in

Dietro le quinte di un grande vino: Il Villa Giustinian 2018

Il parco del Castello di Roncade

Ah, che gran cosa sarebbe se la Marca trevigiana badasse più alla sua vocazione rossista invece che essere ossessionata dal Prosecco! Lo so, utopia, perché il Prosecco lo pretende il mercato ma qui, in provincia di Treviso, si fanno grandi vini rossi, due nomi su tutti: Il Capo di Stato, della cantina Loredan Gasparini e il Villa Giustinian della cantina Castello di Roncade e, cosa ancora più paradossale, stiamo parlando di due “bordolesi”. Il Capo di Stato ha una storia che rasenta la mitologia; tanto per dirne solo una, la famiglia Vrinat, proprietaria del famosissimo e tri stellato (almeno per un trentennio)  ristorante parigino Taillevent, lo collocava tra i 100 vini da leggenda, accanto agli immortali Petrus, Chateau d’Yquem, Romanèe – Conti, Krug, Dom Perignon, Chateau Haut – Brion. Il Villa Giustinian, meno iconico e meno celebrato del succitato vino del Montello, è comunque un fuoriclasse di livello assoluto, che riesce ad evitare il clichè del taglio bardolese fatto apposta per piacere a tutti costi; anzi, grazie al sapiente lavoro dell’enologo Umberto Trombelli viene reso ancora più distintivo con l’introduzione in assemblaggio di un saldo dell’autoctono Raboso.  Già, l’assemblaggio, parola magica, che spesso ci fa vedere l’enologo come una sorta di alchimista, geloso dei suoi segreti che non rivelerà mai, nemmeno sotto tortura. Accade invece che nel 2018, la famiglia Ciani Bassetti, proprietaria del Castello di Roncade e dell’omonima azienda vinicola, coadiuvata dall’enologo Umberto Trombelli, s’inventano  una degustazione che credo abbia pochi eguali in Italia, ovvero far partecipare appassionati e addetti ai lavori all’assemblaggio dei vini che andranno a comporre il più importante vino della cantina, il Villa Giustinian Rosso IGT Veneto. Prima di arrivare al finale del film, che sarà ovviamente sceneggiato, girato e montato dal regista Umberto Trombelli, viene offerta ai presenti la possibilità di degustare tutte le partite di vino che potrebbero andare a comporre il taglio e, restando in un margine di logica, poter dare la propria versione del vino che andrà in bottiglia. Per un appassionato credo possa essere un privilegio unico.

Umberto Trombelli

La degustazione e l’assemblaggio finale del Villa Giustinian  Rosso IGT Veneto 2018   

Il Villa Giustinian è un taglio bordolese classico, ottenuto da uve di merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc, carmenere e un saldo di Raboso Piave. Per l’annata 2018 sono stati degustati:

6 campioni di Merlot provenienti dai Cru aziendali Pantiera e Francesca, così identificati:

  • campione n. 1 merlot Pantiera 2018 in barrique di rovere di terzo passaggio Saguin Moreau per un totale di 900 Lt. disponibili
  • campione n. 2 merlot Pantiera 2018 – Botte nuova di rovere Garbellotto per un totale di 4.900 Lt. disponibili
  • campione n. 3 merlot Francesca 2018 – Botte vecchia di rovere misto Garbellotto per un totale di 2.000 Lt disponibili
  • campione n. 4 merlot Francesca 2018 – Botticella di quarto passaggio Garbellotto per un totale di 1.000 Lt disponibili
  • campione n. 5 merlot Francesca 2018 – Botticella di quarto passaggio Garbellotto per un totale di 1.000 Lt disponibili
  • campione n. 6 merlot Francesca 2018 – Tonneau di rovere Garbellotto per un totale di 1.500 Lt disponibili

5 campioni tra cabernet  sauvignon, cabernet franc e carmenere, provenienti dai cru aziendali Mogliano, Pantiera, Pantiera Arnasa, così identificati:

