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    Tannico – risultati 2019

    Da quest’anno facciamo rientrare anche Tannico nella lista delle aziende legate al mondo del vino che seguiamo annualmente sul blog. Dopo anni di finanziamenti da parte dei soci che hanno costantemente coperto le perdite, “sacrificio” per fare acquisire una scala sempre più importante alla piattaforma, come forse avrete letto Tannico ha da quest’anno un azionista eccellente con il 49% del capitale. Si tratta di Campari, il leader italiano nel mondo degli spiriti, che da diversi anni ha deciso di uscire dal mondo del vino per dedicarsi agli aperitivi e ai superalcolici. In realtà ha mantenuto un piede in questo mondo con gli spumanti (Riccadonna e Cinzano, tra gli altri). Comunque, restando su Tannico, la piattaforma ha raggiunto nel 2019 20 milioni di fatturato e c’è da scommettere che nel 2020 farà un balzo significativo, dato che il business online ha avuto uno sviluppo importante con il COVID. È un’azienda con ampi spazi di miglioramento, vista la scarsa presenza fuori dall’Italia, che invece alcuni altri operatori (come Xtrawine per esempio) hanno sviluppato con molto successo. Sotto questo punto di vista, Campari può aiutare, ricevendo in cambio il know-how del mondo dell’ecommerce che il colosso, al pari dei suoi concorrenti internazionali, non ha mai guardato con particolare attenzione nel passato. Ma passiamo all’analisi dei dati di Tannico, che si caratterizza per una struttura particolarmente agile, senza capitale investito, senza capitale circolante (il magazzino viene finanziato dalle dilazioni dei fornitori) ma anche con poca leva operativa, dato che le perdite (e i versamenti da parte dei soci) continuano ininterrotte da diversi anni.

    Il fatturato 2019 ha toccato 20.3 milioni di euro, di cui 18.8 sono in Italia, 0.9 milioni sono in Europa e solo 0.6 milioni sono nel resto del mondo. La crescita 2019 è stata del 38%, dopo quattro anni cresciuti a forza del 40-50% in più all’anno.
    Il margine sul venduto si è mantenuto abbastanza stabile negli anni tra il 26% e il 28%, 27% nel 2019, mentre sono cresciuti praticamente quasi al medesimo ritmo delle vendite (3x negli ultimi 3 anni) i costi per i servizi (2.5x) e i costi del personale (2.3x), il che ha determinato il persistere di un utile operativo leggermente sotto la parità.
    La struttura finanziaria si mantiene molto solida, con una cassa netta di 2.9 milioni nel 2019, ma 2.7 nel 2018 e 3.7 nel 2017. Tannico non investe ed è riuscita a crescere addirittura generando cassa dal capitale circolante (circa 0.5 milioni di euro all’anno). Il problema è che con costi superiori alle vendite ha assorbito ogni anno tra 1-1.2 milioni di euro di cassa. Gli azionisti hanno contribuito con 1.5 milioni di euro di prestiti soci nel 2019, mentre nel 2016 e nel 2017 erano intervenuti con due aumenti di capitale per un totale di 6.8 milioni di euro.
    Vedremo se nel 2020 con il boom di vendite del COVID la struttura finanziaria resterà in equilibrio.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Emilia Romagna – produzione di vino 2019 – dati ISTAT

    Mentre cominciano ad emergere I dati della vendemmia 2020, dobbiamo ancora completare il giro di dati sulle regioni italiane, che comunque trovate aggiornati nella sezione Solonumeri del blog. Passiamo oggi in rassegna i dati della regione Emilia Romagna, che rappresenta poco più del 10% della produzione di vino italiana, con un picco di rappresentatività nel segmento dei vini IGT (20% del totale). Nel 2019 la produzione à calata del 23% a 5.7 milioni di ettolitri, ben al di sotto (-11%) della media storica e ben sotto i dati generali della vendemmia italiana, che secondo ISTAT da cui noi prendiamo i dati (gli unici pubblicamente disponibili, anche se secondo alcuni non corretti) è calata nell’anno soltanto del 9%. Anche in Emilia Romagna come nel resto d’Italia la tendenza tira verso i vini bianchi, anche se da questo punto di vista il 2019 è stato un anno in controtendenza. Per quanto riguarda il 2020, per ora ISTAT ha condiviso soltanto un dato totale, senza spaccarlo per tipologie. La produzione dell’Emilia Romagna sarebbe cresciuta a 6.95 milioni di ettolitri, riportandosi del 9-10% sopra le medie storiche, nell’ambito di una vendemmia italiana stabile rispetto allo scorso anno, quindi anch’essa sopra quanto visto in passato. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    La produzione di vino del 2019 è stata di 5.6 milioni di ettolitri, -23% sul record 2018 e -11% rispetto alla media storica di 6.4 milioni di ettolitri della regione.
    A subire maggiormente il calo è la produzione di vino bianco, scesa del 28% nell’anno ma non distante dalle medie degli ultimi anni (-6%), mentre per i vini rossi il calo è stato del 17% sia contro il 2019 che contro la media storica.
    Come vedete dalla tabella sotto allegata tutte le tipologie di vino sono calate di oltre il 20% nell’anno, anche se il confronto con i trend storici fornisce una lettura diversa: il 2019 è stato un anno più negativo per i vini DOC (18% sotto media) che non per i vini IGT (11%) e comuni (7%).
    Vi allego anche la tabella con le superfici vitate provinciali e le stime di produzione di uva e resa per ettaro.

