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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento ottobre 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    Le esportazioni di vino in ottobre sono calate del 3%, in linea con il dato dei primi 10 mesi dell’anno (-3.3%). Il valore aggiunto del post di oggi però è nel grafico qui sopra (e in quello dentro il blog) dove potete confrontare come è andato il vino contro il segmento alimentari/bevande e contro il totale dell’export italiano. Nei primi 10 mesi dell’anno, il totale export italiano è calato del 12% contro il 2019, mentre la parte alimentari/bevande è stata in crescita dell’1%: il vino con questo -3.3% è in mezzo ai due. La seconda considerazione che viene dal grafico subito dentro il post è che i dati generali di novembre sono in recupero nonostante i lockdown, il che potrebbe essere un buon segnale anche per il vino (di cui non si conoscono ancora i numeri). Venendo ai dati che presentiamo oggi in dettaglio, beh, come avevamo detto il mese scorso sono i mesi degli spumanti. E gli spumanti per la loro caratteristica di consumo sono prodotti più colpiti degli altri dalla situazione che stiamo vivendo. Infatti, in ottobre le nostre esportazioni della categoria sono in calo del 10%, rispetto a un dato stabile della categoria dei vini fermi in bottiglia. Da qui il -2.8% di cui dicevamo sopra. Ma entriamo nel post per qualche dettaglio in più.

    Le esportazioni di ottobre sono calate del 2.8% a 673 milioni di euro, con un -10% degli spumanti a 172 milioni, un -8% dei vini sfusi a 37 milioni e un dato stabile (+0.6%) per i vini fermi in bottiglia a 464 milioni di euro. In ragion d’anno, quindi ultimi 12 mesi, siamo in calo del 2.5%, mentre sui primi 10 mesi del 3.3%, con degli andamenti che sono in fase di “aggravamento” per gli spumanti e di “miglioramento” per i vini fermi.
    In termini di volume i dati sono leggermente più brutti, con volumi mensili a -6%, ma allineati sui periodi più lunghi. Nei primi 10 mesi esportiamo 17.4 milioni di ettolitri, -3.1%.
    I dati per geografia sono ovviamente volatili, ma vale la pena di sottolineare il forte calo del mercato americano (-11%), che porta il saldo dei 10 mesi a -6% avvicinandolo a quello che continua a essere il mercato più debole, il Regno Unito (-10% sia a ottobre che sui primi 10 mesi dell’anno).
    In entrambe queste geografie sono i vini spumanti ad aggravare il bilancio, con un calo del 12-13% in ottobre e del 9% da inizio anno per gli USA e del 19% per il Regno Unito.
    Infine un occhio alla tabella sotto sugli spumanti vi fornisce il solito quadro: spumanti DOP “categoria in abbandono”, Prosecco in calo un po’ meno del totale della categoria.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore – vendite e esportazioni 2019

    Fonte: inumeridelvino.it su dati del CONSORZIO TUTELA DEL VINO CONEGLIANO VALDOBBIADENE PROSECCO
    La notizia principale del rapporto 2020 (con dati 2019) è certamente l’ottima performance del Conegliano Valdobbiadene alla pandemia, con un numero di certificazioni (che poi indicano le vendite) soltanto di poco inferiore a quello del 2019 (-1%) a tutto Novembre, sostenuto dalla ripresa del mercato italiano (+7% a tutto ottobre 2020) che come vedremo dal post era calato nel 2019. Ma proprio del 2019 siamo qui a parlare oggi. Un anno strano per il Prosecco superiore, fatto di forti volatilità tra mercati e con una chiusura a +2% per i volumi e +1% per il valore. Questi 90 (+2) milioni di bottiglie e 525 milioni di euro sono la continuazione di una linea di crescita che tende ad appiattirsi dal 2016 a questa parte. Come dicevamo le vendite italiane sono state giù del 6-7% nel 2019 e secondo il consorzio ciò è il risultato della strategia di favorire le esportazioni, per cercare delle destinazioni più profittevoli per il prodotto. Può darsi che sia vero, ma se guardo questi numeri io vedo soltanto un mercato estero in fortissima crescita, il Regno Unito (+83% euro, bottiglie raddoppiate). Vedo anche che se faccio la divisione tra valore e volumi nel Regno Unito si è venduto a 4.94 euro a bottiglia, mentre in Italia si vende a 6 euro a bottiglia (ma forse il prodotto è differente). Mi fermo qui. Passiamo al commento dei dati.