  • campione n. 7 cabernet sauvignon Mogliano 2018 botte vecchia di rovere misto Garbellotto per un totale di 4.700 Lt. disponibili
  • campione n. 8 cabernet sauvignon Pantiera Arnasa 2018 – Botte di rovere misto Garbellotto per un totale di 1.500 Lt. disponibili
  • campione n. 9 cabernet sauvignon Pantiera Arnasa 2018 – Botticella di terzo passaggio Garbellotto per un totale di 1.000 Lt disponibili
  • campione n. 10 cabernet sauvignon Pantiera Arnasa 2018 – Botticella di terzo passaggio Garbellotto per un totale di 1.000 Lt disponibili
  • campione n. 11 cabernet franc + carmenere Pantiera 2018 – Botte vecchia di rovere misto Garbellotto per un totale di  000 Lt disponibili

2 campioni di Raboso, provenienti dai cru aziendali Zerman e Pantiera, così identificati:

  • campione n. 12 Raboso Zerman 2018 – Barrique di rovere  terzo passaggio Seguin Moreau per un totale di 225 Lt disponibili
  • campione n. 13 Raboso Pantiera passito 2018 – Botte vecchia di rovere misto Garbellotto per un totale di  000 Lt disponibili

Alcune considerazioni a margine della degustazione. Il merlot 2018, tranne che per i campioni 2 e 4 ancora spigolosi, si rivela un vero fuoriclasse. In controtendenza con gli altri degustatori che hanno un po’ snobbato il campione n.1, trovo il merlot Pantiera 2018, affinato in Barrique Seguin Moreau di rovere di terzo passaggio, un vino di grande eleganza e nerbo, capace di dare al Villa Giustinian 2018 la giusta struttura per durare nel tempo. Per il cabernet sauvignon, eleganza e struttura li troviamo nei campioni 9 e 10 e per quanto mi riguarda, imbottiglierei da soli quei 2.000 litri di cabernet Franc + carmenere Pantiera 2018 (campione n. 11), un vino davvero prezioso. Per finire il Raboso che sappiamo essere uva ostica ma che in mani sapienti può dare un vino di grande carattere. Alla famiglia Ciani Bassetti viene proprio bene e a prova di ciò invito ad assaggiare il Raboso dell’Arnasa 2015,  uno dei riferimenti della tipologia, non c’è che dire.

E veniamo all’assemblaggio finale deciso da Umberto Trombelli per il Villa Giustinian 2018. Verranno imbottigliati 12.425 Lt, di cui: campione n. 1 per Lt. 900, campione n. 3 per 2.000 Lt, campione n. 4 per 1.000 Lt, campione n. 5 per 1.000 Lt, campione n. 6 per 1.500 Lt, campione n. 8 per 1.500 Lt, campione n. 9 per 1.000 Lt, campione n.  10 per 1.000 Lt, campione n. 11 per 2.000 Lt, campione n. 12 per 225 Lt, campione n. 13 per 300 Lt. Detta semplicemente in percentuale avremo il 52% di merlot, il 28% di cabernet sauvignon, il 16% di cabernet franc + carmenere e un 4% di Raboso.

 

“Produrre un vino e valorizzare un territorio attraverso le sue virtù significa applicare i principi enologici di base. L’enologia invadente, tecnologica ed estrema non serve in questi casi così come non è possibile produrre un grande vino lasciandolo in balia degli eventi, come Natura crea.

Il caso, potrà estrapolare un’annata interessante ma un grande vino lo si definisce tale quando la continuità nel tempo e nelle annate lo confermano. Il “Dietro le quinte” vuole essere questo. Vuole mostrare come non ci sono segreti, manipolazioni, artifici nella tecnica della vinificazione e come l’arte di fare vino si possa condividere e divulgare.”

Umberto Trombelli


Fonte: http://www.lastanzadelvino.it/feed/


Tagcloud:

Settore vino contro settore bevande – dati Mediobanca 2017/2018

Vendite al dettaglio di vino nella GDO in Italia – dati IRI, aggiornamento 2019