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    Lanson BCC – dati di bilancio 2024

    di Marco Baccaglio
    Gli effetti del calo delle esportazioni di Champagne del 2024 si vedono molto chiaramente nel bilancio di Lanson BCC, che analizziamo oggi. Le vendite sono calate del 6%, gli utili hanno segnato -35%, rispetto a valori che nel 2022 e 2023 (con cui è il confronto) decisamente fuori dal normale soprattutto dal punto di vista dei margini. Il secondo semestre ha però segnato nel caso di Lanson una stabilizzazione del fatturato (+3% dopo il -20% del primo semestre), che è un buon segno, anche se i margini sono scesi ancora. Come sempre ci sono poche indicazioni circa l’evoluzione della gestione, anche se le esportazioni di Champagne di inizio 2025 non sono per niente incoraggianti. Se poi guardiamo indietro negli anni al periodo pre-Covid, Lanson è in una situazione decisamente migliore, con buoni margini e un rapporto tra scorte e debito gradualmente migliorato.
    Proseguiamo l’analisi nel resto del post con grafici e tabelle.

    Le vendite 2024 di 255 milioni sono in calo del 6%, appesantite dal -15% nel mercato europeo (il Regno Unito viene citato per gli eccessi di stock nel mercato) a 105 milioni e nonostante la tenuta in Francia, +1% a 126 milioni. In Asia, -22%, va anche peggio ma il mercato è marginale (10 milioni).
    Il margine lordo tiene su livelli molto elevati in prospettiva storica, 49%, sebbene più basso del 51% del 2023, 125 milioni di euro contro 140. La buona gestione dei costi operativi (personale -4% e costi operativi totali in calo del 7%) consente di contenere il calo dell’EBITDA al 15%, per 57 milioni. Poi più sotto con ammortamenti in crescita del 4%, e oneri finanziari che passano da 10 a 16 milioni, c’è poco da fare: l’utile netto crolla del 35% a 24 milioni, ma resta comunque ben sopra quello che si era visto pre-Covid. Va notato che il calo dell’utile era stato molto più marcato nel primo semestre (-68%) che nel secondo (-20%).
    A livello finanziario, il debito sale da 502 a 518 milioni con un valore delle rimanenze stabile a 582 milioni di euro. Quindi una lettura leggermente negativa, con un peggioramento del capitale circolante (27 milioni), un livello comunque sostenuto di investimenti (11 milioni contro 9 milioni di ammortamenti) e una remunerazione dei soci di 7.4 milioni di euro (quasi tutto dividendo) contro gli 8.8 milioni del 2023 (dove gli acquisti di azioni proprie avevano avuto un forte impatto).

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    AdVini – risultati 2024

    La società francese ha chiuso i conti del 2024 con un calo del 3% dei ricavi a 278m milioni di euro, ma con un incremento dell’EBITDA del 27% a 18 milioni di euro, per un margine sulle vendite del 6,6%, rispetto al 5,1% del 2023 ed al 7,2% della media dei sette anni precedenti.
    Con un ritardo di un anno, il management è riuscito nella sua opera di ristrutturazione della base costi, almeno a livello operativo. Infatti, è vero che la società è tornata in utile dopo la perdita di 14 milioni di euro del 2023, ma l’utile netto è stato solo simbolico a circa 0,2 milioni di euro, non certo soddisfacente.
    Inoltre, il debito netto rimane su livelli molto elevati (a circa 158 milioni di euro), pari a ben 8,6 volte il suo rapporto con l’EBITDA, mentre il ritorno sul capitale investito rimane molto modesto (2,4%) e quindi inferiore al costo del capitale stesso. Anche in rapporto al capitale proprio, il debito è molto elevato a pari al 210% (dal 226% del 2023 e ad una media inferiore al 150% nei precedenti quattro anni).

