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    Schloss-Wachenheim – risultati 2019/20

    Fonte: bilancio aziendale reperibile sul sito istituzionale dell’azienda
    Tra tante aziende che cercano di spostarsi (secondo me correttamente) verso i vini spumanti, SSW rappresenta invece una chiara eccezione: nel corso del 2019/20 l’azienda infatti a completato un paio di acquisizioni in Germania e nell’Est Europa di aziende di produzione di vini fermi, che hanno fatto un ulteriore balzo nel mix delle vendite raggiungendo quota 30% (raddoppiando rispetto a 5 anni fa). Queste acquisizioni hanno poi consentito di mantenere il fatturato stabile intorno a 338 milioni di euro, pur subendo un calo netto nel mercato francese e, escludendo i contributi dell’attività di M&A, anche nel mercato tedesco. Soltanto l’attività in Est Europa mantiene un utile operativo stabile e ora rappresenta oltre il 70% del totale. Ciò che è stato possibile sul fatturato non è stato possibile a livello di utile che invece cala del 30%. Se questo bilancio 2019-20 (chiusura giugno) è stato stabile, il management ha previsto un andamento simile per il 2020-21, a patto che la pandemia non fosse tornata in modo importante (che mi sembra quello che sta succedendo). Bene, con l’avvertenza che dal 2019/20 SSW applica il principio IFRS16 (che rialza l’EBITDA e il debito), passiamo a commentare i numeri.

    Le vendite sono stabili a 338 milioni di euro nel 2019-20. Se togliessimo le acquisizioni, che contano per circa 16 milioni di euro il calo sarebbe del 4% circa. Dal punto di vista geografico le vendite sono crollate in Francia (-15% a 86 milioni) in cui non c’è stato alcun contributo dalla crescita esterna, mentre sono in crescita dell’8% in Germania (-3% se togliessimo le acquisizioni) e crescono del 6% in Est Europa (poco più che stabili senza M&A).
    A livello operativo conviene dimenticarsi l’EBITDA che è stabile ma con il contributo di IFRS16, e concentrarsi sull’utile operativo o EBIT che dir si voglia, dove invece i dati sono più comparabili. Nonostante le acquisizioni l’utile operativo consolidato cala del 17% a 19 milioni, con un crollo della Francia (-48% con un margine del 4% dal 6.6% dell’anno scorso) e della Germania (-46% con un margine dell’1.5% ormai poco sopra il pareggio). A sostenere SSW è l’attività in Est Europa, dove riesce ancora a marginare circa il 10%, con un contributo in leggero incremento sull’anno precedente. L’Utile netto per gli azionisti cala del 30% a 7.6 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario la situazione ovviamente degenera. Taglio degli investimenti (da 18 a 13 milioni, acquisizioni comprese), stessi dividendi dell’anno scorso e indebitamento che sale da 40 a 71 milioni di euro, quindi con un deterioramento materiale. Attenzione però perchè bisogna togliere il debito falso introdotto dal principio IFRS16 che è stato di circa 22-23 milioni di euro e che quindi spiega oltre il 70% del maggiore debito.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More