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    Utili, margini e ritorno sul capitale delle principali aziende vinicole – aggiornamento 2019

    Proseguiamo l’analisi dei bilanci 2019 delle aziende vinicole tratti dal rapporto Mediobanca con la parte sugli utili, sui margini e sul capitale investito e sul ritorno generato. Come per il post precedente vi presento un grafico “dinamico” che mostra l’andamento del capitale investito contabile nel settore negli ultimi 15 anni. Potete notare che la leadership di Antinori in termini di valore aggiunto, utili e margini emerge da un costante reinvestimento degli utili che ha portato il capitale investito 2019 a oltre il doppio della seconda azienda italiana, Zonin (dopo aver incamerato le tenute di famiglia nell’azienda). Antinori dunque guida queste classifiche da anni, con un valore aggiunto sul fatturato superiore al 60% (quindi “fa in casa” molto di quello che fattura) e un margine quindi superiore al 30%, contro il 23-24% di Santa Margherita e Frescobaldi, che seguono. Antinori ha un buon ritorno sul capitale ma da questo punto di vista non rappresenta il livello più elevato in Italia : il suo 10% è superato da Santa Margherita ma anche da diverse altre aziende vinicole con strutture più snelle come Martini, Botter, Villa Sandi e Enoitalia (giusto per citarne alcune).

    Come accennavamo l’altro giorno, il 2019 è stato un anno di miglioramento dei margini più che di incremento delle vendite. Il valore aggiunto totale del campione delle aziende qui esposte ha generato 1050 milioni di valore aggiunto su 4.8 miliardi di vendite, quindi con un margine del 22% circa, quando invece nel 2018 i margini unitari erano leggermente calato. Il miglioramento si è ribaltato anche sull’utile operativo, cresciuto a 384 milioni di euro, oltre il 10% rispetto all’anno precedente e con un margine che si avvicina all’8% delle vendite, il livello decisamente più elevato degli ultimi anni.
    Come vedete dalle classifiche, Antinori è largamente davanti a tutti in termini assoluti e in termini relativi alle vendite, seguita da Santa Margherita e da Frescobaldi. Nella classifica di quest’anno entra anche Farnese vini, ora recensita da MBRES.
    Vi lascio alle tabelle e alle classifiche, facendovi notare come sempre le due matrici, che mostrano il posizionamento delle aziende in termini di  margine operativo (quanto del fatturato resta come utile) contro ritorno sul capitale (quanto rende l’investimento nell’azienda) e il ritorno sul capitale rispetto al valore assoluto del capitale investito. In questa seconda tabella, che trovate subito sotto il blocco di testo verde, potete apprezzare come alcune aziende con un ritorno molto elevato in realtà hanno un capitale investito molto limitato, il che implica un risultato operativo in valore assoluto limitato.
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    Classifica fatturato e valore aggiunto delle aziende vinicole italiane 2019 – fonte: Mediobanca