    Certamente, il contesto commerciale non è stato favorevole, visto che il mercato del vino in Francia nella GDO è sceso del 3,4%, le esportazioni di vini francesi sono calate del 3% (a 10,9 miliardi di euro) e la stessa produzione vinicola è calata di ben il 18% a meno di 37 milioni di ettolitri.
    AdVini ha fatto meglio in alcuni mercati, come Europa del Nord, Asia e Canada, ma peggio in particolare negli Stati Uniti, dove la paura dei dazi, che poi qualche mese dopo si è rivelata fondata, ha portato ad un incremento delle esportazioni, ma non di vini francesi del perimetro della società.
    Il 56% delle vendite di AdVini è stato dedicato all’export, con una crescita del 3,6% prima dell’effetto cambi, ed il restante 44% è stato destinato al mercato francese.
    Drammatici i dati sulla raccolta delle uve nel 2024: il maltempo ha fatto registrare cali in quasi tutte le regioni in cui il gruppo è presente, in particolare Bordeaux (-30%) e Borgogna (-60%), mentre si salvano le regioni meridionali affacciate sul Mediterraneo (Languedoc Roussillon e Provenza, pressocché stabili).
    Il titolo a metà maggio 2025 capitalizza solo 50 milioni di euro alla Borsa di Parigi e scambia controvalori giornalieri modesti (dell’ordine delle migliaia di euro), risultando quindi molto illiquido.

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    La produzione di vino nel mondo 2024 – aggiornamento OIV

    OIV ha ridisegnato al ribasso la nuova stima della produzione mondiale di vino 2024. A ottobre aveva detto 231milioni di ettolitri, il nuovo dato indica 226m/hl. Si tratta di una revisione del 2% circa al ribasso, guidata principalmente dalla produzione USA di vino, ora vista a 21m/hl contro i precedenti 23.6m/hl, il che significa una produzione del 10-11% sotto la media storica per il paese, e dall Spagna, ora inserita nel database con 31m/hl contro i 33.6m/hl precedenti. Per converso la produzione italiana è stata rivista al rialzo da 41 a 44 milioni di ettolitri (ISTAT dice 48 ma sappiamo che OIV prende il dato del MIPAAF basato sulle dichiarazioni di produzione).
    La produzione mondiale di 226m/hl pone il 2024 come l’annata più scarsa della storia, -5% sul 2023. Ciò si accompagna alla costante riduzione della superficie vitata, che scende al ritmo di 40-50mila ettari all’anno (nel 2024 OIV calcola 7.1 milioni di ettari, -0.6%). Ovviamente il tutto si richiama al calo del consumo. Come abbiamo visto qualche giorno fa è sceso nel 2024 del 3% circa a 214m/hl, seguendo una linea immaginaria dal 2017 a questa parte di 4 milioni di ettolitri di riduzione ogni anno. Tornando alla produzione, l’Italia torna a essere il maggiore produttore mondiale, seguito dalla Francia e dalla Spagna.
    Continuiamo il commento con tutti i dati e ulteriori grafici nel resto del post.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    La produzione mondiale di 226m/hl si suddivide in circa 138 m/hl nell’Unione Europea, in calo del 4% rispetto al 2023 e del 12% circa al di sotto della media decennale; e 88 milioni di ettolitri nel resto del mondo, -6% sul 2023 e il 15% sotto la media degli ultimi 10 anni.
    Pur restando circa l’8% sotto la media storica, l’Italia con 44m/hl tornano in cima alla lista, oltretutto con una superficie vitata che cresce costantemente invece che calare come in quasi tutto il resto del mondo.
    Secondo OIV in Francia si è prodotto solo 36m/hl di vino nel 2023, un po’ lo specchio dell’Italia tra 2023 e 2024, con un calo del 24% (+15% sul 2023 per l’Italia).
    Sia per Francia che per Spagna (31m/hl nel 2024) la vendemmia 2024 è stata il 16-17% sotto la media storica.
    Fuori dall’Unione Europea, va segnalato il dato americano, 11% sotto la media storica a 21m/hl e un ulteriore ribasso stimato per la produzione cinese (a ottobre la casellina era vuota) a 2.6m/hl. Soffermandoci per un attimo sul dato cinese è ovvio che i 753mila ettari di vigneto sono ormai sempre più dedicati a produzioni alternative, anche se è stupefacente notare come la produzione di vino sia passata nel giro di qualche anno da 12 milioni di ettolitri a meno di tre…
    Bene, vi lascio alla tabella, ricordandovi che i dati completi (ossia con molte altre nazioni) sono disponibili nella sezione Solonumeri.