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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primi nove mesi 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    L’eccessiva dipendenza dal mercato americano e inglese sta determinando un calo importante delle nostre esportazioni di spumante, da ormai qualche anno il principale fattore di crescita nel segmento. In settembre la riduzione è stata del 12%, un dato piuttosto negativo pur considerando la base di confronto non semplice. A guidare il calo a settembre è il  Prosecco (-14% in settembre), mentre prosegue lo “svuotamento” della categoria “altri spumanti DOP”. Sui primi nove mesi il dato è negativo per l’8% (1005 milioni), con un -6% del Prosecco e un -13% di tutto il resto messo insieme. Dal punto di vista dei mercati, Stati Uniti e Regno Unito che insieme sono il 45% delle esportazioni dei primi 9 mesi del 2020 sono in calo dell’8% e del 20% rispettivamente nel periodo, mentre se isoliamo il mese di settembre la riduzione è del 25-30% per entrambi i mercati. Stiamo arrivando al periodo critico dell’anno, ottobre e novembre per la categoria, quando rappresenta il 28% delle nostre esportazioni contro il 23-24% del resto dell’anno. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Le esportazioni di spumante calano del 12% a settembre a 140 milioni di euro per un volume di 388mila ettolitri, -10%. Nei primi 9 mesi del 2020 il totale tocca quota 1004 milioni (-8%), mentre il volume è stabile a 2.88 milioni di ettolitri rispetto al medesimo periodo dello scorso anno.
    Nella categoria del Prosecco i dati cumulati dei 9 mesi sono un po’ meglio a -6%, mentre a settembre le cose sono andate peggio, -12%. Se messo a confronto con il resto degli spumanti, il Prosecco va meno peggio del resto nel mercato inglese e peggio del resto nel mercato americano, rispettivamente -16% contro -20% nel primo caso e -11% contro -8% nel secondo caso. Le esportazioni restano invece positive nella maggior parte degli altri mercati importanti (ma comunque secondari rispetto a questi due): Germania, Francia e Svizzera crescono nei 9 mesi del 4-5% e hanno avuto un ottimo mese di settembre.
    Per la categoria dell’Asti spumante i dati sono invece in controtendenza, +8% sia sui primi 9 mesi che in settembre. Come trovate nella tabella allegata, la geografica qui cambia, semplicemente perchè manca il Regno Unito (dove comunque le cose vanno bene). Il dato positivo è essenzialmente legato alla forte crescita nel mercato americano (+48% nei primi 9 mesi) e al buon andamento di Germania e Russia (+11/12%).
    La categoria degli altri spumanti DOP continua a calare, -22% in settembre, per un -33% sui primi 9 mesi dell’anno. Con soltanto 64 milioni di euro di export sul periodo contro 1 miliardo, è ormai una categoria marginale.
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento settembre 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    Non ci sono segni di rimbalzo per le esportazioni italiane di vino dai dati che emergono dal resuscitato (e apprezzatissimo) sito ISTAT per l’analisi delle esportazioni COEWEB. In settembre il calo si acuisce (-5%) solo in parte per via della crescente esposizione stagionale ai vini spumanti, ma anche per via dell’indebolimento delle esportazioni di vini fermi in bottiglia, che come abbiamo più volte commentato nei mesi scorsi è stata un’ancora di salvezza. I dati mensili possono essere fuorvianti; per esempio, potremmo anche “chiudere un occhio” su questo settembre debole dato che l’anno scorso su un mese molto positivo. Passando quindi ai nove mesi, le esportazioni scendono del 3.3%, essenzialmente per la debolezza dei mercati anglosassoni (Stati Uniti e Regno Unito) non compensati dai buoni dati di quest’anno in Germania. Passiamo a commentare i dati insieme.

    Le esportazioni calano del 5.3% in settembre a 562 milioni di euro, con un volume di 1.88 milioni di ettolitri, -4.6%. Nell’arco dei 9 mesi, il totale export in valore è 4.45 miliardi di euro, -3.3%, con un volume a -2.7% per 15.34 milioni di ettolitri.
    La categoria più penalizzata è quella degli spumanti che soffre della sovra esposizione a Regno Unito e Stati Uniti, entrambi in calo (anche al di fuori del segmento degli spumanti). Analizzeremo i dati più in dettaglio martedì sera, ma comunque per gli spumanti la decelerazione è forte (-12% in settembre) e il problema è che stiamo entrando nella parte critica dell’anno. Secondo il quotidiano francese Les Echos ci sono forti preoccupazioni per il San Silvestro 2020 dato che si stima che una frazione tra il 10% e il 25% del consumo di Champagne (dipende dai marchi) venga consumato in quella sera!
    I dati per mercato vedono un crollo in settembre dell’export negli Stati Uniti (24% del nostro export) e nel Regno Unito (11%), -22% e -20% rispettivamente, in parte compensati da una crescita del 10% in Germania (17% del totale). Questi che sono i tre principali mercati per il nostro export chiudono i 9 mesi tra il -10% (Regno Unito) e il +3% (Germania). A pesare sul dato generale è certamente il calo del 5% degli Stati Uniti determinato anche dall’indebolimento del dollaro.
    L’altra metà delle esportazioni mostra dati molto volatili come potete apprezzare dalla Cali superiori al 10% in Francia, Giappone ma anche Cina (fuori dalla tabella), parzialmente compensati dall’andamento positivo in Olanda, Belgio e in qualche paese nordico.
    Vi lascio con qualche grafico aggiuntivo, in particolare quello che vi mostra la struttura del nostro export se l’anno si chiudesse ora, quindi con il dato sui 12 mesi terminanti a settembre.
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    Lanson BCC – risultati primo semestre 2020

