Robert Princic
Robert, 7 anni fa pubblicavo su La stanza del vino l’inchiesta “Dialoghi sul Collio” che prendeva spunto dalle parole che Marco Felluga, allora past president del Consorzio Collio, aveva pronunciato durante il Premio Collio 2014. Marco, con grande rammarico, faceva notare che i vini del vostro territorio da qualche tempo avevano perso fascino e appeal. Sono andato a rileggermi le tue parole a corollario di tutti gli interventi dei giornalisti/addetti ai lavori che, con grande interesse, si espressero su quelle affermazioni e mi sono rimbombate nella testa, in particolare queste che risultano essere davvero lungimiranti: “Potrei dire che il Collio da un mio punto di vista in passato era di moda, oggi continua ad essere un mito. Nelle migliori carte dei vini il Collio non manca mai. Molti altri territori che sono stati di moda, oggi sono scomparsi. Le mode devono essere una preoccupazione per tutte le zone dove c’è una grande vocazione viticola.” Non credo tu abbia doti divinatorie, ma con grande saggezza e orgoglio facevi notare, in poche parole, che non sarebbe certo stata una fase di stanca a far dimenticare ai mercati e agli appassionati di tutto il mondo un territorio unico e polarizzante come il Collio. Oggi a distanza di 7 anni e dopo molti assaggi susseguitisi nel tempo, posso affermare con certezza che il Collio si sia ripreso, e con gli interessi, il posto che merita nell’olimpo dei viticoltura mondiale. Ti chiedo se sei d’accordo con questa mia affermazione e qual è la fase che stai/state vivendo voi vignaioli del Collio, quali sono i tuoi progetti e le tue speranze a medio lungo termine.
Mi fa piacere rileggere quanto detto anni fa, ovviamente non sono un veggente, anzi, ma queste erano parole che credevo e credo condivisibili da tutti i produttori che hanno modo di visitare ristoranti nelle varie aree del mondo. Il Collio, rispetto ad altri territori che sono stati di grande moda, ha un enorme vantaggio, quello di essere un territorio che, dal punto di vista di terroir e clima, ha un potenziale produttivo di eccellenza. Negli anni passati dal dialogo che hai citato molto è stato fatto per riportare il Collio sulla bocca dei giornalisti e nell’immaginario collettivo. Il lavoro svolto sino a qui non è però sufficiente, dobbiamo portare il grande pubblico a riconoscere nel Collio quella eccellenza a livello mondiale che, sia per storia che per qualità della produzione, sicuramente è. Continuo a credere che il Collio sia rimasto un punto di riferimento, un mito e che in realtà abbia il suo posto fisso nell’olimpo. Vero è che in passato era l’unico e oggi alcuni altri territori si sono proposti e si stanno proponendo come territori importanti nel panorama della produzione dei grandi bianchi in Italia. Sono però dell’idea che l’unicità e caratterizzata da un intreccio di situazioni climatiche, pedologiche ma anche culturali e storiche, che rendono ogni territorio unico ed in Collio, da un mio punto di vista, l’intreccio in questione, trova la sua massima espressione.
I vignaioli del Collio, dal mio punto di vista, hanno il pregio di essere innamorati del proprio lavoro, quasi fino a non considerarlo più un lavoro, bensì una missione che vogliono portare a termine a qualsiasi costo. Credo che questo sia uno dei ingredienti che rende unico il vino.
Per darti un idea, mi capita spesso che Collio venga erroneamente scambiato per Friuli. In che senso: chiedendo anche a degli addetti al settore che aziende del Collio conoscono, nell’elenco vengono inserite molte aziende che operano su territori diversi all’ interno della regione FVG. Un po’ come succede con il Prosecco che oggi è diventato sinonimo (in modo improprio) di spumante. Chiaramente questo è un problema, però può e deve essere visto come punto di forza dal quale partire. Significa che bisogna essere ancora più incisivi nella comunicazione e attenti ad entrare nei dettagli. Il Collio è piccolo ed è unico e questo secondo me il messaggio che noi dobbiamo dare nel raccontarlo.
Per quel che riguarda me, potrei dirti che di progetti ne abbiamo tanti. Il percorso che ci ha portato e ci ha permesso di produrre vini sempre più puliti, salubri e sostenibili (con il percorso Biologico) è stato raggiunto. L’obiettivo che mi sono posto anni fa di produrre vini sempre più importanti e longevi rimane sempre il focus. Chiaramente ogni anno e diverso e ogni anno si continua a crescere, nella maturità ma anche nella capacità di affrontare problematiche e sfide produttive sempre nuove. Uno degli obiettivi è quello del conoscere sempre meglio i nostri vigneti, studiarli, analizzarli sotto un profilo climatico, pedologico ma anche nel capire quali sono le piante e gli insetti che vivono in simbiosi con le viti, proprio per capire quel micro cosmo che rende unico ed irripetibile ogni singolo vigneto. Logicamente tutto quello che facciamo è giusto raccontarlo e magari anche farlo vivere a tutti coloro che si avvicinano ai nostri vini e vogliono vivere l’esperienza Gradis’ciutta. Sempre più importante è per noi sviluppare l’incoming turistico e proprio in quest’ottica stiamo concludendo i lavori di restauro di una villa di campagna dell’antica nobiltà locale. Il “palazzo” come in zona abbiamo sempre usato chiamarlo, era abbandonato da decenni ed oggi sta rinascendo come struttura ricettiva d’eccellenza (almeno questo è il mio intento), dotata di 12 stanze, tre sale degustazioni e focalizzata sull’accoglienza a 360 gradi. L’idea e promuovere i prodotti del nostro territorio e tutte le attività che si possono svolgere non solo nella nostra cantina, ma in tutta la zona.
Tutte le cose di cui ho parlato sino ad ora non potranno avere alcun successo se non sapremo porre sempre il territorio prima delle singole cantine. Anni fa, quando ero un produttore alle prime armi, parlando con il Conte Douglas Attems, fondatore, anima e pilastro del Consorzio per decenni, egli mi disse una frase che per me è stata un mantra: “finchè non scriveremo Collio in grande nelle nostre bottiglie, non avremo mai capito nulla, questo è il miglior modo per dare valore al nostro lavoro e alla nostra denominazione”. Per questo, quando nel 2009 ho lanciato il Collio Riserva, vino che nasce dalle 3 varietà autoctone di questa terra (Ribolla Friulano e Malvasia), ho scelto che la denominazione avesse un font molto più grande di quello dell’nome azienda. Questo concetto, lo considero solo un punto intermedio, anche perché i progetti per questo vino sono ancora molti, come lo sono per il nostro territorio.
I vini Gradis’ciutta nell’annata 2019 e il Collio Riserva 2016
L’annata 2019 in Collio, dopo una primavera piuttosto fredda, è stata attraversata da un’estate siccitosa con piogge cadenzate che hanno permesso di portare in cantina uve di grande qualità che hanno donato ai vini complessità, eleganza ed equilibrio, tutte qualità confermate dagli assaggi dei vini di Robert Princic. L’alcolicità è più bilanciata rispetto al passato e la salubrità è altro importante elemento distintivo nei vini di Gradis’ciutta. L’azienda, dall’annata 2018, dopo un percorso durato 10 anni, ha ottenuto la certificazione biologica.
Malvasia 2019 Collio DOC: da uve malvasia istriana. Vinificazione in acciaio, affinamento in acciaio e bottiglia. Naso di grande impatto: camomilla, fieno, agrumi, torroncino. In bocca il vino entra morbido, fresco, accompagnato da una delicata nota sapida. Malvasia del Collio tra le più rappresentative.
Sauvignon 2019: Vinificazione in acciaio, affinamento in acciaio e bottiglia. Notevole il bouquet, di rara eleganza: fieno, sambuco, menta, pistacchio. Bocca rotonda, acidità intensa e sorso lungo, immagino con gioia una verticale con vecchie annate. Marca in maniera netta lo stile aziendale, grande mano del vignaiolo.
Chardonnay 2019: pressatura soffice, 80% in vasche di acciaio e 20% in botti di legno grande. Affinamento in acciaio, botte e bottiglia. Al naso profumi molto eleganti: torroncino, leggera torrefazione, frutta cotta. La bocca riprende il naso espandendolo. Sorso pieno, rotondo, molto lungo. Chardonnay di grande eleganza e di notevole spessore, ancora un vino di prospettiva, da riassaggiare nel corso degli anni.
Pinot Grigio 2019: Vinificazione in acciaio, affinamento in acciaio e bottiglia . Leggere note ramate. Naso profondo: nocciola, burro di arachidi, frutta cotta, camomilla. Il sorso è pieno e avvolgente e chiude lungo. Il pinot grigio di grande eleganza, qui è il terroir a fare la differenza.
Friulano 2019: Vinificazione in acciaio, affinamento in acciaio e bottiglia. Naso d’effetto: nocciola, camomilla, fieno, poi arrivano delicate note di mela matura e dattero. Grande coerenza tra naso e bocca, delicata nota di mandorla sul finale, per un tocai intenso e romantico.
Collio Riserva 2016: Vinificazione in acciaio, affina poi un anno in botte grande, in acciaio per un anno e 6 mesi e successivamente in bottiglia. Da uve friulano, ribolla e malvasia istriana e da un’annata potente e equilibrata come la 2016, arriva nel bicchiere tutta la magnificenza del Collio. Naso delicato di fiori bianchi, torroncino, frutta matura. Sorso avvolgente, scattante e vitale, ancora in divenire.
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