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    Ai “100 Custodi per 100 Vitigni” il Premio OIV 2025

    Fa sempre piacere quando un il valore di un lavoro di ricerca meritevole di attenzione (e di imitazione) viene riconosciuto dalle più alte sfere del settore. Se poi i premiati sono eccellenti professionisti del mondo del vino, nonché amici di lunga data, fa ancora più piacere rilanciare la notizia. Perciò, complimenti agli inarrestabili, instancabili cercatori dei vitigni perduto del G.R.A.S.P.O. Con la loro ultima fatica editoriale “100 Custodi per 100 Vitigni – La Biodiversità Viticola in Italia” hanno conquistato l’Award 2025 nella categoria “ Viticoltura “ dell’O.I.V. Di seguito l’annuncio ufficiale:“100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia, il libro di G.R.A.S.P.O. che racconta le più belle storie di conservazione del nostro originale patrimonio ampelografico, ha conquistato l’Award 2025 nella categoria “ Viticoltura “ del prestigioso concorso internazionale promosso dall’O.I.V.( International Organisation of Vine and Wine) – una vera e propria ONU del vino. OIV Awards rappresenta quindi il massimo riconoscimento a livello internazionale ai lavori scientifici presentati nelle diverse categorie.La Giuria dei Premi OIV, composta da esperti dei paesi membri, ha decretato i vincitori, basando le proprie decisioni sulle valutazioni fornite dai lettori di tutto il mondo. L’eccellenza scientifica e tecnica sono al centro del processo di selezione, garantendo che vengano premiate solo le opere di altissima qualità.Un prestigioso premio quindi che arricchisce di ulteriore valore il lavoro di G.R.A.S.P.O. (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e Preservazione dell’Originalità Viticola), giovane ma dinamica Associazione Veronese che si occupa della tutela a livello mondiale dei vitigni rari.“100 custodi per 100 vitigni, la Biodiversità Viticola in Italia – spiega Aldo Lorenzoni fondatore di GRASPO e coautore del libro – apre una finestra importante e mette in risalto i tanti testimoni della ricca Biodiversità viticola dell’Italia in un viaggio ideale dalla Valle D’Aosta all’Etna. Racconti dove forse per la prima volta accanto all’identificazione, alla storia, alle caratteristiche del vitigno e del vino vengono valorizzate le persone, che chiamiamo custodi. Una esperienza di oltre 100.000 chilometri in tanti territori italiani, incontrando tantissimi produttori, eseguendo numerosissimi prelievi di materiale vegetale per stabilire l’identità dei vitigni, scoprendo ad oggi 15 nuove varietà di uva e realizzando solo nell’ultima vendemmia oltre 100 microvinificazioni. Un viaggio ricco di  storie originali spesso caratterizzate da autentico eroismo ma anche un racconto di quanto istituzioni, centri di ricerca ed ampelografi di tutta Italia hanno fatto per identificare e preservare questi vitigni.”Un testo organizzato anche in capitoli territoriali cercando di contestualizzare dove possibile aziende e cultivar nei relativi territori, finalizzato comunque a far conoscere per ogni vitigno a rischio estinzione incontrato nel percorso di ricerca, la persona o l’azienda che di questo vitigno è diventata custode.“Fortemente convinti che la vera sostenibilità in vigna parte dalla tutela e dalla salvaguardia della biodiversità viticola di ogni territorio – continua Lorenzoni – abbiamo inoltre inserito nel testo anche alcune storie di sindaci, di piccole comunità, di associazioni ed aziende che condividendo questo nostro pensiero hanno collettivamente e concretamente contribuito alla salvaguardia della biodiversità viticola locale anche tutelando vecchie vigne, storici sistemi di allevamento ed ancestrali pratiche agricole.”“Il più grande vantaggio competitivo del vino italiano prodotto con uve autoctone è che nessun altro può imitarlo e produrlo, sottolinea Monica Larner, notissima firma italiana per Robert Parker Wine Advocate, nella sua autorevole presentazione del libro – L’importanza della diversità genetica assume una dimensione maggiore mentre affrontiamo il cambiamento climatico e discutiamo di protocolli per la sostenibilità. Nascosto da qualche parte tra i vasti vigneti d’Italia c’è un’uva più adatta a resistere alla siccità, al caldo, all’umidità o qualunque altra sfida possa presentarsi”.Il premio sarà consegnato nell’ambito della cerimonia ufficiale dell’OIV Awards il prossimo 21 ottobre presso la nuova sede dell’OIV a Digione in Francia.  LEGGI TUTTO

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    5StarWines – riparte il concorso enologico internazionale

    Anno nuovo, nuove sfide. Anche di carattere competitivo. Sono infatti aperte le iscrizioni all’edizione 2025 di 5StarWines – the Book, l’ ormai famoso evento di selezione enologica che si svolge ogni anno a Verona, in preparazione al Vinitaly, la più importante fiera internazionale del vino al mondo. Giunto alla sua 9ª edizione, il concorso prevede anche quest’anno la partecipazione di una prestigiosa giuria internazionale, formata da esperti di fama internazionali e Masters of Wine, che degusteranno alla cieca oltre 2.300 campioni di vini provenienti dall’Italia e dall’estero. I risultati finali saranno raccolti nel libro “5StarWines 2025”, che offre ai produttori uno strumento unico per raggiungere un pubblico globale di acquirenti e professionisti del settore, e ai consumatori una guida autorevole per trovare i migliori vini del momento. La guida – la prima a essere promossa da una fiera internazionale – , è nata con l’obiettivo di offrire alle aziende selezionate un efficace strumento promozionale e di marketing; per questo viene pubblicato in italiano e in inglese, per essere diffuso in occasione delle principali fiere in Italia e all’estero, oltre che in degustazioni e masterclass rivolte ai professionisti del settore. “5StarWines- the Book” riporta tutti i vini selezionati che ricevono un punteggio pari o superiore a 90/100 durante i tre giorni di degustazione alla cieca da parte dei Panel di giurati. All’interno del Libro, una pagina è dedicata a ogni vino selezionato completo di foto, informazioni sulla cantina, partitura e note di degustazione in inglese scritte dal panel.A questa pagina le istruzioni per iscrivere i propri vini al concorso enologico. LEGGI TUTTO

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    DOC Monreale, il vigneto di Palermo scommette sul futuro