    Il 2019 sarà per qualche anno il punto di riferimento nel mondo delle aziende , di un livello di vendite e di utili a cui si tornerà gradualmente dopo la pandemia. Per questo motivo, i dati di Mediobanca Research di quest’anno resteranno per diverso tempo “importanti”. Sarà difficile fare delle classifiche veritiere nel 2020 e probabilmente anche nel 2021, quando le gerarchie note saranno pesantemente influenzate da temporanei spostamenti tra i canali di vendita e andamenti volatili dei diversi mercati. Probabilmente la classifica cambierà anche nella sua composizione:bisogna immaginare che alcune aziende si fonderanno per far fronte alla crisi.
    Tornando ai nostri dati, un paio di annotazioni e una novità. Annotazioni: i dati di CAVIRO non ci sono perchè nel 2019 hanno fatto un esercizio di 8 mesi invece che di 12 e quindi i numeri non sono rilevanti. MBRES ha invece deciso di mostrare il consolidato CR/CIV e GIV insieme, che quindi mettiamo, come anche nelle tabelle ritrovate lo spaccato delle due (la somma dei due non corrisponde al consolidato per una serie di elisioni da consolidamento).
    Novità: beh, la vedete. Ho cominciato a esplorare la possibilità di sostituire i grafici “granitici” di Excel con delle nuove app che li fanno online e li riproducono sul blog. Ci sono anche delle nuove modalità di visualizzazione qui allegate dove vedete la storia tra il 2004 e il 2019 di questi dati. Avere una serie storica profonda aiuta!
    Venendo ai dati, il 2019 come potete vedere è stato un buon anno, soprattutto dal punto di vista dei margini. Il dato generale vede un aumento delle vendite del 2% circa ma una crescita del 10% del valore aggiunto, che riflette anche il recupero dopo la decelerazione vista nel 2018 per via del costo delle materie prime. La leadership è sempre saldamente in mano a CR/CIV/GIV dal punto di vista del fatturato, ma come sapete chi scrive pensa che la classifica giusta sia quella in base al valore aggiunto: e allora il ranking vede Antinori come principale azienda, seguita da CR/CIV/GIV e da Santa Margherita. Passiamo a commentare qualche dato.

    Nel 2019 ci sono state 20 aziende con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro nel settore del vino in Italia, quasi tutte con un andamento positivo delle vendite. Tra queste, vale la pena di sottolineare il forte incremento di fatturato di Botter e di Enoitalia, entrambe nell’ordine del 10%, mentre il calo di Zonin è più dovuto alla base di confronto che non a un andamento commerciale negativo. Per CR/CIV/GIV le vendite sono state 608 milioni, in calo dell’1% rispetto al 2018, mentre Antinori ha riportato un incremento del 5% circa.
    Se invece guardiamo al valore aggiunto, i dati sono molto più positivi, con particolare riferimento ad alcune aziende come Botter e Zonin che hanno cambiato gestione e azionista nel corso degli ultimi anni. L’integrazione delle tenute agricole dentro Zonin ha portato l’azienda a essere oggi la quinta in Italia per valore aggiunto, dopo Antinori, CR/CIV/GIV, Santa Margherita e Frescobaldi. Anche Ruffino ha riportato un forte incremento del valore aggiunto e presumibilmente dovrebbe essere la “settima forza” dopo CAVIRO, di cui immaginiamo dati stabili o leggermente positivi nell’anno.
    Vi lascio ai dati e ai grafici, comprese queste belle animazioni.

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    Produzione, superfici e valore della produzione delle IGT italiane 2016-18 – elaborazione dati ISMEA

    Faccio seguito al post della scorsa settimana sui vini DOC per pubblicare la versione relativa ai vini IGT. Come vi dicevo, si tratta di un lavoro piuttosto dispendioso ricavando i dati dall’ottimo portale fatto da ISMEA, Rete DOP-IGP, dove vengono pubblicati i dati di superfici, ettolitri certificati e imbottigliati e valore della produzione di tutte le DOC e IGT italiane (quest’ultimo immagino fatto anche prendendo spunto da alcune analisi fatte proprio sul blog). Come già anticipato nell’altro post, siccome i dati sono poco fruibili nel loro complesso e siccome ho dovuto copia-incollare una per una tutte le DOC e le IGT per poi rielaborarle, ho “tagliato” tutto quello con un valore sotto 1 milione di euro, per arrivare a censire circa 150 DOC e 25 IGT. Vi invito però ad andare sul sito di ISMEA per vedere voi stessi l’eccellente lavoro di Tiziana Sarnari e del suo team, ma anche per rendervi conto di quante DOC e IGT ci sono in Italia che sono praticamente inutilizzate, messe in piedi chissà per quale progetto e obiettivo, che rappresentano un costo per l’intero settore. Si vorrà mettere mano a questo problema? Oggi soltanto una cinquantina di DOC e IGP hanno un valore della produzione mediamente superiore a 10 milioni… e di DOC/IGP ne abbiamo in tutto ben 523…
    Quello che trovate nel post sono le classifiche di ettari denunciati, ettolitri imbottigliati e, più importante di tutti, valore della produzione delle IGT italiane per 2016, 2017, 2018, ordinate per la media dei tre anni. Mi fermo qui, lasciandovi alle tabelle allegate, che troverete tra breve anche nella sezione Solonumeri.

