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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – primo semestre 2020

    Ritorniamo sull’export dei primi 6 mesi con due ordini di dati: 1) le esportazioni classificate secondo il metodo ATECO e suddivise per regione (di origine dell’esportatore e non di origine del vino, ricordatevi!); 2) le esportazioni per tipologia di vino, limitatamente alle tipologie che vengono rilevate, alcune anche con una declinazione regionale (ricordate: questi dati si riferiscono soltanto ai dati relativi al vino imbottigliato). I dati li conoscete bene: calano del 3.5% le esportazioni di vino in bottiglia, mentre la classificazione ATECO registra un andamento leggermente meno negativo del capitolo 2204 di ISTAT, -3.4% contro -4.1%, sempre parlando di euro. Quello che noterete è un andamento migliore per i DOC e gli IGP rispetto ai vini varietali e da tavola, in particolare per i vini bianchi DOC. Dal punto di vista dell’industria vinicola regionale il Piemonte mostra un calo più limitato di quello delle aziende venete e toscane, ma i dati migliori sono quelli registrati dalle aziende del Trentino Alto Adige, dell’Emilia Romagna e della Sicilia (tra le regioni comunque rilevanti). Passiamo ai grafici e al commento dei dati.

    Partiamo dai dati ATECO. Dato nazionale -3.4% nel semestre, le regioni “secondarie” sono in discesa del 5%, quindi più della media, le regioni “importanti” hanno cali leggermente meno marcati. Il Veneto è perfettamente in media a -3.6%, la Toscana leggermente sotto -4.2%, il Piemonte leggermente meglio -2.1%, il Trentino Alto Adige addirittura positivo, +1%. Tra i dati negativi più significativi, il calo del 18% della Lombardia salta all’occhio, oltre al -16% del Friuli Venezia Giulia. Tra i dati positivi “di peso”, vi segnalo il +3% dell’Emilia Romagna e il +7% della Sicilia.
    Nel secondo “taglio” sui vini in bottiglia il calo nazionale è molto simile a -3.5%. I DOP che sono più della metà scendono del 3.0%, gli IGT dell’1.6% mentre a perdere più quota sono i vini da tavola, -6%. Torna il segnale positivo sui bianchi DOC del Trentino Alto Adige, +7%, mentre non ci sono dati positivi tra i rossi DOP, per quanto i DOC piemontesi sono giù soltanto dell’1%. Nei vini IGT succede il contrario, meglio gli IGT rossi di quelli bianchi (+3% e -13% rispettivamente).
    Vi lascio alle tabelle.
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    Francia – esportazioni di vino – primo semestre 2020

    I francesi hanno fatto un vero e proprio buco nel primo semestre del 2020. Le esportazioni di vino calano del 21%, la performance peggiore tra i grandi paesi esportatori (vi ricordo: Italia -4%, Spagna -7%), frutto di un andamento molto negativo in aprile e maggio, i mesi del lockdown, quando l’andamento è stato fortemente negativo (-36/37%). La Francia ha già fornito luglio 2020, che segna ancora un calo del 9%, ma comunque in graduale riassorbimento. Per la prima volta da qualche anno a questa parte cala anche il prezzo medio delle esporazioni, il vero storico punto forte della Francia. È dovuto alla combinazione del calo del prezzo medio del Bordeaux e del peggiore “mix” delle esportazioni  con lo Champagne giù del 30%. Passiamo ai dati.

