Il rapporto Mediobanca 2020 basato sui dati 2018 ha allargato in modo significativo la sua base di dati. Con quest’anno l’asticella scende a 20 milioni di euro di fatturato (25 in precedenza) e il campione si allarga da 168 a 215 aziende, in modo da ricomprendere circa il 78% del settore italiano del vino. Il modo in cui i dati vengono mostrati è anche stato aggiornato (ampliato) e questo crea qualche difficoltà nel riparametrare i dati del passato, soprattutto a livello patrimoniale: ho fatto del mio meglio per mantenere un confronto sensato con il passato. Fatta questa premessa, i dati 2018 (completi) e 2019 (solo per le vendite) non sono così positivi: i margini di profitto 2018 sono calati leggermente a fronte dell’incremento dei costi esterni: l’incremento dell’utile cumulato di queste aziende, +18% a 400 milioni di euro, è quasi tutto legato ad aspetti finanziari e fiscali. Nel 2019 il rapporto indica un incremento delle vendite dell’1% soltanto, contro il 6-7% annuo registrato tra il 2016 e il 2018, a causa dell’andamento negativo del mercato italiano dopo il forte incremento registrato nel 2018. Nei prossimi giorni procederemo a un’analisi delle varie sotto categorie, per ora concentriamoci sui dati generali.
- Le 215 aziende del campione hanno vendite per 9.13 miliardi nel 2018, perfettamente bilanciate tra Italia (+10%) e estero (+4%). Il forte incremento delle vendite domestiche non viene però confermato dai dati preliminari 2019, che mostrano un calo del 2% per le vendite domestiche compensato dal +4% delle esportazioni. Il 2019 si presenta dunque come un anno di rallentamento delle vendite e sarà certamente seguito da un 2020 molto difficile.
- La parte interessante è quella sui margini. Il campione nel suo insieme (ricordiamo ci sono le cooperative che diluiscono i dati) ha subito una ulteriore contrazione del valore aggiunto, con i costi esterni saliti dall’81.1% all’81.6%. Questi 50 punti base persi sono stati in parte recuperati attraverso il costo del personale, ma resta un calo dello 0.2% del margine operativo, dal 6.2% al 6.0%, con un incremento in valore assoluto del 3.4% nel 2019.
- L’utile netto ha un andamento molto più positivo, +18% a 399 milioni di euro. Questo dato beneficia del calo dell’imposizione fiscale dal 25% al 23% e degli oneri finanziari netti da 44 a 24 milioni di euro.
- Il ciclo degli investimenti si sta riprendendo con forza. Secondo Mediobanca il campione ha investito 558 milioni di euro, +20% sull’anno scorso con una incidenza del 6% sul fatturato. Un dato così elevato non si vedeva dal 2012. Questo determina un incremento verso la soglia dei 3 miliardi di euro dell’indebitamento, che da quest’anno è definito con più precisione. Il rapporto debito/EBITDA, parametro classico, resta intorno a 3.4 volte così come il rapporto debito/patrimonio, intorno a 0.5.
- Il ritorno sul capitale investito sembra avere preso una piega negativa, come saldo tra il forte incremento del capitale investito (9.1 miliardi da 8.4) e della crescita striminzita dell’utile operativo. Siamo intorno al 6.6% che è un dato accettabile soltanto a fronte della attuale fase di tassi di interesse molto bassi.
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