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    Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2019

    Dopo aver analizzato il commercio internazionale degli spumanti passiamo a quello dei vini sfusi, che mostra un andamento molto più volatile. Dopo un 2018 caratterizzato da un calo marcato dei volumi (che stimiamo a circa 38 milioni di ettolitri), nel 2019 i volumi si sono riportati sopra la soglia dei 40 milioni, verso 42 milioni […] LEGGI TUTTO

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    Produzione, superfici e valore della produzione delle DOC italiane 2016-18 – elaborazione dati ISMEA

    Quando un lavoro non sta riuscendo bene, è il caso di ricominciare a farlo daccapo. È quello che è successo con il post sul valore delle DOC italiane: con i dati Federdoc sempre più ballerini e incompleti e i dati ISMEA sui prezzi meno dettagliati di un tempo ho deciso di dare un taglio netto e rifare tutto. Per rifare tutto ho deciso di basarmi sui dati pubblicati da ISMEA, che ha messo in piedi un portale molto ben fatto, Rete DOP-IGP, dove vengono pubblicati i dati di superfici, ettolitri certificati e imbottigliati e valore della produzione di tutte le DOC e IGT italiane (quest’ultimo immagino fatto anche prendendo spunto da alcune analisi fatte proprio sul blog). Ora, siccome i dati sono poco fruibili nel loro complesso e siccome ho dovuto copia-incollare una per una tutte le DOC e le IGT per poi rielaborarle, ho “tagliato” tutto quello con un valore sotto 1 milione di euro, per arrivare a censire circa 150 DOC e 25 IGT. Vi invito però ad andare sul sito di ISMEA per vedere voi stessi l’eccellente lavoro di Tiziana Sarnari e del suo team, ma anche per rendervi conto di quante DOC e IGT ci sono in Italia che sono praticamente inutilizzate, messe in piedi chissà per quale progetto e obiettivo, che rappresentano un costo per l’intero settore. Si vorrà mettere mano a questo problema? Oggi soltanto una cinquantina di DOC e IGP hanno un valore della produzione mediamente superiore a 10 milioni… e di DOC/IGP ne abbiamo in tutto ben 523…
    Quello che trovate nel post sono le classifiche di ettari denunciati, ettolitri certificati, ettolitri imbottigliati e, più importante di tutti, valore della produzione delle DOC italiane per 2016, 2017, 2018, ordinate per la media dei tre anni. Seguirà un altro post con lo stesso lavoro per le IGT. Mi fermo qui, lasciandovi alle tabelle allegate, che troverete tra breve anche nella sezione Solonumeri.

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    La produzione di vino nel mondo 2020 – prima stima OIV

    OIV sta riformando un po’ il suo stile di presentazione dei dati mondiali. È ritornata a dare dati specifici per l’Europa e ora divide anche il mondo per emisferi. Nel 2020 la produzione mondiale di vino sarà circa stabile rispetto al 2019 e leggermente inferiore (3-4%) alla media degli ultimi anni, attestandosi poco sotto 260 milioni di ettolitri. Se il valore totale non cambia, il bilanciamento tra Europa e resto del mondo si sposta a favore della prima, dove la produzione è prevista in aumento del 4-5%, mentre nel resto del mondo per la prima volta da diversi anni si torna sotto i 100 milioni di ettolitri. Possiamo dunque dire che il mercato resta tutto sommato bilanciato, nonostante i timori derivanti dalla pandemia, con degli squilibri che saranno di carattere locale. L’Italia resta il principale produttore mondiale, sia nel dato puntuale preliminare 2020 che nelle medie storiche, con una quota del 18% del totale. Vi ricordo che questi dati sono rettificati per gli anni precedenti per Italia, Spagna e Francia per includere i dati provenienti da ISTAT, Agreste e Ministero spagnolo che riportano dati produttivi leggermente diversi (più elevati per l’Italia secondo quello che dice OIV). Passiamo a leggere i dati.

    Secondo OIV la produzione mondiale di vino si è attestata tra 254 e 262 milioni di ettolitri, contro un dato rilevato da OIV di 256 milioni e una stima leggermente più alta messa qui nel post di 258 milioni, relativa al dato italiano, che noi sostituiamo con le rilevazioni ISTAT.
    L’Italia resta il principale produttore con una stima di 47.2 milioni di ettolitri, in leggero calo (OIV rilevava 47.5 per l’anno precedente), mentre sia per Francia che per Spagna si rileva un leggero incremento, 4% e 10% rispettivamente.
    La produzione mondiale si dividerebbe dunque tra circa 159 milioni di ettolitri prodotti in Europa e 99 nel resto del mondo. Proprio questa quota è quella in calo più significativo, giù del 5% (contro il +3% dell’Europa), a fronte di una vendemmia particolarmente negativa in Sud America e Australia: in Cile e Argentina la produzione cala a meno di 11 milioni di hl, giù del 13% e del 17% rispettivamente. Anche l’Australia scende del 12% a 10.6 milioni di hl, un livello non più registrato dalla grande siccità del 2007.
    Come potete notare, mancano i dati relativi alla Cina che OIV non ha pubblicato.
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