    Le esportazioni di vino francesi scendono del 21% a 3.7 miliardi di euro, fatto di un calo del 10% dei volumi a 6.3 milioni di ettolitri e di un peggioramento del 12% del mix, sceso a 587 euro per ettolitro.
    La categoria più debole è quella dello Champagne, in calo del 30% si a valore (876 milioni) che a volume (309mila ettolitri), quindi con un prezzo medio di esportazioni rimasto stabile a 28 euro al litro. Lo Champagne ovviamente paga il suo posizionamento nel segmento del “lusso” e la preponderante quota di vendita nel canale Ho.Re.Ca.
    Anche per il Bordeaux le cose non sono andate per il verso giusto: le esportazioni sono calate del 32% a 765 milioni con un calo del volume del 14% a 722mila ettolitri. Si salvano, per così dire, i vini di Borgogna, -12% a 414 milioni di euro, per un volume calato del 5%.
    Per noi italiani, il riferimento come ho sempre scritto dovrebbe essere a “tutto il resto” della Francia perchè con un prezzo di export di 3.3 euro al litro, è lì che noi ci confrontiamo. Anche in questo “subsegmento” da 5 milioni di ettolitri nel semestre (sui 6.3 totali, -8%), i vini francesi calano del 10% a 1.65 miliardi di euro, quindi peggio di noi.
    Se poi allarghiamo il confronto al totale la differenza è importante ed evidenziata dal grafico che vi riporta le due serie su base annua a una base comune di 100 a giugno 2017 e vi fa vedere come si sono mosse. Come è successo nelle precedenti crisi, i vini francesi calano in modo più marcato, mentre il vino italiano è più “resistente”. In questi 6 mesi, la distanza tra Italia e Francia è calata da 3.3 miliardi di euro (9.78 miliardi per la Francia contro 6.43 miliardi per l’Italia a fine 2019) a 2.5 miliardi (8.8 miliardi contro 6.3 miliardi).
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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo semestre 2020

    Come accennavamo un paio di giorni fa, la combinazione di esposizione geografica (Regno Unito) e tipologia di consumo/posizionamento (ristorazione e bar più importanti nel mix di vendite) hanno creato delle condizioni difficili per i nostri spumanti, che sono calati dell’8% a 631 milioni di euro. Anche se i dati negativi sono negativi e basta, bisogna però considerare il contesto e anche cosa hanno fatto gli altri grandi paesi esportatori di spumanti: la Spagna è calata del 15% (rispetto a dati non eccitanti come lo sono stati i nostri nel recente passato), mentre in Francia lo Champagne ha subito un calo a dir poco fragoroso (-30%) e gli altri vini spumanti sono comunque calati dell’11%. Il nostro cavallo di battaglia, il Prosecco, resta in crescita nella maggior parte dei mercati. Il -4% del primo semestre sconta la debolezza nel Regno Unito. Passiamo ai dati.

    Le esportazioni di spumante calano del 12% in giugno a 102 milioni, il che porta il saldo del primo semestre a -8% (631 milioni) e quello degli ultimi 12 mesi a 1531 milioni (-1%).
    I volumi cominciano a dare qualche segnale di cedimento (-7% in giugno) in un contesto di eccezionale positività nonostante il virus. Nei 6 mesi abbiamo esportato 1.8 milioni di ettolitri di spumante, il 3% in più dello scorso anno. Ne consegue che nel primo semestre il nostro prezzo medio di esportazione è calato del 10% a 3.45 euro.
    Dal punto di vista geografico, i nostri mercati chiave restano gli USA e il Regno Unito, che cubano il 50% delle esportazioni del primo semestre, con andamenti molto diversi: ancora in leggera crescita in America, +2%, in calo del 20% nel Regno Unito. Abbiamo poi una serie di mercati piuttosto importanti, i principali europei (Germania, Francia, Svizzera, paesi nordici, Russia) e il Giappone, dove il saldo del semestre è circa -2% (tutti insieme 197 milioni contro 201 del primo semestre 2019. Il diavolo si nasconde poi nella “coda lunga” di tutto il resto del mondo (quindi tutti quelli fuori dalla “top 10”), dove le esportazioni sono calate del 13%, da 154 a 134 milioni di euro.
    Passando alle categorie, il Prosecco cala del 4% da 458 a 440 milioni di euro nel semestre. Di questi 18 milioni, 14 milioni sono persi nel Regno Unito, da 130 a 114 milioni, dunque -11%. Il repentino indebolimento in giugno del mercato americano ha portato però anche a un -2% a fine semestre in USA, mentre restano stupefacenti i dati di vendita nel mercato francese (terzo mercato per importanza). Sono stabili le esportazioni in Germania, quarto mercato per il Prosecco.
    In chiusura una nota sui dati molto positivi dell’Asti, cresciuto dell’8% a 46 milioni di euro nel semestre, come sempre con una forte volatilità tra mercati. A questo giro, è il +150% in USA a determinare l’incremento del dato totale. “tutti gli altri spumanti DOP” sembrano ormai una categoria in via di estinzione (nel senso che resteranno Trento e Franciacorta probabilmente), con un calo del 38% nel semestre, presumibilmente assorbito dalle altre categorie.
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento primo semestre 2020

