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    Duckhorn – risultati 2021 e prevision 2022

    Fonte: Duckhorn investor relationsTorniamo oggi su Duckhorn, l’azienda americana di fine wines quotata nel 2021 sul NYSE durante il 2021 a $15 per azione e che a fine 2021 quotava intorno a $22, per una valutazione di mercato di 2.6 miliardi di dollari. L’azienda ha riportato i risultati a luglio 2021 e pubblicato il bilancio. I dati sono positivi (come c’era da immaginarsi vista la quotazione in borsa): le vendite annuali a luglio 2021 sono cresciute del 25% a 337 milioni di dollari, anche supportate dalle acquisizioni, l’EBITDA è cresciuto del 12% a 117 milioni (margine: 35%), mentre l’utile netto rettificato tocca quota 62 milioni, +27%, aiutato anche dal calo degli oneri finanziari sul minor debito, aiutato dalla quotazione in borsa.Come potete apprezzare dai grafici, il Covid ha pesantemente influenzato le vendite locali in California (sia ingrosso che ristorazione) e la parte “DTC” direct-to-consumer, a favore delle vendite all’ingrosso in altre aree.Dal punto di vista finanziario, l’azienda ha ovviamente beneficiato della quotazione, che ha portato 188 milioni di dollari di risorse fresche, delle quali 100 milioni sono state rigirate come dividendo agli azionisti. Ad ogni modo, con soltanto 14 milioni di dollari di investimenti, Duckhorn ha chiuso il 2021 con un indebitamento finanziario netto di 243 milioni, in calo dai 378 di luglio 2020, per un rapporto debito/EBITDA sceso da 3.6 a 2.1x.Duckhorn ha anche fornito alcune indicazioni sul 2022 (che terminerà a luglio). Nel mezzo della forchetta prevede 357 milioni di vendite (+6%), un EBITDA di 120 miloni (+2%), quindi con un margine in calo di altri 2 punti nel 2022 al 33% e un utile netto di 62 milioni (+2%). Le indicazioni sono state confermate dopo aver riportato i dati del primo trimestreLa valutazione in borsa resta molto ricca. Secondo i nostri calcoli e usando le previsioni 2022, al prezzo di $22.5 Duckhorn ha un multiplo EV/Vendite di 8.0x, un EV/EBITDA di 24x, EV/EBIT di 31x e un P/E di 41x. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento novembre 2021

    La chiusura d’anno è ormai in vista e le gerarchie nel mondo del vino si stanno ristabilendo. Quello che sembrava essere un grande successo del 2020 per il vino italiano, a discapito di quello francese, si sta gradualmente riassorbendo. Sono di questi giorni gli annunci che le esportazioni francesi hanno recuperato terreno nel 2021, chiudendo con un +27% sul 2020 e un incremento del 13% sul 2019. I dati che analizziamo oggi relativi all’Italia sul fine novembre non sono molto dissimili se confrontati alla normalità del 2019: +12.9% contro il 2020 nei primi 11 mesi dell’anno (6.5 miliardi di euro) e +10% se confrontati con i primi 11 mesi del 2019.I numeri che trovate nelle tabelle e grafici che seguono nel post sono ovviamente positivi. Novembre è +9% per 704 milioni di euro e +13% sui due anni, sempre al traino dei vini spumanti (+13%) e con un buon dato anche sui vini in bottiglia (+8%). Dal punto di vista geografico, rispunta un dato negativo sul Regno Unito (-8%) e anche sulla Cina (-22%) ma ovviamente sono dati talmente circoscritti che potrebbero essere delle eccezioni. Ormai, se visti rispetto ai dati del passato, soltanto due mercati tra i principali dieci sono sotto il loro precedente picco: Regno Unito e Giappone, entrambi con un divario di circa il 15%. Se invece ci confrontiamo con il dato di fine 2019, gli USA sono sopra dell’11%, la Germania è a +7%, il Regno Unito -5% (il che significa che già stava scendendo nel 2019), Svizzera e Canada sono +8% e +11% circa.Ci avviamo verso un trimestre “più tranquillo” nel senso che i prossimi tre mesi sono stagionalmente meno importanti. Il 2022 sarà il vero test, visto che la base di partenza sarà piuttosto aggressiva. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Interviste Archivi – Vinoway

    Vinoway.com 2022 © Il materiale pubblicato in questo portale è in gran parte protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza esplicita autorizzazione dell’associazione culturale e di promozione VINOWAY ITALIA | Sede legale : Via Roma, 18 Mel 32026 Borgo Valbelluna (BL) | P.iva: 01149410258 LEGGI TUTTO

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    Vintage Wine Estates (VWE) – risultati 2021 e presentazione dell’azienda

