Oro di Sicilia, pietra di Carema: i vini che sorprendono a Vinitaly 2025
La 57ª edizione di Vinitaly si è conclusa con oltre 93.000 presenze provenienti da 140 Paesi, confermando che il vino italiano continua a imporsi sulla scena internazionale e ad aprire nuove strade. In un palcoscenico sempre più competitivo – con il 35% degli operatori provenienti dall’estero – la manifestazione ha ribadito il suo ruolo centrale, nel panorama fieristico internazionale di settore.
Vinitaly 2025 – foto 1
La 57ª edizione di Vinitaly sarà ricordata nche come “il Vinitaly dei dazi americani”, annunciati al 20% e capaci di far tremare i polsi ai produttori. Un timore poi attenuato dalla decisione del tycoon statunitense Donald Trump, oggi Presidente degli Stati Uniti, di sospendere l’applicazione per 90 giorni, concedendo un momentaneo sospiro di sollievo.
Vinitaly 2025 – foto 2
L’evento ha offerto anche uno sguardo sulle nuove tendenze: vini no/low alcol, raw wine, vinificazioni in anfora e il debutto di Vinitaly Tourism, format interamente dedicato all’enoturismo. Con il sostegno delle istituzioni a livello nazionale ed europeo, Vinitaly ha confermato il suo ruolo strategico nella promozione del vino italiano nel mondo, affermandosi come un asset cruciale in una fase di profondi cambiamenti.
Vinitaly 2025 – foto 3
Sul piano generale, però, al di là dei proclami ottimistici, il settore attraversa un periodo complesso. Alla contrazione dei consumi si sommano un salutismo talvolta esasperato, l’incognita dei dazi e le nuove norme del cosiddetto “codice della strada salviniano”, che alimentano un clima diffuso di incertezza e preoccupazione, percepibile anche durante la manifestazione veronese. A proposito, i più sarcastici, osservando l’opulenza di certi stand, hanno evocato l’immagine dell’orchestra del Titanic che continua a suonare fino all’ultimo.
Vinitaly 2025 – foto 4
Eppure, al pessimismo dell’intelligenza risponde ogni anno l’ottimismo della volontà – per dirla con Gramsci – che si manifesta nella possibilità, offerta da Vinitaly, di scoprire autentiche perle enologiche e territori ancora capaci di sorprendere. Quest’anno su tutti, la Sicilia, con i suoi bianchi vibranti e intensi, e il Piemonte, rappresentato dalla zona del Carema, dove il Nebbiolo si esprime in perfetta sintonia con un paesaggio scolpito dalla natura.
Vinitaly 2025 – foto 5
Bianchi di Sicilia: terra promessa per i vini bianchi
Nel cuore di una riserva naturale del WWF, a pochi passi dal mare di Mazara del Vallo, sorge Gorghi Tondi: un’azienda siciliana a conduzione familiare guidata con passione da Clara e Annamaria Sala. Qui la viticoltura si intreccia con la bellezza del paesaggio costiero, in un equilibrio tra rispetto dell’ambiente e ricerca della qualità.
Annamaria Sala – Gorghi Tondi
Tra i vini più rappresentativi della tenuta spicca il Rajàh Zibibbo Sicilia DOC 2022, frutto di una vinificazione in secco di uno dei vitigni più aromatici dell’isola. Lo Zibibbo, tradizionalmente usato per vini dolci, rivela in questa versione un profilo sorprendente. L’etichetta con il nautilus richiama il profondo legame con il mare e le antiche radici arabe che hanno portato in Sicilia questo vitigno e un’intera cultura del gusto.
Allo stesso modo, il Kheirè 2023 Grillo Riserva Sicilia DOC biologico rappresenta un’altra espressione identitaria del territorio. Il suo nome – che in greco antico significa “benvenuto” – evoca l’ospitalità isolana e le stratificazioni storiche che arricchiscono la viticoltura siciliana. Ottenuto da una selezione delle migliori uve Grillo, affinate in parte in barrique di rovere francese, questo bianco biologico unisce struttura e longevità a una spiccata eleganza marina, con un finale lievemente salino che ricorda la brezza mediterranea.