    Dopo aver analizzato il semestre di Vranken, siamo psicologicamente pronti a leggere quelli di Lanson, altra azienda della Champagne con un andamento strutturalmente negativo degli utili e delle vendite, che potete ben apprezzare nel grafico qui sopra esposto, simile a quello di Vranken, dove vedere l’evoluzione negli anni (fino al primo semestre annualizzato) delle vendite, del margine lordo e del valore del magazzino. Anche per Lanson si evidenzia questa divaricazione tra il fatturato e il valore del magazzino (se riportate il magazzino “al prezzo di vendita” si arriva a 3.5-4 anni di fatturato equivalente in casa) che per ora è “attivo patrimoniale”, ma a un certo punto potrebbe anche diventare un sintomo di scarsa salute finanziaria. Il primo semestre è ovviamente andato male, ma meno che per Vranken, con un fatturato in calo del 7%. Due sono i componenti che lo hanno supportato: le vendite francesi, rimaste quasi stabili (-4%) e lo sviluppo dell’azienda nel mercato asiatico, dove di fatto non era quasi presente e dove si registra dunque un +77%. I margini peggiorano, soprattutto a livello di gross margin, segno che il mix di prodotti venduti è peggiorato rispetto allo scorso anno. Ovviamente nessuna indicazione relativa al futuro. Passiamo ai numeri.

    Le vendite calano del 7% a 74 milioni, il dato più basso da quando guardiamo l’azienda, con un contributo di 42 milioni della Francia, -4% in un mercato dove secondo il consorzio i volumi di vendita di Champagne sono calati del 29%. In Europa le cose vanno un po’ peggio, -13% a 26 milioni, ma comunque non troppo male, dato che sempre secondo il consorzio le vendite a volume sono calate del 31%. L’America si dimezza ma valeva poco, l’Asia quasi raddoppia ma anche lei era irrilevante. Gli amministratori spiegano che le cose sono andate meglio del mercato grazie alla forte esposizione alla grande distribuzione del gruppo.
    I margini sono in calo, soprattutto a livello di margine industriale, passato dal 45% al 40% nel semestre (da 36 a 29 milioni di euro) per via del minor prezzo di vendita dei prodotti. A livello di EBITDA e di utile operativo il tutto viene parzialmente compensato dal taglio dei costi, inclusi i benefici degli schemi di supporto governativi per la crisi del COVID. L’EBITDA cala quindi soltanto di 1 milione a 3 milioni (margine 4%), l’utile operativo passa da 0 a 1 milione di perdita, e la perdita netta sale da 1 a 2.6 milioni. Poteva andare molto peggio.
    La struttura finanziaria resta stabilmente indebitata, per usare un gioco di parole. In realtà il debito cala di 2 milioni sullo scorso anno, a 545 milioni, mentre il valore del magazzino giugno-su-giugno sale di 4 milioni di euro. Si arriva a questo risultato con un forte taglio degli investimenti nel primo semestre (da 5 a meno di 3) e con il taglio a zero dei dividendi (erano 3.5 milioni l’anno precedente).
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento agosto 2020