    Presento oggi Vintage Wine Estates (VWE), azienda vinicola quotata nel mercato americano da poco più di un anno con un valore di mercato attuale di circa 600 milioni di dollari di cui abbiamo accennato brevemente nell’articolo di qualche giorno fa sulla valutazione delle aziende vinicole. Per dirla breve, VWE è il 15esimo produttore di vino della California per volumi spediti e fa un po’ di tutto: vendite dirette tramite tasting rooms e ecommerce (30% delle vendite, DTC, direct-to-consumer), vendite all’ingrosso (33%, wholesale nei grafici) ma anche “B2B” (35%), cioè produrre vini per i marchi del retail, quindi principalmente “private labels”.La storia di questa azienda è ventennale e il grafico sopra preso dal prospetto di quotazione vi mostra come è stata costruita negli anni dall’imprenditore (Pat Roney) acquistando diversi marchi, con un posizionamento nel segmento “lifestyle” (quindi a occhio tra 10 e 25 dollari al dettaglio) e nel segmento “luxury”. I marchi elencati sono numerosi… nel lifestyle Layer Cake, Firesteed, Bar Dog, Middle Sister, Cherry Pie, Girl and Dragon, Cartlidge & Browne, Buried Cane, Grower’s Guild, Clayhouse, Cigar, GAZE, Buttery Bomb, Tall Dark Stranger, Carneros Creek, Corvidae, Purple Cowboy and If You See Kay; nel luxury si chiamano Girard, Clos Pegase, Laetitia Vineyard and Winery, Swanson, Kunde Family, Viansa e via dicendo. Hanno anche alcuni “digital native brands”, quindi che si vendono soltanto online. La struttura del conto economico e dello stato patrimoniale è in tabella. Diciamo che con 220 milioni di fatturato 2021 (a giugno) sono rimasti in fondo 4 milioni di dollari. Quindi margini bassi. Anche riconsiderando tutte le spese straordinarie, VWE ha un gross margin di 75 milioni di dollari (34% nel 2021, era un po’ meglio nel 2020), ma poi spende 72 milioni di spese generali e di vendita, quindi “costi operativi” e quindi resta molto poco in fondo al bilancio. Oltretutto, l’azienda è arrivata molto indebitata alla quotazione, con oltre 350 milioni di dollari di debiti su 190 milioni di fatturato 2020 (!) e nonostante l’iniezione di cassa della quotazione (attraverso un veicolo speciale, un giorno vi spiegherò…) a fine 2021 ha comunque 184 milioni di debiti, contro un EBITDA che secondo i miei calcoli è stato di 20 milioni (dichiarato, 15 milioni senza le componenti straordinarie positive).Gli obiettivi scritti nero su bianco nel prospetto parlano di un raddoppio del fatturato a 450m di dollari nell’arco di circa 5 anni, di un gross margin che passa dal 40% al 45% e di un margine EBITDA che passa dal 20% (a me sembra 10%…) al 25-30% nello stesso arco di tempo. Se così fosse ci troveremmo ovviamente davanti a una Vintage Wine Estates molto diversa da quella attuale! Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2020

    Vi ripropongo oggi l’aggiornamento delle superfici vitate biologiche al 2020, dai dati estratti dalla banca dati Sinab (se volete cimentarvi, il link è questo). I dati restano positivi e in crescita, visto che nel 2020 le superfici bio per l’uva da vino sono cresciute da 107 a 115mila ettari (i dati passati sono leggermente diversi da quelli che erano pubblicati nei rapporti Sinab degli anni scorsi), che si compone di un incremento di 9400 ettari per le superfici certificate bio e di un calo di 1500 ettari del “magazzino” di superfici in conversione.Il grafico qui sopra credo possa spiegare bene cosa sta succedendo, e cioè un graduale calo delle superfici che si stanno certificando, il che lascerebbe intendere che la crescita dovrebbe gradualmente smorzarzi per quanto non si riesce a mettere i due dati in correlazione.Questa crescita del 7% è soprattutto generata dal balzo delle superfici in Toscana, da 15mila a 19mila ettari, da sola a rappresentare più della metà dell’incremento. Tutte le regioni sono in crescita salvo due eccezioni: la Campania, che perde 88 ettari e la piccola Valle d’Aosta. In termini percentuali, le crescite più importanti sono oltre che in Toscana (+28%), Umbria (+27%), Liguria (+25%), Trentino Alto Adige (+14%), Lazio (+12%) e Sardegna (+11%).La regione con la maggior superficie vitata resta la Sicilia (30mila ettari, +1%).Vi lascio alle tabelle e ai grafici, ricordandovi che i dati aggiornati e scaricabili in formato dati sono nella sezione Solonumeri, fruibili con un semplice copia-incolla da Google Sheets. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – produzione vino e superfici vitate 2020