    Dopo il tonfo di Maggio (-24%) le esportazioni di vino italiano riportano un ulteriore calo del 4% in giugno. Il quadro dei primi 5 mesi dunque non si aggrava ulteriormente, anche grazie a una base di confronto molto meno sfidante (giugno 2019 segno un calo dell’8%, contro il +6% di maggio). Il dato finale secondo ISTAT è di esportazioni in calo del 4.1% a 2892 milioni di euro. Due sono le aree di debolezza che si possono riscontrare in questi dati: primo, l’andamento in alcuni paesi dell’Europa continentale; secondo, i vini spumanti che dopo aver “guidato” la crescita del nostro export stanno calando più velocemente (-8%) a causa della loro maggiore esposizione al canale della ristorazione, al consumo nei bar e, geograficamente, all’area del Regno Unito. Dando un piccolo sguardo fuori dai confini, non ci dobbiamo però lamentare. Se è vero che gli spagnoli sono andati più o meno come noi, è vero anche che i francesi hanno fatto un vero e proprio buco, con un calo del 21% delle loro esportazioni, che sarà oggetto di commento in un post dei prossimi giorni. Passiamo a commentare i dati.

    Giugno chiude con un calo del 4.3% a 459 milioni di euro, che si compone di un -2.6% per il vino in bottiglia a 323 milioni, un calo del 12% dei vini spumanti a 102 milioni e un incremento dell’8% delle esportazioni di vini sfusi e altro a 35 milioni. I volumi nel mese sono stati stabili a 1.6 milioni di ettolitri, con un bilanciamento tra un incremento del 2% dei vini fermi e un calo del 7% dei vini spumanti.
    A livello semestrale come abbiamo detto il calo è quasi uguale, 4.1%, con gli spumanti in calo del 7.6% (631 milioni) e i vini fermi in bottiglia a -3.5%, 2039 milioni. Come vedete dalla tabella riassuntiva, a livello annuo il primo semestre 2020 si è “mangiato” l’incremento del secondo semestre 2019.
    Geograficamente la situazione è molto variegata, essendo guidata da differenti tempistiche di diffusione del virus ma anche diverso tipo di esposizione ai prodotti italiani. Sono dunque molto deboli mercati come il Regno Unito, la Svizzera e la Francia (-10/12%) dove i nostri spumanti sono importanti, vanno meglio paesi più esposti al “basso di gamma” come la Germania o gli USA (rispettivamente stabile e -2%), ci sono poi alcune eccezioni positive come l’Olanda (ipotizzo per nuovi canali di esportazione dall’Olanda stessa) o il Canada (+3%, il migliore tra i mercati di peso) o i paesi scandinavi, dove il virus ha attecchito con meno vigore.
    Degli spumanti parliamo in dettaglio martedì, ma è evidente a spiegare questo maggior calo sicuramente va sottolineato l’esposizione al Regno Unito (il 22% del totale contro l’8% per i vini fermi in bottiglia), il cui calo da solo spiega 4 dei quasi 8 punti di calo delle esportazioni semestrali.
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    Nuova Zelanda – produzione e consumo di vino – aggiornamento 2020