    La DOC Monreale vara un nuovo disciplinare di produzione (che punta tutte le sue carte sulle uve autoctone), mentre si confronta con i principali attori delle molte realtà del suo territorio, alla ricerca di sinergie in grado di far quadrare il cerchio tra promozione e valorizzazione dei prodotti enogastronomici e di quelli ambientali e culturali. Riceviamo e volentieri rilanciamo il loro ultimo comunicato: “DOC Monreale,il vigneto di Palermo scommette sul futuroNon un semplice progetto legato al mondo della vitivinicoltura, bensì un percorso di crescita complessivo che strizza l’occhio all’esperienza dell’enoturismo e ai luoghi della cultura e dell’arte: c’è questo alla base dell’evento promosso dalla DOC Monreale lo scorso 1° ottobre negli spazi dell’Orto Botanico di Palermo, realizzato in partenariato con la CIA Sicilia Occidentale  nell’ambito della misura, PSR Sicilia 2014-2022, Sottomisura 3.2 dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura. Una giornata di dialogo e confronto per esplorare la denominazione più estesa della provincia tra accordi strategici, un rinnovato Disciplinare di produzione e una pregiata Carta dei Vini.Alessandro di Camporeale, Case Alte, Feudo Disisa, Marchesi de Gregorio, Porta del Vento, Principe di Corleone, Sallier de La Tour e Terre di Gratia sono oggi le aziende aderenti a un progetto guidato dal Consorzio di tutela dei vini DOC Monreale e dal suo C.dA., presieduto da Mario Di Lorenzo e mirato a diventare un punto di riferimento per tutti i produttori  che, condividendo uno standard  qualitativo dei vini, possano insieme presentarsi alla ristorazione qualificata, ai consumatori e winelover,  al sistema turistico e a  tutti gli attori che – tra pubblico e privato – vogliono fare rete e condividere le giuste azioni di promozione e sviluppo che possono accrescere il valore dell’esperienza offerta e l’attrattività della destinazione.Dai vigneti alla tavola, un’associazione di idee, di valori e di bellezza che non intende però fermarsi al calice: il vino come elemento di complicità con altri tesori della città di Palermo e la sua provincia, ereditati dall’incontro di culture ed esistenze del passato. Da Monreale e Cefalù, da Solunto e Cefalàdiana: i gioielli arabo-normanni, le aree archeologiche, i musei sparsi nella provincia sono l’anima di un territorio che guarda più che mai a inedite sinergie, rientrando in un’esplicita prospettiva di valorizzazione enoturistica della DOC Monreale.Vertici del Consorzio e produttori hanno contestualmente approfondito i valori distintivi di un tessuto produttivo dove si riconferma l’impegno per l’eccellenza con l’entrata in vigore del nuovo disciplinare, volto a valorizzare i vitigni più identitari della DOC e potenziare la verticalizzazione e specializzazione produttiva delle aziende  puntando su tre vitigni tanto identitari quanto contemporanei: gli autoctoni Catarratto e Perricone, e il Syrah, “il più siciliano degli internazionali”, come sottolineato dal sommelier Andrea Amadei, ospite d’eccezione dell’incontro.Nel dettaglio, il disciplinare stabilisce: Monreale Bianco, che prevede un minimo del 60% di Catarratto, integrato da Inzolia fino al 40%; Monreale Rosso, compreso il Riserva, richiedente almeno il 60% di Perricone, accompagnato da Calabrese o Nero d’Avola; Monreale Rosato che segue la stessa composizione del rosso, con il Perricone al 60% e il Calabrese o Nero d’Avola a completare; infine Monreale Syrah, nelle versioni rosato o riserva, che impone un minimo dell’85% di Syrah. Per mantenere alti i livelli qualitativi, la resa delle uve non dovrà superare il 70%. I vini rossi Riserva, in particolare, devono essere invecchiati per almeno 24 mesi.Esito di interpretazioni e cicli di lavorazione differenti, sono queste le varietà chiamate a rappresentare l’areale a sud della città di Palermo che si spinge sino a Corleone e Roccamena, entra nell’alto Belìce con i comuni di Camporeale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Piana degli Albanesi e Santa Cristina Gela. Territori di media e alta collina, con suoli prevalentemente argillosi e di medio impasto (ma talvolta anche sabbiosi e con molto scheletro), pendenze e microclimi in grado di diversificare notevolmente, sulla stessa varietà coltivata, i vini oggi prodotti.Una viticoltura di qualità e stili produttivi differenziati da cantina a cantina che il celebre sommelier, ha selezionato e reso protagonisti di una masterclass di alta gamma, per condividere le specificità espressive gusto-olfattive di ciascun vino proposto e la straordinaria rappresentatività varietale. Otto le etichette proposte in degustazione, e che rientrano tra le sedici inserite nella Carta dei Vini della DOC Monreale, capaci di incarnare al meglio il vigneto di Palermo e appannaggio dei suoi ristoratori.“Scommettiamo sul futuro investendo in radici, terroir, ristorazione qualificata, beni culturali. – sottolinea Mario Di Lorenzo – Le cantine del Consorzio si trovano a pochi chilometri da Palermo; siamo circondati da paesaggi incontaminati, bellezze senza tempo, comunità che profumano di genuinità. Oggi più che mai dobbiamo fare squadra, lavorare all’unisono per potenziare l’identità di un territorio di grande respiro, da riscoprire dentro e fuori i nostri calici”.Il Consorzio di Tutela della DOC Monreale nel segno della rinascita, tradizioni e opportunità al centro di un incontro ambizioso che celebra le infinite sfumature della Sicilia. All’evento hanno preso parte anche i rappresentanti del mondo della cultura, di istituzioni regionali e locali, tra cui il Direttore del Parco Archeologico di Monte Iato, Himera e Solunto Arch. Domenico Targia, il Dirigente Dott. Vincenzo Pernice del Vivaio F. Paulsen dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura e il Sindaco di Monreale, Alberto Arcidiacono.” LEGGI TUTTO

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    Da Nord a Sud, la voce di alcuni Consorzi sulla vendemmia 2024

    E’ già tempo di vendemmia, in questo problematico 2024. Ecco allora una veloce carrellata delle situazioni vitivinicole di alcune regioni italiane. Riceviamo e rilanciamo (il grassetto è nostro, n.d.r.)ANTONIO RALLO, PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA VINI DOC SICILIA”Confermiamo le previsioni annunciate nei giorni precedenti l’avvio della vendemmia, in Sicilia la qualità delle uve è eccellente. La siccità e le temperature più elevate della media hanno generato un sostanziale anticipo dell’inizio della vendemmia. Si prospetta una notevole flessione della quantità prodotta (rispetto alla media dei 5 anni precedenti) che si attesterà sui moderati volumi dello scorso anno”.VITALIANO MACCARIO, PRESIDENTE DEL CONSORZIO BARBERA D’ASTI E VINI DEL MONFERRATO“A livello quantitativo e qualitativo le aspettative per la vendemmia 2024 sono buone, non ci sono stati eventi particolarmente impattanti in quest’annata, fatto salvo un aumento della piovosità che ha intaccato tutto il Nord Italia. L’abbassamento delle temperature in corrispondenza dei mesi di fioritura ha ritardato leggermente la data di inizio vendemmia, che è prevista per le prime settimane di settembre per le uve a bacca bianca per poi passare alla raccolta di uve rosse verso la seconda metà del mese di settembre. Un ottimo risultato che possiamo confermare arrivi anche dall’oculato e corretto approccio delle nostre aziende dal punto di vista dei trattamenti fitosanitari”.MASSIMO SEPIACCI, PRESIDENTE DI UMBRIA TOP“La vendemmia 2024 in Umbria si prospetta buona per quantità e qualità. Del resto, la regione è caratterizzata da un clima continentale con influenze mediterranee: le estati calde e gli inverni freddi, insieme alle colline ben ventilate, creano condizioni ideali per la viticoltura. Sebbene le aree con terreno argilloso soffrano un po’ meno il caldo, rispetto alle aree con terreno sabbioso, la qualità delle uve sarà fortemente influenzata dalle condizioni climatiche estive, perché le piante potrebbero risentire, se dovesse continuare così, della siccità e del caldo che sta contraddistinguendo la stagione in corso. Come elemento a favore sulla resa qualitativa dell’annata in corso, lasciano sicuramente ben sperare l’assenza di elementi patogeni. Si confida quindi in qualche pioggia estiva, ma al momento non si prevede un anticipo sostanziale delle fasi di raccolta”.RAFFAELE LIBRANDI, PRESIDENTE DEL CONSORZIO DI TUTELA VINI DOC CIRÒ E MELISSAQuest’anno i produttori del Consorzio Cirò e Melissa sono fiduciosi per la buona riuscita della vendemmia 2024, in quanto lo stato fitosanitario dei vigneti è ottimo, non si sono sviluppate malattie che hanno intaccato il raccolto. Il lavoro di cura meticolosa portato avanti dai produttori nei mesi precedenti la raccolta per sopperire alla carenza idrica ha portato a risultati soddisfacenti.Rispetto allo scorso anno abbiamo iniziato con la vendemmia dei vitigni internazionali con un anticipo di quindici giorni, di conseguenza i grappoli sono leggermente più piccoli rispetto alla media; tuttavia, la quantità di uva è superiore al 2023 e ci aspettiamo un raccolto con alti standard qualitativi”. LEGGI TUTTO

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    Gli spumanti Trentodoc e l’effetto kokumi

    Kokumi è un termine giapponese che significa “ricco di sapore”, una caratteristica che una recente ricerca della Fondazione E.Mach (FEM) ha permesso di attribuire ai vini bianchi e agli spumanti Trentodoc. Si tratta di una nuova classe di composti naturali, finora inesplorati, che possono contribuire a modulare il sapore dei vini stessi. I risultati di questo studio sono stati presentati nei giorni scorsi a Davis, in California, nell’ambito della tredicesima edizione di “In Vino Analytica Scientia 2024”, il più importante convegno mondiale enologico che ogni due anni riunisce i migliori scienziati del settore da tutto il mondo. Quest’anno erano presenti oltre 150 delegati in rappresentanza di 15 paesi diversi.Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato ufficiale: (il grassetto è nostro, n.d.r)“Nei vini bianchi esiste un effetto “kokumi” (dal giapponese, koku – ricco e mi – sapore), ossia il vino contiene sostanze che, tramite l’interazione con una proteina recettore sensibile al calcio, sono in grado di conferire una maggiore gradevolezza al palato aumentandone il gusto percepito e la pienezza e complessità del sapore. Come si è arrivati a questa scoperta? Un team di ricercatori della FEM, in collaborazione con i colleghi delle Università di Parma e di Napoli Federico II, sono riusciti a mettere a punto un metodo per analizzare una classe di composti finora inesplorata nei vini, gli oligopeptidi. Con una nuova tecnica sviluppata nell’Unità di Metabolomica FEM, sono stati esplorati 15 campioni di Trentodoc di 5 diverse annate, quantificando ben 94 composti. Altre analisi, condotte a Parma e a Napoli, hanno confermato che questi composti sono in grado di modificare le proprietà sensoriali dei vini bianchi. Le analisi microbiologiche condotte in FEM hanno inoltre scoperto che i composti formati sono originati dai lieviti a partire dalle uve, e sono del tutto diversi rispetto a quelli che si producono fermentando altre matrici, ad esempio nel sidro o nella birra. Le analisi condotte su spumante Trentodoc riserva hanno confermato che questi stessi composti “kokumi” sono sempre presenti, in concentrazioni variabili. La qualificata platea ha accolto molto favorevolmente la nuova ipotesi esposta dal prof. Fulvio Mattivi (Fondazione Mach), cui è stato assegnato il prestigioso ruolo di avviare i lavori del convegno con la conferenza plenaria di apertura. Le scoperte esposte dal prof. Mattivi aprono la strada a future ricerche per comprendere e governare la formazione di queste sostanze naturali, capaci di impattare sul sapore del vino.Ma a Davis si è parlato anche dei problemi di invecchiamento dei vini; in particolare, sono stati esposti dalla dott.sa Silvia Carlin (Unità di Metabolomica, FEM) i risultati di una ricerca in cui si è simulato l’invecchiamento di vino spumante in condizioni “forzate” a temperature elevate, confrontando gli esiti con una conservazione naturale in una cantina professionale. La ricerca contribuisce a migliorare significativamente il potenziale predittivo dei test di invecchiamento accelerato, effettuati su vini spumanti giovani, al fine di selezionare i vini più adatti a produrre vini spumanti destinati ad un invecchiamento prolungato, le riserve. Infatti, anche sotto la pressione dei cambiamenti climatici, diventa difficile assicurarsi che una partita di vino base spumante abbia le caratteristiche per produrre uno spumante riserva, senza sviluppare nel tempo note indesiderabili, quali ad esempio le note sgradite da idrocarburi o da sapone di Marsiglia. Il metodo sviluppato in FEM è un’arma utile nel controllo di qualità, da oggi a disposizione dei produttori di vini riserva, per scegliere le partite da lavorare scartando quelle che potrebbero generare dei vini difettosi.Infine, sempre in relazione al possibile miglioramento delle tecnologie di cantina, la dott.sa Adelaide Gallo ha presentato i risultati della tesi di dottorato sviluppata presso la cantina sperimentale del Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Mach, proponendo nuove soluzioni biotecnologiche utili alla stabilizzazione proteica dei vini in alternativa all’utilizzo della bentonite, con una notevole semplificazione delle pratiche di cantina; la nuova tecnologia si avvale dell’azione di enzimi endopeptidasici.” LEGGI TUTTO

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    Bottiglie di fascia media: dove costano di meno?

    Ubuy – app leader per lo shopping transfrontaliero – ha condotto di recente una ricerca che ha analizzato più di 50 Paesi produttori di vino, prendendo in esame 5 fattori: volume di produzione di vino, consumo pro capite, aree coltivate a vigneto, importazioni di vino e prezzo delle bottiglie di fascia media. Il punteggio composito è stato calcolato considerando questi cinque parametri per ogni Paese.Mettendo insieme questi fattori, la classifica vede al primo posto la Francia, con un punteggio composito di 88.09, seguita però dall’Italia (73.37). Considerato che produzione annua ed estensione dei vigneti sono fattori che cambiano abbastanza di frequente, è probabile che l’anno prossimo (se l‘indagine verrà ripetuta), il posizionamento sarà diverso.Terzo posto per la Spagna (67.65 di punteggio). Analizzando più da vicino questi risultati, vediamo come tra i primi dieci Paesi sui 50 analizzati – ovvero Francia, Italia, Spagna, Germania, Portogallo, USA, UK, Argentina, Cile, Cina – quello che offre il vino di fascia media più accessibile è l’Argentina: solo $ 4 a bottiglia. Il più caro lo troviamo negli USA ($ 15), seguita dalla Cina ($13.86) /, sia l’Argentina a offrire il vino di fascia media più accessibile: appena 4$ a bottiglia. Italia e Spagna condividono lo stesso prezzo medio a bottiglia (7,62 dollari), mentre la Germania parte da $ 6,52. Più economici i vini di fascia media del Portogallo: solo $5,44, inferiore perfino al prezzo di un vino di fascia media cileno ($5,52), mentre nel Regno Unito non si spende meno di $12 a bottiglia.I risultati dell’indagine si possono vedere qui. LEGGI TUTTO

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    “Tic-Toc – Il mondo del vino sta cambiando” : l’esperimento di Briziarelli

    “I giovani non bevono più il vino”, “No, bevono solo vini bio-qualcosa”, “No, bevono i vini di cui si parla sui social”, “Macchè, per fargli bere vino dev’essere no-alcol”. E via commentando. Insomma, la Gen Z, i Millennials, cosa bevono? Cosa gli piace?Ma perchè non chiederlo direttamente agli interessati?E’ quello che ha fatto le Cantine Briziarelli, una bella realtà vinicola di Bevagna (Umbria). Ha invitato un po’ di ragazzi e li ha lasciati giocare (diciamo così) con i vini in degustazione. Con risultati interessanti. Riportiamo dal comunicato ufficiale:“Cellulari su una mano e calici nell’altra. L’originale e primo evento-esperimento per capire se e come il mondo del vino stia cambiando, anche nei gusti, ha avuto i suoi primi effetti. Dall’Umbria, terra di vino, è partita una innovativa modalità per mettere a confronto i giovani della GenZ con le generazioni anagraficamente più “esperte” riguardo al consumo di vino.Alle Cantine Briziarelli di Bevagna si è infatti tenuta una “non” degustazione alla cieca, libera, dove gli oltre 70 partecipanti hanno potuto scegliere tra circa 30 etichette, con provenienza, tipologia e fascia di prezzo molto eterogenee, ed esprimere il loro giudizio tramite un’apposita applicazione. Quelli che alla fine sono emersi sono gusti che vanno verso vini più piacevoli, meno complessi ed impegnativi: più attenzione ai bianchi e in crescita l’apprezzamento per i rosati, con gradazioni alcoliche contenute, acidità spiccate e profumi primari ben in evidenza, prezzi rigorosamente sotto i 20 €. La preferenza insomma andava ai vini con sentori di frutta piacevoli, mai surmatura, e dove le ossidazioni e le note terziarie degli affinamenti in legno sono quasi totalmente assenti. Tra i GenZ il vino più apprezzato in assoluto (quattro a pari merito) e per ogni categoria: un Primitivo Pugliese, un Pecorino Abruzzese, un sangiovese toscano rosato, un Chianti DOCG.Tra i Millenial il vino più apprezzato in assoluto è stato un IGT Umbria Bianco, blend di Trebbiano Spoletino e Viogner, che è risultato essere anche il più apprezzato per categoria. A livello di prezzo, le valutazioni più positive hanno riguardato prodotti con prezzo retail inferiore a 20 € che la maggior parte dei partecipanti ha saputo correttamente posizionare come fascia di prezzo. Questo dato evidenzia che spesso il giudizio complessivo di un vino non è proporzionale al prezzo di mercato, e impone una riflessione ai produttori in merito a tecniche di produzione e posizionamento. Soprattutto pone un nuovo interrogativo: cosa vuol dire qualità per le nuove generazioni?Quanto alle gradazioni alcoliche, i vini con votazioni più elevate, si posizionano tra 12,5° e 13,5°. Parlando di varietà, le donne hanno dato la preferenza a vini frutto di blend tra Malvasia e Sauvignon Blanc, seguiti da quelli fatti con Trebbiano Spoletino e Viogner, e Sangiovese.Gli uomini hanno preferito il blend di Trebbiano Spoletino e Viogner, seguiti dai rossi Cabernet Sauvignon e Montepulciano.Dopo aver degustato, in modo casuale e non guidato, i partecipanti hanno risposto a un breve questionario tramite una App (realizzata da Astra srl) che consentiva di visualizzare in tempo reale il gradimento dei vari vini sullo schermo presente nella sala degustazione della cantina.“Un evento primo nel suo genere, almeno dalle esperienze che abbiamo sul territorio, che si è svolto con modalità informali e anche provocatorie – ha detto l’ amministratore delegato della Cantina, Alessandro Giannoni – Potrà essere ripetuto, visto che il campione statistico individuato, anche se significativo, non è estremamente ampio. Quindi uno dei prossimi obiettivi sarà quello di allargare in futuro l’esperimento e proseguire in questo percorso. Abbiamo voluto infatti mettere a confronto le caratteristiche di consumo di due generazioni distinte, raccogliendo così informazioni per andare a identificare dei trend suddividendoli tra le due fasce di età, perché troppo spesso si parla di consumo della Gen Z,  ma non è mai la stessa generazione che ne parla. Oggi chi esprime giudizi nel mondo enologico, appartiene per lo più a una fascia di età che a mio avviso non rispecchia i gusti delle generazioni più giovani, ed è anche questo uno dei motivi per cui i giovani tendono a consumare meno vino delle precedenti. Per noi produttori è obbligatorio ascoltare i più giovani e capire cosa si aspettano dal nostro prodotto”.Alla fine,  tipologia di vini più degustata è risultata essere dei bianchi (46% delle degustazioni totali), seguita da quella dei rossi (39%) e rosati (15%). LEGGI TUTTO