Sul versante sul versante sud-est dell’Etna, le Tenute Nicosia con l’Etna Bianco DOC “Contrada Monte Gorna” 2020, (carricante 80% – catarratto 20%) rendono omaggio all’anima più autentica della viticoltura etnea. È il primo vino dell’azienda a riportare in etichetta il nome della contrada d’origine, a testimonianza di un forte legame con il territorio.
Graziano Nicosia – tenute Nicosia
Dopo un anno in rovere francese e ulteriori 12 mesi di affinamento in bottiglia, si presenta al calice con una personalità complessa e affascinante. Nasce a 750 metri sul livello del mare, in un contesto che regala profondità e grande prospettiva evolutiva.
Il percorso virtuoso della cantina prosegue con il sorprendente metodo classico Sosta Tre Santi Carricante 60 mesi a conferma che l’Etna possa affermarsi come zona fortemente vocata alla spumantistica, senza imitare altri territori. Il carricante, con la sua acidità naturale e l’intrigante profilo aromatico si presta benissimo alla spumantizzazione e ai lunghi affinamenti.
Mentre sul versante nord dell’Etna, nel territorio di Castiglione di Sicilia, prende forma il progetto vitivinicolo di Tenute Bosco, realtà condotta da Sofia Ponzini e dalla sua famiglia. Un lavoro iniziato nel 2010 con il recupero di antiche vigne tra le contrade di Piano dei Daini a Solicchiata e Santo Spirito a Passopisciaro, oggi cuore pulsante di una produzione che racconta con autenticità la montagna vulcanica e il suo paesaggio straordinario.
Sofia Ponzini – Tenute Bosco
Etna Bianco Vico 2021 rappresenta una delle espressioni più eleganti e complesse dell’azienda. Ottenuto da sole uve carricante, provenienti dal vigneto impiantato nel 2013 nella tenuta di Piano dei Daini, è un vino capace di trasmettere la finezza aromatica e la tensione minerale proprie di questo angolo d’Etna. Con il Vico, Tenute Bosco firma un Etna Bianco DOC capace di raccontare, con precisione e carattere, l’anima bianca del vulcano.
Fondata nel 1875 da Vito Curatolo, la cantina Curatolo Arini rappresenta una delle realtà storiche più significative della viticoltura siciliana. La scelta di costruire la cantina nel cuore dei vigneti di famiglia, nella parte più occidentale dell’isola, nasce dal desiderio di dare forma a un progetto ambizioso: produrre Marsala di qualità, capaci di parlare al mondo.
Alexandra Curatolo – Curatolo Arini
Il nome dell’azienda unisce quello di Vito a quello della madre, Arini, mentre l’identità visiva si lega all’opera dell’architetto Ernesto Basile, padre del Liberty siciliano, a cui fu affidata la creazione della prima etichetta, segno grafico ancora oggi in uso. Accanto ai Marsala, celebri per eleganza e finezza, la cantina propone una gamma di vini monovarietali dal carattere nitido e mediterraneo, pensati per accompagnare la tavola con naturalezza e versatilità.
Alexandra Curatolo – Curatolo Arini
Tra i vini più interessanti, spiccano il il Catarratto 2024 vino contemporaneo e di estrema bevibilità e La Gagliardetta 2023, un bianco ottenuto da uve zibibbo coltivate nei pressi di Camporeale, su colline ben esposte al sole e influenzate dalla vicinanza del mare. Un vino raffinato e versatile, capace di raccontare la Sicilia attraverso ogni sorso. A margine anche un sorprendente Grillo 2017, ancora oggi in splendida forma.
Nel cuore del territorio marsalese, tra colline esposte al sole e accarezzate dai venti marini si trova Baglio Oro. Fondata nel 2008 da Francesco Laudicina e dal cognato Michele Cottone, la cantina sorge dove un tempo si trovavano gli antichi poderi di famiglia, in Contrada Perino. Tra le espressioni più significative di grecanico in purezza dell’intera Sicilia spicca il Kiggiari Terre Siciliane IGT 2024, le cui uve sono coltivate nella zona di Paceco. È un bianco dal profilo fresco e sapido, vinificato in acciaio per esaltarne la fragranza e la purezza.
Più strutturato e complesso è invece il Grillo Sicilia DOC Aralto Riserva 2023, frutto della selezione delle migliori uve grillo coltivate nei vigneti di Marsala. Dopo la vinificazione in acciaio, il vino affina in parte in tonneau di rovere francese e in parte in acciaio, sviluppando una personalità avvolgente e armoniosa.
Nelle campagne di Alcamo, cuore della Sicilia occidentale, la cantina Tonnino porta avanti una visione agricola che unisce sapienza contadina e sperimentazione. Una viticoltura che nasce negli anni Cinquanta sulle colline tra Alcamo e la valle del Belice e che oggi si sviluppa su oltre 120 ettari di vigneti coltivati secondo criteri biologici e pratiche di agricoltura sostenibile.
La forza di questa terra e la cura meticolosa della vigna trovano una delle loro espressioni più nitide nel Tonnino Pinot Grigio Terre Siciliane IGP 2024. Prodotto nella zona di Calatafimi, questo bianco da uve 100% pinot grigio mostra quanto anche varietà internazionali possano raccontare il territorio in modo autentico. Il suolo, profondo e ricco di sostanza organica, unito al clima ventoso e all’escursione termica delle colline belicine, restituisce un vino dal profilo limpido, fresco e floreale. A completare il racconto degli ottimi bianchi firmati Tonnino, il Costa del Pero Grillo 2024 che incarna con eleganza l’anima autoctona della Sicilia.
Carema: sintonia tra pietra, cielo e il carattere del Nebbiolo
Incastonato tra le ultime propaggini piemontesi e il confine con la Valle d’Aosta, il piccolo comune di Carema custodisce uno dei paesaggi vitati più sorprendenti dell’intero arco alpino. Qui il nebbiolo si arrampica su terrazzamenti vertiginosi, sostenuti da muraglioni a secco e pilastri conici in pietra e calce – i celebri pilun – che danno origine a un sistema di coltivazione unico, definito topia nel dialetto locale. Non solo scenografia: queste strutture assorbono calore durante il giorno e lo rilasciano di notte, contribuendo a mitigare le escursioni termiche tipiche della zona.
Roberta Bonin – Cantina dei produttori Nebbiolo di Carema
È in questo anfiteatro morenico, modellato nei secoli dalla fatica dei viticoltori, che nasce il Carema DOC, vino di montagna dal carattere forte e raffinato. A tutelarne la storia e l’identità è, dal 1960, la Cantina dei Produttori Nebbiolo di Carema, una cooperativa nata dalla volontà di dieci viticoltori e oggi composta da oltre cento soci, di cui circa settanta attivi nella coltivazione. Piccoli produttori part-time, custodi di un paesaggio fragile e straordinario.
La superficie vitata, di circa 15 ettari, si estende tra i 300 e i 650 metri di altitudine, su pendii scoscesi affacciati sulla Dora Baltea. Il microclima è fresco ma soleggiato, ventilato dai venti del nord e mitigato dall’esposizione ottimale. I suoli, di origine morenica, donano ai vini energia, finezza e una straordinaria identità territoriale.
Il cuore della produzione è rappresentato da due etichette di assoluto rilievo: Carema DOC 2021 e Carema Riserva DOC 2020, entrambi ottenuti da nebbiolo in purezza. Due interpretazioni che confermano come anche fuori dalle Langhe questo vitigno possa esprimersi con profondità, longevità e un’eleganza rara.
Il Carema (etichetta nera) affina per almeno due anni, con un passaggio minimo di dodici mesi in botti grandi di rovere o castagno: il risultato è un rosso slanciato, vibrante, dalla trama tannica fine e da una freschezza che invita al ritorno. Il Carema Riserva (etichetta bianca) matura invece per almeno tre anni, di cui diciotto mesi in legno: qui il nebbiolo si fa più profondo, avvolgente, con profumi caldi di spezie, agrumi canditi e sottobosco, e un sorso ampio, armonico, di grande equilibrio.
Sono vini che non temono confronti con i più celebrati Barolo e Barbaresco, come conferma l’assaggio di uno strepitoso Carema Riserva DOC 2016,anzi, si distinguono per personalità e per un legame autentico con un terroir aspro e affascinante. Due grandi rossi di montagna che meritano attenzione, rispetto e un posto d’onore nella memoria di chi li assaggia.
Le foto relative a Vinitaly 2025 (copertina e foto da 1 a 5) sono state tratte dalla pagina Facebook di Vinitaly. LEGGI TUTTO