    Le vendite di Prosecco superiore nel 2019 sono cresciute dell’1.2% a 525 milioni di euro per un totale di 90 milioni di bottiglie vendute di spumante, cui si aggiungono un paio di milioni di prodotto non spumante.
    Le vendite in Italia sono scese del 7% in volume e del 6% in valore, rispettivamente a 50 milioni di bottiglie e 296 milioni di euro. L’Italia rappresenta ancora il 56% del valore e il 51% del volume venduto di spumante Prosecco superiore. In ambito domestico, il calo maggiore è stranamente nella vendita diretta, calata del 9-10% sia a valore che a volume, mentre nella GDO le vendite sono in discesa del 6% a valore e del 9% a volume.
    All’estero come dicevamo grande volatilità nell’ambito di un numero totale molto positivo di +16% a valore (202 milioni) e +16% a volume (38.6 milioni di bottiglie). Se lo rapportiamo ai 1062 milioni di euro di esportazioni totali di Prosecco (ossia tutti i prodotti spumanti a base Glera), il Prosecco superiore Conegliano Valdobbiadene rappresenta il 19% del totale.
    Il dato spaccato per mercato non è però così “incoraggiante”. Il Regno Unito passa da 6.4 a 12.7 milioni di bottiglie. Se togliamo queste le esportazioni a volume sarebbero in calo del 3%. Fatto salvo per la Germania (+2%) e Austria (+6%), le esportazioni a volume sono calate in Svizzera e USA, ma anche in Canada, Scandinavia, Australia e via dicendo (tabella allegata). Dal punto di vista dei volumi la storia non cambia: senza il +83% del Regno Unito le esportazioni sarebbero calate dell’1%, con il contributo negativo della Svizzera (-10%), del Canada (-5%), dell’Australia (-10%) e di Russia e Scandinavia (-18% e -24%).
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    Schloss-Wachenheim – risultati 2019/20

    Fonte: bilancio aziendale reperibile sul sito istituzionale dell’azienda
    Tra tante aziende che cercano di spostarsi (secondo me correttamente) verso i vini spumanti, SSW rappresenta invece una chiara eccezione: nel corso del 2019/20 l’azienda infatti a completato un paio di acquisizioni in Germania e nell’Est Europa di aziende di produzione di vini fermi, che hanno fatto un ulteriore balzo nel mix delle vendite raggiungendo quota 30% (raddoppiando rispetto a 5 anni fa). Queste acquisizioni hanno poi consentito di mantenere il fatturato stabile intorno a 338 milioni di euro, pur subendo un calo netto nel mercato francese e, escludendo i contributi dell’attività di M&A, anche nel mercato tedesco. Soltanto l’attività in Est Europa mantiene un utile operativo stabile e ora rappresenta oltre il 70% del totale. Ciò che è stato possibile sul fatturato non è stato possibile a livello di utile che invece cala del 30%. Se questo bilancio 2019-20 (chiusura giugno) è stato stabile, il management ha previsto un andamento simile per il 2020-21, a patto che la pandemia non fosse tornata in modo importante (che mi sembra quello che sta succedendo). Bene, con l’avvertenza che dal 2019/20 SSW applica il principio IFRS16 (che rialza l’EBITDA e il debito), passiamo a commentare i numeri.

    Le vendite sono stabili a 338 milioni di euro nel 2019-20. Se togliessimo le acquisizioni, che contano per circa 16 milioni di euro il calo sarebbe del 4% circa. Dal punto di vista geografico le vendite sono crollate in Francia (-15% a 86 milioni) in cui non c’è stato alcun contributo dalla crescita esterna, mentre sono in crescita dell’8% in Germania (-3% se togliessimo le acquisizioni) e crescono del 6% in Est Europa (poco più che stabili senza M&A).
    A livello operativo conviene dimenticarsi l’EBITDA che è stabile ma con il contributo di IFRS16, e concentrarsi sull’utile operativo o EBIT che dir si voglia, dove invece i dati sono più comparabili. Nonostante le acquisizioni l’utile operativo consolidato cala del 17% a 19 milioni, con un crollo della Francia (-48% con un margine del 4% dal 6.6% dell’anno scorso) e della Germania (-46% con un margine dell’1.5% ormai poco sopra il pareggio). A sostenere SSW è l’attività in Est Europa, dove riesce ancora a marginare circa il 10%, con un contributo in leggero incremento sull’anno precedente. L’Utile netto per gli azionisti cala del 30% a 7.6 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario la situazione ovviamente degenera. Taglio degli investimenti (da 18 a 13 milioni, acquisizioni comprese), stessi dividendi dell’anno scorso e indebitamento che sale da 40 a 71 milioni di euro, quindi con un deterioramento materiale. Attenzione però perchè bisogna togliere il debito falso introdotto dal principio IFRS16 che è stato di circa 22-23 milioni di euro e che quindi spiega oltre il 70% del maggiore debito.

