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    Spagna – produzione di vino 2021 e previsioni 2022

    Subito dopo la Francia copriamo il buco della Spagna con l’aggioranmento sulla produzione di vino, attraverso i dati prodotti dal Ministero dell’Agricoltura spagnolo e relativi alla vendemmia 2021, che si è chiusa con una produzione di 37 milioni di ettolitri, del 3% circa sotto la media dei 5 anni precedenti. Per quanto riguarda l’annata corrente (2022) la stima ancora senza alcun dettaglio dice 40 milioni di ettolitri, che sarebbe quindi circa il 5% sopra la media mobile a 5 anni. Passiamo all’analisi dei dati. Per quanto riguarda categorie e zone produttive, diciamo che la struttura della produzione rimane abbastanza stabile. I vini DOP sono circa il 40% del totale a 15.2 milioni di ettolitri, un dato coerente con la penetrazione delle annate “sotto media”, mentre quando la produzione supera i 40 milioni di ettolitri scendono intorno al 35% del totale. I vini IGP sono prodotti in quasi 5 milioni di ettoltri e rappresentano il 13% del totale, con una penetrazione invece in costante crescita nella produzione spagnola. Se confrontati con le medie storiche in fatti i vini IGP sono l’8% sopra i 5 anni scorsi, mentre i vini DOP sono solo al 2% sopra.Trovate in allegato anche la tabella con la produzione per zona vinicola. Sulle zone vinicole, Aragona, Catalogna, Galizia e Murcia sono le zone con la produzione 2021 in progresso sulle medie storiche, mentre il grosso del calo produttivo rispetto alla media si concentra ovviamente nella regione di grandi numeri, la Castiglia che ha 19 milioni di ettolitri prodotti contro la media di oltre 20.Sulle tipologie rispetto alle medie il 2021 è stato un anno cattivo per i vini bianchi (-6%) e in linea alla media per quelli rossi, anche se come al solito i dati andrebbero visti in tendenza. Negli ultimi anni la crescita dei vini bianchi sul totale della produzione sembra comunque essersi invertito, passando dal record del 50% nel 2018 al 47% del 2021. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2021

    Antinori nel 2021 è tornata sul percorso di crescita che si era interrotto con il Covid. Le vendite sono state 266 miloni di euro, con il contributo di 10 milioni di euro derivante da 7 mesi di consolidamento di Jerman, di cui Antinori ha acquistato il 65% (cioè l’87% di una scatola che detiene il 75% della società friulana) con un investimento segnato in bilancio di 45 milioni di euro. A prima vista l’utile netto del 2021 di 67 miloni di euro è ancora di un buon 15% sotto il record del 2018, ma ci sono alcune componenti che spiegano la differenza, come per esempio la rivalutazione dei marchi che nel 2021 ha generato un abnorme e artificiale incremento degli ammortamenti. Difficile fare un ricalcolo, visto che nel 2021 sono poi stati registrati proventi finanziari molto rilevanti e probabilmente non ripetibili. Diciamo che la misura tornata ad essere più coerente è l’EBITDA, che nel 2021 è salito a 118 milioni di euro, il 6% sopra il dato del 2019. Dal punto di vista finanziario Antinori ha chiuso il 2021 con 151 milioni di cassa netta, +48 milioni rispetto al 2020 e +71 milioni rispetto al 2019, nonostante sia stato contabilizzato l’investimento in Jerman. Il 2022 sembra essere un anno di ulteriore crescita, nonostante gli ultimi eventi (l’esposizione del gruppo è del 3% alle aree colpite dal conflitto Russia-Ucraina), con un punto di domanda relativo alla disponibilità di prodotto che potrebbe rallentare l’evoluzione del fatturato in questi ultimi mesi del 2022. Passiamo a commentare qualche dato di dettaglio insieme.Le vendite 2021 di 266 milioni di euro hanno beneficiato per 10 milioni di euro dell’acquisizione di Jerman che quindi ha contato per circa il 5% della crescita del 25% sul 2020. Se ci confrontassimo con il 2019, la crescita sarebbe dell’8% con Jerman, del 3% senza.L’area geografica con l’andamento migliore è l’Italia che a 108 milioni di euro è il 19% sopra il 2019. Se anche contassimo Jerman tutto dentro l’Italia sarebbe comunque a +8%, quindi meglio delle altre aree, che salvo Canada e resto del mondo (+27% sul 2019) sono sotto il 2019: -5% per gli USA e -15% per l’Europa.Dal punto di vista dei margini, il 2021 ha cominciato a mostrare l’impatto della crescita dei costi esterni, non completamente riassoribiti dall’andamento moderato del costo del personale e della pubblicità. A livello di EBITDA la perdita è di 1 punto percentuale, sul 2019, che diventano 8 punti (dal 34% al 26%) a livello di utile operativo per via dell’incremento dall’11% al 18% degli ammortamenti.Risultato finale 70 milioni di utile operativo rispetto agli 84 del 2019 e 67 milioni di utile netto rispetto ai 76 del 2019.La parte finanziaria non ha particolari novità, salvo che il flusso normale degli investimenti materiali si cumula con l’acquisizione. La cassa netta di oltre 150 milioni di euro fornisce grande flessibilità all’azienda. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Francia – produzione di vino – dati finali 2021 e stima 2022

    Analizziamo oggi i dati di Agreste sulla produzione di vino in Francia relativa al 2021 (dati finali) e 2022 (dati ancora stimati), molto striminziti a causa dell’eliminazione di diversi dettagli (vini bianchi e vini rossi per esempio…). Sono due anni molto diversi, per cui non è facile decidere quale commento fare. Con 38 milioni di ettolitri, il 2021 è stato quasi pari al 2017, il peggiore anno in termini di volumi da quando analizziamo la serie, del 15% almeno sotto la media storica. Il 2022 si presenta invece con un dato preliminare di 44 milioni di ettolitri, in linea o anche leggermente sopra la media degli ultimi 5 anni. Nel 2022, la previsione di Agreste è che il 46% del vino prodotto sia AOP, il 20% sia AOP destinato alla distillazione, il 28% IGP e soltanto il 6% vino comune.Passiamo a commentare qualche dato.I dati come vedrete dalle tabelle e dai grafici sono molto diversi a seconda delle categorie e delle regioni e dipende anche dal modo in cui si guardano. Per esempio i vini AOP per la distillazione avevano avuto nel 2021 un andamento molto meno negativo delle altre categorie (circa il 10% sotto media contro il 19% per gli AOP e oltre il 30% per i vini comuni), ma sono anche nel 2022 gli unici a subire un calo, tanto che la produzione è del 4% sotto la media quinquennale, quando invece per i vini AOP stiamo parlando di un dato in crescita dell’8%, sebbene misurato contro un quiquennio che contiene le due annate peggiori della storia vinicola francese in volumi, il 2017 e il 2021.Passando alle regioni, la produzione in Champagne del 2022 è secondo Agreste elevatissima, 3.1 milioni di ettolitri e il 36% sopra la media storica. Non stiamo invece sui medesimi livelli in Borgogna, con 2.3 milioni di ettolitri, soltanto il 6% sopra, e men che meno a Bordeaux, che con 4.6 milioni di ettolitri è addirittura sotto la media mobile a 5 anni del 3%.Bene, vi lascio alla consultazione delle tabelle. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Constellation Brands – risultati secondo trimestre 2022

    Mah. I risultati del secondo trimestre di Constellation Brands sono stati ancora una volta molto difficili da leggere. Da una parte la birra che continua ad andare bene (volumi +12%, vendite +15%, utili +25%), dall’altra parte il vino che nonostante tutte le ridefinizioni strategiche fatte con la vendita di parte del portafoglio per rifocalizzarsi sull’alto di gamma e via dicendo, non da buoni risultati. Con il secondo trimestre Cbrands ha leggermente modificato la previsione per l’anno sul vino da -1%/-3% per le vendite e +4/+6% per l’utile operativo è passata a 0%/-2% e +3%/+5%, quindi vendite un po’ meglio, margini un po’ peggio. Esattamente il contrario di quello che vogliono, anche se continuano a prevedere margini in crescita. Approfondiamo.Bene, per il momento questo non si vede: se guardate la tabella, nel secondo trimestre l’utile operativo scende da 100 a 99 milioni con una perdita dello 0.4% del margine e un andamento negativo delle vendite di vino, -1% questa volta tutto legato al mercato, che invece come vendite finali per il gruppo ha fatto -2%. E poi c’è la chicca Canopy, che ha generato nel trimestre 1.7 miliardi di dollari di perdite, tutte fittizie per l’amor di dio, ma comunque che ha rovinato il trimestre. Dopo aver messo in bilancio questa partecipazione per miliardi di dollari basandosi sul suo valore di borsa, bisogna anche fare il percorso inverso, visto che le azioni della canadese sono passate da 53 dollari a 4 dollari e ora tutta l’azienda vale 1.8 miliardi di dollari canadesi.Come dicevo sopra, mah. È vero che l’azienda continua a spurare fuori dollari per gli azionisti, 1.7 miliardi su 42 miliardi di capitalizzazione nei soli primi 6 mesi dell’anno, è anche vero che quando la birra smette di crescere cominceranno i problemi. Per ora vi lascio con i dati. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Guido Berlucchi – risultati 2021

    Guido Berlucchi ha riportato 49 milioni di euro di fatturato nel 2021, con un incremento del 9% rispetto al 2020 e del 15% circa sul 2019. L’andamento mostra una progressione costante e certamente non influenzata dal Covid, presumibilmente grazie alla forte esposizione dell’azienda al canale della grande distribuzione italiana. Nell’anno tuttavia si registra una forte contrazione dei margini di profitto (margine EBITDA sceso dal 17% del 2020 al 12% del 2021, ma in passato la media era più vicina al 20%), giustificata dagli amministratori con “l’aumento del costo dell’uva propria e dell’uva acquistata a partire dalla vendemmia 2017, colpita da una grave gelata privaverile”. Nel prendere atto di questa situazione, notiamo che sia Ca del Bosco che Ferrari hanno avuto nel 2021 un anno particolarmente positivo dal punto di vista dei margini, presumibilmente dovuto alla diversa esposizione e composizione del prodotto venduto (in termini di annate). Berlucchi ha dunque chiuso il 2021 con un utile quasi dimezzato, anche per colpa degli ammortamenti generati dalle rivalutazioni ai fini fiscali. La struttura finanziaria continua però a migliorare, con un debito netto che scende da 42 a 37 milioni di euro, principalmente per la contrazione del capitale circolante (che ha contribuito con 4 milioni di euro). Nella relazione degli amministratori si menziona un andamento positivo delle vendite 2022 fino alla data di redazione del bilancio.Passiamo a una breve analisi dei dati.Le vendite di 49 milioni sono concentrate in Italia, e crescono del 9%, con un incremento del 22% per la parte estera che però rappresenta soltanto 2.2 milioni di euro sul totale.La pressione sui costi delle materie prime è molto evidente scorrendo il bilancio: il costo degli acquisti è cresciuto dal 30% del fatturato nel 2019, al 35% nel 2020 e al 40% nel 2021 e dunque giustifica pienamente il calo del margine EBITDA dal 19% del 2019, al 17% del 2020 e al 12% del 2021. Nel 2020 probabilmente le misure speciali per compensare dagli effetti del Covid hanno aiutato Berlucchi (per esempio i costi del personale erano scesi leggermente). L’EBITDA in valore assoluto cala dunque a 6 milioni dai 7.6 del 2020, per determinare un utile operativo di 2.6 milioni ulteriormente appesantito dai nuovi (“falsi”) ammortamenti sulle rivalutazioni.L’utile netto chiude a 2.3 milioni contro 4.2 del 2020 e 5.2 del 2019, che è stato trattenuto dall’azienda, che non ha distribuito dividendi (gli azionisti si erano pagati un rilevantissimo dividendo straordinario nel 2016). Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Spagna – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2022

    Le esportazioni di vino della Spagna nei primi sei mesi del 2022 sono state 1.46 miliardi di euro, +3.7% rispetto al 2021, per un volume esportato di 10.5 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto all’anno scorso. Ne deriva un incremento del prezzo medio di esportazione pari al 18%, 1.38 euro al litro contro 1.18 dei sei mesi del 2021. Possiamo quindi concludere che la Spagna sta andando meno bene dell’Italia, che a sua volta va però molto meno bene della Francia (non abbiamo ancora i dati ma erano a +31% sui primi 5 mesi…). Il problema della Spagna sono stati i volumi che erano effettivamente eccezionalmente elevati nel periodo preso a confronto: gli 11.9 milioni di ettolitri erano almeno del 10% sopra la media storica per il periodo e il livello più alto da quando guardiamo questi numeri.Dal punto di vista dei prodotti, l’andamento dei vini spumanti è migliore di quello dei vini fermi, +10% contro +1% per i vini fermi in bottiglia. La stessa considerazione non è del tutto vera se ci confrontiamo con il 2019, quando la differenza tra le due categorie è meno evidente, +4.6% annuo contro +3.5%, derivante dal maggior impatto negativo del Covid sui vini spumanti.I mercati di riferimento restano gli stessi: dal punto di vista dei volumi sono la Francia (2.3m/hl nei 6 mesi), la Germania (1.9m/hl), il Portogallo (1m/hl) e l’Italia (0.8m/hl). Nei volumi le gerarchie sono completamente differenti. Il primo mercato è sempre la Germania con 175 milioni di euro (stabile sul 2021, +2% annuo sul 2019) ma gli USA stanno per sorpassare il dato tedesco, essendo cresciuti ancora nel 2022 (+6%) per raggiungere 170 milioni di euro. Gli altri due mercati di riferimento per la Spagna sono certamente il Regno Unito che nel 2022 ha però perso il 10% a 136 milioni (ma qui si era verificata un’anomala crescita) e la Francia, cresciuta del 19% nel 2022 a 131 milioni di euro.Nel segmento dei vini in bottiglia gli USA diventano il primo mercato per la Spagna, superando superando il Regno Unito, mentre nei vini spumanti va notata la forte crescita delle esportazioni verso il Belgio (29 milioni, +25%) e in alcuni mercati storicamente poco rilevanti per il prodotto spagnolo ma con eccellente cultura per il prodotto come il Giappone e la Svezia.Buona consultazione. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2021

    Il 2021 è certamente un anno da ricordare per il gruppo Lunelli, sia per gli ottimi risultati di bilancio che per l’acquisizione di Cedrata Tassoni, che aggiunge altri 10 milioni di euro di fatturato al gruppo. Le vendite hanno toccato quota 133 milioni di euro, +56% sul 2020 ma più rilevante +25% sul 2019. L’andamento commerciale dello spumante Ferrari è stato eccezionale, anche grazie alle numerose iniziative di marketing messe in piedi (la più visibile forse quella della Formula 1). Come potete apprezzare dal grafico che viene qui di seguito, il passo di Ferrari sembra essere molto diverso da quello di altri marchi che tracciamo sul blog, quali Ca’ del Bosco e Berlucchi. Nel 2021 Ferrari ha toccato 96 milioni di fatturato con 6.8 milioni di bottiglie vendute, +43% sul 2020 e +21% sul 2019. Le buone notizie non finiscono qui: anche Bisol è riuscita a tornare al fatturato di qualche anno fa, 23 milioni di euro, ma soprattutto tra le pieghe del bilancio si nota un significativo miglioramento degli indicatori di bilancio, tanto da portare l’azienda al pareggio a livello di utile netto, per la prima volta da quando è stata inclusa nel perimetro del gruppo. Dal punto di vista finanziario, l’indebitamento sale da 24 a 34 milioni di euro ma dopo aver spesato 26 milioni di euro in acquisizioni (Tassoni immaginiamo) e soprattutto considerando che all’interno della holding ci sono 100 milioni di euro in partecipazioni in aziende quotate e non quotate, che quindi cambiano in modo radicale il quadro.Passiamo a una breve analisi dei dati.Le vendite toccano quota 133 milioni di euro, di cui 96 milioni da Ferrari, 23 milioni da Bisol e 15 milioni dalle altre partecipate del gruppo. Il balzo in quest’ultima categoria che nel 2020 cubava che soltanto 8 milioni di euro considera l’impatto di Tassoni (10 milioni di fatturato nell’anno). La crescita di Bisol è stata prodigiosa, +106% sul 2020 e +25% sul 2019.Non abbiamo dettagli sui margini per azienda (come invece succedeva in passato), ma comunque l’EBITDA tocca 29 milioni di euro (18 milioni nel 2020, 23 nel 2019), con un margine del 22% rispetto al 21% del 2020 e del 2019.Raddoppiano gli ammortamenti, anche se ciò è dovuto a una rivalutazione di 133 milioni di euro dei marchi (a fronte di sgravi fiscali futuri), che ha determinato un incremento del relativo ammortamento da 0.6 milioni a 8 milioni di euro. Considerando l’incremento degli ammoramenti di 9 milioni di euro e che c’è dentro anche Tassoni… la differenza è spiegata.Ciò determina un progresso meno marcato nell’utile operativo, a 12.5 milioni contro 15 milioni del 2019. L’utile netto invece beneficia di significative riprese positive di valore delle attività finanziarie e quindi tocca quota 20 milioni di euro da 12 milioni del 2020 e 17 del 2019.Del debito abbiamo detto. Aggiungiamo solo che l’azienda non ha distribuito dividendi. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2022

    Le condizioni eccezionalmente favorevoli che avevano supportato Italian Wine Brands nel corso del 2020 e 2021 si stanno gradualmente affievolendo e questo si vede chiaramente nei risultati messi a segno dal gruppo nei primi 6 mesi dell’anno. Primo punto: la posizione di leadership nel segmento delle vendite a distanza che dal calo storico strutturale aveva vissuto una chiara inversione di tendenza è tornata al fatturato del 2019 (32 milioni, contro 42 del 2020 e 2021), mentre l’acquisizione di Enovation Brands non ha ancora sortito effetti significativi sul gruppo (salvo aumentarne il debito). Secondo punto: la forte esposizione alla grande distribuzione delle vendite sta mettendo a dura prova i margini in considerazione dell’inflazione dei costi di produzione (si parla di 15centesimi a bottiglia) che è soltanto pazialmente (50%) riversata nei prezzi.Quando si guardano i dati del primo semestre dovete considerare due serie di dati 2021: quelli di IWB com’era (H1-21) e quelli di IWB come sarebbe stata (H1-21 PF, ovvero pro-forma) se avesse avuto la struttura di oggi, ossia dopo l’acquisizione di Enoitalia. Il confronto più ovvio è quello contro il pro-forma ed è abbastanza chiaro quanto fosse anomala (in senso positivo) la performance dello scorso anno: nel 2022 le vendite sono calate dell’11% (solo per la metà del calo spiegato dalle vendite a distanza), il margine EBITDA rettificato è sceso dal 10% all’8%, l’utile netto, anche a causa degli oneri finanziari è crollato dai 10 milioni pro-forma del primo semestre 2021 ai 4 milioni di euro del primo semestre 2022.Dal punto di vista finanziario nessuna sorpresa: il debito finanziario sale da 108 milioni a 144 milioni di euro, ma include anche l’acquisizione di Enovation (15 milioni di euro) e sconta la stagionalità dell’attività del gruppo, oltre a circa 1.5 milioni di riacquisto azioni e 0.9 milioni di euro di dividendi (contro 4.8 milioni dell’anno precedente).Il management nel comunicato (la relazione non è ancora disponibile e dunque alcuni dati non ci sono ancora, come le vendite per mercato) dice che ulteriori azioni sono state intraprese per compensare l’aumento dei costi di vetro e imballaggio, che insieme alle indicazioni sui prezzi dei vini all’origine lasciano pensare a una ripresa dei margini nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno e nel corso del 2023. La crescita degli ordini è del 5% circa a partire da giugno 2022, nonostante qualche problema nelle consegne dovuto alla mancanza di vetro (2 milioni di fatturato perso).Il titolo in borsa ha pesantemente ritracciato rispetto al massimo raggiunto nell’estate 2021 di circa 48 euro per azione e tratta oggi alla metà, circa 24 euro, per un valore di mercato di 208 milioni di euro. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO