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Poteri terapeutici del vino

Il vino un composto di elementi che ha da sempre affascinato le civiltà che si sono susseguite nella storia per i suoi profumi, il suo aroma e le sensazioni inebrianti in grado di donare.

E’ consumato dall‘uomo da millenni: in ogni occasione il vino è sempre stato presente, dalle feste alle cerimonie, dai banchetti alle sepolture, soprattutto da civiltà che hanno fatto storia, come gli Egizi ed i Romani.
Attualmente in Italia il consumo maggioritario tra le bevande alcoliche è rappresentato dal vino, seguito dalla birra, soprattutto nelle fasce d’età più giovani.
Resta la bevanda sociale preferita nelle occasioni tradizionali o nella dieta personale e per questo è necessario che la sua diffusione sia accompagnata da una sana e consapevole conoscenza sulle peculiarità positive e negative di questo prodotto.
Il vino è una bevanda alcolica che fa parte delle nostre tradizioni alimentari e svolge alcuni effetti positivi per l’organismo se consumata in dosi che tengono conto della tolleranza e delle necessità energetiche giornaliere.
Col tempo si è evoluto, e solo agli inizi del ‘900 si è cominciato a prestare attenzione ad una ulteriore peculiarità di questo prodotto, ovvero le sue proprietà terapeutiche e curative, hanno cominciato a svilupparsi credenze, detti popolari ed usanze che attribuivano al vino virtù più o meno giustificate e che si sono conservate in questo secolo.
Alla fine degli anni ‘80, fu segnalata l‘esistenza di un “paradosso toscano”: tra i contadini della zona del Chianti fiorentino si registravano consumi pro capite di alcol tra i più alti mai registrati al mondo, quasi interamente sostenuti dal vino, ed al tempo stesso tassi di mortalità per cirrosi epatica tra i più bassi della Toscana ed anche dell‘Italia.

Nel 1991, un altro paradosso quello “francese”, trovò la notorietà internazionale: in una trasmissione televisiva assai popolare in USA (Sixty Minutes, CBS Television), il dr. Renaud affermò che nel Sud della Francia, nonostante un elevato consumo di grassi animali, contrariamente all‘atteso, si registrava una bassa mortalità per malattie cardiovascolari, quasi certamente da attribuire all‘elevato consumo di vino rosso.
Molti studi successivi hanno confermato un maggior effetto protettivo del vino, a parità di contenuto in alcol, ed in particolare quello rosso, rispetto alla birra ed ai liquori, soprattutto nella prevenzione delle malattie cardiache.

Nel 1979 è stato dimostrato per la prima volta che fra i vari fattori alimentari che esplicano un effetto positivo sulle coronarie, la relazione più alta è quella con un moderato consumo di vino, che riduce al 30% il rischio di cardiopatie ed ictus.

È noto che un moderato consumo di esso possa  ridurre, grazie all’interazione tra vari componenti, il rischio di malattie al cuore , oltre a svolgere un effetto positivo sulla prevenzione dell’arteriosclerosi e delle patologie coronariche. L’alcool, in dosi moderate, è in grado di favorire una pulizia delle arterie abbassando il colesterolo cattivo che in eccesso si deposita sulle pareti e favorendo la diuresi, aumentando così la capacità del nostro organismo di espellere le sostanze tossiche.  Azione anticolesterolemica è supportata anche dalla vitamina C  presente, ovviamente, anche nella composizione chimica del vino.
Anche alcuni elementi minerali presenti nel vino hanno funzione protettiva dei vasi sanguigni e del cuore, soprattutto il magnesio, agendo come anticoagulante per la prevenzione della formazione di trombosi ed il potassio, in grado di conferire tonicità ed elasticità al cuore.
Il silicio, invece, contribuisce a dare omogeneità alle pareti delle vene e delle arterie, mentre il cromo svolge una azione di prevenzione contro l’arteriosclerosi evitando l’accumulo di colesterolo.

Influssi positivi sono poi riscontrabili anche nella composizione del sangue, dove il vino diminuisce l’aggregazione delle piastrine favorendo la fluidificazione del sangue prevenendo quindi arteriosclerosi ed infarti.

Non per niente si usa affermare che “il vino fa buon sangue“!
Le sue proprietà sembrano infatti garantire anche una maggiore protezione contro il fumo aumentando la vita media di 2-3 anni ai soggetti coinvolti in questo vizio.
Gli acidi presenti nella composizione chimica sono inoltre in grado di svolgere un’azione terapeutica e disintossicante, riducendo il tasso di urea nel sangue.

Il Ministero della Sanità afferma che bere un bicchiere di vino al giorno, in genere, non fa male alla salute. L’abuso di alcol, invece, come dimostrano molti studi epidemiologici, è associato ad un incremento della pressione arteriosa in entrambi i sessi e a prescindere dalle differenze razziali.

Oggi l’attenzione è rivolta in particolare ad alcuni antiossidanti che svolgerebbero un’azione particolarmente positiva sul corpo. In particolare il vino rosso, attraverso questi composti, è in grado di esercitare azioni favorevoli non solo alla riduzione di rischi cardiovascolari, ma anche al miglioramento del quadro lipidico, del bilancio emostatico, della pressione arteriosa, della sensibilità insulinica, del livello di colesterolo Hdl. (fonte: www.dica33.it)

L’etanolo, presente nelle bevande alcoliche e in piccola quantità anche nel vino, sembrerebbe essere correlato ad un effetto dilatatore sulle coronarie e, quindi, a una riduzione dell’incidenza di malattie cardiovascolari.

I polifenoli, presenti anch’essi nel vino rosso, avrebbero la capacità di rimuovere i radicali liberi dal nostro organismo, responsabili dell’invecchiamento cellulare e forse dell’insorgenza da alcuni tumori.

Le caratteristiche antibatteriche del vino rosso conferirebbero le note capacità digestive.

L’azione diuretica di un organismo è molto importante per il suo corretto funzionamento e soprattutto per la fondamentale proprietà di eliminazione di scorie che potrebbero andare ad incidere sulla salubrità di altri organi, primi tra tutti il fegato ed i reni.

Il vino svolge un ruolo di rilievo sia nel favorire l’eliminazione delle urine, sia nel mantenerle relativamente povere di scorie azotate.

E’ però da sconsigliare l’assunzione di vino in casi di gravi disturbi renali.

Un corretto metabolismo degli alimenti quotidianamente introdotti con la dieta rappresenta la base di un organismo funzionale.

Il vino è in grado di aiutare le funzioni di scissione in sostanze semplici e di facilitarne l’assorbimento cellulare.

Il vino, consumato in dosi moderate, è in grado di contribuire efficacemente al mantenimento di questo equilibrio ed interviene attivamente nel metabolismo di grassi, zuccheri e proteine.
Nella composizione chimica del vino sono presenti anche le vitamine del gruppo B implicate attivamente in reazioni antiossidative del metabolismo.
Interviene anche nella stimolazione della secrezione del succo pancreatico, favorendo quindi l’assimilazione di oli e grassi.
Particolarmente rilevante è il ruolo assunto nel metabolismo degli zuccheri.

Moderate quantità di vino durante i pasti migliorano l’appetito, aumentano le attività secretive utili alla digestione e aumentano la motilità gastrica e la peristalsi intestinale.

Nella prima fase della digestione, l’alcool contenuto nel vino stimola la secrezione salivare che, grazie ad un enzima chiamato ptialina, ha l’importante compito di prima digestione del cibo ingerito e di scissione di componenti complessi, come ad esempio l’amido.

In questa fase risultano molto importanti anche le sensazioni organolettiche del vino. La sapidità e l’acidità saranno in grado di stimolare maggiormente le ghiandole salivari mentre, al contrario, sensazioni amare apportate dai tannini avranno funzione di astringenza all’interno della bocca.

Anche le sensazioni olfattive intervengono nella secrezione salivare, provocando per riflesso condizionato la famosa “acquolina”.
E’ infine dimostrato che i tannini ed i polifenoli in genere, oltre alle azioni antiossidanti, svolgono azioni protettive su alcuni tipi di lesioni ulcerose dello stomaco.
Nella seconda fase digestiva, il vino esercita importanti azioni stimolanti sull’intestino, aumentandone la capacità elastica e di assorbimento, che favorisce di riflesso una diminuzione del fenomeno di stitichezza.

Per individuare i primi esperimenti sulle azioni antisettiche dobbiamo tornare fino al 1892, quando A. Pick mise del vino in acqua contenente i vibrioni del colera e, dopo 5 minuti, la miscela risultò perfettamente potabile.
Da allora le sperimentazioni del vino su virus e batteri continuarono, coinvolgendo i microrganismi del tifo, dissenteria e colibatteri.

L’azione è imputabile agli antociani, sostanze polifenoliche che si combinano con le proteine batteriche ostacolandone la riproduzione ed esercitando una azione antibatterica. Questa caratteristica è riscontrabile soprattutto nei vini rossi, in particolare grazie al loro tipo di vinificazione con macerazione, ed in concomitanza ai primi 3-4 anni di vita, quando il vino conserva ancora un’alta percentuale di queste sostanze, che col tempo andranno svanendo precipitando.