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    I consumi di vino nel mondo – aggiornamento 2024 OIV

    Mettiamo oggi in linea I nuovi dati di OIV sul consumo mondiale di vino, che è stimato in calo di circa il 3% nel 2024 (214 m/hl), principalmente a causa dell’andamento negativo in alcuni paesi quali gli USA (-6%), la Francia (-4%) e (poteva non mancare?) la Cina per la quale OIV stima un calo del 19% dei consumi. Ora, quando leggete questi dati dovete tenere conto di un paio di questioni: primo, i consumi sono sempre una stima e per alcuni mercati questa stima è ancora più vaga. OIV ha le sue fonti e quando non le ha fa il suo calcolo (produzione+import-export = consumo). Quindi non dovete stupirvi se i dati sono modificati anche per il passato, perlomeno dal 2022 in avanti, e questo lo vedete soprattutto sul dato americano.
    Tornando ai nostri dati, la conclusione e ovvia: il consumo di vino ha preso a calare dal 2017 a questa parte e anche il 2024 si è posto sulla medesima linea. La superficie vitata mondiale (7.1m/ha) e la produzione mondiale di vino (227m/hl nel 2024) non hanno fatto altro che seguire dolcemente questo andamento, tenendo quindi il mercato in equilibrio (considerato che circa il 10% della produzione viene impiegato per “usi industriali”).
    Secondo i dati OIV, l’Italia insieme a Spagna, Portogallo e Russia è uno dei mercati che non ha perso terreno nel 2024, con un consumo di 22.4m/hl.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Passiamo all’analisi dei numeri in dettaglio.

    Nel 2024, il consumo di vino nel mondo è calato del 3.3% a 214 m/hl, secondo OIV, ponendosi quindi il 7% sotto la media degli ultimi 5 anni e il 9% sotto la media decennale.
    Il principale mercato restano gli USA, accreditati di 33.3 m/hl. Qui OIV dice -6% su un 2023 che è diventato 35.4. Se leggete il post dell’anno scorso, leggete per il 2023 33.3, il che indicherebbe un dato stabile. Calwine, nel suo rapporto dice che il consumo 2023 di vino è stato di 34.0m/hl, ma per gli anni precedenti ha dei dati completamente diversi da quelli di OIV, visto che si spinge su livelli di 40m/hl (che sembrano un po’ inverosimili).
    OIV mette poi insieme l’Unione Europea (che noi non siamo riusciti a ricomporre con i numeri forniti), dove il consumo è stato di 103.6 milioni di ettolitri (48% del consumo mondiale). Anche qui il calo è del 3% circa sul 2023 e del 5% sugli ultimi 5 anni (un po’ meno di quello mondiale).
    La Francia resta il secondo consumatore al mondo con 23 milioni di ettolitri, -3.6% rispetto al 2023 e -5% rispetto alla media quinquennale. L’Italia resta terza a livello mondiale con un consumo stabile di 22.3 milioni di ettolitri (-4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni). La Germania, terzo mercato europeo, ha un consumo stimato di 17.8 milioni di ettolitri nel 2024 (-3%), mentre la Spagna è stabile poco sotto i 10 milioni di ettolitri.
    Il Regno Unito è il quinto mercato mondiale con un calo dell’1% a 12.6 milioni di ettolitri.
    Esiste poi un dato sulla Russia, piuttosto interessante in quanto non si hanno dati sulle importazioni. OIV dice +2,4% a 1 milioni di ettolitri, quasi il 5% sopra la media quinquennale.
    Abbiamo detto della Cina, dove secondo OIV il consumo è crollato del 19% nel 2024 a 5.5 milioni di ettolitri. Il dato non mi convince affatto nel senso che nel 2024 la Cina ha importato vino per 0.3m/hl in più rispetto all’anno precedente, e quindi a meno di una produzione vinicola in ulteriore crollo (la casellina del rapporto OIV è vuota) penso ci sia qualcosa di strano in questo numero…
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici animati.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Domaine Armand Rousseau – dati di bilancio 2024

    Sottotitolo: il bilancio che non c’è più.
    Circa un anno fa, scaricavo il bilancio 2023 di Armand Rousseau dalla camera di commercio francese. Aperto il file, restavo stupefatto dal fatto che alcune pagine del documento fossero state omesse, in particolare quelle relative al conto economico (vendite, utile operativo e via dicendo, per intenderci). Lascio passare un anno pensando che con i dati del 2024 avrei recuperato anche quelli del 2023 (generalmente si mette anche l’anno precedente) ma qualche giorno fa, con altrettanto stupore vedo che anche nel bilancio 2024 quelle pagine sono state rimosse. Se vi collegate al sito Pappers a questo link, potete vedere anche voi (allego print-screen dentro il post).
    Alcuni numeri ci sono (utile netto – sono obbligati a metterlo perché entra nello stato patrimoniale – , cassa e patrimonio) ma mancano quelli più interessanti, anche se non è difficili immaginarli idealmente in calo nel 2023 e in ripresa nel 2024 ma leggermente sotto il livello del 2021-22.
    Prima di addentrarci nei numeri chiave, mi domando se questa decisione sia stata colpa mia, che ho dato un po’ di pubblicità a questi dati. Se così fosse, I numeri del vino certamente non fornisce un buon servizio oggi, ma Domaine Armand Rousseau fa veramente una brutta figura.
    Passiamo ad analizzare i dati disponibili.

    Domaine AR sembrerebbe avere avuto un 2023 in calo (probabilmente a causa della scarsa vendemmia) con un utile netto a -16% a 6.7 milioni di euro ma un recupero nell’anno fiscale chiuso a luglio 2024, quando il rimbalzo del 15% ha riportato l’utile a quota 7.7 milioni, non distante dai livelli record del 2021-22.
    L’azienda continua a generare cassa in modo copioso, anche se questo non emerge dalla posizione finanziaria netta, che è rimasta nell’intorno dei 40 milioni di cassa (42 nel 2024) in quanto il Domaine ha acquistato delle partecipazioni classificate tra le immobilizzazioni finanziarie, che quindi potrebbero non essere “investimenti della cassa” ma magari altre aziende vinicole: il bilancio nulla dice salvo che questo dato che era di 1 milioni è diventato 4 nel 2023 (+3) e 9 milioni nel 2024 (+5), quindi circa 8 milioni di cassa sono andati a finire dentro lì. Va anche notato che negli ultimi due anni il capitale circolante è cresciuto a 3 milioni di euro con un magazzino che dai tipici 2-2.5 milioni di euro si sta avvicinando ai 3 milioni di euro.
    Bene, non abbiamo molto altro da analizzare, nella speranza di un bilancio 2025 con qualche dato in più!

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    Francia – esportazioni di vino 2024

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Grazie a un colpo di coda nel mese di dicembre (+19%), la Francia è riuscita a limitare a poco più del 2% la contrazione delle sue esportazioni di vino (11.7 miliardi di euro) che altrimenti sarebbe stata nell’ordine del 4%. La ragione di questa accelerazione finale, ben visibile nel grafico sopra, è molto legato all’anticipo delle spedizioni verso gli USA, +22% in novembre e +118% in dicembre, certamente da attribuire al timore che vengano introdotti dei dazi. Quindi meglio spedire vino oggi piuttosto che rischiare di doverci pagare delle tasse aggiuntive domani. È la stessa cosa che sta capitando al nostro export. Nel post di un paio di giorni fa notavamo che l’export verso gli USA è cresciuto in novembre del 17%, un dato piuttosto coerente con quello francese. Chiaramente, più spedizioni oggi (re-stocking) significano meno spedizioni domani (de-stocking), quindi potremmo assistere a una apertura di 2025 difficile nel mercato.
    Ritornando ai numeri, il calo registrato nel 2024 è strettamente legato allo Champagne, -8% (-334 milioni) e in misura minore al Bordeaux, -4% (-87 milioni), mentre sono tornate a crescere le esportazioni di Borgogna. Meno Champagne significa minor prezzo medio, che infatti cala del 3% a fronte di volumi stabili.
    Grafici, tabelle e ulteriori commenti nel resto del post.

    Le esportazioni francesi di vino nel 2024 hanno mostrato una leggera flessione in valore rispetto al 2023, con un calo del 2,4% a 11,66 miliardi di euro. Tuttavia, il volume è aumentato dello 0,8% a 12,78 milioni di ettolitri, invertendo il trend negativo dell’anno precedente. Il prezzo medio è sceso del 3,1% a 912 euro/hl, pur rimanendo su livelli storicamente elevati.
    Lo Champagne ha registrato la performance più debole, con un calo dell’8% in valore a 3.86 miliardi di euro e del 9,7% in volume. Il prezzo medio è quindi aumentato dell’1.9% raggiungendo 3463 euro/hl.
    I vini di Bordeaux hanno visto una diminuzione del 4% in valore e del 4.5% in volume, mentre i vini di Borgogna hanno ripreso a crescere, +9% in valore e +8% in volume.
    Tutti gli altri vini nel 2024 sono rimasti stabili a fronte di un incremento del 2.6% dei volumi e di un calo del 2.3% del prezzo medio di esportazione.
    Come dicevamo, il secondo semestre è stato meglio del primo anche grazie all’accelerazione finale, ma non è stata sufficiente a “pareggiare il confronto con l’Italia che si appresta a chiudere il 2024 con un incremento tra il 4% e il 5%.

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    LVMH divisione vino – risultati 2024

    La divisione vino di LVMH ha archiviato un anno orribile. Le vendite sono calate dell’11% (8% in termini organici), l’utile operativo del 35%. Siamo tornati al 2019 circa come vendite e al 2015 come utili. Il Cognac è andato molto peggio che lo Champagne, sia per perdita di fatturato (-15% rispetto a -8%), ma anche in termini di perdita di margini, tanto che nel 2024 ha guadagnato di più la divisione Champagne/vini che non quella Cognac/spiriti, sia in termini assoluti che relativi. Il secondo semestre è stato anche peggio del primo per il Cognac, un po’ meno peggio per lo Champagne. Ovviamente, i mercati asiatici sono andati peggio di tutti gli altri.
    A guardare bene i dati, LVMH ha anche tagliato gli investimenti nel 2024 rispetto al passato e gli sono esplose le scorte di prodotti, con rilevanti svalutazioni di semilavorati, immaginiamo nel segmento del Cognac.
    Le prospettive non sono buone, soprattutto considerando il tenore solitamente positivo (per quanto mai quantitativo): leggere che bisogna affrontare il 2025 con pragmatismo e attenzione non è bello. A proposito, Moet & Chandon rimpiazzerà Ferrari nelle premiazioni delle gare di formula 1.
    Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata di numeri con tutti i grafici e tabelle allegate.

    Le vendite della divisione sono calate dell’11% a 5.9 miliardi di euro, di cui 3.2 miliardi di euro di Champagne e vini, a loro volta scese dell’8%. Se restringiamo il confronto al secondo semestre, il calo del fatturato è simile, -11% a 3.05 miliardi, ma nella divisione vino e Champagne le cose sono andate un po’ meglio, -5% a 1.8 miliardi di euro.
    I volumi venduti calano del 3% nel 2024, a sottolineare il forte peggioramento anche del prezzo-mix (-8%), a 225 milioni di bottiglie. Di queste, 62 milioni sono Champagne (-7%) e 61 milioni sono vini fermi (stabili). Nel secondo semestre le vendite in volume di Champagne si sono stabilizzate, -1% a 36 milioni, mentre sono calate del 12% quelle dei vini fermi a 30 milioni di bottiglie.
    I margini sono ovviamente in forte contrazione. L’utile operativo crolla da 2.1 a 1.4 miliardi di euro in totale, -36%, con una perdita di margine di quasi 9 punti percentuali, dal 32% al 23%. La divisione Champagne e vini cala di meno, da 1.1 a 766 milioni, -30%, con un margine che passa dal 32% al 24%. Il secondo semestre è stato “drammatico”, con un calo da 1063 milioni a 579 milioni, -45%, e la divisione vino in particolare calata da 618 a 415 milioni di euro.
    Quindi, fatti due conti oggi conta più lo Champagne/vino che il Cognac/spiriti, ribaltando le gerarchie storiche.
    Abbiamo accennato sopra agli investimenti, che sono calati da 538 a 332 milioni, con una quota del 5.7% del fatturato. Va detto che gli investimenti erano stati molto elevati nel 2023… ma comunque sono sotto la media storica del 6.5% circa.

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    Il consumo di alcolici nell’Unione Europea – dati 2019 Eurostat/FranceAgriMer

    Oggi non parliamo specificatamente di vino ma di consumo di bevande alcoliche. La particolarità del post di oggi è il confronto europeo, redatto da Eurostat nel 2019 (quindi pre-Covid) e rielaborato da FranceAgriMer in un bellissimo studio che parla del consumo di bevande in Francia. Nel primo capitolo, viene messa la Francia in un contesto europeo per poi analizzare i consumi domestici, non solo di bevande alcoliche ma anche di bevande analcoliche sia fredde che calde (vedi caffè).
    Dunque, il quadro per l’Italia è in chiaro-scuro, forse più chiaro che scuro. La parte scura è che risultiamo ancora tra i paesi in cui il consumo giornaliero di bevande alcoliche riguarda il 12% della popolazione, contro il 10% della Francia per esempio e una media europea dell’8%. Se però aggiungiamo il consumo settimanale a quello giornaliero, già viaggiamo con il nostro 41% meno distanti dalla media europea del 37% e sotto la Francia, al 44%. Se poi guardiamo all’altra riva del fiume, coloro che non hanno assunto bevande alcoliche negli ultimi 12 mesi (o mai), in quel caso siamo messi meglio di quasi tutti, al 35% contro la media europea del 26% (Francia 23%). Questo delineerebbe un “rischio al ribasso” riguardo all’andamento del consumo di bevande alcoliche un po’ meno negativo che in altri mercati.
    Bene, nel resto del grafico trovate la tabella riassuntiva, i grafici di cui sopra e un ulteriore commento.

    Secondo questa elaborazione di FranceAgriMer sono i paesi scandinavi e la Turchia i paesi con le maggiori percentuali di penetrazione del consumo di bevande alcoliche: solo il 9% dei danesi, il 14% dei turchi, il 16% dei norvegesi e il 18% degli svedesi a non assumere alcol.
    Dall’altro lato, i portoghesi (21%), spagnoli (13%) e gli italiani (12%) sono i cittadini europei che ancora consumano bevande alcoliche tutti i giorni.
    Il consumo settimanale + giornaliero è forse quello più interessante, e vede invece gli olandesi al 55% e i belgi al 51% con di mezzo il Lussemburgo (leggi birra…) in cima alla lista, con la Francia e la Danimarca poco sotto.
    Secondo il rapporto in Italia ci sono il 29% di consumatori di alcol settimanali, mentre il 16% consuma una volta al mese e un altro 8% meno di una volta al mese.
    In confronto in Europa i bevitori giornalieri di bevande alcoliche erano nel 2019 l’8% della popolazione, quelli settimanali il 28%, gli sporadici mensili il 23%, quelli ancora più rari il 14%, gli astemi il 26%.
    Questo tipo di consumo più sporadico ancora (una volta al mese o meno) vede l’Italia sui valori più bassi di tutti insieme all’Olanda (24% e 22% rispettivamente) a segnalare che la tradizione (vino in Italia, birra in Olanda) sono comunque molto radicate. In questo senso la media europea è del 37%.
    Buona consultazione. Di nuovo, il rapporto completo redatto in francese lo trovate qui.

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