    Fonte: Database ISTAT COEWEB, Database commercio estero UN Comtrade. Con il sito Coeweb in manutenzione i dati ufficiali Istat sulle esportazioni sono fermi a Luglio, per quanto riguarda il dettaglio per categoria merceologica. Purtroppo il sito non è ancora tornato in linea e quindi i dati di dettaglio non sono disponibili. Grazie a UN Comtrade […] More

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    Vranken Pommery – risultati primo semestre 2020

    Su Vranken Pommery ho perso un turno dato che non ho commentato i dati 2019. Recupero con il primo semestre 2020 in cui si accentua in modo netto il calo delle vendite (-26%), che persiste da ormai due o tre anni. I margini nel semestre sono stati in realtà abbastanza “resistenti” nel senso che l’azienda […] More

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    Cavit – risultati 2019/20

    Proprio nell’anno in cui il settore del vino italiano vive un anno difficile, Cavit presenta un bilancio (a maggio 2020) che cresce sotto tutte le dimensioni, grazie a due acquisizioni messe a segno negli ultimi mesi e che contribuiranno anche per il prossimo esercizio fiscale, all’interno di un più ampio accordo con la Cantina di […] More

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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2019

    Il mercato e i consumi di vino e di alcolici in Germania segue l’andamento mondiale del “bere meno ma bere meglio” e lo spostamento del modello di consumo da un prodotto collegato all’alimentazione durante i pasti al “fuori casa”. Si osserva quindi un costante calo dei consumi, recensito anche nel 2019 dal Deutsches Weininstitut GmbH. Per quanto riguarda il vino, i tedeschi nel 2019 ne hanno consumato 23.5 litri, compresi 3.4 di spumante, ormai il 5-6% in meno del picco raggiunto qualche anno fa di 25 litri. Succede più o meno la stessa cosa in termini di valore che vedete replicato qui sopra in maniera dinamica grazie a Fluorish. La spesa dei tedeschi nel 2019 per il vino è calata dell’1% a 4.5 miliardi nell’ambito di un incremento molto leggero della spesa in generale per gli alcolici, 13.5 miliardi di euro, dove a guadagnare terreno sono gli aperitivi e i superalcolici. Entrando più nel dettaglio del consumo di vino, le statistiche forniscono alcuni dati discordanti con le tendenze del passato: nel 2019 i tedeschi sono tornati sui vini rossi, che erano in calo nel mix delle loro scelte da diversi anni, soprattutto per quanto riguarda il consumo di prodotti locali. Passiamo all’analisi dei dati.

    Il consumo di vino in Germania pro-capite scende nel 2019 a 20.1 litri (20.5 nel 2018), oltre a 3.4 litri di spumante (stabile). Questo andamento calante si colloca all’interno di un trend strutturale ben definito: i consumi totali di alcolici sono in calo netto negli ultimi anni e nel 2019 sono scesi a 128 litri pro capite, con la birra per la prima volta sotto 100 litri (!).
    In termini di spesa le cose vanno decisamente meglio. La spesa dei tedeschi in alcolici raggiunge quota 13.5 miliardi di euro. In realtà si tratta di un recupero nel senso che questo livello era già stato raggiunto qualche anno fa. Per il vino si registra un livello stabile, con un calo in termini relativi (dal 33.6% al 33.1% del totale per i vini fermi, mentre gli spumanti sono stabili al 7.2-7.3%): con un -1% per i vini fermi e un +2% per gli spumanti. Va meglio nel 2019 per la birra, che compensa in pieno il calo dei volumi e cresce dell’1%, come per gli altri alcolici, nel 2019 in crescita del 2%.
    Vi allego poi i dati sulle preferenze per tipologie di vino. Nel 2019 si registra un rimbalzo nelle preferenze verso i vini rossi tedeschi che non si vede va danni e che stoppa per quest’anno il calo del vino rosso nelle preferenze generali dei tedeschi. Nel 2019, il mix è 46% rossi, 44% bianchi e 10% rosè, senza sostanziali differenze con il 2018.
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