    I super organizzati neozelandesi continuano a espandere il loro potenziale produttivo piantando in proporzioni 60/40 Sauvignon Blanc e qualche altro vitigno (Pinot Nero, Grigio e Chardonnay, a occhio). Il problema è che il lor è un piccolo mercato, e soprattutto non cresce più. Il grafico qui sopra è molto eloquente. Nel 2019/20 2.9 milioni di ettolitri dei 3.0-3.3 prodotti (2019 e 2020 rispettivamente) sono usciti dai confini. I neozelandesi non mostrano particolare attenzione al vino in genere, mantenendo un consumo pro-capite di 18.3 litri, in calo rispetto agli oltre 20 litri che abbiamo censito negli scorsi anni. E intanto le aziende, anche grazie alla graduale svalutazione del cambio, aumentano le loro dimensioni e i loro incasso. Con 56 ettari vitati per azienda vinicola, la Nuova Zelanda è veramente “Nuova” sotto questo punto di vista. Passiamo a commentare qualche dato.

    Una azienda in più rispetto allo scorso anno, quasi tutte con vigneto. 56 ettari per vigneto da 55 dello scorso anno, che producono mediamente oltre 100 quintali di uva per ettaro, per la precisione 114 nel 2020, che “valgono” 189 dollari neozelandesi ciascuno.
    Tutti numeri molto positivi, che nel 2020 sono ancora migliori con 3.3 milioni di ettolitri prodotti, +11% rispetto al 2019 e di fatto il livello più elevato degli ultimi anni.
    Numeri che però si scaricano sui mercati esteri. Le esportazioni in volume sfiorano quota 2.9 milioni di ettolitri e superano 1.9 miliardi di dollari locali, con una crescita del 5-6% rispetto al 2019/20, nonostante l’ultima parte del periodo (che chiude giugno) sia stato impattato dal COVID.
    Il mercato locale resta infatti piuttosto asfittico. 18 litri pro-capite, in calo sui 19 del 2019 e dai 21 del 2015. Solo 500mila ettolitri di vino venduto nel mercato locale, stabile o in leggero calo negli anni. E non si tratta di preferenza per prodotti esteri, perchè anche i consumi di vino estero non decollano.
    La base ampelografica cresce ancora, toccando quota 40mila ettari, dai 39mila dello scorso anno. Quasi 1000 ettari in più di cui 555 sono di Sauvignon Blanc, che rappresenta il 63% del totale. Includendo gli altri 4 principali vitigni (Pinot Nero, 14%, Chardonnay 8%, Pinot Grigio 6% e Merlot 4%) arriviamo ben sopra al 90% del totale: molto focalizzati e non sui vitigni “ovvii” internazionali, che sono il Cabernet Sauvignon (solo 219 ettari) e lo Chardonnay (3222 ettari, ma residuali rispetto al Sauvignon blanc).
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    Spagna – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2020

    La Spagna è il primo esportatore che analizziamo sui primi 6 mesi dell’anno. I dati, ovviamente negativi, sono di difficile lettura con una forte volatilità tra i diversi mercati. Nel caso della Spagna, intorno a questo -7% che non sembra così negativo ma che si confronta con un 2019 già negativo, ci sono alcune sorprese come il +10% registrato nel Regno Unito e il +35% dei Paesi Bassi che si mischiano con il crollo del 15% nel mercato americano e del 40% in quello cinese. Nei numeri generali questi 6 mesi hanno cancellato i progressi fatti nei 5 anni precedenti dal vino spagnolo e sembrano ben più gravi dell’andamento italiano, che fino a fine maggio registrava un calo contenuto al 4%. Non saremo molto distanti. L’analisi per categoria conferma invece come gli spumanti, più legati alle occasioni di consumo fuori casa sono stati più colpiti rispetto ai vini fermi. Passiamo all’analisi dei dati.

    Le esportazioni spagnole scendono del 6.7% nei primi 6 mesi 2020 a 1218 milioni di euro, dopo aver già subito un robusto calo (-9%) nei primi mesi del 2019. Con un volume sceso dell’111% a 9.8 milioni di ettolitri, il prezzo medio di vendita (che resta il più basso tra tutti i principali paesi esportatori) risale leggermente da 1.18 a 1.24 euro al litro (+5%).
    Come accennavamo sopra, i vini fermi in bottiglia sono scesi del 5% a 773 milioni, gli sfusi e le categorie speciali sono anche loro calati della stessa percentuale a 279 milioni di euro, mentre per gli spumanti c’è stato un tracollo del 15%, per 166 milioni di euro.
    Per quanto riguarda i principali mercati, la Germania è stabile a 166 milioni di euro (ma era scesa in modo molto marcato nel 2018) e il Regno Unito cresce del 10% a 141 milioni di euro e torna ad essere il secondo mercato del vino spagnolo (come sempre è stato).
    Gli USA diventano il terzo mercato nel 2020 (erano il secondo l’anno scorso) con un calo del 15% a 124m milioni, mentre la Francia scende del 10% a 120 milioni. Sotto la volatilità cresce ulteriormente: abbiamo detto del +35% dell’Olanda, ora quinto mercato, mentre la Cina passa da 63 a 37 milioni, dal quinto mercato all’undicesimo posto.
    Se guardiamo in particolare gli spumanti, gli USA restano il primo mercato ma calano del 24% a 23 milioni, mentre Germania e Belgio scendono del 6% e 19% ed entrambi totalizzano 20 milioni.
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    Cina – importazioni di vino 2019 e primo semestre 2020

    Non so se cominciare dalla fine (primi 6 mesi 2020) o dall’inizio (2019), ma fa poca differenza. Le importazioni di vino in Cina sono crollate del 31% nei primi 6 mesi del 2020 per le ovvie ragioni legate al COVID, ma il commento non sarebbe stato molto diverso se ci fossimo occupati delle importazioni 2019, che sono pur sempre calate del 9%. E il segno non sarebbe stato diverso neppure nel 2018, quando la correzione è iniziata. La Cina sta passando dunque da grande promessa che ha riempito pagine di commenti e proposte a un vero e proprio grattacapo. Non tanto per l’Italia, che in Cina non ha in verità mai sfondato, ma per i francesi, che nel 2019 hanno perso la leadership a favore degli australiani, causa un crollo del 30% delle esportazioni. Va detto che nel 2020 non hanno da sorridere nemmeno i nostri amici australiani, anzi: pur mantenendosi meglio della media siamo sempre a -21% e la Cina è molto più importante per gli australiani che non per i francesi o per noi italiani. Comunque, restiamo a questi dati che purtroppo sto pubblicando in ritardo un po’ per colpa mia e un po’ per i ritardi sui databasi liberi (UN Comtrade non ha ancora inserito il 2019 della Cina…).

    Le importazioni di vino in Cina nel 2019 sono calate del 9% a 2.2 miliardi di euro, riducendo drasticamente il ritmo di crescita quinquennale al 14%. La categoria chiave dei vini fermi in bottiglia segue lo stesso andamento, mentre per gli spumanti le cose vanno meglio (+2%), ma come sapete sono una categoria decisamente residuale (71 milioni di euro in tutto).
    In termini di volume, la Cina ha importato 6.1 milioni di ettolitri di vino nel 2019, in calo del 10% sul 2018.
    La leadership nel mercato passa dai francesi agli australiani. Infatti l’Australia in un mercato calante nel 2019 è cresciuta comunque del 17% a 773 milioni di euro, con 1.5 milioni di ettolitri (come il Cile e la Francia).
    La Francia ha invece subito un calo del 31% a 628 milioni di euro, mentre è quasi stabile il Cile (-3% a 309 milioni).
    L’Italia viene al numero 4 nel mercato con un -2% e 140 milioni, davanti alla Spagna che invece è calata del 10% a 130 milioni.
    L’aggiornamento dei primi 6 mesi del 2020 è molto negativo. Le importazioni totali sono crollate del 31% da 1075 milioni a 755 milioni. Dal 2020 anche l’Australia ha invertito la rotta, anche se ha mantenuto un calo più moderato, -21% a 288 milioni, e soprattutto ha ulteriormente allargato il gap con la Francia, il cui export crolla del 36% a 198 milioni. Il dato italiano dice -29% a 51 milioni, quindi in linea con il calo generale.
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