controllo e lo è anche la situazione finanziaria. Vranken Pommery ha avuto anni di crescita combinata del magazzino ma anche del debito, in questa nuova fase post Covid entrambe le misure stanno gradualmente calando, migliorando quindi il profilo di rischio della società. Se nel 2019 il debito era 712 milioni e il magazzino 686, nel 2021 i due numeri sono inferiori e molto più vicini: 653 milioni di debito contro 645 milioni di magazzino. E nel frattempo il patrimonio netto è cresciuto di 10 milini di euro.Vi lascio alle tabelle e vi auguro un buon fine settimana. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2021

    Nel 2021 Frescobaldi riprende la sua marcia, direi su tutti i fronti. Il fatturato supera 130 milioni di euro, il 7% in più rispetto al 2019, i margini salgono su livelli record per il gruppo (37% margine operativo lordo) escludendo l’anomalia del 2020, gli investimenti riprendono con diverse operazioni sia nel Chianti che nella zona di Montepulciano e Bolgheri e, infine, anche gli azionisti dopo qualche anno di dividendi molto moderati nel 2021 hanno incassato una remunerazione superiore (incluse alcune partite che hanno a che fare con le minoranze),pur nel contesto di un ulteriore miglioramento della posizione finanziaria netta.Andando nel dettaglio dei numeri, le vendite di 130.6 milioni di euro sono spinte soprattutto dalle esportazioni, che crescono del 9% rispetto al 2019 a 83 milioni, mentre le vendite italiane di 47 milioni sono del 4.5% sopra i livelli pre-Covid.La struttura del conto economico del gruppo (sempre confrontando 2019 e 2021) vede un miglioramento di 3 punti percentuali del margine operativo lordo sulle vendite, dal 34.3% al 37.3%, per un valore assoluto che passa da 42 a 49 milioni. A tale risultato concorre soprattutto la riduzione delle spese per servizi (-4 punti percentuali) che compensa un leggero aggravio dei costi per acquisti (quasi 2 punti percentuali). Sotto il margine operativo lordo, i nuovi investimenti determinano maggiori ammortamenti ma sono compensati da minori oneri finanziari. Ancora più sotto crescono gli utili delle minoranze (il che in se è una buona notizia) e l’utile netto 2021 arriva a 23 milioni di euro rispetto a 19 del 2019. Un margine netto eccezionale (18%) anche aiutato dalla fiscalità praticamente assente (3%).Frescobaldi chiude il 2021 con quasi 28 miliioni di cassa netta, 10 miloni in più dello scorso anno. Tale risultato è determinato da un cash flow di quasi 50 milioni di euro, investimenti netti per 17 milioni (tra cui oltre 5 milioni investiti a Montepulciano e quasi 2 nel Chianti per due tenute) e come dicevamo per i dividendi agli azionisti.Le indicazioni del 2022 sono prudenti ma incoraggianti, vista la presumibile bassa esposizione del gruppo alle aree del conflitto e l’abbrivio derivante dai nuovi investimenti effettuati, parte dei quali (soprattutto in Chianti) sortiranno i suoi effetti quest’anno. Come scrivevo nel commento di Santa Margherita qualche giorno fa, il 2022 sarà un anno certamente più difficile da gestire considerando le tensioni inflazionistiche, i problemi delle catene logistiche e, non ultimo, il rapido peggioramento delle prospettive macroeconomiche. Detto questo, l’evidenza delle società operanti nel settore del lusso e delle bevande “premium”, che possono confrontarsi con Frescobaldi, indicano che la prima parte dell’anno sarà ancora particolarmente positiva. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Santa Margherita – risultati e dati di bilancio 2021