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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primi nove mesi 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    L’eccessiva dipendenza dal mercato americano e inglese sta determinando un calo importante delle nostre esportazioni di spumante, da ormai qualche anno il principale fattore di crescita nel segmento. In settembre la riduzione è stata del 12%, un dato piuttosto negativo pur considerando la base di confronto non semplice. A guidare il calo a settembre è il  Prosecco (-14% in settembre), mentre prosegue lo “svuotamento” della categoria “altri spumanti DOP”. Sui primi nove mesi il dato è negativo per l’8% (1005 milioni), con un -6% del Prosecco e un -13% di tutto il resto messo insieme. Dal punto di vista dei mercati, Stati Uniti e Regno Unito che insieme sono il 45% delle esportazioni dei primi 9 mesi del 2020 sono in calo dell’8% e del 20% rispettivamente nel periodo, mentre se isoliamo il mese di settembre la riduzione è del 25-30% per entrambi i mercati. Stiamo arrivando al periodo critico dell’anno, ottobre e novembre per la categoria, quando rappresenta il 28% delle nostre esportazioni contro il 23-24% del resto dell’anno. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le esportazioni di spumante calano del 12% a settembre a 140 milioni di euro per un volume di 388mila ettolitri, -10%. Nei primi 9 mesi del 2020 il totale tocca quota 1004 milioni (-8%), mentre il volume è stabile a 2.88 milioni di ettolitri rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
    Nella categoria del Prosecco i dati cumulati dei 9 mesi sono un po’ meglio a -6%, mentre a settembre le cose sono andate peggio, -12%. Se messo a confronto con il resto degli spumanti, il Prosecco va meno peggio del resto nel mercato inglese e peggio del resto nel mercato americano, rispettivamente -16% contro -20% nel primo caso e -11% contro -8% nel secondo caso. Le esportazioni restano invece positive nella maggior parte degli altri mercati importanti (ma comunque secondari rispetto a questi due): Germania, Francia e Svizzera crescono nei 9 mesi del 4-5% e hanno avuto un ottimo mese di settembre.
    Per la categoria dell’Asti spumante i dati sono invece in controtendenza, +8% sia sui primi 9 mesi che in settembre. Come trovate nella tabella allegata, la geografica qui cambia, semplicemente perchè manca il Regno Unito (dove comunque le cose vanno bene). Il dato positivo è essenzialmente legato alla forte crescita nel mercato americano (+48% nei primi 9 mesi) e al buon andamento di Germania e Russia (+11/12%).
    La categoria degli altri spumanti DOP continua a calare, -22% in settembre, per un -33% sui primi 9 mesi dell’anno. Con soltanto 64 milioni di euro di export sul periodo contro 1 miliardo, è ormai una categoria marginale.
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento settembre 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    Non ci sono segni di rimbalzo per le esportazioni italiane di vino dai dati che emergono dal resuscitato (e apprezzatissimo) sito ISTAT per l’analisi delle esportazioni COEWEB. In settembre il calo si acuisce (-5%) solo in parte per via della crescente esposizione stagionale ai vini spumanti, ma anche per via dell’indebolimento delle esportazioni di vini fermi in bottiglia, che come abbiamo più volte commentato nei mesi scorsi è stata un’ancora di salvezza. I dati mensili possono essere fuorvianti; per esempio, potremmo anche “chiudere un occhio” su questo settembre debole dato che l’anno scorso su un mese molto positivo. Passando quindi ai nove mesi, le esportazioni scendono del 3.3%, essenzialmente per la debolezza dei mercati anglosassoni (Stati Uniti e Regno Unito) non compensati dai buoni dati di quest’anno in Germania. Passiamo a commentare i dati insieme.

    Le esportazioni calano del 5.3% in settembre a 562 milioni di euro, con un volume di 1.88 milioni di ettolitri, -4.6%. Nell’arco dei 9 mesi, il totale export in valore è 4.45 miliardi di euro, -3.3%, con un volume a -2.7% per 15.34 milioni di ettolitri.
    La categoria più penalizzata è quella degli spumanti che soffre della sovra esposizione a Regno Unito e Stati Uniti, entrambi in calo (anche al di fuori del segmento degli spumanti). Analizzeremo i dati più in dettaglio martedì sera, ma comunque per gli spumanti la decelerazione è forte (-12% in settembre) e il problema è che stiamo entrando nella parte critica dell’anno. Secondo il quotidiano francese Les Echos ci sono forti preoccupazioni per il San Silvestro 2020 dato che si stima che una frazione tra il 10% e il 25% del consumo di Champagne (dipende dai marchi) venga consumato in quella sera!
    I dati per mercato vedono un crollo in settembre dell’export negli Stati Uniti (24% del nostro export) e nel Regno Unito (11%), -22% e -20% rispettivamente, in parte compensati da una crescita del 10% in Germania (17% del totale). Questi che sono i tre principali mercati per il nostro export chiudono i 9 mesi tra il -10% (Regno Unito) e il +3% (Germania). A pesare sul dato generale è certamente il calo del 5% degli Stati Uniti determinato anche dall’indebolimento del dollaro.
    L’altra metà delle esportazioni mostra dati molto volatili come potete apprezzare dalla Cali superiori al 10% in Francia, Giappone ma anche Cina (fuori dalla tabella), parzialmente compensati dall’andamento positivo in Olanda, Belgio e in qualche paese nordico.
    Vi lascio con qualche grafico aggiuntivo, in particolare quello che vi mostra la struttura del nostro export se l’anno si chiudesse ora, quindi con il dato sui 12 mesi terminanti a settembre.
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    Lanson BCC – risultati primo semestre 2020