    La produzione di vino in Germania è rimasta sotto la media storica (-7%) nel 2020 a 8.4 milioni di ettolitri e anche le prime anticipazioni sul 2021 non portano a un risultato molto diverso (8.8 milioni, 2% sotto). Questi dati vanno però visti nel contesto dell’evoluzione del mercato tedesco e considerando che cosa sta succedendo all’interno di questa produzione. Riguardo al mercato, il Covid sembra aver portato a uno spostamento dei consumi verso il vino tedesco, nell’ambito di consumi totali di vino rimasti stabili (in un mercato degli alcolici calante). Riguardo alla produzione di vino in se, i dati mostrano un crescente spostamento verso i vini bianchi, che segue l’andamento strutturale del mercato (anche se non troppo evidente in un anno anormale come il 2020). Quindi della produzione di vino 2020 di 8.4 milioni di ettolitri, il 67% è di vino bianco, 5.65 milioni di ettolitri, la percentuale più alta dal 2003 a questa parte.Si sta anche “riformando” anche la base ampelografica in questa direzione. I vitigni bianchi coprono il 67% dei 103mila ettari vitati tedeschi e guadagnano 500 ettari, quando i vitigni rossi ne perdono 400. I dati che trovate nella tabella sotto vi mostrano la continua crescita del Riesling (+101 ettari a 24150), ma anche i progressi del Pinot Grigio (+287 ettari a 7356) e del Pinot Bianco (+175 a 5922 ettari). Su basi molto più contenute crescono poderosamente anche lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc, il tutto a parziale discapito di alcune varietà come il Muller Thurgau (-283 a 11453 ettari), il Silvanere e il Kerner.Vi lascio alla consultazione delle tabelle e dei grafici, dove trovate anche una suddivisione per zone geografiche della superficie vitata.Fonte: https://www.germanwines.de/ Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    LVMH divisione vino – risultati 2021

    Ancora una volta LVMH ha sorpreso gli investitori con risultati eccezionali, soprattutto realizzati dalla divisione “Fashion and Leather goods” che ha realizzato un incredibile +42% (prima dei cambi) nel 2021 contro il 2019. La divisione che interessa a noi, quella Wine & Spirits ha comunque “coperto” il buco del 2020 e a fine 2021 è del 9% sopra (prima dei cambi) il livello di vendite del 2019, un po’ più per lo Champagne e i vini (+11%) e un po’ meno per il Cognac (+7%). Un recupero spinto soprattutto dal mercato americano, come vedete dal grafico, l’unico a non aver subito il contraccolpo del Covid nel 2020.All’interno della divisione, le crescite più marcate sono quelle della divisione vini fermi, dove sono state fatte acquisizioni nel segmento dei vini rosati, che hanno volumi del 31% superiori al 2019 (51 milioni di bottiglie), mentre per Champagne e Cognac, 67 e 103 milioni di bottiglie nel 2021 rispettivamente, siamo tornati poco sopra (3-4%) il volume di vendite del 2019. LVMH non fa mistero del fatto che c’è un problema di offerta. A differenza delle borsette di Louis Vuitton, di cui se ne possono produrre quante se ne vogliono, per questi prodotti esiste un problema di disponibilità della materia prima.Con le vendite che sfiorano i 6 miliardi di euro (3 volte la Campari per intenderci), il prezzo mix è tornato quello del 2019 (+1%) e i margini sono tornati al livello del 2019. Per il Cognac il margine operativo sfiora il 35% per un utile operativo di 1.1 miliardi, per Champagne e vini fermi si posiziona al 27.3% per 762 milioni di euro.Gli investimenti continuano, stiamo parlando di 328 milioni di euro nel 2021 pari al 5.5% del fatturato, le scorte in maturazione raggiungono il massimo storico di 5.4 miliardi di euro. Questo per dire che LVMH resta ottimista sull’andamento della divisione nei prossimi anni, pur in presenza dei colli di bottiglia nell’approvvigionamento delle materie prime.Vi lascio alla consultazione delle tabelle e dei grafici, dove trovate anche il dettaglio della seconda metà dell’anno. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vendite al dettaglio di vino nella GDO in Italia – dati IRI, aggiornamento 2021

    Grazie a IRI pubblichiamo oggi i dati di vendite al dettaglio di vino nella GDO per l’anno 2021. È stato un anno di normalizzazione per i vini fermi, con i primi tre trimestri che hanno tenuto botta al forte incremento del 2020 e un calo nell’ultimo trimestre (-4%), ma comunque su livelli ben superiori al 2019 (+6.6%, il vero parametro di confronto). È stato invece un anno eccezionale per gli spumanti, come potete vedere dal grafico qui sopra. La crescita sul 2020 è del 20%, quella sul 2019 è vicina al 30%. Pur partendo da valori molto più contenuti, il 2021 è stato più l’anno degli spumanti metodo classico (+28%) che non degli “charmat secchi” (+20%), tanto che il confronto con il 2019 vede entrambe le categorie crescere allo stesso ritmo del 33-34%.Dai grafici potrete notare che la principale differenza tra i vini fermi e gli spumanti sono i volumi, che hanno ripreso a calare nel primo caso (-2% nell’anno ma molto peggio nel trimestre finale, -7%), mentre per gli spumanti sono ancora in forte crescita (+20% nell’anno, +7% nel trimestre). Per quanto riguarda invece l’effetto prezzo mix, sono invece i vini fermi a mostrare una dinamica più marcata (+5/6% contro +3/4% per i vini spumanti).Bene, vi lascio ai grafici che vi mostreranno alcune tendenze ormai consolidate relativamente ai vini DOC/DOCG rispetto alle altre categorie e ai vini bianchi e rosati rispetto ai vini rossi. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO