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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento febbraio 2025

    di Marco Baccaglio
    Le esportazioni italiane si mantengono in equilibrio in febbraio (613 milioni), con un dato stabile che però nasconde un forte squilibrio geografico: da una parte gli USA hanno continuato a farsi spedire vino (+22%) in anticipazione della potenziale (e reale) introduzione di maggiori dazi, tutto il resto del mercato messo insieme è calato con la Russia osservato speciale in negativo dopo esserlo stato in positivo l’anno scorso. Volendo fare un calcolo dell’andamento al netto di questi due mercati in forte oscillazione, potremmo calcolare in calo nel “mondo ex Russia e USA” del 2.5%, da 441 a 429 milioni di euro. Osservando le diverse categorie, potremmo dire che sono gli spumanti quelli dove l’impatto americano è più marcato (+43%), considerando anche la bassa stagionalità del periodo. Due considerazioni finali: primo, allargando lo sguardo ai 12 mesi, siamo a +4% per 8.2 miliardi, senza gli USA saremmo a +1.3% (5.98 miliardi), quindi direi non male visto il periodo. Secondo, curiosando a quello che succede in Francia, sui primi 2 mesi le loro esportazioni erano in calo dell’1% a 1572 milioni, mentre nel primo trimestre sono migliorati, chiudendo con un +2%, anche loro con un febbraio peggiore di gennaio ma un rimbalzo in marzo.
    Passiamo all’analisi dei dati in dettaglio con tutti i grafici e le tabelle.

    Nel mese di febbraio 2025, le esportazioni di vino sono stabili a 613 milioni di euro, che combinato con l’incremento del 7% di gennaio porta il saldo del bimestre a +4% rispetto al 2024. Il dato annualizzato (ultimi 12 mesi) tocca quota 8.2 miliardi di euro (+4%).
    I volumi sono invece già in calo. A febbraio sono stati esportati 1.63 milioni di ettolitri, -5%, il che porta il bimestre a 3.2 milioni di ettolitri, -2%. Ne consegue un incremento del prezzo medio di esportazione, che sale a 3,75 a febbraio (+6%) e 3,76 €/litro nel bimestre (+5%)
    Il dato di febbraio è influenzato dal calo della categoria dei vini sfusi (e mosti), che scende del 10%, compensato dall’incremento del 4% a 172 milioni di euro dei vini spumanti. Sono invece stabili le esportazioni dei vini imbottigliati a 407 milioni di euro.
    Come dicevamo nell’introduzione, forti divergenze tra i diversi mercati. Gli Stati Uniti a febbraio crescono del +22% (173 milioni), addirittura accelerando leggermente rispetto a gennaio. Il dato mensile americano è compensato evidentemente da tutto il resto. Se la Germania rimane stabile (90 milioni), il Regno Unito è in calo (56 milioni, -6%), così come la Francia e la Svezia, per quanto il dato più “eclatante” sia la marcia indietro della Russia che vedete già ben visibile sul dato annuale. In Febbraio la Russia cala del 60%, il dato annuo sugli ultimi 12 mesi indica 204 milioni, ancora +11% sui 12 mesi precedenti, ma si sono già persi 27 milioni dalla fine dell’anno scorso.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Corea – importazioni di vino – aggiornamento 2024

    Le importazioni di vino in Corea subiscono un ulteriore calo del 9% nel 2024, da 468 a 427 milioni di euro. Il grafico degli ultimi anni è pericolosamente simile a quello delle importazioni cinesi di vino traslato indietro di 5-6 anni e i due paesi non sono distanti né geograficamente né per abitudini storiche. La Corea è però un mercato più ricco. Importa vino a 8 euro al litro, contro i 5 della Cina e ha un PIL pro-capite quasi triplo. In questo senso possiamo immaginare che l’andamento (e il potenziale) siano diversi. Un dato che mette qualche dubbio è quello dei volumi, che sono rapidamente saliti da 0.4 milioni di ettolitri nel 2019 a 0.7-0.8 nel biennio 2021-22, il che lascerebbe intendere che ci possa essere stato un eccesso di spedizioni da smaltire, che ha riportato il volume importato a 0.5 milioni di ettolitri nel 2024. Tutto questo per dire che l’impressione tra il calo cinese e quello coreano sono diverse e probabilmente i “fondamentali” del mercato coreano sono più solidi di quelli cinesi.
    Il mercato è ovviamente dominato dalla Francia (38% del totale) e fortemente orientato verso i vini spumanti (20% del totale, con la Francia a rappresentare quasi l’80% della categoria). Maggiori dettagli con grafici e tabelle nel resto del post.

