Se la Franciacorta, ma come altre importanti zone vinicole d’Italia, praticassero un po’ di più una sorta di utopia sostenibile, potremmo deliziarci con bottiglie dalla classe immensa. Utopia sostenibile vorrebbe dire non essere solamente dipendenti dalle logiche di mercato ma vorrebbe anche dire essere capaci di guardare lontano, di avere la pazienza dell’attesa, per poi vendere il vino nel suo tempo migliore. Dico questo perché, grazie ad una bellissima e inusuale degustazione organizzata da Michele Bozza, proprietario delle Tenute “La Montina”, ho avuto la possibilità di assaggiare delle vere e proprie perle che, purtroppo, sono a vendita limitata, costituiscono infatti quella che è la riserva di famiglia, ed è un vero peccato perché in quelle bottiglie c’è tutta la potenza di fuoco della Franciacorta, terra giovane ma di prospettiva immensa. Prospettiva che è uscita fuori tutta grazie ad una partita a carte scoperte che Michele Bozza, coadiuvato da quell’asso della sommellerie che è Nicola Bonera, gioca ormai da qualche anno, ovvero presentare alla stampa specializzata vecchie annate dei suoi Franciacorta con due sboccature diverse, una fatta dopo qualche anno dalla vendemmia e una fatta nell’anno corrente. Ecco così messi a confronto un Satèn 2002 con sboccatura novembre 2005 e giugno 2018, un Satèn 2004 con sboccatura ottobre 2007 e giugno 2018, un millesimato 2002 brut con sboccatura aprile 2007 e giugno 2018, un millesimato 2004 brut con sboccatura febbraio 2008 e giugno 2018. Per una sorta di pigrizia mentale, verrebbe facile pensare che i vini con sboccatura 2018 abbiano avuto vittoria facile, invece gli esiti sono stati sorprendenti, come nel caso del Satèn 2004 con sboccatura 2007, un Franciacorta infinito per gusto e profondità che ha entusiasmato gran parte dei degustatoti e non stiamo parlando di gente di primo pelo a conferma che il tempo migliore esiste davvero. Per l’occasione Michele Bozza ha presentato anche il nuovo Franciacorta “Quor 2910” dove quor è dovuto ad un errore ortografico contenuto in una vecchia lettera d’amore ritrovata di nonno Fiore, padre dei tre fratelli Vittorio, Giancarlo e Alberto Bozza fondatori de La Montina, mentre 2910 sta ad indicare i giorni di affinamento sui lieviti. Un viaggio nel tempo, per un vino unico prodotto in sole 10.000 bottiglie.
Un po’ di storia delle Tanute La Montina
La cantina si trova a Monticelli Brusati, lembo estremo nord-orientale della Franciacorta, a ridosso del bosco della valle Mugnina. I fratelli Bozza, sono una delle più antiche e radicate famiglie di quella che è una delle zone vinicole italiane tra le più importanti. Vittorio, Gian Carlo e Alberto Bozza hanno con la Franciacorta un legame particolare e autentico, non sono, tanto per intenderci, la classica famiglia di ricchi industriali che ha deciso di fare affari nel mondo del vino ma veri e propri contadini. Negli anni ottanta, quando il fenomeno Franciacorta era agli albori, decisero di ridare vita ad alcune tenute che nel 1620 erano di proprietà di benedetto Montini, avo di papa Paolo VI, da cui derivò poi il toponimo de “La Montina” ma, che sul finire degli anni ‘70, versavano in grave stato di abbandono. I Bozza acquistarono la proprietà delle monache Dorotee in Contrada Baiana; 12 ettari fra bosco e vigne con cascina e convento con l’obiettivo di fare il Franciacorta. Si estirparono le vecchie viti per piantare Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco (i vitigni base del Franciacorta) e contemporaneamente si costruì la nuova cantina, completamente interrata nella collina, dove, sul modello delle Cave della Champagne, vennero scavate le gallerie di affinamento (attualmente si estendono per 7.450 m² sotterranei), la sala vinificazione, la barricaia. Ai primi terreni se ne aggiunsero altri, fino a raggiungere i 72 ettari attuali, dislocati in 7 Comuni della Franciacorta.
Oggi La Montina è un’azienda di grande spessore che non fa “solo” Franciacorta, ma è sede d’importanti iniziative artistiche e culturali; non a caso all’interno delle tenute, a Villa Baiana, è ospitato un museo di Arte Contemporanea che vanta ben 400 opere esposte a rotazione.