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    La superficie vitata mondiale – aggiornamento OIV 2021

    Ho sempre affrontato con una certa circospezione i dati relativi alla superficie vitata mondiale di OIV. La combinazione della fatica di raccogliere i dati e del fatto che questi numeri si riferiscono a tutta la superficie, quindi incluso quella della produzione di uva passa e di uva da tavola mi ha sempre scoraggiato. Ora però OIV ha notevolmente migliorato la fruibilità dei suoi dati e con un semplice click e la fantastica applicazione PowerBI è stato un gioco da ragazzi scaricare i dati. Dunque possiamo parlare di numeri.La superficie vitata mondiale nel 2021 è stimata a 7.33 milioni di ettari, in calo dello 0.8% rispetto al 2020 e del 4% rispetto alla media 1996-2000. Guardando i dati (tabella all’interno) si capisce otticamente che il dato si sta stabilizzando dopo aver toccato il picco nel quinquennio 2001-05. 220mila ettari persi nei successivi 5 anni, 108mila in quelli dopo, 96mila in quello successivo. Hanno tutti perso? No, Cina e Cile sono cresciuti, i paesi europei sono calati. Nel resto del post trovate i dati specifici.La superficie di 7.33 milioni è per circa un terzo in Spagna, Francia e Italia. La Spagna è la principale nazione per superficie vitata con 963mila ettari, il 14% del totale ed è calata del 18% dal 1996-00 al 2021, mentre la Francia resta la seconda nazione per superficie con quasi 800mila ettari, -13%.Guardando sempre i dati in ottica storica, balza all’occhio lo sviluppo in Cina, da 211mila ettari prima del 2000 a 783mila nel 2021, quindi quasi il quadruplo e del Cile, da 147mila a 210mila, tra i grandi paesi per questo tipo di coltivazione (ci sarebbe anche l’India più sotto, da 44mila a 167mla, e l’Australia da 106mila a 146mila).L’Italia ha perso in questo ventennio e più il 21% della superficie, ma come accade per la Francia il calo è terminato nel quinquennio 2011-15 per poi riprendere una crescita che nel 2021 è stata del 4%, contro il +1.5% di Francia e +1.6% della Cina. L’Italia dunque è il quarto colvitatore mondiale di vite, come sapete bene principalmente focalizzato sulla produzione di vino.Immaginerete anche che viste le produzione esigue di vino, paesi come Cina e Turchia sono focalizzate (come anche in parte la Spagna) su altre produzioni.Bene, per essere un post pre-natalizio, credo di aver colmato un buco del blog! Buona consultazione. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Fantini Wine Group – dati di bilancio 2021

    Su suggerimento di un assiduo e attento lettore del blog, introduciamo oggi una nuova azienda a quelle che analizziamo: Fantini Wine Group. FWG era Farnese vini fino a quando l’azienda è stata ceduta nel 2020 a un fondo di private equity Platinum Equity che ne detiene l’80% (con la restante parte divisa tra membri della famiglia Sciotti e Cordusio Fiduciaria). Come vedrete dai numeri l’operazione è stata sostanzialmente finanziata dall’azienda medesima, quindi attraverso una operazione cosiddetta di leverage buy-out: mi compro una cosa usando i soldi della cosa stessa. Molte volte si tratta di operazioni “negative” per le aziende (un caso sopra tutti gli altri nel nostro paese: Telecom Italia ora chiamata TIM, spolpata negli ultimi 20 anni), altre volte sono l’inizio di un processo di sviluppo positivo. Nel caso di FWG, bisogna dire che l’azienda partiva da una struttura finanziaria molto sana e a fine 2021 comunque il livello di indebitamento di 72 milioni di euro corrispondeva a circa 4 volte l’EBITDA che è un rapporto decisamente sostenibile. Di più, va riconosciuto che dopo il cambio di proprietà l’azienda ha fatto il contrario di quello che di solito succede in questi casi: ha cioè aumentato gli investmenti (oltre a mettere il naso fuori dall’Italia con una piccola acquisizione in Spagna). Fatta questa lunga premessa, mettiamo giù qualche numero: le vendite 2021 sono state di 91 milioni di euro, quasi completamente realizzate all’estero e nell’ambito del vino confezionato, un utile operativo di quasi 13 milioni, con un ottimo margine del 14% e un utile netto di 6 milioni di euro. Qualche dettaglio in più nel proseguio del post.Le vendite in Italia sono 3 milioni di euro, quindi residuali. Il mercato principale del gruppo è l’Europa, che rappresenta il 71% del fatturato, seguito dalle Americhe con il 14% e dall’Asia con il 10%.I margini sono piuttosto interessanti, considerato che non figurano particolari attività biologiche (vigneti) nel bilancio. Come vedete il valore aggiunto è intorno al 28% delle vendite, l’EBITDA è al 20% e l’utile operativo al 14% del fatturato. Tutti indicatori sostanzialmente allineati al 2019, il che significa che il gruppo è riuscito a mantenere la profittabilità rispetto al periodo pre-Covid, con un fatturato che è passato da 76 a 90 milioni di euro.Come si dice nel bilancio gli investimenti sono cresciuti per le nuove strutture industriali di Ortona, per un totale di 6 milioni di euro nel 2021, mentre il capitale circolante ha visto un sensibile incremento del magazzino per l’approvvigionamento di materie prime in vista dei problemi che si sono poi verificati nel 2022. L’indebitamento finanziario netto di 72.5 milioni è in miglioramento di 1.6 milioni rispetto al 2020.Per quanto riguarda il 2022, alla data del bilancio (Maggio 2022) il gruppo ha comunicato le vendite del primo trimestre, in crescita del 7.6% sul 2021.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La classifica dei grandi marchi di vino nel mondo Liv-Ex – aggiornamento 2022

    Borgogna e Champagne dominano nella classifica dei top brand del modo del vino di alta gamma elaborato da Liv-Ex, a discapito dei vini di Bordaux, mai così poco rappresentati. Non ci sono buone notizie nemmeno per i vini italiani che dopo il boom del 2020 si riducono per rappresentatività (12 nel 2022) e con prezzi in crescita (+17% in media) ma molto meno della media (+34%). Tornando alla classifica, i primi 5 posti sono occupati dalla Borgogna con Leroy, Arnoux Lachaux, Leflaive, Rousseau e Prieure Roch.  Poi una successione di Champagne e Borgogna fino al 13 posto in cui appare il primo vino di Bordeaux, Mouton Rothschild. Bisogna scorrere la classifica fino al 29esimo posto per varcare i confini francesi con l’americana Screaming Eagle, mentre il primo italiano è subito dopo al 30esimo posto. Si tratta di Sassicaia (che da quest’anno in classifica appare come “San Guido”), che precede Giacomo Conterno (n.32) e Gaja (n.38). Nel proseguio del post, un’analisi più dettagliata e tutte le tabelle e grafici del caso.A proposito: tutte le classifiche degli ultimi anni in testo sono nella sezione Solonumeri a questo indirizzo.Dicevamo dei vini italiani. Sono 12, contro i 14 del 2021 e i 17 del 2020. I prezzi dei nostri vini sono cresciuti del 17%, soprattutto grazie al forte incremento del Tignanello (+25%, numero 50), di Quintarelli (+32%, n.84) e Giuseppe Rinaldi (+20%, n.86), mentre invece per alcuni marchi (soprattutto piemontesi a occhio) la crescita dei prezzi è stata sotto il 10%.I prezzi sono la principale variabile che salta all’occhio. I vini di Borgogna in classifica sono 38 – da 32 dello scorso anno – e il loro prezzo cresce in media del 55% (ouch!), mentre per la Champagne (9 marchi contro 8 dello scorso anno) l’incremento è vicino al 50%.Continua il “declino relativo” dei vini di Bordeaux, i cui prezzi salgono del 13% ma con un numero di vini in classifica che scende da 31 a 26. Se pensate che nel 2010 erano 62 su 100 vi potete rendere  conto di come sia cambiato questo mercato negli ultimi 10 anni.Il 2022 è però anche un buon anno per i vini americani, che piazzano sette referenze nella classifica, un numero mai registrato negli anni scorso (5 erano nel 2021). Va anche notato che i prezzi di questi vini sono particolarmente elevati in media.Proprio con i prezzi conviene chiudere l’articolo, ma quelli assoluti. Dunque una cassa da 12 bottiglie di DRC è passata mediamente a 78mila sterline, quindi oltre 7000 euro per bottiglia. DRC da sempre è il vino più caro della lista. Quest’anno è comparsa un’altra referenza, Domaine d’Auvernay, che ha fissato un prezzo medio di 75mila sterline per cassa. Produzioni piccolissime con una domanda esorbitante. Viene a questo punto da domandarsi se non siamo di fronte a una bolla speculativa: certamente per chi come me acquista per bere e non per puntare a un guadagno si tratta di un momento molto difficile… Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2021

    Nel corso del 2021, stimiamo sulla base dei dati di UN Comtrade che il commercio mondiale di vini sfusi (codici 220422 e 220429) abbia toccato un valore di 3.4 miliardi di euro, in crescita del 2% circa rispetto al 2021 e del 3% annuo rispetto al 2016. Se guardiamo ai volumi, stimiamo un commercio mondiale 2021 di circa 41 milioni di ettolitri, +7% a determinare dunque un deterioramento del prezzo medio di esportazione.La novità dei dati 2021 è senza dubbio riferita alla Nuova Zelanda, che secondo i dati di UN Comtrade ha incrementato le esportazioni in questa categoria di circa il 60% (per 500 milioni di euro circa) praticamente quasi allo stesso livello della Spagna che da sempre è il principale operatore di questa branca del mercato del vino e superando l’Italia. C’è una sottolissima differenza, però, tra la Spagna e la Nuova Zelanda: gli spagnoli fatturano 544 milioni di euro con oltre 13 milioni di ettolitri spediti, i neozelandesi invece ne fatturano 500 con 2 milioni di ettolitri esportati. Di conseguenza un prodotto classificato nello stesso modo ma con un valore “unitario” 5 volte più pregiato. Passiamo all’analisi dei dati.La leadership nel mercato dei vini sfusi resta chiaramente nelle mani della Spagna se si guardano ai volumi, 13.5 milioni di ettolitri su un totale di 41, quindi il 33% e  544 milioni dei 3.4 miliardi totali, dunque il 16%.L’Italia perde la seconda posizione in questa branca del mercato a favore della Nuova Zelanda. Bisogna ovviamente sottolineare come le esportazioni di vino sfuso della Nuova Zelanda sono un’altra cosa, essendo prezzate a 250 euro per ettolitri contro i 90 dell’Italia e i 40 della Spagna, ma tant’è: la Nuova Zelanda è a 504 milioni di euro (+61%), l’Italia è a 373 milioni di euro (-3%). L’Italia resta seconda per volumi esportati a 4.2 milioni di ettolitri.Al quarto posto viene la Francia con 355 milioni di euro di esportazioni di sfusi, stabile sul 2021. Anche in questo caso va sottolineata la differenza nel mix exportativo, dato che la Francia esporta a 216 euro per ettolitri, contro i nostri 90, quindi un prodotto più vicino a quello della Nuova Zelanda.Vi lascio alle tabelle e ai grafici. Buona consultazione.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Le esportazioni di vino nel mondo – aggiornamento primo semestre 2022

    Grazie ai dati mensili di UN Comtrade possiamo delineare il quadro delle esportazioni di vino mondiali (o meglio dei principali paesi esportatori) per il periodo gennaio-giugno 2022. I dati dei paesi che trovate nella tabella mostrano un incremento del 11% delle esportazioni a 15.4 miliardi di euro, cui corrisponde però un calo dei volumi del 4% a circa 45 milioni di ettolitri. Sono due dati in controtendenza, che mostrano un possente impatto del prezzo medio (15%) e che sono chiaramente influenzati dalle dinamiche del Covid. L’Italia mantiene le quote, si può dire, intorno al 23-24% a valore e a volume, con un andamento più positivo del volume che del valore. Passiamo a un’analisi più dettagliata.Tra i principali paesi, in questi 6 mesi soltanto il Portogallo (per via della base di confronto molto sfidante) ha un dato in calo, mentre sono “sotto media” in termini di crescita la Spagna, l’Australia e la Nuova Zelanda. Se ci confrontiamo il semestre 2022 con il semestre 2019 (forse la cosa più sensata da fare), Italia e Francia viaggiano esattamente alla stessa velocità +25.5 e +25.4% rispettivamente, contro un dato generale di +17%, con esportazioni sui sei mesi di 5.9 miliardi di euro per i francesi e 3.8 miliardi di euro per l’Italia.Quindi un guadagno di “quota di mercato”, insieme al vino americano che ha beneficiato del dollaro forte e ha superato l’Australia mettendosi subito dietro Spagna e Cile. I “perdenti” nella visione 2022 contro 2019 sono gli stessi di sopra: Spagna +12%, Cile +6%, Australia addirittura -19% (con i dazi cinesi…), ma anche Nuova Zelanda -3%, Germania (stabile) e Argentina (+6%).Buona consultazione!Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Francia – esportazioni di vino – dati primi 9 mesi 2022

    Buongiorno a tutti e benvenuti nel mese di dicembre. Oggi approfitto dell’aggiornamento dei dati Agreste sulle esportazioni di vino francese per fare il punto su questo argomento con numeri freschi a settembre (non avevano aggiornato i dati semestrali). Dunque, le esportazioni di vino francese nel mondo hanno avuto un primo trimestre eccezionalmente positivo, seguito da un secondo così così e un miglioramento di nuovo nel terzo trimestre. A sommare tutti i dati, nell’anno chiuso a settembre stiamo parlando di 8.97 miliardi di euro, +12% e 10.4 milioni di ettolitri, -3% sul corrispondente anno scorso. Per confronto l’Italia sta poco sotto i 6 miliardi sul medesimo periodo.Se guardiamo all’anno di 12 mesi finito a settembre la Francia ha sfondato quota 12 miliardi di euro, mentre l’Italia viaggia intorno a 7.7 miliardi di euro. Da questi confronti emerge il grafico di apertura che mostra come sono andate Francia e Italia negli ultimi 3 anni, quindi da prima della crisi ad ora. Come vedete, la Francia ha fatto molto peggio durante il perido del Covid, ma ha recuperato di più: se confrontiamo il pre crisi con il post crisi, le esportazioni francesi sono circa il 2% meglio di quelle italiane. Un numero piccolo ma che ancora una volta mostra che l’Italia non sta chiudendo il gap rispetto alla Francia mentre sta ancora succedendo il contrario. L’Italia ha il Prosecco, la Francia ha lo Champagne e proprio lo Champagne sta in questo momento facendo la differenza, mentre l’incremento dei prezzi sta “salvando” le esportazioni di Borgogna. Passiamo a una breve analisi dei dati.Le esportazioni di primi 9 mesi toccano quota 8975 milioni, +12% sul 2021 e +26% sul periodo pre crisi.L’andamento più positivo è quello dello Champagne, che esplode letteralmente con una crescita del 27% a 3 miliardi di euro, supportata da un incremento dei volumi del 16% a 0.98 milioni di ettolitri. Rispetto al pre-crisi, in valore cresce del 42%, in volume del 29%. Già si parla di mancanza di Champagne. Non è difficile calcolare che lo Champagne tocca oggi il 33% delle esportazioni francesi di vino.Non vanno bene le cose invece a Bordeaux, dove nei 9 mesi l’export cala del 2% a 1.7 miliardi di euro e il volume è in discesa dell’8% a 1.3 milioni di ettolitri. La crescita rispetto al periodo precovid è del 9% circa.Anche in Borgogna, per quanto i dati restino positivi, l’andamento rallenta a +10% e 1 miliardo di euro, con volumi in calo del 14% a 0.47 milioni di ettolitri. Il che determina un eccezionale incremento del prezzo medio del 27%, il più elevato tra i segmenti che analizziamo.Il “resto della Francia” cresce del 9% a 3.2 miliardi e come sempre ha un andamento più assimilabile a quello italiano (anzi un po’ peggio), avendo anche un prezzo medio (416 euro per hl) più simile a quello italiano.Vi lascio all’analisi dei dati. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Lombardia – produzione di vino e superfici vitate 2021 – dati ISTAT

    La produzione di vino in Lombardia è stata di 1.4 milioni di ettolitri nel 2021, in calo del 9% sul 2021 ma allineati alla media degli ultimi 10 anni (1.39 milioni di ettolitri). I dati ISTAT che qui pubblichiamo nel dettaglio sono coerenti con quelli rilasciati dal MIPAAF (ministero), che accredita alla Lombardia una produzione di 1.31 milioni di ettolitri di vino nel 2021, quindi con una differenza di soli 50mila ettolitri, anche se la “visione” dell’andamento rispetto al 2020 è leggerment diversa, visto che il gap rispetto al 2020 è del 14% rispetto al 9% riportato da ISTAT.Fatta questa premessa, la produzione di vino regionale nel 2021 è coerente con quanto visto negli anni scorsi: produzione ben bilanciata tra bianchi e rossi, dopo il forte incremento dei primi negli ultimi anni, spostamento dai vini comuni ai vini di qualità che conferma i dati degli anni scorsi: in Lombardia il grande cambiamento è stato il passaggio dai vini comuni ai vini IGT.Passiamo all’analisi in dettaglio.La produzione regionale del 2021 è per il 57% concentrata nei vini DOC, mentre i vini IGT sono il 34%, in coerenza con quanto visto nel 2020.Osservando la produzione per tipologia e colore nel 2021 si nota l’incremento strutturale dei vini bianchi di qualità (DOC) rispetto alle medie storiche (+2% sul 2016-2020 per i vini bianchi DOC, 411mila ettolitri nel 2021, presumibilmente da mettere in relazione con i vini spumanti).  Le altre categorie sono abbastanza allineate per quanto riguarda il confronto con il recente passato (abbiamo la media 2016-20 perchè dati tanto dettagliati nono sono stati rilasciati prima del 2015). I vini rossi DOC (365mila di ettolitri nel 2021) sono il 5% sotto la media 2016-20, mentre i vini IGT bianchi e rossi (249mila e 217mila ettolitri) sono il 10% e 7% rispettivamente sopra la media.Trovate in allegato anche i dati sulle superfici vitate. Secondo ISTAT il vigneto regionale è calato nel 2021 dell’1.5% a circa 21670 ettari. Con una produzione di vino totale di 1.4 milioni di ettolitri cui corrispondono 2.0 milioni di quintali di uva, la resa per ettaro regionale è di 92 quintali per ettaro (97 nel 2020), rispetto a circa 110 nella media italiana. Secondo i dati provinciali, il vigneto è in calo praticamente in tutte le provincie rilevanti nel 2021, con i dati “meno negativi” che si registrano a Brescia (-1%) e Pavia (-1.3%). Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Zonin – risultati 2021

    Il bilancio 2021 di Zonin evidenzia il ritorno al fatturato pre-pandemia di quasi 200 milioni di euro, mentre i margini restano ancora piuttosto distanti dal livello (peraltro record) generato dall’azienda nel 2019. Con un margine EBITDA dell’8% per un valore assoluto di circa 15 milioni, quasi 10 milioni di euro di ammortamenti e l’impatto di una serie di poste contabili legate alla ristrutturazione aziendale di qualche anno fa (5.2 milioni), Zonin non va molto oltre il pareggio operativo (5.7 milioni di utile operativo senza le poste straordinarie). Pareggio che diventa poi perdita quando si considerano gli oneri finanziari. Con questo quadro e nonostante un forte miglioramento del magazzino e del capitale circolante, l’indebitamento finanziario netto resta sopra i 90 milioni di euro, soltanto in leggero miglioramento. Ovviamente il Covid 19 ha ancora un impatto sui numeri, ma certamente il fatto che le esportazioni di Zonin non siano ancora tornate al livello del 2019 (161 milioni nel 2021 contro 163 nel 2019) è indice che il rilancio del gruppo non sia ancora completamente nei numeri. Purtroppo il 2022 non promette niente di buono, soprattutto sui costi, proprio l’area in cui l’azienda sta facendo i maggiori sforzi per migliorare i propri risultati. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.Le vendite salgono dell’11% a 198 milioni e tornano sul livello del 2019, che poi è un po’ il livello raggiunto dal gruppo dal 2017 a questa parte, con l’eccezione del 2020. Sebbene le esportazioni crescono del 5%, sono le vendite in Italia che con un +49% determinano il recupero e raggiungono un livello del 12% sopra il 2019.L’EBITDA rettificato sale da 13 a 15 milioni di euro, per un margine praticamente invariato poco sotto l’8%. All’interno delle voci di costo, salgono leggermente i costi del personale, calano gli investimenti promozionali (che però nel 2020 erano stati su livelli inusualmente elevati) mentre i costi per gli acquisti e i servizi sono in crescita di 30 milioni, contro 20 milioni di maggiori ricavi.Come dicevamo sopra l’utile operativo sarebbe stato 5.7 milioni senza le componenti ritenute straordinarie dal management (io ho un dubbio sugli accantonamenti che secondo me sono quelli ordinari), mentre il dato di bilancio “tutto compreso” diventa 0.5 milioni.Gli oneri finanziari di 6.7 milioni di euro portano poi a chiudere con 5 milioni di perdita nonostante 1 milione di euro di crediti fiscali (erano 42 milioni nel 2020).Il debito di 93 milioni (compresi 7 milioni di prestito soci) cala di 4 milioni a fronte di una riduzione di ben 10 milioni del magazzino, parzialmente compensata 4 milioni di investimenti e da un piccolo contributo positivo dalla gestione.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO