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    Laurent Perrier – risultati e analisi di bilancio 2024

    Come ben sapete Laurent Perrier è la più profittevole, capitalizzata e performante tra le aziende quotate che si occupano di Champagne, ovviamente ad esclusione della portaerei di LVMH (di cui peraltro si continua a parlare di un possibile disimpegno). Eppure, il 2024 non è stato un buon anno nemmeno per LP, che ha sofferto il terzo calo consecutivo dei volumi (-6%, in linea con le spedizioni della denominazione per il periodo corrispondente (aprile2024-marzo2025). Dal picco di spedizioni di 12.3 milioni di bottiglie del 2021 siamo dunque scesi a 9.6 milioni nel 2024 (marzo 2025). La differenza di quest’anno è che il calo dei volumi non si accompagna a un miglioramento del prezzo-mix, che per la prima volta peggiora, con il peso dell’alta gamma che passa dal 44.6% al 42% dei volumi. Ne consegue un esercizio che vede un calo delle vendite del 7% (tutto concentrato in Europa), margini in decisa contrazione e debito in salita, anche per effetto del capitale circolante e dell’inizio di un piano di riacquisto di azioni. Ovviamente stiamo parlando di cali e “peggioramenti” che si confrontano gli anni d’oro post Covid. Se li confrontiamo con il pre-Covid 2019, il discorso cambia in modo radicale. Nel 2019 Laurent Perrier aveva un utile netto di 41 milioni, contro i 76 di oggi, e un debito di 277 milioni, contro i 216 (pre-IFRS16) di oggi.
    Le azioni di Laurent Perrier quotano circa il 18% sotto il prezzo di un anno fa nel momento in cui scrivo (5 luglio) e sono scese del 7% da inizio anno. Un risultato simile a Lanson BCC, di cui abbiamo recentemente analizzato i dati, e allineato a Vranken Pommery, di cui leggerete nei prossimi giorni.
    Passiamo a commentare i dati con grafici e tabelle.

    Le vendite annuali calano del 7% a 283 milioni, combinando un -17% nel primo semestre e un +4% nel secondo semestre (151 milioni). Il calo è concentrato nel resto d’Europa (-15%, 123 milioni), mentre la Francia cala soltanto del 3% e il resto del mondo è invece addirittura cresciuto del 2% a 105 milioni. La dinamica del secondo semestre nonostante la comparazione più facile vede sempre l’Europa perdere l’8%, mentre la Francia rimbalza del 16% e il resto del mondo accelera a +26%.
    I margini sono sotto pressione. Il margine sul costo del venduto scende dal 63% al 60% e nonostante il taglio dei costi operativi del 3-4%, l’utile operativo cala del 21% a 76 milioni per un margine che scende dal record storico del 2023 del 32% al 27% del 2024. Con oneri finanziari in leggera crescita e una tassazione stabile al 25% dell’utile pre-tasse l’utile passa da 64 a 48 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, il debito sale da 187 a 216 milioni dopo aver pagato 12 milioni di dividendi e aver ricomprato azioni per 6 milioni di euro. Quindi, dopo queste “uscite volontarie” l’anno si chiude con un deficit di 10-11 milioni di euro, essenzialmente guidato dal capitale circolante (in particolare il magazzino in salita di 35 milioni di euro).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2024