    Con Santa Margherita apriamo all’analisi delle aziende vinicole non quotate e osserviamo degli andamenti che saranno comuni a diverse aziende posizionate, diciamo così, nel segmento premium del vino. Osservando questi dati e i grafici che li accompagnano, il 2021 sembra la continuazione naturale di un percorso che dura da qualche anno e che ha visto nel 2020 una specie di inciampo. Lo stesso vale, per allargare il discorso, per diverse aziende coinvolte in settori adiacenti come gli spiriti oppure le aziende del lusso. In alcuni casi, anzi, la pandemia sembra avere in qualche modo aiutato alcune categorie di prodotti, “portando in casa” uno stile di consumo che in precedenza era prettamente riservato al “fuori casa”, come per esempio l’abitudine degli aperitivi che in qualche modo potrebbe aiutare anche il segmento degli spumanti.Fatta questa lunga premessa, i dati 2021 di Santa Margherita, confrontati con il 2019 (dimentichiamoci il 2020…), mostrano un incremento del 16% del fatturato a 221 milioni di euro, con una dinamica più marcata per le esportazioni (che stimiamo essere in crescita di poco più del 20% sul 2019) che per il mercato domestico (+7% stimato). Per quanto riguarda le principali entità legali (trovate grafico in fondo al post), nel 2021 Santa Margherita ha fatturato 117 milioni contro 106 del 2019, Ca del Bosco ha toccato quota 47 da 42 del 2019. Per i due principali marchi, la quota delle esportazioni rappresenta l’84% e il 20% rispettivamente delle vendite.A fronte di questi ottimi risultati commerciali ci sono risultati reddituali particolarmente positivi, nonostante diverse complicazioni contabili, che partono dall’ammortamento dei marchi rivalutati lo scorso anno (un noioso impatto di circa 8 milioni annui) fino alle discontinuniutà fiscali introdotte dal regime di patent box. In questo senso, il margine operativo lordo forse rappresenta la misura più corretta per definire l’andamento del 2021. Tolte le rettifiche sui crediti, Santa Margherita ha raggiunto quota 79 milioni, +44% sul 2019. Si tratta del livello più elevato di sempre sia in termini assoluti che in termini relative (36% delle vendite contro il 29% del 2019 e il precedente picco del 2016 del 34%). L’utile netto di 41 miloni raddoppia rispetto al 2019 ma non è molto distante dal 2020, anche se come dicevo sopra meglio non prenderlo a confronto.Dal punto di vista finanziario, le questioni contabili perdono di peso e i dati si riconciliano. Il 2020 era stato un anno di indebitamento netto in leggera crescita (153 milioni, +7), dopo il pagamento di circa 20 milioni di dividendi. Il 2021 invece segna un calo del debito a 126 milioni (-27 milioni), dopo il pagamento di 24 milioni di dividendi e dopo l’acquisizione per circa 6 milioni della tenuta americana Roco Winery LLC con sede a Newberg, Oregon (Usa) (fatta attraverso la controllata americana, di cui detiene il 90% del controllo, che presumbilmente sarà consolidata dal prossimo anno). Il tutto implica una generazione di cassa per gli azionisti leggermente di circa 57 milioni di euro. I rapporti di indebitamento dunque scendono a circa 1.6 volte  (debito su margine operativo lordo), dopo il temporaneo incremento degli ultimi anni a seguito delle acquisizioni, che peraltro sono ricominciate a fine 2021.In conclusione un ottimo anno per Santa Margherita, con un’apertura di 2022 ancora positiva. L’esposizione alle zone del conflitto è marginale (1.6% del fatturato) e quindi non dovrebbe creare particolari problemi. Più difficile, a opinione di chi scrive, sarà gestire i margini a venire, viste le pressioni inflazionistiche in atto e la base di confronto particolarmente sfidante. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Piemonte – produzione di vino e superfici vitate 2021 – dati ISTAT