Gli antociani sono fortemente presenti nelle bucce dell’uva a bacca rossa, tuttavia la loro assunzione diretta attraverso frutta non svolge la stessa proprietà , siccome “legati” nutrizionalmente dagli zuccheri.
Diverse altre sperimentazioni sui batteri sono state eseguite con altre sostanze contenute nel vino. Nel 1977, in Canada, i medici hanno riscontrato una forte azione antivirale del vin brûlé dovuta soprattutto alla presenza dei tannini, motivo per il quale la ricetta di questo enolito non prevede l’uso di vino bianco.

La dimostrazione avvenne mettendo a contatto il virus della poliomielite con il vino rosso e riscontrandone una completa in attivazione dopo sole 4 ore.
Sostanzialmente, citando Jacques Masquelier, potremmo dire che “grazie ai tannini e agli antociani, il vino può essere considerato un profilattico eccezionale nel campo dell’igiene alimentare” (Natural products as medicinal agents, Hippokrat, Verlag, 1981).
R. Paletti, direttore dell’Istituto di Farmacologia e Farmacoterapia all’università degli Studi di Milano, afferma che si può considerare il vino non una semplice bevanda, ma addirittura un farmaco per le proprietà di prevenzione e di terapia che possiede.

Questa affermazione è talmente realistica che in Germania è stata presa praticamente alla lettera, sviluppando un vino da vendere in farmacia.

“Il vino rafforza anche le difese organiche ed è uno strumento dietologico, sicuramente attivo nella lotta contro i tumori maligni” (L. Businco). La sua azione antivirale può essere inserita anche nella lotta all’AIDS e nel settore tumorale. Grazie alla prevenzione degli agenti antiossidanti presenti nel vino rosso le formazioni cancerogene vengono efficacemente prevenute, come riporta anche il bollettino di “The American Cancer Society”.
Non dobbiamo però dimenticare che anche il vino bianco ha effetti antibiotici grazie all’azione svolta dai leucoantociani, appartenenti alla famiglia dei polifenoli.

Accompagnare infatti le ostriche con un vino bianco fornisce un ottimo scopo di protezione antibatterica.
L’influenza dell’alcool sul sistema nervoso varia a seconda del quantitativo di etanolo in circolo nell’organismo che ha la caratteristica di interferire con i neuroni celebrali producendo sensazioni di euforia, con risvolto antidepressivo, tranquillante e causando una scomparsa delle inibizioni.
“L’alcool in piccole dosi diminuisce il sentimento di paura, l’ansia, la tensione emotiva ed accresce la capacità di reagire agli stress” (Greenberg, Yale University, USA), conclusione a cui si è arrivati registrando la conduttività elettrica dell’epidermide che rivela lo stato di ansia e nervosismo.
Effetto opposto, invece, è causato da un eccesso di alcool, in grado di causare depressione ed azione ansiolitica.

Agendo sul sistema nervoso centrale l’alcool svolge funzioni anestetiche ed analgesiche, aiutando il cervello a mantenere un umore positivo.
L’azione analgesica è fondamentale per le forme emboliche e per le infiammazioni delle arterie e degli arti inferiori, fornendo sollievo grazie all’azione vasodilatatrice dei vasi sanguigni.

Il vino è poi in grado di fornire sollievo anche dai dolori mestruali, in quanto una moderata assunzione di alcool rilassa la muscolatura dell’utero eliminando il mal di testa che generalmente accompagna il soggetto in queste fasi.
Favorendo la diuresi è poi in grado di stimolare una diminuzione della tensione premestruale.

Nel 1992 il National Institute of Alchol Abuse and Alcoholism ha realizzato una pubblicazione riportando che “bassi livelli di consumo alcolico possono ridurre lo stress, promuovendo la convivialità e produrre sensazioni di gioia e spensieratezza oltre a diminuire la tensione, l’ansia e la timidezza”.
In poche parole il vino è in grado di comportarsi come un calmante naturale, in certi casi agendo sul sistema cardiaco rallentando il ritmo del battito e producendo una sensazione di tranquillità.

Il vino risulta anche un efficace elisir di longevità esercitando nelle fasce d’età più avanzate una funzione psicologica di benessere ed armonia.
Effetti distensivi ed euforizzanti prodotti dal vino che si oppongono a stati depressivi frequenti in età avanzata, oltre a favorire l’ossigenazione celebrale con effetto antitensione.
Inoltre il vino è in grado di combattere l’ormone antidiuretico favorendo l’eliminazione delle scorie dall’organismo e di diminuire la quantità di trigliceridi e colesterolo nel sangue, favorendo una maggiore fluidità grazie a proprietà anticoagulanti.

Per ultimo ricordiamo nuovamente le proprietà antiossidanti dei polifenoli in grado di combattere l’insorgenza dei radicali liberi.
Il consumo di alcolici e, in questo caso specifico di vino, da parte di chi pratica abitualmente attività sportive è sempre stato un argomento controverso e complesso.
Attualmente il pensiero sembra propendere verso la possibilità di un consumo moderato.

Citando le affermazioni di alcuni medici sportivi e ricercatori: “…l’importanza del consumo moderato di vino da parte degli atleti intensamente sottoposti ad affaticamento e stress è confermata dalle proprietà sedative ed euforizzanti che contribuiscono il mantenimento della forza psicofisica. L’azione protettiva del sistema cardiovascolare di un consumo moderato di vino è pari a quella di un moderato esercizio fisico.” (M. R. De Jaham e J. Bordelais)
E’ stato poi appurato che il consumo moderato di vino associato ad un esercizio fisico costante aiuta l’eliminazione di colesterolo dal sangue.
E’ però importante che il vino venga assunto in dosi moderate e soprattutto lontano da sforzi fisici e gare, per permetterne il metabolismo ed evitare che l’acido lattico prodotto dalla digestione possa creare problemi fisici all’atleta.
I risultati di uno studio dei Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso, in collaborazione con i Centri europei partecipanti al progetto IMMI-DIET, hanno evidenziato che un consumo moderato di alcol aumenta la quantità di omega-3 nel sangue e nei globuli rossi.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition, e  sono disponibili on line.
Pare che il vino faccia meglio di altri tipi di bevande alcoliche. Questo sembra essere dovuto, oltre all’alcol, anche ad altri composti contenuti nel vino.
Romina di Giuseppe dei Laboratori di Ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso spiega che “Gli acidi grassi omega-3, contenuti principalmente nel pesce, sono considerati protettivi per le malattie cardiache e la morte improvvisa. Nonostante i meccanismi siano ancora poco chiari, c’è qualche evidenza che il consumo moderato di alcol possa influenzare il metabolismo degli acidi grassi polinsaturi, come gli omega-3 appunto. E’ esattamente quello che emerge dalla nostra ricerca. Le persone che bevono quantità moderate di alcol, un bicchiere di vino al giorno per le donne e due per gli uomini, hanno una maggiore concentrazione di omega-3 nel plasma e nei globuli rossi, indipendentemente dalla quantità di pesce consumato”.

Michel de Lorgeril, cardiologo dell’Università di Grenoble aggiunge che “Da nostri studi precedenti sapevamo che c’è una associazione significativa tra consumo di alcol e aumento delle concentrazioni di omega-3. Tuttavia, finora non era stato possibile separare gli effetti del vino da quelli della birra o di altri liquori. Il nostro studio, basato su tre popolazioni con diverse abitudini alimentari e differenti consumi di sostanze alcoliche, ci ha permesso di esplorare più a fondo questo aspetto”.

Un corretto metabolismo degli alimenti quotidianamente introdotti con la dieta rappresenta la base di un organismo funzionale.

Il vino è in grado di aiutare le funzioni di scissione in sostanze semplici e di facilitarne l’assorbimento cellulare.

Il vino, consumato in dosi moderate, è in grado di contribuire efficacemente al mantenimento di questo equilibrio ed interviene attivamente nel metabolismo di grassi, zuccheri e proteine.

Nella composizione chimica del vino sono presenti anche le vitamine del gruppo B implicate attivamente in reazioni antiossidative del metabolismo.
Interviene anche nella stimolazione della secrezione del succo pancreatico, favorendo quindi l’assimilazione di oli e grassi.
Particolarmente rilevante è il ruolo assunto nel metabolismo degli zuccheri.

Senza dubbio la partita è ancora aperta, e nuove polemiche sui pro e contro il consumo di alcol certamente occuperanno le riviste scientifiche che si interessano di strategie di prevenzione della salute pubblica. Nel frattempo è intelligente e prudente consumare vino con moderazione ed ai pasti, ma per niente prima di mettersi alla guida di veicoli.


Fonte: https://www.vinoway.com/approfondimenti/vino/vino-e-salute.html?format=feed&type=rss


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