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    Guido Berlucchi – risultati 2024

    Dopo 7 anni di crescita consecutivi, nel 2024 Berlucchi segna un leggero calo delle vendite (-2% a 53 milioni) e, in misura più accentuata, dei margini di profitto che tornano in valore assoluto al livello (molto soddisfacente peraltro) del 2022 dopo che nel 2023 avevano raggiunto un livello record. Va detto che tale andamento è perfettamente speculare a quello di Ca del Bosco, che nel 2024 ha segnato un calo delle vendite dell’1% e un margine operativo lordo con la medesima traiettoria: in calo sul 2023 e in linea con il 2022. Non abbiamo ancora i dati di Ferrari Trento. Tornando a Berlucchi, il bilancio mostra anche un incremento degli oneri finanziari, che porta a una chiusura con un utile di 4.6 milioni di euro (dai 7.1 del 2023 e 5.8 del 2022) e a un indebitamento finanziario netto di 54 milioni, rispetto ai 53 dello scorso anno, anche se quest’ultimo andamento è legato a un esborso di 5 milioni di euro per acquistare una quota residua dello 0.004% della società Agricola della Franciacorta (probabilmente legato a qualche accordo precedentemente siglato).
    Passiamo a un breve commento dei dati, con l’avvertenza che il bilancio non è consolidato e che i commenti sull’andamento della gestione economico finanziaria sono limitati all’osso (spostando l’attenzione sui successi di marketing). In altre parole, se dobbiamo pubblicare il bilancio, facciamolo dando meno informazioni possibili. Comprensibile, non condivisibile.

    Le vendite calano del 2% a 53 milioni di euro, di cui -1.8% in Italia (50.1 da 51) e -3.5% (3.3 milioni) all’estero. Le vendite delle altre tenute del gruppo che non sono consolidate sono state circa 7.3 milioni nel 2024 (8.9 nel 2023) ma calcoliamo che di queste 3 milioni circa siano “intragruppo” (ossia acquisti di Berlucchi), per cui se dovessimo immaginare un fatturato consolidato potremmo puntare verso 58 milioni.
    I margini sono in calo rispetto al record del 2023. Il MOL scende da 12.6 a 9.9 milioni di euro, dal 23% al 19% del fatturato, ossia in linea con il 2022. Di questi 4 punti di margine inferiore, 1.5 vengono dagli acquisti, 1.3 dal personale (+7% in valore assoluto) e 1.8 dagli altri costi operativi.
    Con ammortamenti stabili e oneri finanziari in crescita da 1.3 a 1.8 milioni, l’utile netto cala da 7.1 a 4.6 milioni, sotto anche il livello di 5.8 del 2022.
    Dal punto di vista finanziario l’indebitamento è leggermente cresciuto ma bisogna tenere conto dell’acquisizione di 5 milioni di euro, per cui sarebbe in effetti calato di 4 milioni senza l’operazione, con investimenti poco inferiori a 2 milioni, nessun dividendo e un capitale circolante molto ben sotto controllo.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Gruppo Italiano Vini (GIV) – risultati 2024

    Le vendite di GIV calano del 3% nel 2024 a 417 milioni di euro ma gli utili tengono sui livelli assoluti visti nel 2023. Il 2024 nasconde però una situazione “faticosa” per il gruppo di proprietà di Cantine Riunite. Oltre ai margini molto risicati, che sono una costante dell’azienda, nel 2024 il debito sale da 114 a 120 milioni di euro nonostante non si siano distribuiti dividendi (come in passato) ma soprattutto nonostante un livello di investimenti veramente basso. Parliamo di 4 milioni di euro di investimenti per un’azienda da 400 e più milioni di fatturato con ammortamenti di 13 milioni di euro. La causa è un significativo deterioramento del capitale circolante, con un incremento delle scorte (8 milioni di euro dopo gli 11 del 2023) e dei crediti verso clienti (18 milioni). Leggendo la tabella e guardando i grafici vi potete rendere conto dell’evoluzione storica dei numeri di GIV: il fatturato è leggermente cresciuto ma i margini sono in calo in prospettiva storica.
    Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite 2024 sono state “riviste” per eliminare gli sconti sia dal fatturato che dai costi, quindi con un impatto neutro sugli utili. Il calo rispetto al 2023 “come riportato” sarebbe del 4%, ma quello calcolato sulla medesima base è pari al 3%, con un -5% in Italia a 86 milioni e un -2% all’estero a 331 milioni di euro.
    I margini percentuali sono sostanzialmente stabili al 6% per l’EBITDA e al 3% per l’utile operativo. La dinamica dei costi mostra un miglioramento del costo del venduto, sceso dal 61% al 59% del fatturato che purtroppo è stato “mangiato” dall’aumento dei costi operativi, incluso il costo del personale cresciuto dal 14% al 15% del fatturato.
    Con oneri finanziari, ammortamenti e tasse stabili il bilancio chiude con 3.6 milioni di euro di fatturato, contro il 3.3 del 2022 e 2023.
    A livello finanziario, l’indebitamento sale da 114 a 120 milioni, contro un patrimonio netto che passa da 177 a 180 milioni di euro. L’azienda non ha distribuito dividendi e ha investito 3.6 milioni di euro, contro i 7 milioni del 2023. La combinazione di crediti, rimanenze e debiti verso fornitori ha purtroppo portato un saldo negativo di 23 milioni di euro che ha eroso completamente il flusso finanziario operativo di 28 milioni (22 milioni dopo oneri finanziari, tasse e altre componenti).
    Nessuna menzione particolare nell’andamento prevedibile della gestione sulle attese per il 2025. Avendo il gruppo una esposizione piuttosto rilevante al mercato americano, l’anno potrebbe essere particolarmente difficile.

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    Casa Vinicola Zonin – risultati 2024

    Nel 2024 Casa Vinicola Zonin ha fatto un passo in avanti sia in termini di vendite (+8% a 209 milioni) che in termini di miglioramento dei margini, dopo un 2023 piuttosto deludente, riportandosi sui livelli del 2022 ma ancora distanti dal livello raggiunto nel 2019. L’indebitamento scende leggermente (da 91 a 88 milioni, comprensivo di 7 milioni di finanziamento soci), con un rapporto di circa 5 volte rispetto all’EBITDA.
    Il 2024 è stato però soltanto il secondo anno dopo la riorganizzazione del gruppo e quindi c’è da immaginarsi ulteriori progressi a venire, anche se Zonin ha una esposizione piuttosto significativa verso gli USA. Infatti il management chiude la relazione scrivendo: “L’obiettivo del Gruppo per il 2025 rimane comunque il miglioramento della profittabilità connessa anche ad una crescita delle vendite, già intrapresa con risultati più che soddisfacenti nel 2024.”
    Passiamo a un commento più dettagliato dei numeri.

    Le vendite crescono dell’8% a 209 milioni di euro. Secondo i dati pubblicati da Anna di Martino (link), Zonin avrebbe venduto 53 milioni di bottiglie contro 48.6 del 2023, indicando quindi una crescita a volumi del 9% e un prezzo medio sostanzialmente stabile a 3.9 euro a bottiglia.
    I dati pubblicati relativamente alla suddivisione del fatturato sono molto scarni e senza confronto con l’esercizio precedente. Confrontando il bilancio 2024 con quello del 2023 si deriva un calo delle vendite italiane del 12% a 36 milioni e una crescita dei quelle estere del 13% a 173 milioni.
    I margini sono come dicevamo in miglioramento sul 2023 ma non rispetto al passato. A livello di EBITDA Zonin chiude con 18 milioni per l’8.5% rispetto ai 12.3 milioni e 6.3% del 2023 ma in linea con l’8.6% del 2022. Appare incoraggiante la ripresa delle spese promozionali, cresciute del 12% dopo il forte taglio del 2023.
    Con ammortamenti in leggera discesa, l’utile operativo aggiustato sale a 8 milioni da 1 milione dell’anno scorso, mentre gli oneri finanziari di quasi 8 milioni di euro (particolarmente alti visto un debito lordo di 103 milioni) e le partite non ricorrenti (incluso l’ammortamento dell’avviamento) portano a una perdita netta di 4.7 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, nel 2024 Zonin ha generato 3 milioni di euro di cassa, con un capitale circolante praticamente stabile e dopo aver spesato investimenti per circa 8 milioni di euro (contro 7 dello scorso anno). Come l’anno scorso, gli azionisti non hanno percepito dividendi.

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    Yantai Changyu Pioneer Wine – risultati 2024

    Yantai Changiu Pioneer Wine è, come ben sapete se leggete il blog, la principale azienda vinicola cinese. Sapete anche che il consumo di vino in Cina è da più parti stimato in calo. Facendo uno più uno si arriva a leggere questi dati: fatturato in calo del 25% a 3.3 miliardi di CNY (420 milioni di euro al cambio medio 2024, 390 al cambio attuale che si è svalutato), utile netto quasi dimezzato a 300 milioni di CNY (424 milioni di utile operativo) e ben lontano dal miliardo su cui viaggia poco prima del Covid, per non parlare dei 2 miliardi di 15 anni fa. D’altronde i volumi di vendita di vino dell’azienda sono calati da circa 1 milione di ettolitri medio di qualche anno fa al livello attuale di 570mila ettolitri.
    Le prospettive non sono rosee e i commenti sono piuttosto aspri: “l’ambiente di mercato è ostile senza segni immediati di miglioramento”. La domanda complessiva del mercato vinicolo cinese continua a essere debole, con una forte concorrenza da parte di bevande alcoliche come il Baijiu e la birra. Gli amministratori prevedono dunque per il 2025 un fatturato di 3.4 miliardi (quindi un leggero rimbalzo dopo il crollo del 2024) e un utile operativo di 400 milioni almeno, che si confronta con i 424 registrati nel 2024. Il titolo in borsa si è invece stabilizzato nell’ultimo anno, e resta su valutazioni molto elevati, circa 15 miliardi di CNY (al 25 luglio 2025) che al cambio attuale significano 1.8 miliardi di euro.
    Passiamo a discutere i principali dati.

    L’azienda ha generato 3.3 miliardi di CNY di fatturato, di cui 2.4 miliardi nel segmento vino, calato del 22% su volumi scesi del 12% a 576mila ettolitri (57.6mila tonnellate). L’altra principale attività, il brandy, è calato del 36% a 740 milioni di CNY.
    Dal punto di vista geografico, il calo è soprattutto in Cina, -29% a 2.7 miliardi, mentre le vendite estere sono a -6% nel 2024 (591 milioni).
    Dal punto di vista operativo, il segmento vino ha generato un margine lordo di 1.4 miliardi, pari al 57% del fatturato, il 75% del totale.
    L’utile operativo è calato da 739 a 424 milioni di euro, per un margine sceso al minimo storico del 13% (era il 40% nel 2012), mentre l’utile netto scende da 532 a 305 milioni di CNY.
    Dal punto di vista finanziario, dopo anni di generazione di cassa, il 2024 ha visto la cassa netta scendere da 1.7 a 1.5 miliardi di CNY, nonostante Changiu abbia minimizzato gli investimenti (100 milioni di CNY, nessuna acquisizione) ma dopo aver pagato 340 milioni di CNY di dividendi agli azionisti (che diventeranno 280 nel 2025 dopo il calo degli utili).

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    Vranken Pommery – dati di bilancio 2024

    Chiudiamo il giro dei risultati 2024 delle aziende dalla Champagne con Vranken Pommery, la quale, pur essendo il secondo produttore per volume dell’area è anche quello con i margini di profitto più limitati (utile operativo al 12% delle vendite rispetto al 19% di Lanson e al 27% di Laurent Perrier). SI tratta anche del produttore di Champagne con una qualche diversificazione: dei 304 milioni di vendite (-10% nel 2023), 263 sono relativi allo Champagne (-9%), 22 milioni sono relativi ai vini rosati della Camargue (-20%) e altre 18 si riferiscono al Porto e a altri vini (-13%).
    Nonostante la performance commerciale non sia stata soddisfacente, ci sono un paio di puntualizzazioni da fare: primo, il calo della divisione Champagne sarebbe stato il 6% senza la selezione distributiva che il gruppo ha fatto per eliminare i mercati meno profittevoli. Secondo, il 2024 come vedrete dalle tabelle è un anno di calo in valore assoluto di vendite e utili (l’utile netto è arrivato al pareggio…), ma si vede il lavoro di taglio dei costi e il risultato della selezione di cui sopra. Infatti, il margine operativo lordo e l’utile operativo sono stabili al 16% e 12% rispettivamente. Il problema resta il debito enorme dell’azienda che se da un lato è pienamente coperto dal valore delle scorte di Champagne, dall’altro è pur sempre pari a 13 volte l’EBITDA….
    Passiamo a un breve commento in dettaglio con grafici e tabelle allegate.

    Vranken Pommery chiude il 2024 con vendite in calo del 10% a 304 milioni. Della performance per tipo di prodotto abbiamo detto sopra, mentre per mercato succede il contrario che gli altri, forse per via della selezione della distribuzione: la Francia e il resto del mondo vanno male, -14% e -13% rispettivamente, il resto d’Europa cala ma molto meno, -3%.
    La selezione della distribuzione si vede sul margine sul costo del venduto (tipicamente fatto per la maggior parte di costi variabili) che sale dal 28% al 29% delle vendite, 89 rispetto a 95 milioni dell’anno precedente e che consente di assorbire l’impatto delle minori vendite sui costi fissi, talchè sia l’EBITDA che l’utile operativo restano stabili in termini relative e calano del 10% circa come le vendite.
    Il problema di Vranken Pommery sono i 654 milioni di debito, che se da un lato sono coperti dal valore delle scorte (658 milioni), dall’altro generano oneri finanziari importanti, 34 milioni di euro nel 2024 rispetto ai 29 del 2023 ma soprattutto rispetto ai 18-20 che si registravano quando i tassi erano più bassi. E tutto questo porta l’utile netto a 1 milione di euro rispetto ai 35 di utile operativo.
    Gli azionisti hanno ricevuto 7 milioni di euro di dividendo nel 2024: considerato che il debito è calato di 2 milioni significa che si sono distribuiti circa l’80% della cassa generata.

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    Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2024

    Come ben sapete Laurent Perrier è la più profittevole, capitalizzata e performante tra le aziende quotate che si occupano di Champagne, ovviamente ad esclusione della portaerei di LVMH (di cui peraltro si continua a parlare di un possibile disimpegno). Eppure, il 2024 non è stato un buon anno nemmeno per LP, che ha sofferto il terzo calo consecutivo dei volumi (-6%, in linea con le spedizioni della denominazione per il periodo corrispondente (aprile2024-marzo2025). Dal picco di spedizioni di 12.3 milioni di bottiglie del 2021 siamo dunque scesi a 9.6 milioni nel 2024 (marzo 2025). La differenza di quest’anno è che il calo dei volumi non si accompagna a un miglioramento del prezzo-mix, che per la prima volta peggiora, con il peso dell’alta gamma che passa dal 44.6% al 42% dei volumi. Ne consegue un esercizio che vede un calo delle vendite del 7% (tutto concentrato in Europa), margini in decisa contrazione e debito in salita, anche per effetto del capitale circolante e dell’inizio di un piano di riacquisto di azioni. Ovviamente stiamo parlando di cali e “peggioramenti” che si confrontano gli anni d’oro post Covid. Se li confrontiamo con il pre-Covid 2019, il discorso cambia in modo radicale. Nel 2019 Laurent Perrier aveva un utile netto di 41 milioni, contro i 76 di oggi, e un debito di 277 milioni, contro i 216 (pre-IFRS16) di oggi.
    Le azioni di Laurent Perrier quotano circa il 18% sotto il prezzo di un anno fa nel momento in cui scrivo (5 luglio) e sono scese del 7% da inizio anno. Un risultato simile a Lanson BCC, di cui abbiamo recentemente analizzato i dati, e allineato a Vranken Pommery, di cui leggerete nei prossimi giorni.
    Passiamo a commentare i dati con grafici e tabelle.

    Le vendite annuali calano del 7% a 283 milioni, combinando un -17% nel primo semestre e un +4% nel secondo semestre (151 milioni). Il calo è concentrato nel resto d’Europa (-15%, 123 milioni), mentre la Francia cala soltanto del 3% e il resto del mondo è invece addirittura cresciuto del 2% a 105 milioni. La dinamica del secondo semestre nonostante la comparazione più facile vede sempre l’Europa perdere l’8%, mentre la Francia rimbalza del 16% e il resto del mondo accelera a +26%.
    I margini sono sotto pressione. Il margine sul costo del venduto scende dal 63% al 60% e nonostante il taglio dei costi operativi del 3-4%, l’utile operativo cala del 21% a 76 milioni per un margine che scende dal record storico del 2023 del 32% al 27% del 2024. Con oneri finanziari in leggera crescita e una tassazione stabile al 25% dell’utile pre-tasse l’utile passa da 64 a 48 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, il debito sale da 187 a 216 milioni dopo aver pagato 12 milioni di dividendi e aver ricomprato azioni per 6 milioni di euro. Quindi, dopo queste “uscite volontarie” l’anno si chiude con un deficit di 10-11 milioni di euro, essenzialmente guidato dal capitale circolante (in particolare il magazzino in salita di 35 milioni di euro).

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    Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2024

    Il 2024 è stato un altro anno soddisfacente per Frescobaldi che chiude con un fatturato poco più che stabile (con un piccolo aiuto dall’acqiusizione in Oregon del luglio 2023)  e l’utile netto più elevato di sempre a quasi 36 milioni di euro.
    I dati che esponiamo oggi non si confrontano perfettamente con quelli degli anni precedenti a causa di un cambiamento dei principi contabili relativo al modo in cui gli sconti vengono contabilizzati (vi risparmio i dettagli), che determina un calo di circa 3 milioni del fatturato 2023 corrispondente (da 166 a 164), di circa 1.5 milioni dell’EBITDA e dell’EBIT fino a ricongiungersi ed essere perfettamente neutrale a livello di utile netto. Ovviamente nessun riflesso sulla posizione finanziaria.
    Tornando al 2024 di Frescobaldi, è stato un anno senza grandi operazioni straordinarie, salvo che per l’acquisto dell’1% di Ornellaia e Masseto per un importo di 5.2 milioni di euro, tramite una controllata (Tenute di Toscana) di cui Frescobaldi detiene il 74%. Oltre al fatturato stabile, i margini si sono riportati al 39% (EBITDA) e dopo investimenti di circa 25 milioni di euro e dividendi di 13 la posizione di cassa netta del gruppo è salita da 44 a 57 milioni di euro. Il 2025 vede l’entrata di Frescobaldi nei vini dell’Etna, con l’acquisizione del 40% di Tenuta delle Terre Nere, per un investimento, secondo Winenews, di 15-20 milioni di euro.
    Passiamo a un breve commento dei principali dati finanziari.

    Le vendite sono cresciute dello 0.5% a 163 milioni di euro, avendo neutralizzato l’impatto del 2% circa del nuovo principio contabile. Come era già successo nel 2023, l’Italia cresce (+5% a 67 milioni) più che l’estero, che addirittura cala leggermente a dati comparabili (-3% a 96 milioni di euro).
    L’EBITDA cresce da 62 a 64 milioni di euro, +3%, beneficando della minore incidenza dei costi delle materie prime e dei servizi, compensato parzialmente da un leggero incremento dei costi del personale. Il margine, pur non completamente comparabile con il passato, passa al 39.2% (+0.9% rispetto al 2023 ribasato), quasi al massimo storico del 2022.
    L’utile netto di 35.7 milioni cresce del 7% sul 2023, supportato anche da una gestione finanziaria positiva (inclusa la rivalutazione di una partecipazioni) e dal solito tax rate particolarmente contenuto (5%).
    La cassa netta come dicevamo sopra progredisce di 13 milioni di euro a 57 milioni di euro, dopo investimenti di 25 milioni, un assorbimento di circolante piuttosto importante (22 milioni) e dividendi di 12.5 milioni, leggermente in calo rispetto al dato dell’anno precedente.

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    Tannico – risultati 2024

    Tannico ha pubblicato il bilancio consolidato 2024 con diverse novità rispetto allo scorso anno, quali il cambio dell’area di consolidamento (che determina una variazione dei dati non operativi del gruppo, e l’acquisto delle minoranze di Ventealapropriete (Valap, 33%) come da accordi originariamente sottoscritti per 18 milioni di euro circa. Se invece ci concentriamo sull’andamento operativo del gruppo, non possiamo dire che il 2024 sia stato un anno soddisfacente. Le vendite sono calate (come peraltro per diversi concorrenti) del 7% a 60 milioni di euro, il margine loro è sceso del 9%, l’utile operativo, anche escludendo le svalutazioni straordinarie dell’avviamento si è mantenuto negativo per circa 15 milioni di euro. Se consideriamo il contributo dei soci di 22 milioni per coprire l’acquisto delle minoranze di Valap e mettiamo in conto la riduzione della cassa netta da 5 a 3.4 milioni di euro, l’attività ha assorbito cassa per circa 6 milioni di euro nel 2024, contro poco meno di 5 calcolati nel 2023.
    Passiamo all’analisi in dettaglio dei numeri.

    Le vendite calano del 7% a 60 milioni di euro, con un andamento leggermente più negativo per Tannico (-7.4%) che per Valap (-6%). L’azienda non fornisce alcun dettaglio della ripartizione geografica dei ricavi.
    Il margine lordo scende dal 30.3% al 29.6%, il livello più basso da quando viene riportato il combinato Tannico+Valap, e non cambia in relazione al nuovo perimetro di consolidamento. I costi operativi sono in crescita del 3-4%, anche questi coerenti con il perimetro precedente.
    Le cose cambiano sotto l’EBITDA per così dire, nel senso che con Dioniso viene incamerato un ammortamento dell’avviamento di oltre 3 milioni di euro, che porta gli ammortamenti da 5 milioni a quasi 9 milioni di euro. In secondo luogo, l’azienda ha svalutato i marchi per un ammontare di 37.6 milioni di euro. Questo è il motivo per cui vedete una perdita operativa di 53 milioni di euro, che si confronta con 16 milioni del 2023 nel nuovo perimetro (circa 11 con il precedente). Se volessimo tirare fuori la svalutazione arriveremmo comunque a una perdita operativa di 15 milioni, non dissimile dai 15.7 registrati lo scorso anno. La perdita netta è di 54 milioni di euro.
    A livello finanziario Tannico resta in equilibrio grazie al contributo dei soci di 22 milioni di euro, che seguono ai 10 apportati nel 2023, ai 3 del 2022 e ai 32 contribuiti nel 2021 quando però fu acquistata la maggioranza di Valap. Proprio per onorare l’impegno di comperare la restante parte del capitale Tannico ha pagato 17.8 milioni di euro quest’anno. La posizione di cassa passa da 5 a 3.4 milioni di euro, il che significa 1.6 milioni di euro in meno cui si sommano i 4.2 milioni di “saldo” tra l’aumento di capitale e l’esborso per Valap, il che porta a calcolare un consumo di cassa di poco meno di 6 milioni.
    La relazione degli amministratori e il bilancio non fanno alcun riferimento agli obiettivi o all’andamento del 2025, salvo riferirsi alla forza degli azionisti (Campari e LVMH) per garantire la continuità aziendale.

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