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    I dati finanziari cumulati 2023 delle aziende di spumanti – Rapporto Mediobanca

    Chiudiamo l’analisi dei dati finanziari cumulati delle aziende vinicole italiane elaborato dall’Area Studi Mediobanca con il “campione” di 58 aziende produttrici di vini spumanti. Come è lecito attendersi, i dati sono migliori di quelle del campione generale, vista la dinamica leggermente migliore del fatturato 2023 (+1% contro il leggero calo), soprattutto considerando l’eccezionale crescita degli ultimi anni, e una leggera ripresa dei margini dopo il dato in forte calo del 2022. Anche per le aziende spumantistiche troviamo un significativo incremento della leva finanziaria, pur restando sotto la media generale (2.1 volte l’EBITDA contro 2.8x per il totale), da legare sia al forte incremento degli investimenti (6% delle vendite contro una media del 5% dei 5 anni precedenti) che del capitale circolante netto, legato in questo caso all’incremento delle rimanenze.
    Bene, le prospettive 2024 delineate dal rapporto sono di un leggero incremento del fatturato (2% circa) a fronte della previsione di fatturato stabile per il campione nel suo complesso, che secondo i budget delle aziende potrebbe accelerare nel 2025 al +4%… sempre che abbiano fatto i conti dopo le turbolenze relative ai dazi.
    Passiamo a un’analisi dettagliata con tabelle e grafici.

    Le 58 aziende specializzate negli spumanti sono cresciute dell’1% a 2.95 miliardi di euro, con un incremento medio annuo rispetto al 2018 ribasato del 6%, che si compone di un +8% per le esportazioni e di un comunque eccellente +5% per le vendite italiane, che anche nel 2023 rappresentano il 60% del totale
    I margini sono in miglioramento, anche se visti in prospettiva storica si confrontano con un 2022 molto negativo. Il margine industriale cresce dal 15.5% al 16.3%, pur restando sotto il 17.5-18% record dell’epoca Covid e si porta dietro un incremento dell’EBITDA o MOL del 6% a 280 milioni, margine 9.5%, e un utile operativo di 175 milioni, 5.9%, di nuovo 1 punto sotto il quasi 7% dell’epoca Covid.
    A differenza del campione generale alcuni proventi non ricorrenti hanno supportato la gestione finanziaria (che ha mostrato oneri finanziari raddoppiati) e determinato quindi una crescita più marcata dell’utile netto, che è stato di 147 milioni di euro, dai 132 del 2022 e in linea con i 148 del 2021.
    Chiudiamo con un cenno alla struttura finanziaria. Il debito sale da 479 a 581 milioni, per un rapporto sull’EBITDA che va da 1.8 a 2.1 volte, quindi un incremento meno marcato del campione generale, soprattutto grazie alla migliore crescita dell’EBITDA. Come dicevamo sopra, gli investimenti cresciuti di 50 milioni a 175 milioni e il forte incremento delle rimanenze di magazzino, +108 milioni, sono alla base della maggiore leva finanziaria.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Etablissements Nicolas: numeri 2018-2023

    Nicolas, casa fondata nel 1822, è il primo distributore di vini nelle città francesi ed è stato votato per due volte (l’ultima nel 2024) come il marchio preferito dai consumatori francesi, nella categoria “commercianti di vino”. Il marchio conta ora 559 negozi in tutto il mondo: 481 in Francia, di cui 306 nell’Île-de-France e 156 in Parigi centro, il resto in altri 13 paesi. La maison, infatti, ha storicamente mantenuto un legame molto forte con la capitale, da quando Louis Nicolas aprì il suo primo negozio. A inizio ‘800 il vino si beveva nel luogo in cui si acquistava in botti; fu proprio Louis Nicolas a inventare e rendere popolare il vino in bottiglia!
    Nel corso degli anni il marchio si è diversificato proponendo altri tipi di bevande. Oggi il suo fatturato è Il 48% è costituito da vini fermi, il 32% da spumanti, il 17% da distillati e il resto da birre e altre bevande. Il marchio vende circa 800 referenze nei negozi e tramite il suo sito e-commerce, con un rinnovo delle referenze ogni anno.

