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    Gruppo Italiano Vini (GIV) – risultati 2023

    Gruppo Italiano Vini ha registrato un calo delle vendite ma un leggero miglioramento dei margini nel corso del 2023. Le vendite di 435 milioni di euro sono in calo del 7% a livello consolidato. Di questo calo il 4% è relativo allo spostamento della distribuzione di Cavicchioli da GIV alla casa madre, talchè la riduzione di fatturato sarebbe state del 3% “a parità di perimetro”. I margini restano su livelli molto bassi (6% EBITDA, 3% EBIT), soprattutto per un’azienda di questa dimensione e con questo grado di integrazione verticale (oltre 1600 ettari tra affitto e proprietà), anche se migliorano leggermente nel 2023 e il bilancio resta comunque in leggero utile. La struttura finanziaria resta sostanzialmente stabile. L’indebitamento sale da 110 a 114 milioni di euro, pur non avendo pagato alcun dividendo agli azionisti e avendo investito meno dell’anno precedente, a causa dell’incremento del magazzino. Le prospettive per il 2024 non sono rosee. Il consiglio di amministrazione parla di un ulteriore anno di consolidamento per il 2024 con risparmi di costo da reinvestire in attività di marketing… in altre parole, non bisogna attendersi miglioramenti significativi per quest’anno. Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e tabelle.

    Le vendite sono scese del 7% a 435 milioni di euro, di cui 95 milioni in Italia, -11%, e 340 milioni all’estero, -5%. Come accennavo sopra circa 17.5 milioni del calo di 31 milioni sono da attribuire allo spostamento della distribuzione di Cavicchioli a Cantine Riunite & CIV, la controllante di GIV. Senza questo, il fatturato sarebbe calato del 2.9%.
    I margini sono in leggero miglioramento, dal 5% al 6% a livello di EBITDA, che in valore assoluto passa da 23 a 25 milioni di euro, grazie alla riduzione del peso degli acquisti e dei servizi, parzialmente compensata dalla crescita dei costi del personale (nonostante una piccola riduzione dell’organico). Con ammortamenti stabili l’utile operativo cresce da 10 a 12 milioni di euro, +20%, per un margine che passa dal 2.2% al 2.8%. Purtroppo gli oneri finanziari crescono da 3 a 6 milioni di euro e insieme a tasse leggermente più alte e maggiori utili delle minoranze, l’utile netto scende da 4.5 a 3.3 milioni di euro. Per un’azienda che genera oltre 400 milioni di fatturato, stiamo parlando di un bilancio “in pareggio”.
    La struttura finanziaria non cambia. Nonostante investimenti molto limitati (8 milioni, quindi il 2% del fatturato, e soltanto i due terzi degli ammortamenti che sono 12 milioni – a indicare quindi un calo rispetto al passato) e nessun dividendo pagato al socio CR/CIV, l’indebitamento sale da 110 a 114 milioni di euro, con un rapporto sul MOL che passa da 4.8 a 4.5 volte. La ragione del leggero incremento del debito è la forte crescita del magazzino che passa da 144 a 155 milioni di euro.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Gruppo Italiano Vini (GIV) – risultati 2022

    Presentiamo oggi I dati 2022 di GIV presi dal bilancio consolidato. Si tratta ovviamente un anno di recupero per la principale azienda vinicola italiana per fatturato (per ora visto che Argea+Zaccagnini sarà molto vicina nel 2023), come ovviamente c’era da aspettarsi: le vendite crescono dell’8% a 466 milioni di euro. Restiamo però ancora una volta un po’ delusi dal fatto che l’andamento in Italia sia stato marcatamente negativo (-6%) rispetto a quanto fatto vedere dai principali concorrenti del gruppo, spiegato nella relazione degli amministratori con un andamento non positivo nella GDO. I margini migliorano rispetto al 2021, nonostante un aggravio delle spese per la materia prima: ricordiamo che GIV acquista parte delle proprie materie prime (vino) dalla controllata Cantine Riunite/CIV, “a condizioni normali di mercato” secondo il bilancio. Nel dettaglio, l’EBITDA torna al 5% delle vendite (6% medio nei 5 anni pre Covid) e l’utile netto chiude a 5 milioni, ancora largamente sotto alla media pre Covid (7 milioni circa). L’indebitamento si riduce leggermente, passando da 113 a 100 milioni di euro. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite sono cresciute dell’8% a 466 milioni di euro, con un incremento del fatturato estero del 13% a 359 milioni di euro e un calo dell’attività italiana del 6% a 108 milioni di euro.
    I costi di acquisto delle materie sono in crescita dal 60% al 61% del fatturato e sono compensati da un calo delle spese per servizi, mentre i costi del personale tornano sui livelli pre-Covid nel 2022. Alla fine il margine operativo lordo (EBITDA) sale da 18 a 23 milioni, +25%, con un margine che passa dal 4.3% al 4.9%. Il tutto si confronta con un valore assoluto nel 2019 di 21 milioni di euro e un margine del 5.2%.
    Gli ammortamenti e gli oneri finanziari aumentano leggermente (nonostante l’incremento dei tassi GIV paga un tasso medio piuttosto contenuto circa l’1.9%), mentre sono terminati gli sgravi fiscali che avevano aiutato l’utile nel 2021 e quindi la riga finale del bilancio chiude a 4.8 milioni di euro, contro oltre 8 dell’anno scorso.
    Dal punto di vista finanziario l’indebitamento che era sceso fortemente nel 2021 segna un ulteriore leggero progresso di 3 milioni nel 2022 a 110 milioni di euro, nonostante la normalizzazione del capitale circolante (114 milioni contro 107 del 2021).
    Vi ho aggiunto un grafico che mostra l’andamento GIV contro campione Mediobanca delle vendite tra il 2005 e il 2021, che mostra lo “scollamento” tra GIV e il settore vinicolo italiano nell’ultimo decennio.

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