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    I principali ecommerce italiani di vino – dati 2024

    Il 2024 è stato un altro anno difficile per i principali operatori ecommerce specializzati nel segmento del vino. Qui sopra vedete la somma di ricavi (-2%), margine lordo sulle vendite (-3%) e perdita netta (+15%) di cinque di questi che abbiamo analizzato: Tannico (venduta giusto la settimana scorsa), Vino.com, Bernabei, Xtrawine e Callmewine. Ovviamente si tratta di una lista non esaustiva, anzi se qualcuno di voi ha da segnalarmi altri ecommerce “più rilevanti” sarò felice di aggiungerli.
    È anche vero che non è andata male per tutti. In questo post mi sento di menzionare Vino.com, che dati alla mano è riuscita a invertire il trend negativo del fatturato e a tornare in pareggio tagliando i costi. Continua l’andamento negativo (e i contributi dei soci per tenere in piedi) Tannico, che resta il più grande ecommerce, con 60 milioni di fatturato (-7%). Infine, un’ultima considerazione proprio sui contributi dei soci: tutte e 4 le piattaforme pure qui analizzate (Tannico, Callmewine, Vino.com e Xtrawine) hanno ricevuto contributi dai soci (per un totale di circa 19 milioni di euro), mentre per IWB l’online è una divisione di una grande entità e non sono certo di come sia strutturato Bernabei: avendo il più basso margine sulle vendite (21%) ed essendo l’unico non in perdita, non riesco bene a capire come sia strutturato.
    L’analisi prosegue con la tabella di dettaglio per tutti gli operatori nel resto del post.

    Nel 2024 il dato cumulato del fatturato cala del 2.3%, che diventa 1.4% se ricomprendiamo anche IWB. Tannico resta leader con 60 milioni, -7%, poi viene Bernabei, 31 milioni e l’unico in crescita importante (+10%), Vino.com è il terzo con 28 milioni.
    Se guardate la tabella vedete chiaramente che i margini si sono stabilizzati. Vino.com è il più profittevole in termini di “ricarico di vendita” visto che ha un margine del 35%, poi Tannico al 30% e Callmewine e Xtrawine al 26-27%. Come dicevamo sotto Bernabei è al 21%…
    Salvo Bernabei che non è mai andato sotto zero e Vino.com che ha raggiunto il pareggio nel 2024, gli altri tre perdono soldi. Appare preoccupante soprattutto Tannico, passata da 11 a 17 milioni (aggiustato) anche se questo dato si ricollega a un cambio di perimetro di consolidamento (che verrà ridivisa con la vendita da Campari/LVMH a Castel Freres della sola parte italiana). Xtrawine riduce leggermente le perdite, Callmewine resta intorno ai 2 milioni di perdite annue.
    Il livello dei magazzini peggiora leggermente, ma questo è anche dovuto al fatturato in calo. Tannico ha il magazzino più elevato di tutti, il 23% del fatturato, anche se in termini di giorni magazzino è allineato a Callmewine e Xtrawine, ossia circa 280 giorni (260 Callmewine, 300 Xtrawine). In questo contesto, sono Vino.com con l’11% del magazzino sulle vendite (120 giorni) e Bernabei con l’8% (140 giorni) ad avere l’andamento migliore.
    Capitolo finale relativo ai contributi dei soci. Nel 2024 sono stati contribuiti 5 milioni a Vino.com, 10 milioni a Tannico, 1.4 milioni a Callmewine e 2.3 a Xtrawine. Da quando ho cominciato a guardare questi bilanci, Tannico ha ricevuto 72 milioni (32 per fare l’acquisizione di Valap), Vino.com 28, Callmewine 5.4 e Xtrawine 3.6.

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    Fantini Group – dati di bilancio 2024

    Fantini Group ha compiuto un altro significativo passo avanti nella riduzione del debito derivante dal leverage buy out del 2020. Nel 2024, nonostante un calo delle vendite (-4.4% a 83 milioni), l’incremento dei prezzi di vendita (+3%) grazie allo spostamento del mix verso vini a prezzo più elevato e la riduzione dei costi di produzione ha avuto un forte impatto positivo su margini (EBITDA dal 22% al 27%) e sulla generazione di cassa, che è stata di 13 milioni di euro. Con un debito su EBITDA di 1.6 volte l’azienda controllata dal private equity Platinum (80%) è tornata a una struttura finanziaria molto sana, e potrebbe essere pronta a compiere il prossimo passo. Il 2025 dovrebbe essere un altro anno positivo, anche vista l’esposizione marginale al mercato americano e, secondo la relazione degli amministratori, un andamento in ripresa del mercato europeo (dopo un 2024 pessimo).
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 4.4% a 82.6 milioni di euro, a causa del calo del 9% in Europa, principale mercato per Fantini, scesa da 63 a 57 milioni. Tutti gli altri mercati sono stati in crescita, a partire da Italia e America (entrambi +10%) e Asia (+6%). L’azienda ha specificato che le vendite verso la GDO sono leggermente salite (+1%).
    I costi di produzione hanno fatto la differenza, con costi delle materie prime vinicole stabili e cali nel prezzo di quelle secche come vetro, cartoni e via dicendo, il margine lordo è salito dal 46% al 51% del fatturato. Questo balzo ha più che compensato il calo delle vendite e ha assorbito l’incremento del costo del personale (+4%) e delle altre spese operative (+8%). L’EBITDA rettificato è quindi salito da 19.2 a 22.7 milioni, l’utile operativo è passato da 17 a 20 milioni. Con oneri finanziari stabili ma tasse in leggera crescita (dal 30% al 33%), l’utile netto passa da 4.5 a 6.8 milioni.
    Fantini Group non ha effettuato investimenti rilevanti nel 2024 (2.2 milioni). Questo, insieme al buon controllo del capitale circolante (in calo di circa 1 milione), agli ottimi risultati (generazione di cassa di 15 milioni contro 10-11 dell’anno precedente) e all’assenza di dividendi ha consentito di tagliare il debito da 50 a 37 milioni di euro, che corrisponde a una leva di 1.6x, contro 2.6x dell’anno scorso e rispetto al picco di circa 4 volte dopo il riassetto azionario, quando il debito era salito a circa 74 milioni.

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    Naked Wines – risultati 2024/25

    Naked Wines procede sulla via del ritorno agli utili e alla creazione di valore per gli azionisti attraverso l’ottimizzazione del capitale circolante (riduzione delle scorte in eccesso) e di un pesante taglio dei costi che, ovviamente, ha anche delle ripercussioni negative sulle vendite. Infatti, dopo aver registrato nel 2024 un calo delle vendite del 14%, per il 2025 si prevede un ulteriore calo del 15/20%, ma senza un deterioramento ulteriore delle perdite. Infatti, l’EBITDA che nel 2024 è stato di 6.7 milioni (di sterline, come tutti i prossimi riferimenti) è previsto essere stabile con una posizione di cassa destinata a crescere da 30 milioni del 2024 a 35-39 milioni. Il titolo in borsa ha cominciato a reagire, passando dai 45 milioni di valore azionario a marzo 2025 ai 60 milioni attuali. Secondo il management però varrebbe anche di più considerando la cassa di 30 milioni e la possibilità di realizzare circa 40 milioni di inventario in eccesso. Viene poi sottolineato il potenziale di generare cassa dell’attività, e questo è un tema molto più aleatorio, ma per ora restiamo sul commento dei dati 2024.
    Il post prosegue con un commento dettagliato, grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite 2024 calano del 14% a 250 milioni, con un calo del 13% per i clienti ricorrenti (233 milioni) e un -28% per i nuovi clienti (17 milioni). Le vendite per area geografica sono 109 milioni in USA (-17%), 111 in UK (-10%) e 30 in Australia (-14%).
    Il margine di contribuzione rispetto al costo del venduto resta stabile poco sotto il 15%, con un margine sui clienti ricorrenti del 25% e una perdita colossale sui nuovi clienti, pari a 21 milioni contro 17 di vendite.
    Dopo la straordinaria cura dimagrante del 2023, nel 2024 i costi fissi crescono leggermente, da 37 a 39 milioni, e l’utile operativo prima delle componenti non ricorrenti scende a -2 milioni contro i 5 milioni dello scorso anno, mentre quello dichiarato migliora da -12 milioni a -3.
    Con un calo degli oneri finanziari e delle tasse il bilancio chiude con 5 milioni di perdita contro 21 dello scorso anno (e 17 del 2022).
    Dal punto di vista finanziario, la riduzione del capitale circolante porta forti benefici (magazzino sceso da 145 a 108 milioni), tanto che nonostante le perdite la posizione di cassa migliora da 19 a 30 milioni, e come leggevamo sopra un ulteriore miglioramento a 35-39 è atteso per il 2025.

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2024

    Nel 2024 il Gruppo Antinori ha consolidato per tutti i 12 mesi l’acquisizione americana Stag’s Leap Wine Cellars, sfiorando la soglia dei 400 milioni di fatturato, con una crescita del 14% (al netto dell’impatto di un piccolo cambio dei principi contabili che ha ridotto il fatturato di circa 7 milioni in entrambi gli anni, senza impatti sugli utili). A contribuire a questo incremento di 50 milioni nel 2024 sono senz’altro stati gli ulteriori sei mesi di Stag’s Leap WC (stimiamo circa 30 milioni), ma anche un andamento positivo delle vendite in termini organici, particolarmente negli USA dove è stato riassorbito l’impatto del cambio del distributore. Inoltre, la Marchesi Antinori, ossia la società operativa italiana ha avuto una crescita delle vendite del 7% circa. L’utile netto consolidato è salito da 68 a 69 milioni di euro, mentre l’utile netto di pertinenza del Gruppo è passato da 65 a 68 milioni di euro.
    Il 2024 è stato un anno di “consolidamento”. Gli investimenti sono stati 42 milioni (al netto delle dismissioni), il livello più basso degli ultimi anni. Ci sono stati un paio di acquisizioni (Col Solare in USA e Antica Fattoria La Parrina Società Agricola) per 6 milioni, ma anche un paio di dismissioni (il 40% di Compagnia del Vino ad Alta Maremma Vigneti e Vini, di cui ha a sua volta venduto il 18% delle sue stesse quote che includono l’intera partecipazione nella Tenuta di Biserno) per 12 milioni di euro. La posizione finanziaria netta è dunque scesa a circa 329 milioni, il che corrisponde a una leva sull’EBITDA di 2.1x, in forte miglioramento rispetto a 2.5x dell’anno scorso. Finora nel 2025, Antinori ha annunciato l’acquisizione di Arcadia Vineyard, una proprietà con 35 ettari vitati che dovrebbe contribuire a Stag’s Leap WC di diventare completamente integrata verticalmente nel breve termine.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite del 2024 sono cresciute del 14% da 345 a 395 milioni di euro, con i nuovi principi contabili (sarebbe stato da 352 a 402 con i precedenti – la differenza è nella deduzione diretta dei costi e contributi promozionali riconosciuti ai clienti). Le vendite crescono del 10% in Italia a 142 milioni e del 49% in USA a 108 milioni, mentre calano leggermente in Europa (-2%) e crescono del 3% nel resto del mondo.
    L’EBITDA (qui calcolato risommando l’effetto sulle rimanenze finali dell’allocazione del maggiore prezzo pagato per l’acquisizione americana) scende da 165 a 163 milioni di euro, con un margine che passa dal 47.9% al 41.4%. Gli ammortamenti crescono da 62 a 73 milioni, principalmente a causa dell’aggiunta dell’ammortamento del goodwill dell’acquisizione americana e del suo consolidamento per i 12 mesi. Di conseguenza l’utile operativo cala da 98 a 83 milioni di euro.
    L’utile netto consolidato passa invece da 68 a 69 milioni di euro, quindi con un andamento opposto all’utile operativo. Nonostante l’aumento degli oneri finanziari sul debito da 22 a 30 milioni (l’acquisizione americana fu fatta a giugno 2023, quindi il debito medio del 2024 è stato molto superiore), la gestione dei cambi è migliorata di 20 milioni di euro (da -5 a +15). Dopo gli interessi di minoranza, l’utile netto sale da 65 a 68 milioni.
    A livello finanziario come abbiamo detto la posizione finanziaria netta scende da -411 a -329 milioni di euro, dopo aver spesato circa 42 milioni di investimenti, incassato 12 milioni di dismissioni, un assorbimento di capitale circolante di circa 25 milioni di euro e aver pagato 5 milioni di dividendi. LEGGI TUTTO

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    Andrew Peller – risultati 2024 (marzo 2025)

    Nel 2024, Andrew Peller ha messo a segno un recupero importante dei margini di profitto, tornati sui livelli record del 2019-20 del 16%, grazie a una intensa azione di taglio dei costi e nonostante la crescita dei ricavi resti anemica (+1%). Il management, anche supportato dagli ottimi risultati del primo trimestre 2025/26, ha dichiarato che prevede di continuare a crescere nel mercato canadese con prodotti premium (tornando al primo trimestre 2025, i ricavi non sono però cresciuti) e di migliorare ulteriormente i margini (e su questo punto ci sono). L’andamento in Borsa è stato positivo, con il titolo negli ultimi mesi sono tra i migliori del comparto vino: al 23 agosto, quando scrivo questo articolo, le azioni sono cresciute del 33% nei 12 mesi e del 27% da inizio anno; soltanto Purcari, che però è stata oggetto di un’offerta di acquisto ha avuto un andamento comparabile.
    Passiamo a una breve discussione dei numeri 2024 con ulteriori grafici e tabelle.

    Le vendite nell’esercizio chiuso a marzo 2025 sono cresciute dell’1% a 390 milioni di dollari canadesi. Come sapete Andrew Peller vende praticamente tutto sul mercato domestico, con soltanto 11 milioni di esportazioni (peraltro in calo significativo).
    La cura di taglio dei costi ha sortito i suoi effetti. Il gross margin cresce dal 39% al 43% delle vendite, 166 milioni contro 150, supportato da un piano di taglio di costi di 10 milioni ma anche dalla dinamica favorevole dei prezzi del vetro e dei trasporti.
    I benefici sono scesi quasi intatti nel bilancio, che vede un utile operativo di 63 milioni contro il 50 del 2024, per un margine che torna al 16%, ossia quasi il livello dell’esercizio chiuso a marzo 2020, prima del Covid e un utile netto di 11 milioni.
    Dal punto di vista finanziario l’azienda ha l’obiettivo di continuare a ridurre l’indebitamento, nel 2024 sceso da 209 a 185 miloni, quindi -24 milioni, dopo aver investito 17 milioni, contro 15 dell’anno precedente e pagato un dividendo stabile di 10 milioni agli azionisti. In particolare l’obiettivo è di far scendere la leva a 2.5-3.0x il rapporto debito su EBITDA, un livello che secondo i miei calcoli è già stato raggiunto e per questo motivo, oltre al dividendo l’azienda ha anche fatto partire un piano di riacquisto di azioni.

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    Guido Berlucchi – risultati 2024

    Dopo 7 anni di crescita consecutivi, nel 2024 Berlucchi segna un leggero calo delle vendite (-2% a 53 milioni) e, in misura più accentuata, dei margini di profitto che tornano in valore assoluto al livello (molto soddisfacente peraltro) del 2022 dopo che nel 2023 avevano raggiunto un livello record. Va detto che tale andamento è perfettamente speculare a quello di Ca del Bosco, che nel 2024 ha segnato un calo delle vendite dell’1% e un margine operativo lordo con la medesima traiettoria: in calo sul 2023 e in linea con il 2022. Non abbiamo ancora i dati di Ferrari Trento. Tornando a Berlucchi, il bilancio mostra anche un incremento degli oneri finanziari, che porta a una chiusura con un utile di 4.6 milioni di euro (dai 7.1 del 2023 e 5.8 del 2022) e a un indebitamento finanziario netto di 54 milioni, rispetto ai 53 dello scorso anno, anche se quest’ultimo andamento è legato a un esborso di 5 milioni di euro per acquistare una quota residua dello 0.004% della società Agricola della Franciacorta (probabilmente legato a qualche accordo precedentemente siglato).
    Passiamo a un breve commento dei dati, con l’avvertenza che il bilancio non è consolidato e che i commenti sull’andamento della gestione economico finanziaria sono limitati all’osso (spostando l’attenzione sui successi di marketing). In altre parole, se dobbiamo pubblicare il bilancio, facciamolo dando meno informazioni possibili. Comprensibile, non condivisibile.

    Le vendite calano del 2% a 53 milioni di euro, di cui -1.8% in Italia (50.1 da 51) e -3.5% (3.3 milioni) all’estero. Le vendite delle altre tenute del gruppo che non sono consolidate sono state circa 7.3 milioni nel 2024 (8.9 nel 2023) ma calcoliamo che di queste 3 milioni circa siano “intragruppo” (ossia acquisti di Berlucchi), per cui se dovessimo immaginare un fatturato consolidato potremmo puntare verso 58 milioni.
    I margini sono in calo rispetto al record del 2023. Il MOL scende da 12.6 a 9.9 milioni di euro, dal 23% al 19% del fatturato, ossia in linea con il 2022. Di questi 4 punti di margine inferiore, 1.5 vengono dagli acquisti, 1.3 dal personale (+7% in valore assoluto) e 1.8 dagli altri costi operativi.
    Con ammortamenti stabili e oneri finanziari in crescita da 1.3 a 1.8 milioni, l’utile netto cala da 7.1 a 4.6 milioni, sotto anche il livello di 5.8 del 2022.
    Dal punto di vista finanziario l’indebitamento è leggermente cresciuto ma bisogna tenere conto dell’acquisizione di 5 milioni di euro, per cui sarebbe in effetti calato di 4 milioni senza l’operazione, con investimenti poco inferiori a 2 milioni, nessun dividendo e un capitale circolante molto ben sotto controllo.

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    Gruppo Italiano Vini (GIV) – risultati 2024

    Le vendite di GIV calano del 3% nel 2024 a 417 milioni di euro ma gli utili tengono sui livelli assoluti visti nel 2023. Il 2024 nasconde però una situazione “faticosa” per il gruppo di proprietà di Cantine Riunite. Oltre ai margini molto risicati, che sono una costante dell’azienda, nel 2024 il debito sale da 114 a 120 milioni di euro nonostante non si siano distribuiti dividendi (come in passato) ma soprattutto nonostante un livello di investimenti veramente basso. Parliamo di 4 milioni di euro di investimenti per un’azienda da 400 e più milioni di fatturato con ammortamenti di 13 milioni di euro. La causa è un significativo deterioramento del capitale circolante, con un incremento delle scorte (8 milioni di euro dopo gli 11 del 2023) e dei crediti verso clienti (18 milioni). Leggendo la tabella e guardando i grafici vi potete rendere conto dell’evoluzione storica dei numeri di GIV: il fatturato è leggermente cresciuto ma i margini sono in calo in prospettiva storica.
    Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite 2024 sono state “riviste” per eliminare gli sconti sia dal fatturato che dai costi, quindi con un impatto neutro sugli utili. Il calo rispetto al 2023 “come riportato” sarebbe del 4%, ma quello calcolato sulla medesima base è pari al 3%, con un -5% in Italia a 86 milioni e un -2% all’estero a 331 milioni di euro.
    I margini percentuali sono sostanzialmente stabili al 6% per l’EBITDA e al 3% per l’utile operativo. La dinamica dei costi mostra un miglioramento del costo del venduto, sceso dal 61% al 59% del fatturato che purtroppo è stato “mangiato” dall’aumento dei costi operativi, incluso il costo del personale cresciuto dal 14% al 15% del fatturato.
    Con oneri finanziari, ammortamenti e tasse stabili il bilancio chiude con 3.6 milioni di euro di fatturato, contro il 3.3 del 2022 e 2023.
    A livello finanziario, l’indebitamento sale da 114 a 120 milioni, contro un patrimonio netto che passa da 177 a 180 milioni di euro. L’azienda non ha distribuito dividendi e ha investito 3.6 milioni di euro, contro i 7 milioni del 2023. La combinazione di crediti, rimanenze e debiti verso fornitori ha purtroppo portato un saldo negativo di 23 milioni di euro che ha eroso completamente il flusso finanziario operativo di 28 milioni (22 milioni dopo oneri finanziari, tasse e altre componenti).
    Nessuna menzione particolare nell’andamento prevedibile della gestione sulle attese per il 2025. Avendo il gruppo una esposizione piuttosto rilevante al mercato americano, l’anno potrebbe essere particolarmente difficile.

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    Casa Vinicola Zonin – risultati 2024

    Nel 2024 Casa Vinicola Zonin ha fatto un passo in avanti sia in termini di vendite (+8% a 209 milioni) che in termini di miglioramento dei margini, dopo un 2023 piuttosto deludente, riportandosi sui livelli del 2022 ma ancora distanti dal livello raggiunto nel 2019. L’indebitamento scende leggermente (da 91 a 88 milioni, comprensivo di 7 milioni di finanziamento soci), con un rapporto di circa 5 volte rispetto all’EBITDA.
    Il 2024 è stato però soltanto il secondo anno dopo la riorganizzazione del gruppo e quindi c’è da immaginarsi ulteriori progressi a venire, anche se Zonin ha una esposizione piuttosto significativa verso gli USA. Infatti il management chiude la relazione scrivendo: “L’obiettivo del Gruppo per il 2025 rimane comunque il miglioramento della profittabilità connessa anche ad una crescita delle vendite, già intrapresa con risultati più che soddisfacenti nel 2024.”
    Passiamo a un commento più dettagliato dei numeri.

    Le vendite crescono dell’8% a 209 milioni di euro. Secondo i dati pubblicati da Anna di Martino (link), Zonin avrebbe venduto 53 milioni di bottiglie contro 48.6 del 2023, indicando quindi una crescita a volumi del 9% e un prezzo medio sostanzialmente stabile a 3.9 euro a bottiglia.
    I dati pubblicati relativamente alla suddivisione del fatturato sono molto scarni e senza confronto con l’esercizio precedente. Confrontando il bilancio 2024 con quello del 2023 si deriva un calo delle vendite italiane del 12% a 36 milioni e una crescita dei quelle estere del 13% a 173 milioni.
    I margini sono come dicevamo in miglioramento sul 2023 ma non rispetto al passato. A livello di EBITDA Zonin chiude con 18 milioni per l’8.5% rispetto ai 12.3 milioni e 6.3% del 2023 ma in linea con l’8.6% del 2022. Appare incoraggiante la ripresa delle spese promozionali, cresciute del 12% dopo il forte taglio del 2023.
    Con ammortamenti in leggera discesa, l’utile operativo aggiustato sale a 8 milioni da 1 milione dell’anno scorso, mentre gli oneri finanziari di quasi 8 milioni di euro (particolarmente alti visto un debito lordo di 103 milioni) e le partite non ricorrenti (incluso l’ammortamento dell’avviamento) portano a una perdita netta di 4.7 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, nel 2024 Zonin ha generato 3 milioni di euro di cassa, con un capitale circolante praticamente stabile e dopo aver spesato investimenti per circa 8 milioni di euro (contro 7 dello scorso anno). Come l’anno scorso, gli azionisti non hanno percepito dividendi.

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