    Anche per quest’anno cominciamo una serie di post relativi alla produzione di vino nelle principali regioni italiane, privilegiando le più importanti e quelle con i dati più stabili e verosimili (visto che ISTAT non ha ancora reso definitivi i dati). Il Piemonte è una di queste regioni, visto che storicamente abbiamo notato che i dati non sono mai cambiati in modo significativo.La regione ha una storia di produzione molto stabile, visto che calcoliamo una deviazione standard sulla media annua di produzione del 10% circa, tra le più basse in Italia. Nel 2021 la produzione è stata di 2.51 milioni di ettolitri, marginalmente sotto la media storica. La spinta verso la qualità continua, pur avendo raggiunto il 94% di vini DOC sul totale, con 2.2 milioni di ettolitri sui 2.5 totali.I vini rossi ovviamente prevalgono, ma non dobbiamo dimenticarci che la regione ha nella produzione di Asti uno dei più importanti spumanti italiani, con volumi produttivi non distanti dal Conegliano Valdobbiadene, anche se soffre di una esposizione geografica sfortunatamente orientata verso l’Est Europa.Ad ogni modo, nel 2021 i vini rossi di qualità hanno subito un calo in volume da 1.47 milioni di ettolitri a 1.39, mentre i vini bianchi sono cresciuti marginalmente da 943 a 966mila ettolitri.Terminiamo questa breve analisi con un occhio alle superfici vitate che in Piemonte sono secondo ISTAT 41870 ettari, stabili verso il 2020. Ciò determina una resa produttiva di 85 quintali per ettaro nel 2021 (-2%) a fronte di una produzione di uva stimata dall’istituto di 3.55 milioni di quintali. A tale proposito, le rese sono abbastanza omogenee tra le diverse province con il picco ad Alessandria (93q/ha) e Asti (88). Abbiamo invece la sensazione che i dati relativi alla provincia di Vercelli siano sbagliati.Per finire, tutte le serie di dati sono disponibili nella sezione Solonumeri. Per finire, tutte le serie di dati sono disponibili nella sezione Solonumeri. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I risultati delle aziende produttrici di spumante – aggiornamento Mediobanca 2020

    Delle circa 250 società di cui Mediobanca Research cumula i dati di bilancio, ce ne sono circa 50 che si occupano di spumanti, con un fatturato di circa 2 miliardi di euro, quindi malcontato il 20% del totale. La pandemia ha determinato un calo di fatturato più marcato per questo sotto-campione, pari a circa il 5% (contro il 3% del totale), nonostante un leggero incremento delle esportazioni (3%) che invece sono state stabili per il totale delle aziende. Il calo del mercato italiano nel 2020 è stat invece vicino al 10% (7% per il totale) e come ben sapete gli spumanti hanno una maggiore esposizione alle vendite domestiche rispetto al totale del settore vino: il rapporto è letteralmente invertito, con Italia/Estero a 57%-43% per gli spumanti e 42%-58% per il totale.Ad ogni modo, il calo delle vendite del 2020 è stato recuperato (secondo le stime di Mediobanca) nel 2021, quando il fatturato dovrebbe essere rimbalzato di oltre il 20% per raggiungere i 2.4 miliardi di euro, per chiudere il quinquennio con una crescita di oltre il 6%.Tornando ai numeri del 2020, sottolineerei i seguenti aspetti che ho notato e che trovate anche riflessi nei grafici e nelle tabelle: 1) le aziende spumantistiche sono riuscite a far crescere i margini anche nel 2020 grazie a un forte incremento del valore aggiunto sul fatturato (dal 17.1% al 17.8%) e nonostante il contributo degli sgravi sul costo del lavoro sia meno evidente. Ne consengue un utile operativo sostanzialmente stabile sul 2019. 2) come per le altre aziende vinicole le rivalutazioni di bilancio hanno dilatato sia il patrimonio che le attività fisse. L’indebitamento scende in maniera massiccia, da 560 a 447 milioni di euro e ciò avviene a fronte di 3) un significativo calo degli investimenti già visibile nel 2019, con un valore assoluto di 96 milioni di euro contro 105 del 2019 e 134 del 2019. Il rapporto tra “iniezioni di investimenti” e “consumi di investimenti” (altresi ammortamenti) scende a 1.2, che per un settore in crescita come questo dovrebbe rappresentare un punto di minimo.Se confrontate con le aziende vinicoli totali, le aziende spumantistiche mostrano nel 2020 una divaricazione anche dei margini, ora superiori a quelle del campione globale. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La produzione di vino in Italia nel 2021 – dati provvisori ISTAT