    Dopo aver analizzato il semestre di Vranken, siamo psicologicamente pronti a leggere quelli di Lanson, altra azienda della Champagne con un andamento strutturalmente negativo degli utili e delle vendite, che potete ben apprezzare nel grafico qui sopra esposto, simile a quello di Vranken, dove vedere l’evoluzione negli anni (fino al primo semestre annualizzato) delle vendite, del margine lordo e del valore del magazzino. Anche per Lanson si evidenzia questa divaricazione tra il fatturato e il valore del magazzino (se riportate il magazzino “al prezzo di vendita” si arriva a 3.5-4 anni di fatturato equivalente in casa) che per ora è “attivo patrimoniale”, ma a un certo punto potrebbe anche diventare un sintomo di scarsa salute finanziaria. Il primo semestre è ovviamente andato male, ma meno che per Vranken, con un fatturato in calo del 7%. Due sono i componenti che lo hanno supportato: le vendite francesi, rimaste quasi stabili (-4%) e lo sviluppo dell’azienda nel mercato asiatico, dove di fatto non era quasi presente e dove si registra dunque un +77%. I margini peggiorano, soprattutto a livello di gross margin, segno che il mix di prodotti venduti è peggiorato rispetto allo scorso anno. Ovviamente nessuna indicazione relativa al futuro. Passiamo ai numeri.

    Le vendite calano del 7% a 74 milioni, il dato più basso da quando guardiamo l’azienda, con un contributo di 42 milioni della Francia, -4% in un mercato dove secondo il consorzio i volumi di vendita di Champagne sono calati del 29%. In Europa le cose vanno un po’ peggio, -13% a 26 milioni, ma comunque non troppo male, dato che sempre secondo il consorzio le vendite a volume sono calate del 31%. L’America si dimezza ma valeva poco, l’Asia quasi raddoppia ma anche lei era irrilevante. Gli amministratori spiegano che le cose sono andate meglio del mercato grazie alla forte esposizione alla grande distribuzione del gruppo.
    I margini sono in calo, soprattutto a livello di margine industriale, passato dal 45% al 40% nel semestre (da 36 a 29 milioni di euro) per via del minor prezzo di vendita dei prodotti. A livello di EBITDA e di utile operativo il tutto viene parzialmente compensato dal taglio dei costi, inclusi i benefici degli schemi di supporto governativi per la crisi del COVID. L’EBITDA cala quindi soltanto di 1 milione a 3 milioni (margine 4%), l’utile operativo passa da 0 a 1 milione di perdita, e la perdita netta sale da 1 a 2.6 milioni. Poteva andare molto peggio.
    La struttura finanziaria resta stabilmente indebitata, per usare un gioco di parole. In realtà il debito cala di 2 milioni sullo scorso anno, a 545 milioni, mentre il valore del magazzino giugno-su-giugno sale di 4 milioni di euro. Si arriva a questo risultato con un forte taglio degli investimenti nel primo semestre (da 5 a meno di 3) e con il taglio a zero dei dividendi (erano 3.5 milioni l’anno precedente).
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento agosto 2020

    Fonte: Database ISTAT COEWEB, Database commercio estero UN Comtrade. Con il sito Coeweb in manutenzione i dati ufficiali Istat sulle esportazioni sono fermi a Luglio, per quanto riguarda il dettaglio per categoria merceologica. Purtroppo il sito non è ancora tornato in linea e quindi i dati di dettaglio non sono disponibili. Grazie a UN Comtrade […] LEGGI TUTTO

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    Vranken Pommery – risultati primo semestre 2020

    Su Vranken Pommery ho perso un turno dato che non ho commentato i dati 2019. Recupero con il primo semestre 2020 in cui si accentua in modo netto il calo delle vendite (-26%), che persiste da ormai due o tre anni. I margini nel semestre sono stati in realtà abbastanza “resistenti” nel senso che l’azienda […] LEGGI TUTTO