    Dopo l’aumento delle vendite dovuto alle restrizioni (lock-down) sulle libertà personali di spostamento, che hanno visto crescere il fatturato, quest’ultimo si è stabilizzato sui valori pre-Covid.
    I margini operativi sono rimasti piuttosto stabili negli anni e gli ultimi dati disponibili del 2023 mostrano valori in linea con la media storica (circa 6% per il MOL sui ricavi e circa il 4% per l’utile operativo).
    La società ha sempre avuto, dal 2018 ad oggi, una cassa netta, che ha ampiamente superato il debito (quindi Nicolas non ha debito netto).
    Questa solida struttura finanziaria penalizza, come ovvio, il ritorno sia sul capitale investito, sia sui mezzi propri.

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    Herita (era Santa Margherita) – risultati e dati di bilancio 2024

    Santa Margherita S.p.a. ha pubblicato per la prima volta il proprio bilancio con la nuova denominazione sociale diventata “Herita S.p.a.”. L’esercizio  2024 mostra un leggero leggero calo sia per le vendite (-3% a 248 milioni) che per l’utile netto (41 milioni). Nonostante questo, Herita ha mantenuto una generazione di cassa particolarmente interessante, che ha consentito di pagare un buon dividendo (25 milioni) ma soprattutto di acquistare il 5% di Ca’ del Bosco (per 11 milioni) portando la partecipazione nel secondo marchio più importante del gruppo al 65%. Il debito è rimasto invariato a 138 milioni, un livello perfettamente compatibile con i margini dell’azienda, a 1.7 volte l’EBITDA.
    L’operazione di acquisto di questo 5% mette in luce l’elevato valore della partecipazione. L’azienda è stata valutata poco meno di 300 milioni di euro (di cui 223 milioni di valore azionario), che corrisponde a un multiplo di 5.6 volte le vendite e 16 volte l’EBITDA. Gli alti margini (35% EBITDA), la presenza di un magazzino molto rilevante (57 milioni di euro al costo di produzione) e di un patrimonio fondiario rilevante sono certamente fattori che hanno influenzato la valutazione della quota.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite consolidate calano del 3% a 248 milioni, con un calo leggermente meno marcato per i prodotti finiti a -2.6%. All’interno di questa categoria le vendite in Italia sono in calo dell’1.7%, le esportazioni sono scese del 4.3%).
    Non disponiamo delle vendite per marchio ma per entità legale, che non sono pienamente sovrapponibili, visto che Herita (Santa Margherita) SpA distribuisce anche alcuni dei marchi del gruppo. Le vendite di Ca’ del Bosco sono in calo dell’1% a 52 milioni, Pile e Lamole nel Chianti cresce del 7%, mentre Ca’ Maiol (Lugana) perde il 20% a 6 milioni riflettendo i minori volumi prodotti a causa degli eventi meteorologici avversi subiti nell’annata vendemmiale precedente.
    I margini sono in leggero calo essenzialmente a causa della diminuzione del fatturato. Il valore aggiunto scende dal 47% al 46.3% mentre l’EBITDA o MOL scende da 85 a 80 milioni (-6%) con un margine che passa dal 33% al 32%. Ammortamenti e oneri finanziari sono stabili (i secondi grazie alle rettifiche su cambi) e l’aliquota fiscale scende di un paio di punti al 22%, il che consente di mantenere l’utile a 41 milioni, in calo soltanto del 4% sul 2023. A questo contribuisce anche l’impatto dei minori interessi di minoranza derivanti dall’incremento della quota in Ca’ del Bosco.
    Il debito è stabile a 138 milioni di euro, corrispondente a 1.7 volte l’EBITDA (1.6x nel 2023). Il flusso di cassa si è attestato a 60 milioni di euro ed è praticamente stato interamente ridistribuito tra il dividendo (25 milioni, sarà stabile anche quest’anno e corrisponde a poco più del 60% dell’utile), l’investimento nella quota di Ca’ Del Bosco (11 milioni), gli investimenti (stimiamo circa 15-16 milioni, considerando che solo Herita e Ca’ del Bosco ne hanno fatti 12) e un leggero incremento del capitale circolante (+5 milioni) dovuto soprattutto all’aumento delle rimanenze (+10).

