Zonin – risultati 2019
Zonin completa il primo anno nella sua nuova configurazione dopo che nella parte finale del 2018 erano state apportate all’azienda le tenute vinicole, storicamente rimaste di proprietà della famiglia. Il bilancio 2019 che presentiamo oggi è quindi “giusto” nel confronto tra la parte economica e quella patrimoniale: dopo l’ingresso dei nuovi azionisti Zonin ha 97 milioni di indebitamento (incluso 6 milioni circa di prestito dai soci) che si confronta con 22 milioni di euro di EBITDA, per un rapporto leggermente superiore a 4 volte, mentre come già avevamo rappresentato lo scorso anno il gruppo può contare su circa 230 milioni di euro di terreni e fabbricati a valore di bilancio, che dunque ampiamente coprono il debito. Dal punto di vista commerciale il 2019 ha visto un leggero calo delle vendite, tornate sotto 200 milioni, anche se viene specificato che lo scorso anno era stata contabilizzata la vendita straordinaria di 9 milioni di euro di vino sfuso che aveva sballato i confronti. La relazione degli amministratori parla in modo molto dettagliato dell’economia generale e del mercato del vino mentre quando si tratta di spiegare l’andamento dell’azienda, i conti e la strategia è particolarmente povera. Passiamo all’analisi dei dati.
Le vendite 2019 calano del 2.5% a 197 milioni di euro (201 milioni di euro per quanto riguarda il valore della produzione). Dopo i dati molto strani del 2018 riguardo alla suddivisione geografica, i numeri tornano in linea con il passato, con 34 milioni di fatturato in Italia (dichiarati 55 nella stessa tabella, riportante la medesima dicitura, del bilancio 2018) e 163 milioni all’estero.
La struttura dei costi vede i consumi di materie prime al 40% circa del fatturato (per un margine industriale del 60%), le spese generali e commerciali al 34% (di cui pubblicità e promozioni sono ben l’11% del fatturato) e il costo del personale a poco meno del 15% delle vendite, per giungere a un EBITDA rettificato di circa 22 milioni di euro (prima di considerare circa 1 milione di costi straordinari), pari dunque all’11% circa delle vendite. Gli ammortamenti salgono a 11 milioni per contemplare 3 milioni di ammortamento dell’avviamento e quindi l’utile operativo 2019 è poco sopra 10 milioni prima dei componenti straordinari e poco sotto nell’altra configurazione.
I costi finanziari sono circa 7 milioni (piuttosto elevati rispetto al livello del debito) e insieme ad altri costi non ricorrenti portano a un utile netto di poco più di 1 milione di euro.
Il debito sale da 94 a 97 milioni di euro, nonostante un miglioramento di circa 2 milioni del capitale circolante netto, dopo aver investito circa 8 milioni di euro (4% delle vendite).
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