    Le importazioni di vino in Corea del Sud calano del 9% nel 2024 a 427 milioni di euro, che diventa un -5% se consideriamo la svalutazione della valuta locale del 4% (già era successo nel 2023).
    Di questi, 324 milioni sono di vino fermo in bottiglia, -8% nel 2024. La categoria è dominata dalla Francia (93 milioni, -15%), seguita a sorpresa dagli USA (65 milioni, -7%) e poi viene l’Italia con 48 milioni di euro e un calo del 9%.
    La categoria degli spumanti subisce un calo più marcato, -13% a 85 milioni di euro, ma il grafico allegato vi mostra “da dove veniamo”, ossia il fortissimo incremento degli ultimi anni. La Francia ha il 78% delle importazioni, con 66 milioni e un calo del 15%, mentre lo spumante italiano è a 9 milioni di euro e un calo del 12%.
    Mettendo tutto insieme, la Francia continua a dominare con 162 milioni di euro ma un calo del 14%, con 86mila ettolitri di spedizioni. Gli USA sono secondi nel mercato come da qualche anno a questa parte con 71 milioni di euro, -6%, mentre l’Italia è il terzo esportatore con 57 milioni e un calo vicino al 10%.
    Se guardiamo la graduatoria dei volumi, a guidare sono i cileni con 106mila ettolitri, seguiti da Spagna e Francia con 90 e 86mila ettolitri. L’Italia è il quarto esportatore per volumi con 78mila ettolitri.

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    I consumi di vino nel mondo – aggiornamento 2024 OIV

    Mettiamo oggi in linea I nuovi dati di OIV sul consumo mondiale di vino, che è stimato in calo di circa il 3% nel 2024 (214 m/hl), principalmente a causa dell’andamento negativo in alcuni paesi quali gli USA (-6%), la Francia (-4%) e (poteva non mancare?) la Cina per la quale OIV stima un calo del 19% dei consumi. Ora, quando leggete questi dati dovete tenere conto di un paio di questioni: primo, i consumi sono sempre una stima e per alcuni mercati questa stima è ancora più vaga. OIV ha le sue fonti e quando non le ha fa il suo calcolo (produzione+import-export = consumo). Quindi non dovete stupirvi se i dati sono modificati anche per il passato, perlomeno dal 2022 in avanti, e questo lo vedete soprattutto sul dato americano.
    Tornando ai nostri dati, la conclusione e ovvia: il consumo di vino ha preso a calare dal 2017 a questa parte e anche il 2024 si è posto sulla medesima linea. La superficie vitata mondiale (7.1m/ha) e la produzione mondiale di vino (227m/hl nel 2024) non hanno fatto altro che seguire dolcemente questo andamento, tenendo quindi il mercato in equilibrio (considerato che circa il 10% della produzione viene impiegato per “usi industriali”).
    Secondo i dati OIV, l’Italia insieme a Spagna, Portogallo e Russia è uno dei mercati che non ha perso terreno nel 2024, con un consumo di 22.4m/hl.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Passiamo all’analisi dei numeri in dettaglio.

    Nel 2024, il consumo di vino nel mondo è calato del 3.3% a 214 m/hl, secondo OIV, ponendosi quindi il 7% sotto la media degli ultimi 5 anni e il 9% sotto la media decennale.
    Il principale mercato restano gli USA, accreditati di 33.3 m/hl. Qui OIV dice -6% su un 2023 che è diventato 35.4. Se leggete il post dell’anno scorso, leggete per il 2023 33.3, il che indicherebbe un dato stabile. Calwine, nel suo rapporto dice che il consumo 2023 di vino è stato di 34.0m/hl, ma per gli anni precedenti ha dei dati completamente diversi da quelli di OIV, visto che si spinge su livelli di 40m/hl (che sembrano un po’ inverosimili).
    OIV mette poi insieme l’Unione Europea (che noi non siamo riusciti a ricomporre con i numeri forniti), dove il consumo è stato di 103.6 milioni di ettolitri (48% del consumo mondiale). Anche qui il calo è del 3% circa sul 2023 e del 5% sugli ultimi 5 anni (un po’ meno di quello mondiale).
    La Francia resta il secondo consumatore al mondo con 23 milioni di ettolitri, -3.6% rispetto al 2023 e -5% rispetto alla media quinquennale. L’Italia resta terza a livello mondiale con un consumo stabile di 22.3 milioni di ettolitri (-4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni). La Germania, terzo mercato europeo, ha un consumo stimato di 17.8 milioni di ettolitri nel 2024 (-3%), mentre la Spagna è stabile poco sotto i 10 milioni di ettolitri.
    Il Regno Unito è il quinto mercato mondiale con un calo dell’1% a 12.6 milioni di ettolitri.
    Esiste poi un dato sulla Russia, piuttosto interessante in quanto non si hanno dati sulle importazioni. OIV dice +2,4% a 1 milioni di ettolitri, quasi il 5% sopra la media quinquennale.
    Abbiamo detto della Cina, dove secondo OIV il consumo è crollato del 19% nel 2024 a 5.5 milioni di ettolitri. Il dato non mi convince affatto nel senso che nel 2024 la Cina ha importato vino per 0.3m/hl in più rispetto all’anno precedente, e quindi a meno di una produzione vinicola in ulteriore crollo (la casellina del rapporto OIV è vuota) penso ci sia qualcosa di strano in questo numero…
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici animati.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Cina – importazioni di vino 2024

    La riapertura dei confini cinesi ai vini australiani è stata la determinante dell’andamento delle importazioni cinesi di vino. Se da una parte i paesi occidentali hanno subito un ulteriore calo che li allontana ancora di più dai livelli record del 2017, il ritorno dei vini australiani, nel 2024 in cima alla classifica, ha portato tutto il mercato a crescere. Infatti le importazioni di vino in Cina sono cresciute da 1.1 a 1.5 miliardi di euro, +37%, con un volume stimato tornato a 2.8 milioni di ettolitri, +14%. Per intenderci nel 2017 i cinesi avevano importato vino per 2.5 miliardi di euro e 7.5 milioni di ettolitri, quindi siamo comunque a poco più di un terzo del volume e al 60% del valore record.
    L’Italia viaggia laconicamente sulla soglia dei 100 milioni di euro, quasi un quinto della Francia, superata dal Cile (che mantiene la leadership assoluta nei volumi) e dall’Australia. Con l’Australia guadagna anche la Nuova Zelanda, pur mantenendo un ruolo marginale.
    Nel seguito del post tutte le tabelle e un commento dettagliato.

    La Cina ha importato vino per 1.47 miliardi di euro, +37% rispetto a 1.07 miliardi, tutto generato dalla riapertura all’Australia, passata da 3 a 543 milioni di euro, dopo un digiuno durato tre anni (2022-23-24 cumulato 55 milioni di euro), con 786mila ettolitri (2022-23-24 cumulato 127mila ettolitri).
    La Francia perde dunque la leadership del mercato, segnando un altro calo del 12% a 456 milioni di euro, per un volume esportato di 520mila ettolitri, -18%, segnando dunque un incremento del prezzo medio di esportazione del 6%.
    Nonostante un calo del 20%, il Cile resta il terzo esportatore in Cina di vino, con 165 milioni di euro e 940mila ettolitri di esportazioni, in calo del 15%. Anche in questo caso il prezzo medio cresce dunque del 5% circa.
    L’Italia cala un po’ meno, -10% a 97 milioni di euro, con un volume di esportazione che riteniamo stabile (anche se alcuni siti internet dicono in calo del 30%).
    Vengono poi gli USA (che se le cose vanno avanti così il prossimo anno scompaiono), e gli spagnoli con esportazioni di poco meno di 50 milioni di euro. Ci sono poi i neozelandesi che migliorano le loro performance con un incremento del 18% a 31 milioni di euro.
    Vi lascio alle tabelle (che senza l’intelligenza artificiale non sarei riuscito a ricostruire…)

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    Importazioni di vino in Italia – aggiornamento 2024

    Le importazioni italiane di vino stanno gradualmente cambiando faccia. Lo si vede molto bene anche dai dati 2024, che evidenziano un incremento dell’import del 3% a 592 milioni. Il dato dei volumi è molto forte (+45% a 3.1 milioni di ettolitri) e probabilmente fuorviante, rispetto a quello che vedo “sotto i dati”, essendo molto legato ai volumi di vino sfuso importato, che a sua volta si livella in base all’andamento delle nostre vendemmie (quando abbiamo poco vino dobbiamo importarne di più).
    Il vero fattore di cambiamento va cercato nelle importazioni di vino fermo in bottiglia, che ormai da diversi anni crescono costantemente, guidate ovviamente dai prodotti francesi. Nel 2024, abbiamo importato 129 milioni di euro di vino in bottiglia, 81 dalla Francia, 49 dal resto del mondo, Portogallo, Spagna e Germania principalmente. Come si è visto per tanti mercati, è stato invece un anno negativo per lo Champagne anche in Italia, con le importazioni di spumanti francesi calate da 350 a 300 milioni di euro. Se sommate questi 300 milioni, altri 10 di altri spumanti e i 129 dei vini in bottiglia arrivate a 440 milioni, che sono le vere importazioni di prodotto finito del nostro paese. Nel 2019 erano 264, il che ci fornisce diversi spunti di discussione!
    Nel resto del post trovate tabelle e ulteriori grafici.

    Le importazioni di vino in Italia sono cresciute del 3% a 592 milioni di euro. Di queste, 129 milioni sono di vino in bottiglia (+11%), 107 milioni sono di vino sfuso (+51%) e 312 milioni sono di vini spumanti. Il volume di vino importato è stato di 3 milioni di ettolitri.
    Il principale fornitore è la Francia, in calo del 7% a 398 milioni di euro, essenzialmente a causa della riduzione dei vini spumanti (312 milioni, -14%), mentre i vini in bottiglia crescono da 71 a 81 milioni di euro (+14%).
    La Spagna è il nostro secondo fornitore con 134 milioni di euro, +41%, essenzialmente relativi ai vini sfusi, 84 milioni, +44%.
    Tutti gli altri paesi hanno un export verso l’Italia marginale, da intorno a 10 milioni di euro in giù.
    Secondo UNComtrade, dei 3 milioni di ettolitri importato, 2.4 milioni vengono dalla Spagna, 370mila dalla Francia, 133mila dal Cile – e questa è una novità – e 25-30mila ciascuno da Portogallo, Austria e Germania.

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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, primo trimestre 2025

    Ricevo e analizzo a stretto giro i dati di vendita di vino nella GDO come sempre cortesemente forniti da Circana. Il primo (e secondo) trimestre sono usualmente i periodi meno importanti per le vendite di vino e sono tipicamente influenzati dalla tempistica ballerina delle vacanze Pasquali, che fornisce certamente un impulso ai consumi. Nel periodo gennaio-marzo 2025 le vendite sono calate dell’1% a 702 milioni (vino fermo + spumante + Champagne), dopo il calo dell’1.5% del quarto trimestre 2024, a causa di un forte calo dei volumi acquistati (-3.5%, -4% per il vino fermo soltanto). Gli spumanti sono di nuovo un po’ meglio dei vini fermi (+2% contro -2%), i bianchi e i rosati sono meglio dei vini rossi, mentre più sorprendente è il calo dei vini DOC (-3.4%), cui fa da contraltare un andamento migliore per i vini IGT, che costano mediamente il 35% in meno… e che rappresentano quindi un segno molto tangibile del taglio della spesa dei consumatori.
    Bene (anzi male), tutti i dati con tabelle e grafici (sempre base 2019, dal prossimo trimestre cambierò…) e ulteriori commenti all’interno del post.

    Nel primo trimestre 2025 si sono venduti vini per 1.73 milioni di ettolitri nella GDO italiana, -3.5% sul primo trimestre 2024, di cui 1.52 milioni di vino fermo (-4%), 210 mila ettolitri di vini spumanti (+2%) e 1.7 mila di Champagne (+20%).
    In termini di valore, stiamo parlando di 702 milioni di euro, -0.9%, di cui 548 milioni di vino fermo (-2%), 145 milioni di spumante (+2%) e 9 milioni di euro di Champagne (+25%). Ne consegue un prezzo medio di vendita di 4 euro al litro nel trimestre, +3% (ma +8% rispetto al medesimo periodo del 2023).
    Dicevamo sopra del “trading down”. I vini DOC stanno ripiegando, come vedete bene dai grafici allegati, a favore dei vini IGT ed è tutta una questione di prezzo. Per i vini DOC i prezzi sono cresciuti del 4% in un anno e del 7% in 2 anni, quelli dei vini IGT sono stabili (-0.1%) negli ultimi 12 mesi e +3% in due anni e sono oggi il 35% più bassi dei vini DOC, il che probabilmente fa la differenza di questi tempi. Quindi nel primo trimestre +1.6% per i vini IGT (156 milioni), -3.4% per i vini DOC (295 milioni).
    I vini rossi continuano a calare, anche in uno dei periodi migliori per questo tipo di vino (insieme al quarto trimestre). Nel periodo, le vendite calano del 3% a 301 milioni di euro, quando i vini rosati e bianchi sono all’incirca stabili (247 milioni combinati).
    Nel segmento degli spumanti va notato il risultato molto positivo per i metodo classico (+10%, 26 milioni) e quello molto negativo – visti gli andamenti recenti – dei vini Charmat secchi, stabili a 108 milioni di euro.

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    Svizzera – importazioni di vino – aggiornamento 2024

    Nonostante il cambio forte con il franco svizzero che vale più dell’euro e che si è rivalutato di un ulteriore 2% in media, le importazioni di vino della Svizzera hanno segnato il passo nel 2024, mostrando un calo del 7% a 1.2 miliardi di euro (-9% in franchi a 1125 milioni). A farne le spese, anche vista la base di comparazione particolarmente difficile dopo un periodo post Covid eccezionale, sono stati i vini francesi, tornati su un livello molto simile al valore dei prodotti italiani, che comunque hanno subito un leggero calo. Con Francia e Italia che si spartiscono il 75% delle importazioni in parti esattamente uguali il discorso è praticamente chiuso, salvo farvi notare che nessuno degli altri esportatori rilevanti, Spagna e Portogallo in primis, ha avuto un dato positivo. I volumi calano un po’ meno, -3% a 1.63 milioni di ettolitri, ovviamente considerando che la Francia è quella con i prezzi più elevati. Sono proprio gli spumanti francesi giù del 20% a rappresentare il più significativo calo all’interno delle categorie.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri con tutte le tabelle allegate, che potete trovare in formato testo nella sezione Solonumeri.

    Le importazioni svizzere di vino calano del 7% a 1181 milioni di euro, con volumi scesi del 3% a 1.63 milioni di ettolitri, per un prezzo medio di importazione di 7.03 euro al litro, in calo quindi del 4%. In Franchi Svizzeri (media 0.9526 contro l’Euro la variazione è del -9%).
    La Francia resta davanti all’Italia per un pelo, con 442 milioni di euro, -12%, di cui 284 milioni sono vini fermi in bottiglia, -7%, 29 milioni sono vini fermi sfusi, -11% e 129 milioni sono vini spumanti, -21%.
    L’Italia cala soltanto del 3% (441 milioni) e ha dati meno negativi in tutte le categorie. Restiamo davanti ai francesi (come nel passato) sui vini fermi, -2% a 328 milioni rispetto alla categoria in calo del 5% a 873 milioni, -1% sui vini sfusi a 27 milioni, su una categoria in calo del 4%, e -7% nei vini spumanti che si fermano a 81 milioni. Curiosamente la nostra categoria più performante è stata in Svizzera quella che è andata peggio.
    La Spagna è il terzo esportatore di una certa rilevanza in Svizzera, ma con un valore meno di un terzo rispetto a Francia e Italia. Nel 2024 le esportazioni sono calate del 5% a 131 milioni di euro, soprattutto determinata dai vini fermi, visto che gli spumanti sono soltanto 7 milioni di euro.
    Dicevamo dei volumi, dove l’Italia ha un primato incontestabile con 700mila ettolitri nel 2024 (-2%), doppio della Francia a 357mila (-5%). La Spagna con 271mila ettolitri (-9%), completa il quadro dei paesi dei quali dobbiamo parlare.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2023

    [PS su suggerimento di un lettore ho fatto mettere alcuni grassetti nel testo dall’intelligenza artificiale, lasciando il mio testo invariato]
    L’evoluzione del mercato tedesco delle bevande alcoliche ha mostrato un significativo deterioramento nel 2023, secondo i dati recentemente comunicati dal Deutsches Weininstitut GmbH nel suo rapporto annuale. Il consumo di bevande alcoliche è calato del 4% rispetto al 2022, toccando quota 115 litri pro-capite, con soltanto vini spumanti e superalcolici virtualmente stabili e perdite importanti sia per il vino fermo che per la birra.
    Un aspetto importante da considerare è che i vini italiani si stanno facendo valere, all’interno di un consumo di vini esteri in calo leggermente meno marcato rispetto a quelli locali. Questi ultimi sono molto esposti al segmento dei bianchi, che stranamente non guadagna terreno in Germania. Più nel dettaglio, il vino italiano rappresenta il 18% del volume consumato e il 19% del valore, ben oltre l’11% dei vini francesi e spagnoli. Inoltre, la vendita attraverso la distribuzione moderna (discount e GDO) comincia a perdere quota a favore del segmento online e della vendita diretta.

    Analisi dettagliata dei dati principali

    Il consumo di bevande alcoliche cala da 120 a 115 litri pro-capite, calcolato su una popolazione di circa 83 milioni di tedeschi.
    Di questi:

    88 litri sono birra (-4% sul 2023 e -12% rispetto al pre-Covid 2019).
    19 litri sono vino (-5% sull’anno scorso), ma stabile rispetto agli anni precedenti, quando oscillava tra 20 e 21 litri pro-capite.
    3,2 litri di vino spumante, dato invariato rispetto all’anno scorso.
    5,1 litri di superalcolici, sostanzialmente stabili (-2%, ma potrebbe essere un arrotondamento).

    Il consumo di vino locale cala del 7% a 8 litri pro-capite, mentre quello di vino estero perde il 2-3% a 11 litri pro-capite. Complessivamente, si stima un consumo totale di circa 16 milioni di ettolitri (19 litri per 83 milioni di persone).

    Consumo per colore

    La ripartizione del consumo per colore è invariata rispetto all’anno scorso:

    40,6% bianco
    12,9% rosato (in lieve crescita rispetto al 12,6% del 2022)
    46,5% rosso (era 46,9%)

    Per i vini tedeschi nello specifico:

    59% bianco (era 58,6%)
    29,8% rosso (era 30,3%)
    11,2% rosato

    Evoluzione dei canali di vendita

    Il canale online è in crescita: passa dall’11% al 13% del totale (includendo anche le quote della GDO).
    I discount (37%) e la GDO (27%) mostrano un leggero calo.
    La vendita diretta guadagna un punto percentuale arrivando al 10%, sebbene alcuni dati possano essere soggetti ad arrotondamenti.

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