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    I dati finanziari cumulati delle aziende vinicole 2023 – Rapporto Mediobanca

    I risultati 2023 delle 154 aziende vinicole italiane con oltre 20 milioni di fatturato analizzate dal rapporto Area Studi Mediobanca hanno avuto un 2023 stabile a livello operativo, con un deterioramento dell’utile netto e della redditività per gli azionisti essenzialmente dovuto all’incremento del debito e di conseguenza degli oneri finanziari. Le conclusioni sono quasi le medesime della scorsa settimana, quando abbiamo analizzato il campione totale (255 aziende) che includeva anche le cooperative. Senza di esse il fatturato è andato leggermente meglio, i margini sono rimasti stabili, mentre la leva finanziaria è salita in virtù di maggiori investimenti e di un marcato peggioramento del capitale circolante netto.
    Le prospettive non sono purtroppo rosee. Le indicazioni preliminari di Mediobanca dicono che il fatturato 2024 è rimasto stabile, mentre le aspettative per il 2025 sono per una crescita molto leggera nella migliore delle ipotesi. Sarà dunque importante rivolgere l’attenzione ai costi, e in particolare a quelli gestibili, come il costo del personale che nel 2024 è cresciuto a un passo ben superiore a quello delle vendite.
    Passiamo avanti con il commento dei numeri, tabella e grafici.

    Le vendite delle 154 aziende incluse nel campione sono rimaste stabili, con un andamento uguale per Italia ed export, coerente con il dato ISTAT relativo alle esportazioni. Se confrontiamo i 6.2 miliardi di fatturato con il dato ribasato di 5 anni deriviamo una crescita delle vendite annua del 4%, fatta di +3.9% in Italia e +4.4% all’estero.
    Il margine industriale è migliorato dal 23% al 23.6%, ma il progresso è stato mangiato da un incremento del costo del personale del 4.6%, costato lo 0.4% di margine che porta quindi l’EBITDA sulle vendite a un progresso più limitato, dal 13.9% al 14.1%, per un valore di 873 milioni, comunque il più elevato del campione. Anche in questo caso se allarghiamo lo sguardo a 5 anni, vediamo che le aziende vinicole italiane hanno guadagnato in produttività (a differenza del 2023), visto che a fronte di un incremento annuo del 5.6% del margine industriale, il valore aggiunto cresce del 6.3% annuo, implicando un incremento più moderato del costo del personale. L’utile operativo è stabile al 9.2% vista la crescita dell’incidenza degli ammortamenti.
    L’utile netto del campione cala da 375 a 331 milioni. Il dato qui è più difficile da “giudicare” visto che intervengono una serie di componenti non ricorrenti. Quello che è chiaro è che gli oneri finanziari sono cresciuti di 40 milioni di euro a 57 milioni, e questo spiega quasi in toto il calo degli utili.
    Questo incremento degli interessi passivi ci ricollega alla parte finanziaria: l’indebitamento finanziario netto sale da 1.4 a 2 miliardi di euro, per un rapporto con l’EBITDA di 2.3 (da 1.6). Il capitale investito cresce da 8.6 a 9.4 miliardi per via dei crescenti investimenti (393 milioni nel 2023, il 6.4% del fatturato, livello più alto dal 2018) ma anche del capitale circolante. Pur rimanendo molto ben patrimonializzato (debito/patrimonio 0.3), il settore ha visto quindi un incremento della leva finanziaria, probabilmente anche legato al maggiore dinamismo della parte acquisizioni. LEGGI TUTTO

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    I dati finanziari cumulati del settore vino 2023 – Rapporto Mediobanca