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    Fiocco …d’oro in casa Vinix: è nato Beersboard

    Conoscete Vinix? Certo che sì, dopo tutti questi anni non è certo (più) una novità questo social commerce dal basso capace di soddisfare la richiesta di risparmio degli appassionati di vino con l’esigenza di guadagno dei produttori, e senza provocare (eccessive) rivolte da parte degli intermediari di questi ultimi. Il tutto in un clima sufficientemente sciallo di generale amicizia e familiarità (che non guasta mai). Ma la’ fuori non ci sono solo wine lovers, perciò era solo questione di tempo prima che alla piattaforma dedicata ai vini (e a qualche altro prodotto artigianale accuratamente selezionato) se ne accostasse una riservata anche ai beer lovers. Ecco perciò Beersboard, un social commerce nuovo di zecca interamente dedicato alla birra artigianale, costola di Vinix (e integrato esso), ma dotato di vita propria. Beersboard non solo offre la possibilità di poter comprare in gruppo con gli amici con il sistema delle cordate con sconti scalari fino al 51% reale rispetto ai canali tradizionali – recita il comunicato stampa di lancio – ma eredita dalla piattaforma Vinix anche la parte social (pubblicazione di contenuti, amici, reactions, commenti, messaggistica) unendo le classiche funzionalità di un social network con quelle di un e-commerce innovativo, per dare vita al primo vero social commerce italiano della birra.La selezione dei birrifici artigianali parte da un primo zoccolo duro di una ventina di produttori scelti tra i migliori birrifici italiani a cui si aggiungeranno presto nuove realtà: “La selezione avviene con la medesima cura, regole e attenzioni che prestiamo per parte vino” spiega Filippo Ronco, il quarantottenne fondatore del nuovo spinoff, “non prendiamo per ora in considerazione beer-firm, ma solo birrifici dotati di propri impianti di produzione, rigorosamente entro i limiti di classificazione artigiana, scoviamo i migliori produttori di birra in giro per l’Italia e li rendiamo disponibili per l’acquisto in cordata”.Quando si presentò al grande pubblico per la prima volta (con Vinix, appunto), l’acquisto in cordata fu salutato – come spesso accade alle innovazioni – come una genialata (da un lato), un’inutile complicazione (dall’altro), o una moda che non avrebbe retto all’usura del tempo. A distanza di anni, Vinix è ancora qui, in ottima salute, e il fatto di aver addirittura figliato dimostra che quella corretta era la prima impressione: il social commerce dal basso era ed è la risposta a un modo di fare e-commerce che cerca di mettere d’accordo più esigenze anche antitetiche a volte, senza trascurare un ulteriore dettaglio (allora forse non così determinante, ma oggi decisamente vitale): l’attenzione ai costi ambientali. “ Quello dell’acquisto in cordata cè un sistema che è anche amico dell’ambiente: grazie alla collettizzazione infatti, tanti ordini di piccole dimensioni confluiscono in poche grandi spedizioni verso singoli capicordata geolocalizzati, dove poi avviene la distribuzione finale dell’ultimo miglio a cura degli stessi partecipanti. Questo contribuisce a ridurre drasticamente l’impatto da trasporto su gomma. Con questo sistema distributivo – che viaggia quasi esclusivamente su pallet – si azzerano le rotture e si evitano i voluminosi e costosi (anche in termini di riciclo) imballaggi antiurto. Un modello virtuoso che si muove al contrario rispetto ai principali player dell’e-commerce internazionale che ci stanno erroneamente portando a credere che il modello del “tutto e subito” non abbia un consistente costo economico, umano e sociale.”Il nuovo sistema è già operativo: info e contatti qui.

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