    I più attenti di voi si accorgeranno che questi dati sono nella migliore delle ipotesi stimati. Ma certo che lo sono! Come fa l’Abruzzo a produrre per tre anni consecutivi sempre 3087mila ettolitri di vino? Suddivisi tutti nella medesima maniera?Come mai i dati del MIPAAF (il ministero dell’Agricoltura) non vengono pubblicati con il dettaglio regionale? Come mai ISTAT non chiede a MIPAAF (sono entrambi enti pubblici) i dati corretti e non li adotta nella sua serie di dati?Io queste domande me le faccio da ormai più di 15 anni, cioè da quando il blog è stato fondato e non ho risposte per voi.Ho questi dati che, volendo essere ottimisti, sono quasi tutti giusti, che dicono che la produzione di vino è stata di 50.9 milioni di ettolitri nel 2021, quindi quasi uguale al 2020, di cui 24 al nord, 5 al centro e 22 al sud. Dicono che aumenta la quota dei vini DOC, su massimi storici (45%) e aumenta ugualmente la quota dei vini bianchi (anch’ess al massmo storico, 58%, grazie al fenomeno degli spumanti).Se confrontati con la media decennali, i dati produttivi nazionali 2021 sono sopra del 10%, di cui +6% per il Nord, +20% per il Sud e -8% per il centro. A livello regionale i migliori dati rispetto alle medie storiche sembrano essere quelli del Friuli Venezia Giulia (+29%), della Puglia (+31%), del Molise (+50%) e della Sicilia (+22%). Sono sotto media soprattutto le regioni del centro Italia, come dicevamo sopra, quindi Toscana e Umbria (-15%), ma anche Calabria e Basilicata (oltre il 20%).A proposito, sono dati che ovviamente saranno soggetti a revisione. Ma una revisione l’hanno già avuta perchè al primo giro non tornavano i totali tra le categorie. Buona consultazione e aspettatevi qualche selettiva pubblicazione di dettagli regionali nelle settimane estive. Ho bisogno di riposare un po’ anche io.Per finire, tutte le serie di dati sono disponibili nella sezione Solonumeri. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Brasile – importazioni di vino 2021

    Nonostante la forte svalutazione della valuta nel 2021 (8%), le importazioni brasiliane di vino in euro sono cresciute del 9% nel 2021, dopo un 2020 a dir poco eccezionale (+15%). Il Brasile supera dunque la soglia dei 400 milioni di euro di import di vino, 421 per la precisione, per un volume importato di 1.6 milioni di ettolitri, anch’esso in crescita del 4% sul 2020.Nel 2021 sono Francia, Spagna e Argentina a guidare la classifica delle nazioni più performanti, mentre il leader di mercato, il vino cileno, segna il passo con un -1%, pur mantenendo una quota di mercato vicina al 40% per un valore esportato di 162 milioni di euro. Il Cile è anche il leader indiscusso in termini di volume, con 700mila ettolitri degli 1.6 milioni totali, quindi quasi la metà (44%). Dopo il Cile, il secondo esportatore in Brasile resta l’Argentina, che cresce del 17% a 72 miloni, poi viene il Portogallo con 67 milioni di euro (+12%). Francia e Italia sono in posizioni di rincalzo, poco sotto i 40 milioni di euro, nel 2021 un po’ più la Francia che l’Italia, anche se le posizioni si intrecciano nel corso degli anni su livelli comunque marginali nel contesto del mercato.Ciò è anche frutto del fatto che il Brasile