    Il 2024 è stato un altro anno soddisfacente per Frescobaldi che chiude con un fatturato poco più che stabile (con un piccolo aiuto dall’acqiusizione in Oregon del luglio 2023)  e l’utile netto più elevato di sempre a quasi 36 milioni di euro.
    I dati che esponiamo oggi non si confrontano perfettamente con quelli degli anni precedenti a causa di un cambiamento dei principi contabili relativo al modo in cui gli sconti vengono contabilizzati (vi risparmio i dettagli), che determina un calo di circa 3 milioni del fatturato 2023 corrispondente (da 166 a 164), di circa 1.5 milioni dell’EBITDA e dell’EBIT fino a ricongiungersi ed essere perfettamente neutrale a livello di utile netto. Ovviamente nessun riflesso sulla posizione finanziaria.
    Tornando al 2024 di Frescobaldi, è stato un anno senza grandi operazioni straordinarie, salvo che per l’acquisto dell’1% di Ornellaia e Masseto per un importo di 5.2 milioni di euro, tramite una controllata (Tenute di Toscana) di cui Frescobaldi detiene il 74%. Oltre al fatturato stabile, i margini si sono riportati al 39% (EBITDA) e dopo investimenti di circa 25 milioni di euro e dividendi di 13 la posizione di cassa netta del gruppo è salita da 44 a 57 milioni di euro. Il 2025 vede l’entrata di Frescobaldi nei vini dell’Etna, con l’acquisizione del 40% di Tenuta delle Terre Nere, per un investimento, secondo Winenews, di 15-20 milioni di euro.
    Passiamo a un breve commento dei principali dati finanziari.

    Le vendite sono cresciute dello 0.5% a 163 milioni di euro, avendo neutralizzato l’impatto del 2% circa del nuovo principio contabile. Come era già successo nel 2023, l’Italia cresce (+5% a 67 milioni) più che l’estero, che addirittura cala leggermente a dati comparabili (-3% a 96 milioni di euro).
    L’EBITDA cresce da 62 a 64 milioni di euro, +3%, beneficando della minore incidenza dei costi delle materie prime e dei servizi, compensato parzialmente da un leggero incremento dei costi del personale. Il margine, pur non completamente comparabile con il passato, passa al 39.2% (+0.9% rispetto al 2023 ribasato), quasi al massimo storico del 2022.
    L’utile netto di 35.7 milioni cresce del 7% sul 2023, supportato anche da una gestione finanziaria positiva (inclusa la rivalutazione di una partecipazioni) e dal solito tax rate particolarmente contenuto (5%).
    La cassa netta come dicevamo sopra progredisce di 13 milioni di euro a 57 milioni di euro, dopo investimenti di 25 milioni, un assorbimento di circolante piuttosto importante (22 milioni) e dividendi di 12.5 milioni, leggermente in calo rispetto al dato dell’anno precedente.

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    Tannico – risultati 2024

    Tannico ha pubblicato il bilancio consolidato 2024 con diverse novità rispetto allo scorso anno, quali il cambio dell’area di consolidamento (che determina una variazione dei dati non operativi del gruppo, e l’acquisto delle minoranze di Ventealapropriete (Valap, 33%) come da accordi originariamente sottoscritti per 18 milioni di euro circa. Se invece ci concentriamo sull’andamento operativo del gruppo, non possiamo dire che il 2024 sia stato un anno soddisfacente. Le vendite sono calate (come peraltro per diversi concorrenti) del 7% a 60 milioni di euro, il margine loro è sceso del 9%, l’utile operativo, anche escludendo le svalutazioni straordinarie dell’avviamento si è mantenuto negativo per circa 15 milioni di euro. Se consideriamo il contributo dei soci di 22 milioni per coprire l’acquisto delle minoranze di Valap e mettiamo in conto la riduzione della cassa netta da 5 a 3.4 milioni di euro, l’attività ha assorbito cassa per circa 6 milioni di euro nel 2024, contro poco meno di 5 calcolati nel 2023.
    Passiamo all’analisi in dettaglio dei numeri.

    Le vendite calano del 7% a 60 milioni di euro, con un andamento leggermente più negativo per Tannico (-7.4%) che per Valap (-6%). L’azienda non fornisce alcun dettaglio della ripartizione geografica dei ricavi.
    Il margine lordo scende dal 30.3% al 29.6%, il livello più basso da quando viene riportato il combinato Tannico+Valap, e non cambia in relazione al nuovo perimetro di consolidamento. I costi operativi sono in crescita del 3-4%, anche questi coerenti con il perimetro precedente.
    Le cose cambiano sotto l’EBITDA per così dire, nel senso che con Dioniso viene incamerato un ammortamento dell’avviamento di oltre 3 milioni di euro, che porta gli ammortamenti da 5 milioni a quasi 9 milioni di euro. In secondo luogo, l’azienda ha svalutato i marchi per un ammontare di 37.6 milioni di euro. Questo è il motivo per cui vedete una perdita operativa di 53 milioni di euro, che si confronta con 16 milioni del 2023 nel nuovo perimetro (circa 11 con il precedente). Se volessimo tirare fuori la svalutazione arriveremmo comunque a una perdita operativa di 15 milioni, non dissimile dai 15.7 registrati lo scorso anno. La perdita netta è di 54 milioni di euro.
    A livello finanziario Tannico resta in equilibrio grazie al contributo dei soci di 22 milioni di euro, che seguono ai 10 apportati nel 2023, ai 3 del 2022 e ai 32 contribuiti nel 2021 quando però fu acquistata la maggioranza di Valap. Proprio per onorare l’impegno di comperare la restante parte del capitale Tannico ha pagato 17.8 milioni di euro quest’anno. La posizione di cassa passa da 5 a 3.4 milioni di euro, il che significa 1.6 milioni di euro in meno cui si sommano i 4.2 milioni di “saldo” tra l’aumento di capitale e l’esborso per Valap, il che porta a calcolare un consumo di cassa di poco meno di 6 milioni.
    La relazione degli amministratori e il bilancio non fanno alcun riferimento agli obiettivi o all’andamento del 2025, salvo riferirsi alla forza degli azionisti (Campari e LVMH) per garantire la continuità aziendale.

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    Vino.com – risultati 2024

    I dati 2024 di Vino.com sono molto incoraggianti sotto due aspetti, entrambi importanti: dopo anni di perdite, il bilancio chiude con un leggero utile, pur aiutato da una piccola componente positiva non ricorrente ma anche da una strettissima disciplina sui costi, e con una generazione di cassa positiva. Il tutto condito da una ripresa delle vendite (+3%) dopo la normalizzazione post-Covid. In secondo luogo, la diversificazione internazionale sta prendendo piede: dei 28 milioni di fatturato, 10 sono generati nei mercati internazionali, probabilmente aiutati anche dal dominio “internazionale”. A completare e a confermare il quadro positivo, i soci hanno deciso di tramutare in capitale il prestito soci di 5 milioni di euro, il che è un segno della fiducia nella continuità aziendale. Vino.com si trova quindi a fine 2024 con una struttura finanziaria molto solida (8 milioni di cassa netta) e un andamento nel 2025, secondo la relazione degli amministratori, in linea con gli obiettivi del piano industriale.
    Bene, passiamo a un’analisi più in dettaglio dei numeri, con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite crescono del 3% a 28 milioni di euro, grazie al rimbalzo del 20% del fatturato estero, che sale a 10 milioni. Le vendite in Italia subiscono invece un ulteriore leggero calo, -4% a 18 milioni di euro.
    Il margine lordo cala leggermente, dal 35.3% al 34.5%, dopo il deciso cambio di marcia del 2023 (prima era intorno al 26% in media) e si conferma probabilmente il più alto del settore (Callmewine 2024 27%, Tannico 2023 30%, Xtrawine 2023 26%, Bernabei 2023 19%). In valore assoluto il margine lordo è praticamente stabile a 9.6 milioni di euro, ma l’utile operativo migliora sensibilmente da -2 milioni a +0.2 milioni grazie a oltre 1 milione di risparmi di costi di servizi e del personale e a una piccola componente straordinaria positiva (0.2 milioni).
    L’utile netto di 0.35 milioni è poi aiutato da 0.2 milioni di euro di riprese fiscali positive, anche se bisogna sottolineare che Vino.com ha in pancia 22 milioni di perdite pregresse che in una situazione di “prevedibile certezza di recuperabilità” darebbero luogo a oltre 5 milioni di euro di crediti fiscali.
    La parte finanziaria è in miglioramento con la cassa netta che passa da 6 a 8 milioni di euro e il prestito soci di 5 milioni che scompare e diventa patrimonio netto. Il miglioramento della cassa è anche aiutato da una variazione positiva di capitale circolante nonostante un incremento del magazzino (dopo la cura dimagrante del 2023), più che compensato dall’allungamento dei tempi di pagamento dei fornitori.

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    Callmewine – risultati 2024

    Callmewine è la prima azienda di ecommerce di vino di cui analizziamo i dati 2024 e la vista non è di quelle piacevoli. La sensazione personale è che alcune di queste aziende abbiano cambiato strategia. Inizialmente la logica era diventare sempre più grandi offrendo buoni prezzi (e subendo un margine più basso dell’enoteca) e diventare profittevoli con l’aumento della scala. Stile Amazon insomma. Oggi se guardiamo ai dati, dopo la sbornia del Covid, siamo passati dalla ricerca della dimensione alla ricerca dei margini, lasciando il primo percorso “a metà strada”. Lo vediamo da questi numeri dove il margine lordo % sulle vendite cresce, i costi scendono con un calo delle vendite del 16%, lo leggiamo su internet quando Tannico parla di un “aumento dello scontrino medio”.
    Tornando a Callmewine, il 2024 è un anno molto difficile che segue la traiettoria partita nel 2021 di perdite sempre più marcate, che arrivano a 2.1 milioni di euro. La struttura finanziaria torna in equilibrio grazie al contributo dei soci di 1.4 milioni di euro in aumento di capitale, oltre a un ulteriore 1 milione di euro a titolo di prestito soci, il secondo dopo i 4 milioni iniettati nel 2020.
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 16% a 11.5 milioni di euro e restano molto concentrate sull’Italia (10 milioni, in calo del 19%) nonostante lo sforzo di uscire dai confini (bisogna dire che la controllata inglese non è consolidata).
    Come dicevo sopra il margine sugli acquisti sale dal 26.3% al 26.9% del fatturato e dunque limita la discesa del margine lordo al 14%, 3.1 milioni.
    Lo sforzo di taglio dei costi è evidentissimo: il costo del personale cala dell’8%, le spese per servizi sono giù del 7%.
    Purtroppo con 2 milioni di vendite in meno era difficile fare di meglio: la perdita operativa sale da 2.2 a 2.7 milioni di euro, la perdita netta da 1.7 a 2.1 milioni, grazie alla linea delle imposte, che segna un credito di 0.7 milioni da 0.5 dello scorso anno.
    La parte finanziaria vede una situazione di debito netto di 0.2 milioni da 1 milione del 2023, escludendo il finanziamento soci di 1 milione di euro che “sta in mezzo”. Olte a questo ci sono stati 1.4 milioni di euro che arrivano dai soci come aumento di capitale e un calo del capitale circolante di 0.5 milioni, essenzialmente legato all’incremento dei tempi di pagamento dei fornitori (le cantine). Questi due componenti compensano le perdite.

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    Purcari Wines – analisi di bilancio 2024 e OPA

    Appena trovata Purcari Wines, una nuova azienda vinicola quotata… e viene ora probabilmente de-listata dalla borsa rumena in seguito a un’OPA lanciata da Maspex, un gruppo polacco attivo nel segmento alimentare. Tempo buttato a costruire il modello…
    Il prezzo a cui viene proposta l’acquisizione è di 21RON (vedere grafico qui sopra, prezzo mai raggiunto dalle azioni), che corrispondono a un valore totale di 840 milioni di RON e a un valore di impresa di 1.03 miliardi di RON (che diviso 5 fa circa 200 milioni di euro). Se consideriamo le attese degli analisti per il 2025 di Purcari (piuttosto aggressive visto l’andamento molto poco convincente che commenteremo di seguito – 470 milioni di RON di vendite 131 milioni di EBITDA e 63 milioni di utile netto), l’acquisizione proposta è a un multiplo di 2.2 volte le vendite, 8 volte l’EBITDA e 13 volte gli utili.
    Tornando ai dati del 2024, diciamo che sono stati molto lontani dagli obiettivi di crescita che avevano previsto. Avevano cominciato indicando +16/20%, poi a maggio dicevano +12/15%, ad agosto 5-10% e hanno finito a +3.7%. Hanno invece centrato in pieno l’obiettivo di margine, 26-28% e hanno chiuso a 28.1%, ma sotto l’EBITDA sono raddoppiati gli oneri finanziari, crescono gli ammortamenti e alla fine (anche per colpa di alcuni proventi non ricorrenti dello scorso anno) si arriva a un utile netto di 54 milioni di RON contro i 60 dell’anno precedente. Infine, il capitale circolante cresce e con gli investimenti ha portato il debito a 1.8 volte l’EBITDA da 1.4 dell’anno precedente.
    Passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

    Le vendite di 382 milioni di RON (dividere per 5 per avere euro) crescono del 3.7% grazie alla crescita del 15% in Romania e dell’8% in Moldavia, mentre gli altri mercati e le attività minori sono in calo del 18%.
    Il margine lordo è in forte progresso, dal 41% al 48% delle vendite, già al livello previsto a piano per il 2027 (48-51%) ma viene mangiato quasi completamente dall’aumento di oltre il 30% dei costi operativi, tra cui sottolineerei il marketing, per cui si arriva a un EBITDA del 28% contro il 27% dell’anno scorso, comunque nell’intorno delle indicazioni sull’anno. Come dicevo sopra poi ci sono oneri finanziari in crescita (da 3.2 a 7.2), le tasse che raddoppiano (da 7 a 14 milioni) e quindi il progresso operativo si perde per arrivare a un utile netto di 54 milioni di RON contro 60 dell’anno scorso.
    A livello finanziario il debito netto passa da 138 a 195 milioni di RON, con oltre 50 milioni di RON di assorbimento di circolante (che è tanto), altri 57 milioni di investimenti (che sono tanti considerato che gli ammortamenti sono la metà, 29), 14 milioni di acquisizioni e dulcis in fundo 26 milioni di RON di dividendi, contro i 22 pagati lo scorso anno.
    Il primo trimestre ha visto una accelerazione delle vendite a +12%, ma una diluizione del margine EBITDA dal 28.3% al 26.2% e un utile netto calato da 11 a 9 milioni di RON. Ma a questo punto, poco importa, visto che l’azienda sarà molto probabilmente comperata, e sarà un problema dei nuovi proprietari.

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    Chapel Down – risultati 2024

    Se oggi parliamo di Chapel Down, il leader della produzione di spumanti inglesi, è perché la revisione strategica di qualche mese fa che avrebbe dovuto portare alla revoca della quotazione dalla borsa inglese non ha avuto successo. Detto in altre parole: nessuno se l’è comprata e quindi si va avanti con i soldi che ci sono cercando di tirare la cinghia perché la combinazione di investimenti in nuove vigne (122 acri nel 2024 per arrivare a oltre 1000) e l’incremento del vino in invecchiamento sta portando il debito su livelli più elevati del budget.
    Ad aggravare la situazione ci troviamo a commentare un bilancio 2024 che alla cieca mai si attribuirebbe a un’azienda con una prospettiva così brillante (obiettivo: 1% del mercato dello Champagne nel 2025, ossia 3 milioni di bottiglie): le vendite sono calate del 5%, l’EBITDA si è più che dimezzato, l’utile operativo è in pareggio e si è passati da un leggero utile a una leggera perdita.
    Il titolo ha sofferto nell’ultimo anno (-35%) pur riprendendosi un po’ nel 2025. Il valore di borsa è di circa 80 milioni di sterline. Le prospettive per l’anno non sono state comunicate, anche se si parla di una buona partenza d’anno.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite calano del 5% a 16.3 milioni di sterline, di cui il 2% dovuto all’uscita dal segmento degli spiriti (e un pezzettino anche dovuto al fatto che gli inglesi avevano beuto tanto per l’incoronazione di re Carlo nel 2023!!!). Chapel Down specifica che i dati sono molto migliorati nel quarto trimestre, che ha segnato un +10%. La principale ragione del calo (anche dei margini che vediamo dopo) è il forte calo della distribuzione (offtrade) che ha ridotto le scorte, -20% a 6.8 milioni, mentre le vendite nel canale ontrade (bar e ristoranti) sono cresciute del 16%, così come le vendite dirette e l’ecommerce (+13%), con le due categorie a rappresentare una buona metà del fatturato.
    I margini sono in calo, anche escludendo il milione di sterline speso nella review strategica. Tra le altre ragioni, spicca un maggior peso di vini fermi nel mix di vendite, dovuta all’eccezionale volume del raccolto del 2023, insieme al fatto che nel 2024 sono stati venduti prodotti del 2022 che avevano un costo unitario molto elevato. Alla fine, il margine lordo scende dal 52% al 48%, l’EBITDA dal 32% al 15% delle vendite (con dentro costi straordinari e i costi di marketing che continuano a crescere), l’EBIT come dicevamo va a 0 e la perdita netta è di 1 milione.
    Dal punto di vista finanziario, gli stock di vino salgono di 4 milioni, viene perso un altro milione nel capitale circolante, e con gli investimenti in nuove vigne (2.5 milioni), il debito sale da 1 milione a 9 milioni di sterline, cui se ne aggiungono altri 10 di affitti IFRS16. Proprio questo incremento di 8 milioni del debito è il problema di Chapel Down, visto che può contare su linee di credito piuttosto limitate (20 milioni) e quindi bisogna invertire il trend.

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    Lanson BCC – dati di bilancio 2024

    di Marco Baccaglio
    Gli effetti del calo delle esportazioni di Champagne del 2024 si vedono molto chiaramente nel bilancio di Lanson BCC, che analizziamo oggi. Le vendite sono calate del 6%, gli utili hanno segnato -35%, rispetto a valori che nel 2022 e 2023 (con cui è il confronto) decisamente fuori dal normale soprattutto dal punto di vista dei margini. Il secondo semestre ha però segnato nel caso di Lanson una stabilizzazione del fatturato (+3% dopo il -20% del primo semestre), che è un buon segno, anche se i margini sono scesi ancora. Come sempre ci sono poche indicazioni circa l’evoluzione della gestione, anche se le esportazioni di Champagne di inizio 2025 non sono per niente incoraggianti. Se poi guardiamo indietro negli anni al periodo pre-Covid, Lanson è in una situazione decisamente migliore, con buoni margini e un rapporto tra scorte e debito gradualmente migliorato.
    Proseguiamo l’analisi nel resto del post con grafici e tabelle.

    Le vendite 2024 di 255 milioni sono in calo del 6%, appesantite dal -15% nel mercato europeo (il Regno Unito viene citato per gli eccessi di stock nel mercato) a 105 milioni e nonostante la tenuta in Francia, +1% a 126 milioni. In Asia, -22%, va anche peggio ma il mercato è marginale (10 milioni).
    Il margine lordo tiene su livelli molto elevati in prospettiva storica, 49%, sebbene più basso del 51% del 2023, 125 milioni di euro contro 140. La buona gestione dei costi operativi (personale -4% e costi operativi totali in calo del 7%) consente di contenere il calo dell’EBITDA al 15%, per 57 milioni. Poi più sotto con ammortamenti in crescita del 4%, e oneri finanziari che passano da 10 a 16 milioni, c’è poco da fare: l’utile netto crolla del 35% a 24 milioni, ma resta comunque ben sopra quello che si era visto pre-Covid. Va notato che il calo dell’utile era stato molto più marcato nel primo semestre (-68%) che nel secondo (-20%).
    A livello finanziario, il debito sale da 502 a 518 milioni con un valore delle rimanenze stabile a 582 milioni di euro. Quindi una lettura leggermente negativa, con un peggioramento del capitale circolante (27 milioni), un livello comunque sostenuto di investimenti (11 milioni contro 9 milioni di ammortamenti) e una remunerazione dei soci di 7.4 milioni di euro (quasi tutto dividendo) contro gli 8.8 milioni del 2023 (dove gli acquisti di azioni proprie avevano avuto un forte impatto).

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