    Il rapporto sul settore del vino prodotto da Area Studi Mediobanca è da sempre un punto di riferimento e un appuntamento fisso del blog per il rigore e la completezza dell’analisi. Ringrazio Gabriele Barbaresco e il suo gruppo di lavoro (che ho recentemente conoscuito di persona) per averlo condiviso anche quest’anno. In questo post analizziamo i dati cumulati di 255 aziende vinicole con oltre 20 milioni di fatturato, seguiranno quelli delle aziende non cooperative e delle aziende specializzate nel segmento degli spumanti.
    Dopo il balzo del 2022, nel 2023 il fatturato delle aziende vinicole italiane non è cresciuto (-0.1%), anche se il calo dei costi delle materie prime ha consentito un robusto miglioramento del margine industriale (di quasi 1 punto percentuale). Il risultato finale è di un utile netto in calo, eroso scendendo nel conto economico dall’aumento del costo del personale (+646 addetti, +4% il loro costo), degli ammortamenti (+4.6%) ma soprattutto degli oneri finanziari (maggiore debito per via di investimenti e acquisizioni).
    Anche dal punto di vista finanziario, dopo anni estremamente virtuosi, il debito e i rapporti di indebitamento crescono (2.8x debito netto su MOL da 2.3x), per via dell’aumento delle scorte, dei maggiori investimenti (e riteniamo acquisizioni).
    Cosa dice il rapporto sul 2024? Beh, i dati preliminari parlano di un altro anno con vendite stabili, anche se le previsioni indicano un miglioramento più deciso dei margini, che consentirebbe un incremento degli utili del 10% circa.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei dati con tabelle e dati.

    Le vendite delle 255 aziende (di cui 82 cooperative, 154 aziende italiane e 19 estere) sono rimaste stabili a 11.7 miliardi, con un perfetto bilanciamento Italia-estero entrambi a 5.8-5.9 miliardi.
    I margini sono leggermente cresciuti, con un incremento del valore aggiunto del 4.3% a 2.28 miliardi di euro, per un margine del 19.5%. Con un incremento del costo del personale del 4.3% (addetti +3.3% a 20487), il MOL (o EBITDA in senso lato) è cresciuto del 4.3% anch’esso a 1.23 miliardi, mentre l’incremento degli ammortamenti del 4.6% ha portato l’utile operativo a un +4% a 722 milioni di euro, per un margine del 6.2% rispetto al 5.9%, ancora sotto il 6.6% “record” del 2021. La voce più negativa è quella degli oneri finanziari, praticamente raddoppiati, che si sono mangiati la crescita dell’utile operativo, portando a un utile netto di 412 milioni, in calo del 19% sul dato del 2022.
    Passando alla parte finanziaria, il debito finanziario netto cresce in modo marcato, da 2.7 a 3.4 miliardi di euro, passando da 0.28 a 0.34 volte il patrimonio e da 2.3 a 2.8 volte l’EBITDA. Sebbene si tratti di rapporti molto moderati, soprattutto considerando la dotazione fondiaria dell’attività, si tratta del primo cambio di tendenza da diversi anni. Oltre all’aumento del capitale circolante (soprattutto legato alle scorte di magazzino, da 3.2 a 3.6 miliardi di euro), si è registrato un incremento degli investimenti (da 591 a 665 milioni di euro, dal 5% al 5.7% del fatturato), anche legato al crescente consolidamento del settore.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    Germania – produzione vino e superfici vitate 2023

    Oggi sfruttiamo i dati molto precisi forniti dal Deutsches Weininstitut GmbH per un’analisi approfondita della produzione vinicola tedesca del 2023. Il 2023 è stato un anno quasi allineato alla media produttiva storica, 8.6 milioni di ettolitri contro 8.7, anche se la produzione della categoria più pregiata di vini (Prädikatswein, ossia i nostri DOCG) è rimasta come negli anni precedenti un po’ sotto la media storica: i 2 milioni di ettolitri prodotti sono “soltanto” il 24% del totale. La maggior parte dei vini tedeschi resta nella categoria (Qualitätswein, che corrisponde alla nostra DOC), che rappresentano il 73% della produzione totale e si caratterizzano per la possibilità di aggiungere zucchero per correggere il grado alcolico. Come vedremo dall’evoluzione della superficie vitata, la Germania continua a “girare” verso i vini bianchi e a far crescere un pochino il totale degli ettari, segno che il cambiamento climatico sta aiutando la produzione vinicola nel paese. Il Riesling resta il principale vitigno, ma la moda sta ora spingendo i nuovi impianti verso il Pinot Grigio e Bianco e lo Chardonnay.Ah, ultima annotazione: i dati preliminari della produzione 2024 (OIV) indicano 8.1 milioni di ettolitri, ossia un dato del 7-8% circa inferiore alla media storica.Tutte le tabelle e ulteriori dettagli nel resto del post.
    PS Neretti inseriti dall’intelligenza artificiale

    La superficie vitata è cresciuta marginalmente a 103687 ettari (+296 ettari). I vitigni bianchi hanno registrato un aumento significativo di 626 ettari (+0.9%) a 71400 ettari, soprattutto grazie a varietà come il Grauburgunder (+278 ha – Pinot Grigio) e il Weißburgunder (+137 ha – Pinot Bianco) che continuano a crescere. Anche lo Chardonnay (+181 ha) mostra un incremento rilevante, mentre sono stabili i dati del Riesling, che resta il principale vitigno (non solo bianco) nel paese. In costante calo il Muller Thurgau (-232 ha). I vitigni rossi continuano invece a calare, -329 ettari (-1,01%) a 32310 ettari. Vitigni tradizionali come il Dornfelder (-194 ha) e il Regent (-53 ha) hanno subito cali marcati, mentre varietà come il Spätburgunder (Pinot Nero) sono rimaste quasi stabili (+7 ha).
    Passando alla produzione, l’evoluzione del vigneto si ribatte sulla produzione di vino, con i vini bianchi che continuano a guadagnare quota, raggiungendo il 68% della produzione totale e l’83% della produzione dei Prädikatswein. Nello specifico la Germania nel 2023 ha prodotto 9 milioni di vino bianco (quasi invariato sul 2022 ma l’8% sopra la media storica) e 2.7 milioni di ettolitri di vino rosso (-10% sul 2022 e del 15-16% sotto la media storica).
    La produzione di vini di alta qualità è come dicevamo soprattutto relativa ai vini bianchi, 7 milioni di ettolitri contro 357mila per i vini rossi.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2023

    [PS su suggerimento di un lettore ho fatto mettere alcuni grassetti nel testo dall’intelligenza artificiale, lasciando il mio testo invariato]
    L’evoluzione del mercato tedesco delle bevande alcoliche ha mostrato un significativo deterioramento nel 2023, secondo i dati recentemente comunicati dal Deutsches Weininstitut GmbH nel suo rapporto annuale. Il consumo di bevande alcoliche è calato del 4% rispetto al 2022, toccando quota 115 litri pro-capite, con soltanto vini spumanti e superalcolici virtualmente stabili e perdite importanti sia per il vino fermo che per la birra.
    Un aspetto importante da considerare è che i vini italiani si stanno facendo valere, all’interno di un consumo di vini esteri in calo leggermente meno marcato rispetto a quelli locali. Questi ultimi sono molto esposti al segmento dei bianchi, che stranamente non guadagna terreno in Germania. Più nel dettaglio, il vino italiano rappresenta il 18% del volume consumato e il 19% del valore, ben oltre l’11% dei vini francesi e spagnoli. Inoltre, la vendita attraverso la distribuzione moderna (discount e GDO) comincia a perdere quota a favore del segmento online e della vendita diretta.

    Analisi dettagliata dei dati principali

    Il consumo di bevande alcoliche cala da 120 a 115 litri pro-capite, calcolato su una popolazione di circa 83 milioni di tedeschi.
    Di questi:

    88 litri sono birra (-4% sul 2023 e -12% rispetto al pre-Covid 2019).
    19 litri sono vino (-5% sull’anno scorso), ma stabile rispetto agli anni precedenti, quando oscillava tra 20 e 21 litri pro-capite.
    3,2 litri di vino spumante, dato invariato rispetto all’anno scorso.
    5,1 litri di superalcolici, sostanzialmente stabili (-2%, ma potrebbe essere un arrotondamento).

    Il consumo di vino locale cala del 7% a 8 litri pro-capite, mentre quello di vino estero perde il 2-3% a 11 litri pro-capite. Complessivamente, si stima un consumo totale di circa 16 milioni di ettolitri (19 litri per 83 milioni di persone).

    Consumo per colore

    La ripartizione del consumo per colore è invariata rispetto all’anno scorso:

    40,6% bianco
    12,9% rosato (in lieve crescita rispetto al 12,6% del 2022)
    46,5% rosso (era 46,9%)

    Per i vini tedeschi nello specifico:

    59% bianco (era 58,6%)
    29,8% rosso (era 30,3%)
    11,2% rosato

    Evoluzione dei canali di vendita

    Il canale online è in crescita: passa dall’11% al 13% del totale (includendo anche le quote della GDO).
    I discount (37%) e la GDO (27%) mostrano un leggero calo.
    La vendita diretta guadagna un punto percentuale arrivando al 10%, sebbene alcuni dati possano essere soggetti ad arrotondamenti.

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    Sud Africa – produzione di vino e superfici vitate, aggiornamento 2023

    Dopo un paio di anni di assenza torniamo a parlare del settore del vino sudafricano, grazie ai dati annualmente condivisi da Sawis. Il settore del vino locale è in calo da qualche anno ormai, nonostante un mercato interno piuttosto interessante. I dati di produzione del 2023 sono in calo del 10% e dell’11% circa sotto la media storica, le esportazioni sono scese quasi del doppio, sulla soglia dei 3 milioni di ettolitri nel 2023 e lentamente la superficie vitata cala, -2% nel 2023. Oggi il Sud Africa ha 88mila ettari di vigna contro 101mila del 2010. Poche le eccezioni relativi a vitigni non in calo nella lista: il Sauvignon Blanc tra i bianchi e il Pinotage tra i rossi.
    Cosa commentare… beh, il Sud Africa in un mondo che si muove verso volumi molto più contenuti e prezzi molto più alti (sinonimo di prodotti di altissima qualità) non è in una posizione favorevole. Le sue varietà dominanti, lo Chenin Blanc tra i bianchi e il Pinotage tra i rossi non mi sembra si siano imposte nel contesto internazionale, anche se la mia visione è quella di “italiano che beve soprattutto vini italiani e francesi”. Ci sono però un paio di punti a favore del Sud Africa: la produzione è sbilanciata verso i vini bianchi, pur non avendo una tradizione spumantistica, e il consumo interno è importante (vicino a 5 milioni di ettolitri sugli 8-9 normalmente prodotti), il che potrebbe proteggere l’industria vinicola.
    Passiamo a commentare qualche numero con tutte le tabelle e i grafici.

    Nel 2023 il Sud Africa ha prodotto 7.8 milioni di ettolitri di vino, in calo del 10% sul 2022 e dell’11% sulla media degli ultimi anni.
    I vini banchi rappresentano la parte principale della produzione, 5.1 milioni di ettolitri nel 2023, su una base ampelografica di 48mila ettari. Di questi 16mila sono di Chenin Blanc (in calo negli ultimi anni), 10mila di Sauvignon Blanc (in crescita), 9mila di Colombard (in forte calo) e circa 7mila di Chardonnay.
    La porzione dei vini rossi di circa 2.7 milioni di ettolitri, prodotti su circa 40mila ettari di vigneto, con Cabernet Sauvignon e Shiraz per 9mila ettari ciascuno (in calo, soprattutto il primo, negli anni scorsi), e 7mila ettari di Pinotage, che resta una bandiera per il Sud Africa, con una superficie vitata stabile.
    Dal punto di vista dei mercati di sbocco, i dati mostrano una difficoltà nelle esportazioni, scese a 3 milioni di ettolitri nel 2023, -21%, e di un mercato interno quasi stabile a 4.6 milioni di ettolitri, ma molto sopra i dati del passato. Per intenderci, i consumi erano di 3.5 milioni di ettolitri nel 2010 e 4.2 milioni nel 2015. È questa forse la particolarità più importante del Sud Africa: un prodotto forse non adatto ai mercati internazionali, ma adatto al mercato interno, che ha una dinamica superiore a quella di molti altri paesi.

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