resta un mercato “senza spumanti”, se considerate che dei 421 milioni soltanto 22 sono nella categoria che, a logica, potrebbe essere privilegiata nel mercato. Essendo però il Brasile culturalmente legato ai vini sudamericani e portoghesi, e non essendoci spumanti in questi mercati… beh ci si spiega questa particolarità. La Francia ovviamente domina con la metà di questi 22 milioni, l’Italia con 3 milioni di euro è praticamente non presente, sopravanzata anche dalla Spagna.Passando dagli euro al real brasiliano i numeri cambiano e, direi, cambieranno. Tra il 2019 e il 2021 la spesa in valuta locale per il vino è quasi raddoppiata (+83%) soprattutto a causa delle svalutazione (56%). Nel 2022 le cose potrebbero cambiare in parte, dato che attualmente la valuta sta parzialmente recuperando terreno (circa 20% ad oggi rispetto al 2021). Se i brasiliani spendessero uguale in valuta locale ciò si tradurrebbe in un ulteriore crescita, visto che si supererebbero tranquillamente i 500 milioni di euro. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I risultati delle aziende vinicole italiane (escluse cooperative) – aggiornamento Mediobanca 2020

    Dopo aver guardato I dati generali del rapporto Mediobanca ci focalizziamo oggi sul campione più importante, che è quello delle aziende italiane, quindi escluse le cooperative. Sono 152 aziende con più di 20 milioni di fatturato. I dati (completi) del 2020 indicano un calo del 3% delle vendite (quindi coerente con il campione generale, e un leggero calo dei margini di profitto, legato soprattutto al minor margine industriale (passato dal 22.9% al 22.3%) e in parte compensato dai robusti sgravi al costo del personale (sceso del 6%  in valore assoluto, nonostante un incremento dell’1% del totale degli occupati, che ha raggiunto quota 10386 addetti). Un secondo grosso aiuto viene dalla linea delle imposte, scese del 58% a fronte di un calo della base imponibile del 12%, anche in questo caso generosamente supportato dal Governo.Quindi si tratta di dati “edulcorati” dalle azioni del governo a supporto delle aziende, che in questa maniera hanno evitato di licenziare e alla fine dei conti hanno addirittura segnato un utile netto superiore a quello del 2019 (!), 337 milioni di euro contro 315. Se facessimo un calcoletto semplice semplice e mantenessimo le tasse in % uguali al 2019 e l’andamento del costo del personale come quello del numero dei lavoratori, potremmo dire che sono stati elargiti oltre 80 milioni di euro di aiuti, di cui circa 33 come minor costo del personale e 48 come minori tasse.Ora, se guardiamo al fatturato del 2021 ci accorgiamo che con questo +20% stimato da Mediobanca Research (+16% all’estero e +24% in Italia) i dati saranno certamente scintillanti, mentre probabilmente la normalizzazione (soprattutto in Italia, ma anche qualche contraccolpo alle esportazioni dovuto alla russia) e l’inflazione colpiranno i dati del 2022. Vedremo.Per intanto se torniamo sui nostri dati, le aziende hanno tagliato pesantemente gli investimenti, scesi del 12% a 241 milioni, ossia il 5% del fatturato, con una chiara evidenza che il “ciclo” abbia avuto un picco nel 2018 (6.2% del fatturato). La struttura finanziaria si è molto rafforzata, considerando che i debiti sono scesi da 1.33 miliardi a 1.2 miliardi di euro. Va invece notato che l’ondata di operazioni straordinarie che ha caratterizzato il settore ha creato una bolla di “attivi intangibili”, che sono essenzialmente legati ai prezzi delle acquisizioni e che sono andati poi a finire nel patrimonio netto. Ne risulta un incremento “artificiale” di patrimonializzazione del settore.Bene, detto questo vi lascio alle tabelle e ai grafici del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO